Politica / Sardegna

Via i cda, dentro i figli di papà. Il caso Lorefice e il nepotismo come criterio di selezione della classe dirigente isolana. E Grillo si sfrega le mani…

Facendo seguito al risultato referendario riguardante l’azzeramento del cda degli enti regionali, il presidente Ugo Cappellacci ha mandato a casa i consiglieri della Carbosulcis e ieri ha nominato un amministratore unico. Si tratta di Alessandro Lorefice, che nel comunicato inviato dalla presidenza della Regione viene definito “un giovane amministratore locale di 29 anni, laureato in Giurisprudenza, praticante avvocato, mediatore civile, docente e collaboratore del dirigente scolastico presso la scuola secondaria superiore”.

Dice Cappellacci:

“Si tratta di una decisione – ha evidenziato il presidente, che più volte ha sottolineato la necessità di “superare la gerontocrazia, la politica delle corti e di rendere fisiologico, non più episodico o solo di facciata, il ricambio generazionale” – che contiene una risposta alle aspettative di rinnovamento perché coniuga “la preparazione, la competenza professionale con la necessità di ricambio della classe dirigente. Quella che nasce come una risposta alla richiesta di riduzione dei costi della politica – ha proseguito Cappellacci – diventa anche un’azione diretta ad attuare in concreto quel rinnovamento invocato dalla nostra società”.

Poi uno compra Sardegna Quotidiano e scopre che il giovane in questione è stato il candidato di Cappellacci al recente congresso provinciale del Pdl nel Sulcis. Ma Lorefice ha perso, e dunque ora è evidentemente scattato il risarcimento. Poi scopre anche che il giovane Lorefice è figlio del vecchio Lorefice (Raffaele), preside della Scuola Enrico Fermi di Iglesias. La stessa presso cui il giovane Alessandro collabora (guarda caso) in qualità di “collaboratore del dirigente scolastico”. E scopre anche che Lorefice il Vecchio era stato anch’egli consigliere comunale a Iglesias, proprio come Lorefice il Giovane ora.

Insomma, via i cda e dentro i figli di papà. Nella migliore delle tradizioni del centrodestra. Forse non anche Cappellacci è da considerarsi (con rispetto parlando) un “figlio di”? E l’eclatante caso di Claudia Lombardo, entrata giovanissima in Consiglio regionale nel lontano ‘94 grazie sostanzialmente ai voti del padre che decise di non presentarsi nelle fila del Psi (erano anni difficili…) per lanciare la giovane nel nascente partito di Forza Italia?

Prima domanda: su questo scandalo della nomina di Lorefice i referendari non hanno niente da dire? Non è stato forse tradito lo spirito del quesito votato dai sardi?

Il punto però è anche un altro: dove si forma la nostra classe dirigente?

Il centrodestra attinge sempre dagli ordini professionali e dall’inesauribile bacino delle caste (quelle vere, non quelle immaginarie alla Rizzo e Stella). I cognomi ritornano, sono sempre gli stessi.

E il centrosinistra? Generalizzando, possiamo dire che i bacini tradizionali sono soprattutto il sindacato, l’impegno universitario e l’associazionismo cattolico. In ascesa ci sono anche le professioni, ovviamente. E poi ci sono (con rispetto parlando) i “figli di…”. Che non sono però solo i continuatori di una tradizione politica familiare.

Consentitemi di usare l’accetta e non il cesello. So bene che le differenze esistono, ma a furia di puntualizzare qui non si affronta mai il problema nella sua evidenza.

Più che di figli, nel centrosinistra sardo ci sono molti figliocci. E dunque molti padrini. Per fare carriera nei partiti (e dunque diventare classe dirigente nelle istituzioni) è necessario essere “uomo di…”. Una volta pensavo che questo fosse modo di dire recente, invece poi la “Storia del feudalesimo” di Bloch mi ha aperto gli occhi e mi ha fatto comprendere quanto di medievale ci sia nei nostri rapporti sociali e politici.

L’essere “uomo di…” consente sia a giovani capaci che a delle perfette nullità di avere ruoli di rilievo in importanti partiti del centrosinistra. Il loro valore conta poco, perché è quello dei loro padrini che importa. È la fedeltà ad essere essenzialmente premiata. Poi è chiaro che se si è anche intelligenti questo non guasta. Ed è anche chiaro che ci sono politici che non hanno seguito né il percorso della famiglia né quello del padrinato. Ma (ripeto) qui stiamo generalizzando, per cui chi non è chiamato in causa non si senta offeso e, per cortesia, non mi tolga il saluto.

Morale della favola: i partiti del centrosinistra sono diventati il luogo dell’appartenenza feudale. I partiti non fanno scouting, non vanno alla ricerca di giovani intelligenze per cooptarle e farle crescere, così come avveniva nel Pci e nella Dc dei tempi migliori. Si sceglie tra quei pochi che decidono di avvicinarsi alla politica, magari con modalità e velleità che i giornalisti definiscono “da Prima Repubblica”.

Per i figli di papà poi c’è sempre una corsia preferenziale, perché portano voti e sono una garanzia di affidabilità.

Ecco perché anche il centrosinistra è in crisi: perché non crea classe dirigente ma solo “uomini di…”. Ecco perché poi vince Grillo e perché un Pizzarotti qualunque diventa sindaco di Parma.

Basta con il nepotismo, basta con il familismo amorale. A destra come a sinistra. Ce la faremo? Vista la nomina di Lorefice il Giovane alla Carbosulcis, direi che l’obiettivo è molto lontano. Ma dal figlio del commercialista di Berlusconi che cosa ci si poteva aspettare?

 

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38 Comments

  1. Pingback: La vera storia della Carbosulcis raccontata dai giornali in tempi non sospetti. E che non piace per niente ai minatori in lotta… « vitobiolchini

  2. Anonimo says:

    Premiare questo genere di Burriculum e spacciarli per rinnovamento ci fa sentire sempre più come dei marziani a casa nostra. L’unica logica e seria conclusione sono le dimissioni

  3. argiolasfabio says:

    Reblogged this on Fabio Argiolas.

  4. Mi piacerebbe tanto parlare con questo Lorefice e chiedergli quale è il suo piano di rilancio dell’azienda, come si posiziona in termini di market share nel mercato europeo ed a quale futuro si prepara l’azienda.

    • University says:

      Ma quale rilancio dell’azienda! La Carbosulcis, come tanti altri enti regionali, non è altro che un parcheggio per personaggi di questo tipo. Pagati con soldi di tutti, naturalmente!

  5. Frequentavo l’ITCG Enrico Fermi quando il preside Lorefice fece entrare nella scuola non solo suo figlio Alessandro, ma anche la sua fidanzata…

  6. Maurixio says:

    “Ecco perché anche il centrosinistra è in crisi: perché non crea classe dirigente ma solo “uomini di…”. Ecco perché poi vince Grillo e perché un Pizzarotti qualunque diventa sindaco di Parma.”
    Ma insomma….. non è meglio un PIzzarotti “QUALSIASI” piuttosto che un figlio di papà?

  7. ecco…non riuscivo a definire quella sensazione di stupore che mi colse, qualche anno fa, quando mi proposi per dare una mano in una campagna elettorale in cui credevo (beata ingenuità, cercate di capirmi, ero più giovane e credulona), e non ci fu niente da fare. non avevo padrini, un cognome degno di nota nè, soprattutto, la fedeltà certificata e pluriennale al leader….e non sto parlando di fare l’amministratore delegato ma del semplice volontariato!quindi il cambiamento culturale teso a “cooptare le migliori intelligenze” (o anche le migliori “buone volontà”e disponibilità personali) mi sembra difficile. Continuerà invece questo andazzo suicida, per la gioia dei nuovi showmen della politica.

  8. Andiamoci cauti con la polemica sui “figli di”. Valutiamo le persone. D’altronde a ben vedere anche Massimo Zedda è un “figlio di”.

    • efisio erriu says:

      ecchecazzo! e chi ce la messo sindaco di cagliari? capellaci o i migliaia di cagliaritani?
      andiamoci cauti a non capire queste differenze colossali sennò si fiinsce sempre per guardare il dito e non la luna…

      • Realista says:

        Non sottovalutare l’onda derivante dalla giovane età (pochi o nessuno scheletro nell’armadio…) e dalla voglia di voltare pagina dei Cagliaritani. Queste caratteristiche sarebbero state di molti giovani politici locali e di area omologa, ma lui aveva un “figlio di…” in più

      • ZunkBuster says:

        Ma figurati, che c’entra Paolo Zedda col successo del figlio? Non ha più alcun ruolo politico da una vita, non mi risulta fosse neppure attivo in qualcuna delle tante fondazioni che servono da cimitero degli elefanti per politici ormai pensionati. Anzi dirò … la cosa che mi piace è che in tanti si domandano “chi c’è dietro Massimo Zedda” facendo ipotesi una più infondata dell’altra, da quella classica (Soru) ad altre che banalmente si riferiscono a Uras, a Cogodi, o a chissà chi. Forse vuol dire che dietro Massimo Zedda c’è solo Massimo Zedda. Anche se, purtroppo, non tutti i “grandi elettori” che l’hanno spinto, e non parlo di dirigenti di partito in attività, fanno parte del nuovo – anzi, non mancano personaggi che fanno parte dello stravecchio riciclato – e lui, purtroppo, sembra essere rimasto troppo condizionato da questo, nella scelta di taluni assessori e nel non diffidarli dall’allontanare taluni cattivi consiglieri legati a schemi mentali di 30 anni fa quando va bene.

      • Carissimi, io sostengo semplicemente che Zedda ha ereditato una serie voti, clientele e rapporti familiari. Dubito che che se fosse stato figlio di un pescatore e non rampollo di un capobastone del PCI sardo sarebbe arrivato giovanissimo in Consiglio Regionale.

      • Neo Anderthal says:

        Passi per le “clientele” -per modo di dire, chiaramente, perché vorrei sapere quali e di che tipo, visto che le citi- ma “capobastone” no, non puoi dirlo onestamente per Paolo Zedda, persona la cui correttezza non è mai stata neanche messa in discussione.

        Il “capobastone” -o capubastuni- è il comandante tribale di una “famiglia” o per meglio dire di una ‘ndrina della mafia calabrese, la ‘Ndrangheta. Cosa c’entrano figure delinquenziali di questo genere con i dirigenti del Partito Comunista Italiano della Sardegna?
        Un pochino di igiene del linguaggio e dei concetti non farebbe male, anche quando si intenda fare polemica -sul niente-.

      • Chimbantamizza says:

        Ma insomma…un minimo di senso critico! Anche se Zedda fosse stato favorito nella sua carriera politica dalle conoscenze e dall’influenza del padre che male ci sarebbe ad ammetterlo? Non creiamo categorie di intoccabili altrimenti si finisce davvero per guardare il proverbiale dito anzichè la luna. Alcuni ospiti del blog hanno sicuramente una conoscenza approfondita dei meccanismi della politica e mi meraviglio di come voltino la testa dall’altra parte per non guardare. Non mi scandalizza vedere il figlio o il figlioccio politico che fanno carriera se sono persone oneste e valide sia che vengano da destra che da sinstra, ammesso che abbia ancora senso fare queste distinzioni. Un raccomandato cialtrone di sinistra è forse moralmente più accettabile di uno di destra? Cerchiamo di superare queste polemiche sterili che forse avevano senso in passato e mettiamoci in testa che contano le persne e non gli schieramenti.

      • Sovjet says:

        Mi perdoni l’amico Ainis, qui non siamo alle fallacie, ma per citare il compianto professor Scoglio, di argomentazioni “ad minchiam”!

    • Se comunque non si fosse chiamato “Zedda”…molti cagliaritani non lo avrebbero votato. I voti li deve all’«indotto» datogli dal padre. Anche i sindacati sono da tempo diventati “caste” : un modo per essere informato prima degli altri, per aver visibilità e chissà un giorno diventare amministratore di qualcosa; per fare accordi e avere potere…Le vecchie lotte delle trade unions inglesi, del biennio rosso o del ’68 sono ricordi ormai sbiaditi!

  9. il Mascetti says:

    Biolchini non capisco una cosa: Sa Lissa (il Trova sardo) è del PDL ma tiri una menata sul metodo di selezione della sinistra? premesso che non voto ne gli uni ne gli altri non capisco il collegamento.
    Altra cosa, possibile che nella presentazione del Muggine in questione ti sia scordato del passato da inquisito e condannato del padre, tra l’altro mio ex professore di una ignoranza abissale?

  10. efisio erriu says:

    sì, ma la nomina di Lorefice sarà stata consegnata in italiano o in limba?
    è così che intende spendere i soldi che lo stato centrale ci deve?
    giusta e amara conclusione: ma cosa dobbiamo aspettarci dal figlio del commercialista di berlusoni?
    qualche volta un sano pregiudizio non guasta, ne avessero avuto un po’ di più oggi i sardi non sarebbero nei guai in cui si trovano

  11. Sono d’accordo con te che in Sardegna bisogna essere presentati,e poco conta chi tu realmente sia e cosa abbia fatto. E questo vale anche nel lavoro, qualunque lavoro sia: io iniziai uno degli infiniti tirocini della mia carriera di ingegnere precaria perchè portata da…, che a sua volta era stato portato da… il mio datore di lavoro riteneva che questo fosse il metodo di arruolamento più sicuro. All’università di Cagliari, alla facoltà di ingegneria, è sufficiente il cognome: sei figlio di T che insegna tale materia? Oltre al 110 e lode meritatissimo, diventerai ricercatore e assistente del professore M, e se hai un cognome che inizia per P, e quindi sei parente diretto di un politico molto importante che era all’università, non solo ti laurei a tempo di record magna cum laude, ma appena laureato ti spetta la direzione lavori di un importantissimo lavoro edile all’interno della facoltà. E’ molto carino anche vedere come tentano di mascherare i cognomi sempre uguali anche se è il segreto di pulcinella, perchè tutti sappiamo che è un’università a conduzione familiare. Idem la vita politica, con la Sardegna gestita come un feudo medioevale, dove per campare bisogna inchinare il capo e sperare che il politico compiacente stenda la sua misericordiosa mano sulle nostre povere teste. Una mia collega ingegnere come me nel sassarese ha una figlia di 13 anni: mi ha detto che vuole istradarla verso la carriera di parrucchiera e non farle frequentare l’artistico come questa ragazzina vorrebbe perchè non vuole che sua figlia passi quello che stiamo passando noi, i laureati figli di nessuno.

  12. Callaghan says:

    Caro Vito, scusa se vado off-topic ma più che parlare dei CdA e degli Amministratori Unici, che obiettivamente sono uno scandalo ma altrattanto obiettivamente rappresentano una goccia nel mare in termini di mero esborso monetario, bisogna chiedersi cosa serve la Carbosulcis, spa partecipata al 100% dalla IGEA, spa a sua volta partecipata al 100% dalla Regione.
    E lo stesso si potrebbe dire per Sardegna IT, software house 100% Regione. C’è bisogno di una software house della Regione? Si tratta di fallimento di mercato? L’ultima relazione della Corte dei Conti non sembra pensarla così.
    E ancora si potrebbe andare avanti con SFIRS che con l’attuale governo regionale si è trasformata da finanziaria regionale ad asso pigliatutto.
    Tutto questo pippotto per dire: siamo sicuri che gli sprechi siano nelle province e che, abolendo le province, abbiamo smesso sprecare il danaro pubblico? O forse bisogna pensare anche a quanti quattrini si buttano nelle società partecipate (Carbosulcis, IGEA, Sardegna IT ecc…) oppure nei consorzi di bonifica (a proposito, in Sardegna cosa c’è ancora da bonificare?) o nei consorzi industriali.

    • FraEmme says:

      Caro Callaghan, spero che la tua “a proposito, in Sardegna cosa c’è ancora da bonificare?” sia una provocazione.
      Qualora non lo fosse, fatti un giro nelle zone ex minerarie dell’iglesiente, di montevecchio, fai una passeggiata a Portovesme…e sono fermo solo alla Sardegna sud-occidentale perchè non conosco le realtà del resto della Sardegna…ma dubito non ci sia nulla da bonificare.

      • Callaghan says:

        Hai ragione FraEmme, ho sbagliato. In Sardegna c’è molto da bonificare, ma non nel senso che intendo io e forse neanche in quello che intendi tu 🙂
        A parte gli scherzi, io mi riferivo ai Consorzi di bonifica che hanno competenza sui terreni agricoli (quelli che ha bonificato il pelatone per intenderci) ma che, purtroppo non si occupano di fanghi rossi o di miniere dismesse. Ciao

    • University says:

      Si, siamo abbastanza sicuri che gli sprechi siano anche nelle province, oltre a tutte le altre cose che hai citato e non citato. Iniziamo ad abolire le province e continuiamo con società partecipate, consorzi di bonifica e industriali e tanto altro.

    • Anonimo says:

      Carbosulcis è partecipata al 100% dalla Regione, non da Igea.

    • Arrubiu says:

      A proposito di referendum, di coerenza e di buoni esempi indicati agli altri ma forse non rispettati per quello che riguarda la casa propria.
      Posto che, secondo un referendum consultivo approvato dai Sardi, bisogna azzerare al più presto i Cda degli enti regionali.
      Cosa aspetta il Psd’Az,, notorio partito anticasta, a far dimettere dalla presidenza di Sardegna.it, un suo militante d.o.c., tal Geom. Magi Franco, consigliere comunale di Capoterra, così tanto per dare il buon esempio.
      P.S. ai tempi di Soru, quando fu creata Sardegna.it come società in house, a torto o a ragione, bastava un semplice amministratore unico e non un C.d.a. con tanto di presidente “titolato”.
      Marranu!
      .

  13. Nessuno says:

    Del resto nel piccolo del consiglio comunale cagliaritano basta leggere qualche cognome e si capisce tutto. Ah no scusate sono…bravi!

  14. Con un curriculum così interessante e ridontante di titoli non poteva che essere NOMINATO.

    La perla del comunicato è però : docente e collaboratore del dirigente scolastico di un istituto superiore, ovvero collaboratore del PADRE, preside del medesimo istituto.

    Chiedo conferma delle docenze, perchè sembrerebbe strano che a quell’età abbia avuto anche solo una supplenza, con tutti gli insegnanti precari e perdenti posto con vent’anni di servizio che ci sono.

    Con questi titoli non poteva che essere il nominato amministratore UNICO.

    Complimenti al candidato, ma alla selezione hanno partecipato molti concorrenti?

  15. ZunkBuster says:

    Si, gli ordini professionali, davvero una garanzia: controlli deontologici scarsi (500 condannati per mafia risultano ancora iscritti agli albi, tra avvocati, commercialisti e altri), controlli sulla professionalità NULLI, affidati al sistema ridicolo dei “crediti formativi”, in uso sicuramente tra avvocati, commercialisti e medici, che serve solo a creare un indotto fine a sé stesso a favore di chi organizza a scopo di lucro corsi e lezioni che nessuno segue veramente (se non facendo atto di presenza per prendere i “crediti”, mostrandosi all’inizio e alla fine come i peggiori dipendenti pubblici assenteisti), solidarietà corporativa che porta a punire non tanto chi sbaglia e chi è incapace quanto chi è “scomodo”. E all’università non va certo meglio tra concorsi cammellati, nepotismo, creazione di cattedre fini a sé stesse senza agganci con la realtà, e quant’altro. Aggiungiamoci che per molti incarichi non si può più attingere alla magistratura, alla quale – giustamente – il CSM ha limitato fortemente la possibilità di assumere incarichi extragiudiziari (si può però sempre attingere a figli di illustri magistrati o ex, Michael Martone docet).
    Se fossi il Presidente del Consiglio, un ministro, il Governatore della Regione, il sindaco di una città importante, onestamente tanto mi fido di quelle che dovrebbero essere le “forge” delle intelligenze da sfruttare ove occorrono competenze che andrei a cercare all’estero, augurandomi di trovare, se non italiani che vi abbiano riparato per sfuggire alla maledizione che in questo dannato Paese colpisce i capaci e meritevoli non “figli di” e non inseriti in una corporazione di stampo medievale, degli stranieri che conoscano la materia e la lingua italiana, o al limite va bene anche l’inglese, troviamo un traduttore.
    Quanto all’autoriproduzione della casta politica, quella relativa a “finti giovani” fatti con lo stampino dei soliti vecchi, inamovibili a controllare tutto, è una vecchissima tradizione, di cui paghiamo i conti con certi residuati bellici, tipo Pierfurby Casini, una creatura del benemerito Forlani. Quella relativa alla semplice successione familiare, congenita in partiti come la Lega a struttura stalinista e paranoica dove “il Capo” non si fidava di nessuno, è andata peggiorando dopo Mani Pulite e la fine dei partiti tradizionali, giacché i vincoli ideologici o, quanto meno, di tradizione tra gli aderenti a un partito sono andati evaporando, al limite in Forza Italia c’era la fedeltà canina al “capo”, ma laddove il “capo” non può controllare, tutti a scannarsi. Chiaro che in questo contesto aumenta la diffidenza, e se si vuole conservare il potere – fine a sé stesso – di chi fidarsi meglio che dei propri familiari?
    Sul centrosinistra, purtroppo, Biolchini ha amaramente ragione, e preferisco non dire altro per evitare l’aumento della pressione sanguigna, tanta sarebbe la voglia di assestare un calcio nel sedere a tanti incapaci che altro non fanno se non continuare a rovinare la sinistra. In generale, la situazione è notevolmente peggiorata dagli affluenti anni ’80, quando i figli dei politici facevano vita da giovani satrapi tra donne e divertimenti, oggi a causa della crisi tocca sorbirceli in luoghi pubblici.
    Ma che possiamo fare? Se le istanze di rinnovamento non vengono ascoltate, la risposta più scontata sarebbe non votarli, e alle primarie molti militanti, iscritti e simpatizzanti del PD fanno così da tempo. Talora lo fanno direttamente nelle urne quando si fa casino alle primarie, vedasi De Magistris e Orlando. Che altro si dovrebbe fare, autolesionarsi astenendosi o votando Grillo? Grillo, a furia di votarlo per protesta, c’è il rischio di ritrovarselo presidente del Consiglio, e, caro Zorro, non dire che è un mio auspicio …

    • Nooo macchè, pittica sa cugurra!!! Però noto una cosa siamo partiti bene nel raccontare i fatti e misfatti del Nepotismo in salsa Sarda, ma non siamo entrati nel vivo del problema. Vedi caro Zunk dobbiamo scardinare questo Sistema, questo malaffare, questa mafia che si annida in tutti i partiti, nessuno escluso. La questione dei Cda va affrontata e bisogna trovare il coraggio di denunciare “i figli di…” che lì, grattandosi le palle dalla mattina alla sera, li si annidano e si imboscano in attesa di poltrone migliori. Personalmente mi sono rotto i coglioni di leggere cognomi altisonanti, di politici che appartengono al mio stesso partito, che in questi Enti hanno i loro figli, chiamati lì senza concorso, senza merito, senza la competenza necessaria. Aiutami a capire perchè nessuno interviene, nessuno denuncia questa ingiustizia sociale. Eppure tutti sanno del Cacip, del Casic, della Sfirs, di Abbanoa, dei Consorzi di Bonifica, ecc. ecc. Come può il Pd in primis, ed il centrosinistra tutto, discutere di programmi ed alleanze presenti e future, senza risolvere tutto questo? La base è viva, il partito è ben radicato, è tra la gente eppure sono il primo che dico che tutta questa classe politica, questa classe dirigente che ha tollerato tutto questo, va cambiata e se ne deve andare a casa. Questo paese ha bisogno di Normalità, soprattutto di volti nuovi e di qualche novità!

      • ZunkBuster says:

        Poita c’esti fammini, caro Zorro, e su fammini è un fattore che modifica di parecchio i rapporti di forza contrattuali tra cittadino, anche di sinistra, e politico. Monti usa l’accetta sui conti pubblici, dinai cind’esti pagu, però qualcosa si riuscirà ancora a grattare finché non vi sarà il solito intervento salvifico della magistratura – non so qui, non siamo certo a Milano o a Palermo – e allora, con la crisi che c’è, coi tanti padri di famiglia che vedono i loro figli condannati alla disoccupazione prima ancora di iniziare gli studi, meglio arruffianarsi un “politico” sperando che, continuando a far assumere figli e parenti (magari trassati da “esperti” per avere ottenuto una sedia di ricercatore universitario o una docenza coi noti metodi nepotistici e di scambio, o solo per essere iscritto a un ordine professionale dove spesso, dopo 5-10 anni di anzianità, non si conosce manco l’ABC), intanto cada ancora qualche briciola che si possa raccogliere. Gli italiani sono sempre pronti a fare le rivoluzioni, ma quando gliele calano dall’alto, o meglio quando c’è qualcun altro che prende atto della situazione, come Vittorio Emanuele III quando si trattò di liquidare Mussolini, come i magistrati di Mani Pulite quando si trattò di tirare le somme delle ripercussioni giudiziarie di un regime come quello del CAF che era già in disfacimento, col crepuscolo andreottiano che ricordò parecchio quello berlusconiano di oggi. Ora temo che stiamo attendendo qualche altro salvatore della Patria: Grillo o Montezemolo, o magari chissà ancora qualche coraggioso magistrato come Antonio Ingroia (e attenzione che nella questione della trattativa Stato-mafia c’è merda per tutti, temo …). In Sardegna credo dobbiamo fare molta, molta attenzione, perché da quel che sento in giro la tentazione di votarsi a San Beppe Grillo si sta propagando soprattutto in fasce d’elettorato moderate e conservatrici, sicuramente disilluse da Berlusconi … non vorrei che alla fine ci ritrovassimo un Grillismo che in realtà è un Oppismo senza Oppi (dato che, al momento, Movimento 5 Stelle non accetta neppure chi ha avuto tessere di partito).

  16. Per ricostruire il nostro paese che è devastato da venti anni di Berlusconismo che ha pervaso sia la destra che la sinistra, c’è bisogno di competenza e di meritocrazia, non di premiare l’appartenenza.
    Senza cadere nell’eccesso disastroso di Grillo che adesso cerca sul web un Direttore Generale del Comune di Parma che abbia “Una approfondita conoscenza della macchina comunale e che NON ABBIA AVUTO COLLEGAMENTI CON LA POLITICA”.
    Ma, dico io, è questa la soluzione? Se non ci credete leggete qui
    http://www.beppegrillo.it/2012/05/la_rete_non_deve_lasciare_soli_i_sindaci_del_m5s/index.html

    • Assurdo. Non oso pensare quanto costi un dirigente del genere. Ah no, scusate: per il M5S si muoveranno i volontari. Io una volta sono stato tesoriere di Associazione Culturale. Che dite, mando il CV?

    • University says:

      No infatti. La soluzione sono PD, PDL, IDV, SEL UDC, FLI e ladroni vari! Quelli che hanno governato finora, sempre gli stessi peraltro, sono dei veri campioni della pubblica amministrazione. Continuiamo a votare elementi collusi con i partiti che ho citato, così ci salviamo subito! Per carità!

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