Giornalismo / Sardegna

I giovani di Orgosolo: “Cari giornalisti sardi, basta con le semplificazioni sul nostro paese. Serve un dibattito, non titoli ad effetto”

Mi arriva una mail: “Ciao Vito, siamo un gruppo di ragazzi di Orgosolo, abbiamo scritto questa lettera, la trovi all’ indirizzo facebook https://www.facebook.com/notes/orgolesos/orgolesos-lettera-aperta/103635576510863. Sei libero di pubblicarla, ci piacerebbe sapere cosa ne pensi. Grazie mille!”. E certo che la pubblico, ci mancherebbe altro. Il tema, molto interessante, quello della qualità della nostra stampa e della sua incapacità a contestualizzare le notizie. Mi riservo di commentare la lettera nei prossimi giorni, intanto la propongo alla vostra attenzione, cari lettori del blog. E grazie agli amici di Orgosolo per avermela inviata.

***

Questa lettera aperta è stata spedita ai vari quotidiani sardi, in seguito ai recenti fatti che hanno interessato Orgosolo e i suoi cittadini.

Non sappiamo se pubblicherete questa lettera, ma questo in realtà non ci preoccupa. La proporremo ad altri giornali, la diffonderemo online, sfruttando la visibilità di Facebook e dei tanti blog popolari della Sardegna e chiedendo ascolto a chiunque si ritrovi nelle nostre parole. Insomma, con un minimo di fatica raggiungeremo (e probabilmente supereremo) un numero ben più ampio dei vostri stessi lettori. Sarete consapevoli voi stessi del naturale declino della carta stampata, in un’epoca di incessante bombardamento mediatico, e sarete giunti anche voi alla conclusione che ciò che serve oggi è la qualità dell’informazione, la sua serietà, la sua onestà.

Seguendo queste definizioni, pensate che oggi la Sardegna abbia una produzione giornalistica superiore al livello del quotidiano di provincia?!

Siamo Orgolesi, nati e cresciuti a Orgosolo, questa terribile zona mai raggiunta dal mondo civilizzato e dove sembra ormai impossibile che questo possa arrivare. A sentire certe testimonianze infatti, sembrerebbe che un’infanzia nel nostro paese non possa essere stata troppo differente da quella di un bambino di Kabul: bombe a ogni ora del giorno e della notte, armi, spari, violenza (abbiamo pure tanti uomini barbuti, in pieno stile talebano, anche se non è chiaro chi abbia lanciato prima la moda tra loro e noi). Beh, dispiace deludervi ma la nostra infanzia è stata molto serena, diremmo felice: scuola, gruppi sportivi e parrocchiali, associazioni di altro genere, e poi bicicletta, pallone, girare per le campagne o per le vie del paese, scoppiare qualche petardo prima di Natale, sbucciarsi le ginocchia e ricevere “il resto” dai genitori per i pantaloni stracciati e la maglietta sudicia, suonare i campanelli e scappare.

E poi escursioni fuori paese a conoscere la nostra natura, i nostri siti archeologici, oppure ancora più all’esterno, a scoprire altre meraviglie della nostra isola, o ancora oltre, a vedere che c’è un altro po’ di mondo oltre il mare. Non sappiamo se questo ci rende gli ex bambini più fortunati del mondo, ma di certo non ci colloca tra quelli più sfortunati.

Crescendo ognuno di noi ha sviluppato una propria personalità; c’è chi ha preso strade sbagliate e poi ha raddrizzato il tiro, chi sembrava ben indirizzato e si è perso, chi stenta a trovare la sua via. A ben vedere, i nostri percorsi crediamo siano perfettamente in linea con quelli di qualunque altro nostro coetaneo.

Una differenza, è vero, l’abbiamo notata, crescendo e uscendo dal paese; non sempre, e neanche nella maggior parte dei casi, ma comunque con una certa costanza e continuità nel tempo: l’esserci imbattuti in qualcuno che ci indicava come originari del paese dei banditi, un posto pericoloso, forse eredi noi stessi di un terribile passato, che molti di noi non hanno nemmeno conosciuto.

Quando hai 14-15 anni ne ridi quasi orgoglioso e forse ti vanti di tanta fama (buona o cattiva, è sempre fama), tanto a quell’età la confondi e mescoli con le altre cose che rendono famosa Orgosolo: quella dei murales, quella della lotta di Pratobello (a proposito, conoscete quella storia?), quella dell’ospitalità e della sacralità de s’istranzu, o ancora dello splendido Supramonte, magari rifugio di banditi ma naturalisticamente vera e propria meraviglia della natura.

Arrivati ai 17-18 anni inizi invece a provare un certo fastidio per le stesse cose cui fino a poco prima non facevi troppo caso. Sai perfettamente che in paese ci sono tanti problemi e criminalità, non puoi e non devi nasconderlo, ma vedi che la maggior parte dei tuoi coetanei ancora studia con buoni risultati, alcuni hanno capito che si sentono più realizzati lasciando lo studio e lavorando, alcuni, ci sono anche quelli, non fanno né l’uno né l’altro. Di nuovo, è molto differente da altre realtà? Eppure inizi a sentirti un’etichetta che ti aderisce addosso, inizi a notare qualche battuta di troppo a cui ti abitui a non rispondere, perché quando rispondi sei un permaloso e così non fai che confermare la tua “orgolesità”.

Noti anche che un fatto negativo a Orgosolo nei mezzi d’informazione occupa più spazio e ha più attenzione di quando capita altrove (il discorso vale per il nuorese in generale, ma anche per Sant’Elia o san Michele a Cagliari, ad esempio, tanto perché non ci si accusi di vittimismo barbaricino).

Sai di essere ben lontano dal vivere in una comunità perfetta, e ci sono dei momenti di alti e bassi nel vivere la comunità stessa. Esiste un’alta dispersione scolastica e spesso nelle stesse famiglie non si trova un modello di riferimento da seguire; nei comportamenti si vede la tendenza ad adeguarsi alla massa per non essere esclusi; si abusa con facilità e da giovanissimi con l’alcool.

Non elencheremo tutti i nostri problemi, sono ben noti e ancora una volta non peculiari di Orgosolo, siamo certi però che la chiusura che c’è in molti di noi giovani sia anche figlia di tutto questo. Sarebbe difficile altrimenti non appassionarsi alla storia e alla cultura del nostro paese, del nostro territorio, difendendo e rispettando la gente che lo abita e lo visita.

C’è da dire che è stato scarso lo sforzo di definire in modo chiaro e duraturo un sistema per condividere e portare avanti le nostre conoscenze, se si escludono i singoli sforzi di persone volenterose.  Le stesse istituzioni e la scuola spesso non promuovono la cultura o non lo fanno in maniera efficace. Ne sono esempio alcune manifestazioni non portate avanti negli anni e che a volte hanno quasi subito un’attività di boicottaggio da parte delle istituzioni stesse. Pensiamo che da questa chiusura vengano il prevalere del pregiudizio e della paura di essere giudicati, chiudendosi alle possibilità di nuovi stimoli ed evitando le attività associazionistiche e l’impegno sociale.

Insomma ci sono i giorni in cui ti lamenti e scuoti la testa, altri in cui non puoi contenere l’orgoglio di essere nato in un posto così straordinario. Ma col passare del tempo e il susseguirsi di certi avvenimenti arrivi a porti la domanda più critica: perché questo succede?  Ad Orgosolo c’è più criminalità che altrove? Bene, perché?

La prima risposta che ti viene è: il DNA, siamo gente predisposta a delinquere. Ma poi ti scappa da ridere. “Ma andiamo”, dici, “questa è la teoria di uno studioso razzista del XX secolo che collegava la criminalità alla forma del cranio dei soggetti che studiava. E poi sarebbe alla base di credenze e ideologie superate (tragicamente) oltre 60 anni fa. Possibile ci sia ancora qualcuno in giro che creda alla storia dell’indole umana che dipende dalle razze?”. Difficile crederlo, no?

Crescendo, leggendo (anche tra le righe), imparando a ragionare e discriminare concetti e nozioni, si cerca di cogliere quale e dove sia questo nostro problema. Alcune analisi lette qua e là ti portano al Piano di Rinascita e al suo fallimento, ogni tanto si va oltre e si legge qualcosa della “Caccia Grossa” savoiarda nei nostri monti a fine ‘800 (conoscete quell’altra storia?), e quando si è proprio audaci ci si spinge fino a quell’atto di “ammodernamento” (sic) che è stata la legge Savoia nota come “Editto delle chiudende”, 1820, e alla abolizione della Carta de Logu, in vigore da circa quattro secoli, seppellita nel 1827. Ma non siamo degli storici, non abbiamo (ancora) le competenze per un’analisi così approfondita e prolungata nel tempo, faremmo solo figuracce e lasciamo questo compito ai volenterosi studiosi isolani, limitandoci nel nostro piccolo ad esporvi ciò che vediamo.

Del Piano di Rinascita, ad esempio, noi vediamo soltanto il disastro, ci siamo persi la parte divertente. Solo di quello abbiamo avuto esperienza nel corso della nostra vita. È vero, molti hanno avuto di che mangiare da questi impianti allestiti tra i ’60 e i ’70, e l’operaio ha potuto permettere al proprio figlio di andare all’Università. Sta nascendo però in questi anni la generazione dei nipoti di quegli operai. Cosa si lascia a loro, a noi? Non solo la stessa disoccupazione di prima, ma in aggiunta un territorio snaturato, devastato, sporco, inquinato (la prima regione in Italia per estensione del territorio contaminato, ecco cosa siamo, fuori dalle cartoline). Quando recuperabile, sempre che lo sia realmente, quel territorio avrà bisogno di bonifiche anche decennali, ma già oggi si paga il duro conto delle strane malattie, deformazioni, tumori, pesci al sapore di gasolio e quant’altro vogliamo elencare.

Se facciamo un bilancio complessivo di questa Rinascita, davvero avremo la faccia tosta di darle un giudizio positivo? Vale la pena vivere 20-30 anni di miraggio del benessere per ritrovarsi poi ad essere distrutti e privi di altra potenzialità, schiavi dell’aiuto statale? E, magari, è possibile che il disagio, l’alcolismo, la dispersione scolastica, la dipendenza dal gioco, la stessa criminalità siano fortemente legati anche a questo disastro?

È qui che nasce il nostro grande dubbio che altri, al di fuori di noi, possano risolvere i nostri stessi problemi. È con le nostre stesse forze che dobbiamo dimostrare di non avere nessun “difetto genetico” e che molto di quanto di negativo o positivo accade (da noi come ovunque nel mondo) è frutto di un ambiente, dei soggetti che lo animano ma anche delle politiche che più o meno creano le condizioni per il sorgere del disagio.

È naturale che ci discostiamo dalle azioni negative che troppo spesso compaiono sui quotidiani e le condanniamo. Tanti già si espongono in prima persona (non senza correre rischi spesso, solo che loro non vanno in prima pagina) per far capire che non ha senso buttare giù un lampione, rovesciare un cassonetto o bloccare un pullman. E non per la paura della cattiva fama che ricadrebbe sul paese per via dei quotidiani, tantomeno per apparire eroici sulle vostre testate, ma per una questione di principio e di buon senso. Ma a fianco all’opporsi ai piccoli fatti bisogna scoprire cosa c’è sotto, cosa provoca queste situazioni, se sono più diffuse che altrove. Ha senso strappare l’erbaccia filo per filo o è meglio passare l’aratro e seminare?

Da qui torniamo a rivolgerci a voi, cari giornalisti. Non vi chiediamo di non parlare delle malefatte di Orgosolo, non ci vogliamo nascondere, tutto il contrario, fate il vostro lavoro in modo onesto e dignitoso. Vi chiediamo però di avere la decenza di non sparare titoloni in prima pagina per mendicare la vendita di due copie in più; vi chiediamo di dare a ogni notizia il peso che ragionevolmente merita; vi chiediamo, e sappiamo che richiede un po’ più di impegno e costanza, di diventare dei veri giornalisti: vi chiediamo cioè di andare oltre i singoli fatti, di superare la cronaca spicciola di provincia, e di iniziare (est tempus!) a unire i tasselli.

Se volete continuare ad essere degli scribacchini annoiati è vostro diritto farlo, ma per quanto ci riguarda (a noi passerà la Sardegna che ci stanno lasciando), non ci serve gente che elenca sommariamente i problemi e si lamenta del mondo che va a rotoli. Ci servono persone oneste che dei problemi cercano di capire le cause e cerchino di stimolare, anche attraverso la stampa e l’opinione pubblica, il dibattito per trovarne le soluzioni.

Noi cerchiamo e cercheremo di seguire questo approccio, e in questo siamo già, per il momento, migliori di voi. Nonostante Orgolesi.

Nicola Vedele
Gianfranco Lovicu
Antonio Floris
Alessandro Gaddone
Federica Mereu
Enzo Meloni
Annamaria Congiu
Candida Corria
Antonella Pira
Pasquale Mereu
Maria Corraine
Andrea Rana
Michela Corrias
Pietro Succu
Pina Corraine
Angelo Corda
Francesco Mereu
Antonio Garippa
Francesca Mesina
Gian Mauro Davoli
Matteo Sorighe
Maria Giovanna Bassu
Caterina Rana
Maria Francesca Faedda
Agostina Fistrale
Barbara Boscia
Raffaela Mereu
Vincenzo Rana
Giovanni Rana
Francesca Meloni
Antonella Bassu
Serafino Piras
Jolanda Corria
Maria Luisa Mereu
Pina Puddighinu
Giovanna Corraine
Elisa Buesca
Kekkeddu Corraine
Barnaba Pala
Francesco Moledda
Veronica Dettori
Gianfranca Rubanu
Gianluigi Muscau
Elisa Manca
Antonio Luppu
Claudia Manca
Francesca Vedele
Francesca Cuccu
Giovanna Corraine
Giovanna MereuFrancesco Corria
Teresa Corda
Pier Giuseppe Buffa
Tottoni Rana
Giovanna Corraine
Gianfranco Mura
Antonio Biancu
Laura Pinna
Marialberta Buesca
Maria Rosa Goddi
Giovanni Corraine
Antonella Floris
Francesca Cossu
Pasquale Succu
Simone Castangia
Giampietro Pinna
Francesca Garippa
Mariantonia Greco
Nicoletta Corraine
Nicola Floris
Arianna Piredda
Antonello Pira
Tonina Zoppeddu
Valentino Dettori
Gianluca Castangia
Anna Carta
Giovanna Corda
Antonella Mesina
Piera Rubanu
Antoni Conzu
Antoni Corraine
Antonella Fronteddu
Francesca Elias
Marco Musina
Nicola Mereu
Carlo Succu
Piermarco Bassu
Antonella Piredda
Alessandra Muscau
Antonella Muscau
Ilenia Floris
Maria Menneas
Francesca Bassu
Saverio Moro
Andrea Muscau
Luisa Podda
Naniu Mereu
Anna Crissantu
Mariangela Valurta
Francesca Patteri
Carmen Vedele
Irene Corrias
Antonella Valurta
Luisa Biancu
Caterina Paddeu
Angela Pinna
Elisa Carta
Italo Sorighe
Defensa Muggianu
Antonella Muscau
Gian Mario Vedele
Zizzu Musina
Gabriele Corraine
Franca Luppu
Francesco Catgiu
Dino Biancu
Tania Puddighinu
Enrico Mascia
Associazione Culturale Murales
Supramonte Volley
Supramonte Softball

 

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20 Comments

  1. Pingback: Graziano Mesina, la droga, Saviano e quel grido di ribellione che da Orgosolo tarda ad arrivare - vitobiolchini

  2. un turista si bolit pausai, bolit biri cosa noa, papai beni etc…chi lompit in d-una bidda e agatat cuatru barrosus si ndi andat de pressi e no nci torrat prus.a orgosolo barrosus ci ndi funti medas

    • manuel deiana Gairo says:

      il fatto che in un paese siano presenti quei 2-3 ”barrosus” non credo che sia una prerogativa sola di Orgosolo,ed anzi, credo che aver aggiunto un commento così insipido ad un articolo così ben strutturato e forte,denoti soltanto un po’ di ignoranza da parte sua. (mi scusi eh).
      non so di dove sia lei,ma non deve aver girato molto,visto che in pressoché ogni paese esistono i buoni e i cattivi; purtroppo,è la gente come lei che mette in risalto solo la parte negativa,non tenendo conto di tutte quelle firme che accompagnano questa lettera, che testimoniano il bisogno di una comunità di rialzarsi dai soprusi, questa volta non con armi e robe varie,ma con una propria storia, buona volontà e coraggio che l’hanno contraddistinta durante i secoli.
      Se nel suo paese non ci sono barrosus ce lo indichi che andremo li a ”nos si pasai”.
      Io sono di Gairo in ogliastra e anche qui si ha e si ha avuto un bel da farsi per avere una situazione ”civile”,ma di tutte le questioni nate all’interno del paes, non hanno pagato mai i turisti o ”is istrangius” anche qui ritenuti sacri.Non vorrei che questo suo commento negativo sia dettato dal fatto che esistono molte persone che quando vanno in altri paesi ospitali pensano che tutto sia ammesso e dovuto,non rispettando il padrone di casa. Ho visto scene del genere.
      spero non si offenda di ciò che ho scritto.

    • Salvatore says:

      Ashurta Ric o itte balla di naras, tappadi sa vuha ha di torta prus a hontu, eo so orgolesu nashiu e ilheshiu iss’ambiente de vidda, un ambiente diffizzile, preu de furtos e ricattos, in uve eo nde so sempere istau vittima, un’ambiente hi s’este sempere basau issa campagna e hin zente presente de miseria, Mannoi mi naravada sempere:”minné si pode morgher de gana, si pode morgher de sidiu, si pode morgher de tottu, ma ista tranquillu ha non si notifica mai de travallu”: si so ishriende in sardu este proha l’allego cada die hi sos humpanzos hissa ammilia e in ishola, (eo so nashiu in una ammilia umile, babbu este verveharju, e mutti si voles vennere hin nois a aher manizzu, e mamma ahede su pane e sas ispianadas orgolesas, sos antenaos meos sune verveharjos dae 8 zenerassiones e in bidda semmos tottus gosi, in una mann’arretratezz’economica) eo si so ishiriende in sardu este proha tottu sa vidda l’allegada su sardu e nois in bidda semmos sos unicos de sa provintzia e nuoro e vorzis de sa sardinna paris hin Orune hi “non” lu semmos perdende mancu hissas zenerassiones futuras, un esempiu lezzu este onne,(in italianu fonni, de lahana hin vidda) hi vinas a 10-20 annos ahede allegavana tottus in sardu e hommo non d’allegana prus e tue puru hommente ses ishriende parede ha sardu non dar mai ne allegau ne intesu issa vidda tua. Pro di narghere, eo pesso hi Orgosolo siada parzìa in duas alas, un’ala vona e un ala mala, tottar duas ana unu nummene e unu sambenadu, su sambenadu las accomunada, tottar duas si narana Mesina, hussa vona si narada Antonia e hussa mala si narada Grazianu, tue honnoshes pezzi hussa mala, hussa essor barrosos, hussa essor bandidos,(hi ana mortu a Mannoi meu),hussa e Zianu, ma impara honnosher vintas sae Antonia, hussa brava, povera, umlie, pura e intelizzente.Tancande su discursu, di vozzo narghere ha Orgosolo este sa vidda prur bella e sa sardinna, e d’ispiego proitte…
      1)Orgosolo ada su bellissimu Supramonte.
      2) Orgosolo, nominau borgo prur bellu de sa sardinna 2016 dae su programma de su TG3 KILIMANGIARO.
      3)Orgosolo, ada sor murales.
      4)Orgosolo es pro tradissione sa vidda prus accogliente essa sardinna (innegabile).
      5) Orgosolo ada su buscu e helhos prur mannu e antihu de Europa.
      6) Orgosolo er vammosa in tottus su mundu proitte, proha est’Orgosolo… TANTOR SALUDOS A MENZUR VIERE.

      PS:
      Tene semper in mente ha husta hosa este istà ishritta dae unu pizzinnu de 13 annos, ishrittu issu 2017 dae unu pizzinnu e su 2003…ADIOSU.

  3. Cari nipoti orgolesi vi saluto. Da orgolese di una “certa età” ho letto con interesse la vostra lettera registrando diverse, rapide considerazioni che mi hanno attraversato la mente. qualcuna ve la scrivo qui
    1) Ho scritto o sottoscritto una lettera simile trent’anni fa, qualcuna vent’anni fa, e ancora 15 anni fa a seguito di una trasmissione “in diretta” televisiva…sembra di vivere su un tapis roulent!
    2) Ogni tanto rinuncio al caffè per comprare un quotidiano e sostenere la stampa ma, puntualmente, rimpiango il caffè; come quella volta che un nuovo quotidiano, cui guardavo benevolente, riportando la notizia del furto di un costume in una casa di Oliena chiese a Bachisio Bandinu (70 anni, di cui 50 vissuti in Cagliari, professore) un commento sul fatto; eh già! Non esistono in quelle lande desolate tanti Nicola Vedele – per dire del primo firmatario – in grado di leggere anche in maniera critica gli accadimenti del mondo che abitano. L’ultima voce dalla Barbagia è ancora e solo Pigliaru e Mialeddu Pira.
    E chiedo ancora perdono ai questuanti di quell’euro speso recentemente per leggere in prima pagina del furto con rogo della macchina di un orgolese famoso, con corollario di telefonate e commento indimenticabile.

    3) Se ci saranno giornalisti annoiati e buoni verranno ad intervistarvi e scriveranno dell’altra faccia di Orgosolo, perchè notoriamente, nell’isola dell’IDENTITA’ esistono gli ORGOLESI – buoni e cattivi – non già gli abitanti di Orgosolo cittadini del e nel MONDO. E scommetto che vi domanderanno se denunciate pubblicamente e formalmente il minorenne che spara ai lampioni (se no siete/siamo omertosi e complici) ma nessuno riproporrà con forza la questione che ponete: esiste un legame – e responsabilità – tra il disastro ambientale ed economico e il disastro sociale/esistenziale? E perchè in un’isola che conta più armi che pecore la colpa della pistola in mano a un minorenne barbaricino (e fosse uno!) è della famiglia che non sa educare?
    Già, la famiglia, quest’altra entità che continuiamo a pensare come quella del mulino bianco o, a declinarla in sardo, come quella di “padrepadrone” dei fratelli Taviani.
    A Robespierre: non si accetta che Orgosolo sia come la periferia di una metropoli…dove si guarda “Beautiful” alla tv? SVEGLIAAA!!!

    4) Sono contenta di scrivervi qui, nel blog del casteddaio Biolchini – lo leggete anche voi a Kabul eh?

    Altre considerazioni le riservo per un eventuale dibattito, qui o dove avremo occasione. Saludos

    • nihola88 says:

      Un commento molto “concreto”, non lo commenterò per filo e per segno perché ci sarebbe da scrivere tanto sulle eventuali interviste, sull’identità o ancora sulle cause del malessere (e ho anche sorriso ritrovandomi perfettamente anche sulle considerazioni agli opposti su Bandinu e Mialinu Pira, su Pigliaru ancora non ho avuto occasione di farmi un’idea). Sul primo punto sì, ci è venuto in mente che l’iniziativa non è nuova (mi è stato anche recapitato in privato un documento che è l’atto di costituzione del Comitato civile per il progresso del paese, 20 dicembre 1952!!), però che vogliamo farci, saremo irriducibili ottimisti! 🙂 forse le fasi della vita di una comunità sono cicliche e ripetitive, e noi non ci possiamo far niente ma solo cavalcarle, ma se anche è inutile lo facciamo lo stesso, almeno non ci annoiamo no? Non so se sei presente su Facebook, dove c’è il gruppo Orgolesos aperto alla partecipazione di tutti, comunque dobbiamo studiare il modo per comunicare velocemente e facilmente anche con chi su facebook non c’è e naturalmente vuole far parte di questa cosa.
      Nicola V

  4. su ki eisi nau èsti veru e preziosu. seu andau in vacanza a orgosolo s’annu passau, seu torrau qust’annu e, si deu bolliri appa finzas torrai s’annu ki enniri. No mollai, sa strara giusta è sa de osatros e eisi dimostrau de essi mellusu de nosu. Salude

  5. Robespierre says:

    L’intervento di chi mi ha preceduto non fa una grinza. non è tanto il lampione distrutto, seppure emblematico della carenza in alcuni di senso civico, ma è il venir meno nei confronti de su stranzu, della fiducia che egli ha riposto nei confronti della Sardegna, in questo caso in quella più vera e genuina dell’interno. Il turista che si reca a Orgosolo, o in qualsiasi altro luogo dell’interno, pensa di potersi fidare e di non dover correre i rischi di una qualsiasi periferia di una grande città, le aggressioni, i furti in auto o in camper le può mettere in conto a S.Elia non a Orgosolo, è un fatto psicologico e di numeri. Vedete, purtroppo è anche una questione di percentuali, Orgosolo ha poco più di 4000 abitanti, Cagliari e hinterland ne hanno circa 400 mila, siamo 1 a 100 come rapporto, non si accetta che Orgosolo soffra di quel malessere urbano che colpisce la città. Se mi derubano a Roma o a Milano rientra nelle “possibilità”, se ciò accade a Ortisei o in un comune del Chianti mi colpisce e mi delude molto di più. Sta anche a voi giovani orgolesi onesti fare in modo che le cose cambino, non basta la scuola e lo stato, serve la famiglia e la comunità tutta intera.

    • Cercare di Capire says:

      Concordo. Orgosolo stima circa 4000 anime e con numeri demografici come i suoi, ecco che 100 cretini o delinquenti o chiamateli come volete (eliminiamo il termine “balentes”, che è un termine positivo che non ha nulla a che vedere con i Tex Willer da strapazzo che vi risiedono) danno il “tono” generale al paese, l’immagine percepita all’esterno. Soprattutto quando questi personaggi NON SONO ARGINATI DALLA COMUNITA’, che, evidentemente, ritiene che con certe situazioni tutto sommato si possa convivere. Perché sono i nostri figli, cugini, compari, amici e non posso mettermi contro di loro, non posso mettere una multa per divieto di sosta o per casino notturno o denunciare gli autori (conosciuti) delle sparatorie o dei tiri al bersaglio, perché chi devo multare, riprendere, denunciare, sarà sempre mio cugino, mio compare, mio amico ecc.: la struttura sociale e i rapporti al suo interno sono dei dati di fatto contro i quali non si può ragionevolmente sperare di utilizzare quel tipo di azioni che da altre parti sono, appunto, la legalità. E la normalità.
      Gira e rigira il punto è sempre quello: Orgosolo come Orune, come Talana, come Villagrande e così via sono abitati da tante brave persone (sicuramente la maggioranza), che si impegnano per tenere alta la considerazione all’esterno del proprio paese, per viverci bene, per farci crescere dei figli dando loro dei valori forti, che forse da altre parti si stanno perdendo. Però poi troviamo una forte minoranza, che provoca gli episodi che conosciamo e che in posti piccoli, se fai un rapporto con la città, in percentuale sono più numerosi, più pericolosi e, diciamolo pure, molto più disonorevoli e lesivi dell’immagine complessiva del paese.
      Ma se la comunità non trova dentro di sé una soluzione all’EMARGINAZIONE di quei gruppi di persone che ne infangano la reputazione, allora forse è anche un problema di comunità “malata”, che oltretutto si trova ad avere a che fare con una propensione alla violenza e all’uso delle armi che, sempre in proporzione, in altre aree dell’isola non trovi. E qui parlano i dati statistici, non le mie elucubrazioni personali o quelle di altri. Non so, il problema è grave e comprendo profondamente lo spirito della lettera dei ragazzi orgolesi. Spero davvero che sia il loro esempio a poter cambiare la storia e le attitudini del loro paese, anche se temo che ci vorranno ancora alcune generazioni perché ciò accada.

      • La lettera mette l’accento su come la stampa isolana strilla il nome Orgosolo ad ogni evento di cronaca nera che lì accade senza domandarsi che effetto produca questo modo di fare notizia. Ad esempio ferire ulteriormente chi di quegli eventi è prima vittima ed esaltare (il verbo forse non è quello preciso, ma spero si comprenda) invece gli idioti autori, i quali si convincono di tenere alta la bandiera della fama. Se poi vogliamo parlare di Orgosolo e della sua alta percentuale di eventi criminosi, i giovani di Orgosolo firmatari di questa lettera non si stanno tirando indietro; nè lo ha mai fatto la stragrande maggioranza di Orgosolo. Vero è, come dici, che non ha trovato UNA SOLUZIONE (il cugino e il compare c’entrano fino ad un certo punto) e continua a piangere vite bruciate dall’alcol, dalle pistole e dall’idiozia. Che dire? Forse non siamo all’altezza (morale, culturale…) di trovare una soluzione?

        Ma qualcuno mi sa dire come arrivano le armi in Barbagia? Sono talmente tante che è difficile pensare che ci siano gruppi di orgolesi che ogni tanto fa shopping a Beirut, o che svaligino armerie (infatti, no).
        …Lascio qui, per non appesantire il post, domando perdono se ai vostri commenti sensati e civili rispondo con questo tono “in difesa”, comprenderete spero. saluti

      • Cercare di Capire says:

        Si, è vero, non si riescono a produrre soluzioni, né dall’interno né tantomeno dall’esterno. Ho stima di voi e del vostro coraggio. Sono io scoraggiato nel constatare che gli eventi negativi si ripetono con una costante impressionante.

  6. Franco Meloni says:

    La bandiera con i Quattro Mori è facilmente individuabile. Manifestazioni politiche, concerti rock, trasferte di campionati, mostrano sempre che i sardi sono sparsi per il mondo.
    A Londra, a pochi passi dalla casa di Dylan Dog, un mercatino esponeva prodotti tipici.
    Tra un profumo internazionale di cipolle fritte, la bancarella sarda mostrava lo stendardo.
    I ragazzi vendevano formaggi e salumi e non vedevano l’ora di tornare a casa. Guadagnavano ma non erano contenti.
    Erano comunque quasi deferenti nei miei confronti, e non capivo perché.
    La maglietta, mi hanno detto.
    Viche viche, Orgosolo. Mi era stata donata per aver partecipato ad una discussione sulle energie alternative.
    Ricordo soprattutto le parole del sindaco che aveva notato come fosse difficile vedere una parte dello Stato in una funzione non oppressiva. L’Università, quel giorno, era un ponte per parlare di cultura tra uguali.
    La sensazione di sardità l’ho avuta fino da bambino, sei, sette anni, quando un eccesso di jodio doveva essere bilanciato da aria di montagna. Appennino toscano, primi anni cinquanta.
    Ricordo la perplessità di alcuni grulli che si mostravano stupiti nel sentirmi parlare italiano.
    Nell’ultimo esame per professore ordinario, tre anni fa, il presidente della commissione, in un momento di stallo si è rivolto al “sardo” per cercare una via d’uscita. Naturalmente la saggezza atavica ha sbloccato la complicazione.
    Una vita con etichetta.
    Devo dire che la sensazione non mi ha creato grossi problemi in tutta la mia vita.
    Quindi, ragazzi di Orgosolo o di Iglesias, o di Cardedu, o di Seulo, o di ovunque abitiamo, andiamo avanti con la forza che la nostra identità ci fornisce.
    Fortissimo ottimismo della volontà. Magari insieme.
    Con afferto
    Franco Meloni, fisico

  7. gibipuggioni says:

    Un palo della segnaletica abbattuto a fucilate ad Orgosolo è una notizia ma di minore importanza rispetto allo scippo o all’aggressione a turisti che mina uno degli elementi cardine della vostra cultura: l’ospitalità. Inoltre induce a riflettere sugli effetti devastanti che questi fatti, di cui è certamente responsabile una minoranza di balordi, possono avere per Orgosolo. In questo paese le bellezze ambientali sono risorse, in tutti i sensi. Lo dimostrano i tanti giovani e no che lavorano da dipendenti o da imprenditori nei servizi: dalle guide per le escursioni, ai ristoratori, agli stessi pastori che hanno saputo trasformare la propria professione accogliendo il turista. Non vedo accanimento nei confronti di un paese che ha sofferto (e fatto soffrire) ma la preoccupazione della stampa per chi guarda ancora verso il passato non verso il futuro. Gibi Puggioni

  8. Complimenti a Matteo: un’analisi lucida e puntuale. La condivido pienamente.

  9. alenonloso says:

    Avete dimenticato il tiro al cartello (che si sicuro fanno in tutti i paesi del mondo) ,il coltello facile e questa strano senso di inferiorità nei confronti di CHIUNQUE che spesso fa sfociare la situazione in rissa.Belle parole giustamente sagomate. Adesso quand’è che vi rendete conto che siete nel 2013 e non nel FAR WEST??

    • enrico sg says:

      ale si vede che non lo sai.

      ti sembra che le persone che hanno scritto la lettera siano le stesse alle quali recriminare le cose che hai scritto??

      commento degno di casteddu online per qualunquismo rancoroso e superficiale perbenismo.

  10. Sono dalla vostra parte però, scusatemi ragazzi, troppi luoghi comuni; basterebbe un gesto chiaro da parte vostra sempre e comunque: i turisti sono i benvenuti ad Orgosolo o no? l’ospitalità non è una cosa appiccicosa, è soltanto sentirsi graditi in una risposta, un consiglio, un augurio e , anche il turista deve sentirsi ospite, gradito ma non padrone. Patti chiari

  11. Matteo says:

    Qualche giorno fa sull’edizione on-line del grande formato regionale si raccontava di una rissa con annessa “bottigliata” avvenuta fuori da una discoteca cagliaritana. Bene, lì si scriveva che i due protagonisti, un ragazzo di sant’Elia e un altro CAGLIARITANO avevano discusso etc etc…come se il ragazzo di sant’Elia non fosse cagliaritano pure lui. Queste cose avvengono da che mondo è mondo, sono anto e cresciuto a Mulinu Becciu e mi riconosco pienamente (anche se con le dovute proporzioni) con questa lettera, soprattutto se ripenso agli anni ’80-primi ’90. Accade anche a livello nazionale, dove chi delinque e viene dalla sicilia o dalla sardegna o dal resto del Sud viene etichettato su base regionale, menter per gli altri si parla sempre di “italiani”. Così accade anche per i famosi extracomunitari. Io la mia idea ce l’ho, e tutto nasce dal fatto che etichettare, impaurire, creare paranoie verso un nemico comune e riconosciuto tranquillizza l’uomo medio, quello che vive nel centro città di qualunque città o nel nord produttivo di qualunque sud. D’altronde non siamo cersciuti con la morale cattolica del peccato e dell’uomo nero? Le colpe dei padri ricadono sui figli, in questo caso le colpe dei cittadini-padri ricadono su quelle dei cittadini-figli, come se non esistesse evoluzione…
    Sono vicino a tutti questi ragazzi, sono stato emigrato, lo sono tuttora e lo sono stato anche all’interno della mia stessa città (chiedete, ad esempio, ad un 70enne medio di su Planu cosa ne pensa degli abitanti di Mulinu Becciu) e le etichette sono brutte di per sé, se poi i giornalai, perché di questo si tratta, le impongono come reali e veritiere e assolute diventano in un attimo razzismo di bassa lega.

    • LA mia famiglia frequenta orgosolo e il suo mondo agro pastorale da anni e anni…..e vi assicuro…..che inpochi posti mi sono trovata a Mio agio come orgosolo ospitale e di una cultura e identita’ straordinaria…. e personalmente tutto il resto che SI dice non Mi interessa……c’ e di peggio al mondo degli orgolesi!

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