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Perché il sindaco Zedda sta perdendo consensi (e la comunicazione non c’entra nulla)

 

Per chi ha sostenuto e votato Massimo Zedda, primo sindaco di Cagliari di centrosinistra dopo decenni di amministrazioni conservatrici o di destra, la notizia che il primo cittadino sta perdendo consensi non può certamente far piacere. Anzi, preoccupa. E pure tanto.

Già a gennaio una indagine del Sole 24 Ore aveva registrato una netta flessione nel gradimento del sindaco. Nei giorni scorsi, a confermare il trend negativo, è arrivata l’elaborazione di Datamonitor, secondo cui il sindaco di Cagliari a fine 2012 ha perso il 5,2 per cento dei consensi, la flessione più alta fatta registrare insieme a quella del sindaco di Napoli, De Magistris: l’esatta conferma di quanto registrato dal Sole 24 Ore due mesi fa.

Per Datamonitor, oggi Zedda è gradito al 55,2 per cento dei cagliaritani, piazzandosi così appena al 47° posto (su 49) nella classifica dei sindaci ritenuti più apprezzati (la soglia indicata è quella del 55 per cento, quindi su sindigu ci entra pilu pilu).

Il dato del Sole era stato più drastico perché teneva conto del fatto che Zedda, nella prima rilevazione effettuata a pochi mesi dall’elezione, aveva addirittura guadagnato sei punti (piazzandosi così al secondo posto assoluto di gradimento tra i sindaci italiani), per poi perderne altrettanti nel giro di un anno. In 18 mesi dunque, per il Sole 24 Ore Zedda, ha perso il 12 per cento dei consensi.

Certo, chi è capace di ascoltare i cagliaritani e di leggere la realtà senza il paraocchi, lo sa già da tempo che l’amministrazione cittadina è in difficoltà. Il dramma è che a non averlo capito è Zedda, insieme al suo partito, Sel. Perché?

***

La risposta è paradossale: quando un anno fa si sono iniziati a sentire i primi scricchiolii, Zedda e Sel hanno ritenuto che lo scontento dei cagliaritani per l’azione amministrativa della giunta fosse segno… di buongoverno. Proprio così: “Se brucia, vuol dire che la medicina sta facendo effetto, e brucia perché per anni siete stati abituati ad una amministrazione inefficiente e anche un pochino corrotta”. Lo scontento come indice di gradimento: più gente facciamo incazzare, meglio stiamo lavorando (e anche Soru all’inizio ragionava così, chiusa parentesi). La Giunta Zedda si è posta come obiettivo la “rieducazione civica” dei cagliaritani, ostentando un “rispetto della legalità” che poi ha fatto a pugni con la realtà. Perché la legalità è un mezzo e non un fine, allo stesso modo per cui un sindaco non è un commissario prefettizio o un capocondomino.

Poi ad un certo punto, davanti all’evidente insostenibilità di questa argomentazione, ne è subentrata un’altra: “Calma, compagni: la lunga marcia è appena iniziata. Non facciamoci prendere dallo sconforto e non ascoltiamo le critiche che arrivano da persone che sicuramente ci sono ostili, perché alla fine dei cinque anni di mandato il sindaco otterrà senza dubbio i risultati sperati. Zedda sta sbagliando? E chi siete voi per dirlo?” (e ricordiamoci di questa frase).

Sarà: ma se io salgo sul pullman che da Cagliari porta a Sassari e mi accorgo che l’autista imbocca la strada per Iglesias, l’errore glielo faccio notare subito. I compagni di Sel pretendono invece che non si dica nulla a chi è alla guida del pullman, che si arrivi ad Iglesias prima di certificare l’errore . Ed è inutile che gli si faccia notare che la strada più breve che collega Cagliari a Sassari non passa per Musei: si prega di non parlare col conducente. E poi, perché volete andare a Sassari? Iglesias non vi piace? Volete screditare la bella cittadina di Iglesias?

Ma ora anche questa assurda argomentazione, tanto cara ai compagni passeggiatori, è inutilizzabile, serve qualcosa di nuovo per riuscire a negare la realtà di un sindaco e di una giunta che vedono calare i consensi mese dopo mese.

E così, dopo aver detto “se brucia fa bene”, dopo averci spiegato che per andare a Sassari passare per Musei non è sbagliato, ora è tutta colpa la “colpa della comunicazione. Lo fa il senatore/consigliere regionale Luciano Uras in una recente intervista a Sardegna Quotidiano, lo fa perfino il noto think thank del sindaco. Senza spiegarci se è il sindaco che si spiega male o noi a non capirlo o tutt’e due.

La comunicazione, dunque. Se Zedda perde consensi è sicuramente colpa della crisi globale (che però evidentemente gli altri amministratori non soffrono o sanno affrontare meglio, visto che non perdono i consensi lasciati per strada dal sindaco di Cagliari) ma soprattutto è colpa della comunicazione.

Pittica sa cazzara.

***

Oggi chiedere ad un politico di migliorare la propria comunicazione non vuol dire assolutamente nulla. Perché la comunicazione oggi fa parte integrante della politica. Comprereste una macchina che non ha l’autoradio di serie? Evidentemente no. Eppure una volta l’avreste fatto, ma erano altri tempi. Ecco, oggi un politico deve avere di serie una buona capacità comunicativa. E se non ce l’ha, non è un buon politico. Come non è una macchina al passo con i tempi una vettura che nel 2013 non ha una autoradio di serie.

Certo, uno non compra la macchina per l’autoradio, comunicazione e politica non sono evidentemente la stessa cosa. Ma oggi non si può più pensare alla comunicazione separata dalla politica. Perché è la politica che comunica se stessa, perché oggi ogni prodotto comunica sé stesso: semplicemente.

In questo modo sono le buone politiche a generare buona comunicazione, e quelle cattive cattiva comunicazione. Poi certo tutto è migliorabile. Come in ristorante: un cameriere simpatico e alla mano ci può invogliare ad andare in un locale, ma se in quel locale si mangia male non c’è cameriere che tenga.

Dire che Zedda ha problemi di comunicazione equivale dunque a dire che Zedda sta governando male, e non ci sono addetti stampa o spin doctor capaci di risolvere una situazione de genere. Cosa c’è da comunicare diversamente da parte del sindaco sul casino del Lirico, o del Poetto o dello stadio? Niente! Bisogna solo cambiare politica!

Allo stesso modo, le pedonalizzazioni del centro storico (quando fatte di concerto con i residenti) piacciono a tutti e non hanno bisogno di essere “comunicate”: si comunicano da sole e la gente infatti è contenta.

Altro che “problemi di comunicazione”, dunque. Zedda deve prendere atto del calo dei consensi, deve innanzitutto capire che non può più nascondersi dietro le tre dita sollevate finora per negare la realtà (se brucia fa male, passiamo per Musei, è colpa della comunicazione), ma deve fare un salto di qualità e cambiare il suo modo di interpretare la politica. Perché purtroppo in questi due anni lo scenari è cambiato.

Purtroppo Zedda, nonostante la sua giovane età, ha una formazione politica datata, non è un Renzi, non ha l’autoradio di serie. Per il nostro sindaco (come per tutti i politici della vecchia guardia, con i quali peraltro ama rapportarsi) comunicare è un segno di debolezza, non di forza. E questo è un errore fatale.

La comunicazione, intesa come strategia per massimizzare i profitti e minimizzare le perdite di credibilità presso l’opinione pubblica, si configura come una azione continua, costante e soprattutto preventiva. Serve cioè ad evitarsi degli enormi casini non appena questi compaiono all’orizzonte, non a trovare vie di fuga e sotterfugi per salvare il salvabile quando ormai la frittata è fatta.

Volete un esempio eclatante? Il Poetto. L’assessore Frau non avrebbe dovuto, a fine dicembre, dire ai proprietari dei chioschetti “Signori, fra cinque giorni dovete smontare tutto”: errore fatale. Il sindaco, un mese prima (cioè a novembre) avrebbe dovuto mandare alla presidente del Consiglio regionale Lombardo, la lettera che gli ha inviato qualche giorno fa (con quattro mesi di ritardo) in cui si dice “cara Regione, aiutaci a risolvere questo casino”. Dov’è la comunicazione e dov’è la politica nell’esempio che vi ho appena fatto? Siete in grado di separare l’una dall’altra? No, perché oggi non è possibile farlo.

Così come nelle aziende, anche nella politica la comunicazione non è una funzione esterna ai processi decisionali ma integrata ad essi. Ogni decisione che si assume deve produrre comunicazione, altrimenti è come se non fosse mai stata presa o (peggio ancora) genera una cattiva comunicazione.

Altro esempio: l’eredità ricevuta dalle precedenti amministrazioni di centrodestra. I casini del Poetto e dello stadio sono essenzialmente i frutti velenosissimi maturati su di un albero piantato da Delogu e innaffiato da Emilio Floris. Zedda quall’albero lo doveva metaforicamente buttare giù, una volta eletto doveva immediatamente sputtanare il centrodestra. Invece, fin dall’inizio del suo mandato, il sindaco ha deciso di non segnare una distanza netta tra sé e l’operato dei suoi predecessori. Lo si è visto in occasione del clamoroso il caso della Scuola Civica di Musica, dove si è evitato (probabilmente per convenienza) di far scoppiare lo scandalo della precedente gestione; così ora emergono solo le difficoltà ascrivibili al nuovo corso zeddiano. È evidente che questi non sono “errori di comunicazione”, sono ben altro.

Dire che Zedda ha bisogno di comunicare meglio, equivale soprattutto a dire che deve rivoluzionare il suo modo di governare, che da qualche tempo inizia a non riscontrare più il gradimento dei cagliaritani. Certo, se poi il sindaco in occasione di situazioni ufficiali, se invece che andare a braccio si facesse scrivere il discorso da quale docente universitario non sarebbe male; se ogni tanto evitasse di andare ai talk show nazionali (dove gli altri ospiti appaiono ben più attrezzati sul fronte della comunicazione) si risparmierebbe qualche imbarazzo (soprattutto di chi lo ha votato); e se in occasione delle riunioni con i residenti evitasse di sclerare, si risparmierebbe tante polemiche.

Ma quando Uras e il think tank ci dicono che Zedda “ha problemi di comunicazione” a questo si riferiscono? Solo al fatto che Zedda non entrerà nella storia dei grandi oratori? Di sicuro Zedda (e qui siamo tutti d’accordo) ha bisogno di essere aiutato. Si tratta di capire da chi.

***

Nella tradizione politica della sinistra, alla base di ogni azione politica c’è sempre una precisa analisi della realtà. Infatti una volta i partiti erano anche un centro di elaborazione culturale e gli iscritti (e a maggior ragione, gli amministratori) erano a loro modo degli intellettuali. Ora i partiti della sinistra sono ai minimi termini e di politici intellettuali se ne contano sulla dita di una mano. Anzi, gli intellettuali non sono graditi e anche la parola stessa ha assunto una connotazione negativa.

Ora, non bisogna aver letto Gramsci ma soltanto aver osservato Berlusconi in azione per capire che non ci può essere egemonia politica senza riuscire a produrre una egemonia culturale.

Oggi Massimo Zedda e Sel non esercitano nessuna egemonia culturale su questa città. Ecco perché il consenso sta calando a vista d’occhio: perché l’amministrazione è senza bussola. Perché il sindaco non è un amministratore-intellettuale e perché contemporaneamente il suo partito gioca a delegittimare sistematicamente chi, da sinistra, cerca di dare un apporto critico all’amministrazione. Perché questo fanno gli intellettuali: che vi piaccia o no, riflettono criticamente sulla realtà e rompono il cazzo a chi gestisce il potere.

Volete qualche nome di chi, da sinistra, pubblicamente ha detto in questi due anni, per i temi di sua competenza, “Zedda stai sbagliando”? Cito a memoria: lo scrittore Giorgio Todde, l’artista Gianluca Floris, il regista Enrico Pau, il sociologo Alessandro Mongili, il giornalista Vito Biolchini, l’archeologa Maria Antonietta Mongiu, il giurista Andrea Pubusa, il sociologo Marco Zurru, l’ingegnere trasportista Italo Meloni, il militante dei diritti Antonello Pabis. E mi scuso con chi sto dimenticando. Tutti assessori mancati? Basta con le stupidaggini. Noi ci siamo esposti pubblicamente, ma l’insofferenza degli intellettuali cagliaritani (gente operosa, che porta avanti associazioni culturali, che offre servizi ai cittadini rischiando di suo, che si fa un culo così) ormai è generalizzata. Ma i compagni di Sel questo non lo vogliono accettare.

Tutti coloro che in questi quasi due anni di amministrazione Zedda, da posizioni progressiste, hanno osato far notare che non tutto andava bene, sono stati innanzitutto ignorati, poi delegittimati (ricordate il famoso “e tu chi sei per criticare il sindaco?”), poi fatti oggetto di maldicenze (“parli così perché da questa amministrazione non hai ottenuto quello che volevi, perché i tuoi interessi non stati soddisfatti”); infine, se ancora ostinati nella critica, attaccati frontalmente dai dirigenti di Sel e dai semplici militanti del partito.

Gli strumenti di questa scomposta reazione sono le bacheche di facebook e (benché dotato di nome e cognome) un blog anonimo, dispensatore di volgarità, di contumelie ma anche di primizie politiche concesse dai vertici di Sel per zittire chi osa dissentire: il famoso think tank di Zedda, tanto amato dai militanti di Sel, ormai totalmente identificati col suo misterioso titolare. Il massimo della elaborazione politica e culturale di Sel a Cagliari è tutta qui. Alla faccia del rapporto tra politica e cultura tanto caro alla sinistra.

Invece che star dietro ad argomenti così inconsistenti (traditi da un linguaggio imbarazzante se ostentato da militanti e dirigenti politici), a questo sindaco servirebbe un nuovo patto con i cittadini e con l’intellettualità diffusa; e servirebbe anche a questa nostra sinistra che avrebbe bisogno di essere seria e aperta, non puerile e dogmatica. Bisognerebbe saper ascoltare chi ha qualcosa da dire e non farsi dire le solite cose dal solito giro autoreferenziale, di amici, iscritti, eletti. Perché l’amministrazione cagliaritana si sta arenando, il sindaco Zedda diventa sempre più torvo e i suoi compagni di partito sempre più aggressivi e volgari contro le voci libere e critiche. E meno male che è Grillo che attacca i giornalisti e sbeffeggia gli intellettuali.

Questa è Cagliari, oggi. Una città con una amministrazione in evidente crisi ad appena due anni dall’elezione, con un sindaco che non ascolta e il suo partito che non accetta critiche. Così non si va molto lontano. Altro che problemi di comunicazione.

 

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39 Comments

  1. Pingback: Pigliaru non dialoga (e dunque non comunica). E l’economia della conoscenza? Abbandonata al suo destino… - vitobiolchini

  2. Gianfranco Giorgini says:

    Sono passati molti mesi, dall’inizio di questo dibattito. Nel frattempo, la Giunta Zedda ha perso diversi pezzi, tra i quali alcuni di grande spessore civile,culturale e di grande dirittura morale.
    Come se non bastasse, la querelle relativa al Teatro Civico ed al Conservatorio, riguardante il vertice della Struttura ha avuto sviluppi di grande, gravissima dimensione. E come se non bastasse, sono tuttora vivi alcuni misteri buffi, come quello di un tratto di strada destinato ad essere trasformato in una piazzetta vicina all’ex mercato di Via Pola, ormai quasi certamente destinato a rimanere Via, dopo le proteste di un gruppo di residenti. Trattandosi di un tratto di strada frequentatissimo, la nuova pavimentazione – se la Piazzetta non nascerà, come sembra ormai molto possibile – è ineluttabilmente destinata ad essere macchiata da oli di macchina e/o residui vari. Ciliegina sulla torta: QUEI QUASI CENTO METRI DI STRADA COSTERANNO QUALCOSA COME DUE MILIONI OTTOCENTOTTANTA EUROS, COME DICHIARATO DAL CARTELLO APPOSTO ALL’INGRESSO DEL CANTIERE. Forse un po’ troppi, per un lavoro tanto esiguo, tanto poco utile e realizzato in una Città che di tutto avrebbe bisogno, lei ed i suoi tanti problemi grandi e piccoli, meno che di spese decisamente faraoniche. E non vale (anzi: vale, ma al contrario) dire virtuosamente che si tratta di Fondi Europei.
    Aspetto cortese smentita.
    Gianfranco Giorgini

  3. Complimenti Tato approvo in pieno la tua risposta,e denuncio la difficoltà a recepire informazioni corrette sull’operato del Sindaco.
    Altro esempio che si poteva portare era il caso dei ROM
    (E’ di qualche giorno fa la condanna del giornalista e del vicedirettore dell’Unione sugli articoli pubblicati sul caso).
    Possibile che nessuno nel caso in questione abbia ben evidenzaito l’operato del Comune nel diminuire i costi che normalmente erano stanziati ai campi dei rom?
    Oltrettutto in questo modo si poteva sperare di migliorare anche l’aspetto sociale e sanitario.

  4. Io credo che ci siano molti motivi per cui Zedda perde consensi. Alcuni “interni” derivanti da lui o da alcuni atteggiamenti di suoi assessori e consiglieri (mi duole dirlo, ma soprattutto di sel…).
    Altri “esterni” e cioè il clima ostile nei suoi confronti dell’informazione nell’isola, degli intellettuali che devono criticare per forza se no non se sentono intellettuali e probabilmente di alcuni politici di vecchia data che possono avere paura di un ragazzino che magari fa bene il suo lavoro.

    Inizio dai “motivi esterni”.
    A mio giudizio l’informazione “di sinistra” in Sardegna è carente e incompleta, il resto dell’informazione è o di destra o mediocre (o peggio ancora: entrambe le cose).
    Se davvero si dice che si vuole aiutare Zedda, chi ha gli strumenti per farlo lo faccia!!!
    E’ giusto criticarlo quando sbaglia, su questo non si discute, ma non sarebbe anche giusto evidenziare le cose buone che fa? se Zedda è carente sul profilo comunicativo, perchè i giornalisti di sinistra non provano con dei bei pezzi a spiegare quello che Zedda sta facendo e perchè?
    I giornali di destra sono maestri nel fare questo, lo possono fare anche i giornalisti di sinistra però aggiungendoci la buona fede? (che a destra oggi manca). Non fraintendere, non voglio dei giornalisti di sinistra sucubi o “intrallazzati” che leccano le natiche al politico di turno, ma dico dei giornalisti che almeno aiutino a difendere (quando c’è da difendere) e a informare quando l’informazione è carente.

    Esempi pratici.
    i baretti! Sicuramente urlare che Zedda ha sbagliato porterà un sacco di accessi ai vari tasinanta on line e tanti voti ai politici dell’altra parte. Ma perchè invece di urlare quello che la gente ormai vuole sentirsi dire, non c’è nessuno che spiega alle persona cosa succede e perchè e nessuno che difenda Zedda che sinceramente in tutto questo ha delle colpe minime (a dire il vero un minimo ci ha provato il gruppo di intervento giudico).
    Mi spiego meglio. In campagna elettorale chiunque si è sentito in diritto di dire che la situazione era facilmente risolvibile e che Zedda stava sbagliando (uras in testa, poi cappellacci, pubusa e a seguire tutto il centrodestra che invece sul poetto ha sempre agito alla grande…). Oggi invece cosa si scopre: che il comune senza una leggina regionale non poteva fare niente e si scopre che tale leggina non è neanche scontata, che ci sono problemi che è difficile da realizzare, si scopre che la magistratura da ragione al Comune ponendo sotto sequestro i chischetti e condannando i titolari. Allora mi chiedo: perché nessun giornalista di sinistra OGGI non aiuta Zedda a recuperare l’immagine persa dicendo che alla fine aveva ragione lui? oppure perchè tutti quelli che hanno speso fiumi di parole sulla questione dei baretti non hanno scritto una sola riga sulla risposta che la regione ha dato a Zedda un mese fa sulla questione dei baretti (parlo di quella nota in cui in sostanza si diceva che i baretti manco dovevano esistere…)… nessuno ha detto nulla!!! Solo Zedda in conferenza stampa. Allora… se lo si vuole aiutare bisogna anche dare risalto a queste cose, spiegare alle persone cosa succede e di chi sono le responsabilità di quello che succede e del perchè si è arrivati alla situazione di oggi, perchè abbiamo visto che se ad una persona ripeti una bugia 10 volte quella bugia diventa verità (grazie Berlusconi).

    Altro esempio.
    il Lirico. Si può mettere da parte la vicenda Crivellenti? è possibile dare una giudizio (un domani) sulla gestione della Crivellenti (senza dimenticare come è stata messa li, ovviamente) che tenga conto della situazione di partenza (che ormai mi pare dimenticata) e valutando la situazione di arrivo? ed eventualmente scrivere un bel pezzo in cui si dice “il debito del lirico scende grazie alla cura Zedda”? o è vietato scriverlo perchè c’è la Crivellenti?

    Altri esempi:
    il deminimis è una cosa buona? parliamone.
    il comune è uno dei pochi che paga le aziende esterne in 30 giorni, è una cosa buona? facciamolo sapere e parliamone
    gli uffici comunali sono un disastro e si sta cercando i mettere ordine, è vero o no? parliamone
    davvero il comune ha 240 milioni in cassa che non può usare? parliamone e spieghiamo alle persone cosa significa
    ecc ecc ecc

    Sui motivi “interni” non mi dilungo.
    Purtroppo Zedda non riesce a fare qualcosa di “nazional popolare” e questo gli si sta ritorcendo contro. Leggo di tante cose approvate ma alla fine in città non si vedono cantieri partire (Campus, Metropolitana, nuovo Poetto, Edilizia Popolare… belli i progetti ma quando partono? qualcuno ce lo spiega?)… e tanta carne al fuoco di cui non si capisce il destino (Stadio, Anfiteatro, Ripopolamento della Citta ecc ecc).
    E poi l’altro motivo interno è una certa tendenza di alcuni esponenti della maggioranza a ritenersi gli unici proprietari di verità assoluta, tutti gli altri sono ignoranti sfigati… sicuramente questo atteggiamento non aiuta.

    Una cosa che non mi è piaciuta del tuo pezzo è l’elenco degli intellettuali che hanno criticato Zedda. Non mi è piaciuta perchè è una “mezza verità”.
    Chiunque legga questo blog e altri blog con regolarità sa benissimo che molte delle persone che hai nominato hanno criticato Zedda su un tema e l’hanno difeso su un altro… un esempio su tutti tuvixeddu e le diverse posizioni di Todde e Pubusa, a leggere il tuo pezzo pare che tutti questi intellettuali non facciano altro che criticare Zedda su tutto dalla mattina alla sera… non è così.
    Finisco dicendo che il mio giudizio su questa giunta resta comunque positivo e ben migliore di quella precedente (non ci voleva molto, ma le persone si stanno dimenticando di quale era il punto di partenza, ed è bene ricordarlo). Ricordiamoci che i progetti che ho nominato precedentemente ALMENO sono stati fatti (nei 10 anni precedenti cosa è stato fatto?), ricordiamoci le spese degli affitti della vecchia giunta, ricordiamoci di tuvixeddu e di cosa sarebbe diventata, ricordiamoci com’era l’anfiteatro, ricordiamoci delle assunzioni degli interinali ecc ecc…

  5. Anselmo says:

    Questo accanimento di Biolchini, che si erge ad intellettuale cittadino alla pari di Todde e di sociologi del calibro di Zurru e Mongili, nei confronti di Sel è quantomeno curioso.
    Il buon Biolchini continua a sparare sul gruppo e sulla via Puccini non essendoci mai stato e non conoscendo neanche in minima parte le dinamiche del partito.
    Non sa se ci sono colloqui tra sindaco e il suo partito, non sa cosa viene riferito in questi colloqui, però li ipotizza, come ha ipotizzato un’intervista con un consigliere comunale del PD, così come ipotizza che dietro il “think tank” ci sia per forza uno di Sel e che tutti lo adorino, perchè nessuno che non sia di Sel può decidere di difendere il sindaco e coglionare (in maniera anche esagerata a volte) il buon Biolchini, per forza è di Sel.
    Bene, io non sono tesserato a Sel, non frequento via Puccini, Ainis mi fa sorridere a volte perchè è molto cinico, ma da qui a definirlo un mio riferimento perchè voto Sel mi fa sorridere, e l’ho votato perchè ammiro Vendola e, seppur con qualche critica su alcune cose, ammiro anche l’azione di Zedda, debbo sentirmi incluso in questo gioco al massacro o mi giustifica, caro Biolchini? Leggo sul sito del Comune che Sel a Cagliari supera i 5000 voti, sono tutti iscritti a via Puccini e omologati al loro pensiero?
    Quando smetterà di avercela con un partito ed invece inizierà a nutrire antipatie personali come tutti? Se lei mi sta amorevolmente sulle balle, non mi stanno necessariamente sulle balle tutti i giornalisti di Cagliari.
    Vede, il suo mestiere, dovrebbe consistere nell’analizzare delle notizie, riportarle, farle di tutti, mentre ultimamente si leggono solo sfoghi personali, francamente anche molto deludenti e con assurde cadute di stile, nei confronti di persone con opinioni diverse dalle sue, che dai suoi followers vengono subito attaccati ed insultati. This is blogging, baby. Ci sta tutto, ma magari le persone non la leggono più anche perchè sono stanche, perchè prima si potevano leggere su questo blog delle informazioni e tutti potevamo aggiungerne e dare interpretazioni, ora si può solo parlare male del sindaco, che in effetti fa più audience, ma annoia anche molto di più.
    Un suo lettore fedele ma annoiato
    Buon lavoro

    • Grazie per il suo interessantissimo contributo critico, che tocca i punti cruciali del mio ragionamento.
      Grazie ancora, a presto.

      • Anselmo says:

        Anche lei non ha toccato i miei.
        Grazie a lei per la risposta, a presto

      • Andrea says:

        Beppe Grillo, pochi giorni dopo il voto del 25 Febbraio, ha sintetizzato bene la nuova frontiera dell’analisi politica che affiora nel panorama italiano:
        L’Italia si divide così:
        – se sei accozzato, dipendente pubblico, hai un amico politico, ecc…sei del Blocco A.
        – se sei un disoccupato, esodato, se lotti contro il male, voti M5S..sei del Blocco B.

        semplice, no?
        Perchè tutta questa cagnara, sign. Anselmo: lei per il new-model dell’analisi-politica-via-blog è blocco A o blocco B. Se ne faccia una ragione.E si adatti.
        Che non si può perdere tempo a fare analisi lucide e reali, men che meno di buon senso.
        Bisogna produrre articoli, prima che lo facciano altri.

  6. New Entry says:

    Personalmente ho apprezzato l’onestà intellettuale di Beppe Grillo quando recentemente ha affermato “Le persone che si dicono deluse hanno sbagliato voto”.

  7. Quello Lee says:

    …Giorgio Todde, l’artista Gianluca Floris, il regista Enrico Pau, il sociologo Alessandro Mongili, il giornalista Vito Biolchini, l’archeologa Maria Antonietta Mongiu, il giurista Andrea Pubusa, il sociologo Marco Zurru, l’ingegnere trasportista Italo Meloni, il militante dei diritti Antonello Pabis…

    Ajo, o vito! Che Zedda debba ascoltare Mongili e la Mongiu non ci credi nemmeno tu.
    Va bene mettere fuoco, ma ad accostarti a s’accabadora non fai un gran figura 😀

  8. New Entry says:

    Ho seguito la logica di questo scritto ma solo sino al punto in cui si nomina Berlusconi. La soluzione suggerita per Zedda qual’è? L’acquisto di un poderoso apparato mediatico o, più facilmente, la ricerca di “protezione” intellettuale?

    • “Cosa c’è da comunicare diversamente da parte del sindaco sul casino del Lirico, o del Poetto o dello stadio? Niente! Bisogna solo cambiare politica!”.

  9. Carlo Murtas says:

    Capisco benissimo la delusione di Biolchini per l’andamento dell’amministrazione Zedda e la sua sincera preoccupazione per la perdita di consensi, che è anche la mia e di tanti altri sostenitori elettorali del giovane Sindaco. ‘E un dato di fatto che i c.d. “ceti medi riflessivi” sono una parte molto influente dell’elettorato del centrosinistra e si rivelano particolarmente esigenti nei confronti dell’amministratore che hanno elettoralmente sostenuto. Non si sono ancora capacitati del perchè delle assurde scelte del Sindaco relative all’Ente Lirico e anche del timido interesse per tutto ciò che riguarda la cultura e la sua promozione. Certo non si può chiedere a Zedda di far proprio il manifesto di Gianluca Floris per il rilancio della cultura, anche perchè dubito, viste le scelte amministrative sinora fatte, che ne possa comprendere la portata innovativa, però speravamo tutti in un atteggiamento diverso, o forse, diciamocela tutta, forse sognavamo, come rileva Biolchini, che la nuova amministrazione potesse imprimere una nuova “egemonia culturale” alternativa al comune sentire della destra che ha dominato per decenni in città.
    Certo, i dirigenti degli attuali partiti della Sinistra, tranne qualche eccezione, sono più sensibili alla cultura ed agli intrattenimenti di massa, e Zedda è un leader di questa Sinistra e non per caso; non è che gli si possa infondere dall’esterno una passione per la cultura ed un rispetto per gli intellettuali che evidentemente non sente come proprio, e, forse, sotto questo profilo, ci si deve rassegnare; questo deficit di angolatura prospettica lo danneggia, peraltro , sicuramente molto nella capacità di portare a sintesi le situazioni che affronta nella vita amministrativa, ma rimane, nonostante tutto, un buon comunicatore, ed è questo che giusifica il suo buon posizionamento nella classifica di gradimento degli amministratori.

  10. Sa facci porca says:

    “Per chi ha sostenuto e votato Massimo Zedda, primo sindaco di Cagliari di centrosinistra dopo decenni di amministrazioni conservatrici o di destra, la notizia che il primo cittadino sta perdendo consensi non può certamente far piacere. Anzi, preoccupa. E pure tanto.”

    E’ fantastico leggere queste righe proprio sul blog che dal giorno dopo l’insediamento della giunta ha preso la prima fila dei detrattori della giunta. Preoccupatissimo, proprio. E bai, o Vito.

    • Mischino. Buona pasqua.

    • Questo è il livello culturale dei grandi sostenitori , dei simpatizzanti e consiglieri del nostro amato sindaco di via puccini. Perché Massimo , ancora non vi abbia mollato per trovare un po’ più di spessore nel PD è per me cosa sconosciuta. Massimo, gente così ti tira sotto! Ascolta i consigli.

  11. Domando scusa says:

    Scusate l’ignoranza ma qualcuno mi può dire quale sarebbe il think tank del sindaco? Grazie

  12. Aldo Onnis says:

    Chi è sparito da questo blog è chi ha capito che stava diventando vittima della sindrome dell’Uomo Ragno, cioè arrampicarsi sugli specchi per difendere l’indifendibile Zedda.
    Il sindigu non ha difficoltà di comunicazione: è la negazione della comunicazione, se non con un
    un linguaggio da “torna a casa lessico”.
    Conosce solo un modo, come nota Biolchini, per tentare di imporre il suo pensiero: “sclerare” e alzare la voce.
    Al Lirico, però, la voce la “alzano” per mestiere e la sua potrebbe anche sparire… Non si sa mai.
    Smessa la pelliccia d’agnello con la quale mendicava voti prima della sua elezione, ha preso a ringhiare rabbioso contro tutto e tutti.
    Sono di sinistra, ma mi dispiace dover ammettere che quando “i comunisti” vanno al potere il tentativo è di livellare verso il basso.
    Si pensa di essere “più comunisti” se si sta male tutti.
    Guai pensare di sollevare chi sta in basso: meglio affossare tutti.
    Dai, Ainis… Fai la tua apparizione perchè ci manca un po’ di cacca di piccione.

  13. paulsc says:

    L’elettorato cagliaritano:
    1) i nostalgici del Ventennio Delogu-Floris. Quelli che vorrebbero vedere bruciare Zedda con tutti i caghineri (nel prossimo gaypride)
    2) quelli che l’hanno votato e restano alla finestra. Vogliono: stadio, baretti, tuvixeddu etc etc.. Le grandi opere lasciate incompiute dalla giunta precedente (tutto da fare de pressi)
    3) La sinistra cagliaritana (gli intellettuali). Vogliono: la testa dell’assessore Puggioni e maggiore coinvolgimento e democrazia partecipata. Non si sa cosa sia ma è da intellettual dirlo.
    4) Quelli soddisfatti che lo fanno arrivare pilu pilu tra i primi 50. Il peggiore dei migliori. MIca male, tutto sommato.
    Centu concasa… Forza Cagliari!!

    • Io non voglio la testa dell’assessore Puggioni (l’ho già detto e lo ripeto) e so che cos’è la democrazia partecipata: esattamente quello che era stato promesso in campagna elettorale.

      • paulsc says:

        Coda di paglia? Non ho mica scritto che lei vuole la testa dell’assessore Puggioni. Ma tanti, dei cosiddetti settori culturali, sì, senza dubbio. L’errore che addebito a questa giunta è propria questa fantomatica democrazia partecipata. Non tanto perché sia sbagliato come concetto, ma perché è di difficile concretizzazione. La democrazia partecipata significa sentire tutti, non solamente il proprio elettorato. E i “tutti” se si facesse un referendum, ad esempio, forse boccerebbero il gay pride, o il piano di assistenza ai rom. Dico forse, ma non ne son sicuro. In ogni caso sarebbe un fallimento, a mio parere. Bisognerebbe rifletterci..

      • Guardi, chi ha la coda di paglia non perde tempo a scrivere le cose che scrivo io, come le scrivo io, con nome e cognome veri e non con pseudonimi o finte generalità. Non giochi con le parole con me (come fanno i passeggiatori di Sel quando sono in difficoltà), io lancio pietre e non tiro mai indietro la mano, se lo ricordi. Sul fatto poi che tanti dei settori culturali (come ammette perfino lei) vogliano la testa della Puggioni, è segno di un malessere che però si continua ad ignorare. Sulla democrazia partecipata possiamo discutere, ma qui siamo ovviamente ben lontani dall’attuarla perché l’amministrazione (e soprattutto il sindaco) ha difficoltà semplicemente ad ascoltare, figuriamoci a far partecipare i cittadini alla gestione della città con modalità innovative.

      • paulsc says:

        Non gioco con le parole. Semplicemente lei mi ha attribuito cose che non ho detto. Il fatto che ci sia un malessere nei settori culturali è palese, ma è giustificato? Non saprei. Francamente, non ho mai capito cosa i suddetti settori culturali chiedono. Spazi? Fondi? O una diversa distribuzione degli stessi? Assemblee? Non mi è ben chiara la cosa, anche se tanti li conosco personalmente. E’ tutto un pò fumoso come la democrazia partecipata. Forse, i settori culturali dovrebbero comunicare di più con la città, anche in modo polemico, ma proporre e far conoscere le proposte. Magari è mancata un pò di comunicazione? Non crede?. Ps mi chiamo Paolo Poma. Se vuole le allego un documento di identità. No problem
        ps 2 il Comune ha attivato questo servizio on line. Si possono effettuare segnalazioni e seguire, successivamente, l’iter delle stesse. E’ un modo di partecipare. Se sia un esempio di democrazia partecipata, non lo so. Ma so che è utile. http://www.comune.cagliari.it/portale/it/segnalazioni_1.page

      • Sì, è giustificato, giustificatissimo. I settori culturali chiedono un piano per la cultura (quello che c’è non serve a nulla), più spazi (e anche il sindaco lo ha ammesso, legga l’Unione Sarda di oggi) e più fondi. La polemica sugli pseudonimi non era con lei, qui i nick name sono ben accetti.
        Grazie, e a presto.

      • Michele says:

        esatto più spazi e più fondi, e magari che gli spazi siano affidati senza doversi sobbarcare un mare di spese che comprende ristrutturazioni, pulizie, gestione e personale. Ho sentito spesso dire che le associazioni culturali debbano “crescere”, consorziarsi e gestire questi spazi; non credo che dedicare le proprie risorse alla gestione degli spazi per una associazione culturale significhi crescere.

      • a proposito di democrazia partecipata. Tanto per cominciare si poteva non lasciar morire L’ideario http://oratoccaanoi.ideascale.com/

      • La Fine del Lirico says:

        Ma scherzi? Faceva troppa ombra a Matteo Lecis Cocco-Ortu …

  14. Supresidenti says:

    Buona pasqua Vito a te, alla tua bella famiglia e ai tanti lettori del tuo blog, compresi quelli che si sono “imposti” di non commentare più e che non si fanno più vedere da queste parti.. Saludi e trigu a tottus..

  15. giancarlo says:

    A proposito di comunicazione leggo su Casteddu on line e Cagliaripad della presentazione del piano cultura del 2013. F. Ghirra e l’assessore Puggioni affermano che “sparisce la discrezionalità della politica e degli uffici nell’erogazione dei contributi”. Mi viene il dubbio che non abbiano letto il regolamento che hanno approvato (http://www.comune.cagliari.it/portale/it/cultura__istruzione___spo.page) …
    Per chi ha un minimo di dimestichezza con bandi e regolamenti è infatti evidente che la discrezionalità è insita nella griglia di valutazione dei progetti (art.8), griglia in cui la gran parte dei punteggi sono attribuiti su valutazioni di merito (quindi discrezionali).
    Ciò è corretto, ma perchè ammantarsi di imparzialità numerica che non esiste? Le scelte e gli indirizzi di politica culturale non devono e non potranno mai essere affidate a numeri. Il punto che non viene affrontato è che il budget è troppo modesto (480.000 euro ) e che la struttura del regolamento è indirizzata a parcellizzare i contributi, evitando scelte (con la logica che è meglio non prendere posizione) e così scontentando tutti. A me il regolamento continua a non piacere, vedrete il pateracchio che ne verrà … spero di sbagliarmi.

  16. Balla ca nono says:

    Ma quale egemonia culturale deve esercitare zedda? Sel a cagliari è una esigua minoranza e non potrà mai essere culturalmente egemone. Zedda è stato il risultato della protesta dei cagliaritani per la mala amministrazione( o così ritenuta dagli elettori) dei delogu floris. A me sarebbe piaciuto sentire zedda ( ma anche il siciliano crocetta) esprimere per onestà intellettuale un concetto del tipo: sappiamo di rappresentare una esigua minoranza di cittadini per patrimonio di idee e valori, ma ci impegneremo al massimo per dare una buona amministrazione alla città, adoperandoci per la partecipazione e il dialogo con tutti, che ci abbiano votato o meno, essendo ben consapevoli che la maggioranza dei cittadini di cagliari ha una visione politica alternativa alla nostra. Zedda queste cose le ha capite e per questo motivo vuole passare al pd, aggirando le vere ragioni secondo prassi consolidata nella sinistra italiana. La sinistra non tollera di non avere il consenso perchè è incompatibile con l’avere ragione ed essere eticamente superiori.

    • Ma infatti io ho detto che è Zedda (che ha preso il 60 per cento dei voti!) a dover essere egemone e non Sel! Tu fai l’errore di prospettiva del noto think tank, confondi i voti presi da Zedda con quelli presi da Sel, ma sono due cose profondamente diverse. Zedda è il sindaco di tutti non solo di Sel, ed è a quel 60 per cento dei cagliaritani che lo ha votato e che hanno dato fiducia al centrosinistra che deve rendere conto, non certo solo al suo partito. Invece oggi dei partiti della maggioranza solo Sel lo sostiene a spada tratta. Zedda sta diventando autoreferenziale (così si dice?), non ascolta neanche il Pd e la Cgil, figurarsi gli intellettuali. Zedda doveva aprirsi invece si è chiuso. Secondo me.

      • Balla ca nono says:

        Il tuo ragionamento Vito è secondo logica ineccepibile; e io ti dico, in tutta sincerità e all’infuori di qualsiasi mio intento di contrapposizione dialettica, che non riesco a vedere un errore di prospettiva, solo posso aver guardato da un’angolatura un pò diversa la stessa sostanza. Zedda anche volendo, ma non lo vuole, avrebbe grandissime difficoltà a rappresentare la maggioranza dei cagliaritani che l’ha votato, figuriamoci tutta la città come dovrebbe. E poi l’egemonia culturale fa un po’ paura.

      • renato says:

        non appu cumprendiu.
        L’altro giorno scrivevi
        Una cosa per è certa: la situazione di Cagliari, la sua amministrazione, crea imbarazzo a tutti.

        Anche questa notizia, però.
        Al Pd no, a Sel di sicuro. Ha notato come nel giro di pochi giorni il partito ha ammesso prima che a Cagliari c’è ancora molto da fare, e poi ha rivolto una interrogazione al sindaco sulla vicenda del concerto di Unica 2.0? Sono segnali.

        E oggi ci dici che SEL sostiene a spada tratta.

        sezzirirì

  17. La Fine del Lirico says:

    A ben vedere il giovin Zedda e quell’inetto dinosauro di Bersani sono le facce, di ben diversa fascia anagrafica, di una stessa medaglia. Di una sinistra i cui modi di fare politica sono irrimediabilmente vecchi. Purtroppo hanno dovuto aspettare Grillo per capirlo, perché Grillo, coi suoi avventurismi, con le sue rodomontate pericolose, con un enorme deficit di competenze specifiche dei suoi “attivisti”, ha però fatto capire che esiste uno spazio per un modo ben diverso di fare politica, di cui i cittadini-elettori, i cittadini-militanti, che dir si voglia, sono i primi protagonisti perché al loro servizio, solamente al loro servizio, esiste la politica. L’errore di impostazione di Renzi è stato dare a intendere che il problema fosse solo anagrafico: ha vinto Bersani, e purtroppo ha fatto la “rottamazione bersaniana” mandando avanti giovani trentenni e quarantenni dal cervello sclerotizzato,e politicamente più vecchi di Emilio Colombo e Giulio Andreotti messi insieme. Il problema è di forma mentis, e purtroppo chi è rimasto “comunista”, non nelle idealità e nei programmi quanto nei metodi, non si adeguerà mai ai nuovi tempi. Se quel che resta della sinistra non vuole arrendersi a Grillo, non potrà più essere una sinistra di mentalità comunista. Scelga Zedda come collocarsi, è ancora piuttosto giovane e alla sua età, salvo casi patologici, si è in tempo per cambiare prospettiva. L’ha fatto perfino Luciano Violante, passato da garante delle Procure a possibile ministro della giustizia PD gradito a Berlusconi …

  18. Ospitone says:

    Grazie per questo Articolo di sano realismo e riassuntivo delle prospettive future di questa martoriata città.Ne sentivo il Bisogno . La Colomba Pasquale è volata via dall’incazzo, l’uovo di Pasqua si è Sciolto dalla vergogna e domani sono a pranzo da mia suocera che vota destra e “lovva ” Silvio. Khe Pasqua di MMM…. Con questo bel pezzo, mi fai pensare che siamo governati da una classe politica di Immaturi.Come diceva quello: “Pensavo fosse Amore,e invece….. era un calesse”
    Auguri & bona Paska (Bellasicura)

  19. antani says:

    sfondo grigio scusro, carattere nero. perché?

  20. il suo metodo di non fare niente ricorda molto quello che per anni hanno fatto Delogu & Floris, ha nominato degli assessori secondo me incopetenti e anche vero che sono facce nuove ma rimangono sempre incopetenti

  21. muttly says:

    “Ora tocca a noi” significava ora tocca a noi di Sel fare errori, non ora tocca a tutta la città di cui Delogu e Floris se ne sbattevano

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