Lavoro / Sardegna

Ci scrive Carla: “Impresa Donna? E queste sarebbero le basi per la ripresa economica della Sardegna e dell’Italia?”

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Ricevo sempre più spesso mail di lettori che mi segnalano casi di malaburocrazia. Questa testimonianza dell’amica Carla Paulis mi sembra abbastanza significativa. Una cosa mi pareabbastanza chiara: il problema dell’Italia non è solo genericamente l’inadeguatezza della sua classe politica, ma (più in generale) della sua classe dirigente. 

***

Alla fine del 2011 ho partecipato al bando Impresa Donna indetto dalla Regione Sardegna, rivolto a donne che per un motivo o per l’altro non avevano un lavoro degno di questo nome. Senza volerne fare un caso personale, non nascondo l’entusiasmo coniugato ad una sostanziale diffidenza che hanno accompagnato quella che si prospettava come l’ultima possibilità di accedere a finanziamenti europei (a fondo perduto) per lo sviluppo delle aree depresse dell’UE, inserita nel quadro allarmante della disoccupazione odierna e che vede penalizzate soprattutto le donne.

Sì, perché nonostante la scarsa pubblicità iniziale, spostando ed aggiornando i termini del bando, si è cercato di promuoverlo in tutto il territorio regionale. Pertanto, chi ne è venuto a conoscenza, come la sottoscritta, ha pensato: “Bene. Forse l’apparato burocratico isolano e la sua classe politica sta capendo finalmente che deve assolvere in modo adeguato al ruolo ricoperto”.

Quindi, dopo aver partecipato alla riunione informativa presso l’aula consiliare del mio Comune di appartenenza, Sestu, ho voluto approfondire tale opportunità fissando peraltro un appuntamento col consulente addetto.

L’idea, infatti, di sfruttare le mie risorse economiche, frutto del sacrificio dei miei genitori, e di conciliarle con una prossima maternità mi allettava non poco. Ecco dunque messa in campo la mia idea imprenditoriale, certamente innovativa nel suo settore, che mi consentirebbe di esprimermi con grande creatività, nonché di sfruttare la mia preparazione in discipline letterarie ed artistiche.

Dunque, il 17 ottobre 2011 si dà avvio alla spedizione dei plichi, come da regolamento. Già, perché l’ordine cronologico di invio dei documenti risultava fondamentale per non perdere la precedenza. Ma ecco le prime stranezze.

Proprio tale giorno interviene il blackout delle poste a livello nazionale, seguito dall’invito da parte di impiegati di vari uffici a desistere dall’attendere lì inutilmente. Certamente io ed altri non ci siamo scomposti, e siamo rimasti ad aspettare riuscendo a presentare la domanda per primi.

Intanto passa il tempo, e nel mese di giugno 2012 finalmente si conoscono i nomi delle donne ammesse alla fase due, ovvero la valutazione del progetto. Dato l’elevato numero di partecipanti vengono ammesse solo coloro che avevano presentato la domanda all’apertura del bando, alle fatidiche ore 10, per le quali vi poteva essere la copertura finanziaria, come indicato nella relativa determinazione del 21-06-2012.

Tra ricorsi e integrazioni, nonché la consueta lentezza burocratica italiana che fa passare ogni tipo di entusiasmo, si giunge quindi all’8 novembre 2012 data che sancisce la pubblicazione dell’elenco delle candidate ammesse alla fase tre (su cinque), ovvero quella relativa al “supporto tecnico per il perfezionamento dell’idea imprenditoriale, consulenza nella predisposizione di un Piano di Impresa (Business Plan) e definizione di un piano finanziario”.

Ora, personalmente avevo già abbandonato tale opportunità perché il pensiero di dover iniziare ad anticipare risorse in base ai vincoli del bando, aspettando anni prima di ottenere il finanziamento, col ritmo consueto della lumaca fed in Italy, mi hanno indotta a scegliere delle strade alternative. Ciò, tuttavia, non mi ha trattenuta dal rivolgere alcune domande al referente regionale del progetto, da cui sto ancora attendendo risposta, pur potendo accedere agli atti (suppongo). Ovvero:

1 – Non era garantita in qualche modo la copertura finanziaria dei progetti ammessi alla fase due? Se, infatti, il progetto non era del tutto campato per aria, l’esito si profilava pressoché positivo.

2 – Come mai il punteggio è stato mediamente così basso in tutta l’Isola? Su un totale di 100 punti, infatti, il minimo per poter essere ammesse era di 70, e le valutazioni stranamente si sono mantenute tra 75 e 58, con numerosi punteggi paritari fatti anche di mezzi punti (il mio è stato di 66, ma vale anche l’ordine alfabetico per cognome per avere la precedenza, immagino)!

3 – Perché mai sono stati resi disponibili per lo più importi massimi (100 mila euro per le società e 50 mila per i progetti individuali) approvando nello specifico solo 44 progetti per la provincia di Cagliari su 239? Infatti, non sarebbe stato più logico ripartire le risorse in base ai punteggi conseguiti? Senza contare poi le persone ritenute idonee ma al momento non finanziabili…

Ciò detto, in questo caso specifico, per quanto mi riguarda personalmente, non ho alcuna voglia di perdere tempo con le lungaggini burocratiche e giudiziarie italiane, studiate ad arte, ma se questi sono i presupposti con cui si vuole rilanciare l’economia italiana, penso che si stia profilando uno scenario piuttosto grigio.

Se, infatti, non si impronta veramente la macchina burocratico-politica italiana alla trasparenza, all’efficienza, al merito, alla cooperazione solidale non penso ci potrà essere la tanto decantata crescita di cui si continua a parlare invano, più che altro come spot elettorale e per evitare che il malcontento degeneri.

È inutile, infatti, continuare a giustificare la debolezza della classe dirigente e politica italiana trincerandosi dietro il debito pubblico che sta devastando non tanto la classe media e le categorie più svantaggiate, quanto soprattutto le risorse umane più genuine di cui dispone l’Italia per la sua ripresa: il buon senso esigerebbe, infatti, che chi ha prodotto questa situazione, ovvero chi non l’ha saputa gestire, nel nostro Paese come in Europa, non solo paghi in prima persona, ma si dimetta senza vergognose buonuscite.

Carla Paulis

Per dettagli specifici in merito leggi direttamente sul sito della Regione Sardegna:
http://www.regione.sardegna.it/j/v/28?s=1&v=9&c=46&c1=1385&id=26236

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21 Comments

  1. Ebbene parla una che è beneficiaria nella provincia del medio campidano e che ha deciso di dare revoca di tale contributo perchè ritiene che sia un bando ridicolo quanto chi ha gestito tutta la prassi. Al momento della presentazione del bando sapevo che avrei dovuto mettere la mia parte del 20% tramite mezzi propri e sin lì con vari sacrifici ci sarei anche potuta riuscire; peccato che oltre al 20% ci fosse da anticiparci l’iva, che nel mio caso ammontasse ai 6mila e rotti euro. Oltre a questi durante la formulazione del business plan salta fuori che alcune spese come quelle per il mezzo aziendale (ovviamente usato) non potessero essere ammissibili in quanto esso non è un mezzo utile diretto per la mia attività artigianale di sartoria come quelle per cucire e in pratica da parte mia, secondo l’Ente, una speculazione di denaro che non è giustamente finanziabile. Fermi tutti: il mio progetto era innovativo anche in quello, proprio perchè non volevo essere al pari di una sartoria classica e loro lo sapevano perchè era ben spiegato nel progetto che ho presentato e che mi hanno approvato! Dunque, inizialmente ho anche pensato ,dopo una discussione accesa col tutor che mi ha negato questo tipo di spesa all’interno del business plan, di poterlo acquistare tramite mezzi propri…ma facendomi due calcoli quà si stava sforando oltre i 16 mila euro da mettere di tasca propria. Se avessi avuto questi quattrini due anni fa non avrei atteso sicuramente tanto e avrei iniziato a far qualcosa di mio senza vincoli soprattutto bancari( perchè richiedono a garanzia anche una fidejussione e sul conto corrente proprio devono figurare i quattrini utili per coprire il 20%);inoltre il fatto che si debba acquistare tutto nuovo a parere mio è quella una costrizione puramente SPECULATIVA perchè sinceramente di acquistare manichini nuovi non mi interessa idem quanto a mezzo aziendale , che a conti fatti mi avrebbero fatto risparmiare laddove invece son stata costretta a dover detrarre per rientrarci nel budget totale! Morale è molto meglio chiedere un MICROCREDITO (25mila euro) anche se da restituire in rate per 5 anni ma almeno danno liquidità immediata senza vincoli di nessun genere e l’acquisto di tutto quello che occorre può essere anche l’usato purchè le spese siano certificate da fatture. Se prima non avevo grande fiducia verso gli Enti Pubblici ora ne ho la conferma,: non c’è da fidarsi granchè e soprattutto non hanno la ben che minima idea delle difficoltà che si possono avere nei riguardi di un’attività come la mia o comunque che rientrino nel settore artigianale. Per carità!
    Tirando le somme, il mio progetto è ormai pronto e mi manca la liquidità iniziale per avviarlo, per cui che mi diano microcredito o meno andrò avanti lo stesso, perchè io lo voglio a tutti i costi e ci devo riuscire, anche se si dovesse trattare di farlo a passi ridotti e non in pompa magna come magari mi avrebbe potuto permettere il fondo perduto del bando IMPRESA DONNA.Sarebbe invece utile sapere chi ci è riuscito grazie a loro e per quale progetto, giusto per capire se uno su mille ce la fa!

    • Marcello D. says:

      Ha perfettamente ragione. Le auguro che le diano in finanziamento a microcredito che non é assolutamente un regalo e non é assolutamente in grado di coprire totalmente i costi di start-up per piccole e medie imprese per produzioni complesse ma é quello che c’è e che probabilmente, visto il blocco totale del fondo perduto e che vede la Sardegna svantaggiata poichè non rientrante nei territori ad obiettivo convergenza, sarà una delle poche carte da utilizzare per partire. In bocca al lupo e non demorda.

      • Federica Demontis says:

        Grazie! Spero di aver preso la decisione giusta. Non è semplice, ma al momento mi sembra essere la scelta più conveniente! Credo che anche altri più o meno per le stesse ragioni abbiano fatto revoca del progetto impresa donna…proprio perchè non avvantaggia, anzi è vincolante e limitativa.

      • senzasenso says:

        Guardi che molti aspetti da lei segnalati non sono una scelta dell’ente, ma norme che anche l’ente è tenuto a rispettare.Ad. es. l’iVA in questi casi non è un costo ammissibile, non per una scelta dell’assessorato, ma per i regolamenti comunitari che l’assessorato è tenuto a rispettare.

      • Federica Demontis says:

        Sicuramente è regolamento, l’ho letto molto bene il vademecum ! peccato che al momento della presentazione del bando così come pubblicato nessuna di noi partecipanti fosse stata messa al corrente che ci saremo dovute fare carico anche dell’Iva. Solo dopo durante gli incontri è saltato fuori questo piccolo dettaglio che ha scombussolato il progetto di tutti: quindi come vede c’è un problema di fondo che viene alla luce solo tra le righe. La mia critica vuole far riflettere e non colpevolizzare gli Enti che sebbene credano di aiutare chi è in difficoltà economica per avviare la propria impresa, purtroppo lo fanno nel modo sbagliato. Meglio una fonte di guadagno immediata senza vincoli e con spese certificate (come il microcredito -da restituire a rate in 5 anni) senza vincoli per l’usato, che dover anticipare somme di denaro pari alla metà del finanziamento di cui si è beneficiarie!

  2. C. Paulis says:

    A scanso di ulteriori equivoci e volendo riportare la testimonianza sul giusto binario, ovvero partire dall’esperienza della scrivente per affrontare tematiche generali, se ci si prende la briga di leggere il bando ci si renderà conto che esso prevede una quota del 20% del totale delle risorse necessarie alla realizzazione del progetto imprenditoriale a carico della proponente, ma le spese vanno ripartite tra i due campi di applicazione FSE e FESR (cfr. http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_19_20110930120844.pdf ), ciò significa che non tutte le spese potrebbero rientrare nel business plan e che comunque, anche ammettendo che una persona volesse procedere autonomamente a prescindere da quest’opportunità, risultava vincolata dal regolamento del bando, tentando comunque di conciliare le due strade.
    Quindi se quest’opportunità fosse stata gestita in modo più trasparente ed efficiente una persona poteva pensare di anticipare anche parte delle voci finanziabili, perché la scelta poteva essere: procedere tenendo conto del bando o procedere puntando solo su se stesse? La mia decisione l’ho già puntualizzata e non ne voglio fare un caso personale: è evidente che ho optato per la seconda possibilità.

    Sul “mostro” dei finanziamenti pubblici, ci sarebbe molto da dire, come accennato dalla sottoscritta e ripreso da Michele, ma il problema è a monte, e non riguarda solo questo caso specifico. Anche i partiti ricevono finanziamenti pubblici, ma ne vogliamo parlare di quello che hanno combinato e stanno combinando? E basta con questa storia che tutto ciò che rientra nel pubblico sia da buttar via, perché i corrotti, gli imbroglioni si trovano tanto nel pubblico quanto nel privato. Sono i controlli che mancano, nonché un sistema giudiziario efficiente e rapido, perché le leggi ci sarebbero pure.

    Ad ogni modo, chi ha gestito queste risorse? O meglio, chi non le ha sapute gestire? Questo argomento meriterebbe una trattazione a se stante. Indubbiamente chi non ha saputo cogliere certe opportunità che venivano offerte alle aree più depresse dell’UE è stato poco lungimirante, perché i risultati si vedono proprio oggi. Gli Stati virtuosi reggono all’urto della cosiddetta “crisi” (sempre che non sia stata pilotata ad arte, e ci sono autorevoli teorie in proposito: cfr.http://modernmoneytheory.blogspot.it/), quelli non virtuosi come il nostro, beh, è sotto gli occhi di tutti e chi ci paga in prima persona sono coloro che evitano di inserirsi nel sistema clientelare.

    In conclusione, riconducendo l’argomento trattato sul giusto binario, questa poteva (può ancora) essere una buona opportunità, se ben gestita dalla Regione, nonché dalle beneficiarie. Il rischio di fallire (o se volete di sprecare risorse pubbliche o comunitarie), ovviamente c’è sempre, ma io penso che sarebbe molto stupido non far fruttare una tale chance, soprattutto di questi tempi.
    Circa i quesiti posti sarebbe interessante avere delle risposte puntuali direttamente dall’assessore Liori e dal referente regionale del progetto.

  3. Michele says:

    Vorrei tanto poter smentire l’esperienza della Signora Carla perche’ questo servirebbe forse a darle un po di coraggio in piu e magari tornare sui suoi passi e cercare di fare impresa nonostante tutto con le proprie forze come qualche altro ha gia cercato di consigliarle. Evidentemente cio’ non e’ cosi’ facile. Spero che qualche altro intervenga portando la propria esperienza positiva e analizzandola in modo oggettivo senza fare troppa teoria come il Signor AnonImho che sicuramente o ha un lavoro dipendente o ha ereditato qualche impresa di successo dalla famiglia. Certo se avesse tentato di fare impresa negli ultimi 3/5 anni partendo da zero, non avrebbe avuto un tale atteggiamento. Cosa c’e’ di sbagliato nel cercare un aiuto nei finanziamenti pubblici nel momento in cui non hai sufficienti risorse e le banche non ti concedono di accedere al credito? Non sara’ mica che il problema si trova alla base e ci si debba chiedere perche’ si e’ arrivati a creare questo “mostro” dei finanziamenti pubblici? Mi fa sorridere che ancora una volta si assista a una guerra tra poveri dove ci si scanna per pochi spiccioli, ci si guarda in cagnesco davanti all’ufficcio postale, si cerca di arrivare prima delle 10:00 altrimenti si richia di avere il proprio progetto invalidato etc. Ma veramente crediamo che i finanziamenti pubblici siano stati creati per noi poveri mortali o magari sono serviti a foraggiare grandi potentati nazionali tra cui ovviamente il sistema bancario? Certo non nascondo che in 12 anni di esperienza in Sardegna come dipendente prima e come libero professionista dopo, ne ho viste di tutti i colori e tra queste non mancano casi di falso in bilancio con il solo scopo di farsi la sede nuova o intascare qualche soldo in piu, ma dove ho visto transitare decine di milioni di euro, credetemi c’era molto di piu’ di un imprnditore locale dietro! E la cosa pazzesca non e’ tanto quanto ho appena scritto ma piuttosto il fatto che tutto e’ sempre stato fatto alla luce del sole quasi come fosse un furto legalizzato. Ma dove sta il furto? Beh, i finanziamenti pubblici hanno lo scopo di aiutare nel creare richezza e alimentare un indotto che contribuisca al benessere delle persone che vivono il quel particolare contesto sociale. mi pare evidente che avendo fallito in cio’, poco mi importa di chi ha rubato pochi spiccioli emmettendo qualche fattura falsa, il furto piu’ grosso lo hanno fatto prima di tutto ai miei figli e mi rammarica dire che lo Stato e’ complice in cio’. Non sara’ mica che lo Stato e’ controllato ancora una volta dalle banche e dai potentati nazionali?
    In conclusione, a parte la mia fuga all’estero, non mi sento di dissentire ne con la Signora Carla purtroppo, ne completamente con il Signor AnonIhmo. Solo eviterei di fare il processo alle intenzioni della scrittrice. Credo siano due pareri comunque validi ma da due punti di vista nettamente differenti e forse il Signor AnonIhmo dovrebbe argomentare un po meglio il proprio pensiero portando la propria esperienza, non sia mai che sia utile a tutti noi.

    • C. Paulis says:

      Michele scrive “Vorrei tanto poter smentire l’esperienza della Signora Carla perche’ questo servirebbe forse a darle un po di coraggio in piu e magari tornare sui suoi passi e cercare di fare impresa nonostante tutto con le proprie forze come qualche altro ha gia cercato di consigliarle.”

      C. Paulis “Caro signor A non imho, non mi pare tu conosca il mio progetto e non mi pare di aver scritto di non voler impiegare le mie risorse, ma navigare alla cieca senza sapere come e chi sta conducendo il timone non mi piace minimamente. Pertanto, personalmente, ho deciso di evitare di dipendere da questa opportunità e di impiegare le mie risorse in modo diverso, più veloce e sicuro per avere degli utili ed investirli anche in senso solidale. D’altro canto, forse il concetto di commercio equosolidale (o di servizi low cost) non è molto noto a tanti.”

      1) Contariamente a quanto credono in molti, l’italiano non è un’opinione.

      2) Il coraggio non mi manca.

      3) I miei progetti li porto avanti in modo diverso, ma nessuno mi vieta di fornire una testimonianza su quello che ho vissuto e su cui spero si faccia chiarezza.

      • Michele says:

        Ehm forse non si capiva ma “la signora Carla” voleva includere chiunque crede ancora si possa fare impresa in Italia/Sardegna. Nulla di personale ovviamente.

  4. C. Paulis says:

    Non intendo sollevare una polemica sterile, quindi salvo ulteriori miei interventi utili alla discussione, non cederò ad inutili provocazioni.

    Caro signor A non imho, non mi pare tu conosca il mio progetto e non mi pare di aver scritto di non voler impiegare le mie risorse, ma navigare alla cieca senza sapere come e chi sta conducendo il timone non mi piace minimamente. Pertanto, personalmente, ho deciso di evitare di dipendere da questa opportunità e di impiegare le mie risorse in modo diverso, più veloce e sicuro per avere degli utili ed investirli anche in senso solidale. D’altro canto, forse il concetto di commercio equosolidale (o di servizi low cost) non è molto noto a tanti.

    Caro signor A non imho ti assicuro che non sono affatto in cattiva fede, sull’ignoranza magari pecco ancora di ingenuità o forse ho capito come stanno andando le cose, non solo in Sardegna. Ma è forse un delitto pensare di avere un aiuto nei termini posti dal bando con tutti i controlli del caso? Diverso è scappare con i soldi, una volta ricevuti, senza dar conto di quello che si è fatto. E purtroppo, in effetti, sono tante le aziende, soprattutto nel Sud Italia, nate con finanziamenti europei spesi senza i dovuti controlli che poi hanno chiuso i battenti dopo poco tempo. Ad ogni modo, il fatto che io abbia rinunciato a priori a quest’opportunità, lo ripeto, significa semmai che preferisco puntare sulle mie risorse limitate, piuttosto che perdere tempo prezioso così come già indicato.
    Cari saluti

    • Federica Demontis says:

      Ciao Carla, sottoscrivo soprattutto l’ultima parte ” il fatto che io abbia rinunciato a priori a quest’opportunità, lo ripeto, significa semmai che preferisco puntare sulle mie risorse limitate, piuttosto che perdere tempo prezioso così come già indicato.” in quanto la penso e lo dico tutt’ora anche io.

      • Ciao Federica, mi dispiace per la delusione. Io non mi dilungo oltre sull’argomento, ma tutto ciò non deve essere “archiviato”, perché io continuo a pensare molto male, se non si fosse ancora capito. Sai, nonostante le mie ripetute richieste di chiarimento nessuno si è degnato di rispondermi. Sarò “scema” ma rideresti se ti dicessi che avrei potuto rivolgermi a chi forse mi avrebbe degnato d’attenzione? Mi chiedo se tale prassi sia ancora accettabile in Italia. Si dice che gli italiani siano bravissimi ad autoflagellarsi, ma se non parlano male del proprio Paese all’estero l’alternativa appare piuttosto triste: rivolgersi alle persone giuste per avere delle chance “a casa propria”, adeguarsi al “sistema”, mantenere il classico atteggiamento “diplomatico” italiano di antica origine, ovvero diventare conformisti privi di spina dorsale.
        Comunque fai bene a non mollare: sono convinta che una persona intelligente, circondata da una rete di affetti e persone valide riesca sempre a trovare la propria strada, anche se è necessario più tempo e tanta santa pazienza.
        Se ti va, fammi sapere come procede: anche se non lo uso tanto, mi trovi su Twitter, e dai pochi riferimenti che hai indicato la tua attività deve essere proprio interessante e creativa.
        Creatività: una delle parole chiavi della ripresa economica dell’Italia. Chissà se il messaggio verrà recepito prima o poi dalla nostra classe politica e dirigente.

  5. A non imho says:

    Buon senso vorrebbe che non intervenissi oltre, ma a volte è difficile.
    2 concetti e 1 domanda:
    Imprenditore è chi avvia e gestisce un’attività investendo risorse nell’aspettava di un lucro
    Ma se le risorse sono pubbliche, il lucro a chi deve andare?
    E ancora, se la nostra protagonista ha preferito non investire i propri beni nell’impresa (l’ha detto lei) perché dovrebbe esserle concesso di investire i miei?
    Anche perché, tornando a bomba, gli utili son suoi.
    Insomma, l’impresa con i soldi degli altri non è impresa. È chi non lo capisce è meglio che faccia altro. È se qualcuno vi dice il contrario è ignorante o in malafede

  6. mudadum says:

    Carla ha ragione, la ragione dello sconforto che se correttamente indirizzata può trasformarla in un’ottima imprenditrice. Per diventare imprenditore non basta una buona idea e un proprio capitale di circa il 40%, se nel futuro non si vuole lavorare solo per i finanziatori e per lo Stato senza percepire un solo centesimo ma rovinati per i debiti accumulati. Occorre anzitutto verificare se l’idea iniziale regge come idea imprenditoriale con un business plan = piano d’impresa che è lo strumento essenziale per capire se si tratta di un “affare” per l’imprenditore e per il finanziatore, che dovrà investire sulla tua impresa per il restante 60%, o se si tratta di una delle tante iniziative volte a chiudere dopo pochi anni perché traviata in un costoso hobby per il Sistema Italia. Un Sistema Italia che per le imprese Italiane e in special modo quelle Sarde fa debiti inesigibili fino al fallimento, purtroppo pochi consulenti aziendali, e quindi non solo i fiscalisti cioè i commercialisti, accompagnano i futuri imprenditori a una preparazione consona al ruolo sociale del futuro imprenditore che per essere tale dovrà essere preparato ancor prima di iniziare la sua impresa e con un’adeguata tutela patrimoniale come garantita dal codice civile. Altro discorso è il concorso ai finanziamenti tramite Enti Regionali, Italiani e quindi Comunitari. La gestione delle linee programmate dalla Comunità Europea in Sardegna è sempre stata disastrosa perché è vergognosa la cultura della “Dirigenza” del Sistema Sardegna. Sembra che i ruoli istituzionali e dirigenziali siano appannaggio esclusivo d’inetti servi di un sistema pubblico da mungere fino allo sfinimento che non hanno pensato al controllo da parte della Comunità Europea sapendo coscientemente che tutti i danni arrecati non saranno ascrivibili al loro personale operato ma agli imprenditori che hanno creduto alle loro direttive male interpretate. Forse è il caso di pensare a una Governance con pieni poteri d’intervento e non di sola relazione dell’accaduto da parte della Corte dei Conti che quindi dovrà essere assistita da una forza d’intervento del corpo della Guardia di Finanza e dei Carabinieri. Il Sistema impresa potrà riprendere a evolversi quando gli imprenditori avranno fiducia dei loro piano d’impresa che dovranno essere sempre aggiornati riportando diacronicamente tutti i passi della continua evoluzione sociale, tecnologica e legislativa che parte dagli indirizzi Comunitari per poi trasformarsi in leggi e regolamenti attuativi locali. Tanti Auguri a noi tutti

  7. Ma davvero, Carla, aveva pensato per un attimo ad una meritocrazia rigermogliata, ad un’efficienza da manuale, ad una cooperazione solidale in un mondo colonizzato da figli di…?
    Conosco legioni di giovani con un curriculum imbarazzante per la mediocrità diffusa, che parlano tre lingue, che hanno fior di master maturati all’estero… costretti ad emigrare perché i posti di alta professionalità sono stati messi in palio e SVENDUTI alla lotteria di parentopoli e amicopoli.
    Vogliamo parlare delle iper-raccomandazioni, delle nomine politiche e della corruzione strisciante e trasversale?
    O dei concorsi truccati e delle graduatorie fasulle?
    O ancora dei datori di lavoro che sottopagano, demansionano, umiliano le dipendenti e fanno delle avances al momento del rinnovo del contratto?
    Il bestiario è infinito e raccapricciante.
    Di fronte del dramma della disoccupazione giovanile e femminile in Sardegna, tutto tace.
    Anche in questo blog.
    Dove sono gli indipendentisti?

    • C. Paulis says:

      Asia, certamente in questo caso una persona come me parte dal presupposto che vista la grande smania di rinnovamento che sembra smuovere lo Stivale e le sue Propaggini, tutto si sia svolto nel migliore dei modi e che naturalmente ci sia una spiegazione plausibile ai quesiti posti. Ma sarebbe interessante avere delle dichiarazioni ufficiali in merito.

      Ad ogni buon conto, non è più tempo di pacche sulla spalla. Io le mie decisioni le ho prese, e sarò ben felice di creare un ponte tra l’Italia e la Sardegna (a cui non intendo rinunciare), ed altre realtà internazionali, in modo diverso: occorre davvero ingegnarsi per non rassegnarsi ad una certa prassi che è sotto gli occhi di tutti, ma, lo ripeto, sono sicura che non è questo il caso!

      In conclusione, lo scopo di questa mia testimonianza non è quello di esibire al grande pubblico le “lacrime della sconfitta” ma invitare a condurre una lotta comune per il diritto reale alla felicità di tutti. Quindi mi auguro che chi ancora ritiene di poter usufruire di questa opportunità (bando Impresa Donna: http://www.impresadonna.sardegna.it/) si faccia valere con le unghie e con i denti, anche a costo di rimettere in discussione tutte le fasi. Per quanto mi riguarda, considerando le mie scelte attuali, al momento non potrei più portare avanti la mia idea imprenditoriale nei termini fissati dal bando, ma ho sentito comunque il dovere di dire la mia. Peraltro facendo una piccola ricerca in internet non mi pare che le polemiche si siano placate, e ciò fa ben sperare.

  8. A Non IMHO says:

    forse, il vero problema è che non si diventa imprenditori perché ci sono i contributi a fondo perduto.
    Se poi ci credi davvero, ti fai finanziare in banca e il tuo merito creditizio riceve una spinta verso l’alto dalla garanzia dell’erogazione – non si sa quando, né come – del futuro finanziamento. Nel frattempo se ci credi cammina con le tue gambe.
    Ma se non ci credi, e non hai voglia di investire in te, allora perché dovrebbero arrivare i soldi pubblici, che sono di tutti?

    • C. Paulis says:

      Beh, dalle poche righe assai approssimative che scrivi, mi pare che non abbia letto a fondo né la testimonianza, né tantomeno il bando. Avere degli aiuti anche in termini di consulenza, oltreché di controlli, come previsto dal regolamento, per contribuire al successo dell’idea imprenditoriale, certamente è prezioso di questi tempi. Inoltre, anche io pago le tasse e ho il diritto di avere dei servizi. Il problema, semmai, è dare a tutti le medesime opportunità, facendo funzionare seriamente la macchina burocratico-politica.

      Inoltre, sei proprio sicuro che sia così facile avere accesso a prestiti? Le imprese italiane sono al collasso, e come sottolineato nell’articolo personalmente ho imboccato altre strade creative, oltreché internazionalizzanti, evitando di indebitarmi sino al collo e salvaguardando così i beni di famiglia, frutto di una vita di sacrifici.

      In ultima analisi, ciò che mi scoraggia, anzi mi amareggia (e sono in buona compagnia mi pare), non è la mia persona ma il contesto nel quale ci si muove, in Italia e in Europa, che sembra remare contro il sacrosanto desiderio di vivere una vita decorosa e all’altezza delle proprie capacità. Salvo magari avere santi in paradiso o andarseli a cercare…

      • Marco@ says:

        la burocrazia italiana è qualcosa che dovrebbe scoraggiare chiunque dall’intraprendere un’attività d’impresa, fortunatamente gli imprenditori della penisola hanno un’energia e una creatività che va oltre il “sistema” inefficente in cui vivono/viviamo. Quello che ti posso dire, come consulente d’impresa, è che esistono altri finanziamenti per le start-up che possono fare al caso tuo, perciò non arrenderti (le banche ti risponderebbero picche al 99%). Questi bandi non hanno dei tassi agevolati come Impresa Donna e richiedono uno sforzo autonomo nella stesura del piano d’impresa, ma se vuoi veramente fare impresa sono ottime opportunità, e se ti rivolgi ad un buon consulente l’anticipo per la fase pre-finanziamento è minimo e i servizi sono ben superiori a quelli dei funzionari regionali. In bocca al lupo

    • efisio erriu says:

      scusa, ma parli per esperienza personale? te lo chiedo perchè se così fosse potrai anche indicarci quali banche oggi sono così interessate alle nuove iniziative imprenditoriali.
      Personalmente, volendo appunto camminare con le mie gambe, ogni volta che sono andato in banca non mi hanno fatto nemmeno presentare il progetto (sarà che volevo esporre cosa conosco e non chi conosco…).
      In ogni caso credo che il problema dell’accesso al credito non sia solo un problema mio o di chi ha lanciato questo post visto che i programmi pubblici di sostegno all’autoimpiego si moltiplicano.
      Però mentre vi sono realtà nelle quali questi programmi hanno delle notevoli ricadute positive nei territori, in sardegna stentano ad incidere a causa delle lungaggini burocratiche che ammazzano il neonato in culla.

      se poi non parli per esperienza personale ma tanto per ripetere slogan imparati a memoria sei effettivamente pronto per le primarie/nominarie del pdl che si terranno anche questa volta all’autoscontro di villa certosa….

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