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Dài Zedda, fai una cosa di sinistra: abbatti il Lido e il D’Aquila! Perché la vergogna del Poetto sono gli stabilimenti costruiti in muratura, non i baretti!

Posso fare una domanda? Perché ci stiamo mettendo tanti problemi sui baretti del Poetto, sulla loro ecocompatibilità, sull’opportunità data o meno dalla legge e dalle norme urbanistiche di tenerli in piedi per tutto l’anno e non solo nel periodo estivo, quando sulla spiaggia dei cagliaritani sopravvivono ancora dei veri e propri mostri di cemento rappresentati dagli stabilimenti balneari, realizzati nella notte dei tempi con modalità non più ammissibili?

Ma perché il Comune non impone che il Lido, il D’Aquila e tutti gli altri vergognosi stabilimenti di proprietà delle forze dell’ordine (e poi parliamo sempre dalla casta dei politici…) vengano abbattuti e ricostruiti con materiali sostenibili ed ecocompatibili?

Il Pul (Piano di Utilizzo dei Litorali) che la giunta Zedda sta predisponendo ci dice che il 18 per cento della spiaggia è occupato da queste strutture. Nella Poetto del futuro vogliamo ancora questi agghiaccianti mostri di cemento? Perché invece non abbatterli e ricostruirli in maniera più rispettosa dell’ambiente?

Senza dimenticare poi che secondo tutti gli studi realizzati nel tempo, gli stabilimenti costruiti in muratura (la cui volumetria complessiva è di 61 mila metri cubi!) sono una delle principali cause dell’erosione della spiaggia, con la quale peraltro prima o poi bisognerà di nuovo fare i conti.

Per il bene della spiaggia, il Lido, il D’Aquila e tutti gli stabilimenti balneari realizzati in muratura dovrebbero essere demoliti, per poi ovviamente essere ricostruiti in maniera rispettosa dell’ambiente. Ma chissà perché, ho l’impressione che neanche un amministrazione di sinistra-centro come la nostra avrà il coraggio di toccare (neanche a parole) i simboli della “Chiagliari bene”.

Io ovviamente me ne fotto, perché andavo ai casotti e il mio è stato abbattuto insieme a tutti gli altri nel lontano 1986. È dunque evidente che la mia proposta è solo frutto di un inestinguibile odio di classe.

Post scriptum
Sul futuro del Poetto vi segnalo anche l’interessante post “Finalmente Il Pul : luci e qualche ombra (da cancellare subito!)” del consigliere comunale dell’Idv Giovanni Dore.

 

 

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118 Comments

  1. Sasuke says:

    Se tirassero giu’ Lido, D’aquila e tutte quelle cagate, giuro che se serve mi prendo un mese di ferie e vado io con il picco a dare una mano!

  2. Antiainis says:

    Zedda non fa qualcosa di sinistra, ma riesce sempre a fare qualcosa di sinistro.

  3. Gli stabilimenti militari poi sono un privilegio assurdo riservato a pochi “eletti” che pagano una miseria per un servizio che costa almeno 15 euro al giorno

  4. Anonimo says:

    Finalmente il PUL. Mi sento al sicuro. Il PUL, che è il PUC della spiaggia, ci mette al sicuro almeno per il Poetto, Sant’Elia e Giorgino, quanto il PUC ha messo al sicuro Cagliari da chi l’ha resa ogni giorno peggiore.

  5. simonelangiu says:

    Perchè ormai tutto deve essere ecocompatibile e sostenibile, ma poi cosa è la sostenibilità? demolire tutte quelle strutture, che tra l’altro funzionano e alcune di queste – vedi il lido- sono anche esempi di un fare architettura che si è persa, sia meno sostenibile che trasformarle? lo smaltimento delle macerie è una delle spese più importanti in una demolizione/ricostruzione, sostenibilità forse non è anche quella economica?

    • Credo che dovrebbe capire cosa sia la sostenibilità guardando al S.Elia, brillante – e attuale – esempio di organismo insostenibile: un debito pubblico.
      Quanto al Lido – sulla cui qualità architettonica avanzo molte riserve – si regge economicamente solo sul fatto che lo spazio (pubblico) su cui giace sia considerato praticamente come res nullius, e non in relazione al suo valore reale, valutato in funzione del principio di scarsità.

    • Pagheranno tutto i titolari degli stabilimenti, se proprio ci tengono a mantenere la concessione o, al limite, ottenere l’indennizzo che secondo alcune pronunce – non univoche – della giurisprudenza amministrativa spetta a carico di chi subentra. Altrimenti liberissimi nel 2016 di rinunciare alla gara e di lasciare spazio ad altri, a demolire ci penseranno i nuovi concessionari o le amministrazioni competenti. Amen. Non ci faremo più prendere per i fondelli dai lobbisti, sapevatelo!

  6. Marco@ says:

    Cagliari ha bisogno di una “rivoluzione” e non di semplici riforme; se si libera la città dalle zecche di vario tipo che l’assediano, e si lascia fare a chi ha idee e competenze con trasparenza e meritocrazia, ci sarebbe da lavorare per gran parte dei suoi cittadini. Zedda scirarindi ..

  7. Anonimo says:

    caro massimo zedda,fai una cosa di sinistra e non tocchisi’ nudda a limite vorrei il poetto sicuramente piu’ pulita e con piu’ servizi, e fai grande isola pedonale, e non toccare altro ,un ex custode

  8. Ringrazio Vito per aver fatto discutere sulle problematiche del nuovo PUL che oggi è stato approvato. E’ passato anche il ns. emendamento che prevede la prospettiva di rimodulare gli stabilimenti balneari in cemento con la riduzione delle cubature esistenti e la sostituzione dei manufatti con nuovi materiali leggeri ed ecocompatibili. Diciamolo, oggi è una bella giornata per la città. Per chi volesse approfondire http://www.giovannidore.it/index.php/?p=915

    • Gianfranco Carboni says:

      Ottima direi il primo vero problema, quasi risolto, se si mettono in discussione come hai fatto, i privilegi nei e degli Stabilimenti. Come sempre Vito il tuo scritto è giusto, tempestivo e condiviso. Buona festa deis Animas.

  9. Pingback: Approvato il PUL: un nuovo orizzonte per Cagliari e il suo fronte mare. |

  10. Francu says:

    Facciamo come fanno in america la patria della libera impresa e del capitalismo selvaggio: spiagge libere, no concessioni militari, no stabilimenti balneari.

  11. Tiziano T says:

    http://www.trasporti-oggi.it/archives/00022936.html

    A proposito di stabilimenti militari, correva l’anno 2008:

    Complessivamente fra Cagliari e Quartu le servitù sono 9: due della Marina, Aeronautica, Esercito, ADMIC (associazione dirigenti Ministero dell’Interno Cagliaritani), Guardia di finanza, Polizia, Carabinieri e Vigili del fuoco.
    Mentre per le altre attività la porzione di territorio é data in regime di concessione, per queste si tratta di una attribuzione in “consegna”.

    L’istituto giuridico della consegna é regolato dall’art. 34 del Codice della Navigazione, – Destinazione di zone demaniali marittime ad altri usi pubblici, per il quale:
    “Con provvedimento del ministro dei trasporti e della navigazione, su richiesta dell’ amministrazione interessata, determinate parti del demanio marittimo possono essere destinate ad altri usi pubblici, cessati i quali riprendono la loro destinazione normale. ”

    Esso presuppone pertanto la consegna delle aree per necessità dipendenti da un servizio e/o una pubblica utilità.

    Le aree cedute ai militari e ai dipendenti pubblici nel Poetto, sotto questo aspetto ,appaiono tutt’altra cosa. Da un semplice sguardo del visitatore, anche occasionale, si comprende che sono veri e propri stabilimenti dove gli appartenenti ai corpi militari e i loro ospiti hanno la possibilità di svolgere le classiche attività ludiche della balneazione. In questo non si riscontra alcuna differenza con gli altri stabilimenti privati: ombrelloni, sdraio, servizi igienici esclusivi, cabine, bar, spazi e sale di intrattenimento.

    Un privilegio gratuito per pochi, nella spiaggia di tutti: anacronismo e residuo di tempi in ormai superati.
    Ammesso che, in origine, gli usi pubblici a cui sono state destinate giustificassero l’utilizzo dell’istituto della consegna, si ritiene che attualmente ciò non sia più in alcun modo giustificabile e tollerabile.

    In osservanza alle prescrizioni del Piano Paesaggistico Regionale, all’interno dell’adeguamento dei PUC allo stesso, i comuni stanno redigendo il Piano di Utilizzo del Litorale. Questo é un documento che prevederà i regolamenti di gestione ma anche la distribuzione degli spazi dati in concessione. Le linee guida formulate dalla stessa Regione stabiliscono requisiti cogenti riguardo le dimensione e le distanze delle concessioni, per cui il Comune deve, in sostanza, lottizzare la spiaggia distribuendovi le diverse attività.
    Nella realtà operativa ciò determinerà l’esclusione di taluni a favore di altri , tramite la messa a bando delle concessioni.

    In questo contesto le servitù militari sono fuori giurisdizione ed entreranno nella pianificazione come aree bianche da cui il progettista dovrà distanziare tutto il resto a prescindere da qualsiasi criterio tecnico e logico di ottimale pianificazione dell’arenile.

  12. Molto Deluso says:

    Questo diceva il sindaco in campagna elletorale cosa è stato fatto finora?….,cosa c’è ancora fare …io credo che si sia fatto poco quasi nulla…nelle dichirazioni programmatiche del Sindaco sulle ex Servitù Militari non vi è nessun cenno…basta andare nel sito del comune per verificare……..http://www.youtube.com/watch?v=BZfnz4beXy4

  13. La questione degli stabilimenti militari è stata sollevata in Consiglio comunale da Giuseppe Farris. Mi auguro che la maggioranza non chiuda gli occhi solo perché la questione è stata sollevata da Farris.

    http://www.castedduonline.it/index.php/43917-il-piano-del-poetto-verso-lapprovazione-tensione-in-aula-sui-privilegi-degli-stabilimenti-militari/

    • irlandesu says:

      out of topic .
      Vito si tenis gana de ligi calicuna cosa de interessanti ca pensant is inglesos asuba de is sardus , ant traduidu su materiali de donai a is turistas ca arribant in s’Alighera dae s’italianu a s’inglesu perou su problema est ca is frasias no tenint sentidu in sa lingua de albione , seus propiu ghettaus a pari , e mancu mali ca s’inglesu du istudiant fintzas a s’universidadi . sa iscola /universidadi italiana de sardigna no imparant su sardu ma po caridadi a su mancu s’inglesu …

      http://www.dailymail.co.uk/debate/article-2223687/These-Sardinians-sozzled.html#comments

  14. Francamente, mi sembra che nelle considerazioni di Dore ci siano molti spunti condivisibili, e comunque – certamente – da meditare.
    Ricordo soltanto che quando – nel 1986 – la Capitaneria impose al Comune lo sgombero dei casotti e delle costruzioni in prossimità di Marina Piccola, lo fece senza tanti complimenti – nei confronti di un Comune concessionario da ben 60 anni – in quanto aveva il potere di farlo, punto e basta.
    Quei poteri, passati di mano nel tempo, non sono mai stati esercitati nei confronti di altri concessionari. La domanda che viene spontaneamente in mente – e non solo, spero – è: perchè?
    Quanto ai monumenti, ormai – a furia di considerare tale ogni banalità – finiremo per “dover” lasciare andare in malora i monumenti veri; in realtà, il Lido era ben diverso, ed è stato manomesso strada facendo. Quanto al resto, guardatevi le cartoline d’epoca.
    La verità vera, è che ancora non si è capito – e si sta ben attenti a non capire – che l’inevitabile futuro dell’architettura consisterà nella sua revocabilità, e non nella monumentalizzazione.
    E il Poetto, quindi?
    Ruspe, ruspe, ruspe.
    E poi?
    Qualità e sostenibilità.
    Ovviamente, non solo fisiche, ma anche – e soprattutto – culturali ed economiche.
    Sic transit gloria mundi.

    • Francesco Sechi says:

      Professore, dobbiamo incrociare le dita in attesa di conoscere chi, parlo delle competenze tecniche,avrà l’onore di disegnare il futuro del Poetto? La sua esperienza nella realtà cagliaritana le trasmette ottimismo? Al di là dello scontato attacco al “cemento”, all’occupazione degli spazi, all’arroganza della borghesia e delle loro “gabine”, stiamo ancora navigando a vista o finalmente gli interventi si faranno dopo una seria pianificazione territoriale?

      • Caro Sechi, la mia unica fonte di ottimismo – essendo credente – resta la fede.
        Quanto alla pianificazione, dopo aver cercato invano per sette anni di far fare il PUC e dintorni, PUL compreso (non dimentichi che è il mio mestiere, e che quindi non posso aver remato contro, ovviamente), ho quasi perso le speranze.
        Peraltro, ero – e resto – saldamente convinto delle necessità di fare un piano che abbia carattere strutturale, e che inquadri quindi il Poetto come un asset in una realtà territoriale complessa, a sua volta da definire strategicamente, sia come obiettivi che strumenti.
        Tanto per fare un esempio – e per restare nelle sue competenze – bisognerà presto o tardi pensare a un sistema di trasporto integrato “costiero”: una spina dorsale che vada dalla spiaggia di Capoterra fino a Capitana (e oltre?). E’ una cosa che riguarda due soli Comuni (Cagliari e Quartu), ma che armerebbe tutta l’area vasta.
        Il tram del Poetto, francamente, mi sembra cosa di altra portata; potrebbe però – se all’interno di un progetto più vasto – essere un primo passo.
        Quanto all’arroganza, chi è senza peccato scagli la prima pietra.

      • Francesco Sechi says:

        Il tram è uno di quegli argomenti che fa comprendere come sul Poetto manchi un quadro strategico da cui possano discendere degli interventi coerenti. Fino alla scorsa legislatura il trasporto su “ferro” di superficie (tram o metro leggero che dir si voglia) era bandito per una precisa scelta politica del comune di Cagliari. Tant’è che né nel Piano Strategico, né nel Piano della Mobilità, né nell’accordo di programma Regione comuni del 2008 compare la linea del Poetto né tanto meno il collegamento Repubblica-Matteotti. Ora, e di recente, ricompare di nuovo il tram del Poetto e come per magia ci sono anche i soldi della Regione. Cioè ci sono i soldi per delle linee tranviarie non presenti nell’accordo del 2008 e non ci sono per quelle che invece erano presenti nell’accordo, magnifico, idee chiarissime! Uno direbbe, bene meglio tardi che mai. Peccato che nella gara d’appalto per la realizzazione della pedonalizzazione del Poetto, assegnata in via provvisoria lo scorso venerdì non sia previsto il tram sul Lungomare ma solo spazi per pedoni, ciclisti, runner e veicoli privati dei residenti. Questo è il risultato dell’assenza di un quadro strategico sul Poetto o sbaglio? Allora, sui problemi del Poetto possiamo parlarne quanto vogliamo ma le ruspe le vogliamo mettere in azione prima di avere ben chiari gli obiettivi economici di cui lei giustamente parla? Vogliamo immaginarci un Poetto come somma di interventi scoordinati tra di loro? un Poetto magari libero da “cabine” e “stabilimenti” ma dove ci andrà la metà delle persone che ci va oggi perché magari scopriremo che non abbiamo tenuto conto di particolari esigenze di alcune categorie di utenti? Ecco perché mi preoccupo se ci sia qualcuno che prima di pensare agli interventi abbia ben in mente gli obiettivi economici di lungo periodo e, se sì, se ce li vuole far conoscere. La cubatura non mi interessa se non so cosa ci sarà dentro il “cubo”.

        P.S. riguardo all’arroganza della borghesia per quanto effettivamente la mia frase poteva trarre in inganno non mi riferivo ad un mio pensiero ma ad una delle tanti facili critiche che oggi si fanno. Per me esistono le persone arroganti e non le categorie di persone arroganti.

  15. Monica says:

    Sono d’accordo con Vito. Io sinceramente non concepisco le concessioni. Sono un’appassionata della spiaggia libera che continuo a frequentare come tale nonostante abbia due bambini, e tutti i giorni mi porto dietro l’ermamentario, dall’ombrellone, ai lettini, passando per i giochi dei bambini. Avendo attualmente esigenze diverse ho cambiato fermata, prima andavo alla quarta, e sono approdata in una zona dove vanno le famiglie con bambini, non frequentata da cani e dove raramente si gioca a racchettoni o a pallone. Ma capisco che sia utopistico sperare nel ritorno di una spiaggia totalmente libera ma con servizi funzionanti e punti di ristoro esterni alla spiaggia, come ho visto per esempio tempo fa alle Canarie. Non auspico pertanto il totale abbattimento degli stabilimenti, ma una loro riprogettazione e riqualificazione si. Penso che non valga la pena nemmeno salvare i corpi centrali degli stabilimenti storici, che con i vari interventi di ristrutturazione hanno totalmente perso le loro caratteristiche originali. E penso che la riqualificazione debba interessare anche gli stabilimenti “militari”, che aprirei al pubblico con prezzi uguali per tutti, cancellando i canoni privilegiati e i posti riservati a chi finora ne ha usufruito semplicemente in virtù del proprio lavoro o anche del solo fatto di avere fatto la leva.

    • Francesco Sechi says:

      Gentile Monica, immagino che lei utilizzi l’auto vista tutta la roba che giornalmente si porta appresso. La informo che venerdì scorso c’è stata l’aggiudicazione provvisoria per la realizzazione della pedonalizzazione del Lungomare Poetto da Marina Piccola all’Ottagono. Il progetto prevede anche lo spostamento dei servizi di trasporto pubblico dal Lungomare alle strade interne. La combinazione pedonalizzazione, spostamento del trasporto pubblico potrà comportare una riduzione dei posti auto fino a 4.000 unità in meno a seconda delle scelte che verranno fatte sugli itinerari dei mezzi pubblici. Lei ritiene che riuscirà ancora a frequentare il Poetto nella spiaggia libera?

      • Monica says:

        Si.

      • Francesco Sechi says:

        Bene, vuol dire che lei appartiene a quello zoccolo duro di persone che comunque e a qualsiasi costo non rinuncia ad un certo modo di usufruire della spiaggia, nello specifico della spiaggia libera. Un buon pianificatore e amministratore invece deve tenere conto che non tutti potranno o vorranno portarsi appresso sedie asciugamani e giocattoli con il trasporto pubblico, perché questo è il previsto modo di accedere al Poetto nel futuro. A queste persone la spiaggia dovrà offrire dei servizi e gli stabilimenti saranno fondamentali sia quelli che non hanno le “cabine” sia quelli che le hanno perché non a tutti è sufficiente avere un ombrellone e due sdraio. Sempreché vogliamo che la spiaggia continui ad essere la spiaggia dei 100 mila e non dei 10 mila.

      • Neo Anderthal says:

        Mi scusi, ma non capisco cosa altro possa servire oltre a sdraio e ombrellone, per una fruizione della spiaggia.
        La funzione “necessaria” del loculo/cella dei monasteri fronte mare qual è?
        Perché il resto -dal pedalò a quello che ti pare- nella “gabina” non ci sta, semplicemente.
        Paletta e secchiello stanno tranquilamente anche in una sacca, e si può anche andare al mare in abbigliamento adatto e spogliarsi a turno in una cabina comune, come si fa normalmente quando si va “fuori”
        Ma soprattutto in che modo la permanenza cementizia è indispensabile ai novantamila che ora frequentano la spiaggia e che a suo dire non lo faranno più senza la “gabina” in affitto esclusivo -posto che sia così, e non credo proprio che la gran massa dei 100mila si appoggi alle cabine-?

      • Francesco Sechi says:

        Sono assolutamente favorevole a sostituire il cemento con altro materiale più compatibile. Non sostengo inoltre che tutti abbiano bisogno della cabina ma solo una certa categoria di persone. La mia battuta da 100.000 a 10.000 era solo un modo di dire che togliere servizi può significare una diminuzione dell’utenza che usufruisce del litorale. Per dire come le esigenze cambiano anche in funzione del periodo della vita le posso dire che io sono sempre andato in spiaggia libera tranne quando ero piccolo, mi portava mia madre, e fino a quando non ho avuto un figlio, da quel momento ho trovato utilissimo appoggiarmi ad una cabina nella quale ripongo: 2 spiaggiole, una seggiolina per il bambino, una sedia più confortevole per la nonna, un canottino, il gonfietto per il canotto, 2 secchielli, 2 palettine piccole e 2 grandi, un rastrellino, 2 annaffiatoi, le formine, i braccioli, un camioncino, la carriola, una palla, 4 asciugamani, i saponi per la doccia, i costumi, un tavolino con 3 sedie per mangiare, una dispensina per le merende d’emergenza, le creme per il sole, degli attaccapanni per la roba da vestire, uno specchio forse qualcosa me la sto dimenticando ma credo sia sufficiente per giustificare una cabina. Inoltre, nello stabilimento mio figlio ha fatto conoscenza con altri bambini e li ritrova sempre lì ogni volta che ci va, si fanno tante conoscenze e tra genitori ci diamo una mano a sorvegliare i figli anche con l’aiuto dei bagnini, la spiaggia è ben delimitata e sorvegliata, torniamo a casa “docciati” e senza un granello di sabbia, etc. Insomma non credo di essere un marziano se trovo utile usufruire di questi servizi e non sono il solo con il massimo rispetto di chi ritiene che siano per lui superflui. Quando mio figlio sarà grande probabilmente torneremo alla spiaggia libera e magari la nostra cabina verrà occupata da una famiglia più giovane con magari 3 o 4 bambini….che tra l’altro fino ai 5 anni non pagano. Le cabine non sono di proprietà di chi le occupa ma di anno in anno ci sono famiglie che lasciano e nuove famiglie che arrivano. In sintesi quindi ragioniamo pure sulla ristrutturazione dei servizi del Poetto e degli stabilimenti ma evitiamo di pensare che il proprio modo di vivere debba essere imposto anche agli altri, che la “gabina” sia un modo superato e insostenibile solo perché non ne vedo l’utilità o solo perché qualcuno ci guadagna dei soldi, buon per lui come buon per chi guadagna dai baretti.

      • Neo Anderthal says:

        No, L’insostenibilità delle “gabine”, se permette, si basa su qualcosa di ben più concreto delle mie o delle sue preferenze.
        Una parte consistente dell’arenile è coperta, occultata da qualche piano di cemento per lo più inutile, sottratta all’uso pubblico, affittata di anno in anno a dei privati.
        Questo impedisce lo svolgersi delle dinamiche del suolo sabbioso -già pesantemente influenzate dalle vari installazioni e costruzioni poste a immediata contiguità.
        Il tutto rende insostenibile, sul lungo periodo, la permanenza di tanto cemento situato sulla sabbia, al posto della sabbia
        L’elenco delle cose che ha stivato nella stanzetta parla da solo: a parte il canottino, che se non lo sa può essere stivato in spazi collettivi messi a disposizione da quasi tutti i “punti spiaggia” smontabili, tutto il resto è fornito o consentito anche negli stabilimenti che a fine stagione vengono smontati, come avviene da oltre venti anni anche a Cagliari e come avviene praticamente in ogni parte del globo.
        È ora di crescere e di migliorare.

      • Francesco Sechi says:

        ok, credo che abbiamo compreso a sufficienza i nostri punti di vista che non sono inconciliabili. Magari un giorno capiterà di parlarne di persona in campo neutro……in mezzo al mare davanti ad un piatto di pasta alla bottarga……sempre che lei abbia la barca perché io non ce l’ho :-)).

  16. Caro Massimo questa volta mi sembra che Vito ci azzecca abbastanza e quindi non sarebbe male un pensierino da parte della Giunta di Sinistra. Un saluto “Morettiano” per entrambi. In fondo siete amici ancora condivisibili, spesso, abbastanza spesso, qualche volta, ogni tanto…

  17. Pietro F. says:

    Mhà…abbattere Lido e D’Acquila…due pezzi di storia cagliaritana…sinceramente ste proposte mi lasciano senza parole.
    Prima proviamo a prendercela con i vari lidi delle forze armate e polizia magari.

    • muttly says:

      Storia de ghe ?

      • Isbo’ oh nenno ma la ghi (e monti) non devi proprio schierzare…quella delle gabine è una sstoria della viecchia Chiagliari…rotondina del Lido, drinkino, scorriando con lo spaiderino coi soldi di papino. Attru che spiaggia libera…e poi al Lido ci funt’is pivellasa prus bonas’… biondas’ ki parint de sa Svezia. Ma das liggiu “Il quinto passo è l’addio” ?

  18. Zunk Buster says:

    Allora, dato che continua a girare molta fuffa, ricorriamo al DIRITTO, e segnatamente all’art. 20, comma 2, numero 2, lettera a) del PPR della Regione Sardegna in vigore, che prevede che, mediante intese tra Comuni, Provincia e Regione, possa procedersi alla “riqualificazione urbanistica e architettonica degli insediamenti turistici o produttivi esistenti”. Quindi, a prescindersi dall’impatto della Direttiva Bolkenstein, lo strumento giuridico per intervenire sull’esistente c’è. Si tratta se del caso di muoversi per adoperarlo.
    L’intervento del signor Anedda fa rabbrividire, perché con una lunga serie di luoghi comuni sulla “spiaggia libera” lo trovo una pura manifestazione di egoismo e classismo. Signor Anedda, stare in mezzo al “popolo” non fa male, sviluppare il senso civico e attuare i controlli è compito comune delle amministrazioni e dei cittadini. Molte cose nella spiaggia libera fanno girare le scatole anche a me, signor Anedda, ma è la democrazia, si rassegni. Come ha giustamente detto Neo Anderthal, il concetto degli stabilimenti balneari “padronali” organizzati a “gabine” è superato, il Poetto è pieno anche di stabilimenti balneari minori che svolgono la loro attività senza mantenere colate di cemento sul mare. Mi sembra che qui nessuno abbia chiesto di eliminare gli stabilimenti, semplicemente di sondare la possibilità di ricostruirli sulla base di criteri ambientalmente compatibili, che corrispondono poi alle finalità di cui al Codice Urbani e al PPR.
    Quanto agli stabilimenti militari, non c’è una sola ragione perché debbano rimanere in piedi: si tratta di privilegi assurdi, che non sono concessi né ai comuni mortali, ricchi o poveri che siano, né tanto meno ad altre categorie di “servitori dello Stato”, quali dipendenti delle Prefetture e magistrati.
    E si ricordi comunque, Anedda, che il lido del mare è DEMANIALE, quindi è di tutti. Non è suo, né delle persone che la pensano come lei. Se le danno fastidio i “populares” della spiaggia libera o se una riorganizzazione più “umana” degli stabilimenti-ecomostri mette a repentaglio la sua sacra privacy, liberissimo di prendere il largo verso Villasimius o Baia Chia.
    Mi sembra che le persone come Sechi e Anedda continuino, ancora nel 2012, a commettere l’errore di confondere il concetto ampio di Cagliari e dei Cagliaritani con quello ristretto al “piccolo paese” delle tradizionali famiglie de “is de nosus” e di certa borghesia professionale e commerciale, in questa città per nulla illuminata ma, anzi, tradizionalmente retriva, tanto è vero che ciò che invocano i commercianti del centro è niente pedonalizzazioni e nessuno tocchi le auto in seconda fila. Ma per carità. Tranquilli, potrete fare un po’ di baccano sulla solita Unione Sarda, finché finalmente Zuncheddu non sarà costretto a metterla in vendita, ma non riuscirete certo a trascinare la maggioranza dei Cagliaritani in simili battaglie di retroguardia.
    Ci siamo dimenticati del periodo di quando i vigilantes di taluni stabilimenti si arrogavano illecitamente il diritto di impedire l’accesso libero delle persone finanche alla battigia? A d’accabbai, po prexeri!!!

    • Aggiungo: dato che l’intervento di Vito, subito liquidato da alcuni benpensanti come estemporaneo o come semplice “cappellata”, anche grazie alle argomentazioni di Dore, ma anche a prescindere dalle stesse, si sta rivelando invece relativo a un tema piuttosto serio e fondato, man mano che lo si approfondisce sulla base del DIRITTO e non della fuffa, sarebbe auspicabile che al dibattito si unissero, per dire la loro, gli ambientalisti. In particolare Stefano Deliperi, con la sua indiscutibile preparazione.

    • Francesco Sechi says:

      Bé, come trascinatore di popolo proprio non mi ci vedo :-))……comunque sono sereno non credo di commettere errori, come lei mi attribuisce, nell’esprimere la mia opinione visto che è, appunto, un’ opinione ed inoltre sono convinto che sia il Lido che il D’Aquila continueranno ad avere lunga vita. Probabilmene lei non frequenta gli stabilimenti io li ho frequentati entrambi sia quelli storici che quelli più recenti. Sono diversi e offrono entrambi un ottimo servizio ma vanno incontro a differenti necessità. Quando non avevo figli andavo in quelli senza “gabina” da quando ho avuto un figlio ho scelto di andare in uno con la “gabina” che oltre a darmi la “gabina” mi da tanti altri vantaggi che non elenco altrimenti mi accusa di elencare una serie di luoghi comuni che, piaccia o non piaccia, determinano la mia scelta. Credo inoltre che converrete tutti sul fatto che interventi di tale portata debbano comunque essere dichiarati in fase di programma elettorale e quindi votati dai cittadini. Se uno dichiara nel suo programma l’intenzione di voler buttare giù gli stabilimenti e la maggioranza dei cittadini lo elegge che si dia attuazione al programma.

  19. Francesco Sechi says:

    a onor del vero Vito parla di demolizione e ricostruzione e non di semplice demolizione, questo mi trova d’accordo sempreché vengano mantenuti e magari migliorati la funzione e i servizi che gli stabilimenti oggi danno a tanti cittadini (non tutti ma tanti).

  20. Abito al Poetto, a 100 metri dalla spiaggia, teoricamente potrei fare a meno della cabina, che ho in uno stabilimento “militare”, ma non è così.
    Non posso andare nella spiaggia libera perché ho due figli piccoli ed in spiaggia libera prevalgono gli incivili che giocano a racchettoni tra i bambini incuranti del rischio di colpirli.
    Non posso andare nella spiaggia libera perché manca un servizio di salvataggio decente.
    Non posso andare nella spiaggia libera perché ci scorrazzano cani e i miei figli ne hanno paura.
    Non posso andare nella spiaggia libera perché vorrei non trovarmi estranei che mettono l’asciugamano vicino al mio ombrellone.
    Non posso andare nella spiaggia libera perché mi dà fastidio il fatto che, se io rispetto la legge e mi metto a 5 metri dalla battigia, mi trovo 4 file di ombrelloni davanti, messi da gente che della legge se ne frega.
    Non posso andare nella spiaggia libera perché, nonostante qualche incursione dei vigili, è piena di cicche e a me le cicche fanno schifo.
    Non posso andare nella spiaggia libera perché mi piace restare fino al tramonto e la spiaggia libera, a fine giornata, è una discarica immonda.

    Se venissero chiusi gli stabilimenti sarei costretto, come tantissimi cagliaritani, ad andare in altre spiagge intasando, ulteriormente, il traffico.

    Gli stabilimenti balneari danno un servizio ai cagliaritani, un servizio necessario, direi indispensabile.

    Il potere politico si accontenti di continuare a devastare, con la propria incapacità, il restante 82% della spiaggia.

    Quando avrà dimostrato di saper fare qualcosa di utile, e degno di uno Stato civile, su quel 82% ne possiamo riparlare.

    p. s. Sono ancora in attesa che venga bonificata la spiaggia dall’Eternit: ad oggi sono stati spesi € 300.000 per fare una inutile “ripulitura”.

    • Anedda, non si spaventi. Mi sembra che nessuno abbia proposto la “lotta di classe” contro gli stabilimenti balneari, si tratta semplicemente di minimizzarne l’impatto ambientale, coerentemente con le linee guida del Codice Urbani e del PPR. Quanto agli stabilimenti militari, devono semplicemente scomparire, perché costituiscono un intollerabile privilegio. Quando si faranno le gare imposte dall’art. 12 della direttiva Bolkestein, se si deciderà di mantenere le relative aree a stabilimento balneare, le attività potranno comunque essere rilevate da chi farà le migliori offerte in base alle regole di mercato. Insomma, l’Esercito alla pari con ogni comune imprenditore, come è giusto che sia.

      • Franco Anedda says:

        Tranquillo zunkbuster, non sono per niente spaventato.

        Sono molto contrariato dalla incapacità della politica, pure quella attuale, di gestire un patrimonio inestimabile.
        Appunto per il fatto che le strutture degli stabilimenti balneari diventeranno nei prossimi anni proprietà pubblica non vedo per quale motivo debbano essere “minimizzati”.

        Il comprensorio Saline, Molentargius e Poetto ha tre “emergenze” che durano da oltre un quarto di secolo.
        Cessazione della produzione di sale, causata dall’aver trasformato lo stagno in una fogna a cielo aperto.
        Inquinamento della spiaggia con l’Etrernit nel 1986 e successivo ripascimento con pietre e sabbia di fondale.
        Frane della Sella de Diavolo che hanno portato ad interdire tutta la costa alla balneazione.

        L’operato dell’attuale giunta comunale è stato.
        Primo punto: disinteresse assoluto.
        Secondo punto: bonifica fasulla che non ha rimosso neppure pietre e calcinacci vari.
        Terzo punto: assurda interdizione delle passeggiate sulla Sella che ha, giustamente, fatto ribellare quanti organizzavano le visite guidate.

        Adesso sento che vogliono aumentare il costruibile sulla spiaggia “libera” e, per far passare questa infamia, strizzano l’occhio agli invidiosi promettendo demolizioni in quello che è già stato costruito dai nostri nonni.

        Fare leva sul sentimento più squallido che accomuna i sardi: l’invidia, dimostra a che livello è scesa una politica a corto di idee e di etica.

        Vito, hai cancellato il link del video che mostra l’Eternit ancora abbondantemente presente in spiaggia, per quale motivo?
        Sei favorevole ad “insabbiare”, ancora, questo grave problema?

      • No, non l’ho cancellato; l’ho tolto perché dava “video non disponibile”. Prova a ripostarlo.

      • Signor Anedda, chiedo scusa per i toni di un precedente messaggio, ma le assicuro nessuna invidia. Ho frequentato assiduamente il D’Aquila, a dire il vero non di giorno, detestando l’arenile recintato – se proprio mi tocca non andare in spiaggia libera, e a seconda delle ore in cui si arriva i problemi che lei denuncia esistono, preferisco gli stabilimenti “open space” – piuttosto di sera, in particolare in occasione delle frequenti grigliate che taluni amici vi organizzavano. Le assicuro che col cuore vedere scomparire il D’Aquila per come lo conosciamo spiacerebbe anche a me, ma il Poetto sta morendo, e bisogna prendere il toro per le corna. Come è stato fatto coi casotti. E comunque cosa c’entra l’invidia con la proposta-richiesta che si concili la previsione di aree per gli stabilimenti balneari, che esistono dappertutto, con l’esigenza che questi siano ambientalmente compatibili? Se c’è stato un male rappresentato dalla politica negli interventi sul Poetto è stato casomai quello di “stare a guardare”, lasciando crescere tutto disordinatamente e in modo anarchico fino all’inevitabile intervento della Procura della Repubblica. E le assicuro che non è la solita polemica di “legalità”, sono un assiduo frequentatore dei baretti da quasi 20 anni, di quelli “alla buona” ma anche delle Palmette, tipico spazio “ben frequentato”. Sia pure in zona Cesarini la giunta Zedda sta affrontando il problema.
        Sui filmati, stiamo attenti alla loro attendibilità: i frammenti di eternit si possono anche portare lì apposta e poi filmare. E comunque sono risolutamente contrario a questo tipo di indagini “fai da te”: spettano all’Autorità Giudiziaria.

      • Franco Anedda says:

        Ancora la teoria del sabotaggio?

        Io i video li ho girati per documentare lo stato delle cose.

        I politici se ne fregano, i tecnici molto meno dato che ci sono parecchi reati in ballo e ne
        sono consapevoli.

        Cerca “Meglio Senza Amianto” su Youtube, oppure fatti una passeggiata in spiaggia e guarda con i tuoi occhi.

        L’Autorità Giudiziaria potrebbe essere nuovamente coinvolta, ma io mi chiedo: perché, in Italia, non si provvedere a nulla se non si costretti dalla Magistratura?

      • Mi scusi, non avevo capito che i filmati fossero stati presi da lei, peraltro qualcuno potrebbe anche aver giocherellato con l’amianto sapendo che dei residenti avrebbero notato i frammenti di eternit e si sarebbero giustamente allarmati. Comunque, mio personale parere “tecnico”, se si raccolgono documentazioni di questo genere sarebbe meglio osservare le procedure di legge: fare le segnalazioni previste dal Codice dell’Ambiente, oppure direttamente alla Procura della Repubblica. Pubblicare su YouTube qualunque cosa si filmi è assolutamente inopportuno. Oltre tutto, chiunque abbia cose da nascondere circa la presenza dell’eternit, da qualunque ragione ciò sia stata determinata, ben potrebbe far scomparire ogni traccia. Forse non ci si fida neppure della magistratura, ma io credo che si farebbe bene a fidarsene, anche se pure nell’ambito giudiziario non sempre le ciambelle riescono col buco.

      • Filmare consente di documentare lo stato delle cose e, opportunamente, farlo sapere a chi fosse interessato.

        Quanto al “potrebbe far scomparire ogni traccia.”: magari fosse possibile.

        L’inquinamento è stato causato dalla demolizione “barbara” dei casotti nel 1986, nel 2002 con il ripascimento hanno dato una profonda rimescolata e coperto il tutto con la sabbia di fondale.
        Ora, come vola via la sabbia, i frammenti di Eternit affiorano soprattutto nella IV e V fermata.
        Martedì 16 ottobre ho accompagnato un funzionario dell’ufficio Igiene del suolo, per una “bonifica” estemporanea, ma il maestrale dei giorni scorsi ha fatto affiorare tanti altri frammenti.

        In spiaggia c’è un cartello beffardo con scritto: “…La eventuale presenza di frammenti potenzialmente contenenti amianto non comporta necessariamente un pericolo per la salute dei fruitori dell’arenile, se il materiale è in buone condizioni e non viene manomesso….”

        http://www.cagliaripad.it/it/news/ottobre/17/amianto-poetto/?fb_comment_id=fbc_337163623046208_1729002_337177123044858#f1290af9ec

        Ho piena fiducia nei NOE e nella Magistratura…

      • Signor Anedda, stiamo parlando nell’ordine di ben 26 ANNI dalla demolizione dei casotti e di 10 ANNI dal ripascimento. E il Poetto ne ha conosciute tante di maestralate in 10 anni. Allora, a chi vive tutto l’anno lì, più ancora che a chi al Poetto va a farci il bagno o magari a prendere il caffé al baretto, quale sia l’origine dell’eternit è indifferente, ciò che importa è ovviamente che ne sia fatta piazza pulita. E allora mi chiedo: lei personalmente, visto che mi sembra in buona fede, ha notato queste anomale presenze di frammenti di eternit PRIMA dell’estate ultima scorsa? Ovviamente, per gli opportuni accertamenti se del caso non c’è solo il NOE ma anche i RIS, e chissà se qualche telecamera di sorveglianza era in funzione. E comunque, se per caso l’eternit fosse stato notato PRIMA, perché l’abbiamo saputo solo QUESTA ESTATE? Avete, come residenti, già fatto segnalazioni e denunce e nessuno vi ha ascoltati? Sa com’è, ai fini della salute dei cittadini quale sia l’origine dell’eternit è indifferente, non lo è su altri piani. Non per altro: ho letto che persone di sicura competenza (ad esempio l’ingegner Franco Baldussi su Facebook) come me avevano forti dubbi sul fatto che quell’amianto fosse davvero quello dei casotti. Se l’eternit per caso non fosse quello dei casotti e ci fosse da ipotizzare un “cui prodest”, ovviamente completare il discorso spetterà alla Procura della Repubblica.

      • zunkbuster, hai perso qualche puntata: le indagini sono state effettuate, i fatti sono acclarati e le ipotesi complottiste sono state smentite.

        Riassumo velocemente:

        1985 la spiaggia viene dichiarata insalubre a causa degli scarichi fognari dei casotti.

        1986 la concessione demaniale (venticinquennale) non viene rinnovata e la Regione si occupa della demolizione dei casotti non rimossi dai proprietari, quasi tutti i 1200.
        Tale demolizione avviene frantumandoli con le ruspe per poi raccogliere il grosso e lasciare chiodi, ferramenta, schegge di legno ed Eternit nella spiaggia.
        Le prime tre tipologie di detriti sono state rimosse nei mesi, ed anni, successivi mentre l’Eternit è rimasto.

        1992 entra in vigore la Legge 27 marzo 1992, n. 257 – Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto.
        La spiaggia è diventata “fuori norma” ma nessuno vuole metterci mano.
        Si fanno tanti studi e campionamenti ma la presenza di amianto rimane un “segreto di pulcinella”.

        2002 si attua il disastroso ripascimento che copre il problema, sicuramente ben noto a tutti i tecnici in quanto sono state fatte le caratterizzazioni ambientali.

        2004 un giornalista si permette di scrivere quello che era noto a tutti, ma la faccenda viene subito re-insabbiata, con la complicità omertosa di persone, ed Associazioni, insospettabili.
        http://www.apmolentargius.it/24_01_2004.php

        Negli anni successivi la sabbia del ripascimento vola via e l’Eternit riaffiora sempre di più.
        Io evito di balneare nelle zone contaminate e, soprattutto, di portarci i miei figli.

        2009 mi iscrivo, su FB, all’Associazione Italiana Esposti Amianto Sardegna in quanto mi considero esposto all’amianto.

        Negli anni successivi segnalo il problema chiedendo che venisse risolto ma nessuno se ne vuole occupare.

        Dopo l’inverno scorso, la quantità di Eternit affiorante, soprattutto in IV e V fermata, è clamorosa.

        Riprovo a segnalare il “problema” ma vengo trattato come un visionario.

        28/04/2012 Conferenza dell’AIEA al Palazzo Civico: espongo, invano, il problema e, grazie ai lavori, prendo consapevolezza della sua gravità: “E’ sufficiente inalare una fibra per morire di tumore.”

        02/05/2012 Presento un esposto alle Autorità per segnalare il problema.
        Successivamente sono successe tante cose ma il problema non è stato risolto.

        C’è una Commissione d’inchiesta al Comune che lavora a porte chiuse, dovrebbe terminare entro l’anno, salvo proroghe.

        Spero che la bonifica venga fatta durante l’inverno, per limitare i disagi di tutti, ma intanto il tempo passa e la prossima estate si avvicina.

      • A quali indagini si riferisce? C’è un documento ufficiale di qualsiasi Autorità che attesta il nesso causale da lei riferito? Arpas, Provincia, Regione, Comune, una qualsiasi delle autorità competenti in base al Codice dell’Ambiente? O la Procura della Repubblica, il Tribunale Ordinario, la Corte dei Conti? Gli articoli di giornale non sono prove, e comunque anche l’articolo che lei ha linkato formula diverse ipotesi. Ipotesi appunto, non certezze.

      • Chiedo venia: ho trovato adesso la richiesta di archiviazione formulata dalla Procura di Cagliari, di cui è stata data notizia il 19 settembre 2012, che sembra sposare questa ipotesi. Sarebbe peraltro interessante esaminare le relazioni del NOE e capire quali testimoni sono stati sentiti, e spero che prima o poi se sono desecretate qualcuno le pubblichi in rete. Faccio peraltro notare che una richiesta di archiviazione – e l’eventuale conseguente decreto, che non ha valore di sentenza – non significa che sia definitivamente accertata l’esclusione di ipotesi diverse, finché non prescrivono ipotetici reati c’è sempre la possibilità della riapertura delle indagini. Questa estate sono emersi anche elementi inquietanti che suggerivano una diversa lettura.

        http://www.comunecagliarinews.it/rassegnastampa.php?pagina=25883

        http://www.regione.sardegna.it/j/v/492?s=207543&v=2&c=1489&t=1

      • Neo Anderthal says:

        L’idea che riportare -in parte- in uno stato di maggiore accessibilità e migliore sostenibilità il Poetto sia “fare leva sull’invidia” è di quelle rivelatrici, funziona da cartina di tornasole.
        Dimostra fino a che punto i privilegi di ogni tipo e le indebite rendite di posizione (una per tutte: quella dei militari “aventi diritto” al posto al mare semigratuito, ben riservato e protetto dagli “estranei” in stabilimenti pagati coi soldi pubblici) siano difesi dai beneficiati in modo scomposto e paradossale.
        Nella spiaggia liberata dalle assurdità cementizie e dagli scempi “dei nostri nonni” si possono riconfigurare una serie molto vasta di nuovi servizi di spiaggia a impatto molto più limitato, e così creare insieme servizi per tutti -e non per gli appartenenti a questa o quella categoria- e lavoro.
        Fa così schifo?

      • A me fa schifo che si voglia distruggere quanto c’è senza aver prima dimostrato di saper fare meglio.

        Continuare a parlare di “posto al mare semigratuito” dimostra la malafede degli invidiosi.

        Tutti gli stabilimenti dei dipendenti statali sono a pagamento per gli “aventi diritto”, non godendo di alcun finanziamento e, per condividerne i costi, sono aperti pure ad ospiti esterni.
        Io, appunto, sono un ospite e pago lo stesso tanto degli “aventi diritto”.

        I prezzi sono simili a quelli degli stabilimenti privati.

      • Neo Anderthal says:

        Fa di meglio, da decenni, la Cooperativa Golfo degli Angeli, che dal 1986 a fine stagione smonta TUTTO.
        Tra l’altro la Coop. Golfo degli Angeli è stata la prima, da decenni e per decenni sola, a approntare i servizi ad accessibilità piena per i diversamente abili.
        Sig. Anedda, mi risulta che gli stabilimenti con le stellette siano aperti e gestiti con i contributi delle relative amministrazioni, e che sono stati per decenni curati e manutenuti col concorso di manodopera gratuita -come i militari di leva, per esempio- e che tuttora non sono aperti ad ogni esterno pagante ma di fatto solo ad “ospiti esterni” presentati ed invitati, a prezzi comunque inferiori a quelli degli stabilimenti privati.
        E questi trattamenti di favore sono e si chiamano privilegi.
        La malafede è solo quella di chi, per continuare a godere di benefici e vantaggi riservati, odiosi e insostenibili anche in punto di equità, in mancanza di migliori argomenti accusa gli altri di invidia.

      • Continua a risultarti una cosa che non è.

        La leva obbligatoria non esiste più da anni.
        Quanti, degli aventi diritto, si occupano degli stabilimenti lo fanno come volontariato gratuito.
        Le varie Amministrazioni competenti mancano di fondi per le attività istituzionali, quindi non destinano nulla per gli stabilimenti che si mantengono solo con le quote pagate dagli utenti.

        Se venissero aumentati i vari canoni questi stabilimenti morirebbero e nessun privato sarebbe in condizioni di gestirli.

        Capisco che questo non interessa a chi li vorrebbe demolire…

        Gli “ospiti” entrano in quanto un titolare garantisce per loro.
        Se sei una persona perbene, non è difficile avere tra le tue conoscenze un dipendente statale che ti presenti.
        Se sei un gaurro, certamente ti troverai meglio nella spiaggia libera, terra di nessuno, dove non esistono regole.

      • Neo Anderthal says:

        Signor Anedda: lei legge quello che scrivo o le piace inventare versioni di comodo per contraddirle con maggior facilità?
        1) Le posso assicurare, poiché mi risulta con certezza, che le varie amministrazioni militari sovvenzionino i “loro” stabilimenti in diversi modi, non ultimo con la dislocazione presso gli stabilimenti di personale in servizio -vale a dire sottratti ad altri servizi-.
        Forse per lei questo è “volontariato gratuito”?
        Le “facilitazioni” o i benefit o se vogliamo dirlo, le prebende e i regali e i trattamenti di gran lusso per i vari esponenti delle gerarchie militari o prefettizie non sono per nulla una invenzione, e questo con casi che sarebbero incredibili altrove, ma che in Italia sono la norma, vedi il caso del Circolo Ufficiali di Roma che qualche anno fa ha opposto strenua resistenza al trasferimento da Palazzo Barberini, dove avrebbe dovuto lasciare il posto alla Galleria Nazionale Di Arte Antica- e non mi risulta proprio che le amministrazioni militari abbiano smesso di finanziarli -coi soldi di tutti, ça va sans dire…-

        2) La leva obbligatoria non esiste da anni, ma fino a che è esistita, per decenni e decenni, i militari di leva sono stati ben volentieri adoperati per qualunque servizio negli stabilimenti “con le stellette”, e sarei curioso di sapere se negli stabilimenti militari sono dislocati anche ora dei militari in ferma volontaria -sottopagati, é il caso di ricordarlo-

        3) Rinunciare a esigere canoni di mercato da concessionari, a qualsiasi titolo, di un bene pubblico mi sembra proprio che sia una specie -obliqua e nascosta quanto si vuole- di finanziamento. Lei quindi si contraddice.

        4) Lei conferma quanto ho scritto: si entra perché “garantiti”, ovvero “raccomandati”, ed è la stessa cosa. Una pratica vergognosa. E bisogna conoscere non un qualunque “dipendente statale”, ma uno con le stellette. Conosco medici e infermieri, docenti dalla scuola materna all’università, e molti altri dipendenti statali e pubblici di altro genere, e nessuno può spendere una sola parola per l’ingresso negli stabilimenti balneari militari.

        5) Io personalmente mi trovo meglio dove respiro aria libera e dove posso stare senza pietire favori a nessuno, se ci tiene a saperlo, e trovo la sua equazione “frequentatore di spiaggia libera=gaurro” non solo priva di senso ma scioccamente classista.

      • Neo, “lei legge quello che scrivo o le piace inventare versioni di comodo per contraddirle con maggior facilità?”
        Il posto di qui sopra è un ottimo esempio di travisamento volontario e malevolo delle parole altrui.
        Ho espresso chiaramente il mio pensiero e non ritengo necessario reiterarlo ulteriormente.

        I canoni di mercato dovrebbero valere per tutti quanti usufruiscono di concessioni: con il 2015 si dovrebbe liberalizzare il mercato ma sono certo che tu, Neo, sarai tra quelli che vorranno trovare delle eccezioni, in primis per i baretti.

      • Riguardo al Meetup31: sono iscritto dal 2006 (scarsamente attivo) e, dato che è una tematica di cui si occupano i Meetup di tutta Italia, gli sto mettendo a disposizione il materiale sulla contaminazione da amianto della spiaggia, sopratutto ad uso di chi non usa Facebook.

        A proposito: i cartelli, che avvisavano della “possibile presenza di amianto” in spiaggia, sono spariti.
        I frammenti di Eternit ci sono ancora…

      • Neo Anderthal says:

        Con rispetto parlando: dei baretti, nello specifico, “frega cazzi”.
        Liberalizziamo il mercato, con ovvie garanzie contro imprese improvvisate, data la ntura pubblica dei beni in concessione? BENISSIMO.
        Spero di essere stato chiaro.

    • Per quanto mi riguarda, benchè non abbia mai avuto una cabina, ritengo sia un servizio che in qualche misura è opportuno mantenere, tanto più se abbiamo l’intenzione di aprire la nostra spiaggia al turismo. Nessuna guerra dunque a cooperative o stabilimenti che offrono servizi.
      Si parlava di estirapre gli odiosi privilegi degli stabilimenti militari, di demolire i mostri in cemento e sostituirli con stutture lignee meno invasive, meno deturpanti, opportunamente dimensionate in ragione delle pochissime esigenze che devono soddisfare. E’ un fatto di civiltà. Bisonga imparare ad avere maggior rispetto del bene spiaggia

      • Neo Anderthal says:

        Le “gabine” -come opportunamente nominate da Z.B.- col turismo in senso proprio non c’entrano NULLA.
        Sono un servizio/status symbol per i residenti. Nè più né meno, e infatti non sono date a turisti di passaggio o in residenza temporanea ma a “i cagliaritani” prima ricordati.
        Quindi le “gabnine” non sono per nulla indispensabili in nessuna promozione o nessun servizio.
        Le cooperative o gli stabilimenti offrono servizi comunque, anche senza affittare le stanzette.

  21. Lido- Cremini, D’Aquila-Popolo.
    REVOLUTION!!!
    Tanto a me andare al mare, notoriamente mi annoia…

  22. Zunk Buster says:

    Dato che qui gira tanta fuffa … a proposito dell’art. 12 della “Direttiva Bolkestein” c’è tanto materiale in rete, ma per un reminder minimo mi limito a linkare questo articolo del Sole 24 Ore. Incidentalmente riferisco che la giurisprudenza amministrativa, nel caso di mancato rinnovo della concessione agli attuali titolari, e qualora la mano pubblica decida la demolizione delle opere preesistenti, è incerta perfino sulla spettanza al precedente concessionario di un indennizzo. Forse sarebbe il caso di attrezzarsi prima, anche perché la scadenza del 2015 è ultimativa, e l’Unione Europea, nonostante l’intensa pressione delle lobby degli stabilimenti, non intende concedere alcuna deroga, né alcuna proroga a tale termine.

    http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-06-30/concessioni-asta-2015-luglio-164648.shtml?uuid=AbVDsb0F

  23. nicola says:

    E’ impossibile abbattere una struttura in regola con le autorizzazioni, qualsiasi TAR farebbe piazza pulita di un tale provedimento comunale. A proposito, ma le concessioni dei chioschi andranno ai soliti padroni a vita o ci sarà una regolare gara?

  24. Possibile non ci sia davvero il modo di combattere questi mostri di cemento costruiti sull’arenile? Una cosa immonda.
    Una di quelle battaglie che varrebbero da sole più di una legislatura.

  25. Su bixinu says:

    Un problemino niente male è la questione della sanatoria delle volumetrie eccedenti citate da Dore che verrebbero sanate con l’adozione del PUL. E l’amianto negli stabilimenti della casta dei militari c’è e si vede.

  26. Francesco Sechi says:

    Ho passato le prime 10 estati della mia vita al Lido e ci sono tornato quando è nato mio figlio. Il Lido è il D’aquila sono frequentati da tantissime famiglie con bambini che fanno sacrifici per avere il supporto di queste strutture, che non possono permettersi una villa al mare o viaggiare. Sono stabilimenti storici che hanno visto il passaggio di intere generazioni di famiglie cagliaritane. Voglio sperare che a nessun amministratore venga in mente un idea simile ma sono tuttavia certo che in tal caso cagliaritani li sapranno difendere.

    • Anonimo says:

      O Sechi, era la stessa cosa coi casotti, e i loro proprietari non erano tutti poveracci. Ne aveva uno anche il fratello di mio nonno, titolare di un’impresa edile. Ma che cosa dice?

    • Neo Anderthal says:

      Quali cagliaritani, scusa? La gran parte dei cagliaritani reali -quindi non quelli che fanno parte del piccolo paese di conoscenti che rappresenta la borghesia commerciale o professionale- al Lido e al D’Aquila non ha mai o quasi messo piede e non credo che “i cagliaritani” di cui parli abbiano voglia o necessità di schierarsi a difesa dei gestori e concessionari degli stabilimenti.
      Per come la vedo io si potrebbero salvare, come documento storico, forse solo i corpi centrali e le rotonde degli stabilimenti, e forse solo il D’Aquila, come manufatto storico al pari dell’orrenda Colonia Dux, che a me fa ribrezzo ma che pare ci dobbiamo tenere.
      Le file di cabine invece dovrebbero essere proprio abbattute, anche perché rispondono a un criterio di uso della spiaggia datatissimo e senza riscontro e reale necessità nelle attuali modalità di fruizione dell’arenile (cosa se ne fa un fruitore di una cabina personale in affitto?).
      Per gli stabilimenti dei corpi armati farei invece una bella eccezione: via del tutto, anche perché rappresentano un odioso privilegio, come un privilegio erano anche i casotti -che non è che fossero del “proletariato”…

      • Francesco Sechi says:

        Non credo che un utente di uno stabilimento abbia a cuore la sorte del gestore o del concessionario, ha semplicemente a cuore che una certa struttura e un certo servizio continui ad esistere. Riguardo al modello di fruizione dell’arenile la “cabina” è importantissima per certe categorie di utenti in primis le famiglie con i bambini che infatti invadono gli stabilimenti storici. Come sempre deve esistere una varietà di offerta, coloro che non necessitano di cabina andranno in altri stabilimenti o in spiaggia libera. Sul fatto poi di chi siano i clienti del Lido e del D’Aquila bé se vi fate un giretto tra gli ombrelloni vi accorgerete che c’è di tutto dal figlio di papà al figlio di nessuno come in via Garibaldi e in via Manno.

      • Anche la spiaggia libera è piena di famiglie con bambini. Signor Sechi, non confonda il privilegio o le preferenze di alcuni, che vanno rispettate finché non collidono con interessi superiori quali il rispetto dell’ambiente, con gli interessi di tutti. Nessuno vuol fare la lotta di classe contro il Lido o il D’Aquila, magari solo ricostruire una rete di stabilimenti più “umana”, stile Palmette per esempio. Si tratta di un altro stabilimento notoriamente frequentato dalla borghesia cagliaritana, oggi in via di demolizione in attesa di ricostruzione, che però non opprime la spiaggia con muraglie e colate di cemento. In ogni caso, non solo la direttiva Bolkestein cambierà molte carte in tavola, ma già oggi interventi sono possibili ai sensi dell’art. 20, comma 2, numero 2, lettera a) del PPR della Regione Sardegna.

      • Neo Anderthal says:

        Signor Sechi, quella specie di microvilletta in proprietà-affitto, quale poteva essere considerato il “casotto”, è stato superato già da decenni, per fortuna, e la corrispondente cabina nello stabilimento risponde egualmente a esigenze per lo più fittizie, e comunque a un modo di fruizione di un bene pubblico, come l’arenile è e resta, che è ampiamente superato nei fatti e nei costumi.
        La cabina a che serve, quando l’ombrellone e i lettini sono già forniti nel pacchetto? Un ripostiglio angusto da adoperare per tre-quattro mesi all’anno, con un “peso” in cemento e in invasione permanente del litorale assolutamente enorme e sproporzionato per quale fruitore risulta indispensabile?
        È indispensabile superare la pigrizia organizzativa e mentale sia da parte dei gestori che da parte dell’utenza, e riportare tutto a dimensioni e impatti sostenibili.
        Da padre di famiglia comunque, pur avendo portato al mare la mia prole con regolarità, non ho mai sentito come indispensabile avere una specie di “cantinetta” muraria a due passi dal mare per stivare sdraio, ombrellone e qualche secchiello.

      • Francesco Sechi says:

        Io tante volte ho portato mio figlio al mare anche solo per un paio d’ore e organizzando la “gita” all’ultimo momento. L’ho potuto fare perché avevo tutto nel “ripostiglio”, costumi, asgiugamani, giochi per il bambino, sedie. Mi è bastato prendere l’autobus e andare. Se non avessi avuto questa “comodità” non sarei certamente morto magari sarei andato da un’altra parte di certo non al mare. Visto che in quelle due ore mio figlio si è divertito ha giocato con i suoi amichetti, è stato all’aria aperta, ha fatto i bagni, sono felice che lo stabilimento mi dia questa opportunità.
        Comunque, in un altro commento ho detto di non essere contrario ad una ristrutturazione degli stabilimenti in senso più sostenibile ma non a discapito di un servizio che lei considera superato mentre io lo considero molto attuale per molti.

      • Neo Anderthal says:

        Le sembra un uso razionale, per un bene scarso e per natura pubblico come l’arenile, la presenza permanente di loculi di cemento affittati ad uso esclusivo? Per contenere “costumi, asgiugamani, giochi per il bambino, sedie”?
        Ma chi scrive di necessità o indispensabilità si è mai fatto un giro per le spiagge da altre parti, sia in Sardegna che da altre parti?

      • Francesco Sechi says:

        Guardi, al mondo ci sono ben poche cose indispensabili. Giusto per curiosità, tralasciando gli aspetti economici, lei smantellerebbe anche Marina Piccola?

    • il Poetto con le tonnellate di cemento che vi abbiamo riversato sopra senza alcun ritegno né rimorso, infatti ci qualifica perfettamente.

  27. Bastiàn says:

    oh vito, ma itta ses narendi? questo tuo intervento lo metto tra i flop insieme al tuo inutile “bilinguismo subito”

  28. Sergio says:

    Vito, abbiamo capito che ti stai un pò bevendo il cervello.
    Stai tirando su una polemica pretestuosa.Le norme urbanistiche mica hanno valore retroattivo.
    Secondo te Soru, se la legge l’avesse permesso, non avrebbe rotto le palle per far abbattere le volumetrie già esistenti nella fascia costiera istituita con il P.P.R.?
    Non è questione di Zedda fai qualcosa di sinistra, stai dicendo “Zedda marrano a farlo”, anche se non può farlo (stile Unione Sarda).

    Cosa c’entrano i chioschetti? i chioschetti erano abusivi, mai condonati.
    Ed è giusto che chi amministra, se può (=se la legge glielo permette), debba tenere conto di come potrà realizzarsi qualcosa nel Poetto (tutto ciò che potrà essere autorizzato,tra cui i chioschetti) considerando i vincoli già esistenti (gli stabilimenti e tutte le altre strutture non di proprietà del Comune di Cagliari).
    I vincoli già esistenti quali sono? Gli stabilimenti già esistenti e regolarmente autorizzati (a meno che tu sai che non sono autorizzati, o magari mai condonati) non si possono abbattere per la semplice volontà politica di un sindaco. E neanche se lo decide un Governatore regionale, o un Presidente del Consiglio.

    • Vito Biolchini says:

      Dove ce l’hai la cabina? Al Lido o al D’Aquila?

      • Sergio says:

        io vado da molti anni alla 9° fermata, di fronte all’ex Ospedale Marino 🙂

    • Zunk Buster says:

      Tanto nel giro di tre anni le attuali concessioni non varranno più un soldo bucato.

    • Se sei un amministratore comunale, come mi pare di aver capito, datti un’occhiata al PPR …

      • Di Ghisa says:

        Certo Zunk. Sergio è sicuramente un amministratore comunale avendo quel nome. notoriamente non ne esistono altri e avrebbe l’accuratezza politica di firmarsi solo con il proprio nome.

  29. Zunk Buster says:

    Ah … in ogni caso ricordiamoci che nel 2015, in base a una direttiva comunitaria, tutte le concessioni balneari dovrebbero essere rimesse all’asta o date a bando. E’ una norma che fin d’ora spaventa i titolari dei baretti, già incasinati parecchio dal noto susseguirsi di tolleranza ventennale di abusivismi vari, quindi intervento della Procura, provvedimenti conseguenti da parte di Massimo Zedda non senza aver in qualche modo “trattato” con abilità con la stessa Procura minimizzando un disagio che altrimenti sarebbe stato peggiore – e questo penso che per obiettività debba essere rimarcato – demolizione più o meno “pilotata” dei baretti, ricostruzione con strutture provvisorie, e il resto è storia recente. Non credo proprio che gli stabilimenti balneari, militari o civili, potranno sfuggire alla regola, e in ogni caso il sistema comunitario metterà fuori legge il vecchio sistema delle concessioni date a tempo pressoché indeterminato, e spesso e volentieri per canoni irrisori che ad ogni tentativo di incremento a prezzi maggiormente di mercato provoca le levate di scudi dei sindacati e delle organizzazioni del settore (penose quelle del Lido dove piangono sempre miseria, ridicolo). Sarà forse l’occasione per inserire nei bandi apposite prescrizioni sull’ecocompatibilità delle strutture?

  30. Paola s. says:

    O almeno se non li buttano giu, devono lasciare anche i baretti..non scherziamoooo

  31. Saliva Nel Naso says:

    In effetti Zedda potrebbe farlo davvero. Tanto ormai è sicuro che non farà un secondo mandato come sindaco. Se dovesse riuscire nella missione impossibile di finire questa legislatura i suoi “alleati” lo obbligherebbero ad altre primarie di coalizione dove ne uscirebbe a pezzi. Se invece va tutto come nei piani inconfessabili del Sindigo, tra un po’ molla tutto rovesciando il tavolo accusando il PD di fare trasse per potersi presentare o alle primarie regionali o alle elezioni nazionali. In ogni caso Zedda non sarà il prossimo sindaco di Cagliari e quindi potrebbe giocare lo scherzo alla borghesia cagliaritana nel nome della attenzione all’ambiente. Certo, dovrebbe inimicarsi Sanjust e di questi tempi mi pare più sensibile agli interessi della borghesia cagliaritana che a quelli della sinistra (che ormai gli ha voltato la faccia tutta). Dài Zedda, esci da Piazzetta Savoia e dài un segno di sinistra. Sai quanti punti ti becchi sul proscenio nazionale? Sai quante giornaliste che vorrebbero fare a gara per intervistarti? Sù, un po’ di coraggio…

  32. Anonimo says:

    Oh. Vito sei cosí invidioso che a gianluca floris le sta venendo un attacco di Colon irritabile. Comunque confermo che stabilimenti militari hanno tettoie in eternit.

  33. Ahahah. Fra poco ti trovi una testa di cavallo sulla Panda. Ahahah

  34. paulsc says:

    C’è una sostanziale differenza tra i chioschi e gli stabilimenti citati. I primi erano abusivi, i secondi no. Quindi bisogna verificare se, dal punto di vista amministrativo, l’approvazione del pul abbia valore retroattivo. Se anche strutture che abbiano una regolare concessione demaniale si debbano uniformare in toto al nuovo piano. Ne dubito.

    • Vito Biolchini says:

      Cito Dore: “E poi c’è un altro dubbio che non mi lascia tranquillo: nella nostra spiaggia insistono 61.000 mc di stabilimenti balneari (civili e militari) realizzati in cemento armato che occupano ben il 18% della superficie di tutta la spiaggia: un enormità. Ebbene questi stabilimenti, oggi inesistenti secondo il PUC e realizzati in virtù di datate concessioni demaniali (che prima o poi scadranno però), vengono inseriti nel PUL (e quindi nel PUC). A titolo definitivo”.

      • paulsc says:

        Scadranno quando? Quando son state rilsciate? Possono essere rinnovate? Se sì, con quali criteri? Dore è solito fare dichiarazioni che di concreto hanno poco e niente.

      • Zunk Buster says:

        Sveglia, scadranno in ogni caso tra meno di tre anni perché tutto va rimesso a bando. Dore alle volte qualche “sparata” la fa, ma leggendo frettolosamente il suo articolato intervento pubblicato su CagliarIpad e mi pare più sinteticamente anche su Casteddu Online, pensavo che il problema delle cubature da lui sollevato si riferisse ai baretti, e avevo tralasciato il problema degli ecomostri balneari. Ringrazio Vito per aver messo l’accento su questo aspetto.

      • Enrico says:

        Giusto per rompere le balle, trovo estremamente fastidioso l’esordio del commento: “Sveglia”. O Zunk Buster, ma chini sesi?

      • Uno che sa quel che dice perché prima di partire a scrivere qualunque cosa gli passi per la testa usa documentarsi. Il fastidio comunque è reciproco per chi si attacca a un’esortazione per assalire l’interlocutore. Ponidì a una parti, o Enrico …

      • enrico says:

        Complimenti, sei un esempio per tutti 🙂

      • Di amianto says:

        Zunk Buster prima di partire a scrivere qualunque cosa gli passi per la testa usa documentarsi.

      • Acronotau says:

        Ponidi?! dai, documentati Zunk! se citi Drer ricordati che è casteddayo e inevitabilmente non può che aver detto “PoniRì…”
        Cordialmente, (cit.)
        😉
        http://www.youtube.com/watch?v=utIwbJH2z-s

      • paulsc says:

        Quindi scadranno nel 2015. Sino a quella data cosa si può fare? Proporre delle modifiche alle strutture. Utilizzo di materiali ecocompatibili? Nella sostanza l’attuale giunta non può fare nulla sino alla data di scadenza. L’esortazione di Biolchini a Zedda non ha alcun senso.

      • Infatti.
        “Nel documento finale del Pul è stato così inserito un passaggio di indirizzo affinché i titolari degli stabilimenti “propongano dei progetti di ristrutturazione e riconversione degli attuali manufatti in cemento volti a ridurre le volumetrie esistenti e a rinaturalizzare le aree interessate con la demolizione delle strutture e la realizzazione di nuove con materiali a basso impatto ambientale e a carattere precario e amovibile”. (dal sito unionesarda.it)

      • Simplicius says:

        Cosa non farebbero al comune pur di tacitarti… 🙂

      • Beh, a parte che Vito è il sindaco ombra di Chiagliari 😀 … forse al Comune c’è ancora chi si prende la briga di studiarsi il PPR e le direttive comunitarie, e non si limita a sparare su internet la prima cosa che gli passa per la testa 😉

      • paulsc says:

        Aria Fritta. Demanio militare. Stutture a cui si può apportare qualche modifica, ma nella sostanza resteranno lì.

      • paulsc says:

        ps il titolo esortava Zedda a fare qualcosa di sinistra. Ergo: abbattere gli stabilimenti come simbolo di privilegi da cancellare. Altrimenti il titolo sarebbe stato: modifica gli stabilimenti con materiali ecocompatibili. Di cosa parliamo?

  35. Zunk Buster says:

    Tra l’altro in qualche stabilimento militare, sulla base di foto circolate su Facebook, pare che ci siano anche leggeri problemi di tettoie in eternit deteriorate, o sbaglio?

  36. Poi però la plastica facciale e il biglietto di sola andata per santo domingo a Zedda gliela paghi tu.

  37. Antonio says:

    Grande Vito!

  38. Matteo says:

    Me ne fotto è una citazione? 😉

    • Matteo says:

      Ovviamente è ironico. Post volutamente polemico e con il quale non si può non essere d’accordo, ma sulla reale fattibilità, purtroppo, sono dubbioso, anzi, non credo accadrà mai (a meno di una loro implosione autonoma)

  39. Acronotau says:

    Non ti piacciono quelle meravigliose rotonde sul mare?!!!
    INVIDIOSOOOOOOOOO!!!

  40. Cittadino Rompiballe says:

    E non dimentichiamoci di rimuovere Carlo Felice e di metterlo dentro un museo. Fortza Paris !!!

  41. Cittadino Rompiballe says:

    Giusto !!! Buttiamoli giù e crepi la buona borghesia cagliaritana

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