Politica / Sardegna / Scuola

Quei ciarlatani della zona franca: perché è la dispersione scolastica la vera emergenza in Sardegna!

Sapete chi sono i ciarlatani? Ce lo spiega Wikipedia: “Un ciarlatano è una persona che esercita pratiche da guaritore, o si approfitta in modo simile della buona fede delle persone, allo scopo di ottenere denaro o altri vantaggi grazie a false promesse”. Ne conoscete qualcuno? Ehh, io a cascioni! Avete presente tutti i politici che ora stanno cavalcando questa cazzata della zona franca, spacciata per panacea di tutti i mali della Sardegna? Sono loro: Ugo Cappellacci, Mauro Pili, Claudia Lombardo, Doddore Meloni, e tutte le altre improbabili comparse dei vari comitati che, con trasse da rivoluzionari, finiranno tutte in una lista a sostegno del centrodestra alle prossime elezioni regionali, in un gioco delle parti patetico.

I comitati dicono infatti che la Regione (cioè Cappellacci) ha già in mano tutti gli strumenti per attivare la zona franca; però poi invece che occupare ad oltranza l’ufficio di viale Trento, gli lisciano il pelo (l’accordo elettorale è più che evidente). Il presidente da parte sua si dà arie da padre della nazione sarda, per farci dimenticare quanto le sue decisioni siano state mosse solamente da logiche di potere berlusconiano. Ma chi pensano di prendere per il culo?

Beh, con un centinaio di consigli comunali li hanno già infinocchiati. Storditi dalla potenza demagogica della proposta, le assemblee civiche hanno approvato delibere farsa, come se la zona franca fosse innanzitutto uno strumento subito attivabile (falsissimo) e soprattutto potesse avere ricadute notevoli per l’economia dell’isola (ancora più falsissimo).

L’unica zona franca attivabile subito è quella doganale al porto di Cagliari, sulla cui efficacia però non credono manco i responsabili né del Cacip né dell’Autorità Portuale né tantomeno Cappellacci, visto che per iniziare servirebbero 10 milioni di euro per recintare l’area e la Regione mica li ha messi nell’ultima Finanziaria!

Poi c’è il mito contemporaneo della zona franca integrale. È la parola “integrale” che eccita la fantasia di noi sardi (tipo il nudo integrale), e quando c’è di mezzo l’eccitazione noi isolani non capiamo più niente, ci lasciamo trascinare alle passioni e farci ragionare è impossibile.

La celeberrima zona franca integrale per la Sardegna deve essere chiesta all’Unione Europea dallo Stato italiano, con tempi, modi e possibilità di successo assolutamente scarse (come sanno tutti coloro che con un minimo di onestà intellettuale hanno affrontato il problema, anche l’Unione Sarda l’ha scritto a caratteri cubitali, salvo dimenticarselo poi nei suoi editoriali).

Insomma, la zona franca integrale è solo l’ultimo mito messo in campo da una politica stracciona e irresponsabile, incapace di guardare in faccia la realtà. Perché ci sono ben altri problemi che, se risolti, darebbero alla Sardegna la possibilità di affrontare la crisi con strumenti veri.

Per esempio, se noi abbattessimo la percentuale di abbandoni scolastici, in pochi anni avremmo un beneficio economico ben maggiore di quello che discenderebbe dall’introduzione della zona franca. Peccato che, come ha registrato l’ultimo rapporto Crenos

a partire dal 2007, in Sardegna la percentuale di abbandoni scolastici è cresciuta dal 21,8 al 25,1%, una cifra superiore di 12 punti percentuali rispetto alla media europea. Nel triennio precedente (2005-2007) la dispersione scolastica era invece diminuita di circa il 10%.

Dopo gli anni virtuosi della giunta di centrosinistra guidata da Renato Soru, anni in cui la dispersione fu veramente combattuta, la Sardegna sta di nuovo tornando nel baratro dell’ignoranza, dell’impreparazione, della sottovalutazione dell’istruzione come motore di ogni sviluppo economico.

Ma noi qui parliamo di zona franca integrale, parliamo di cose che non esistono, con un centrosinistra incapace di dire qualunque parola di verità di questa nuova coglionata spacciata ai sardi. Che, a differenza del proverbiale asinello, li gabbi tutte le volte che vuoi.

Post scriptum 1
Sulla zona franca vi segnalo questo bel dossier di Cagliaripad.
Se invece volete farvi quattro risate, leggete cosa scrisse Panorama lo scorso 26 febbraio. Il manifesto di tutti i comitati.
Sul rapporto fra dispersione scolastica e bilinguismo vi segnalo gli ultimi interessantissimi post di Roberto Bolognesi sul suo blog.

Post scriptum 2
L’ultima volta che ho scritto di zona franca mi sono arrivati commenti assai scomposti e ho lasciato correre. Da questo momento in poi mi rivolgerò alla Polizia Postale.  Grazie.

 

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89 Comments

  1. Abbiamo letto su La Nuova di oggi il resoconto della conferenza stampa di Piergiorgio Massidda, Autorità portuale di Cagliari, che da conto dei progressi nella futura realizzazione del “punto franco doganale”, consentito dalle norme da almeno dodici anni e tuttora in fase di studio. Almeno così appare, nonostante tutti i giri di parole. Cioè nulla ancora di concretamente verificabile in termini di progetti esecutivi e date precise di inizio e termine lavori. Anche Massidda è bravo nella” politica degli annunci”, in questo periodo secondo solo a Cappellacci, ormai maestro nell'”occupazione della scena”, standoci il più possibile, senza mai passare al fare. Nella vicenda della zona franca chi invece manca totalmente dalla scena è il Comune di Cagliari, il quale avrebbe titolo a dire la sua, trattandosi di “economia della città”, di possibile sviluppo, di opportunità di lavoro, etc.. pertanto il Comune di Cagliari dovrebbe essere magna pars, assumendo un ruolo di indirizzo nella gestione, come peraltro avviene in altre situazioni per le quali regge il confronto con la nostra città. Parliamo soprattutto di Barcellona, che da molti anni ha realizzato il punto franco doganale, portando avanti un’esperienza complessivamente positiva, ampiamente conosciuta dagli amministratori di tutte le istituzioni interessate (al riguardo non si contano più i viaggi-studio effettuati) e recentemente presentata nel convegno sulla zona franca, organizzato dalla Camera di commercio di Cagliari (vedasi gli atti nel sito web camerale); bene, presidente dell’ente di gestione della zona franca di Barcellona è proprio il sindaco della città. Sveglia Massimo!

  2. Andrea says:

    Questo tuo articolo, Vito, mi trova totalmente d’accordo. La scuola ormai è vista solo come un costo che si può tagliare (grazie -tra gli altri- alla Gelmini del tunnel) mentre i benefici della lotta alla dispersione scolastica si vedono dopo anni, e quindi non diventano benefici elettorali.

  3. Il problema sulla ZF è che inseguendo alcuni ciarlatani e la propaganda di Cappellacci si va incontro a delle baggianate irrealizzabili. Si dovrebbe invece partire dal Porto Canale di Cagliari, i supposti 10 milioni di euro di perimetrazione sarebbero comunque un investimento necessario a fronte delle potenzialità occupazionali. Le aziende disposte ad investire oggi non ci sono per il semplice fatto che siamo occupati a chiacchierare del nulla. Industrie come la Toyota – per fare un esempio – hanno bisogno di interlocutori affidabili e infrastrutture (con regimi fiscali) stabili ed avviati (sottolineo AVVIATI), solo così potrebbero sviluppare una policy con un piano industriale spalmato su diversi anni. Ma se dall’altra parte del telefono sentono i nostri politici/amministratori con la frasetta “ci stiamo lavorando”…non possono ritenerci credibili, quindi, o rinunciano all’iniziativa o vanno ad investire altrove, dove alle chiacchiere preferiscono i fatti. Eppure saremmo anche più appetibili di molte realtà nord’africane, proprio per via della nostra stabilità politica (gli europei hanno un outlook superiore). Ma i nostri mediocri politici, che di geopolitica e di policy industriali internazionali ne sanno quanto il mio gatto, non si rendono conto delle possibilità che perdiamo. Cagliari sarebbe (e stavolta sottolineo SAREBBE) potuta diventare un ottimo centro di trasformazione e smistamento per i mercati extra-UE del bacino del Mediterraneo.

    Per chi poi vuole pagare meno la benzina…il discorso è a parte e più complesso, e dovrebbe osservare meglio la scarsa sovranità della Sardegna e il tema delle accise.

    • Aggiungo a quanto detto poc’anzi: non mi stupirebbe vedere nei prossimi tempi la nascita di nuove zone franche in Spagna…anche se Madrid in questo periodo non potrebbe permettersi una simile leggerezza visto il fiato sul collo della Catalogna. Purtroppo la differenza fra i politici Sardi e quelli iberici è che questi ultimi sanno che i grandi gruppi industriali sviluppano i propri investimenti anche dalla valutazione delle analisi sui singoli territori delle agenzie di rating, e speriamo quindi che altrove non colgano ciò che le nostre lungaggini non ci consentono di cogliere…

  4. All'improvviso uno sconosciuto.... says:

    Non vi preoccupate. Molto presto le due situazioni, cioè zona franca e dispersione scolastica, si risolveranno da sole. Come? Cercate persone che non sentite da tempo e di cui non avete notizie, per scoprire che magari sono andate all’estero. Molti miei amici l’hanno fatto e nonostante si dica che Inghilterra, Francia, Spagna sono in crisi anche loro vi assicuro che per lo meno una risposta all’invio del curriculum la ottengono che sia positiva o negativa. E sono molti gli italiani e i sardi che hanno trovato lavoro altrove. Magari lo stesso lavoro che qui pagano a 600 euro in nero, dove sono andati l’hanno trovato a 1200 euro al mese. E’ vero lì costa tutto di più: appartamento 40mq 600 euro al mese, però compreso di utenze, internet incluso. Il padre di un mio amico che è emigrato, quando è andato a trovarlo ha detto che sia nel viaggio di andata che di ritorno ha incontrato solo sardi che tornavano per qualche giorno o che stavano ripartendo. Presto nell’isola non resterà più nessuno da spremere con le tasse, solo gli statali e i bancari. I negozi stanno chiudendo tutti, le città mercato ormai hanno le casse amiche, quindi un cassiere fa il lavoro di quattro con notevole risparmio. Il vero problema è che navighiamo in acque torbide inquinate maggiormente da una politica spazzatura figlia delle vecchie logiche clientelari che non ha ancora capito che alla fine se non rimane chi tiene su l’economia non ci saranno soldi nemmeno per loro. La zona franca è una bufala solo perché se ne sente parlare da quando sono nato. Eppure dopo 40 anni non si è mosso ancora nulla, tranne i soldi degli stipendi di questi imbonitori politici. Non ha più senso crederci o meno. L’importante è pensare a salvarsi, evitare che la barca affondi per finire tra le grinfie dei coccodrilli che sembrano preoccuparsi di qualcosa di diverso dai loro stipendi per poi smentirsi di fronte ai fatti!

    • Marcello says:

      Strano posto la Sardegna, pieno di buontemponi scollegati dalla sostenibilità delle loro visioni irrealizzate e di furbetti sempreinpiedi che si fanno portatori di sana selezione di classe dirigente, non mancano gli onnipresenti ingegneri sociali che sciolinano numeri dotti per dare colpe agli altri ma non dicono dove si sarebbe dovuta costruire l’alternativa. Nel mezzo chi lotta in silenzio e anche chi fugge come conigli.

      Io preferisco di gran lunga chi non auspica che le persone fuggano, di cattivi maestri – per rimanere in tema all’articolo – ne abbiamo troppi anche fuori dalla scuola.. Io preferisco di gran lunga persone anonime ma vere come Mariella M.
      http://youtu.be/lvMTheumgTk

      (p.s. il frammento video fa parte del documentario “Morire in tempo di pace” sul poligono di Quirra, Vanguard Current TV 2010, che é stato fatto magicamente sparire… perchè prendere coscienza é pericoloso, é eversivo e lo Stato italiano é uno Stato democraticissimo)

      • Purtroppo il perimetro di valutazione dei nostri politici medi su questi temi non è il potenziale valutato su scala globale ma “e se questi esercenti non mi rivotano se promuovo la perimetrazione della zona franca? I clienti farebbero meno spesa da chi sta fuori dalla ZF?”

        E’ il provincialismo che ci frega…

  5. Questa riflessione di Enrico Piras trovata su fb mi pare degna di attenzione.
    Ho partecipato a più incontri sulla Zona Franca e a parte l’abolizione delle Accise sulla benzina c’erano ben pochi argomenti; avessero proposto di togliere l’IVA sui prodotti alimentari avrebbero sicuramente fatto un servizio migliore. Ad un incontro a Sestu, al parcheggio, imperavano i SUV, su via lasciamo stare.

    Enrico Piras Racis
    15 ore fa ·
    Cercherò di spiegare quella che è la mia opinione sulla questione fiscale sarda e cercando, per quanto possibile, di essere breve.
    La Zona Franca sarebbe certo un sogno, d’altronde a chi non piacerebbe pagare la benzina un Euro o meno di un Euro, ad esempio? Ma penso anche che ogni ammanco in fatto di tributi vada compensato ovviamente con una copertura, questo per garantire ai cittadini, a tutti i cittadini, i servizi essenziali quali sanità, istruzione etc.. Inoltre la Zona Franca, per me che sono per l’autodeterminazione, sarebbe ancorarci ancora di più allo Stato italiano ed alle sue decisioni che la storia racconta, non ci hanno mai reso la vita facile.
    Detto questo, la vera alternativa alla Zona Franca penso stia già lì, nelle sale oscure del Consiglio Regionale, dimenticata VOLONTARIAMENTE dagli addetti ai lavori: la legge di iniziativa popolare del Fiocco Verde per l’istituzione di un’Agenzia sarda delle Entrate.
    Detta legge ci permetterebbe di acquisire subito sovranità tributaria, permettendoci di incassare direttamente noi i nostri tributi e di dare lo spettante allo Stato (e non viceversa come succede ora), facendo rientrare mano a mano il debito dello stesso Stato nei confronti della Sardegna che ad oggi ammonta a circa 11 miliardi di euro.
    La cosa più importante forse di questa legge è che detterebbe le basi per l’acquisizione della quota di sovranità che più ci interessa: la sovranità fiscale.
    E qui arrivo al punto: la fiducia dei sardi nei sardi. La sovranità fiscale, una volta acquisita, ci darebbe la possibilità (e la responsabilità) di decidere noi quanto, cosa e come tassare, permettendoci ad esempio di individuare soluzioni tributarie su misura per ogni tipo di situazione. Perché secondo me, ad esempio, un ricco proprietario della Costa Smeralda deve versare più IVA rispetto al piccolo imprenditore del Sulcis e non lo stesso tanto, o mi sbaglio?
    Ecco perché parlo di demagogia di Cappellacci. Perché da qualche tempo si riempie la bocca con questa “unità dei sardi in una lotta” e che “chi non vuole la Zona Franca non vuole il bene della Sardegna”. L’acquisizione della sovranità tributaria subito e della sovranità fiscale in seguito sarebbe il modo migliore per dimostrare quanto i sardi sanno essere uniti e prendersi cura di loro stessi e dei loro fratelli che soffrono. Ma questo non sarebbe funzionale né al partito di Cappellacci, né alle altre succursali dei partiti italiani in Sardegna.

    • anonimo says:

      Be’, è talmente evidente la panzana della zona franca che si esaurirà da sola. Ci crederanno quelli che hanno creduto (non sono pochi, bastano ad eleggere qualcuno qua e là) alla telefonata di Berlusconi a Putin per “salvare” gli operai nel Sulcis.
      Saluti cordiali

  6. Robespierre says:

    Quello della dispersione scolastica è effettivamente uno dei grandi mali che afligge la Sardegna, aggiungerei, assieme al problema dei trasporti. Che il popolo sardo si stia facendo coglionare con queste false illusioni è un fatto grave che va stigmatizzato, ma si sa che oggi basta lanciare una crociata contro Equitalia, Abbanoa o Tirrenia ed il gioco è fatto, centinaia di popolani con forcone accorrono a sentire le prediche dei masanielli di turno. La situazione italiana è grave, quella sarda lo è ancora di più, se è vero che schiere di laureati e diplomati sono in attesa di un lavoro, è altrettando vero che esistono schiere di giovani che non hanno un impiego, ma non hanno nessuna professionalità, come si diceva un tempo, non hanno “ne arti ne parti”. Questi giovani formano l’esercito dei disoccupati Istat, che noi raramente andiamo ad analizzare a fondo, di tutti questi giovani dai 15 anni (sic) in su, quanti hanno un titolo di studio, una qualifica, un mestiere in mano? Per finire faccio un esempio semplice semplice, sapete perchè sulle navi Tirrenia o Moby, si trovano pochissimi sardi? Per il semplice motivo che i nostri ragazzi non amano navigare o svolgere mestieri legati al settore marittimo, però dobbiamo sbraitare contro i napoletani, i nostri giovani conoscono poco le lingue, ed ecco che nel settore alberghiero finiscono a fare solo i camerieri. Ha ragione Vito, oggi l’istruzione sta alla base di tutto!

  7. anonimo says:

    Questo commento è rivolto all’ex assessore regionale Andrea Prato il quale per la sua “amata terra” non ha mai fatto, direi, un fico secco, però ora ha scritto un testo capitale sulla zona franca: “Ho il sospetto, Andrea, che “questo meglio inventarsi qualcos’altro”, in cuor tuo significhi già pensare seriamente a rendere la Sardegna indipendente dall’Italia. Se le cose stanno così, non dovrebbe essere poi tanto difficile realizzare questo proposito proclamando – come recentemente è successo in Cirenaica -unilateralmente la nostra indipendenza e porre il mondo davanti al fatto compiuto. Ogni bene, a te, per gli sforzi che stai compiendo nell’interesse della tua amata terra”.
    Il commento è geniale e l’invito a noi isolani di comportarci come la Cirenaica è una perla rara da inanellare insieme alle altre apparse anche su questo blog. Magnifica proposta da tenere a mente per le regionali.

  8. Giuseppe says:

    leggete il Dl 75/98,e chiedetevi come mai non è stato applicato Decreto Legislativo 10 marzo 1998, n. 75
    “Norme di attuazione dello statuto speciale della regione Sardegna concernenti l’istituzione di zone franche”

    pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 81 del 7 aprile 1998

    ——————————————————————————–

    IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
    Visto l’articolo 87, comma quinto, della Costituzione;

    Vista la legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, che ha approvato lo statuto speciale della regione autonoma della Sardegna;

    Vista la proposta della commissione paritetica prevista dall’articolo 56, primo comma, della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, nonche’ il parere del consiglio regionale della Sardegna;

    Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 4 marzo 1998;

    Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro per la funzione pubblica e gli affari regionali, di concerto con i Ministri del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e delle finanze;

    E m a n a
    il seguente decreto legislativo:

    Art. 1.
    1. In attuazione dell’articolo 12 dello statuto speciale per la regione Sardegna approvato con legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, e successive modificazioni, sono istituite nella regione zone franche, secondo le disposizioni di cui ai regolamenti CEE n. 2913/1992 (Consiglio) e n. 2454/1993 (Commissione), nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme, Arbatax ed in altri porti ed aree industriali ad essi funzionalmente collegate o collegabili.

    2. La delimitazione territoriale delle zone franche e la determinazione di ogni altra disposizione necessaria per la loro operativita’ viene effettuata, su proposta della regione, con separati decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri.

    3. In sede di prima applicazione la delimitazione territoriale del porto di Cagliari e’ quella di cui all’allegato dell’atto aggiuntivo in data 13 febbraio 1997, dell’accordo di programma dell’8 agosto 1995 sottoscritto con il Ministero dei trasporti.
    basterebbe solo questo

    • Vuoi sapere perché il DL non è stato applicato? Ho messo un link al dossier di Cagliaripad dove viene spiegato benissimo che la zona franca nel porto di Cagliari (l’unica possibile al momento) non è conveniente (solo la delimitazione della zona interessata costerebbe dieci milioni di euro), rischia di danneggiare le imprese esistenti, e porterebbe benefici al momento neanche quantificabili, perché non ci sono imprese interessate ad una zona franca del genere.

      • Vedo che lei oltre ad essere un esperto di politiche regionali è anche detentore degli studi sui possibili effetti economici delle zone franche sui territori dell’isola. Bene Sig. Biolchini io sono uno di quei “ciarlatani” che vorrebbero l’immediata applicazione delle zone franche già istituite dal Dlgs 75 del 1998 che attua lo statuto sardo. Le do un consiglio: prima di sparare sentenze approfondisca lo studio degli effetti economici sul territorio marocchino generati dall’applicazione della zona franca aperta di Tangeri (si perchè, le do una notizia, le zone franche possono farsi non intercluse fino a maggio 2016 secondo il nuovo codice doganale europeo) e vada a verificare il numero dei nuovi occupati dal 1999 nella zona di riferimento. Rammento poi che Lei non ha alcun diritto di offesa e che le critiche, seppure aspre, devono essere tenute sempre nell’alveo della continenza. P.S Soru avrebbe fatto cose in concreto contro la dispersione scolastica? Bene allora si vada ad informare su chi dispose il taglio dei finanziamenti agli istituti di addestramento professionale quando era Presidente della Giunta.

    • anonimo says:

      Giuseppe, studi e studi, ma sopratutto non esibisca conoscenze di leggi. Non siamo Renzo Tramaglino. Studi e le porteremo i polli.

    • no, scusate ma questo è troppo!! Se non l’avete già fatto leggetevi questa: http://www.zonafrancasardegna.com/index.php/materiale-zona-franca/viewdownload/3-leggi-europee/20-seminario-ue-zona-franca…..sulla base di questa roba si sostiene che l’UE autorizza la zona franca! Credo che basta e avanza per chiudere qualsiasi discussione sull’argomento. Come titola Vito…Ci sono ben altri problemi da affrontare. Basta! Basta spendere tempo e energie su queste storie!

  9. anonimo says:

    E’ notevole il sito messo su da chi dice di credere alla zona franca. Ogni paese vuole zona franca, ogni provincia e, alla fine, l’isola intera. Il concetto di zona franca è complesso e qualcuno emette cortine di fumo con decreti legge, leggi e modifiche di legge. Una comica.
    Paradigma di una certa sardità è un comunicato apparso sul sito:
    “Stamattina si è svolta una importantissima riunione presso la Provincia dell’Ogliastra durante la quale si è redatto un documento in cui – in vista della scadenza di domani 6 giugno 2013 dei termini per la presentazione delle proposte di perimetrazione delle aree intorno ai porti interessati dal Dls 75/98 – si chiede che venga considerata “zona franca non interclusa” tutto il territorio dell’Ogliastra, compreso l’aeroporto di Tortolì-Arbatax.
    E’ un grande passo di cui il merito va alla costanza del Coordinamento Pro Zona Franca dell’Ogliastra, il quale da mesi si sta battendo affinché le amministrazioni locali non seguano l’iter proposto dal dott.Mariani e dalla dott.ssa Zedda e si spingano a chiedere alla Regione che i benefici dell’extra-doganalità ricadano su tutta la provincia e non solo sul porto di Arbatax.
    Il coordinamento è impegnato in un attento servizio di controllo che pare stia iniziando a dare i suoi frutti. Adesso ci si aspetta che anche le altre province facciano altrettanto, magari con un po’ di spinta da parte degli altri coordinamenti provinciali.
    Domani probabilmente si saprà anche il parere dei due funzionari responsabili della questione zona franca per conto della Regione Sardegna. Incrociamo le dita!”
    Insomma l’Ogliastra non vuole che zona franca sia solo Arbatax ma tutta l’Ogliastra e raccomandano che sia ricompreso l’aeroporto, se così si può chiamare, di Tortolì. C’è perfino un coordinamento impegnato in un “attento servizio di controllo che pare inizi a dar frutti”. Nell’attesa dei frutti incrociano le dita.
    Stessa musica a Nuoro. Sono soli, derelitti, abbandonati e dunque, questo è il ragionamento, hanno diritto alla zona franca. E sostengono perfino che è la legge a imporla.
    Un’epidemia.
    Su come arrivare a una sostanziale riduzione della fiscalità, come agevolare le imprese serie (ce n’è tante), come finanziare l’istruzione, i trasporti, gli uffici pubblici, gli ospedali, le forze armate, compresi carabinieri e polizia, neppure una parola.
    Davvero vergognoso.
    Ma è inutile preoccuparsi, le proposte sulla zona franca sono talmente peregrine che si esauriranno in fretta dopo le prossime elezioni regionali. Avevano promesso lavoro per tutti ed il lavoro è evaporato. Ora promettono (quanto poco sono originali) niente tasse per tutti e diventano perfino protervi e saputelli. La realtà non va dove vogliono gli illusi.
    Qualcuno casca ancora nelle promesse inverosimili, ma saranno sempre meno, sempre meno.
    Saluti cordiali

  10. Monica says:

    Ho notato che è presente un commento firmato Monica, che è il mio Nick da sempre. Vorrei precisare che il commento non è il mio 🙂

  11. Giuseppe says:

    Il totale di popolazione in Sardegna 1.675.411 Totale popolazione dei comuni ch…e non hanno deliberato 334.000 Totale popolazione dei comuni che hanno deliberato 1.341.564 Quindi si deduce che 1.341.564 vogliono la zona franca ed invece 334.000 non la vogliono, si può dire tranquillamente che il popolo sardo vuole la Zona Franca……. A COSA SERVE IL REFERENDUM, QUALCUNO CE LO PUO’ SPIEGARE ? E’ FUNZIONALE PER QUALE PROGETTO POLITICO ?Visualizza altro
    Il totale di popolazione in Sardegna 1.675.411

    Totale popolazione dei comuni ch…e non hanno deliberato 334.000

    Totale popolazione dei comuni che hanno deliberato 1.341.564

    Quindi si deduce che 1.341.564 vogliono la zona franca ed invece 334.000 non la vogliono, si può dire tranquillamente che il popolo sardo vuole la Zona Franca…….

    • anonimo says:

      Caro Giuseppe, se tutti i 380 comuni sardi deliberassero che non vogliamo più il codice civile oppure che non vogliamo più tasse non sarebbero accontentati perché sarebbe una delibera priva di ogni efficacia. Se ne convinca: non si può deliberare quello che si vuole. Questa faccenda della zona franca, cavalcata da fantini scarsi che cadranno di sella, è un delirio.
      Se ha argomenti seri e delibere serie da far leggere le pubblici e risparmi questi calcoli astrusi e irreali.

  12. Giuseppe says:

    Beato te Andrea che sei intelligente,informato,ecc.ecc.ecc.non per niente ti avrà istruito Biolchini.Se ti dicessi che non capisci niente di zona franca e che tu e biolchini siete 2 asini che seguono delle idee bislache,ti farebbe piacere?

  13. Quello che mi fa incazzare è vedere la fiera riempita da migliaia di bandierine svolazzanti, vedere quel composto eterogeneo di persone (disperate e soggiogate, furbe e senza scrupoli) osannare quel mostro politico di Cappellacci, mentre oggi saremo in 200 ad ascoltare uno dei massimi esperti al mondo di sistemi monetari, W. Mosler, e il giornalista P. Barnard per la presentazione del ‘Programma Me-Mmt di salvezza economica per il paese’.

    Colpa di un degrado culturale? Senz’altro. Ma permettimi di dire che la colpa è anche di chi informa i cittadini, di chi gli riempie la bocca con stronzate in stile zona franca, come se non bastassero le uscite dei politicanti di professione.

    Non riusciamo a mettere in ordine i problemi? Hai perfettamente ragione. Per questo ti faccio notare che senza una svolta economica netta in un’altra direzione, a voglia di parlare di abbandono scolastico, di sanità, ecc.

  14. hmmmmm…troppu casinu..Interessante ma mischiandone zona franca e dispersione scolastica ne viene fuori un mazzamurru niente male…O Vito, forse è meglio mettere un pò d’ordine nella discussione…azzardo un consiglio: se ce la fai scrivi una cosa solo sulla dispersione, magari facendone il punto della discussione…

    • No, il mio ragionamento è molto chiaro: la zona franca è una chimera, la dispersione scolastica invece un problema serissimo. Di cosa si occupa tutti i giorni la politica sarda e con essa l’opinione pubblica? Della zona franca o della dispersione scolastica? Uno dei temi del post è proprio questo, dell’incapacità dei sardi di mettere in ordine i problemi.

    • anonimo says:

      Guardi, signor Diana, che i creduli che credono alla zona franca sono, in un numero di casi che sarebbe interessante contare, gli stessi che hanno abbandonato la scuola.

  15. Monica says:

    sarebbe più produttivo ragionare sulle CAUSE della dispersione scolastica in Sardegna, dove il tessuto socio-economico è distrutto dalla politica liberista delle multinazionali che avvelenano non solo il territorio ma anche i cuori dei sardi. Una società distrutta dal colonialismo italico servo e dei servi, che svende Terra in cambio di denaro e con essa le nostre vite di sardi deviati e distratti da politicanti sardidioti e succubi al dio denaro.

  16. “Che, a differenza del proverbiale asinello, li gabbi tutte le volte che vuoi.”

    Grazie!!! Questa frase è bellissima.

  17. Teller says:

    Io sono un disoccupato, sto lottando per avere la Zona Franca con il comitato del mio paese. Ci autofinanziamo, sappiamo benissimo che Ugo il magnifico è un burattino che nemmeno la voleva la Zona Franca, ora la sta usando a suo piacimento per scopi politici è vero. La scorsa settimana ero a Cagliari, alla fiera dove si è tenuto un “convegno” sulla Zona Franca, quando il pagliaccio è salito sul palco io non ho applaudito, criticatemi pure se vi dico che l’ho insultato apertamente e ad alta voce senza paura o vergogna, ma sono stanco, stufo, e come me tanti altri… Prima di entrare nel comitato del mio paese mi sono accertato che non fossero iscritti POLITICI e che se ce ne fossero che non tentassero di portare le loro roboanti idee fra di noi. Vi prego, portate un po di rispetto, va bene non sa da fare secondo voi ma io voglio lottare a costo di prendere decisioni particolari pur di far si che questa cosa venga risolta. Un saluto a chi vuole bene alla Sardegna…

    • Supresidenti says:

      guarda teller, te lo dico davvero con tutta la sincerità che ho. Ho davvero tanto rispetto e tanta ammirazione per le persone come te e per quelli, ad esempio i miei compaesani, che non hanno colpe e che anzi da decenni vengono sfruttati e presi in giro da tutta una serie di persone che non sto qui ad elencare (quelle che cita vito sono anche nel mio elenco). detto questo però penso che le battaglie che io e te dovremo fare assieme, lasciando perdere le convenscion con cappellacci, anche se vai a fischiarlo, sono ben altre rispetto a quella della zona franca. ma ti sembra che con i militari che ci bombardano in casa e le multinazionali che ci hanno prima illuso, poi affamato ed infine rovinato le prossime generazioni a causa di tutto lo schifo che hanno lasciato, la “fiscalità di vantaggio” sia la priorità di un disoccupato come te o di un neo laureato (con partita iva, quindi ufficialmente nel mondo del lavoro) come me che sono nati in quel territorio?. mi auguro abbia colto il senso di queste mie parole, ti assicuro che il rispetto c’è dalla prima all’ultima sillaba. Passaridda beni..

    • Amico, i comitati per la zona franca andranno da Berlusconi il prossimo 24 giugno… Apprezzo il tuo spirito di contestazione, ma siete caduti in trappola, i comitati sono una lista civetta di Cappellacci.

  18. gian valerio says:

    Caro Vito condivido tutto quello che hai scritto così come pure ciò che dici su un centro sinistra in perenne osservazione del suo ombelico.
    Non c’è cosa peggiore di discutere con i sordi, intellettualmente intendo, e dunque vorrei segnalarti così come abbiamo fatto alcuni di noi in numerose assemblee che se la ZF integrale resta pur sempre un orizzonte ideale la realtà è che non siamo stati capaci di realizzare i punti franchi che la Sardegna ha avuto riconosciuti già da tempo.
    Capellacci prima sbandiera promesse e poi nel collegato alla Finanziaria ha letteralmente copiato la proposta di legge da noi presentata per dare immediata attuazione a ciò che la nostra regione già può fare e non fa.
    Sulla dispersione scolastica e l’investimento in cultura e conoscenza che rappresenterebbe la via maestra della nostra riscossa economica e sociale non posso che notare che se l’humus culturale della classe dirigente sarda è quello che emerge dalle posizioni prese sulla zona franca ha ragione Wikipedia a spiegarci che quando prevalgono i ciarlatani non può mai vincere la buona politica!

    • Giuseppe says:

      Basta guardarsi in giro è tutto una desolazione,la zona franca puo essere un ancora di salvezza,se qualcuno ha delle soluzioni migliori si faccia avanti,fa senso sentire gente che ha fatto politica tutti questi anni denigrare chi cerca altre vie di salvezza,e al solito scaricare le colpe sugli altri.

  19. Ancora dati sulla dispersione a gogò:

    Tecnostruttura – Rapporto sulla dispersione scolastica dicembre 2012:
    Anni 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
    Sardegna30.1 33.2 28.3 21.8 22.9 22.9 23.9 25.1

    Come si vede diversi da Crenos.

    Oggi inoltre il sindacalista cisl Ignazio La Ganga spara 30% di dispersione.
    Si danno letteralmente i numeri.
    Mentre il problema, al di la delle cifre ballerine, è veramente serio.

  20. Sulla dispersione scolastica vi segnalo questo interessante sito:
    http://www.frequenza200.it/

  21. Sardus says:

    Roberto, mi praghet su sarcasmu tuo. Comente aparit dae sa cantidade de cummentos, a meda gente non li nd’importat nudda de sa dispersione iscolàstica; tenes, a dolu mannu nostru, totu sa resone. Faeddare de dispersione iscolàstica est a faeddare de iscola italiana in Sardigna, de limba sarda in iscola, de bilinguismu, totu argumentos custos chi recherint unu mìnimu de riflessione e de espositzione de ideas. Cosas chi, comente paret ladinu, fartant. Est mègius a s’incatzare cun Soru e a bisare paradisos in terra.

  22. Silvano Tagliagambe says:

    Chi voglia saperne (e capirne) di più sul progetto e sul perché è stato boicottato può ascoltare il recente intervento di Roberto Maragliano al Convegno La crisi economico-politica dei contenuti del sapere e delle sue forme di trasmissione, tenutosi a Bologna il 6 giugno u.s. http://www.mediaevo.com/seminario/ e leggere l’illuminante articolo di Luca De Biase sul Sole24ore del 16 dicembre 2012 (reperibile digitando su Google 4028-164513566 poi cliccando Crossroads-Politecnico di Torino e nella pagina che si apre, in fondo, Download PDF).

  23. Quindi, professore, se non capisco male il progetto scuola digitale, come era stato da lei progettato è stato boicottato, e si sta portando avanti un’altra cosa. Se le cose stanno così il quadro è piuttosto fosco tenuto conto delle risorse bloccate per il progetto nella sua interezza.
    Un’altra occasione persa per il rinnovamento della scuola sarda.

  24. Silvano Tagliagambe says:

    Se partiamo dal presupposto, che cerco di proporre e argomentare nella Ted conference sui vantaggi cognitivi del bilinguismo, che non ci possa essere innovazione senza radicamento, in quanto non può avere la minima efficacia un cambiamento troppo invasivo, esteso e violento di un registro linguistico e culturale e di uno stile di pensiero, allora il vacuum linguistico, culturale, identitario in cui sono stati scaraventati i giovani sardi a partire dagli anni sessanta, di cui parla Roberto Bolognesi nel suo blog commentando la mia conferenza, diventa un processo da approfondire con la massima attenzione. Far risalire le cause dell’attuale dispersione scolastica a quel momento significa rendersi conto che la proiezione in un contesto linguistico e culturale diverso da quello tradizionale, operata senza la necessaria gradualità e, soprattutto, senza la mediazione di un riferimento all’identità intesa non in modo retorico e astratto, bensì come manifestazione diretta della struttura sociale e delle relazioni fra i soggetti che la compongono (inclusi ovviamente, e in prima istanza, i processi espressivi e comunicativi, articolati in contesto, codice, canali) ha originato una rottura e uno strappo che vanno ricomposti. Ho pensato che almeno un avvio di questa ricomposizione potesse essere ottenuto producendo, per la scuola della nostra Regione, materiali didattici innovativi e originali in sardo, italiano e inglese per le scuole di ogni ordine e grado, a partire dalle elementari (e possibilmente ancora prima, dalle scuole dell’infanzia). Questo era l’aspetto che caratterizzava il progetto Semidas-Scuola digitale, di cui ci si chiede ora, in uno dei commenti, che fine abbia fatto. Rispondo: è arrivato fino alla pubblicazione del bando di gara da parte dell’Assessorato della Pubblica Istruzione che poi lo ha revocato all’inizio di agosto dell’anno scorso, addirittura dopo la sua scadenza. E, malgrado tutti gli impegni assunti e le promesse sbandierate ai quattro venti, anche in conferenze stampa ai massimi livelli, a tutt’oggi non c’è traccia del nuovo bando, che doveva uscire entro il termine massimo di due mesi dalla revoca del precedente: e di mesi ne sono passati più di dieci. Non solo ma si è deciso di delegare completamente al Ministero della Pubblica Istruzione la gestione del progetto, a cominciare dal momento delicatissimo del processo di formazione e aggiornamento degli insegnanti.

  25. Giuseppe says:

    E lei sarebbe molto felice se la ZF non andasse in porto.Paura di perdere dei privilegi? e comunque non vuole essere offeso però offende gli altri

  26. 35 commenti e quasi nessuno parla della tesi più importante dell’articolo: la vera emergenza è la dispersione scolastica. Non ve ne importa niente o siete ancora in fase di negazione?

  27. Radio Londra says:

    Risulta abbastanza evidente a tutti che ormai non sanno più cosa inventarsi per salvare il soldato Ugo e che il tentativo abbastanza palese non è tanto quello di fare l’accostamento fra istruzione e zona franca ma piuttosto quello di fare della zona franca la nuova IMU.
    Questa di “Ugo padre magnum della patria sarda”, passando attraverso i movimenti “indipendentisti” non si capisce bene se sinceri, facilmente suggestionabili o ad uso e consumo di Nonno Bassotto e, se serve perfino attraverso gli “unidos” di Pili (ma riusciranno poi a trovare qualcosa che sazi il buon Mauro e lo convinca ad abdicare per “la giusta causa”?) è rimasta ormai praticamente l’unica arma a disposizione dell’Ufficio Reclute di Papilandya per cercare di far dimenticare in qualche modo le gesta di Capitan Ugo e soprattutto portare a compimento la missione impossibile di far credere che il Capitano Ugo è stato Presidente della RAS ma per scherzo, che tutto quel che è stato è stato e che ora è davvero quel grande condottiero della Lega-Sarda che ci serviva tanto. E poi… non l’hanno fatto lavorare, per cui la colpa non è sicuramente la sua.
    Questi insignificanti argomenti di dibattito avvengono casualmente solo in prossimità delle elezioni e non durante i 5 anni di ruolo Istituzionale?
    E cosa sarà mai? Cosa c’entra? Dettagli!!!!
    La parola d’ordine deve essere proprio quella di buttarla li per far presa e l’ultima cosa da fare quella di far capire cosa si intende per zona franca integrale (pericolosissima questa cosa di far carire!!): molto meglio fare come per lo stadio e puntare … sui tifosi perché si sa che potrebbe essere pericoloso anche il tifoso informato.
    E poi Ugo non ha accumulato tanti punti neanche sulla vicenda di Is Arenas (esti abarrau cittiu)!!
    Pertanto, INTEGRALE DEV’ESSERE miiiiiiiiiiiiiiiii, ma proprio integrale integrale. Integrale insomma.
    Come d’altronde il mio tifo per il Cagliari.

  28. La fiscalità di vantaggio per noi è possibile unicamente a condizione che si dimostri autonomia fiscale e impositiva rispetto allo Stato. Questo è quanto verifica l’UE prima di autorizzare le regioni al riguardo. Ciò significa che, allo stato attuale, l’unico progetto credibile è quello dell’AGENZIA SARDA DELLE TENTRATE. Ma mi domando: perché tanto casino per la ZF e nessuna spinta per l’Agenzia? Perché l’iniziativa del “fiocco verde” è stata disertata (se non ostacolata) dalla giunta attuale? Forse sarebbe il caso di coinvolgere in questo dibattito anche Franciscu Sedda….

    • Caro Vito, ecco il parere di Franciscu Sedda:
      Caro Sergio, ti ringrazio per la tua riflessione che di fatto contiene la risposta alle domande che subito dopo poni. La legge del Fiocco Verde è un progetto credibile, concreto e fattibile. L’esatto contrario della propaganda e delle illusioni vendute a buon mercato. Metterlo in atto non solo implica competenza e conoscenza del contesto geopolitico e legislativo ma soprattutto significa assumersi una responsabilità politica enorme. Perché è un passo che una volta fatto apre un cammino di sovranità dei sardi – compresa la fondamentale sovranità fiscale – da cui non si può tornare indietro. Perché come dici tu, e come abbiamo detto in tanti dibattiti, non può darsi possibilità di intervenire sulla fiscalità se prima non si controllano le entrate. Sarebbe come mettere il carro davanti ai buoi. Figurati se ragionamenti di questi tipo possono interessare a una giunta che fa della demagogia, della propaganda e del ribellismo a buon mercato la sua essenza. La vera domanda è perché tanti altri, compresi tanti partiti e movimenti che si riempiono la bocca di Agenzia Sarda delle Entrate, si siano scordati o facciano finta che non esista una proposta di legge come quella del Fiocco Verde…La verità è che lasciata la retorica da parte la pratica dell’unità dei sardi non piace ai partiti e movimenti attuali. Ma grazie al cielo molti sardi, firmando e sostenendo l’iniziativa del Fiocco Verde, hanno dimostrato di essere interessati alla sostanza delle cose. Per questo non ci fermeremo. Un caro saluto!

  29. Caro Vito, su Soru e dispersione scolastica hai preso una cantonata (ecco cosa succede a parlare di cose che non si conoscono). Ti spiego: gli interventi sulla dispersione scolastica dell’epoca Soru (Delibera n. 47/29 del 2007, Delibera n. 51/7 del 2008, Delibera n. 41/9 del 2009, quest’ultima fatta da Cappellacci come completamento del piano triennale di Soru) hanno avuto come conseguenza proprio l’aumento della dispersione scolastica (come dici tu: “a partire dal 2007”) che dicevano di voler combattere. Involontariamente hai proprio messo in evidenza una delle maggiori sconfitte politiche dell’epoca Soru, di cui nessuno ha il coraggio di parlare (tranne la Corte dei Conti). Sconfitta di Soru e delle sue assessore (PiIia e Mongiu).
    Sui dati sulla dispersione scolastica non affronto l’argomento perché troppo lungo. Dico solo che sono ottenuti in maniera, statisticamente, rozza visto che non esiste la tanto citata Anagrafe degli Studenti.
    Un appello: sulla scuola meno demagogia please.

    • E quindi i risultati positivi di cui parla il Crenos da chi sarebbero stati ottenuti e grazie a quali politiche?

      • Guarda Vito, ogni giorno escono sulla scuola dati di tutti i tipi, positivi e negativi. Quando vado a vedere dove li hanno pescati e le metodologie usate rimango allibito: spesso inattendibili.
        Non parliamo poi di quando escono in risultati dei test OCSE Pisa sulla preparazione degli studenti (gli ultimi addirittura mostrano un miglioramento della preparazione degli studenti sardi. Si, sono diventati più bravi….a fare i test).
        Sul fatto poi che la politica scolastica della regione possa avere quasi meccanicamente in un breve periodo di tempo dei risultati positivi capisci bene che è molto difficile.
        Vatti a vedere cosa ha detto negli anni scorsi la Corte dei Conti sul piano triennale sulla dispersione Soru-Pilia-Mongiu .
        A parte che la RAS avrebbe dovuto pubblicizzare essa stessa le risultanze concrete di un intervento che è costato decine e decine di milioni di euro.
        Urge bel postone su scuola sarda: dispersione, dimensionamento, organico, scuola digitale (che fine ha fatto?), fondi regionali per la scuola, fondi europei, scuole d’infanzia private finanziate e scuole statali strozzate e quant’altro.
        Ti potrei dire giusto un paio di cosette.

      • adriano says:

        Ti potrei dire….sarebbe troppo lungo….gli altri sono inattendibili…
        Insomma, no as nau nudda se non iscriverti al linciaggio di Soru senza un dato che fosse uno.

      • Non importa se il discorso è lungo… vogliamo chiarimenti!!!!

      • Abeta pagu pagu! Il rapporto CRENOS parla di crescita della dispersione a partire dal 2007, cioè in piena era Soru. .La cosa non mi sorprende, visto che neanche Soru ha fatto niente per affrontare una delle cause più importanti: la situazione linguistica. Concordo comunque con AA sul “postone” sulla dispersione scolastica: un postone di qualche centinaio di pagine in cui si indaghi, fra l’altro, il rapporto tra dispersione e lingua parlata dai ragazzi.

      • Qualcuno lo scriva, AA noi lo aspettiamo!

      • Sto elaborando una mappa interattiva con i dati sardi comune per comune. Spero di finire entro luglio!

  30. antioco says:

    Vito!!!! Cosa è successo? Pare che una, almeno una, Soru l’abbia azzeccata!! :-))))

    “Dopo gli anni virtuosi della giunta di centrosinistra guidata da Renato Soru, anni in cui la dispersione fu veramente combattuta,…”

  31. Riccardo76 says:

    La Zona Franca più efficace è solo quella di Tziu Lai!
    Credo che se tu, Vito, chiedessi dettagli tecnico-giuridici ai vari politicanti che sollecitano l’istituzione della zona franca, otterresti risposte confuse e lacunose.
    Mi sfugge invece la correlazione zona franca-dispersione scolastica: certamente è un male la dispersione, ma se poi oggi in nostri diplomati e laureati si fanno la guerra per un posto di lavoro da 400 euro al mese, come potrebbe comunque cambiare la situazione se diminuisse la dispersione scolastica?

    • A maggiori livelli di istruzione corrispondono maggiori livelli di occupazione. Se il 40 per cento dei sardi ha la terza media, questi non potranno neanche più accedere a quelle occupazioni che la globalizzazione ha spinto laddove il costo del lavoro è infinitamente più basso. Il problema dei diplomati e laureati che si fanno la guerra per uno stage da 400 euro purtroppo esiste, ma con una laurea almeno si è competitivi all’estero.
      Le risposte confuse e lacunose sulla zona franca le ho già avute nel corso della trasmissione di Videolina a cui sono stato invitato un paio di mesi fa!

      • Vittorio says:

        Forse più che continuare a riempire le Università di studenti inadatti spinti dal mito della laurea, che finiscono con l’essere disoccupati a 30 anni, sarebbe il caso che a partire dalla terza media iniziassero a lavorare, magari come apprendisti. Forse magari a trent’anni riusciranno a guadagnare qualcosa in più di 400 euro se hanno avuto la voglia di sacrificarsi

  32. Antioco Patta says:

    Caro Biolchini, il livore e la superficialità che traspare dal suo commento la dicono lunga sul livello di conoscenza del problema di cui Lei si occupa. Infatti, basta far notare il fatto che Lei non ha citato alcuna fonte giuridica e normativa sulla zona franca. Senza contare l’accostamento con l’abbandono scolastico (che non ha nulla a che vedere con l’argomento), anzi, le statistiche dicono che nelle zone franche vi è il più alto grado di scolarizzazione e di servizi in genere; ma a Lei non basta, arriva ad affermare che i 4 anni e mezzo di Soru hanno eliminato o quasi l’analfabetismo che invece sarebbe tornato in questi anni di Cappellacci…….le faccio una domanda: ma dove vive?…..

    • Caro Patta, ma con chi pensa di avere a che fare? Ma lei pensa veramente che io mi impressiono se qualcuno mi cita a casaccio leggi e norme europee sulla zona franca? Guardi che io “I promessi sposi ” li ho letti, gli avvocati azzeccagarbugli li riconosco subito. Sono io che mi chiedo dove viva lei! Mi saluti Maroni.

      • Antioco Patta says:

        Ribadisco…….e porgerò i saluti.
        P.S. Se la zona franca andasse in porto, sarebbe disposto a chiedere umilmente scusa a quelli che invece di sparare sentenze dal salotto sono impegnati in una sacrosanta battaglia di sopravvivenza?

      • Ma guardi che non va in porto niente, è questo il dramma! Niente di niente, altro che sentenze da salotto o battaglia di sopravvivenza! La zona franca integrale è di fatto irrealizzabile e i punti franchi doganali servono a poco o a nulla (e infatti quello di Cagliari, l’unico che ha tutte le carte in regola per essere attivato, resta al palo perché rischia di arrecare più danni che benefici). La battaglia per la zona franca è stata ritirata fuori ad arte per fornire ai sardi l’ennesima prospettiva messianica. Avete sbagliato battaglia di sopravvivenza, mi creda.

      • Scusa Vito ma non si può generalizzare così sulle zone franche, e lo dico da scettico nei confronti di questi movimenti e delle modalità che hanno utilizzato (riuscendo persino nell’intento di resuscitare politicamente Cappellacci). Se fosse vero che le ZF non servono a nulla non si spiega come mai siano ancora ben presenti nel mondo, con varie forme, e anche di nuova formazione, (Cameron e la Merkel insegnano). Tutto sta nello sviluppare quelle che per ora son possibili (i punti franchi da perimetrare), per poi in futuro fare battaglie per defiscalizzare in maniera mirata il costo di fare impresa (anche per questo serve più sovranità).

      • Adriano, a generalizzazione si risponde con generalizzazione. “Tutto sta nello sviluppare quelle possibili” dici tu, e hai ragione. Ma il dibattito in Sardegna non è su questo punto ma parte da ciò che dice Panorama, cioè Sardegna Paradiso fiscale. Adriano, non si possono prendere sul serio le posizioni di Cappellacci e dei movimenti sulla zona franca, perché sono cialtrone e strumentali. Se vogliamo ragionare con chi non vuole ragionare rischiamo di legittimare le sue posizioni. E’ un problema di metodo prima che di contenuti. A chi pensa di utilizzare frasi roboanti io rispondo in questo modo. Se si vuole ragionare veramente, ragioniamo. Ti sembra che Cappellacci e i comitati stiano ragionando? A me no, a me sembrano solo in campagna elettorale, di quelle peggiori peraltro.

      • adrianobdriano says:

        Mai detto che le posizioni dei comitati e di Cappellacci siano credibili nel loro percorso, c’è chi fa campagna elettorale e chi solo casino. Ma è proprio il metodo quello che bisogna liberare dalla propaganda, la ZF è comunque entrata nell’immaginario popolare dopo decenni di silenzio e di scarso impegno, credo sia un errore anche quello di bocciarla a priori. Quanti e quali studi sono stati fatti – rispetto alle varie tipologia di zona franca – per trovare la formula adattabile a questa realtà? Solo opinioni approssimate, incluse quelle dei cosiddetti esperti.

      • Antioco Patta says:

        Caro Biolchini, premesso che io e molti altri in Sardegna siamo battaglieri come Lei ma molto più fiduciosi di Lei, preciso che il termine “integrale” è in uso nel linguaggio comune ma che non esiste nella legislazione fiscale che regola la materia in Italia e neanche in quella doganale della UE……si usa per dire che si vuole la zona franca……”Parte di territorio posto fuori dalla linea doganale”, dove si realizza il “perfezionamento attivo” delle merci e le attività riguardano le imprese, ma anche l’applicazione delle leggi sui “diritti speciali di prelievo” per il consumo locale (L. 632/49 e SM, L. 762/73, ancora in vigore ed applicate in Valle d’Aosta, Gorizia……
        Sul resto, pur concordando sulla scarsa utilità del modello Cagliari Free Zone, evidenzio che lo status di zona franca consente l’accesso ai benefici previsto dal principio della “discrimine positiva” (intesa come compensazione di uno svantaggio) e previsti dall’ordinamento comunitario in caso di “ultra perifericità” e di “rischio spopolamento” (la sardegna li ha entrambi)…..in ultimo, caro Biolchini, le faccio io una domanda: ma l’alternativa alla zona franca quale può essere?. Forse la prosecuzione del mandato a chi a governato fifty-fifty sia a Roma che a Cagliari?. Forse nell’assistenziallismo della cassa integrazione e nell’Industria di stato?…….No!….forse è arrivato il momento di camminare da soli…..La saluta anche Maroni.

      • Guardi che la ultra perificità è un concetto applicato ai territori d’oltremare, mica ad un’isola che dista un’ora d’aereo scarsa dalla sua capitale!! i vostri ragionamenti sono campati per aria, un mix di leggi e decreti che alla fine non producono nulla, se non illusioni.
        Detto questo, secondo lei la zona franca in Sardegna è un diritto già immediatamente esigibile (come dicono gli azzeccagarbugli dei comitati) o servono dei passaggi normativi, e se sì di chi e in che tempi?
        L’alternativa alla zona franca per me è un sovranismo vero, cioè un autogoverno consapevole dei sardi. L’alternativa è un lavoro serio sulle nostre grandi emergenze, prima fra tutte l’istruzione (e dunque anche la lingua sarda), poi l’energia, l’agricoltura (la Sardegna deve potentemente tornare all’agricoltura). Un lavoro serio fatto da persone serie.

      • Antioco Patta says:

        ora la percepisco più serio ed argomentatore. concordo sull’agenzia regionale delle entrate, sulla lingua e sulla cultura (ed io aggiungo sul rafforzamento del senso dell’identità), agroalimentare, energia, turismo archeo-culturale e territorio…..lotti anche Lei per la zona franca……certo che servono altri atti formali e sostanziali…….può essere vero che tra i tanti promotori ci siano anche “faciloni”, ma le assicuro che ci sono anche persone in gamba e che hanno a cuore le sorti della Sardegna. Saluti

    • Andrea Mascia. says:

      Egregio Signor Patta,
      io credo che la Zona Franca Integrale che viene venduta come un diritto già sancito sia una speculazione politica di grosso effetto mediatico e politico. Non voglio soffermarmi sulle diverse interpretazioni ma desidero chiederLe per quale motivo un’isola come la nostra dovrebbe avere un vantaggio economico di questa entità rispetto a tante altre regioni Italiane. Sicilia, calabria, Puglia, Basilicata ma anche altre regioni, riversano in una condizione economica uguale o peggiore della nostra e, seppur meno isolate geograficamente dalla penisola, sono ancora più distanti per chilometraggio o per difficoltà nei trasporti dall’Italia politica o industriale. La pretesa di noi sardi di godere dei privilegi dati dalla Zona Franca calpesta le regole del libero mercato e della libera concorrenza, contesto nel quale ogni operatore dovrebbe confrontarsi con regole uguali per tutti. La Sardegna invece, portata alla fame da politiche economiche da terzo mondo, da imprenditori capaci di operare solo con il sostegno di amministratori collusi, da una istruzione e formazione per le quali non si é mai fatta una programmazione, ………………………………, oggi pretende ancora aiuti economici da uno stato nel quale non ci si riconosce neanche.
      La Sardegna ha una miniera d’oro sotto ogni pietra e sotto ogni granello di sabbia, ma anche in cielo. La natura che in parte abbiamo svenduto per creare qualche posto di lavoro in più nell’edilizia, é la vera forza economica, ma, come dice BIolchini, soffriamo di un’altissimo tasso di abbandono scolastico. La nostra economia principale dovrebbe essere il turismo, comparto nel quale dovrebbero operare professionisti firmati nelle nostre scuole e nelle nostre università. Noi invece, vendiamo ad un prezzo fuori mercato, un prodotto vecchio e scadente, la nostra isola é sporca, priva di servizi indispensabili, continuiamo a sfornare tecnici commerciaii quando il commercio e l’impresa sono in crisi profonda ma abbiamo solo tre Istituti tecnici alberghieri. La Zona Franca, semmai fosse attivata, porterebbe solo un danno per la communitá che continuerebbe a vivere non di mezzi propri ma di aiuti di stato come é sempre stata caratterizzata l’economia della Sardegna.

      • Antioco Patta says:

        Premesso che lei ha diritto di credere a quello che vuole, anche se ciò fosse intriso di preconcetti ideologici, per ovvie ragioni, rispondo alle Sue domande, badando più ai contenuti che alla forma:
        – Studi recenti di Confindustria e Confapi dimostrano che la Sardegna ha una diseconomia da fattori esterni (in primis l’insularità) stimato tra il 15 ed il 20 %; questo presuppone il diritto riconosciuto dall’ordinamento comunitario ai benefici della “discrimine positiva”…..ovvero, ad avere un vantaggio per compensare uno svantaggio senza quindi portare effetti distorsivi sostanziali al mercato.
        – Le regioni da Lei citate (seppur in difficoltà) non hanno i requisito della “ultraperifericità” e del “rischio spopolamento” come invece ha la Sardegna che con la terra ferma ha circa 200 km ed un’ostacolo temporale di 20 ore tra se e gli interlocutori (tratta marittima Cagliari-Napoli o Cagliari-Civitavecchia) di acque internazionali di ostacolo……ed oltre 300 comuni su 377 che hanno perso progressivamente abitanti.
        – La politica industriale e gli errori del passato sono certamente della politica ma non solo quella partitica come si dà ad intendere; le responsabilità sono nel sistema consociativo (partiti-sindacati-enti locali….) e delle regole, comprese quelle elettorali e della rappresentanza.
        – La zona franca “integrale” è un modo semplificatorio e di uso comune ma che sottintende la zona franca per le merci e le imprese (per il cosiddetto perfezionamento attivo) e per il quale valgono le normative in essere (codici doganali e legislazione fiscale) ma anche quello al consumo (i diritti speciali di prelievo)…..ed allo scopo si citano la L 632/49 e SM ma anche la 762/73 ancora in vigore ed uso in valle d’Aosta, Gorizia…..
        – Concordiamo sul fatto che la zona franca doganale portuale come pensata a cagliari non produce effetti positivi sul sistema produttivo endogeno ma è invece uno strumento di potere nelle mani di un micro potentato locale.
        – Sul resto; condividiamo il grande potenziale “naturale” della nostra isola ed è per questo che riteniamo la zona franca una sorta di strumento di politica economica e di sviluppo atto a rafforzare l’autonomia e le prerogative della gente sarda…..
        – Infine: quali sono le alternative?…..forse la situazione attuale che ha visto al governo fifty-fifty la destra e la sinistra?…..forse l’industria di stato o le miniere?…..forse la cassa integrazione e l’assistenzialismo?……no grazie……forse è arrivato il momento di camminare da soli, sarà dura, sarà impegnativa…..ma ne vale la pena.
        Saluti

  33. Francesco says:

    Rileggendo alcuni dei tuoi complimenti ai sostenitori della zona franca, tipo “ciarlatani”, “straccioni”, “irresponsabili”, “infinocchiatori”, “demagoghi”, “spacciatori di coglionate” e forse altri, una domanda mi sorge spontanea: che tipo di insulti o altro dovrebbero rivolgerti per ricorrere a buon diritto alla polizia postale?
    ps. So poco sull’argomento, non faccio parte di comitati o gruppi sostenitori.

  34. Di Andrea Vallascas, Nicola Di Cesare e Antonio Massoni
    una analisi esaustiva della questione.
    (ho fatto anche la presentazione da San Remo)

    http://www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/cagliari/2013/03/a-proposito-di-zona-franca.html

  35. antonio tiragallo says:

    …ma le sembra modo di esprimersi? questo sproloquio richiede molte scuse…anche se avesse, e non lo ha, un fondamento ipotetico…non è professionale ne etico, il tono ed il contenuto sono offensivi a prescindere dai ragionamenti cervellotici espressi…per favore rettifichi…

    • Ma non rettifico proprio un bel niente! Guardi, sono stato anche fin troppo pacato. Piuttosto mi dica, al di la del linguaggio, dov’è che avrei scritto cose errate? Mi spieghi.

    • muttly says:

      La verità non ha bisogno di essere edulcorata, quando dei politici parlano di progetti irrealizzabili permettendo che i cittadini non abbiano strumenti cognitivi e di giudizio da paese europeo. Come li vuole definire, rubapane a tradimento, incapaci ? I politici non sono diversi dagli altri lavoratori, se non raggiungono nessun risultato se non quello di regalare denaro pubblico senza nessuna ricaduta oltre ai beneficiari degli stipendi sempre incapaci rimangono, con un lavoro diverso ma la sostanza non cambia, le scuse da parte dei politici non arrivano mai.

  36. Bell’articolo, ma appare un po’ ingenuo quando scrive che il can can sulla zona franca sia frutto di ” una politica stracciona e irresponsabile, incapace di guardare in faccia la realtà”.
    A me pare che questi abbiano imparato bene la lezione berlusconiana e applicano alla lettera un cinico populismo che sanno che fa presa sul popolo pecorone.

  37. Gianluca says:

    Condivido tutto, ecceto il fatto che i consigli comunali si siano fatti infinocchiare. Il mio consiglio comunale, pur aderendo all’iniziativa, ha sottolineato la presa per il culo che vi e’ in atto. Abbiamo aderito perche’ e’ giusto rivendicare una fiscalita’ di vantaggio. Non otteremo nulla e spero che nemmeno questi ciarlatani che hanno illuso migliaia di persone (qualcuno sta ancora cercando il distributore con il carburante a meta’ prezzo!!) ottenga nulla alle prossime elezioni!

  38. su scomunigau says:

    Intanto in Viale Trento, il Presidente Cappellacci si da da fare per combattere la disoccupazione giovanile e nel contempo incrementare il risparmio della Regione sulle spese superflue. Conseguentemente, assume sei pensionati ( già beneficiari di pensioni ad alto livello retributivo) in posti dirigenziali AGGIUNTIVI retribuiti con ulteriori 300.000 annui….

  39. Condivido in pieno e rilancio: ma è vero che Cappellacci & C hanno già pronta la SOCIETA’ DI GESTIONE della zona franca? Chi si vuole cimentare sui nomi dei vari direttori, presidenti, amministratori, consulenti, membri del cda…etc..etc..?

  40. E’ vero che la zona franca non è la panacea di tutti i mali, ma non è neppure un tema da liquidare sbrigativamente, anche se Cappellacci e vari comitati lo hanno ridicolizzato. Purtroppo paghiamo sempre l’assenza di serie forze politiche natzionaliste con un chiaro progetto politico per la Sardegna.

    Sul connubio ‘sviluppo economico-alterità linguistico culturale’ basta osservare la differenza fra le Autonomie (come quelle del nord Italia), che la fanno valere, rispetto a tutte le altre Regioni (ordinarie e non) che si sono fatte omologare. I risultati parlano da soli, per questo da mesi e mesi ormai su Sa Natzione stiamo battendo – ad esempio – sul caso sudtirolese, e sulla struttura centralista dello Stato.
    Per i lettori che non lo sapessero, fuori dall’Italia il dibattito non si è mai fermato, mentre in Italia sono proprio economisti di orientamento liberale a considerare il tema: http://www.sanatzione.eu/2013/05/le-ragioni-di-economisti-e-intellettuali-a-sostegno-dellindipendentismo-contemporaneo/ Fare poi il collegamento conseguente fra istruzione, dispersione scolastica e capacità di sviluppo (come da tempo sostiene Bolognesi), spero che diventi un argomento che possa cogliere sempre più attenzioni, perché su questi aspetti si gioca il futuro dell’isola, non sulle pagliacciate delle correnti romane di questo o quel partito.

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