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“Sei un benzinaio? Un muratore? Vendi frutta e verdura? Perché non lavori gratis per il Comune?”. L’incredibile avviso pubblico dell’amministrazione di Quartucciu!

Questa sì che è politica! Avere visto cos’è successo a Quartucciu? Non lo sapete? Il Comune, con un avviso pubblico, ha chiesto a benzinai, muratori e venditori di frutta e verdura di lavorare gratis per l’amministrazione! La ratio del provvedimento è molto semplice: il Comune non ha più risorse ma vuole allo stesso tempo aiutare i cittadini in evidentemente in difficoltà con il budget familiare e che non riescono a far quadrare i conti.

L’amministrazione di centrosinistra guidata dal neo sindaco Lalla Pulga ha dunque ha avuto un’idea assolutamente geniale: ha individuato i tre settori nei quali i suoi cittadini sostengono le spese maggiori (benzina, piccoli lavoretti domestici e frutta e verdura) e ha rivolto un avviso pubblico ai rappresentanti di questi tre ambiti professionali, chiedendo loro di lavorare gratis per l’amministrazione.

In questo modo i cittadini potranno abbattere le loro spese quotidiane, e tutto questo grazie ad una lucida intuizione che non a caso poteva venire da un’amministrazione di centrosinistra.

A tutti coloro che lavoreranno gratis, l’amministrazione garantirà la copertura assicurativa, ma solo (si legge) “se le risorse economiche dell’Ente lo consentiranno”.

Il provvedimento è stato firmato dalla dottoressa Tiziana Rosas e lo trovate a questo link.

http://www.comune.quartucciu.ca.it/docs/avvisi/496/avviso_manifestazioni_2012.pdf

E quindi? Lo avete letto? Non è clamoroso? Sì, certo: non parla di benzinai, muratori e venditori di frutta e verdura, ma di “associazioni musicali, socio-culturali, artistiche, teatrali, di volontariato e sportive, gli operatori dello spettacolo, gli artisti e i cittadini singoli o in comitato spontaneo”, ed anche “imprese di servizi connessi alla realizzazione di manifestazioni di spettacolo (strutture, service, pubblicità)” “che abbiano interesse a proporsi per una o più manifestazioni o iniziative durante il periodo estivo in forma gratuita”.

In bilancio non c’è una lira e quindi perché non proporre a gruppi ed associazioni di esibirsi gratis per il cartellone offerto dal Comune? Geniale!

“Aspettiamo le proposte”, ha dichiarato ieri all’Unione Sarda l’assessore al Commercio Giovanni Secci, “speriamo che siano in tanti a partecipare al bando e a inviarci i loro progetti”.

Anche perché la proposta è moooolto conveniente! L’amministrazione dà lo spazio gratuitamente e forse paga la Siae! E la strumentazione tecnica? E l’agibilità (cioè i contributi previdenziali che ogni iscritto all’Enpals deve pagare per ogni singolo spettacolo in cui è impiegato)? Quello ovviamente se lo pagano di tasca i gruppi, notoriamente foraggiati dalla politica, soprattutto di questi tempi!

Basta scherzare: questo provvedimento del Comune di Quartucciu è assolutamente demenziale e dimostra, per l’ennesima volta, come il centrosinistra sia del tutto privo di idee che riguardano la gestione dei settori della cultura e dello spettacolo, e sia ossessionato solo dal tema delle risorse e non dell’efficienza e del senso di ciò che fa.

Peraltro, già a Cagliari avevamo avuto un caso assimilabile a questo, quando cioè il sindaco e presidente della Fondazione Teatro Lirico Massimo Zedda si era vantato di aver trovato un direttore amministrativo che lavorasse per la Fondazione per appena mille euro al mese.

Il dibattito sta regrendendo, paurosamente. E i conti da pagare saranno salatissimi. Avete visto cosa sta succedendo ad Iglesias? Il Comune non so quanti anni fa, con i soldi dell’Unione Europea fece ristrutturare il glorioso Teatro Elettra, che però è rimasto chiuso anche a causa dei lavori portati avanti in maniera disastrosa. Risultato: ora l’Unione Europea chiede tassativamente che il teatro inizi a lavorare entro dicembre con un piano di gestione serio, altrimenti impone la restituzione dei cinque milioni di euro dati a suo tempo! Sapete quanti sono i teatri costruiti in Sardegna con i fondi europei e tuttora chiusi o senza un piano di gestione? Decine! E tutti i comuni interessati rischiano di dover restituire cifre enormi!

Intanto sabato scorso, sulle colonne della Nuova Sardegna, partendo dal caso del Marina Café Noir, l’ex assessore provinciale alla Cultura Luciano Marrocu (amministrazione di centrosinistra) ha offerto il suo contributo critico al dibattito, affermando confusamente in un articolo dal titolo “I festival chiudono, ma chi fa cultura deve cambiare ottica”, che il problema dei festival letterari sono sì i soldi, ma che “ci sono interessi parassitari che rischiano di soffocare e alla fine far morire questa sostanza virtuosa”. E quindi? “Quando Regione, Provincia e Comune dicono che non ci sono soldi in cassa, non c’è che prenderne atto, chiedendo loro conto però delle risorse ingenti andate a iniziative che servivano solo agli interessi (non solo) elettorali degli assessori di turno”. Cioè? Dove? Quando? Chi? Che cosa?

Una cosa giusta però Marrocu la dice: “Con meno soldi, dati però per tempo e a chi li usa per la cultura, si possono fare ottime cose, magari meno clamorose ma più fantasiose e innovative”.

A Quartucciu sono andati oltre: con zero soldi nel centro alle porte di Cagliari si potranno fare cose ancora più clamorose e sicuramente molto più innovative. Tipo niente.

Sto iniziando a pensare che sarebbe meglio tenere il centrosinistra lontano dalla cultura e dallo spettacolo. Se ogni amministrazione di centrosinistra abolisse gli assessorati competenti, farebbe meno danni.

In ogni caso, approfitto della vostra pazienza per dirvi che giovedì 9 agosto, alle ore 21.30, all’Arena la Maschera di San Sperate, va in cena lo spettacolo “Estate n°10, o della distruzione dei casotti”, scritto dal sottoscritto insieme ad Elio Turno Arthemalle. L’amico mio sarà l’unico protagonista di questo monologo. Si paga un biglietto e noi non lavoriamo gratis.

 

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83 Comments

  1. irlandesu says:

    Istimadus …iscusai mi po s’intrusioni e po ndi bessiri unu pagu de tema Po escalante …soviet e po totus …faesi donnya borta is pibincus ..pitticcu s’arrisu po liggi sa genti ponendi is articulus de sa costitutzioni italiana art. 32, 52 ,63 chistionendi de cussu chi tutelat sa lei ….po mei pareus a su lottu ….po d’aggiungi una s’art.6 narat La Repubblica tutela le minoranze linguistiche con apposite norme….ma aundi? de seghida unu estrattu de unu situ ….s;associazione de is populus minacciaus ..Dal 1947 il principio dell’articolo 6 della Costituzione Italiana (“La Repubblica tutela le minoranze linguistiche con apposite norme”) non é stato tradotto in prassi politica e amministrativa. È auspicabile che nel 1996, dopo quasi 50 anni di Costituzione democratica, si vedano finalmente nascere le leggi e le norme che traducano in realtà le norme di tutela garantite dall’articolo 6, staccandosi così finalmente dalla politica seguita finora da tutti i governi. Il modo scelto é stato il meno rumoroso, ma il più vigliacco: la totale indifferenza, il silenzio assoluto, nella speranza che prima o poi il silenzio definitivo si sarebbe steso sulle minoranze linguistiche scomparse. Si tendeva alla assimilazione per stanchezza, rassegnazione, scoramento. Nella politica delle minoranze i governi e le maggioranze parlamentari hanno trattato la Costituzione come un inutile e retorico pezzo di carta. Ne fanno eccezione soltanto le minoranze che avevano forti appoggi dall’estero.

    Degli stati della Unione Europea l’Italia é l’unica ad includere nella propria Costituzione la tutela delle minoranze. Inoltre il 20 novembre 1991 la Camera dei Deputati avrebbe approvato con larghissima maggioranza la legge n. 612, che in teoria dovrebbe mettere in prassi quanto previsto dalla Costituzione; la legge si deduce da direttive ONU, UE e dalla Convenzione quadro dell’UE concernenti diritti umani e tutela di minoranze linguistiche. Di questa legge però nella politica non si vide traccia. Le minoranze linguistiche in Italia devono tuttora rinunciare a molti dei diritti fondamentali dell’uomo. La tanto deplorata uniformità della società televisiva potrebbe essere ben combattuta tutelando la ricchezza linguistica dell’Italia: ma pare non ci sia né interesse né consapevolezza.

    Alle minoranze linguistiche vanno garantiti fondamentali diritti, che fanno parte non tanto di speciali norme
    di tutela, ma di diritti umani inderogabili:

    1. Pari diritti e presenza della lingua minoritaria in tutti gli ambienti di vita privata e pubblica. Ciò comporta la presenza della lingua minoritaria nei mass media (televisione, radio, giornali, riviste), nelle indicazioni, nella toponomastica.

    2. Insegnamento della lingua minoritaria in forma paritetica in tutte le scuole della zona, in cui la lingua viene parlata. Inoltre la lingua minoritaria deve essere insegnata in Università vicine.

    3. L’uso della lingua minoritaria nell’esercizio dei propri diritti e doveri, dunque innanzi a tutti gli enti pubblici, agli enti e alle organizzazioni che svolgono funzioni di pubblico servizio e nella toponomastica.

    4. Con apposite norme va sostenuta la cultura, la stampa, i mezzi di co-municazione di massa della lingua minoritaria

    5. l’aiuto finanziario per la realizzazione dei punti sopra elencati.

    Il termine tutela, strettamente legato alla debolezza, e dunque é contraddittorio assicurare un’ampia tutela alle minoranze forti e una tutela esigua o quasi nulla nei confronti delle minoranze più deboli, più di tutte minacciate dalla scomparsa. Non basta la tacita tolleranza, che é una falsa tolleranza in quanto nega perfino il diritto di informazione sulla situazione della minoranza. Inoltre le minoranze da sempre sono state sospettate di seces-sionismo, fatto che invece non corrisponde ai fatti: le minoranze linguistiche vogliono vivere in una pacifica convivenza nella Repubblica italiana, nel rispetto della Costituzione e quindi dell’Unità del paese – sono invece i governi a non rispettare la Costituzione, negando alle minoranze l’attuazione dell’articolo 6. Convivenza poi – se non accompagnata da norme di tutela, significa sempre che la minoranza subisce e la maggioranza discrimina, il che non é degno di uno stato democratico.

    Esiste una grave discriminazione delle minoranze, discriminazione che contrasta con i diritti umani e con la Costituzione della Repubblica. Anzi, lo Stato Italiano di tante minoranze – quella friulana, occitana, catalana, sarda, greca, albanese, croata, rom, ladina – non riconosce nemmeno l’esistenza. Sarebbe dunque lo stato a doversi giustificare, non le minoran-ze, che chiedono quel che sarebbe previsto dalla Costituzione. Lo Stato da quasi 50 anni si comporta in modo anticostituzionale. Rispettando l’articolo 6 si manterrà la stupenda pluralità linguistica del nostro paese. Più di tre milioni cittadini della Repubblica italiana fanno parte di una minoranza, ma solo 500000 sono da considerare adeguatamente tutelati. Dunque all’interno stesso delle minoranze c’é una discriminazione, di carattere prevalentemente quantitativo.

    All’interno delle minoranze tutelate ci sono delle gravi discriminazioni. La minoranza tedesco dell’Alto Adige è tutelata bene, i tedeschi delle province die Trento, Vercelli, Novara, Verona, Vicenza, Belluno e Udine invece non hanno tutela. È tutelata la lingua franco provenzale della Val d’Aosta, ma non hanno alcun tutela quelli della Val di Susa e delle altri valli della provincia di Torino. La minoranza slovena nella provincia di Trieste e Gorizia è tutelata, nella provincia di Udine invece la tutela non c’è, sebbene faccia parte della stessa Regione Autonoma. La minoranza ladina non è tutelata nella province di Udine, Gorizia e Pordenone, non è ne tutelata né riconosciuta nella provincia di Belluno, e malamente tutelata nella Val di Fassa e nella Val Badia e Val Gardena.

    Le lingue minoritarie in Italia fanno il 5% circa della popolazione. Di fronte a una presenza schiacciante dell’italiano nei mass media, nell’ammi-nistrazione e, quasi sempre, l’esclusione della lingua minoritaria dalla scuola, fatto che contrasta con le direttive UNO e UE, la mancata tutela per una prassi governativa di carattere centralista e oppressivo hanno spinto le minoranze al limite della sopravvivenza. Non ci sono segni di un cambiamento, nonostante al governo ci siano forze politiche che si dichia-rano non di destra, non nazionaliste. Da più di dieci anni giace in Parlamento una legge quadro per le minoranze linguistiche. Questa legge deve essere approvata, con rivedimenti e modernizzazioni, e applicata
    Donnya borta a si peleai giustamenti po sa cultura …ma cussa de si inacazzai po ita non bieus dinai po sa nostra lingua , cultura cussu no …..no boliat fai polemica …ma est pru forti de mei ….
    Gratzias a totus

    • Sovjet says:

      Quindi vedi, o Irlandesu, che non questione di numeri al lotto, ma che la Costituzione bisogna conoscerla e capire quanto non sia applicata? E a voler essere precisi, dal momento che non tutti sono interessati alla tutela delle minoranze linguistiche, tutta la discussione tra me e
      Escalante non è così estranea al problema. Perché la tutela la fai con norme e con risorse per realizzarle: le trasmissioni televisive in lingua ladina che trovi in Trentino Alto Adige vanno realizzate con denari pubblici e qualcuno che dica: “ci sono altre priorità rispetto alle lingue minoritarie e visto che io pago le tasse vorrei che i miei soldi fossero impiegati per cose più importanti”, può sempre venir fuori. Era una delle conseguenze che paventavo nel mio commento sulla china pericolosa che un’idea del genere avrebbe potuto prendere. Io poi ho usato il paradosso, incompreso, della salute vs cultura (con la ragione: “io pago, io decido”, da lì il passaggio agli articoli della Costituzione a dimostrazione che il diritto alla salute è prioritario rispetto a quello alla cultura. Cosa non vera perché tutti i diritti sanciti dalla Carta hanno pari dignità. Anche se spesso, come evidenzi tu, sono parimenti disattesi.
      Quindi tu hai ragione, ma resta il punto che se passa il discorso di cos’è prioritario o no e se le priorità sono definite esclusivamente da chi più contribuisce in termini di tasse, il tema della tutela delle minoranze linguistiche (posto che in questo momento, in Italia e non solo, il tema è quello della tutele delle monoranze in generale…) è talmente lontano dal centro del dibattito da essere interessante solo per una piccola élite di cultori della materia, visti anche come stravaganti dalla maggioranza dei cittadini che parlano solo italiano e che se proprio si deve finanziare l’apprendimento di un’altra lingua, sarebbe l’inglese. Una delle “tre i” di berlusconiana memoria.
      Quindi, leggere per capire su cosa si discute e quale sia il motivo del contendere è importante anche per te.

  2. Assolutamente d’accordo con Escalante. Ho lavorato a Cagliari nel settore degli eventi .. Parlerei più di ‘intrattenimento’ anzichè cultura, ne ho visto davvero poca in questa città organizzata con i soldi pubblici. Nel luogo dove vivo ora, si che questa parola ci sta bene. Nulla cambierà mai nella mia cara Cagliari. In ogni caso, mai lavorare gratis.
    Dancer.

  3. escalante says:

    Giusto per evitare tante altre inutili quanto improduttive polemiche inviterei chi è interessato alla lettura di alcuni articoli della Costituzione italiana che mi sembra opportuno ricordare, specialmente dopo alcuni interventi (anche miei, in effetti!). Se qualcuno tra voi lo riterrà opportuno potrà far notare al comune di Quartucciu che la stessa Costituzione, all’articolo 36, stabilisce il diritto del lavoratore ad una giusta retribuzione. Gli altri articoli che ritengo interessanti sono l’articolo 9 e l’articolo 33. In particolare a Sovjet indicherei la lettura degli articoli 32 e 53.
    Il tutto senza alcuna polemica, naturalmente!

    • Appennino says:

      Tanto l’abbiamo capito che voti Pd o Sel, è inutile che ti passi…

      • escalante says:

        Non ti si può nascondere proprio niente! Dovresti fare la spia! Occhio pero, è un lavoro pericoloso!

    • Sovjet says:

      Art. 32
      La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
      Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

      Art. 53
      Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
      Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.

      Bravo e quindi?
      C’è anche l’art. 4…”La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
      Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”

      Oppure il 9: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
      Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”

      Non citare la Costituzione, perché è fatta di 139 articoli e 13 disposizioni transitorie e finali. E purtroppo ne esiste una formale e una sostanziale e in ogni caso non c’è nessun articolo che dica, come hai fatto tu, che siccome le tasse le paghi anche tu, la parte dei tuoi soldi non possa andare alla cultura o anche all’intrattenimento, che a volte a caoire la differenza si tira tardi davvero.

      • escalante says:

        Vedo che non hai capito. Pazienza!

      • Sovjet says:

        Ah sì, allora spiegalo meglio, sai, con quelli un po’ tardi bisogna avere pazienza…

      • escalante says:

        Leggi, leggi. Troverai tutte le spiegazioni se hai pazienza.

      • Sovjet says:

        Se avessi gli strumenti per capire avrei già capito, prova a semplificare il messaggio. Poi magari riusciamo a fare cambio di figurine e ti spiego quello che secondo me non hai capito tu. E lo dico senza polemica.

      • escalante says:

        Con questi passaggi non stiamo concludendo nulla! Concordi? Facciamo così: esponi il tuo punto di vista e chiarisci bene quali sono le parti del mio ragionamento che non ti convincono. Ti risponderò nel merito cercando di essere più chiaro possibile!

        P.S.- E facciamola finita con l’ironia spicciola, se vogliamo parlare seriamente!

      • Sovjet says:

        C’è una ragione per cui non stiamo concludendo nulla: questa è una discussione non sullo stesso argomento, ma su argomenti diversi. Io posso anche esprimere il mio punto di vista, ma dal momento che tu affermi di non essere stato capito, sarebbe stato opportuno che spiegassi in modo a me più comprensibile esattamente cosa non avrei capito. E poi io avrei spiegato poi a mia volta cosa, a mio parere, non avevi capito tu. Da qui la metafora – perché è una metafora, magari banale ma pur sempre una metafora e non “facile ironia”, dello scambio di figurine.
        Comunque il mio punto di vista è semplice: per me la cultura è un diritto che va garantito, così come va garantito un accesso alle manifestazioni artisitiche di valore indipendentemente dal reddito delle persone perché un cittadino colto, che apprezza arte e bellezza, produce una società armonica e pacifica. La cultura produce uomini e donne migliori, più empatici, capaci di capire meglio gli altri e se stessi. E di conseguenza una società più giusta.
        Con questa base di convinzioni, capirai che reputo la mia quota di tasse impiegata per la cultura e il suo accesso anche alle classi non privilegiate, soldi ben spesi. Reputo che ci sia una differenza, per la costruzione di una società migliore, il finanziamento della cultura, dell’arte e dello spettacolo rispetto a quello delle pompe di benzina.
        Infine, reputo classista, sempre per le ragioni sopra esposte, il tuo ragionamento relativo allo sbigliettamento, che fa dell’accesso alla cultura una questione di reddito: proporre che uno spettacolo sia pagato tutto con i biglietti significa che l’arte sarà tutta appannaggio dei ricchi e che sarà selezionato solo quello che piace ai ricchi a prescindere dal gusto – che dipende anche dalla passione e dallo studio e non solo dal reddito – determinando di fatto un dominio culturale di classe. E dal momento che è la cultura che determina la visione del mondo e quindi la nostra percezione della realtà, di quello che è possibile o non è possibile pensare/dire/fare, in questo modo si costruisce una società fortemente gerarchizzata, fondata sugli interessi di una élite. Cioè una società che per semplificazione possiamo definire “di destra”.
        Queste sono le conseguenze a cui portano, a mio avviso, le tue considerazioni ed io ti ho semplicemente proposto di rifletterci su.
        Naturalemente, nulla vieta che abbia una serie di valori, credenze e convinzioni che ti portino a prediligere una società gerarchica e di destra, dove ciascuno ha un posto fisso, tutto è più ordinato e “il figlio dell’operaio non aspiri a fare il dottore”, come desiderava la contessa della canzone di Pietrangeli. Oppure, non la pensi così e allora chiarisci esattamente quale sia il tuo pensiero su questo tema.
        In fondo si conclude qualcosa se si riesce ad arricchire meglio la propria posizione o a chiarirla meglio o anche a prendere coscienza delle conseguenze di alcune idee che sul momento sembrano di buon senso, ma se valutate nelle loro conseguenze possono portare ad esiti indesiderati.

      • escalante says:

        Concordo con te sul fatto che la cultura, così come la salute e tanti altri diritti che non sto qui ad elencare, debba essere un diritto garantito ed, in effetti, gli articoli della Costituzione che ho indicato sono orientati in questo senso (non è un caso se li ho citati). Concordo anche sul fatto che la cultura contribuisca in maniera totale ed irrinunciabile all’elevazione della società.
        Leggendo il tuo commento credo che, in fondo, l’incomprensione derivi dal fatto che si utilizza un vocabolo unico, il termine “cultura”, per indicare qualcosa che viene intesa in modo diverso da ciascuno di noi. La cultura per come la intendo io sintetizza in se l’istruzione, i musei, la ricerca scientifica, le biblioteche, l’università, etc. E’ ovvio che questi ambiti debbano essere sostenuti e sono ben contento che parte delle tasse sia impiegata per il loro buon funzionamento.
        Non sono assolutamente d’accordo quando si sintetizzano i concetti riducendoli a classificazioni come “di destra” o “di sinistra”. Secondo me non è possibile che si rimanga ancora legati a questo tipo di ripartizioni: non possono esistere idee di destra o di sinistra ma idee buone e idee cattive.
        Ho compreso il tuo ragionamento sulla questione dello sbigliettamento e, vedendo la cosa dal quel punto di vista, posso concordare con te. Posso assicurati che non sono classista e, anzi, ritengo retrogado l’esserlo ancora (così come dividere il mondo in “destra” e “sinistra”). Il punto magari potrebbe essere cosa si intende per arte e quali siano le cose che è giusto finanziare oppure no. Chi valuta e con quale misura qual è il contenuto culturale di qualunque manifestazione artistica? Si potrebbe dire che anche i La Pola (senza nulla togliere!), a loro modo, fanno cultura? In questo senso ho bisogno di ragionarci ancora per un po per vedere se riesco a trovare la giusta soluzione.
        Per quanto riguarda la gerarchizzazione della società non credo di avere le necessarie competenze per argomentare in merito. Tuttavia penso che la società attuale sia ancora pesantemente gerarchizzata, benché meno rispetto al passato.

        Dopo aver chiarito tutte queste cose ribadisco il mio pensiero riguardo l’oggetto del post ossia il bando del comune di Quartucciu. Il comune può richiedere la collaborazione, anche a titolo gratuito, per l’organizzazione di eventi di intrattenimento per l’estate così come le associazioni cui è rivolto l’ivito possono decidere di non aderire alla richiesta. Non vedo perché si debba gridare all’attentato alla cultura ogni volta. Se i soldi non ci sono il comune non avrebbe comunque organizzato niente. E se non avesse pubblicato que bando nessuno, credo, avrebbe avuto nulla di che lamentarsi.

      • Sovjet says:

        Alla fine, su alcune cose non la pensiamo così diversamente. Su destra e sinistra abbiamo posizioni diverse in quanto le idee discendono da visioni del mondo e – aldilà di come si comportano i partiti che si richiamano alla sinistra – tra una società improntata sui valori della destra ed un’altra su quelli di sinistra la sostanza cambia. Non esistono, a mio modo di vedere, idee svincolate dalla propria concezione del mondo. Non c’è l’idea “buona a prescindere”. Per citare Daniele Luttazzi, i problemi non sono di destra né di sinistra, ma le soluzioni sì.
        Rispetto al bando di Quartucciu, io non sono entrato nel merito e infatti non era l’argomento del mio appunto. Personalmente credo che si debba fare il massimo con quello che si ha e usare anche un po’ di fantasia e immaginazione. Resta il fatto però che se vede nella cultura un elemento strategico lo si dimostra investendoci, che significa che se la prima si investiva lo 0,5 tu ci investi lo 0,5+x, altrimenti vale per te quanto valeva per gli altri.
        Personalmente io sono anche per l’arte autofinanziata, perché tra Stato e Privato esiste qualcosa che si chiama comunità che può decidere di partecipare alla realizzazione di un evento con risorse proprie. Questo non significa sollevare il
        Pubblico dalla sua funzione, ma ritagliarsi spazi di libertà e di autonomia. In questa direzione andava la mia proposta (poco gradita anche da Vito) di finanziare Marina Caffé Noir con una sovvenzione popolare. Alla fine, per tirar su una manifestazione da 100mila euro bastano mille persone che mettano cento euro…sono due mesi di palestra. C’è chi non ce li ha, ma ci sono pure un sacco di persone che se li mangiano in una sera in ristorante! (Purtroppo a questi, spesso, di cultura – definita in qualsiasi modo – poco importa…)

  4. Il Teatro La Maschera è impegnato da più di quarantanni nella produzione teatrale e nella organizzazione di rassegne e festival, abbiamo combattuto per la rivalutazione della lingua Sarda, abbiamo cominciato a portare il teatro in piazza negli anni 70, abbiamo portato il cinema in piazza negli anni 80 quando a Cagliari funzionavano solo le sale da porno, abbiamo sempre fatto pagare un biglietto di ingresso per il rispetto del lavoro di tutti e per recuperare una parte delle spese, e sempre con le lamentele del pubblico in quanto la cultura deve essere per tutti come l’istruzione e la sanità, ma i libri gli danno gratis?, le visite mediche e le medicine non si pagano?. E’ possibile che ancora oggi nel 2012 si debbano leggere queste notizie e certi comenti di persone che non conoscono questo settore produttivo e che non sanno o fanno finta di non sapere che anche i posti di lavoro delle più grosse industrie vengono aiutate con i soldi Pubblici.
    Incominciamo noi operatori di questo settore a non prestarci a questi giochini, che con la promessa di una vetrina o di chissà quale tornaconto LAVORIAMO gratis, e poi ci lamentiamo per essere riconosciuti come categoria di mangiatori di pane a tradimento

    • New Entry says:

      I libri non li danno gratis, ma esistono le biblioteche, che infatti meriterebbero un sostegno pubblico maggiore. Nelle biblioteche tra l’altro il fenomeno che lamentate esiste da anni, si coprono le carenze di personale con specchietti per allodole sotto forma di tirocini gratuiti e servizio civile, fornendo un inevitabile pessimo servizio agli utenti nonostante la buona volontà dei singoli. Sono anche questi posti di lavoro negati, e lavoratori a spasso.
      O i bibliotecari non sono operatori della cultura? E gli archivisti?
      Credo che in periodi di magra bisognerebbe essere più realistici e guardarsi intorno a 360°.

  5. Andrea Ibba Monni says:

    Sei davvero sicuro che il problema sia la “destra” o la “sinistra”? Non capisco perché… Credo che ci si riduca sempre al solito: “la persona”.
    Ciò che succede a Quartucciu è bizzarro e singolare ma senz’altro indicativo. Forse servirebbe che per primi noi operatori della cultura iniziassimo a considerare il nostro un vero e proprio lavoro. Magari iniziano pure gli altri a considerarlo tale. E parlo prima di tutto di smetterla di farci le guerre e fare (davvero) fronte comune davanti a queste cose.

    • escalante says:

      Va benissimo che il vostro sia e debba essere considerato un vero e proprio lavoro! Non capisco perché debba essere il contrario. Però ho bisogno di capire perché, affinchè tu possa lavorare, siano utilizzati una parte dei soldi che anche io ho versato pagando le tasse.

      Se il ragionamento è che la cultura (quale cultura poi? Perché c’è differenza tra spettacolo e cultura!) ha bisogno dei soldi pubblici allora lo stesso deve valere anche per un benzinaio, un fruttivendolo o un muratore. Visto che anche loro hanno bisogno di lavorare bisogna dare dei dei soldi pubblici, altrimenti non riescono a campare! Non mi sembra un molto logico!
      Se, come afferma Biolchini, lo “sbigliettamento” copre una quota molto bassa dei costi di produzione di qualunque spettacolo allora alzate il prezzo del biglietto, come fanno i commercianti e qualunque altro settore quando alzano i prezzi delle merci!

      • Vito Biolchini says:

        Escalante, questo è un blog per gente che vuole capire meglio la realtà e imparare dagli altri (da tutti coloro che a vario titolo intervengono) cose che non si conoscono. Tu non vuoi né capire né imparare. Dici di aver bisogno di capire perché alla cultura servano i soldi pubblici, ma io te l’ho spiegato e tu hai fatto finta di niente.

      • escalante says:

        @Biolchini
        Non ho fatto finta di niente! E che non hai spiegato proprio nulla! Se permetti io, come cittadino, preferisco che i soldi delle tasse vengano spesi per fornire le biblioteche pubbliche o per dotare le scuole pubbliche di strumenti adeguati per la formazione della cultura delle nuove e delle vecchie generazioni, piuttosto che foraggiare i cantanti, i barzellettieri, i commediografi ed i mimi che, quando le casse pubbliche sono vuote si lamentano perché è finito il grano!

        Cerca di rispettare, se ci riesci, il fatto che qualcuno potrebbe pensarla in un modo diverso dal tuo! Dimmi tu o chiunque altro, visto che io non lo so, qual’è il prodotto del tuo lavoro (o di quello di altri) ad alto contenuto culturale che meriterebbe l’assegnazione di soldi pubblici?

        Poi pensa pure quello che vuoi, tanto pare che tu sappia tutto e abbia sempre ragione! Parli come quella marea di politicanti che popolano il nostro Paese, e che lo hanno ridotto nelle condizioni in cui si trova, che appena si sentono criticati per il loro infimo operato attaccano subito che dissente o critica tacciandolo come un incompetente, sovversivo, destroide, sinistroide e quant’altro, piuttosto che rispondere nel merito con argomentazioni serie!

      • Matteo says:

        Escalante, la cultura prevede anche che si sappia, mannaggia sono stanco di ripeterlo a ogni piè sospinto, che qual è non vuole l’apostrofo. Piuttosto, le risposte che cerca da Vito, lungi dall’essere il suo avvocato difensore, le trova qua come precedentemente le ha suggerito lui stesso. È un collegamento ipertestuale, deve cliccarlo e leggere l’articolo che le verrà aperto su una nuova scheda o finestra. Glielo spiego perché sembra che non lo abbia letto e mi viene il dubbio che non abbia capito che le risposte sono qua dentro.
        Con amicizia e rispetto.

        p.s. Non crede che togliere i soldi pubblici alla cultura non possa creare, se vogliamo parlare in termini economici, un ulteriore decadimento dell’indotto che essa stessa crea? Esempio semplice semplice. Marina cafè noir. Ogni anno sulle strade si riversavano tantissime persone che ricoprivano d’oro i commercianti della zona (ristoratori, bar, servizi ricettivi in genere) e, cosa non da poco, stava iniziando a diventare una bella cassa di risonanza turistica. Ora, se proprio non vogliamo accettare la cultura come volano sociale (la cultura intesa come associazioni e spettacoli e tutto il resto, quindi cultura in senso lato), vogliamo almeno considerarla dal punto di vista strettamente economico? Non crede che, finanziando il marina cafè noir, il comune finanzi pure le attività imprenditoriali che ruotano attorno allo stesso?

      • escalante says:

        Grazie per il rispetto e, soprattutto, per le lezioni di informatica applicata al funzionamento del web. Ho seguito il collegamento ipertestuale che già il Biolchini aveva indicato ma, coma ho già detto, non ho trovato alcuna risposta salvo plausibile.
        Per rispondere alla sua domanda dico che no, non lo credo. Se il Marina Cafè Noir produceva, come dice Lei, una notevole ricaduta economica in termini di turismo e di tornaconto per i vari esercenti della zona non credo che, mancando adesso il finanziamento pubblico, i suddetti commercianti si tireranno indietro ma anzi daranno un contributo, anche economico, affinché si possa continuare ad organizzare una manifestazione che ha procurato loro tanta ricchezza. Provate a chiederglielo e fatemi sapere, per cortesia, così potrò finalmente essere soddisfatto dal fatto che la gente non si lamenta più perché i soldi pubblici sono finiti ma si impegna personalmente per migliorare la situazione attuale.

        P.S. – Per quanto riguarda il “qual è” probabilmente questa mia carenza è dovuta al fatto che la scuola pubblica non ha ricevuto abbastanza finanziamenti che, magari, sono stati deviati per uno spettacolo in piazza! Per fortuna Lei ha colmato questa lacuna, cosa di cui ringrazio.

      • Appennino says:

        Escalante, tu voti Pd. Vero? O Sel? Sicuramente centrosinistra però.

      • Sovjet says:

        Non entro nel merito del tema, che necessita di un approfondimento che ora non ho il tempo di fare. Mi limito semplicemente ad una sgnalazione, perché se il principio viene portato alle conseguenze estreme può creare conseguenze spiacevoli.
        Mi riferisco al passaggio “però ho bisogno di capire perché, affinché tu possa lavorare, siano utilizzati una parte dei soldi che anche io ho versato pagando le tasse”. A questo punto però il rapporto tasse pagate = benefici pubblici può essere indebitamente esteso perché può capitare a tutti di aver bisogno di avere più di quanto si è dato. Mettiamo una malattia grave, che dio non voglia, ma può capitare a tutti, per quale ragione una parte dei soldi che io paggo in tasse dovrebbero andare a finire in cure a chi magari paga meno tasse di me perché guadagna molto meno e a prezzi di mercato non sarebbe mai in grado di pagarsi le cure? Si dirà un conto è la salute, un altro è la cultura. Ma non è esattamente così, perché il tema è “soldi miei pagati con le tasse”. Quindi sarebbe opportuno riflettere anche sulle conseguenze dei propri ragionamenti perché è la cultura e chi la diffonde, alla fine della fiera, che veicola il messaggio che il diritto alla salute sia per tutti. Così quello alla cultura.

      • escalante says:

        Forse è una questione di priorità. Tra salute e cultura credo che tutti opterebbero per la salute ed infatti un paragone del genere non si può fare!
        Ma, se come dici tu, “il principio viene portato alle conseguenze estreme” anche il muratore, il fruttivendolo o il benzinaio potrebbero avanzare una richiesta di sovvenzione per le loro attività perché anche loro devono sopravvivere, e nessuno potrebbe obbiettare alcunché visto che ci sono settori che di tali sovvenzioni vivono!

        Infine invito cortesemente anche te a riflettere sulle conseguenze di certi tuoi ragionamenti e, soprattutto, a non elevarti su un piano più alto degli altri, non fosse altro che per il nick che ti sei attribuito!

      • Sovjet says:

        Vede Escalante, io le ho semplicemente fatto notare che ad applicare il suo ragionamento, cioè, perché usate anche soldi delle mie tasse per fare questo o quello, possono venirne fuori conseguenze bizzarre e magari non proprio desiderabili. Su questo punto lei non risponde o perché non ha capito quello che ho scritto oppure perché non ha voluto capirlo. Scelga lei.
        Anche sulle priorità poi diventa tutto relativo, perché non è detto che la sua salute sia prioritaria rispetto alla “cultura” di chi versa allo stato molto più di lei. Ripeto, così magari se controbatte lo fa sull’argomento in questione e non a casaccio, ad applicare il suo ragionamento, che non è il mio.
        Il muratore, il benzinaio e il fruttivendolo non è detto che non abbiano sovvenzioni per le loro attività, con contributi de minimis, possibilità di avere personale in tirocinio o in piano di inserimento professionale e con l’insieme di incentivi pubblici che la piccola, ma soprattutto, la grande impresa, riceve. Tant’è che qualcuna vive solo grazie alle sovvenzioni, cosa risaputa e che credo non sfugga neppure a lei.
        Poi, non accusando di “elevarsi su un piano più alto degli altri” i suoi interlocutori che si articolano meglio i ragionamenti, ma appunto ragionando.
        Se poi vogliamo essere precisi, in ogni caso, io non mi sono messo su un piano superiore “agli altri”, ma al limite al suo, se lei ragiona in questo modo. E proprio per rispetto al nick che mi sono attribuito.
        La saluto

      • escalante says:

        Il Suo ragionamento mi appare piuttosto oscuro (in entrambi i suoi interventi), ma sicuramente è un problema mio! Se, cortesemente, volesse chiarire meglio il concetto basilare sull’argomento di cui si parla, in modo che anche io possa comprendere nel limite delle mie capacità, probalbilmente riuscirei ad avere con Lei uno scambio costruttivo di opinioni. Per ora proprio non ci riesco quindi mi limito a questo intervento.

      • Andrea Ibba Monni says:

        Perché la cultura è il motore del mondo. Ce lo insegna la Storia. Dove c’è cultura c’è civiltà, sotto tanti punti di vista. E ti parla uno che ha una compagnia teatrale (Ferai Teatro) che non riceve un centesimo di finanziamento dagli enti pubblici e riesce a lavorare staccando biglietti. Per di più è una mia (umile e discutibile) opinione che il finanziamento pubblico alle associazioni culturali vada rivisto tout court.
        Ma tornando al tuo discorso ti lascio solo immaginare un mondo in cui le persone meno abbienti non possono andare a teatro o a godersi un concerto offerto dal comune, dalla provincia o dalla Regione. E questo è solo un piccolo stupido esempio.
        La civiltà l’hanno fatta gli operatori culturali, non i benzinai, i fruttivendoli o i muratori (che pure hanno fatto tante belle cose coi loro lavori).
        Io lavoro (in media) 12 ore al giorno, con me un gruppo di 10 persone (in media) per uno spettacolo. Sempre in media, per uno spettacolo si lavora per 30 giorni (tutti i giorni). Fai due calcoli e dimmi se devo far pagare il biglietto singolo 200 euro.
        Vito aiutami tu a far capire meglio questo concetto…non ce la faccio…

      • escalante says:

        La cultura (intesa come musica, teatro e via dicendo) non è l’unico motore del mondo (tuttavia potrebbe però essere uno dei motori del mondo) così come la civiltà non l’hanno fatta solamente gli operatori culturali ma anche i benzinai, i fruttivendoli ed i muratori. Non essere egocentrico!
        Concordo con te quando dici che la cultura (ma la cultura in generale!) porta alla civiltà. A te va il mio plauso per il fatto che lavori senza avere bisogno di ricevere soldi pubblici.
        Però ripeto, visto che stiamo attraversando un momento di crisi drammatica, visto che i soldi pubblici sono pochi e, nonostante questo, vengono ancora sprecati in tanti discutibili modi, perché bisogna sovvenzionare, per esempio, proprio uno spettacolo a teatro? Non è meglio migliorare la sanità pubblica o la pubblica istruzione o le strade pubbliche o la ricerca scientifica? E bada bene che anche le cose che ho citato, a mio avviso, sono cultura in senso ampio!

      • Andrea Ibba Monni says:

        Qui il discorso si fa più ampio, perché chi sono io per dire che il teatro va finanziato e chi sei tu per dire che invece va finanziata la ricerca scientifica?
        Ecco…
        I tempi di crisi ci sono da quando sono nato 29 anni fa e ci saranno anche dopo la mia morte, questo è poco ma sicuro. Il problema è che dire agli operatori culturali “venite a lavorare gratis e vi offriamo la vetrina di Quartucciu” è un insulto. Con tutto il rispetto pern Quartucciu, decido io dove, come e quando lavoro gratis (l’ho fatto, lo sto facendo e lo farò).
        Perché se vado a prendere un chilo di pesche, a fare il pieno alla macchina o mi faccio imbiancare casa, non posso appellarmi alla crisi: devo pagare.

      • escalante says:

        Ma infatti, come ho già ripetuto troppe volte, la partecipazione al bando in questione è facoltativa, nessuno obbliga nessuno a fare niente!
        Mi pare logico che, se prendi un chilo di pesce, compri benzina o imbianchi la casa devi pagare, tu come chiunque altro. Quindi, conseguentemente, se dare spettacolo gratis nelle piazze di Quartucciu è per te un insulto non ci andare e non partecipare al bando; magari qualcuno la pensa diversamente da te e partecipa, chissà? E in quel caso cosa direte? che sono dei buffoni che hanno contribuito ad abbattere un settore già in crisi?

        Poi, per quanto riguarda la destinazione da dare ai soldi pubblici credo che il parametro da seguire sia la priorità per il bene comune: quindi prima sanità, istruzione e ricerca scientifica (senza la quale, per esempio, non esisterebbero le lampade, gli altoparlanti, ed altre tecnologie che permettono la realizzazione degli spettacoli teatrali!). Ma questo è il mio punto di vista.

      • Andrea Ibba Monni says:

        Ministro subito.

      • escalante says:

        No, grazie.

      • Andrea Ibba Monni says:

        Mancu malis.

      • escalante says:

        Non ambirai mica al ministero della cultura?

      • Matteo says:

        Il concetto, a mio modo di vedere, è che il pubblico, lo Stato, un comune non possono e non devono portare avanti politiche di questo tipo. Lo Stato deve educare i cittadini e dev’essere (dovrebbe essere) composto dalle persone più illuminate. D’accordo con te sulle priorità, ma qua non si discute di priorità, si discute di un bando. E questo bando, se me lo permetti, è eticamente scorretto. Non educa la cittadinanza, passa il messaggio che la cultura in senso lato non sia un lavoro, ma un hobby, passa il messaggio che c’è bisogno del mecenate di turno, passano in sostanza messaggi sbagliati. Poi sono pienamente d’accordo sulle priorità, ma è un altro discorso che comunque non escluderebbe il settore culturale, anzi. Poi va da sé che i finanziamenti alla cultura debbano essere ripartiti in maniera trasparente e ai meritevoli, ma così si entra in un discorso davvero troppo ampio. Torniamo all’articolo. E’ giusto che lo Stato porti avanti una politica di questo tipo? Per me no, per te sì. Questo è il punto. E, vista la tua reticenza a capire la mia posizione e quella di altri, mentre noi capiamo la tua (e non la condividiamo), direi che non c’è altro da aggiungere. Solo un’ultima cosa: è lecito che tu non condivida la nostra posizione, ma vorrei che riuscissi a farmi capire in che cosa, perché le tue domande hanno una risposta evidente che tu dici di non vedere e questa mi sembra la chiave della discussione.

      • escalante says:

        Io non sono reticente (?) e capisco la tua posizione così come quella di tutti gli altri. Non la condivido e basta, così come voi non condividete la mia. Ma, se quando chiedo spiegazioni mi si dice che sono reticente (tu), che non voglio capire (Biolchini), che voto per la sinistra (Appennino), che controbatto a caso (Sovjet) sicuramente si tratta di un mio problema comunicativo! In questo caso preferisco non commentare più, così almeno state tutti tranquilli e potete credere che chiunque concordi con voi solo perché non c’è nessuno che ve lo dice!

        Per rispondere alla tua domanda: non condivido la critica ad un’amministrazione pubblica che chiede al cittadino di collaborare gratuitamente e volontariamente, se lo vuole, per il bene comune, se non altro per il fatto che la partecipazione a bandi di questo tipo (come a tutti i bandi, peraltro) è totalmente volontaria. Mi sembra una critica inutile e non costruttiva!

  6. Francesco Sechi says:

    Devo tanto al periodo in cui, novello ingegnere, lavoravo gratis. Lo consiglio sempre ai giovani laureati, pensate innanzitutto a formarvi e a farvi conoscere. Ben vengano quindi queste iniziative per tutti coloro che hanno voglia di mostrare il proprio talento.

  7. Giulio says:

    Fuori tema: ma il blog di Maninchedda ha problemi tecnici o è stato oscurato???

  8. Anonimo says:

    Lavo bene le automobili. Ci sarà un posto per me?

  9. Anonimo says:

    Servono lavaggisti a Quartucciu?

  10. vincenzo says:

    A parte che possiamo prendere questo provvedimento come una barzelletta e riderci sopra perché a prenderlo sul serio gli si da l’importanza che non deve essergli data ho trovato davvero delizioso l’incipit dell’articolo del buon Luciano Marrocu che, nonostante abbia partecipato fin dalla prima edizione, del 2003, al Marina Cafè Noir, deve essere stato trascinato in una distorsione spazio temporale da Flavio Soriga ( altro partecipante della prima edizione, sempre nel 2003 voilà le link per gli scettici : http://www.marinacafenoir.it/edizioni_dett.asp?ID=142 ) ed aver cancellato tutto quello che avviene prima di Gavoi nel 2004 che potrebbe essere definito la Fondazione, un pò come n’Asimov de noantri.

  11. davidetola says:

    ma che il museo è stato costruito vincendo un bando europeo contro tanti altri comuni più grandi e importanti è stato detto?
    Evidentemente qualcosa di buono l’hanno combinata no?

    Inoltre a me pare che l’istanza dica: avete intenzione di fare qualche manifestazione per farvi conoscere? il comune mette a disposizione i suoi locali/spazzi, fateci sapere.

    Considerando che a cagliari il comune rifiuta di dare gli spazi anche pagando mi pare già un passo avanti. inoltre credo che nessuno vieti di far pagare un biglietto..o bisogna per forza prender soldi pubblici per fare le manifestazioni culturali?..e se si… perché?

    • escalante says:

      Concordo su tutto ed apprezzo particolarmente le domande alla fine dell’intervento. Chissà se qualcuno rispondera?

      • Vito Biolchini says:

        Sì, rispondo io. Lo sbigliettamento copre una quota molto bassa dei costi di produzione di qualunque spettacolo (diciamo il 30 per cento, per stare larghi).
        Non è vero che il Comune di Cagliari rifiuta di dare gli spazi anche pagando, questa è una balla colossale.
        Sul motivo per cui servono soldi pubblici per fare cultura e spettacoli, trovate tutte le risposte in questo post: http://vitobiolchini.wordpress.com/2012/07/27/come-si-finanzia-la-cultura-e-perche-e-chi-decide-e-come-sullonda-dello-stop-a-marina-cafe-noir-otto-risposte-a-gabriele-ainis/
        I professionisti non hanno bisogno di farsi conoscere ma solo di lavorare. L’avviso di quartucciu attirerà solo i dopolavoristi e i dilettanti, che in questo modo potranno spacciarsi per professionisti. Inquinando non solo il mercato ma la percezione che la gente ha del lavoro culturale in genere.

      • escalante says:

        Con rispetto parlando ma quelle risposte sono di parte, quindi non le considero nemmeno risposte.
        Per quanto riguarda i professionisti gradirei conoscere il nome di qualcuno che riesce a lavorare senza che sia conosciuto.

      • davidetola says:

        Mi pare che tu parli solo di spettacoli teatrali, e ti fissi solo su questo, e invece mi pare che il comune di quartucciu non si stia rivolgendo solo al teatro, ci sono mille associazioni che potrebbero giovare anche semplicemente dell’occasione di farsi vedere un po.

        Che cagliari non dia nemmeno pagando è vero e verissimo..o da solo a chi vuole lui.
        Un esempio? la manifestazione Giocomix alla fine è stata fatta in un locale provato perché non è riuscita a farsi dare una location adeguata dal comune, dopo che sono anche stati accettati preventivi..”ok lo prendiamo” e poi il comune non ha più dato risposte.(ovviamente è stata ridimensionata, eliminati ospiti, espositori etc).

        Questo avviso pubblico dice una cosa molto semplice: ABBIAMO DEGLI SPAZZI INUTILIZZATI E UN CALENDARIO DA ORGANIZZARE, chi li vuole si faccia avanti.

        Non c’è scritto che o lavori gratis o non lavori, non c’è scritto che devi essere un professionista per aderire ma semplicemente un associazione/operatore di qualsiasi genere.

        ovvio che non stanno chiedendo a paolo conte di esibirsi ai giardinetti gratis!

      • davidetola says:

        (locale prIvato non provato.P)

      • Supresidenti says:

        scusami ma non capisco questa cosa degli spazi: cosa intendi che non te li da nemmeno a pagamento? te lo dico perche mi è capitato ultimamente di affittare sia l’exma che il ghetto.

      • New Entry says:

        Sicuramente un bel karaoke non verrà negato alla cittadinanza!
        Scherzi a parte purtropppo è un male diffuso il tentare di mandare avanti la baracca utilizzando personale non pagato (vogliamo parlare dei tirocini gratuiti che imperversano un po’ ovunque?). I professionisti servono, ma in periodi di magra i loro posti vengono coperti da chi è fuori dal mondo del lavoro ed è disposto a tutto o quasi pur di avere un’opportunità (o finta tale, e di nuovo pensate ai tirocini o al servizio civile, posti di lavoro perennemente fuori disponibilità).
        Però la domanda mi viene spontanea: perchè i finanziamenti alle associazioni culturali o a chi per esse si e al benzinaio o al fruttivendolo no?

  12. mario sannino says:

    Tu e, specialmente, Elio Turno Arthemalle di che partito siete?

    • Neo Anderthal says:

      Mario, se permetti ti rispondo io: Biolchini e Arthemalle sono tesserati al P.O.D.D.A., lo so perché sono il segretario della sezione.

  13. Forse una volta che i commentatori avranno letto il bando non saranno della stessa idea (i benzinai che dovrebbero fornire le molotov?). Difatti mi sembrava ridicolo sia il post quanto l’dea di una pubblica amministrazione. Ad ogni buon conto il testo, preso dal link proposto è questo (buona lettura):
    AVVISO PUBBLICO
    L’Amministrazione comunale di Quartucciu volendo organizzare un calendario di
    manifestazioni per l’anno 2012
    Informa
    – le associazioni musicali, socio-culturali, artistiche, teatrali, di volontariato e sportive, gli
    operatori dello spettacolo, gli artisti e i cittadini singoli o in comitato spontaneo;
    – le imprese di servizi connessi alla realizzazione di manifestazioni di spettacolo (strutture,
    service, pubblicità)
    che abbiano interesse a proporsi per una o più manifestazioni o iniziative durante il periodo estivo
    in forma gratuita, a presentare istanza al Comune di Quartucciu, a firma del responsabile
    dell’associazione o dell’impresa proponente o del rappresentante del comitato spontaneo, o del
    singolo soggetto proponente, specificando:
    1. la tipologia di manifestazione o di servizio che intendono proporre, illustrandone le
    caratteristiche e quant’altro ritenuto utile ai fini della programmazione estiva,
    allegando eventualmente la documentazione di supporto;
    2. le date di disponibilità e il luogo di svolgimento dell’iniziativa;
    L’Amministrazione comunale, verificate le singole disponibilità, contatterà i soggetti proponenti per
    predisporre un calendario definitivo.
    L’intera rassegna sarà coordinata dall’Amministrazione comunale che provvederà a:
    – rendere disponibili i locali comunali, se richiesti dal proponente;
    – pubblicizzare gli eventi sul sito del Comune;
    – farsi carico degli oneri SIAE se le disponibilità economiche dell’Ente lo consentiranno.

    L’istanza dovrà pervenire al Protocollo dell’Ente entro le ore 12,30 del 7 agosto 2012.
    Il presente avviso non è vincolante per l’Amministrazione.
    Quartucciu, 30.7.2012
    IL RESPONSABILE DEL SETTORE AA.GG. E CULTURALI
    f.to Dr.ssa Tiziana Rosas

  14. MammaTigre says:

    Forse che vogliano fare una brutta copia del Cumcambias Festival di San Sperate??!! O.O

  15. Anonimo says:

    la sindaca perche’ non ci manda i figli a lavorare gratis,cosi poi si fa’ spiegare come si ci sente lavorare gratis, dove lavoro io c’e’ una che viene pagata 2.500, euro al mese per non fare niente , e purtroppo non è una cazzata, anche questa e una vergogna un ex custode

  16. Supresidenti says:

    se ce la faccio giovedi vengo a vedere lo spettacolo e l biglietto lo pago volentieri. alla Pulga ed al centrosinistra di quartucciu credo che una pernacchia sia l’unica risposta possibile. po caridadi.

  17. escalante says:

    Un po di sano volontariato e di pubblicità gratuita! Come quando si adotta uno spazio di verde pubblico collettivo. Non vedo cosa ci sia di così strano!
    Punto primo: si tratta di un avviso a cui gli eventuali operatori possono partecipare e questo non implica l’obbligatorietà della loro partecipazione!
    Punto secondo: gli operatori che parteciperanno, se lo faranno, potrebbero ricavarne un certo prestigio che tornerà loro utile in futuro!
    Punto terzo: tutti bravi a criticare ma nessuno che propone qualcosa di diverso!

    In sostanza bisogna capire che la mangiatoia è vuota! E’ arrivata l’ora di finirla con lo sperpero dei denari pubblici!

    • Di Legno says:

      in effetti, è molto prestigioso esibirsi a Quartucciu. I ritorni di immagine sono enormi.

    • Supresidenti says:

      allora la si finisca con gli spettacoli e boh..
      e questo è qualcosa di diverso, una proposta addirittura? complimenti al genio a cui è venuta l’idea.. poi che è un’idea ridicola lo penso solo io.. ma lassa perdi..

      • escalante says:

        E allora non partecipare! Non è mica obbligatorio!

      • Supresidenti says:

        caro escalante, il 90% delle iniziative svolte dall’associazione di cui sono presidente non hanno goduto della mangiatoia come la chiami tu. pero permettimi di dirti che questo avviso è una presa in giro ancor di più proprio per questo. il problema è il seguente:
        come è possibile che il comune di quartucciu non abbia un soldo per la cultura?
        chiamare una iniziativa estate 2012 e fare l’avviso il 30 luglio?

        e se dico che sono degli imbecilli divento uno che deve capire che la mangiatoia è vuota?
        il volontariato è una cosa bellissima, e se non lo hai mai praticato ti consiglio di farlo, ma permettimi di dirti che il volontariato lo faccio per chi lo merita (secondo il mio insindacabile giudizio in questo caso) e il sindaco pulga e i generici cittadini di quartucciu non mi bastano per recuperare tempo anche per loro.
        quando magari tra un po mi accorgerò che l’amministrazione di quartucciu è talmente virtuosa da meritare il mio volontariato ci farò un pensierino. ora preferisco godermi le vacanze.
        a si biri.

      • escalante says:

        E’ inutile che ti inalberi! Se l’avviso ti sembra una presa in giro, come ti ho già detto, non partecipare! Il fatto che appaia ridicolo a te non significa che lo sia anche per gli altri. Il comune ha tutto il diritto, nonché la facolta, di coinvolgere come meglio crede chi è interessato a migliorare la qualità della vita dei propri cittadini, anche se lo richiede a titolo gratuito. Come ho già detto, la partecipazione non è obbligatoria! Se dici che sono degli imbecilli evidentemente non hai capito granché perché, nonostante la mangiatoia sia vuota, pretendi di mangiare con i soldi di tutti quelli che pagano le tasse e che magari preferiscono vivere in un paese pulito e ordinato piuttosto che andare a sentire o vedere degli spettacoli in piazza! Mostra un po di rispetto per chi la pensa diversamente da te!

        Per quanto mi riguarda, benché non debba giustificarmi con te, ho fatto del volontariato in campo sociale e mi sono preso cura di uno spazio pubblico nel posto in cui vivo quindi ti inviterei a non cercare di dare lezioni di senso civico alle persone che non conosci! Se, come dici tu, fai del volontariato solo per chi lo merita vuol dire che non fai volontariato nel senso vero del termine! Buone vacanze, allora!

      • Supresidenti says:

        nessuno vuole darti lezioni di nulla.
        sono libero di non partecipare e non partecipo.
        correggo il termine usato. il volontariato lo faccio per chi ne ha realmente bisogno.
        io non pretendo di mangiare da nessuna mangiatoia. spero per te che abbia la fortuna di guadagnarti il pane quotidiano in maniera onesta come faccio io.
        se uscissi dall’anonimato e ti rendessi riconoscibile sarebbe una cosa intelligente.
        pongo un paio di domande ma te ne guardi bene dal rispondere
        se il termine imbecilli ti da fastidio correggo pure quello. incompetenti.
        buone vacanze anche a te.

      • escalante says:

        Parli a me di anonimato? Non mi pare di aver letto nome e cognome nel tuo nick, a meno che non ti chiami realmente Supresidenti (e non te lo auguro di certo)!

      • escalante says:

        E comunque, visto che ci tieni il mio nome è Pablo Escalante

      • Supresidenti says:

        pensavo fossi un assiduo frequentatore del blog, piacere matteo murgia. quando fai lo spettacolo a quartucciu avvisaci cosi veniamo a vederti. spassiariri.

  18. Caro Irlandesu, io sono di Selargius, al confine con Quartucciu, vicino alla ciminiera della vecchia distilleria. E volevo dire che il museo è una tazzina di caffè rovesciata: l’ho sempre interpretata così, e non ammetto che ora mi si dica che è una tazza per cappuccino!!!!!!. Sospendo ogni giudizio sull’opera fino a quando essa non sarà completa come in realtà sarebbe giusto fare sempre, anche per l’architettura: in altri termini,non giudichiamo un libro dalla copertina.
    ma cosa è stato trovato nell’area archeologica da meritare una tazzina di caffè del genere???

  19. Claudia Anatroccola says:

    Gesucristu miu ! E io che pensavo che si fosse toccato il fondo con il compleanno di Barbie organizzato a spese del Comune ai tempi di Sirolf ! Giovedì andrò a vedere Estate n°10 , amici miei , e spero che il teatro sia pieno !

  20. irlandesu says:

    http://www.civico5stelle.it/una-sanatoria-per-il-museo-tazza-di-cappuccino/
    via aspettavate qualcosa di meglio per la cultura …….attenzione il bello e’ appena incominciato…….

  21. irlandesu says:

    RISIEDO a cuartucciu e hoavuto la sfortuna di sentir parlare la sindaca per la prima volta qualche settimana fa in un comizio pubblico….vi garantisco che a parte la questa genialata ….non e’ nemmeno in grado di fare un discorso pubblico data la sua difficolta’ a parlare in italiano corretto ….la cosa piu’ triste e’ che non sa parlare nemmeno in sardo….in una parola INCOMPETENTE.
    alcini rumors dicono che abbia fatto un provvedimento per sanare il terreno dove e’ ubicato il museo (quella specie di cesso rovesciato che chi passa da li ha la fortuna di vedere) …sono info da verificare …pero’ hanno del fondamento ….
    ps mi sono offerto di tradurre gratis il sito del comune in sardo …..risposta? NESSUNA ….

  22. Disgraziatamente certe categorie e la vostra in particolare, sono considerate non una categoria di lavoratori, ma alla stregua di un dopo lavoro: ossia nessuno tiene mai in considerazione che voi fate questo mestiere per mangiare e pagare il mutuo, e per voi è un lavoro vero e non un hobby. In buona fede potremo anche pensare che l’amministrazione comunale ignori il fatto che voi vi guadagnate da vivere così, o se sono coscienti di questo pensano che per voi, lavoratori dello spettacolo, come per tutte le altre categorie di professionisti è meglio che rinunciate al vostro lavoro da professionisti, per il quale avete studiato e vi dedichiate a cose serie, come vendere verdura e pulire le strade.
    Ossia, Se volete recitare , dovete ringraziare che vi danno lo spazio comunale: lo farete per il vostro e per l’altrui divertimento, pretendere denari è da maleducati e non è da gentiluomini.
    In altri termini Vito, sono tempi durissimi e quando sono tempi durissimi fai a meno della panna montata, ossia dell’attore, dell’archeologo, dell’ingegnere…anzi fai a meno proprio di tutti, e come Monti ci insegna non è loro compito preoccuparsi di come noi paghiamo il mutuo, o come nel mio caso di come il mutuo non me lo daranno mai.
    Premettendo che non sono proprio d’accordo con la tua opinione circa la cultura e il comune di Cagliari, Penso comunque che mai e poi mai un’amministrazione comunale della repubblica italiana, di qualunque colore politico sia, dovrebbe proporre di lavorare gratis, visto che ci si impasta la bocca con la parola lavoro o con la mancanza di esso dalla mattina alla sera, e siamo la repubblica fondata sul lavoro o sulla mancanza di esso. Semplicemente la schiavitù è abolita apparentemente in questo stato. Ma solo apparentemente.
    Ma ripeto, per moltissime persone voi siete come i giullari delle corti medioevali: dovete far ridere e vi deve bastare una scodella di minestra.

  23. Luca Olla says:

    è il tipico asvviso rivolto ai disperati, e vedrai che qualcuno aderirà anche gratis!

  24. aldo g. says:

    Fai bene a mettere in evidenza queste cose. Almeno prima le associazioni lavoravano gratis, ma ricevevano dei contributi dalle amministrazioni. Ora neanche quello. La cultura può generare flussi economici, ma non si può e non si deve fare gratis. Alla base ci devono essere degli investimenti. Pubblici o privati.

  25. geniali!!

  26. Anonimo says:

    speriamo – visti i presupposti – che a Cagliari non prendano spunto

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