Politica / Sardegna

“Cabras alla Fondazione Banco di Sardegna? E io straccio la tessera del Pd!”. Una lettera di Simone Campus

Scriveva profeticamente il tenutario lo scorso 29 gennaio: “Mps e dintorni: ma di Cabras che sarà nominato alla guida della Fondazione Banco di Sardegna nessuno dice nulla?”.

Del “segreto di Pulcinella” della politica sarda (Cabras alla guida della Fondazione e Antonello Arru che passa invece ai vertici dell’istituto) oggi ha parlato finalmente la Nuova Sardegna. E in tempo reale è arrivata a tutte le redazioni questa lettera del consigliere comunale del Pd sassarese, Simone Campus. Rilancio la domanda: ma dal caso Mps e dalla sconfitta alle recenti elezioni il Pd (anche quello sardo) non ha imparato nulla?

***

Da mesi si parla della candidatura del senatore Antonello Cabras alla Presidenza della Fondazione Banco di Sardegna, notizia che passa di bocca in bocca negli ambienti del Partito Democratico già all’indomani della nomina dell’altro Antonello, Soro, all’Autority per la protezione dei dati personali.

In quell’occasione sembra che ci fu un accordo tra i due capibastone sardi che si spartirono le poltrone sicure, scegliendo però di non candidarsi.

Oggi la notizia rimbalza sulla prima pagina dei quotidiani sardi e diventa ufficiale. Dopo un dermatologo alla privacy (ricordo che prima di Soro il Centrosinistra aveva indicato in quel ruolo un grande giurista come Stefano Rodotà), si passa ad un ingegnere per un incarico che richiede perizia e capacità economico/finanziarie nel momento in cui le banche hanno una sola parola d’ordine: “rientrare”.

Non c’è nulla di personale, in quello che affermo, a Cabras manco lo conosco.

Il punto è che alle piccole e medie imprese si chiede di rientrare dagli affidamenti nel momento peggiore della crisi e alle famiglie si negano prestiti e mutui. La gente si sta indebitando per pagare tasse e stipendi, per questo servono personalità di grandi competenze tecniche lontane dai partiti.

È profondamente politico affermare che servono persone credibili e terze, di garanzia per i risparmiatori, che siano riconosciute dal sistema delle imprese ormai allo stremo. Ma davvero lo scandalo MPS non ha insegnato niente ai dirigenti del PD?

Stare fuori dalle banche è un imperativo per sanare un rapporto patologico tra il mondo degli affari e della finanza e la politica, che poi è uno dei motivi per cui l’elettorato ci ha punito una settimana fa.

Faccio appello allo spirito di “responsabilità” di tutto il PD, se davvero si dovesse arrivare alla nomina del senatore Cabras alla presidenza della Fondazione Banco si Sardegna (come mero tornaconto di accordi interni non più accettabili), non ci penserei due volte a strappare la tessera del Partito.

Mi rivolgo alle centinaia di amministratori locali che quotidianamente fanno fronte ai problemi della gente e si sentono vomitare addosso la rabbia dei cittadini e che sentono distante anni luce i politici interessati esclusivamente solamente alla propria poltrona.

Diciamo no tutti insieme o saremo accomunati ad un gruppo dirigente che ormai è completamente dissociato dalla realtà.

Diceva ieri Bersani da Fabio Fazio che “non c’è responsabilità senza cambiamento”. Ecco appunto: cambiamo, ma davvero però.

Simone Campus
Consigliere comunale di Sassari – Partito Democratico

 

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29 Comments

  1. Pingback: Il PD non ha ancora capito: in Sardegna largo a trombati, tromboni e affari banche-politica |

  2. Arrigo Giglio says:

    Fuori la politica dalla banche!!! Leggo nei vari siti che mi sono preso la briga di consultare che i signori pigliaru e guiso, che si ergono a paladini di moralità un tanto al chilo, adesso criticano le modalità con le quali vengono nominati i vertici bancari isolani, in tempi non lontani hanno ricoperto ruoli di primo piano nelle banche regionali quali il banco di sardegna e il banco di sassari.
    In particolare: il pigliaru è stato dal 1998 al 2001 componente del consiglio di amministrazione del banco di sardegna e luigi guiso è stato componente del consiglio di amministrazione del banco di sassari dal 2000 al 2006 (due mandati).
    Mi chiedo e chiedo agli illustri economi se e quanto la politica è stata determinante nei processi decisionali che hanno portato alle loro rispettive nomine e quanto, eventualmente, i torvi politici hanno condizionato il loro operato di amministratori di banca. La personale e becera diffidenza nei confronti dell’animo umano che mi contraddistingue mi porta a pensare che la politica agisce bene fin tanto che i miei interessi coincidono con quelli del politico di turno, quando invece non collimano più, o addirittura confliggono, allora il discorso cambia.

  3. Adriano says:

    Ritengo assolutamente sciagurata l’idea di Cabras alla Fondazione. E penso che sia sciagurata non tanto perché sia una nomina politica, ma proprio perché si propone Cabras. Mi spiego: il fatto che sia una nomina politica, lo ha spiegato bene qualcun altro, non si può imputare a questo Pd, agli accordi in corso o a chissachì, posto che è una legge che consente e richiede certi pastrocchi. Il problema è chi viene nominato dalla politica. E qui viene la mia avversione per la nomina di Cabras. Ha vissuto la politica in un modo che è difficile pensare non venga traslato alla Fondazione. E’ uno degli azionisti principali del Pd in Sardegna, con troppa voce in capitolo su candidature e linee strategiche del partito. Quindi, è almeno inopportuna la sua nomina. Sono ipocriti invece i vari Parisi e Segni, i quali hanno ricoperti decenni di incarichi politici con golden share varie che li mettevano in grado di modificare le norme. Invece se la prendono con la politica. Ipocrisia allo stato puro. Te la mettono in quel posto e se la prendono col sistema.

  4. Simone Campus says:

    Se posso dare una risposta ad Aldo, che credo di non conoscere, le osservazioni che fa sono corrette, ma tendenziose perché spostano l’attenzione dalla questione vera la questione vera. Infatti la Fondazione detiene il 49% del Banco e, come hanno spiegato bene alcuni interventi precedenti, penso a Segni/Parisi e Guiso/Boeri altroché se la Fondazione interviene nella governance del Banco. Ciò detto, che gli enti locali (le province) abbiano potere d’indirizzo mi pare ovvio, ma io credo che i consiglieri provinciali possano decidere di votare per persone chiaramente competenti, o no? Aggiungo poi, quando mai i consigli provinciali hanno votato per eleggere i componenti del comitato d’indirizzo?

    • Simone mi ripeto: il tuo discorso su spartizione posti di potere nelle banche e/o fondazioni bancarie è pienamente condivisibile e apprezzabile. Ho solo voluto insistere sulla differenza tra fondazione e banca affinché non si pensasse che ci si trovi davanti a un caso identico a quello di mps. In base alle mie informazioni La fondazione non si occupa di accesso al credito, ne di dettare la linea della banca. Anche perché la maggior parte dei dirigenti della banca, quelli che decidono per davvero, provengono dal nord Italia, ossia dalla banca proprietaria del banco di Sardegna. Poi magari mi sbaglio, oppure ho delle informazioni sbagliate.

      • Simone Campus says:

        Comprendo e non è una polemica con te, però ti assicuro che ne lo stimatissimo professor Salvatore Rubino, candidato alla Camera dal mio partito alle recenti elezioni, ne il compagno Antonio Capitta, già capogruppo DS al Comune di Sassari, rispettivamente componenti del CDA della Banca di Sassari e del Banco di Sardegna sono stati nominati per intercessione dello Spirito Santo. E loro, si che si occupano di accesso al credito … non è un fatto personale con queste persone che conosco e con le quali ho frequentazioni di partito più che amichevoli, e che stimo pure, ma è un fatto che entrambi facciano parte della corrente Cabras/Spissu. Ed è un altro fatto che io chiedo solo trasparenza nelle nomine e criteri di merito e competenze. Ma su questo, mi pare che siamo d’accordo. http://www.fondazionebancodisardegna.it/index.php/fondazione/statuto

  5. Sostiene Francesco Pigliaru che la Fondazione va riformata nei criteri di nomina ecc. ecc. Vi pare fisiologico riciclare un ex parlamentare e rinforzare gli ambigui legami tra politica e banche? Vi sembra normale dopo quello che è successo?
    “Come hanno scritto qualche giorno fa Tito Boeri e Luigi Guiso sulla Nuova Sardegna, le crisi bancarie e gli scandali finanziari hanno un pregio: “portano alla luce ciò che non va nell’architettura del sistema di credito e costringono ad aprire gli occhi” anche a chi non voleva aprirli, o, “pur avendoli aperti, non sapeva vedere”. Da questo punto di vista il caso del Monte dei Paschi di Siena, che alimenta da giorni l’allarme e le preoccupazioni dell’opinione pubblica, rappresenta per ognuno di noi una occasione preziosa che ci interpella da vicino come cittadini. Esso ha infatti riportato alla nostra attenzione interrogativi sull’organizzazione del sistema finanziario italiano e sul ruolo, al suo interno, delle fondazioni bancarie. Un dibattito che anche da noi in Sardegna si è sviluppato da tempo grazie al contributo, appassionato e allo stesso tempo competente, di economisti della autorevolezza di Luigi Guiso e di Francesco Pigliaru. Un dibattito che affonda le sue radici indietro negli anni. Pensiamo tra tutte alla voce profetica di Salvatore Biasco, parlamentare e anche lui autorevole docente di economia monetaria – che già 15 anni fa – era il 18 marzo del 1998 – intervenendo alla Camera come Presidente della Bicamerale dei Trenta nella discussione sulle Fondazioni Bancarie lasciò a verbale la sua preoccupazione che esse potessero trasformarsi in “potentati finanziari, creati dal nulla, luoghi di selezione del notabilato e di autoreferenzialità”.
    Potentati finanziari destinati «a frapporsi in modo non neutro alla politica sociale degli enti locali, senza rispondere a nessuno». A poco valsero allora le preveggenti considerazioni di Biasco. Questi interrogativi si pongono in una cornice che abbraccia l’intero Paese, e, più limitatamente, all’interno dei mercati locali del credito. In questo quadro essi ci interpellano tuttavia più specificamente in riferimento alla situazione sarda. Essa presenta infatti alcune specificità che la caratterizzano e, per alcuni versi, la assimilano al caso del Monte dei Paschi di Siena.

    La più importante rassomiglianza tra il caso senese e quello sardo è la concentrazione della dotazione della Fondazione Banco di Sardegna nel capitale del Banco: la Fondazione detiene infatti il 49% del capitale della banca, quota stabile da quando si verificò la cessione del Banco alla BPER, che equivale a oltre il 30% del valore della dotazione della Fondazione. La differenza, rispetto al Monte dei Paschi, è che la Fondazione non esercita il controllo del Banco anche se partecipa al governo della Società esprimendo parte del Consiglio di amministrazione e designando il Presidente del Banco.

    A proposito di queste prerogative della Fondazione leggiamo da qualche tempo sui giornali che in vista degli avvicendamenti determinati dalle nomine dei nuovi parlamentari si è da qualche parte ipotizzata la nomina di parlamentari uscenti negli organi dirigenti della Fondazione e in quelli dello stesso Banco di Sardegna. E’ pensando a questi avvicendamenti e al dibattito che si è aperto sul fatto che le Fondazioni finiscono per rinnovare e rinsaldare quel rapporto tra politica e finanza che all’inizio degli anni Novanta si voleva scardinare, che viene spontaneo rivolgere alla opinione pubblica e agli organi della Fondazione alcune domande.

    Innanzitutto che cosa giustifica il fatto di detenere una quota così rilevante del patrimonio della Fondazione investita nel capitale del Banco di Sardegna?
    L’episodio MPS insegna una cosa: che se la fondazione che sta dietro una banca impegna una quota molto rilevante del proprio patrimonio nella Banca e la banca affonda, con essa affonda anche la Fondazione. Non sarebbe il caso di ripensare l’intera strategia e, come ha fatto qualche rara Fondazione (ad esempio la Fondazione Roma), uscire dal Banco di Sardegna e diversificare al massimo l’investimento?
    Perché finora, nonostante la legge invitasse le fondazioni a proseguire nella liquidazione delle partecipazioni nelle banche conferitarie e a diversificare adeguatamente il proprio patrimonio, la Fondazione Banco di Sardegna ha continuato a mantenere invariata la propria quota nel Banco?
    Quali sono poi gli obiettivi che la Fondazione si è finora riproposta nell’esprimere parte del Consiglio del Banco?
    Quali criteri hanno guidato la scelta dei consiglieri?
    Che contributo hanno dato alla gestione del Banco?

    Infine, nell’ottobre scorso è stato siglato un nuovo patto parasociale con la BPER. L’accordo prevede un obbligo della Fondazione a non scendere sotto la quota del 20% della partecipazione al capitale del Banco. Nel caso decida di vendere azioni ordinarie in eccesso di tale quota la Fondazione si impegna a trasferirle alla BPER o, se trasferite a terzi, a garantire a BPER un diritto di prelazione dell’intero pacchetto, e nel caso che il potenziale acquirente sia una banca o una società finanziaria, ad ottenere il preventivo gradimento di BPER. Quando avviene uno scambio si presume che ci guadagnino entrambi i contraenti. Mentre però sono evidenti i vantaggi che BPER può trarre da questo accordo (si assicura un socio di minoranza, ha la prelazione sull’offerta, può limitare, attraverso la clausola di gradimento l’insieme dei possibili acquirenti), non sono affatto chiari i benefici per la Fondazione. Ve ne è qualcuno? Li si può esplicitare? Tutte domande che evocano di certo temi e problemi che meritano di essere discussi”.

  6. Il ragionamento di Campus sarebbe perfetto. Anche condivisibile. Se avesse capito la differenza tra la Fondazione Banco di Sardegna e il Banco di Sardegna.
    La Fondazione si occupa di cose completamente differenti rispetto alla Banca. Finanzia ad esempio ricerche universitarie, cortometraggi, eventi di vario genere, convegni. Iniziative culturali, editoriali, musicali, cinematografiche Etc.
    La Fondazione non concede nessun prestito o mutuo a nessuna famiglia. Non c’entra assolutamente niente. Chi glielo spiega ora a Campus che ha fatto una figuraccia?
    E poi Vito che c’entra MPS? E’ una situazione totalmente diversa: la Fondazione Banco di Sardegna non controlla il Banco di Sardegna. E’ vero forse il contrario. In MPS invece la Fondazione controlla la Banca. Ajò dai!

    • Aldo, io non penso che Campus abbia fatto una figuraccia. La fondazione non è la banca, è vero, ma che dietro questa nomina ci sia un intento spartitorio è noto da tempo ed è fuor di dubbio. Peraltro, la legge che istituisce le fondazioni bancarie mi sembra che miri ad impedire che chi ha ricoperto incarichi politici poi ricopra incarichi di vertice nelle fondazioni: mi risulta che Cabras al momento sia ancora senatore. E poi il caso Mps c’entra, c’entra eccome! C’entra nella percezione che la gente avrà di questa vicenda. E in ogni caso, a te sembra giusto che Cabras diventi presidente della Fondazione Banco di Sardegna?

      • Anche io Vito credo che la lettera di Simone Campus sia di grande attualità e metta in evidenza un sistema di spartizione delle poltrone ormai fuori da ogni logica. E infatti condivido tutto ciò che scrive. Quindi anche io credo che per dirigere la fondazione sia preferibile un manager o uno lontano dalla politica. Anche perché, come ho scritto, il principale scopo è distribuire finanziamenti per varie attività culturali. Però quando si decide di prendere posizione su un determinato argomento sarebbe preferibile dimostrare di conoscerlo. Altrimenti crolla la crecredibilità dell ‘ interlocutore. Cosa c’ entra con la fondazione tutto quel discorso sul credito alle famiglie? O la necessità delle banche di rientrare?

  7. Balla ca nono says:

    Ottimo,Vito,mi piace.Ma non è che uno esprime una critica perchè ce l’ha con Cabras o, nel caso nazionale sardo, con Maninchedda.E’ che da Maninchedda ci si aspetterebbe un contributo al partito nazionale sardo in senso riformista liberale, e se no da chi?
    E il PD, mi sono stancato di dirlo, deve uscire dalla logica della “spartizione del bottino” e favorire l’avanzare ( o il sorgere) di una sinistra liberale, almeno come e quanto in altri paesi civili.

  8. efisio erriu says:

    Indubbiamente è quanto meno sospetto che le uniche persone dal curriculum idoneo per dirigere autority o fondazioni bancarie siano politici trombati…

    Poi questo non significa che non vi siano tra questi, elementi di valore e siccome in Italia sembra non vi siano mezze misure finiremo col metterci, a capo di una banca, il ragioniere della bocciofila di sant’eusebio…

  9. Lino Grill says:

    Evidentemente MPS non solo non ha insegnato nulla, ma anzi ha tracciato una strada…PD (anche sardo):avanti così!

    • Anonimo0 says:

      Evidentemente sei molto confuso. Pretendere che le nomine politiche in capo alle fondazioni bancarie siano – di fatto e automaticamente – ascrivibili all’universo dei reati constati ai manager di MPS e’ solo sinonimo di ignoranza e malafede. Il problema e’ molto più complesso e meno idiota di come lo stai commentando… Ma si sa.. La rete semplifica ( a volte troppo..)

      • Evidentemente si, spiegami in quale modo la politica dovrebbe comandare una fondazione che determina il governo di una banca. Spiegami, sono tutt’orecchi!

      • Anonimo0 says:

        Evidentemente, oltre che confuso sei anche miope. Leggiti mio post delle 15.23 insieme a qualche libro di Giannola, Alessandrini, Rossi, silos Labini ( mi fermo qui altrimenti annoio..) e poi discutiamo della trasformazione del sistema del credito in Italia dopo la legge Amato. Nessuno ha parlato di governo “politico” di una banca. Ma.. Se ti sta bene così… Beata ignoranza…

      • Simone Campus says:

        Nessuno parla di illiceità o non legittimità degli atti, ci mancherebbe. Ma il caso MPS ha evidenziato, al di là degli elementi specifici di accusa, una commistione politica/affari che non è più tollerabile, da cui la valutazione di inopportunità politica della nomina del senatore Cabras alla FBS. Dovrebbe destare l’attenzione e lo stupore di tutti la coincidenza tale per cui il Senatore esaurisce la sua vita da Parlamentare e ne inizia una da “banchiere” … per il resto rimando alle risposte che ho dato ad altri commenti. Saluti.

      • Anonimo0 says:

        Simone, ho già scritto (ripeto anche per te: vedi il mio post delle 15.23 di ieri) che concordo “a metà” con il tuo ragionamento. Molte delle strategie del settore non sono decise né da Capitta né da Rubino. Tralasci nel tuo discorso il legame di dipendenza che le due ex banche isolane hanno con BPER. Poi per il resto, su Cabras, sull’inopportunità non solo di avanzare ma sinanche di pensare ad un suo insediamento in capo alla Fondazione .. trovi 10000 porte aperte..
        saluti anche a te

      • Simone Campus says:

        Stiamo dicendo la stessa cosa, io però a quel 49% gli attribuisco una certa importanza.

  10. Ricordo bene caro Vito, e credo che lo ricordino tutti il tuo intervento a proposito del Senatore. Mi sembra condivisibile la presa di posizione degli iscritti PD e anche opportuna la puntualizzazione del primo dei quattro commenti del 4 marzo alle ore 16,20: …” le nomine della Fondazione sono per definizione politiche (leggete lo statuto…se un soggetto è di nomina dei consigli provinciali, o del consiglio regionale, non può che essere politico: è la vita baby). Chi si schiera contro una determinata nomina politica è perché vuole una differente nomina politica. amen.”…
    Anche su quanto dichiarato da Bersani ieri sera sebrerebbe che nei famosi 8 punti non si vede traccia della riforma della Legge Elettorale.
    A pensar male si fa peccato però…

  11. a non imho says:

    premesso che non conosco né Cabras né Campus, mi permetto fare solo due considerazioni visto che quando leggo strafalcioni non riesco a trattenermi, da chiunque provengano.

    la prima: Fondazione non vuol dire Banco. Nella fondazione non si discute del credito in Sardegna.
    la grave confusione che traspare dall’intervista, se consapevole, mi pare sintomatica del reale intento dell’intervistato; se inconsapevole ancor peggio, visto che Campus evidentemente parla di cose che non conosce.

    la seconda: le nomine della Fondazione sono per definizione politiche (leggete lo statuto…se un soggetto è di nomina dei consigli provinciali, o del consiglio regionale, non può che essere politico: è la vita baby). Chi si schiera contro una determinata nomina politica è perché vuole una differente nomina politica. amen.

    ciò detto, sono d’accordo sul principio che in questo periodo di crisi servirebbero delle professionalità adeguate, seppure devo riconoscere che i “tecnici” sono rapidamente passati di moda in Italia, e forse è un bene…..

    • Simone Campus says:

      Se posso dare una risposta anche a lei gentile Anonimo, le osservazioni che fa sono corrette, ma tendenziose perché spostano l’attenzione dalla questione vera. Infatti la Fondazione detiene il 49% del Banco e, come hanno spiegato bene alcuni interventi precedenti, penso a Segni/Parisi e Guiso/Boeri altroché se la Fondazione interviene nella governance del Banco. Ciò detto, che gli enti locali (le province) abbiano potere d’indirizzo (politico) mi pare ovvio, ma io credo che i consiglieri provinciali e reginali possano decidere di votare per persone chiaramente competenti, o no? Aggiungo poi, quando mai i consigli provinciali e regionali hanno votato per eleggere i componenti del comitato d’indirizzo?
      Le assicuro, non ho interessi ne diretti ne indiretti sulla vicenda, anzi mettersi contro gente così potente non è salutare, dico solo che il Pd, finchè non si riformeranno le norme sulle fondazioni bancarie deve nominare solo persone estranee alla politica e di grande e specchiata fama sulle questioni economiche. In ordine poi alla nomina del sen. Cabras rimando alla lettura dello statuto: http://www.fondazionebancodisardegna.it/index.php/fondazione/statuto anche uno ignorante di diritto bancario come me capisce tutto.

  12. Alessandro says:

    E già, bisognava già farlo ai tempi in cui è stato nominato city manager il signor, pardon dottor, David Harris… Per intenderci uno che era stato iscritto ad una lista di papabili per la nomina di direttore ASL senza per altro avere ne la cittadinanaza italiana ne l’equipollenza del titolo di studio (ricordo che qualunque altro essere mortale risponde penalmente delle falsità che scrive all’atto di presentazione di una domanda di concorso). Il csx sardo si è affrettato a sistemare le cose per ottenere tutti i requisiti per sanarne la mancanza. Si è tentato di collocarlo ovunque (ASL ed AOU), sempre incarichi per nomina politica e mai per concorso. La svolta alle ultime elezioni di Sassari dove il dottor Harris si presenta nel maggio 2010 con una lista in appoggio al sindaco ( Ora Sì ) e così nello stesso anno a dicembre la nomina dello stesso Harris a direttore generale del comune di Sassari. Probabilmente è tutto in regola in termini legali, ma dove la mettiamo la moralità, l’etica, l’opportutnità politica di cui tanto il PD si riempie la bocca? Da un elettore del PD che questa volta ha votato 5 stelle

    • Simone Campus says:

      Alessandro hai ragione, anche in quell’occasione abbiamo levato la voce …

      • Alessandro says:

        purtroppo non è che si sia sentita così nettamente forte e chiara.
        Mi auguro fortemente che posizioni come la tua diventino realmente maggioranza all’interno del partito altrimenti, poi, non ci si deve lamentare se l’elettorato fa altre scelte e le regionali non sono lontane.

      • andrea says:

        concordo con alessandro, non si è sentito nulla, ma si sa i pensieri sono tali perchè non fanno rumore

      • Alessandro says:

        Cabras, come volevasi, è finito alla fondazione… A quando lo strappo della tessera del PD annunciato?

  13. Anonimo0 says:

    Concordo in pieno sullo spirito della lettera di Campus in ragione degli auspici di necessario rinnovamento che la gran parte dei partiti politici devono attuare in questa disgraziata contingenza (almeno quelli a sinistra, si spera..). Non prendere parte al gioco della sedia, almeno in questa partita, sembra la mossa minima che il PD locale ha a disposizione. In gioco c’è molta della credibilità sulle future parole che verranno spese e le future mosse con le regionali alle porte. Il gioco e’ diverso e si chiama “apertura, partecipazione e coerenza”: chi non vuole giocarlo con queste che saranno pietre e non solo regole può prenotare in biglietto per il Guatemala (one way, Please..).
    Concordo meno sulle preoccupazioni in ragioni di supposte ricadute sulla politica creditizia a (s)favore delle impose locali a seguito di qualsiasi scelta di nome isolano, si chiami Cabras o Pillittu…: dopo l’acquisizione di BdS e BPS da parte dell’emiliana BPER, la “testa” organizzativa e gestionale del settore creditizio isolano non sta più qui; inutile pensare che nomi di prestigio (?) possano cambiare la direzione che ha po’ tutto il comparto del credito nel Mezzogiorno. In più, con la legge Amato che rimane in piedi la stretta relazione incestuosa tra classe politica locale e fondazioni e’ e sarà ancora a lungo presente. Insomma, urge nova legem, ma e’ faccenda da Parlamento. Con i maestrali all’orizzonte la vedo in salita pensare a quadri normativi nuovi.
    Piuttosto, ragionando su faccende locali bisognerebbe pensare ad ispessire i fondi e le possibilità per i Consorzi fido per dare un minimo di ossigeno a qualsivoglia prospettiva di investimento; pensare a specifici fondi regionali destinati ad aumentare il volume di investimenti nella micro impresa; pensare a un’azione di lobby e/o convincimento della RAS verso BPER per costruire specifici protocolli di rientro finanziario per quelle imprese in credito con la RAS. E tanto altro ancora… Ci sono ancora troppe persone che vedono Cabras il problema. Questa persona e’ un problema (per mille ragioni di oppotunita’ politica e elementi di verita’ richieste a gran voce… ) ma non e’ IL PROBLEMA del credito isolano. Ma iniziare da qui si può, potrebbe essere un bel segnale. Come potrebbe esserlo – anche se su scala più locale -quello da piu’ parti auspicato in ragione dei costi incredibili della commissione Urbanistica del comune di Capoterra… Ma si potrebbe continuare a lungo: la lista dei nodi da sciogliere e’ lunghissima. Ad avercene scioglitori di nodi…

  14. Giovanni Serreli says:

    Da tesserato del PD sottoscrivo in pieno la lucida analisi e le conclusioni!
    Gianni Serreli

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