Giornalismo / Sardegna

Radio Press è morta, viva Radio Press. Il tribunale dichiara fallita l’emittente cagliaritana

Radio Press è morta, viva Radio Press. Decretando il fallimento dell’emittente cagliaritana, il tribunale ha solamente staccato la spina e messo fine all’agonia, perché la radio era ormai in coma irreversibile da mesi. Il necrologio firmato dall’Associazione della Stampa Sarda la ricorda come una radio importante , il cui “fallimento, in particolare, crea un vuoto informativo. L’emittente si era segnalata, infatti, per una proposta di format innovativi e per un impegno non comune. Oltre alle edizioni quotidiane del radiogiornale si ricordano le ‘dirette’ su eventi straordinari per la città di Cagliari e per la Regione, le trasmissioni in sardo, i programmi a più voci con la Corsica, il programma del mattino ‘Buongiorno Cagliari’, il cui successo continua in un’altra emittente”.

Quel 3 gennaio del 1996, quando andò in onda il primo notiziario in diretta, io c’ero. A lavorare per la radio mi aveva chiamato uno dei due fondatori dell’emittente, il giornalista della Nuova Sardegna Roberto Paracchini (l’altro editore era un suo collega, Mauro Lissia): ero iscritto all’Ordine dei Giornalisti già da tre anni e lavoravo per la sua casa editrice, la Demos.

L’avventura fu da subito dura ed esaltante: dai primi studi di Monserrato (perché la radio prese le frequenze di Radio Dandy, ve la ricordate?), ci trasferimmo nella sede di via Garibaldi 105. Agli ordini del direttore Angelo Porru (un giornalista con tanta esperienza sulle spalle in qualità di programmista regista della Rai, e lo stile da servizio pubblico da lui impresso è rimasto fino alla fine quale cifra precisa dell’emittente), una bella squadra di professionisti dell’informazione: Gianni Solinas, Stefano Lai, Dafne Turillazzi, Jacopo Norfo, Cristiano Cadoni e il sottoscritto.

L’impostazione data all’emittente era assolutamente nuova per il panorama locale delle radio private perché l’informazione diventava un elemento centrale e non di contorno nella programmazione. Qualcosa di simile l’avevano fatta prima di noi Radio Alter, Radio Flash e Radio 24, ma in altri tempi e in altri contesti. Tutte esperienze finite negli anni ’80. Ora toccava a noi. E così iniziammo.

I primi anni furono durissimi ma anche molto belli. La radio era viva, sperimentava nuovi programmi, offriva trasmissioni straordinariamente curate e ricche (mi ricordo ad esempio, “Estate Giorno e Notte”, una trasmissione sugli eventi di spettacolo del fine settimana, con agende e interviste realizzate con uno standard realmente da servizio pubblico).

Poi nacque Mediterradio, la bellissima trasmissione con la Corsica che ora prosegue alla Rai (perché così hanno voluto la scorsa estate i partner francesi, resisi conto della situazione critica nella quale già versava Radio Press; loro, da radio pubblica quale sono, dovevano far proseguire la trasmissione senza correre il rischio di brutte sorprese, che poi come volevasi dimostrare sono arrivate. Per questo motivo la trasmissione è passata alla Rai, anche se qualche malelingua professionista si diverte a spargere veleno). Iniziarono i notiziari in sardo, che sono rimasti a lungo nella nostra programmazione, e tante trasmissioni musicali di qualità.

Nel 2000 lasciai l’emittente (di cui nel frattempo avevo acquisito una quota societaria di minoranza) per andare a lavorare prima a Tiscali, poi a Sardegna Uno, infine alla Regione. Tornai nel 2005, in pieno marasma, perché la radio era praticamente allo sbando e si avviava alla chiusura. In redazione trovai Paola Pilia e Alberto Urgu, dall’esperienza del giornale on line di spettacolo Godotnews (ve lo ricordate?) che io dirigevo vennero Cristiano Bandini e, più avanti, un giovanissimo Nicola Muscas. Una mia amica, Georgia Randazzo, si offrì di darmi una mano nell’amministrazione. Per fare cosa? Per cercare di salvare il salvabile.

Mi misi alla ricerca di qualcuno che comprasse la radio, e lo trovai. Così nel 2006 iniziò una nuova vita di Radio Press. Io lasciai il mio posto da consulente alla Regione (dove sarei potuto stare tranquillamente per altri tre anni) e divenni direttore dell’emittente.

Sono stati anni fantastici, perché siamo stati liberi di fare i giornalisti liberi quali eravamo e quali sempre saremo. Nel luglio del 2006 è nata Buongiorno Cagliari, una trasmissione che secondo me ha segnato la nascita di un modo nuovo di fare informazione in città. Me lo dico immodestamente da solo perché né l’Unione Sarda, né la Nuova Sardegna, né la Rai né Videolina hanno mai parlato né di questa trasmissione né di Radio Press in generale. Mai. Quando fra cento anni gli studiosi cercheranno di ricostruire la storia di Cagliari dalle colonne dei nostri maggiori quotidiani, non troveranno praticamente nessuna traccia di Radio Press. Ecco perché vi racconto queste cose: per lasciare una traccia e rendere omaggio al nostro lavoro.

Nessuno parlava di noi, eppure ci sono stati anni in cui avevamo in palinsesto fino a venticinque (ripeto: venticinque) trasmissioni settimanali e il gruppo di Radio Press era composto da cinquanta persone tra giornalisti, tecnici, collaboratori e programmisti. Ci sono stati anni in cui al nostro numero di sms sono arrivati la bellezza di 60 mila messaggi, mentre la nostra pagina Facebook era in assoluto la più seguita tra quelle delle testate sarde.

Facevamo undici edizioni di notiziario in diretta e abbiamo seguito i maggiori eventi: le nostre dirette sono rimaste nella memoria di tutti: da quelle elettorali a quella degli scontri al porto canale, da quella che ha raccontato la visita del Papa fino a quella tragica del giorno dell’alluvione di Sestu e Capoterra. Mentre nelle tv locali andavano in onda le televendite e nelle radio commerciali cazzeggiavano gli speaker, noi siamo andati in diretta no stop per quattordici ore, dando preziosissime informazioni di servizio ai cittadini delle località disastrate.

Questa è stata Radio Press: una radio libera fatta di giornalisti liberi che dava un’informazione pulita e credibile, con una redazione fatta di giornalisti giovani che arrivavano laddove le grandi firme dei grandi giornali e delle grandi tv non arrivavano o non volevano arrivare.

In tanti sono passati a Radio Press, e non provo neanche a ricordare i loro nomi perché rischierei di fare un torto a coloro che dimenticherei. In tanti si sono sperimentati nel giornalismo, hanno cercato di capire se questa strada era la loro strada: per alcuni è andata proprio così.

Perché Radio Press è morta? Perché, fatte salve le evidenti responsabilità personali di un editore che da un certo punto in poi ha taciuto irresponsabilmente ai dipendenti le difficoltà in cui versava l’emittente (e giustamente l’Assostampa rimarca come “non è stata la sola crisi economica a determinare il fallimento della società, chiesto dall’Istituto di previdenza dei giornalisti al quale non sono stati corrisposti i contributi di legge. Vi è stata anche una carenza imprenditoriale che il sindacato aveva messo inutilmente in evidenza”), la qualità non è stata premiata.

Negli anni in cui Radio Press è stata quanto di meglio il giornalismo sardo stava producendo, il frutto dei sacrifici straordinari di una redazione e di un imprenditore, non è stato possibile attivare nessuno strumento che consolidasse la nostra posizione. Perché la legge per l’editoria prima è stata svuotata dalla Giunta Soru, poi perché quella Cappellacci ha iniziato a foraggiare solo le testate amiche. Così è andata, amici miei. Perché nonostante Radio Press avesse ascolti pazzeschi, nessun imprenditore (tranne il nostro editore) ha avuto il coraggio e la lungimiranza di puntare su di noi. Neanche con una campagna pubblicitaria minima. Niente. Perché gli imprenditori sardi preferiscono sponsorizzare una squadra di calcio di terza categoria piuttosto che metter soldi in una testata che informi la comunità.

E a Cagliari chi sostiene una testata che ha la pretesa di dire le cose come stanno corre il rischio di farsi molti nemici e dunque di uscire dai giri che contano. Lo so io quali erano le reazioni di certi ambienti dopo alcune puntate di Buongiorno Cagliari ritenute troppo a favore del giovane candidato sindaco, Massimo Zedda.

Per fare una buona informazione servono tre ingredienti: giornalisti bravi e liberi, imprenditori coraggiosi e una opinione pubblica e una politica consapevoli dell’importanza dell’esistenza di una informazione di qualità e pronti a premiarla e a sostenerla. Finché ha avuto i primi due fattori a favore Radio Press è andata avanti, poi sono rimasti solo i giornalisti.

Io sono contento e orgoglioso di avere dato il mio contributo per una informazione migliore a Cagliari e in Sardegna, dentro Radio Press ci ho messo tutto il mio impegno e tutta la mia determinazione. Anche tutti i miei sbagli (e chiedo scusa per chi ha dovuto subirli). Radio Press ha fatto nascere nuovi giornalisti che ora lavorano in tante realtà, ma soprattutto ha creato nuovi ascoltatori: più preparati, più critici, più consapevoli del ruolo dell’informazione all’interno della società.

Radio Press è morta, come tutte le cose della vita e del mondo. Speriamo solo non sia morta invano. Perché la situazione dell’informazione in Sardegna è tragica e in costante peggioramento. E quello che successo a Radio Press potrebbe purtroppo succedere anche ad altre testate.

 

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61 Comments

  1. Pingback: Radio Press è Morta, dopo mesi di agonia il tribunale dichiara il fallimento – Radio Fusion

  2. Daniela Lasio says:

    salve. Vorrei sapere i titoli e gli interpreti delle canzoni che Radio Press trasmetteva con questa cassetta registrata fino a 4 o 5 anni fa. Chi dovrei contattare?

  3. Matteo says:

    Vi volevo chiedere se ora riuscite a riaprire Radio Press essendo per me una rdio che mi piace molto. Purtoppo io quando ho letto questo articolo mi sono scese le lacrime perchè io vi acolto molto volentieri. Ora ho sentito che sulla frequenza 93.5 c’è solo una cassetta a rotazione. Mi piacerebbe poter riascoltare tutte le vostre trasmissioni perchè molto diverteneti. SI può fare qualcosa?

    • Sì, sintonizzarsi su Radio X dove da tre anni vive e vegeta Buongiorno Cagliari!

    • Andrea says:

      purtroppo la fx 93.5 che sto ascoltando ora, è stata acquistata all’asta fallimentare da radio club network, ma dopo circa 11 mesi, non l’ha ancora attivata… speriamo si decida a farlo, perchè quella fx non puo andare avanti a furia di nastri…

  4. Pingback: Radiopress, grazie di essere esistita | BlogoSocial

  5. …si, trasmissioni divertenti, li ascoltavo ogni giorno, ma ad un certo punto davvero irritanti in quanto troppo ma davvero troppo orientate politicamente soprattutto in prossimità di elezioni locali o di questioni particolari di interesse pubblico, non hanno tenuto conto che voler accontentare solo una parte di ascoltatori “amici” escludeva il resto degli ascoltatori. Per questo motivo ho smesso di ascoltarla già da tempo.

  6. andrea says:

    la 88.7 è stata ceduta nel 2012 a radio iglesias, mentre i 93.5, da qualche giorno trasmettono una “cassettina” registrata.
    10 giorni fa, è stata trasmessa una parte di programmazione di Radio Iglesias, senza jingles identificativi.

    ieri, ho rinotato l’IDrds che indicava di nuovo R.PRESS.

    • Martino says:

      magari avere quella cassettina registrata di cui parli, caro Andrea!! C’è dell’ottima musica.. si può scaricare almeno il palinsesto da qualche parte (titoli e autori) che tu sappia?
      Non sono sardo, sono qui per lavoro e tutte le mattine quella musica mi apre il cuore!!!

      • andrea says:

        purtroppo cassette registrate da quella stazione, non ne possiedo, comunque, non so a chi appartengano i 93.5 ex press da serpeddi, e mi sembra piuttosto difficile che venga comprata da qualche imprenditore sardo, visti ke per avere frequenze su serpeddi, come minimo ci vogliono 200.000€…..

  7. riccardo says:

    è stata veramente la trasmissione (intendo “Buongiorno Cagliari”) più divertente che sia mai stata trasmessa in Sardegna… ma definire Radio Press solo da questo sarebbe riduttivo. Radio Press è stata una grande radio che a volte mi infastidiva (lo ammetto) perché “politica” ma comunque riusciva sempre a mettermi di buon umore. E questo non è comune. Bene, come ha detto qualcuno sopra, pazienza… ascoltiamo Radio XXX. Sempre aria di casa si respira…

  8. montesquieu says:

    Complimenti Vito (scusa per il “tu”) per il Post che hai scritto col cuore, ma sopratutto con l’intento di (ri)costruire anche un pezzo di MEMORIA ( la memoria è diventata una merce rara nel mondo digitale che vive solo di presente), prima che l’effimero dell’industria culturale distrugga con l’oblio il ricordo già sbiadito di RADIO PRESS.Come già successo per le GLORIOSE EMITTENTI DEI RUGGENTI ANNI 70 da Te citate: ALTER e RADIO24 e a stagione pioneristica inoltrata Radio FLASH.Per completezza citerei anche,con tutte le riserve e le contraddizioni che la accompagnarono, l’inizio esplosivo, tumultuoso e a tratti pirotecnico( gli adolescenti di allora ricordano ancora il mitico UN GIRO IN PAGLIETTA ) de LA VOCE SARDA che mi capitò di condividire.E con me anche fior di giovani promesse che, poi, poterono dimostrare il loro talento , ricordo qui solo quelli ad es., che si fecero un nome nella carta stampata (Ghirra, Aime,Mura.. )dopo il declino forse fin troppo rapido dell’emittente.Sicuramente più continua, più rilevante, certo più “professionale” per l’apporto di alcuni professionisti affermati, ma anche più ancor carica di contraddizioni, è stata la stagione di Radio 24; o così almeno l’ho vissuta.Credo che abbia SEGNATO un “PICCO” nella radiofonia isolana, direi, rimasto innarrivabile.Farei un torto a citare i compagni di avventura, tanti sono fra illustri, affermati e “giovani” talenti passati per gli studi nell’attico di via Delitala, rischiando di tralasciarne qualcuno;eppure tutti concorsero a creare quel piccolo grande “miracolo”.Non so se la nostalgia mi abbia preso la mano, ma il MIX “radio di informazione” a tutto tondo (con notiziari no stop, radiocronache epiche e persino una rassegna stampa notturna antelitteram) e “radio musicale” di altissimo livello con uno spettro di generi per tutti i gusti(dal rock al pop , canzone d’autore ,folk,R&blues, contemporanea, politica, etc…..fino alla migliore “disco”) è un Format non più replicato.
    Beh, per farla breve,20/30 anni dopo, come “radio di informazione”, Radio PRESS aveva riacceso l’orecchio portando qualità e innovazione da Radio libera, libera veramente….per dirla col giovane, pardon, ora “vecchio” Eugenio,che libera la mente.
    Grazie, Vito.

  9. Aligusta says:

    Nulla si distrugge, chi ha lavorato per Radio Press continuerà in altre forme e modi a far sentire la propria voce, noi terremo le orecchie e gli occhi aperti… grazie.

  10. quante informazioni ho saputo grazie a Radiopress, visto che altri organi di informazioni li nascondevano, e quante risate in quelle 2 ore della diretta di buongiorno cagliari, la mia massima solidarieta’ai giornalisti della radio, e grazie per tutto.

  11. Un immenso dispiacere; non appena l’ho scoperta, è diventata la radio che ascoltavo più spesso: non è morta solo “radio press”. penso che tutta la radio sia morta, fagocitata, “normalizzata”, imbrigliata dal “sistema” : ricordo che si parlava un tempo di “radio libere”, poi, improvvisamente, si cominciò a parlare solo di “radio private” : maledetta parola, “privato”………..

  12. sergio says:

    Viva Radio Press.
    Grazie Vito per questo post in memoria della radio più coinvolgente e divertente che abbia mai sintonizzato.
    Scettico nei confronti dei programmi di satira nazionali, prima di radio Press mi “sdongiavo di GR Parlamento, Radio radicale, Radio tre… Poi durante un trasloco del luglio 2007 qualcuno mi disse “li ascolti anche tu?” Faceva riferimento alla famosa coppia Biolchini-Arthemalle di cui non sapevo proprio nulla.
    E così ho scoperto Buongiorno Cagliari e l’emittente che, con i suoi programmi di informazione (ma anche con la stessa buongiorno Cagliari), ha ampliato la mia capacità critica in generale e allo stesso tempo ha risvegliato, con esilarante ironia e con dovizia di particolari, i ricordi ormai sepolti della Cagliari dei miei vent’anni. Aver conosciuto radiopress e i suoi agguerriti cronisti, animatori, collaboratori, amici è stata una delle migliori cose che posso ricordare negli ultimi anni.
    Grazie Radio Press per aver vissuto da libera restituendo quella consapevolezza, anche scomoda, e un profumo di libertà su cui non si sperava più.

  13. Molto belle le tante parole lette, qui e sui vari link. Però comincia ad essere asfittica quest’aria malinconica per i bei tempi andati. CastedduOnLine ha usato, come foto a corredo, una di Vito quasi sicuramente scattata a fine estate a Monte Claro durante la presentazione della nuova stagione di BuongiornoCagliari a Radio X. Avevo voluto esserci: ricordo di aver respirato aria nuova, aver colto nuove energie. Spero di non essermi sbagliato.
    PS in quella fortunata occasione conobbi personalmente Bilancia Guasta, il peggiore playlister di sempre!

  14. L'ascoltatrice says:

    Non so cosa dire, per me eravate casa… tutto qui! E vederla in vendita fa malissimo.

  15. Grazie a tutti per queste bellissime attestazioni di stima, evidentemente il nostro lavoro non solo non è stato vano ma è stato assolutamente compreso, e questa è la cosa che mi conforta di più.
    Detto questo, spiace (ma non sorprende) vedere in azione su facebook le solite malelingue professioniste. Con i consueti modi ipocriti di chi dice senza non voler dire completamente, si fa sostanzialmente credere che il fallimento della radio (o quantomeno la sua crisi) sia stato accelerato dal passaggio della trasmissione Mediterradio dalle frequenze di Radio Press a quelle della Rai. E questo perché, a sentire le solite malelingue professioniste, la trasmissione rappresentava una delle principali voci di introito economico della radio: niente di più falso, purtroppo.
    Mediterradio è nata nel 1996 e per i primi due anni godette dei fondi della Commissione europea. Dopodiché fu finanziata con i fondi della legge regionale sull’editoria (nell’ultima annualità percepita pari a ventimila euro), fondi che con l’arrivo di Soru nel 2004 furono completamente azzerati.
    Da allora la trasmissione è stata fatta GRATIS, senza alcun contributo da parte di nessuna istituzione, salvo che per un paio di stagioni, quando assommando i contributi della presidenza della Regione (Cappellacci, un anno) e presidenza della provincia di Cagliari (presidente Graziano Milia, un altro anno) la radio ha potuto contare su complessivi ventimila euro.
    Perché Mediterradio non è mai stata finanziata con continuità? Perché non c’erano norme specifiche che consentissero alle istituzioni di aiutarci, o forse perché mancava la volontà politica. Abbiamo provato anche con il programma Enpi, invano.
    Ricapitolando: dal 2004 al 2012 Mediterradio ha portato nelle casse di Radio Press la bellezza di vemtimila euro, cioè meno di quanto servisse per pagare le spese di due mesi di funzionamento dell’emittente. Se qualcuno conosce la vera identità di queste malelingue professioniste, le informi per cortesia.
    Inoltre, ribadisco che l’interruzione del rapporto con Radio Press è stata determinata dalla radio còrsa nel momento in cui si è resa conto che la situazione a Cagliari stava iniziando pericolosamente a scricchiolare (e non si può certo dire che i colleghi francesi non siano stati preveggenti). Per loro rivolgersi alla Rai fu l’unica scelta (sono entrambe emittenti del servizio pubblico). E la Rai Sardegna ha chiesto a me di condurre la trasmissione, essendo io dal 2005 uno dei programmisti di viale Bonaria (ho iniziato sette anni fa a fare trasmissioni per la Rai Sardegna, non sono certo sbucato dal nulla nell’ottobre scorso per fare la nuova versione di Mediterradio allargata anche alla Sicilia).
    E già che ci siamo, correggiamo anche una piccola svista riportata ieri dalla Nuova Sardegna, sempre sulla trasmissione Mediterradio. La quale non è stata “ideata dall’ex direttore di Radio Press Angelo Porru” ma dal collega Petru Mari di RCFM. La trasmissione fu infatti proposta in prima battuta alla Rai Sardegna. Si fecero anche diverse riunioni e numeri zero, prima di abbandonare tutto per l’evidente incapacità del nostro servizio pubblico regionale di allora (metà anni ’90) di rapportarsi con i colleghi francesi. Angelo Porru seppe cogliere la palla al balzo e propose la nascente Radio Press come partner, e fu veramente da parte sua un colpo da maestro.
    Il nome Mediterradio fu invece trovato da Gianni Solinas nel corso di una cena ad alto tasso alcolico con i colleghi corsi in un ristorante di viale Sant’Avendrace. Il primo conduttore della trasmissione (che inizialmente andava in onda una volta al mese) fu il sottoscritto, che mantenne la conduzione fino al 2000 per poi riprenderla dall’autunno del 2005 al marzo del 2012. Questo ovviamente per amor di verità. Magari la prossima volta la Nuova Sardegna su Mediterradio ci fa anche un pezzo. Con notizie giuste, però.

  16. Non smettero’ mai di ringraziare radio press x avermi permesso di vivere in diretta la trasferta degli operai alcoa a roma nel2009. I compagni del mio partito ,marito compreso,partirono in nave con gli operai in segno di solidarieta’, perche’ la lotta e’ di tutti.Grazie alla voce di Alberto urgu potei vivere quei momenti , tragici , x la disperazione della perdita del lavoro e x gli scontri violenti avvenuti in piazza barberini.Grazie x avermi permesso di lottare con loro anche se da casa, io che la piazza la vivo con il cuore ma soprattutto con la mia presenza .E poi BUONGIORNO CAGLIARI.Questa trasmissione ha cambiato il modo di interagire delle persone.HA creato amicizie altrimenti inimmaginabili,Ha creato un format di discussione nuovo,immediato , veloce, variegato.Grazie.Speriamo che radio X riesca in qualche modo , non dico a ” copiare” , ma almeno emulare quel modo di informazione libera che oggi e’ sempre piu’ carente.”INFORMAZIONE SENZA PADRONI”.X ultimo ma non meno importante un pensiero x tutti i dipendenti , giornalisti o meno, che si ritrovano a lottare x quel lavoro che non c’e’ piu’,che tante volte hanno raccontato dalle tante dirette. Grazie .

  17. Gianfranco Fancello says:

    Ci si sente sempre più poveri e soli quando chiude una radio, non esce più un giornale, smette di trasmettere una tv: il senso di vuoto è tangibile, reale.
    Radio Press è stata unica nel suo genere, incarnando uno spirito di innovazione che trasmetteva freschezza, indipendenza, libertà.
    Concordo con chi dice che non serve piangere, o meglio, lo si può fare, come per tutti i funerali, al massimo per due giorni, poi bisogna ripartire,
    Ripartire da ciò che di buono quell’esperienza ha mostrato, dalle tante cose positive realizzate e costruite, dagli errori che probabilmente si sono commessi: personalmente, da semplice affezionato ascoltatore, ritengo che l’aspetto positivo più importante sia stato aver scoperto che in città ed in Sardegna c’è una fame enorme di radio di qualità, di prodotti editoriali seri, che sappiano ascoltare e dialogare con le persone, con un serio e robusto progetto alle spalle. Radio che siano indipendenti e libere, determinate e responsabili, capaci di far ridere quando bisogna ridere e far riflettere quando bisogna riflettere.
    E’ questa la vera eredità che lascia Radio Press, eredità che deve essere raccolta e fatta fruttare nel miglior modo possibile.

  18. Trizio says:

    Per anni mi ha accompagnato on streaming al lavoro, in auto il tasto su cui l’avevo memorizzata era consumato, la musica che mandava in onda non aveva concorrenti per bellezza e intelligenza musicale; anche una voce poco radiofonica come quella di Mauro Onano riusciva piacevole, un difetto di fabbrica che diventava originale segno di riconoscimento (mi sono sempre chiesto se era lo stesso Mauro Onano del Salvavita di Assemini).
    Il primo colpo con la fine di Buongiorno Cagliari di Vito ed Elio, poi qualche giorno fa la “mancanza” da quel mio tasto, ancora memorizzato sull’autoradio, che ho schiacciato per giorni: solo silenzio.
    Cagliari è cresciuta grazie a Radio Press, e Radio Press è cresciuta con Cagliari. Ora che la squadra di Radio Press non c’è più, spero non sparisca quello spirito critico che magicamente ha pervaso la città in questi ultimi anni. Ma senza un catalizzatore di opinioni come voi siete stati sarà veramente difficile. Per il futuro un grosso in bocca al lupo a voi e a tutti noi.

  19. AleAlf says:

    Ciao Vito, scusa la domanda… Radio Press è fallita, ora il curatore fallimentare mette in vendita frequenze e marchio?

  20. deuseudeu says:

    OK VABBENE !!! ABBIAMO ….. RISO…E …. SOFFERTO ASSIEME A RADIO PRESS .. PER TANTI ANNI
    ADESSO NON PIANGIAMOCI SOPRA… VIVA RADIO X … NON FACCIAMO MANCARE A RADIO X IL NOSTRO APPOGGIO DA ASCOLTATORI IN MANIERA TALE CHE GLI INSERTI PUBBLICITARI SIANO I PIU POSSIBILI… ….

  21. Francesco says:

    “A loro non importa che in tutte le zone dell’interno Radio Sardegna sta diventando un appuntamento fisso, un polo di aggregazione, un momento di svago e riflessione. A loro non importa sapere che a Radio Sardegna non vanno in onda, a parte le dovute eccezioni, programmi beceri di carattere folkloristico. Non interessa neppure sapere che l’emittente isolana ha prodotto cultura e informazione di alto livello, ricerche e proposte innovative. Può darsi che oggi la funzione della radio abbia perso la primitiva vocazione aggregante. Può darsi che gli altri mass-media abbiano eroso una buona fetta di pubblico. Ma questo non significa, e non deve significare che quindi Radio Sardegna abbia esaurito il proprio compito.” (La voce delle Libertà, un contributo alla storia di Radio Sardegna. Simona de Francisci, ed. Fondazione Sardinia)
    Ho appreso la notizia e mi sono ricordato della storia di Radio Sardegna. Probabilmente si potrà dire che le due vicende hanno poco in comune, ma quando si è fatto cenno alla libera informazione, alla “produzione di cultura” e su come poco si faccia per tutelarla non ho potuto fare a meno di collegare le due radio.
    Mi spiace molto inoltre aver conosciuto radio Press in ritardo.

  22. Gabriele Lippi says:

    Tra i ragazzi passati per Radio Press che Vito ha comprensibilmente deciso di non nominare, ci sono anche io. Passato e ripassato a dirla tutta, perché Radio Press è qualcosa che mai mi ha lasciato e mai mi lascerà davvero. Se oggi sono un giornalista professionista e lavoro nella redazione di un quotidiano nazionale lo devo soprattutto a quella piccola grande famiglia di via Barone Rossi. Fu Nicola Muscas ad accompagnarmi alla mia prima conferenza stampa, nella sede di Irs in via Nuoro, Alberto Urgu era il supervisore del progetto universitario ‘Onda libera’, con cui io e un’altra manciata di studenti abbiamo iniziato ad approciarci al giornalismo. Alcuni per restarci, altri no. Cristiano Bandini mi ha insegnato che a volte un termine può essere il più corretto sotto il profilo lessicale, ma c’è un piano della comunicazione che esula dai dizionari ed è altrettanto importante, e che quindi, quella parola, sarebbe meglio non usarla per non incorrere in antipatici incidenti diplomatici. Paola Pilia è semplicemente una persona meravigliosa, oltre che una grande giornalista. Un’amica che non ha mai smesso di credere in me, come del resto, tutti gli altri, e che da direttrice ha lottato fino alla fine per mantenere in vita un sogno agonizzante.
    Vito Biolchini mi ha preparato quando ho deciso di tentare l’avventura della scuola di giornalismo: mi faceva scrivere degli articoli (io che all’epoca non avevo mai lavorato per un giornale di carta), e me li correggeva. Prima ancora aveva avuto il coraggio di farmi andare in diretta per più di un’ora con una radiocronaca delle emozionanti partite di finale playoff della Russo Cagliari, in trasferta da Zagarolo, senza una tribuna stampa, appollaiato nell’unico angolo di un palazzetto bunker in cui prendesse il cellulare. Confinato in mezzo ai tifosi del Palestrina, sotto la loro curva, con almeno un terzo del campo coperto alla mia vista. Mezzo passo e la linea sarebbe caduta, scusate se qualche azione l’ho inventata, ma mi avevano insegnato che la Radio non può conoscere pause, né esitazioni, e ho provato a fare di necessità virtù.
    Ecco perché Radio Press, per me, non morirà mai. Resterà per sempre nei miei ricordi e nelle amicizie che ho stretto, coi colleghi della redazione e con i compagni di avventura che mi hanno sopportato alla parte tecnica quando sono tornato per condurre i programmi della redazione sportiva.
    Ogni volta che mi capita di risentire le note di ‘In The Mood’ di Glenn Miller, la mia mente ritorna a quei venerdì sera passati nello studio di Curva Nord… Non riesco a separare quel brano bellissimo, presente nella colonna sonora di più di un film, dal ricordo di quel microfono davanti alla mia bocca e di quelle cuffie sulle mie orecchie, con Cristiano Floris dietro il mixer che sforzava di farsi piacere uno sport di cui non gli era mai importato granché.

    Scusate se sono stato prolisso, quando forse bastava semplicemente una parola:

    GRAZIE!

  23. Stefania Siddi says:

    Radio Press è fallita. È solo l’ennesima Radio locale, l’ultima di una lunga lista, che ha dovuto chiudere i battenti. Non che mi piacesse particolarmente, e sorvolo sui motivi, ma sicuramente ha avuto il grande merito di fare informazione locale, dare voce a tante realtà che faticano a trovare spazi nei vari organi di stampa, coinvolgere tante persone, e fare formazione.
    Radio Press ha avuto un certo successo in città, soprattutto in certi ambienti, eppure non ce l’ha fatta. Perché?
    Proverò a spiegare un paio di cose che forse in pochi conoscono.
    Un tempo era facile fare radio, sia sul piano tecnico che su quello fiscale. Bastavano un po’ di dischi da casa e dagli amici e qualche matto che si mettesse a dire quattro scemenze dietro a un microfono, fare scherzi telefonici, o prendere dediche e richieste musicali e la radio era fatta. Poi tutto è cambiato. Dall’assegnazione delle frequenze in poi, senza entrare nei particolari, le radio “libere”, hanno dovuto sottostare a un processo di “aziendalizzazione”. Non più radio per hobby, dunque, ma veri e propri soggetti giuridici, con obblighi legali e fiscali come le altre imprese. Per legge, le radio locali devono avere almeno due dipendenti, uffici in regola con la normativa sulla sicurezza, tutti gli speaker devono avere l’agibilità, i contributi pagati, avere tutti i supporti audio in originale, pagare la SIAE e tutte le tasse che normalmente strozzano anche le imprese. Con la differenza che le Radio non sono come tutte le altre imprese.
    Le Radio spendono molto per creare un prodotto che la gran parte di chi lo utilizza non pagherà. In termini economici parliamo di “esternalità”. I costi possono essere coperti solo attraverso donazioni volontarie, sempre rare o inesistenti, contributi pubblici, pubblicità istituzionale e, il modo più ovvio, attingendo dal mercato pubblicitario.
    In Sardegna la legge sull’editoria ha subito un forte attacco dalla giunta Soru nel tentativo di organizzare il settore secondo criteri di efficienza. Nonostante ciò, ancor oggi la pubblicità istituzionale della Regione e suoi enti, ma anche quella delle Provincie e dei Comuni, viene assegnata in base a criteri poco trasparenti e spesso in base a conoscenze dirette e simpatie personali.
    Il mercato della pubblicità locale, invece, è stato ucciso dalla mancanza di figure professionali che non avendo argomentazioni, finivano per attuare solo politiche di prezzo, praticando sconti fortissimi pur di avere un contratto. Spesso ciò è stato reso possibile da chi aveva le spalle più coperte, ma anche da tanti improvvisati del mestiere. Come può vivere una Radio che vende uno slot a 2€ o perfino a 50 centesimi? Quanta pubblicità serve per coprire i costi degli uffici, degli impianti di trasmissione, delle apparecchiature, della corrente, del personale, delle tasse?
    Tutto questo, io credo, ha fatto sì che la pubblicità radiofonica fosse svilita anche nell’immaginario collettivo.
    Va anche detto che in Sardegna oltre ad un esiguo bacino di utenza, c’è una forte frammentazione e le Radio sono ancora una cinquantina e di queste alcune sono poco più che Radio condominiali e gran parte sono Radio di quartiere, di paese, o al massimo cittadine. Ma tutto questo non si sa. O meglio, non si vuole sapere, e non si vuole far sapere. Perché è facile dichiararsi Radio Regionali o Radio Provinciali, ma di fatto, chi controlla? E chi ha interesse a saperlo? Nessuno, o quasi.
    Invece gli strumenti per le misurazioni del segnale e del bacino di utenza e gli strumenti di indagine statistica ci sarebbero. Ho provato a proporre anni fa uno studio al Corerat, ora Corecom, ma è stato inutile. Si è sempre preferito affidare studi improbabili e superficiali all’Università.
    Chi dirige quell’ente sono giornalisti o politicanti che di radio non sanno nulla e non vogliono sapere.
    Chi ha osato aderire alle indagini di mercato di Audiradio prima ed Eurisko poi, ha dovuto constatare sia gli altissimi costi ma soprattutto i forti limiti, per dir poco, di un sistema di indagine statistica obsoleto e impreciso che sembrerebbe quasi una presa in giro se non fosse per il carattere vessatorio.
    Io penso che gran parte delle Radio in Sardegna abbia il fiato corto. Non credo che si possa dare la colpa agli editori, perché avere una Radio vuol dire avere un pozzo mangiasoldi senza fondo.
    Da anni penso, forse ingenuamente, che solo una forte azione da parte della politica e un dialogo fra i concessionari possa portare a qualcosa di buono, ma la rivalità e alta e ciascuno cura il proprio orticello.
    Sono anche convinta che l’eccessiva frammentazione di nano e micro Radio non serva a nulla e nessuno e non potrà durare e l’agonia delle emittenti radiofoniche locali sarà destinata a durare a lungo.

    • La globalizzazione colpisce anche le radio. Se non si sa sfruttare l’opportunità e si rimane agganciati a logiche tradizionalistiche si chiude. Oggi non è più necessario cercare la pubblicità locale per andare avanti. Basta saper usare i nuovi mezzi (e per usare non intendo sapere come si guidano ma come cogliere l’opportunità)!

  24. G.PAOLO says:

    Grandi!

  25. Che dispiacere! Nessuna emittente locale è stata così attenta ai contenuti quanto Radio Press, sia nell’informazione che nei programmi di intrattenimento. Mai programmi banali o commerciali, ma sempre di spessore e allo stesso tempo frizzanti e godibili. Un ineguagliato modello radiofonico. Uno dei momenti migliori, come ha ricordato Vito: aver cambiato il palinsesto sul momento ed essersi fatti trovare pronti per raccontare l’emergenza, come accadde con l’alluvione di Capoterra nell’ottobre del 2008. Così fa una grande emittente! (unica in Sardegna).
    Tutta la mia gratitudine a Vito, Paola, Elio, Cristiano, Alberto, Nicola, Claudio, McFlower e tutto, tutto lo staff per avermi dato spazio col programma Cono Sur. Anch’io, come altri, sono passato da ascoltatore a programmista, perché Radio Press era una casa aperta, accogliente, e con generosità ha “svezzato” radiofonicamente me ed altri.
    Gràtzias
    Morta Radio Press, viva Radio Press, nell’etere sempre sia!
    …e in cielo c’è già Paolo Putzu pronto a programmare…
    Paolo Maccioni

  26. Caro Vito, ho perso il conto degli anni sprecati da ascoltatore passivo di radio di varie tendenze.
    Aver conosciuto Radio Press ed i suoi animatori ha cambiato la mia vita, ho nuovamente imparato ad amare la mia Città (anche se ormai l’avevo dovuta lasciare per metter su casa nell’hinterland) ed è tornata la curiosità di sapere cosa ci accadeva realmente.
    Da transfuga di Cagliari mi sono ritrovato alluvionato a Capoterra, solo grazie a te Paola ed Alberto ed a tutti i tuoi Colleghi ho potuto avere le informazioni minime che mi hanno aiutato ad orientarmi nel caos folle di quei giorni e per questo non vi ringrazierò mai abbastanza.
    E’ veramente triste percepire che non basta fare bene, con passione, con impegno e dedizione il proprio lavoro perchè le cose funzionino…quasi sempre, alla fine, chi decide il destino di una qualsiasi intrapresa non ne comprende l’essenza e si gira dall’altra parte…
    In un altro contesto, mi trovo in una situazione simile e mi auguro di avere in minima parte la tua forza e la tua serenità.
    Un abbraccio e Viva Radio Press

    Bird33

  27. Gianfranco Carboni says:

    Grazie Vito della ricostruzione. Grazie per aver dato voce a tantissimi, averci fatto conoscere ed apprezzare il lavoro, a tutto lo staff che citi nell’articolo. Nulla muore se ha insegnato qualcosa ma risorge sotto altre forme e nomi. Un abbraccio a te Elio, Paola Cristiano Nicola a a tutti.

  28. Amsicora70 says:

    Sono stato spesso critico nei confronti di Vito per delle idee divergenti. Ma l’ho sempre detto e lo dirò sempre: grazie per avermi ripulito la testa con radio Press e con buongiorno Cagliari, grazie per avermi fatto uscire dall’assuefazione.

    Resta, almeno in me, una constatazione amarissima: perché in questa città le cose che funzionano per un motivo o per un altro si fermano?

  29. Mi dispiace tanto, ho avuto modo di collaborare tra il 1997/98, ho conosciuto tanti professionisti come Angelo, Gianni e Vito. Ricordo alcuni programm di quel periodoi: SoulFood StazioneRock CassobetoDifferenziato Mediterradio Pagina3
    Mario L.

  30. elio turno arthemalle says:

    Quante cose belle e importanti sono finite proprio quando ci sembrava che non potessimo più farne a meno.
    Ciclicamente sembra che tutto stia esplodendo, ma dopo le grandi paure, ci accorgiamo di essere ancora in piedi. Siamo sopravvissuti a tanti tramonti, datecene atto.
    Sottoscrivo ogni parola di Vito: l’incredibile esperienza di Radio Press però, non deve essere per noi un bel ricordo. I bei ricordi sono patetici: che insopportabile magone, sentire gli attempati ex-giovani che raccontano i tempi eroici delle “radio libere”…
    No, il fallimento di Radio Press deve essere l’occasione di una riflessione che ci aiuti a evitare il rimpianto e a immaginare il futuro, a evitare gli errori, a vedere la realtà nella sua spietata crudezza.
    Cerchiamo di capire quali errori sono stati fatti, e da chi (noi compresi).
    Proviamo a capire come si può fare informazione, intrattenimento e cultura a partire da oggi, giugno 2013, senza rimpiangere ciò che abbiamo fatto e ciò che non siamo riusciti a fare.
    Intanto, io e Vito, non so come, sbraitiamo ancora ai microfoni di Buongiorno Cagliari.
    Ci sentiamo lunedì, alle 8, su Radio X.
    Bona pisca.
    Elio

    • Bona pisca anche a Te, od caro Elio!!!
      A lunedì, martedì, mercoledì….

    • Lukix83 says:

      Grande Elio, come sempre!

      Vi ho seguito indiretta streaming dal Teatro(ve lo ricordate?)!

      Avete fatto grandi cose e ne fate ancora in giro per Cagliari!

      Le tue parole, ironiche (o serie) arrivano sempre ad un punto che fanno riflettere!

      E allora, appena è, ci sentiamo su Radio Ichisi!

  31. Caro Vito,
    ho iniziato a conoscere Radio Press dal 2008 in poi, quando, da Maui resident, ho iniziato a rifrequentare Cagliari più volte all’anno.
    Sono diventato un tossicodipendente di Buongiorno Cagliari, che ascoltavo obbligatoriamente sia dal mio ‘resort’ a Capitana che in streaming da dove mi trovassi nel mondo ( ricordo l’eccittamento di alcune puntate nelle quali tu ed Elio leggevate e rispondevate a miei sms dalle Hawaii o da Cape Town o dal Marocco o da New York….
    Da buon giornalista libero che vent’anni prima di te ha sempre rifiutato di diventare servo del padrone, vedevo radio press come l’ultimo baluardo dell’informazione libera, veritiera e…spiritosa. Ciò che hai portato e state portando a Radio X.
    Le cose iniziano e finiscono, come per me Windsurf italia o il Chia Classic.
    Radio Press ha segnato un periodo storico della nostra informazione e come per i grandi uomini la memoria rimarrà eterna (per chi l’ha conosciuta). Grazie a te e a tutta la banda che nell’ultimo lustro l’ha fatta funzionare dignitosamente.
    Aloha & a si biri
    mc porc

  32. Supresidenti says:

    Essere ascoltati da mille persone e aver dato voce a milioni di persone. Questo è secondo me giornalismo. Questa è stata Radio Press. E io non posso che ringraziarvi tutti quanti.

  33. Cristian Caddeo says:

    Radio Press è fallita, i giornalisti no, i giorni memorabili neanche, le trasmissioni mitiche neppure, i nostri ricordi rimangono tutti (basta leggere i commenti). Un esperienza non si cancella per un provvedimento del tribunale e infatti le esperienze coltivate rimangono tutte. Radio Press rimarrà per sempre nei nostri cuori ma non perché si chiamava Radio Press ma perché ci lavorava gente straordinaria e quella gente esiste ancora, non è fallita. Ora ci accontentiamo di Buongiorno Cagliari ma onestamente……..non ci basta, l’esperienza è ripetibile!!!

  34. ho conosciuto RadioPress il giorno in cui aprì su Flickr la pagina di Buongiorno Cagliari. Mi incuriosì e per la prima volta dai tempi di Radio Manila tornai ad ascoltare la radio. Era qualcosa di miracoloso, avevo sotto controllo tutte le notizie della mia città. Sentivo la voce di Alberto in collegamento dal porto dove i cargo pieni di monnezza scaricavano e pensavo “io lo conosco!” Viva RadioPress.

  35. Radio Press è stata l’unica emittente isolana, e non solo, che fin dai suoi esordi ha dato spazio senza censura, senza “avarizia” e soprattutto con coraggio a Telefono Antiplagio (ora Osservatorio Antiplagio) nelle sue dure, durissime battaglie contro il business dei ciarlatani e del gioco d’azzardo che, come si sa, coinvolge i cosiddetti “colletti bianchi”. Ma la vera originalità di Radio Press è stata quella, di volta in volta, di chiamare al telefono il nostro comitato di volontariato e mandare in onda subito, senza preavviso, in diretta ciò che ci chiedeva di raccontare sulle nostre iniziative e sulle nostre denunce: bellissima idea! Nessuna radio, né tv lo ha mai fatto! E così, grazie a Radio Press, ci siamo sentiti meno soli. Un caro abbraccio a tutti e, perché no, un “arrisentirci”. Giovanni Panunzio, idr, fondatore e coord. naz. Telefono Antiplagio

  36. ivan botticini says:

    Come l’amore, come tutte le cose belle, prima o poi finisce, si scrive la parola fine e resta solo una nuvola di tristezza… Se ė vero, come è vero, che la storia di Radiopress è fondata innanzi tutto sulla libertá di opinione… allora meriterebbe un approfondimento ancora maggiore del tuo doveroso “coccodrillo”. Spero se ne parli ancora, minimo come esempio. ib

  37. siete stati veramente grandi e Radio Press non verrà dimenticata, stai certo.
    Grande radio e grandi giornalisti, fra mille difficoltà e poche gratificazioni.

    Stefano Deliperi

  38. Su Brigungiosu says:

    Radio Presso non è morta invano!
    E il perché l’hai spiegato bene tu stesso, Vito.
    Tanti giornalisti si sono fatti le ossa, nuovi ne sono nati e altri si sono affermati.
    Ancor più sono gli ascoltatori che sono cresciuti grazie alla cultura che Radio Press ha seminato sotto diverse forme: musica, inchieste, notizie, dirette, interviste e tanto altro.
    No, non è morta per niente perché tutti abbiamo avuto qualcosa in cambio.
    Come tutte le cose di questa terra è giunta alla fine del suo ciclo vitale, ma ci sono altre realtà.

    RadioX è una di queste, una emittente nata come vera alternativa nel panorama musicale italiano tutto (la seguo dalla nascita, ore e ore di bellissima musica senza un secondo di pubblicità, ricordate?), pioniera del panorama web e che ha saputo innovarsi con intelligenza.
    Cagliari Social Radio è uno dei più interessanti progetti radiofonici mai visti in città, anche loro ci stanno dando tanto.
    Chissà che non ci sia posto anche per qualche naufrago di Radio Press…

    Addio a Radio Press da Su Brigungiusu, evviva Radio Press!

  39. Il Medievista says:

    Nel 2007 con la mia famiglia tornavo a Cagliari, la mia città, dopo un girovagare fra Sardegna, Sicilia, Spagna. Le settimane in cui imbiancavo la nostra nuova casa ascoltavo la radio da solo, per avere un po’ di compagnia. Per caso scoprii Radio Press, principalmente per aver beccato le trasmissioni di Andrea Tramonte sulla musica indipendente. Da lì mi sintonizzai puntualmente sulle frequenze di Radio Press, fino a scoprire, una mattina, le voci di “Buongiorno Cagliari”. Da lì è iniziata una nuova avventura (conservo ancora il mio primo sms speditovi e le registrazioni delle mie visite in studio, per parlare di Santa Igia o portare le sarfate). Insomma, una fitta al cuore…

  40. w radio press!

  41. deuseudeu says:

    In natura nulla muore ma tutto si trasforma !!

    E molto triste quando uno dei nostri amici piu cari muore … ci vengono in mente le decine di situazioni passate in compagnia , Radio Press era un amico sempre presente quando c era bisogno di qualcuno che ci spiegasse cosa stava avvenendo … storiche le dirette di Urgu ._
    Erano gli unici che facevano veramente un servizio alla gente di Cagliari
    Bravi comunque tutti… e veramente grazie._

  42. addio Radiopress!

  43. Su una cosa, caro Vito, non sono d’accordo con te: probabilmente anche fra cento anni resterà traccia di Radio Press, non solo per le tue belle parole, ma anche per la testimonianza di chi l’ha ascoltata e continua a nominarla, magari con lapsus, al posto di RadioX.
    Mi piace ricordare il modo in cui scoprii Radio Press: le dirette in trasferta dei play off di basket della Russo! Quanto tempo… da allora un lento ma costante e sempre più intenso ascolto: ovviamente Buongiorno Cagliari, ma poi Birdland e Cantautore e…
    E non posso non ricordare ciò che fa di me un fauno: l’ingresso a Radio Press (con playlist e sarfata!) nell’antro del Salone degli Arazzi, con te, alle prese col preistorico Nokia, ed Elio.
    Radio Press è finita: viva RadioX, chi continua a farla e chi continua ad avere la possibilità di ascoltarla!

  44. Casu axedu says:

    Conoscevo Radio Press dalla sua nascita, ma ho iniziato a seguirla con costanza a partire dal 2006, sono stati anni felici per l’informazione cagliaritana perchè sapevamo di avere a disposizione una voce libera e sincera. Anch’io ho seguito le dirette, la tua intervista a Soru la notte del vergognoso salto alla sua casa, il racconto dell’alluvione di Capoterra, le dirette elettorali (a quella delle regionali del 2009 ho anche partecipato venendovi, distrutto, a salutarvi in studio). Penso di essere diventato un ascoltatore migliore ed un cittadino più informato e che dall’informazione pretende sempre di più. Grazie a te ed a tutti gli altri ragazzi per questa stagione.

  45. un po l’abbiamo fatta anche noi radio-press…coi nostri sms e la nostra voglia di stare a sentirvie di farci sentire da una redazione attenta e preparata. sono un po triste anche io, ricordando che durnate quell’alluvione nel mio piccolo ho contribuito a farvi grandi. mi spiace

  46. Anonimo says:

    Caro Vito, considerato il loro livello culturale e la vista notoriamente corta, è meglio che quegli imprenditori si siano limitati a sponsorizzare le squadrette di calcio, tenendosi lontani dall’editoria. Abbiamo evitato guai peggiori. Basti pensare a quello che hanno combinato e combinano i “big” di via Venturi e di Santa Gilla.

  47. Giuseppina piseddu says:

    Vito, sono arrivata a Cagliari per ragioni di lavoro nel 2007, dove continuo a vivere e lavorare. Venivo da Sassari, dove avevo passato i miei primi quarant’anni, e senza la vostra trasmissione starei ancora a cercare di capire tante cose inspiegabili che nella stampa ufficiale non esistono. Mio figlio, che ora ha diciotto anni si è’ sciroppato cinque anni di tragitti per scuola che sono stati una grande esperienza formativa. Forse un po’ tardivamente riesco a ringraziare te , che continuo a seguire sulla nuova emittente, e il vostro ex editore, che è’ stato comunque coraggioso. Grazie

  48. Claudia says:

    Che triste, dolorosa notizia, Vito! Intelligenza,competenza,entusiasmo,professionalità,libertà di pensiero, innovazione, tutto gettato al vento!! Per me,che sono stata ascoltatrice fedele ed entusiasta di Radio Press per anni, questo é davvero un brutto giorno. Ma Radio Press non é esistita invano. Ha formato, come giustamente hai detto tu, una nuova generazione di ascoltatori più esigente, più critica, più smaliziata ; ha supplito alle lacune spaventose e all’omologazione che appiattiva l’informazione cittadina, e per questo non ringrazieremo mai abbastanza tutti voi che avete reso possibile questo miracolo. Radio Press é stato uno squarcio di luce che ha ravvivato questa città sonnolenta .Spero di cuore che i professionisti splendidi che vi lavoravano trovino altre opportunità di dimostrare il proprio valore. Grazie di tutto, ragazzi !

  49. Valleyman says:

    Radio Pess ha creato nuovi ascoltatori: più preparati, più critici, più consapevoli del ruolo dell’informazione all’interno della società. Io sono uno di quelli. Grazie.

  50. Monica says:

    Peccato davvero. Era una radio meravigliosa con trasmissioni di informazione e di musica pazzesche. Mi dispiace moltissimo

  51. Roberto says:

    Ciao Vito, sono stato un’ascoltatore di Radio Press per un paio di anni, ho conosciuto questa radio grazie alla trasmissione condotta da te e da Elio, da li’ ho conosciuto tutti i vari programmi, il giornale radio, che dava notizie che la concorrenza non dava, il giornale radio in sardo, se non sbaglio era alle 19??? Ma poi come hai citato tu le dirette… che mi ricordo ancora… che dirette… una piccola radio che ha fatto un servizio degno di una emittente nazionale! E i tanti programmi che ruotavano durante la giornata. Oggi purtroppo Radio Press non c’è piu’ e con lei se ne và un pezzo della nostra quotidianetà. Secondo te è possibile un sua rinascita in un prossimo futuro? Il format funziona, la gente che sa lavorare e gli ascoltatori ci sono…

  52. condoglianze…comunque oggi l’unione digitale parla della fine della radio!!!…….

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