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Tuvixeddu: trattare o contrapporsi? Ecco ciò che divide Zedda da Italia Nostra. La cui linea dura è minoritaria anche nel fronte ambientalista

La questione è molto semplice: trattare o contrapporsi? Trovare un accordo o affidare solamente alle sentenze dei tribunali (quando arriveranno) la risoluzione del caso? La vicenda Tuvixeddu, a questo punto, è soprattutto questa. Lasciate perdere per un attimo le questioni tecniche (che pure sono fondamentali). Ha senso chiedersi se l’Accordo di Programma del 2000 è ancora vigente? Se la sentenza del Consiglio di Stato dello scorso anno azzera tutto e impedisce ogni edificazione? Sì, ha senso. Ma possiamo parlare per giorni e non risolvere nulla se prima un tribunale non ci mette un timbro. E soprattutto se prima non condividiamo un metodo. Cioè una politica.

Italia Nostra ha da subito contestato Zedda per la sua volontà di sedersi al tavolo delle trattative con Cualbu. Già l’estate scorsa, quando il sindaco decise di partecipare alla riunione del Comitato di Vigilanza dell’Accordo di Programma, le polemiche furono dure, alimentate da un’informazione non certo imparziale.

Le polemiche ora sono riapparse dopo l’intervento di Giorgio Todde, secondo cui la delibera adottata dalla Giunta Zedda (ma non ancora valida, visto che deve essere approvata dal Consiglio comunale cagliaritano) tradisce un intento cementificatorio uguale a quello che contrassegnò le precedenti giunte di centrodestra. Dunque un giudizio politico. Molto duro. E senza appello.

Todde, intervenendo sul sito Democrazia Oggi, sembra ora attenuare la portata delle sue dichiarazioni. Nell’articolo dal titolo “Tuvixeddu: battersi per la tutela non è segno di ostilità” si legge.

“Muovere una critica dalle pagine di un giornale non è segno di ostilità verso il bersaglio di quella critica, anzi”.

Beh, dipende da come lo si fa. Forse il dottor Todde, ineccepibile con le ricette e i romanzi, probabilmente ha ancora qualche problema con la forma giornalistica. Ma prendiamo atto di questo mezzo dietrofront e andiamo avanti. Perché la questione non cambia: trattare o contrapporsi?

Su questo blog, Maria Paola Morittu di Italia nostra ha scritto:

“La validità dell’accordo di programma non dipende da quello che pensa Italia Nostra o il Sindaco Zedda. Nel nostro ordinamento, a quanto mi risulta, vige ancora un principio fondamentale: la certezza del diritto. (…) Come si può, in buona fede, sostenere che gli accordi di programma sono ancora validi? Nessuno, finora, è stato in grado di spiegarlo. Spero che qualcuno si firmi con nome e cognome e abbia finalmente il coraggio di rispondere”.

A trovare il coraggio di rispondere (sempre su questo blog) è stato nientemeno che Stefano Deliperi, presidente del Gruppo di Intervento Giuridico. Amico di Cualbu? Direi di no. Dice Deliperi:

“Cara Maria Paola, come abbiamo già avuto modo di discutere in varie occasioni, ribadisco che l’accordo di programma (…), deleterio per i valori storico-culturali e ambientali del sito, è valido ed efficace”.

Se l’Accordo di Programma sia vigente o meno non è argomento che mi appassiona (peraltro, mi dicono che anche al Comune inizi a farsi strada l’ipotesi che l’Accordo sia carta straccia). Prendo atto però che due persone come Morittu e Deliperi, sulle quali non nutro alcun dubbio né sulla buona fede, né sulla preparazione, né sulla volontà di non fare sconti a nessuno tantomeno quando si parla di Tuvixeddu, hanno a riguardo due pareri diametralmente opposti.

Questo cosa significa? Che la certezza del diritto che evoca la Morittu ancora non c’è, che nessuno può atteggiarsi a unico depositario della Verità, che bisognerebbe smetterla di dare lezioncine di giornalismo ad ogni piè sospinto, che ci vuole più prudenza nel lanciare “allarmi”, a definire incontestabile una linea di difesa del colle e imporla con forza di dogma sui giornali locali e nazionali quando invece tanti autorevoli rappresentanti del fronte anti-cemento la pensano in maniera opposta.

Andrea Pubusa avrà anche un caratteraccio (sarà per questo che siamo amici?) ma che nel suo piccolo è pur sempre avvocato e docente di diritto amministrativo e persona sicuramente lontana da complicità cementificatorie. Nel suo post dal titolo “Tuvixeddu: è sufficiente l’alea del giudizio?” (che vi consiglio di leggere integralmente) Pubusa scrive:

“Sapete cosa mi hanno insegnato oltre 40 anni di Foro? Una sola cosa: la certezza che la causa è vinta solo quando lo dice una sentenza passata in giudicato. E neppure questa, perché mi è capitato di vedere sentenze, passate in giudicato, annullate a seguito di azione revocatoria. In generale, dunque, prima del passaggio in giudicato siamo in presenza di opinioni, tutte rispettabili, ma pur sempre opinioni. Nel caso di Tuvixeddu il garbuglio è fitto”.

E dunque:

“Chi scioglierà il nodo? E chi avrà ragione? (…) Bene, agiamo per mettere in sicurezza il colle. Una permuta con Cualbu potrebbe essere una via di ragionevole compromesso. Il contenzioso, anche quando si hanno buone ragioni, è un azzardo. Si può vincere, certo. Le argomentazioni qui esposte ieri in questo blog da Maria Paola Morittu di Italia Nostra sono forti e stringenti. e la battaglia di Italia Nostra è encomiabile. Ma Coimpresa non depone le armi”.

Infine:

“Ma a noi, intendo a tutti noi del centrosinistra, che ci azzuffiamo, ma siamo tutti d’accordo per tutelare il Colle, a noi correre quell’alea conviene? O meglio, è ragionevole, per la salvaguardia del Colle, correrla? E se si perdesse? Vogliamo ammettere, che, seppur in piccola parte, questa eventualità esiste? Bene, se è così, fossi in Zedda, andrei al contenzioso solo dopo aver sondato in tutti i modi la via di una ragionevole soluzione concordata”.

Ecco: una soluzione concordata. Quella che Zedda sta cercando e che Italia Nostra rifiuta con tutte le sue forze, a costo di dare del cementificatore al sindaco e a dichiarare già fallimentare la sua brevissima esperienza. Una soluzione concordata che però in molti invocano, anche nel fronte ambientalista. Come Stefano Deliperi del Gruppo di Intervento Giuridico. Come lo studioso Marcello Madau, che sempre sul sito Democrazia Oggi preanuncia fra pochi giorni uno speciale del Manifesto Sardo sul caso Tuvixeddu e aggiunge:

“Io non penso che Massimo Zedda abbia tradito, come non esito a dire che la delibera comunale non mi convince (…), ma sono fra quelli che teme che la delibera del Consiglio di Stato non abbia annullato alcuni atti giuridicamente maturati, e che appare perciò positivi riprendere il tavolo di discussione e concertazione, e l’idea, come già detto, di acquisizione e scambio. (…) La questione giuridica è assai complessa, non univoca; le prudenze sono d’obbligo, perché la strada è molto avvelenata: ma soprattutto la politica, la scelta di salvare l’area come merita, deve riprendersi il suo ruolo con forza. (…) Questa discussione deve essere quindi sollevata di nuovo, perché sia possibile, senza avventurismi giuridici come purtroppo già successo, salvare questo fondamentale contesto paesaggistico”.

Una cosa sta dunque emergendo con chiarezza: quella di Italia Nostra, seppur autorevole, si sta manifestando come una posizione minoritaria nel fronte anti-cemento a Tuvixeddu. Eppure sui giornali nazionali l’unica posizione accreditata è la loro. E Italia Nostra sembra voler ignorare le altre posizioni degli ambientalisti. Lo fa sfoderando un tono dogmatico e a tratti (perdonatemi) un filino arrogante.

In questo quadro, in cui tutti hanno mille dubbi e continuano a muoversi con la giusta prudenza, ciò che contesto agli amici di Italia Nostra è dunque un eccesso di animosità che li spinge a mettere in dubbio (senza averne secondo me alcuna prova tangibile) la volontà di Zedda di difendere il colle di Tuvixeddu, e questo solo perché il sindaco non aderisce in tutto e per tutto alle loro opinabili tesi giuridiche. E contesto soprattutto a Todde e a Morittu un modo di argomentare che non lascia spazio né a dubbi, né a interpretazioni diverse, e che soprattutto non fa salva la buona fede di chi eventualmente la pensa diversamente da loro.

In questa scompostezza dialettica che crea divisioni, i nemici di Tuvixeddu ci sguazzano che è una bellezza. Il capogruppo del Pdl Farris e i Riformatori plaudono alla delibera di Zedda? “Zedda è come Fantola”, sbraita nientemeno che l’Unità! Ma quando mai? Ma quale interessato suggeritore può aver fornito su di un piatto d’argento ad un giornalista (evidentemente ignorante delle mille sfaccettature del caso Tuvixeddu), una così parziale interpretazione? A che pro?

E inoltre, perché non notare che le parole di Farris e dei Riformatori arrivano dopo l’intemerata di Todde, cioè ben un mese dopo delibera in questione (che pure aveva già avuto una discreta attenzione sulla stampa? Se Todde non avesse gettato lo scompiglio in maniera inverosimile tra gli elettori del centrosinistra, Farris e Fantola avrebbero continuato a non dire nulla.

Ma c’è un’ultima cosa che voglio dire, e perdonatemi la lunghezza. Dice Todde su Democrazia Oggi:

“La necropoli ha assunto un enorme valore metaforico anche per chi non vi ha mai messo piede – molti cagliaritani – e che il colle rappresenta alla perfezione la città, le forze che la governano e che ne definiscono il carattere”.

Forse sarebbe il caso che, dopo la vittoria di Zedda e del centrosinistra, questo “valore metaforico” iniziasse ad essere ridimensionato. Perché l’affermazione delle forze progressiste in città quella metafora l’hanno in parte smontata. Non possiamo ancora ragionare con la logica delle Tre Emme. Bisogna sempre vigilare, ma a mio avviso Tuvixeddu non corre più alcun pericolo mortale. Non possiamo avere con questa amministrazione lo stesso approccio che si aveva con quelle di centrodestra. Io di Zedda mi fido. Giorgio Todde e Italia Nostra di Zedda si fidano? Secondo me no. E questo è il vero punto. E Tuvixeddu è solo un pretesto.

 

 

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116 Comments

  1. e mentre si litiga zitta zitta la telecom sta per appropriarsi delle ex palazzine asst in cima al colle, da cui ha sfrattato gli ex inquilini. Pirelli Re è già pronta….

  2. Deliperi fa una grande confusione e confonde il giovane sindaco che teme di non avere carte sufficienti e invece è forte. Deliperi confonde i vincoli. Quello del 96 con quello del 97. Uno piccolo e l’altro grande. Uno ministeriale – quello richiamato da Zedda – l’altro regionale. Sorvola sulla subordinazione espressa dal Comune: che annuncia di stare in ossequio a Puc ovvero a Accordo di programma assunto in toto da Puc. Perché?

  3. @Sovjet

    “E itta manera! La mia era una semplice richiesta, per altro fatta anche in virtù di una stima nei suoi confronti neppure troppo sottotraccia. Forse sarebbe stato più opportuno un tono un po’ meno concitato, ma tant’è…”

    Quando la discussione diventa così ampia (caotica), perdo spesso i riferimenti: non avevo proprio visto il commento.
    Il tono stizzito (se c’è, ma non intenzionale, quando è intenzionale si vede anche troppo oppure Biolchini mi taglia) è rivolto più che altro a me stesso. Non mi capacito di quella che per me è la miopia di certi apporti (mi riferisco a Todde, Pubusa, tanto per citare i due di cui si parla). In questo senso, non ho posto all’attenzione dei frequentatori del blog la necessità di scegliere tra le due opzioni (ovviamente io propendo per una) quanto il fatto che gli intellettuali non fanno il proprio mestiere, ignorando problematiche (di cui ho portato qualche esempio) che dovrebbero essere di loro pertinenza.

    Cordialmente,

    • Sovjet says:

      Non aveva visto il commento perché io non l’ho fatto nel posto giusto! Comunque ho trovato molto divertente l’ultimo post sul suo blog. 🙂

  4. Seguo le vicende di Tuvixeddu dagli inizi e oggi, ancora intrigato, ho la pazienza di leggere le centinaia di commenti, scritti da alcunieffettivamente competenti, altri meno, altri ancora meno meno. Ricordo che quando nel 2006 Soru fece apporre i vincoli ci furono alcuni che dissero che sarebbe stato meglio trattare e che quella che si stava avviando era una guerra dall’impronta puramente politico ideologica ma che, nella sostanza, le cose potessero essere risolte per le brevi, bastava la volontà.
    Soru avrebbe potuto, così come fece con Cocco, concludere un accordo, seppur parziale, scambiando “le sue figurine doppie con le bisvalide in mano a Cualbu”. Soru non fece così e mandò i suoi tecnici falchi in prima fila.
    Sarebbe bastato un po’ di buon senso, lo stesso che oggi sembra dimostrare il giovane Zedda, per evitare tutto questo inutile trambusto a favore di un accordo per la città.
    A chi ha giovato tutto ciò?

    Al movimento ambientalista radicale che è rimasto sugli scudi e nelle grazie del Principe, in alcuni casi guadagnando anche prebende (non certo Deliperi che è notoriamente persona onesta).
    A Soru? Inizialmente forse. Alla lunga gli è costato e non poco.
    A Zedda, che è sempre rimasto allineato sulle posizioni intransigenti salvo oggi parlare da mediatore pur avendoci marciato in campagna elettorale (abbiamo visto i filmati)
    A Cappellacci che pur essendo uno sconosciuto c’ha pure vinto le elezioni.

    Chi ha sofferto di tutto ciò?
    La città
    Gualtiero Cualbu e i suoi soci vari, in senso economico e di gastriti derivate.
    L’impresa Cualbu nel senso dell’organizzazione di operai, stipendiati e tecnici (mi domando quanto le due entità possano essere scisse. Operazione che riesce solo ai veri marxsti, spesso a pancia piena, convinti che la proprietà e l’impresa siano un furto).

    Leggere oggi queste discussioni di dieci persone in tutto che argomentano di Tuvixeddu come della nazionale di calcio lo trovo … triste!

  5. Addetto says:

    Capisco che questo sia un parterre di legulei, ma un commento sulle parole del sindaco solo pochi mesi fa? Oggi sostengono i parcheggi interrrati.
    “Eccola la mia Cagliari ideale” – ma perché dobbiamo ispirarci a un progetto realizzato trent’anni fa? La nostra idea è un’altra, quel multipiano non serve, Cagliari non è una rocca e per raggiungere il Castello basta un pullman elettrico. Anzi, penso all’eliminazione degli ascensori che ci sono».
    Geniale. Credo che le parole facciano un lungo giro e inneschino conseguenze. Sempre.

  6. Sovjet says:

    Gabriele Ainis, non ci conosciamo di persona, però grazie! 😀
    http://exxworks.wordpress.com/2012/02/16/tuvixeddu-la-risposta-di-massimo-zedda-2/

  7. Deliperi sbaglia. Confonde i vincoli. Quello del 96 con quello del 97. Sorvola sulla subordinazione espressa da comune di interesse pubblico a Puc ovvero a accordo di programma. Perché?

  8. Addetto says:

    E ora una bella discussione sulla posizione di Stefano Deliperi. Servirà un abitro. Sceglietelo voi. Il pezzo termina, nientemeno, che con un’autocertificata “splendida solitudine” sulla quale varrà la pena di tornare tanto è commovente. Deliperi utilizza l’espressione “chiunque mastichi di diritto” e, francamente, la eliminerei dal testo proprio perché molti intervenuti che “masticano diritto” con il chewing-gum ha portato questa discussione in territori misteriosi e lontani. Buona lettura.

    “Che la sorte dell’area di Tuvixeddu sia un argomento “forte” a Cagliari da oltre vent’anni è cosa certa, anzi certissima. Le polemiche di queste ultime settimane lo dimostrano ancora una volta. Da qualche mese, però, c’è un dato ulteriore da non tralasciare. Infatti, Cagliari ha per la prima volta nella sua storia recente un’amministrazione comunale di centro-sinistra. Massimo Zedda e la sua coalizione hanno battuto nettamente gli avversari del centro-destra in buona sostanza perché lustri di governo locale hanno consegnato ai giorni nostri una città semplicemente bollita. In più c’è stata anche la ventata nazionale anti-berlusconiana, senza sminuire in alcun modo l’effetto novità Kasteddaio. E le aspettative. Questo comporta però un assillo quotidiano da parte di mille parti che vorrebbero veder realizzate ora-subito-adesso le proprie istanze da parte del sindaco Zedda. Che di nome fa Massimo, non Mandrake e nemmeno Merlino.
    E nemmeno è uno studente atteso dal compito in classe che deciderà il suo primo quadrimestre. Quanto accade in questi giorni riecheggia le vicende del settembre scorso. Ricordiamole. Il 5 settembre 2011 si era tenuta la riunione del Comitato di sorveglianza per l’attuazione dell’accordo di programma Regione – Comune – Privati su Tuvixeddu–Tuvumannu, a Cagliari. Dalle cronache e dalle dichiarazioni di tutte le parti era emersa una disponibilità alla trattativa per concludere nel più breve tempo possibile la vicenda con una soluzione definitiva e – per quanto riguarda gli interessi pubblici – la realizzazione del parco archeologico-ambientale di Tuvixeddu.
    Seguivano varie polemiche, vivacissime su blog, sulla presunta arrendevolezza del Sindaco Massimo Zedda alle pretese immobiliari, arrendevolezza che – a ben vedere – non si comprendeva dove si fosse concretizzata. E non lo si comprende tuttora. Dura la reazione del sindaco Zedda.
    In riferimento al colloquio avuto da parte di Vincenzo Tiana (Legambiente), Maria Antonietta Mongiu (Sardegna Democratica), Maria Paola Morittu e Giorgio Todde (Italia Nostra) con alcuni consiglieri comunali di maggioranza intervistato da Sardegna Quotidiano (11 settembre 2011) diceva testualmente: “D – Dicono che Renato Soru possa mettere bocca sulle sue decisioni… R – Ci parlo, come faccio con tutti. Ho incontrato tante volte Soru, ma mai mi ha detto cosa dovrei e non dovrei fare. Sono altri quelli che pretendono di dettare la linea. D – Chi, ad esempio? R – Per esempio gli ambientalisti che l’altro giorno sono stati accolti in Municipio dai consiglieri comunali della maggioranza, proprio per parlare di Tuvixeddu. Beh, sappiano che non mi faccio dettare l’agenda da nessuno”. Sulla pluriennale vicenda di Tuvixeddu, in realtà, era emersa l’esigenza di un approfondimento all’interno della maggioranza consiliare: Giuseppe Andreozzi (Rossomori), Francesco Ballero (P.D.) e Giovanni Dore (I.d.V.), consiglieri e avvocati, dovevano predisporre una base per una discussione comune per i successivi sviluppi. Nei giorni scorsi è nata una nuova durissima polemica, vivace (e per ciò positiva) ma pesante nei toni e nelle allusioni.
    Avviata da un intervento dello scrittore Giorgio Todde (Italia Nostra) pubblicato su La Nuova Sardegna, proseguita sul blog del giornalista Vito Biolchini e ripresa in vari altri spazi web1. Una vera e propria arena di commenti dove insulti e prese di posizione tanto denigratorie quanto partigiane (e anche un po’ tafazziane) hanno soffocato ragionamenti e considerazioni, soprattutto dal punto di vista giuridico2, aspetto che – piaccia o no – nella complessa vicenda di Tuvixeddu ha un peso determinante. Si tratta, appunto, di una vicenda complessa, ma qualche punto fermo c’è e – per logica e buon senso – da qui si dovrebbe partire per raggiungere una soluzione definitiva che porti al soddisfacimento degli interessi pubblici per la salvaguardia e la realizzazione di un grande parco archeologico-ambientale. In primo luogo l’accordo di programma immobiliare (15 settembre 2000; art. 27 della legge n. 142/1990 e s.m.i., ora art. 34 del decreto legislativo n. 267/2000 e s.m.i., nonché art. 11 della legge n. 241/1990 e s.m.i.), deleterio per i valori storico-culturali e ambientali del sito, è valido ed efficace, fin quando non verrà revisionato o reso nullo da decisioni amministrative o giurisdizionali o da esercizi della facoltà di recesso, salvo eventuali penali. Il Comitato di sorveglianza è l’organo (di fonte pattizia) per la “gestione” dell’accordo medesimo. Chi non tiene conto di questo elemento fondamentale non può che avere una visione parziale e – in ultima analisi – deleteria per la salvaguardia del Colle, prospettando scenari già sanzionati quali illegittimi dai Giudici amministrativi. C’è da ricordare, specificamente, che la gran parte dei terreni compresi nell’area archeologica di Tuvixeddu sono pervenuti in proprietà al Comune di Cagliari proprio in forza del citato accordo di programma e un eventuale recesso unilaterale aprirebbe la strada ad azioni civili di rivendica da parte dei soggetti privati conferitori o – in caso di accessione invertita, applicabile quantomeno per i terreni oggetto dei lavori già avviati del parco archeologico-ambientale – a richieste di risarcimento dei danni nei confronti del Comune di Cagliari, ulteriori rispetto ai contenziosi già aperti. E’ questo che si vuole?
    Chiunque semplicemente mastichi un po’ di diritto non può ignorare questi argomenti.
    In secondo luogo, il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 1366/2011 – molto importante, ma non risolutiva – ha dato forza alle ragioni della tutela delineando il percorso amministrativo che si dovrà seguire. Lo ricordiamo. Il Consiglio di Stato, VI Sezione, con sentenza 3 marzo 2011, n, 1366 ha accolto il ricorso della Regione autonoma della Sardegna (Amministrazione Soru) avverso la sentenza del T.A.R. Sardegna, II Sezione, 14 novembre 2007, n. 2241, che aveva annullato le disposizioni di tutela discendenti dal piano paesaggistico regionale – P.P.R. La Regione aveva impugnato la sentenza del Giudice amministrativo sardo nella parte in cui aveva accolto i motivi di ricorso del Comune di Cagliari (difetto di istruttoria e di motivazione, illogicità delle previsioni di piano) relativi all’individuazione del complesso Tuvixeddu-Tuvumannu (circa 50 ettari) fra le “aree caratterizzate da preesistenze con valenza storico cultruale” tutelate ai sensi dell’art. 49 delle norme di attuazione del P.P.R. Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso, confermando (come già il T.A.R. Sardegna) che la Regione possa mediante il piano paesaggistico prevedere motivatamente una specifica disciplina di tutela su aree di valore ambientale e storico-culturale (artt. 131 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e ricordando che “il piano paesaggistico è cogente e immediatamente prevalente sulla strumentazione della programmazione urbanistica degli enti locali” (art. 145, comma 3°, del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).
    La sentenza, come prevedibile, aveva già suscitato reazioni contrastanti, molto “vivaci”, riguardo le conseguenze sulle sorti di un’area che accoglie il più importante sito sepolcrale punico-romano (con testimonianze fino all’epoca alto-medievale) del Mediterraneo. Proviamo, quindi, in estrema sintesi, a verificare quale via abbia indicato il Consiglio di Stato per il futuro di Tuvixeddu. La sentenza rappresenta un deciso riconoscimento del valore ambientale, archeologico e paesaggistico di Tuvixeddu e riporta l’area nell’alveo della tutela del piano paesaggistico regionale, con tutte le disposizioni di carattere generale e particolare. Fra le disposizioni di carattere generale (Parte prima, Titolo II “Disciplina generale” delle norme di attuazione del P.P.R.) c’è, comunque, l’art. 15, comma 3°, delle norme di attuazione, che consente “per i Comuni dotati di P.U.C. approvato … nelle … zone C, D, F e G” la realizzazione degli “interventi previsti negli strumenti urbanistici attuativi purchè approvati e con convenzione efficace alla data di adozione del Piano Paesaggistico Regionale”. Tali disposizioni si applicano agli “ambiti di paesaggio costieri di cui all’articolo 14″, cioè a tutto il territorio del Comune di Cagliari, già dotato di P.U.C. e rientrante nell’ambito di paesaggio costiero n. 1 “Golfo di Cagliari”.
    Il noto progetto edilizio Iniziative Coimpresa è oggetto di un accordo di programma immobiliare, cioè uno strumento attuativo del P.U.C. di Cagliari, approvato e convenzionato prima della data di adozione del P.P.R. La previsione della subordinazione a successiva “intesa” Regione-Provincia-Comune delle parti di tali interventi non munite di titoli abilitativi (es. concessioni edilizie), disposta dal successivo comma 4°, è stata annullata dai Giudici amministrativi. Però le parti del progetto immobiliare Iniziative Coimpresa, così come di altri progetti immobiliari presenti nelle aree interessate, ricadenti nelle zone C–completamento, D–industriali e G–servizi (zone F–turistiche non ve ne sono) non riguardano certo tutta l’area disciplinata ora nuovamente con il P.P.R. Anzi. E qui interviene chiaramente il Consiglio di Stato che ha esplicitamente affermato: “Resta stabilito, quanto alla concreta ed autonoma disciplina di salvaguardia, che la regolamentazione definitiva dell’area è rinviata ad un’intesa tra Comune e Regione, fermo che ‘all’interno dell’area individuata è prevista una zona di tutela integrale, dove non è consentito alcun intervento di modificazione dello stato dei luoghi, e una fascia di tutela condizionata’ (art. 48, comma 2, delle NTA)”. In buona sostanza – al di là di divergenze interpretative sempre possibili – il Consiglio di Stato ha ritenuto opportuno ricordare che c’è “una zona di tutela integrale”, “una fascia di tutela condizionata” e una restante area da disciplinare mediante intesa fra Regione e Comune. Sicuramente oggi è radicalmente complicata la vita ai progetti edilizi nelle aree interessate, le esigenze della tutela sono state nettamente rafforzate, ma sarà fondamentale seguire attivamente le fasi di formazione della prevista “intesa” Regione-Comune indicata dal Consiglio di Stato.3 I tentativi scomposti di variante urbanistica effettuati nel giugno 2011 dalla vecchia Amministrazione Floris sono giunti all’attenzione della magistratura inquirente proprio su segnalazione delle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra.
    A tutt’oggi, però, rimangono necessari la revisione del piano urbanistico comunale nel senso indicato dal Consiglio di Stato e la revisione dell’accordo di programma. A meno che non si voglia puntare sul recesso comunale dall’accordo di programma – sempre possibile – con tutte le conseguenze economiche del caso e la conseguente retrocessione delle aree ai Privati. E nuovi probabili contenziosi oltre a quelli già aperti. E qui si inserisce il primo atto rilevante della nuova Amministrazione Zedda in proposito. Con la deliberazione n. 1 dell’11 gennaio 2012 la Giunta comunale di Cagliari ha proposto al Consiglio l’adozione dei criteri a cui attenersi per la definizione del futuro dell’area d’interesse archeologico-ambientale di Tuvixeddu in sede di attuazione del P.P.R., alla luce della nota sentenza Cons. Stato 3 marzo 2011, n. 1366.
    La Regione autonoma della Sardegna (nota del 31 maggio 2011) aveva, infatti, da tempo invitato il Comune di Cagliari e le strutture del Ministero per i beni e attività culturali ad avviare la relativa procedura di co-pianificazione attraverso l’istituto dell’intesa. Proprio la via indicata dal Consiglio di Stato. L’area archeologica di Tuvixeddu è un’area caratterizzata da edifici e manufatti di valenza storico culturale, un bene paesaggistico (art. 48, comma 1°, lettera a 3, delle norme tecniche di attuazione del P.P.R., legge regionale n. 13/2008), tutelata con una fascia di rispetto esterna larga almeno mt. 100 “sino all’analitica delimitazione cartografica delle aree”, d’intesa fra Regione, Comune e Ministero per i beni e attività culturali, esclusivi soggetti pubblici individuati dalla norma.
    La Giunta comunale ha ritenuto di proporre al Consiglio la linea da seguire nel corso della suddetta procedura indicando nell’area tutelata con il vincolo storico-culturale-archeologico (D.M. 2 dicembre 1996) quale fascia di tutela integrale, mentre l’area di tutela condizionata sarà esterna e della profondità di mt. 100 riducibili, se non si creano problemi per la tutela del bene e tenendo conto della zonizzazione urbanistica presente nel vigente P.U.C. (che ricalca l’accordo di programma immobiliare del 2000). A esse si aggiungeranno i beni paesaggistici già individuati (es. Grotta della Vipera) e da individuare puntualmente. Naturalmente dovranno fare la loro parte – in particolare per le competenze in materia di tutela paesaggistica – la Regione e, soprattutto, gli organi del Ministero per i beni e attività culturali, ad esempio anche imponendo sacrosante “prescrizioni di tutela indiretta” per la salvaguardia e la migliore fruizione del “bene culturale” (Tuvixeddu), ai sensi degli artt. 45-47 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i. Preferibile, comunque, eliminare ogni riferimento all’eventuale contrazione della fascia di rispetto, per evitare di offrire qualsiasi appiglio a chi di “rispetto” verso il bene culturale-ambientale ne ha sempre avuto poco. In buona sostanza, si tratta della mera “base di partenza” (per conto del Comune) per la definizione puntuale dell’area come individuata nel P.P.R. e indicata dal Consiglio di Stato. Difficile cogliere quando, dove e come l’Amministrazione Zedda abbia dato il “via libera al cemento sul colle di Tuvixeddu”.
    A meno che non si voglia inibire rigorosamente qualsiasi attività edilizia in Via Is Mirrionis, in Via Asiago e dintorni o nell’Ospedale “SS. Trinità”, ad esempio, rientranti nella medesima individuazione del P.P.R. ma difficilmente qualificabili come “beni ambientali” o “beni culturali”.
    Ciò non toglie che un po’ di sana comunicazione istituzionale in favore dei cittadini non farebbe male, visto che si tratta di vicende complesse e scelte importanti per la Città. Dopo la definizione puntuale dell’area dovrà esser avanzata la proposta di modifica del noto accordo di programma secondo le indicazioni del P.P.R. (così integrato) e del Consiglio di Stato. Ultimi, non marginali, elementi. E’ stato avviato l’intervento di bonifica ambientale, messa in sicurezza e valorizzazione della via sepolcrale romana alle pendici di Tuvixeddu, verso Viale S. Avendrace.
    Qui non ci sono ricorsi, giudizi, procedimenti penali, sequestri, rinvii a giudizio e polemiche di alcun genere.
    Può e deve esser tutelata, in sicurezza, visitabile e fruibile. Oggi, subito, adesso. Infine, davanti al Tribunale di Cagliari, Sez. I (presidente Mauro Grandesso, giudici Carlo Renoldi e Alessandra Angioni) è in corso il dibattimento penale relativo a varie ipotesi di reato concernente lavori edilizi e opere finalizzate al parco archeologico-ambientale di Tuvixeddu. Sono costituiti parte civile (avv. Lia Pacifico) le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico. In splendida solitudine, perché?” (ndr. forse perché, semplicemente, i ricorsi costano e le Associazioni hanno pochi quattrini: ad ogni associazione è capitato di soffrire un po’ la solitudine, ma non se la prenda Deliperi, poi passa, non è nulla di grave).
    Saluti.

    • Addetto says:

      Se poi è una splendida solitudine è meglio che duri. Ora, però, sarebbe da discutere, non in solitudine il parere dell’ottimo Deliperi sul quale si annuvolano una serie di concrete obiezioni.

    • ZunkBuster says:

      Con tutto il rispetto per la grande competenza di Deliperi e la preparazione giuridica che c’è alla base delle sue prese di posizione, mi sembra un po’ un temino in classe. Appena due vaghi accenni alle questioni che senza essere il grande Gruppo d’Intervento Giuridico Che Non Sbaglia Mai stiamo sollevando tutti, giuristi o meno, urbanisti o meno, ambientalisti o meno, da ormai una settimana più che abbondante, ossia il fatto che la parte della delibera che affronta il tema della fascia di rispetto va eliminata, ed inoltre che l’amministrazione non ha brillato per trasparenza ed evidenza pubblica.
      Per il resto è la posizione della giunta Zedda, un po’ orfana peraltro (a leggere tra le righe delle scarne dichiarazioni del sindaco, neppure lui ha difeso a spada tratta quell’aborto di delibera), che poi finisce per essere, volente o nolente Deliperi, la posizione di Cualbu. Su certi profili, l’approfondimento delle sfaccettature giuridiche, che qui riguardano davvero problematiche in cui occorre spaccare il capello non in quattro, ma in otto o sedici, appare sbrigativo e un po’ apodittico, nella stessa maniera, uguale e contraria, propria di talune affermazioni della pregevole dottoressa Morittu.
      Insomma, un intervento abbastanza dimenticabile nel complesso, sempre con tutto il rispetto. E quanto alla mancata costituzione nel processo penale a carico di Santoni, Zoccheddu e altri, non pensa Deliperi che magari gli altri ambientalisti che hanno lasciato il GdIG in splendida solitudine abbiano consultato un competente avvocato PENALISTA, e che questi abbia reso pareri non confortanti sulle possibilità di successo in sede strettamente penale in questo singolo caso?

      • Addetto says:

        Risulta dalla lettura della sentenza che Italia Nostra era in solitudine, ma non splendida, peccato, a Malfatano. Però ha vinto in opaca solitudine. Non si può mica essere sempre tutti isnieme in tutti i ricorsi e mica tutti splendidi.

    • @Addetto

      posso permettermi una notazione sulla forma della citazione? Suggerirei di indicare la provenienza (se non il link) delle argomentazioni di Deliperi.

      Grazie

  9. Addetto says:

    (Effettivamente, digitando su youtube “Massimo Zedda la mia Cagliari ideale” e “Massimo Zedda uniamoci sull’urbanistica” vengono fuori due filmati a dire poco destabilizzanti per noi cittadini). Giudicate voi. L’articolo è una pura cronaca oggettiva. I commenti ai lettori.

    LA NUOVA SARDEGNA DI OGGI:

    Il sindaco tace, non spiega quali siano le scelte dell’amministrazione comunale per il futuro di Tuvixeddu. Sulla delibera della giunta che secondo Italia Nostra riporta la vicenda all’accordo di programma del 2000, quindi al via libera per Coimpresa e i suoi palazzi attorno alla necropoli punica, Massimo Zedda ha affidato solo poche parole di replica a Francesco Erbani di Repubblica, confermando di essere «per la tutela integrale dell’area».

    Ma il testo dell’atto, che dovrà andare all’esame del consiglio comunale, parla chiarissimo: si ritorna a quanto Regione, Comune e Nuova Iniziative Coimpresa contrattarono dodici anni fa. Come dire che il vincolo su cinquanta ettari stabilito dal piano paesaggistico regionale e confermato dal Consiglio di Stato con l’ormai celebre sentenza dell’aprile 2011 non sembrano distogliere la giunta annunciata come la meno immobiliare del dopoguerra dal timore di dover pagare un qualche indennizzo al costruttore Gualtiero Cualbu.

    Timore che per Edoardo Salzano, padre del Ppr e urbanista pianificatore di fama internazionale, sarebbe infondato: «Speriamo che giuristi avveduti tranquillizzino il giovane sindaco Zedda e gli spieghino che il Comune non ha nulla da pagare a causa di una legittima modifica dell’utilizzabilità edilizia dell’area di Tuvixeddu-Tuvumannu – ha scritto Salzano sul sito Eddyburg -, non vorremmo che il terrorismo di presunti giuristi abbiano l’effetto di distorcere la verità».

    Il punto tecnico resta il piano urbanistico comunale: il codice Urbani, una legge dello Stato, obbliga i Comuni ad adeguare il Puc al piano paesaggistico regionale. Naturalmente dove c’è. In Sardegna c’è, ma in sei anni l’amministrazione Floris non s’è mai mossa per allinearsi alla legge. A denunciare quest’omissione è stato proprio Zedda in un applauditissimo intervento del 24 gennaio 2011, registrato su youtube col titolo “Uniamoci sull’urbanistica”.

    La campagna elettorale era in corso e il giovane candidato di Sel ricordava che la caduta della giunta regionale Soru, avvenuta proprio sulla legge urbanistica, aveva «consegnato la Sardegna a Cappellacci e alla P3». Parole dure, che subito dopo Zedda rafforzava con un’accusa riferita allo strumento di pianificazione della città: «A Cagliari abbiamo un Puc che non è adeguato al Ppr». Non solo: «Il piano particolareggiato del centro storico, quello che riempie di cemento e mattoni i cosiddetti vuoti urbani, è la conseguenza di quest’omissione».

    Questo perché – sosteneva Zedda – il Puc della città è stato «sistematicamente stravolto per consentire a pochi di costruire, talvolta di speculare e di realizzare immobili di lusso in una Cagliari dove non può essere il mattone a determinare la qualità della vita». Parole forti, apprezzatissime da un elettorato che ha poi votato Zedda come portatore di un’idea di città finalmente non più sottomessa all’impero immobiliare. Di fronte a queste affermazioni è ancora più difficile spiegare perché il sindaco abbia affrontato con una delibera di giunta il caso Tuvixeddu prima ancora di fare ciò che accusava Floris di aver omesso: l’adeguamento del Puc alle regole regionali. Un obbligo stabilito all’articolo 49 del codice Urbani, inderogabile e necessario.

    Senza questo passaggio, gli ha rimproverato pubblicamente Maria Paola Morittu di Italia Nostra, qualsiasi altra scelta che riguardi Tuvixeddu sarebbe illegittima, come peraltro ha sostenuto Zedda in campagna elettorale. Per non parlare dei vuoti urbani – fazzoletti di terra scampati miracolosamente all’edificazione – che Floris col piano particolareggiato del centro storico voleva riempire di cemento senza lasciare agli abitanti del Castello, di Villanova, di Stampace un brandello di verde: «Non resterà un fazzoletto di terra dove i ragazzi possano giocare a pallone» protestava Zedda in campagna elettorale.

    Ebbene quel piano, è stato annunciato in più occasioni pubbliche dall’amministrazione Zedda, sarà realizzato. I vuoti urbani storici verranno riempiti di mattoni contemporanei. Così come passerà alla fase esecutiva il progetto per il garage scavato nei bastioni di Santa Croce, quello che l’opposizione di centrosinistra contrastò con forza quando a proporlo era la giunta Floris: «Con quel progetto si ispirano a Perugia – ironizzava Zedda il 24 gennaio 2011, su youtube “Eccola la mia Cagliari ideale” – ma perché dobbiamo ispirarci a un progetto realizzato trent’anni fa? La nostra idea è un’altra, quel multipiano non serve, Cagliari non è una rocca e per raggiungere il Castello basta un pullman elettrico. Anzi, penso all’eliminazione degli ascensori che ci sono».

    Invece gli ascensori resteranno e l’assessore all’Urbanistica Paolo Frau, in un incontro pubblico di qualche giorno fa, ha difeso il progetto («l’abbiamo cambiato e migliorato») di scavare nelle viscere dei bastioni Santa Croce per dare spazio alle auto, in un centro-città che – questi erano gli impegni – dovrebbe andare verso una graduale pedonalizzazione.

    • Addetto says:

      Visti i filmati e sentite le dichiarazioni in campagna elettorale. Che sconforto.

    • ZunkBuster says:

      Precisiamo che l’articolo non è di Giorgio Todde. E’ di Mauro Lissia. E qualcosa mi suggerisce che qualcuno in piazza Repubblica stia leggendo molto attentamente.

  10. ZunkBuster says:

    Attenzione agli accordi di programma. La dottrina discute molto sugli effetti in caso di caducazione, e non tutti concordano sul fatto che la responsabilità dell’amministrazione sia di natura risarcitoria (ossia economicamente “pesante” sulla base dei criteri dell’art. 2043 del codice civile), se rivivano del tutto le situazioni giuridiche preesistenti, ovvero se l’amministrazione pubblica mantenga appieno il potere di autotutela nell’interesse pubblico al “buon andamento” della P.A. ai sensi dell’art. 97 della Costituzione, nel qual caso la responsabilità della P.A. sarebbe “precontrattuale”, ossia relativa alla violazione degli obblighi di correttezza e buona fede in sede di conclusione di un contratto.
    In questa materia, difficilmente il Consiglio di Stato si discosterebbe da quest’ultima impostazione.
    E’ evidente che a seconda dei casi la situazione, e soprattutto il peso economico, muta profondamente, e si sposta di molto anche il “tiro” rispetto agli amministratori pubblici eventualmente chiamati a rispondere in via di regresso o di responsabilità contabile per quanto dovrebbero pagare le amministrazioni: per intenderci, il comportamento scorretto è quello della giunta Soru, oppure quello di chi con faciloneria ha concluso il vigente accordo di programma, senza porsi minimamente il problema della tutela archeologica e paesistica del Colle? Ancora una volta la differenza tra le situazioni giuridiche soggettive originariamente facenti capo ai Sotgiu e quelle originariamente facenti capo a Coimpresa è profonda: nel primo caso la P.A. ha ottenuto l’accessione invertita delle aree di via Castelli e, per quanto oneroso sia (anche rispetto a quanto dovuto ai Sotgiu o aventi causa al di fuori dell’accordo transattivo) entra in ballo l’interesse pubblico relativo agli interventi di edilizia economico-popolare, sicché non sarebbe in alcun modo censurabile la condotta degli amministratori comunali; nel secondo caso (cementificazione del Colle) vi è stata una ponderazione dell’interesse pubblico quanto meno imprudente. Senza contare che anche all’origine dell’esproprio illegittimamente attuato delle aree di via Castelli ci sono di sicuro attività fortemente inficiate da negligenza o imprudenza dell’amministrazione comunale dell’epoca, che prescrizioni e altri ostacoli legali permettendo non dovrebbero andare impunite.
    Insomma, la prudenza è giustificata, ma a mio modesto avviso se c’è qualcuno che alla fine della fiera dovrebbe rispondere del complessivo pasticcio questa non è certo l’amministrazione regionale dell’epoca Soru. Si potrà discutere quanto vuole sulla condotta dell’ex governatore (magari sul mutevole andamento dei suoi rapporti con l’Ing. Cualbu, che in certe fasi erano apparsi molto meno improntati allo scontro, tanto che, se non ricordo male, l’ingresso di Cualbu nel CDA dell’Ente Lirico fu considerata una nomina targata Soru), però sull’individuazione delle responsabilità mi sa che a volte si va un po’ a casaccio.

    • Antonio Dettori says:

      caro Zunk, analisi perfetta, ma aggiungo un dettaglio importante sull’esproprio…….è certo che l’interesse pubblico, in questo caso la costruzione di palazzine di edilizia economico popolare è sicuramente lodevole e giustificabile per un comune, il problema è che all’epoca, oltre a non aver regolarizzato l’esproprio, il comune giustificava l’intervento inserendolo nel contesto PEEP.
      Come i giudici dimostrarono anche con sentenza del consiglio di stato, il comune può in effetti occupare un’area privata con intervento d’urgenza giustificato come PEEP qualora NON sia in possesso di altre aree di proprietà comunale su cui operare l’intervento…..il caso di via castelli però NON rientrava in alcun modo in questa casistica in quanto il comune di Cagliari, all’epoca dell’occupazione, aveva a SUA COMPLETA DISPOSIZIONE 11 AREE DI PROPRIETA’ in cui edificare le palazzine di edilizia economico popolare.
      Dunque, oltre ad una maldestra occupazione di un’area di sua non proprietà, ha cercato di nascondersi dietro la giustificazione del PEEP occultando opportunamente il possesso di altre aree…oltre a ciò, continuo comunque nella modificazione dell’area edificando

      • ZunkBuster says:

        Egregio Dettori, stavo esaminando la questione anche dal lato del vostro interesse anche se forse mi sono espresso male. Per intenderci, che per i fatti di via castelli sia dovuto un salato risarcimento non si discute, che cio’ possa rivivere anche in caso di parziale nullita’ dell’accordo di programma neppure. I miei dubbi riguardano le responsabilita’ finali, degli amministratori persone fisiche a monte di quelle degli enti.

      • Antonio Dettori says:

        caro Zunk, non avevo il minimo dubbio, ho solo aggiunto la “nota” del PEEP che pensavo non aver inserito nei post precedenti….sono a perfetta conoscenza della sua preparazione in questa difficile questione 🙂

      • Addetto says:

        Gentile Antonio Dettori, è possibile sapere, visto che conosciamo solo la cifra complessiva, quanto i tecnici del Comune valutarono al metro quadro i terreni dell’esproprio illegittimo? E a quale valore reale vennero pagati in transazione?
        Insomma, 43 miliardi (38 a Cualbu e 5 ai Sotgiu) corrisposero allora, a quanto metri quadri?

      • Antonio Dettori says:

        la somma sopra citata era relativa al solo esproprio di 52000mq della via castelli, calcolati su base edificabile visto che l’area fu edificata dal comune, la cifra non comprende le attuali metrature in possesso dei privati

  11. Pingback: C’è il modo per salvaguardare Tuvixeddu, basta volerlo. « Gruppo d'Intervento Giuridico onlus

  12. Dopo le interessanti (per chi conosce la vicenda della transazione) precisazioni, interessanti e vive, di Antonio Dettori, che, a differenza di noi mascherati, ha raccontato i fatti a suo nome, vorrei tornare all’origine della discussione.
    L’origine è la visione della città che questo Sindaco, votato da tanti di noi, aveva delineato in campagna elettorale.
    Tuvixeddu, ossia il colle e l’area intera (dunque anche Tuvumannu) esenti da cemento.
    I vuoti urbani vuoti per almeno una legislatura.
    Niente parcheggi sotto le mura ché sarebbero stati una disgrazia.
    Vari pareri diversi sullo stadio.
    Basta costruzioni ché ce n’è già troppe.
    Insomma una città con meno mattoni.
    E, insieme a lui, il coretto unanime degli altri candidati, Petrucci, Andreozzi e non ricordo chi più.
    Ora, a pochi mesi dall’elezione ( mai visto un così repentino cambiamento) avviene il contrario. L’esatto, geometrico contrario.
    Mi scuserete se reagisco lamentando nausea. E con me i tanti non sciocchi che vivono in questa città.
    Nausea per decisioni che costituiscono un tradimento vero e sostanziale.
    Se occorrono dimostrazioni, filmate e scritte, sono a disposizione.
    Molto interessato a discussioni, interpretazioni, ai pareri di Italia Nostra, di Deliperi, di Sotgiu, di chiunque sia disponibile a una civile discussione.
    Non sono invece disponibile ad essere preso per il naso da chi afferma in campagna elettorale posizioni poi contraddette nei fatti.
    La delibera prevede di costruire a pochi metri dalla necropoli e lo stato attuale delle norme lo vieta.
    Questo il succo.
    Sulla differenza marchiana tra quanto proclamato dai candidati in campagna elettorale o l’oggi parlano i documenti. Vergognoso.

    Saluti cordiali

    • Ecco, riportato dalla delibera il testo:
      Il Comune delibera che “il perimetro di cento metri della fascia di tutela condizionata possa essere ridotto, compatibilmente con il criterio della fruibilità del paesaggio dettata dai principi ispiratori del P.P.R., senza compromettere la tutela stessa del bene e che la disciplina delle tutele dovrà in ogni caso tener conto delle destinazioni urbanistiche individuate dal P.U.C.”
      Più chiaro di così?
      A Tuvix e a Tuvumannu si può costruire. Sarei felice di sbagliare. Ma temo di no.
      Edoardo Salzano, raccomanda buone consulenze legali al Sindaco. Salzano conosce il Piano e tutta la vicenda giuridica. Scusatemi, ma tra i prudenti pareri di Pubusa e di Salzano
      e quelli di altri legulei locali, non sempre disinteressati, preferisco i primi due. E su fonti obiettive fondo il mio.
      Ci sarà poi la cartina al tornasole del voto in aula.
      Al netto dei maleducati in questo blog si è svolta una discussione che ha delineato una forma da dare alla trattativa. Si tratta solo di arrivare al tavolo con le braghe ben in alto.
      Anche braghe giuridiche.

  13. Marino dice bene. La pace tra destra sinistra su Tuvi va bene. Zedda riconosce la giustezza di accordo di programma e lo fa suo. La destra sta con lui e si registra un bel clima. Finalmente. Questo conta. Chi diceva che bastava il procedente vincolo trova una conferma della giustezza nella linea ecologista di Zedda!!! Se per ripagare cualbu gli facciamo fare il suo Jmestiere?? Lui fa case e non chiede altro. Non è un delitto. Grazie a Zedda ora si può senza passare per cementificatori. Mettiamo un punto. Normale che ci sia lo scontento di alcuni. Ma credo che pure Soru dia ragione a Zedda. Todde sta scrivendo un romanzo.

  14. Marino says:

    Grazie a questo sito si capisce. Zedda fa dialogare destra e sinistra come mai accaduto prima, è un salto epocale che dà ragione a chi ha sempre voluto la trattativa. Bene i ripensamenti e la posizione della giunta di Ca che ammette la necessità di costruire oltre il vincolo ministeriale, è un grande passo che conferma la giustezza della linea contro la intransigenza dei soriani e oggi di Todde. Tutti vogliamo la bellezza ma anche nei palazzi ci sono cose apprezzabili. La giunta Zedda lo ha capito e si mette alla testa di un movimento di pacificazione molto alto. Credo che sia importante perchè viene da un partito che si richiama alla ecologia e non alla disruzione ambientale. Se SEL condivide è un grande successo per chi ha sostenuto la giustezza degli accordi di programma ispirati i come la delibera della giunta al buon senso. La sinistra sarda è sulla buona strada, non demonizzare il cemento è una cosa saggia, onore a Zedda e ai suoi giuristi che hano dato questa insperata solzuzione.

  15. @Sovjet&Zunkbuster

    Premesso che ovviamente potrei avere ‘torto marcio’, vedo che nessuno risponde alla mia domanda: cos’ha detto di nuovo Pubusa, se non rimestare la stessa roba in un ping-pong con gli altri protagonisti del solito circolo ‘intellettuale’?
    Sto aspettando (metaforicamente) che qualcuno mi contraddica su questo: cos’ha detto di nuovo e interessante? Il compitino di Pubusa è del tutto privo di contenuti, se non quelli che già sono stati enunciati in mille occasioni. Vedo di spiegarmi: che c’è di nuovo rispetto a quello che ha detto, ad esempio e da tempo, un Deliperi? C’è qualcuno che ha letto i link che ha postato all’inizio di questa discussione infinita?
    Sto sottolineando l’immensa distanza tra il Pubusa avvocato, che spinge alla riflessione, e l’intellettuale’ che, quando va bene, si esibisce in copia-incolla. Nel post precedente ha preso le parole di Deliperi da questo blog e le ha copiate nel proprio, adesso si è esibito in un copia-incolla meno grezzo del precedente.
    Nulla di nuovo, ecco il punto. Aggiungo un’altra considerazione per rispondere

    @spigolo
    Ho suggerito un tema sul quale gli intellettuali (se ci fossero) si sarebbero dovuti interrogare da tempo: perché si costruisce se la popolazione è in calo? Bene: spero di non spammare se suggerisco una mia riflessione postata altrove, questa: http://exxworks.wordpress.com/2012/02/15/tuvixeddu-ascoltiamo-settis-che-ne-capisce/ in cui suggerisco di leggere uno splendido libro di Settis che prende gli italiani per le palle (non i palazzinari, tutti gli italiani!) perché viviamo il grazioso paradosso del più basso indice demografico d’Europa associato al più alto tasso di incremento di occupazione del suolo!
    Lo traduco in cagliaritano: il dramma di Tuvixeddu è colpa del perfido Cualbu (e basta!), o questo è un aspetto che riguarda anche tutti coloro che investono i soldini in box, triple case, casette al mare, uffici da affittare e via di seguito?
    Da cui mi permetto di concludere: com’è che in città non abbiamo uno straccio di intellettuale (non uno, si badi bene) che prenda Zedda e gli dica: caro sindaco, ma ti sei accorto che Tuvixeddu è un aspetto tutto sommato secondario dell’enorme problema che abbiamo noi, diventati un popolo di muratori (e massoni)? Ti rendi conto che costruendo case non si va lontano? Mi spieghi come intendi agire per indirizzare gli investimenti altrove? Puoi fare qualcosa? Sì? Me ne parli? Ti sei interrogato in merito?
    Ecco, piuttosto che continuare con i copia-incolla e le liti da pollaio, mi piacerebbe che gli ‘intellettuali’ (non rifaccio i nomi) parlassero di cosette piccoline come queste, e i politici venissero chiamati a rispondere su questo.
    Se il mattone (e il massone) sia di destra o di sinistra è domanda futile. Guardiamo la realtà: ho un caro amico cagliaritano, massone di nome e di fatto, che ha votato Rifondazione quando ancora c’era!. Questo è un bel tema di riflessione!

    Cordialmente,

    PS – Non ho citato Bellu al Teatro Massimo a caso: anche lì, si spendono lavandini di parole sulla chiusura di un giornale e nessuno si chiede perché vendesse “mille” copie: una bella congrega di geni!

    • ZunkBuster says:

      Caro Ainis, e chi glielo dice che non sia anch’io massone? 😉 … ovviamente se lo fossi mi guarderei bene dal dirlo, ma non sono abituato a fare di tutta l’erba un fascio, neanche per quanto riguarda la Libera Muratoria (e poi quale Massoneria? ce ne sono tante).
      In quel che scrive c’è forse un fondo di verità, ma, personalmente, preferisco chi fa i compitini in classe (ammesso e non concesso che il contributo di Pubusa possa liquidarsi così) piuttosto che chi non si pone neppure i problemi a manera de Sebastiano Dessì :).

      P.S.: Non mi cerchi tra gli estimatori del clan Bellu-De Gregorio. Sono andato al Massimo, ma vuoi per la scenografia “pesante” più adatta ad eventi ben più colti, vuoi per l’assenza di autocritica dei protagonisti (mirabile la De Gregorio quando si è industriata nella difesa della giustizia di guadagnare “per quanto si vale”, forse con riferimento al suo megastipendio da direttrice dell’Unità), ho preferito tornare a portarmi avanti col lavoro 🙂

      • Gentile ZunkBuster,

        il problema dei Massoni era solo un esempio tra i millanta del tutto trascurati da Sa Kultura di Chiagliari, avrei potuto proporne un numero elevato a piacere.

        Non condivido la considerazione che sia migliore il compitino di Pubusa del nulla (secondo Lei) di Dessì: al massimo sono peggiori entrambi. Però siamo nel campo delle opinioni, come per le cravatte.

        Per Bellu&C non intendevo insinuare alcunché. Amo le similitudini e ne ho proposto una: ciò che ho visto al Massimo (intendo il livello dell’analisi) ritrovo in Pubusa (ma non solo, intendiamoci! Almeno Pubusa è un ottimo avvocato!).

        Infine mi permetta una vena polemica: “in ciò che scrivo ci sarà, forse, un fondo di verità” però davvero vorrei sapere cosa ci sia di nuovo nel post di Pubusa.

        Cordialmente,

      • ZunkBuster says:

        Forse nulla di nuovo, caro Ainis. Ma conosco bene il professor Pubusa (anche se non lo frequento più come un tempo), le sue amicizie, il contesto in cui è inserito, le sue fobie (principalmente Soru, ma accomunato in questo a un’intera ala del PD), e considerate tutte queste premesse ritengo la sua presa di posizione intellettualmente onesta e coraggiosa. E sia ben chiaro, detto da chi spesso e volentieri non ha condiviso le posizioni del Prof., con cui non ho “conflitti d’interessi” non avendoci dato neanche l’esame di diritto amministrativo. Ovviamente poi sulle opinioni diverse siamo in democrazia per fortuna :).

      • @ZB,

        Le ho risposto altrove.

        Cordialmente,

    • Sovjet says:

      Forse mi sono complicato la vita con la gerarchia dei commenti…quindi ripeto brevemente:
      1) mi pare che Pubusa esprima una posizione di buon senso su un tema specifico: come tutelare al meglio Tuvixeddu, dando per scontato che il tema sia proprio quello della modalità confronto, se negoziata o no. A volte non serve dire qualcosa di nuovo, può anche essere utile riprendere quanto dibattuto e cercare una sintesi.
      2) concordo con lei che gli intellettuali cittadini (e non solo) dovrebbero discutere anche di argomenti di più ampio respiro e che le domande che lei pone al mio amico e compagno Zedda siano assolutamente pertinenti. A patto che non sia una forma di “benaltrismo” rispetto al tema della tutela del colle, che – converrà con me – va comunque affrontato e risolto, perché i problemi secondari non affrontati poi diventano emergenze e le emergenze costano milioni di euro ai cittadina. Come per altro la storia di Cagliari ampiamente dimostra. In ogni caso, credo che le domande al sindaco al limite le deve porre il giornalista, l’intellettuale dovrebbe contribuire ad approfondire il dibattito e anche a proporre visioni alternative, se non formulare qualche abbozzo di soluzione se capita.
      3) io non so se costruendo case non si vada lontano o se costruendo case nel modo in cui le costruiamo e siamo abituati a costruirle oggi non si vada lontano: in verità in quella che è definita “restoration economy” molto spazio c’è nel costruir case o meglio nel recuperarle. Se si valuta l’inefficienza energetica della gran parte delle nostre abitazione, ci sarebbe molto spazio per l’edilizia declinata in “verde” va resa conveniente e obbligatoria.
      4) Non merito nel merito della massoneria di destra o sinistra. Posso dire che in tempi risorgimentali sicuramente era una forza di tipo progressista e posso anche dire che quando è un sistema per procacciarsi vantaggi ingiustificati in seno alla pubblica amministrazione (la solidarietà tra privati, nell’ambito della legge è affare privato) va combattuta strenuamente. Per il fatto che il suo amico massone abbia votato rifondazione, nulla da dire, ma non cada in quella che l’amico statistico Mariano Porcu definisce “inferenza aneddotica”: dal momento che un mio amico massone ha votato rifondazione, allora tutti i massoni votano rifondazione…lo conosco anch’io un massone che ha votato rifondazione (partito nel quale ho anche militato), magari è anche la stessa persona…ma non traggo conclusioni dall’aneddoto. Se una rondine non fa primavera, figuriamoci un rmassone che vota sinistra radicale!

      • Gentile Sovjet (@Zunkbuster),
        temo non si colga il punto (ma poi non insisto, detesto le lunghe polemiche, sebbene finisca spesso per infilarmici): contesto l’apporto di Pubusa (e non solo il suo) al dibattito. Non aggiunge nulla, ecco tutto. DI buonsenso o meno, è mediocre.
        Per il resto, ne ho parlato solo incidentalmente per segnalare la pochezza dei circoli intellettuali (tutti, non solo i Pubusa e i Todde) in merito all’analisi della nostra realtà cittadina.
        Cordilamente

  16. spigolo says:

    Se 4170 giorni vi sembran pochi! Sono un’immensità per ciascuno di noi, sono un tempo enorme per un’impresa, così come per un qualsiasi ente pubblico. Sono i giorni trascorsi dall’accordo di programma, per essere ancora in questo stallo. Visto che mi pare che tutti concordino sul fatto che il patrimonio archeologico sia sostanzialmente in salvo, io sono per una trattativa con i privati che metta un punto. E spero che Massimo Zedda proceda su questa linea. Aggiungo una domanda: i posti di lavoro di lavoro nell’edilizia sono un tema di destra o di sinistra. Gabriele Ainis mi perdoni: cordialità!

    • ZunkBuster says:

      Ma non ci dormite la notte pur di fare per forza accordi coi privati? Per quanto mi riguarda mi interessa di più la sorte degli eredi Sotgiu, che mi sembrano i più danneggiati in questa vicenda a causa dei pasticci fatti dalle precedenti amministrazioni. Cualbu sapeva bene che l’area intorno alla Necropoli non poteva considerarsi “sicura” dai punto di vista edilizio, anche prima del PPR di Soru. Che gli imprenditori, una buona volta, si tengano il rischio d’impresa e non tentino di scaricarlo sulla collettività!!! I posti di lavoro sono importanti, ma a Cualbu non l’ha ordinato il dottore di costruire lì … si concentri su altre iniziative e si accontenti del giusto. E basta dai!!!!

      • spigolo says:

        Io e chi?

      • spigolo says:

        Competo la mia risposta, caro ZunkBuster, dicendo chiaro che a me dei privati in sé non importa molto, non è che spasimi per dare soldi ai costruttori, ma trovo inaccettabile preferire una soluzione lunga e incerta ad una di gran lunga più veloce e soprattutto definitiva. Il fattore tempo è un costo economico, e lo paghiamo tutti. La battaglia per il colle per me è già vinta, a volte voler stravincere porta disastri.

      • ZunkBuster says:

        Scusi, Spigolo. Il “noi” era generico, nessuna insinuazione. Può aver ragione, ma se la fretta di concludere significa 120 milioni a Cualbu, che non ha il Comune e non ha neanche la Regione (ammesso e non concesso che Cappellacci voglia concorrere a risolvere la questione, specie dopo aver capito che a Roma per i loro piani di devastazione del territorio “non è aria”), e sicuramente non vorrà mettere il governo Monti, rischiano di essere più brevi perfino i tempi giudiziari. In ogni caso, la trattativa non è meramente privatistica: ci sono interessi pubblici pesanti e di rilevanza non solo nazionale e non solo civilistico-amministrativa. Pensiamo che in piazza Repubblica starebbero a guardare? E all’Unione Europea? E all’UNESCO?
        Ribadisco che a mio avviso l’unica questione veramente “pesante” si riferisce al risarcimento relativo all’esproprio illegittimo di via Castelli. Sugli effetti dell’eventuale decadenza dell’accordo di programma qualunque amministrazione deve ovviamente andarci cauta. Ma con un punto fermo, ossia che il disastro di via Castelli lo deve pagare chi l’ha causato (e non m’importa nulla se tra questi ci fossero ex consiglieri del PCI o ex membri di giunte pentapartito attualmente nel PD) e non la collettività; e neanche Cualbu o i Sotgiu nella misura in cui hanno diritto a ciò che spetta secondo giustizia o accordi ragionevoli.

      • spigolo says:

        Nessun problema, avevo capito (quasi subito) il “noi” 🙂
        Non mi pare sia la fretta a governare questa e altre vicende. Si trascinano da anni e anni. Non per forza troppi: per difendere e tutelare quelle aree c’è voluto tempo, ma ora forse le zone pregiate sono al sicuro, mi pare che su questo concordino praticamente tutti.Lo scempio è scongiurato. Ora bisogna chiudere la partita, e forse la crisi può essere il momento ideale per strappare condizioni accettabili in qualsiasi trattativa con i privati. E’ un momento in cui il detto “pochi, maledetti e subito” potrebbe avere un senso, forse.

      • Antonio Dettori says:

        Bravo Zunk, io ero piccolo all’epoca dei fatti e sai che sono cresciuto negli studi legali, avendo rintracciato un mio vecchio articolo (negli anni 80 leggevo topolino nello studio dell’avv Silvana Congiu, poi studio Congiu-Castelli).
        Il punto di Cualbu, che mi sembra di aver capito in tutti questi anni, è che fece leva sul fatto che 6 eredi erano stufi delle resistenze a torto di comune e regione in una causa che sapevano ben persa in partenza (ma come prassi, il comune anche oggi tende a perdere tempo aspettando che la patata bollente se la prenda il nuovo di turno) acquistò però solo 4 quote con il relativo diritto anche sula vigente causa….ma 2 quote gli andarono nel gozzo (quella di mia madre e di mia zia)…per anni non abbiamo ceduto a Cualbu-comune e regione e oggi ci troviamo in questo stallo.
        Presumo che per Cualbu, che di professione fa l’impreditore, ci fosse un doppio guadagno, con una mano aveva il diritto su parte di un risarcimento danni ( e da anni chiedo come mai parte della mia famiglia gli cedette quote e diritti nel settembre del 1991 mentre la sentenza del consiglio di stato si pronunciò nel febbaraio del 1992) e con l’altra, avendo possesso del 90% dell’area di Tuvumannu (già edificata dal comune) coimpresa si accaparra il diritto sulle sue nuove proprietà…..dunque, “doppio affare”.
        Ora, non sono persona che si piange addosso, ho vissuto le battaglie della buona anima di mio padre, ma una cosa la noto, sui terreni dei Sotgiu ci hanno costruito comune, regione, insomma, tutti tranne noi, ma va bene così, possiamo anche cederlo…..ma dove si trova il comune? dove sono le proposte? dove si trova il sindaco Zedda?, noi siamo 30 anni in causa (tra una cosa e l’altra) e il cambio generazionale è già avvenuto, io e altri privati in questa faccenda spesso ci chiediamo quanto ancora comune e regione voglio tirare spendendo soldi pubblici per non arrivare a niente? prima o poi la corte dei conti dovrà porsi delle domandine.

      • ZunkBuster says:

        La comprendo perfettamente, signor Dettori. Il guaio è che queste domandine spesso la CdC se le pone con ritardo, a prescrizione già scattata, e che in Italia tutte le Caste, prima tra tutte quella politica, tendono a “coprirsi” eccessivamente. In questo bizzarro Paese si impongono polizze assicurative a tutti, a magistrati ed avvocati, ma gli amministratori pubblici a quanto pare sfuggono alla regola. Se vigessero le regole dell’Impero romano, dove i “decuriones” delle città erano chiamati a ripianare di persona il deficit delle casse cittadine, forse sarebbe diverso …

      • Antonio Dettori says:

        Perfettamente in sintonia e cosciente di tutto ciò, mi pare però che l’ex presidente della regione abbia cercato di entrare nella questione arbitrato appena “odorata” l’idea che l’attuale regione avrebbe potuto rifarsi su di lui in caso malaparata in sede giuridica…..

      • ZunkBuster says:

        Mah sa purtroppo è futuribile pensare di rifarsi su chi si sta vendendo gli immobili … altrimenti potremmo rifarci direttamente sugli incapaci che negli anni ’80 a Cagliari hanno fatto gli espropri alla trallallero. Il caso di via Castelli è macroscopico, ma da poco il Comune ha dovuto cacciare 8 milioni per un fatto simile in via dei Conversi. E peraltro, in tutta la Sardegna i Comuni fanno spesso e volentieri casino con gli espropri. Sono esterrefatto: o “ce provano” o la professionalità dei tecnici che si sono occupati di queste cose è davvero non commentabile.

      • Antonio Dettori says:

        Caro Zunk, ti lancio una bomba, devo verificare con esattezza gli atti posseduti, ma l’esproprio di via Castelli è partito dallo stesso sindaco che ha poi creato il problema a Monte urpinu con gli eredi che acquistarono le aree dai Sanjust e per il quale il comune sta oggi pagando 8 milioni (circa) per il mostruoso ritardo…….
        le voci che mi sono giunte (capirà che la questione è infinita) sono quelle che vedono protagonista l’ex sindaco De Sotgiu……..(c’è qualcosa che mi ricorda il cognome di mia madre e della mia famiglia pur non avendo nulla a che fare con lui……facciamo 2+2?).
        Ovviamente approfondirò non di poco la questione.

      • ZunkBuster says:

        Purtroppo all’epoca di quel sindaco frequentavo ancora le medie, e a quanto ho letto, lei non era neppure nato. Arduo ricostruire, e comunque si deve sempre verificare che non ci siano di mezzo intervenute prescrizioni e compagnia bella. Eh se il diritto fosse una cosa semplice non saremmo a quota oltre 200.000 avvocati (alcuni, in realtà, incapaci perfino a fare le fotocopie degli atti a palazzo di Giustizia, non sono tutti come la legale che lei ha citato e con cui sono in ottimi rapporti), se non esistesse la famigerata accessione invertita (istituto più politico che giuridico, di cui comprendo le ragioni, ma che crea alla fine danno sia alle amministrazioni che ai proprietari) forse la storia sarebbe già diversa :).

  17. ZunkBuster says:

    Questo bell’intervento del professor Pubusa, se il buon Biolchini lo consente, merita di essere riportato integralmente:

    “Il dibattito dei giorni scorsi in varie sedi e in questo blog ha confermato una verità: la tutela di Tuvixeddu per i democratici cagliaritani (e non solo) è un punto fermo ed irrinunciabile. Il Colle ha già subito tanti sfregi e violenze nel corso degli anni. Un intero quartiere è stato costruito sopra di esso, comprese le facoltà che, per essere custodi e veicoli della scienza e della cultura, insegnano (o divrebbero insegnare) la sensibilità verso i beni culturali e ambientali, e le modalità di tutela. Lettere, Ingegneria, Giurisprudenza, Scienze Politiche ed Economia affondano le loro mura sopra tombe e cisterne. Questo forse è simbolicamente il segno più chiaro del tradimento verso la città da parte di amministrazioni ed istituzioni, deputate invece a tutelarla.
    Ma l’anno scorso c’è stato un sussulto, uno scatto d’orgoglio e di dignità. Cagliari ha finalmente voltato pagina. E lo ha fattocon un sommovimento politico profondo, eleggendo un sindaco e un’amministrazione fuori dagli schemi, dalle segreterie e dalle previsioni. Una rottura verso tutte le amministrazioni, le camarille, i modi oscuri della politica degli affari. In questa scossa tellurica hanno giocato un peso specialmente i giovani. I bamboccioni e gli sfigati hanno voluto rompere con la monotonia de su connottu cagliaritano per cercare ed indicare una nuova strada. Noi democratici che abbiamo superato gli anni verdi, ma non ne abbiamo abbandonato gli ideali, abbiamo seguito questo fiume in piena, con spirito critico e scetticismo, ma dando una mano.
    Ora questo sommovimento ha acceso aspettative e speranze. E la prima riguarda proprio Tuvixeddu. Abbiamo pensato che finalmente il colle avesse trovato la pace. Lo pensiamo e lo speriamo ancora. Non abbiamo motivo di credere che Zedda e Frau la pensino diversamente.
    La seconda attesa, senza gradazione, riguarda il modo di far politica. Noi democratici non possiamo non pensare che le nostre amministrazioni debbano svolgere le funzioni con metodo democratico, e cioè mediante il coinvolgimento dei cittadini e dei movimenti e che la giunta Zedda debba promuoverlo in ogni campo. Non è soltanto questione di correttezza o trasparenza, è che una politica popolare non può che fondarsi sulla partecipazione. Il pensiero democratico non ha mai creduto in processi di cambiamento senza il protagonismo organizzato dei soggetti, dei ceti, delle classi subalterne. Anche chi ha pensato che a dirigere i processi debbano essere avanguardie molto determinate, non ha mai creduto che il cambiamento possa essere frutto solo della loro azione, senza un innervamento in vasti e radicati movimenti di massa.
    Ecco perchè la vittoria di Zedda ha creato l’aspettativa che su Tuvixeddu (e sulle altre tante gravi emergenze cittadine) avremmo avuto non solo soluzioni positive nel merito, ma anzitutto e, proprio per questo, partecipate. E se nei giorni scorsi intellettuali autorevoli e associazioni benemerite hanno lanciato un grido d’allarme su Tuvixeddu è perché si avverte una debolezza nel coinvolgimento, una opacità nell’esercizio delle funzioni. In fondo, quando Vito Biolchini ha rilevato nel suo bel blog che la Giunta Zedda ha un deficit di comunicazione, dice la stessa cosa che Giorgio Todde e Maria Paola Morittu hanno detto chiedendo conto del senso e delle finalità della delibera su Tuvixeddu. E tutti insieme muoviamo dalla constatazione – che è la massima preoccupazione di chi scrive queste righe- di un deficit democratico nell’azione di questa giunta.
    Si dirà, i soliti rompiglioni che cercano pretesti per finalità diverse. Gridare su Tuvixeddu con altri fini. Criticare la mancanza di comunicazione, idest di democrazia, per chissà quali trame politiche. I soliti casinisti di sinistra! No, amici/e miei, convinciamoci tutti che gridare su Tuvixeddu vuol dire volere la tutela del colle e lamentare le impescruttabilità dell’amministrazione Zedda è volere trasparenza e partecipazione. Non solo, abituiamoci a pensare che chi critica non lo fa per ostilità, ma per amore, non perché vuole indebolire ma rafforzare una politica. Ha ragione Giorgio Todde, il suo allarme è una sollecitazione a Zedda. E le critiche di Vito Biolchini, quando investono uomini della nostra parte, sono frustate mirate alla salvezza loro e nostra, alla cura degli interessi genrali. Personalmente sono convinto che se Soru, anziché seguire le indicazioni dei suoi consiglieri servili e non disinteressati, avesse ascoltato quelle dei suoi critici, oggi sarebbe ancora in sella. L’intellettualità libera è sempre il toccasana, l’ingrediente immancabile dei processi di rinnovamento. Anzi, la sua valorizzazione è l’indice più sicuro della positività della situazione.
    Ora Zedda è a un bivio. Da un lato la routine della politica autoreferenziale o, peggio, di segreterie e di gruppi, dall’altro una politica di governo e di lotta radicata nei movimenti. Sono chiare anche le conseguenze: la prima strada porta alla delusione, all’abbandono e alla sconfitta, la seconda ad un percorso più complicato, ma di sicuro successo politico. Massimo, sai che non ti ho mai lisciato il pelo, ma oggi, di fronte alle tante domande di tanti amici, ti consiglkio di dare risposte forti e chiare. Massimo, se ci sei batti un colpo. Con coraggio e subito.”

    Fonte: http://www.democraziaoggi.it/?p=2356

    Mi devo rimangiare tante critiche, ma si è contenti di “doverlo” fare come già mi è capitato con Susanna Orrù. Grazie professor Pubusa, azzeccato ancora una volta anche il parallelo con Soru. E grazie anche a Biolchini che tra posizioni condivisibili e meno condivisibili si è rivelato la vera anima di questo dibattito, alla faccia di chi discetta sul fatto se sia “intellettuale” o meno. Senza di lei, egregio Biolchini, forse questo dibattito si sarebbe trasformato in un mero, noioso palleggiamento di accuse e rancori tra “soriani” e “zeddiani”, questi ultimi talora troppo lontani dai bei giorni di “ora tocca a noi”. Venerdì pomeriggio al Caesar’s c’è un dibattito pubblico su iniziativa dei RossoMori e dell’avvocato Andreozzi: così si fa. Purtroppo, attendiamo ancora il verbo del convitato di pietra: il PD, finora espressosi a pezzi e bocconi per via di un solo consigliere o di qualche svogliato link su Facebook.

    • Sovjet says:

      Devo ammettere che, mi pare sia la prima volta, sono d’accordo con Pubusa. Mi sembra un’analisi puntuale.
      Sono convinto che una riflessione su partecipazione, trasparenza e comunicazione sia necessaria, oltre che indispensabile per rendere questa consiliatura un passo avanti da cui sarà difficile tornare indietro, non solo su vicende come Tuvixeddu.
      La partecipazione, per aver letto e praticato qualcosina di metodologia di partecipazione, non è cosa semplice. Alla fine si seleziona una élite di persone interessate al tema. Ma è cosa fisiologica e ce ne fossero di appassionati per tutti i temi salienti della città. Ma iniziamo e mi pare che un po’ di fermento ci sia: Susanna Orrù che mette assieme oltre 300 persone, tra operatori, cittadini, associazioni e sindacati e Gianluca Floris col suo Laboratorio 5 sono due ottimi esempi, uno istituzionale e uno che arriva dalla “società civile”, di approccio partecipativo. Dovrebbe essere modus operandi comune, da acquisire come metodo ordinario.
      Comunicazione e trasparenza vanno di pari passo, io credo: oggi sono tali e tante le agenzie di informazione che basta lasciare il rubinetto della fonte sempre aperto…È sempre stato il mio pensiero che la prima cosa da fare al comune sarebbe dovuta essere sfondare le porte e portare alla luce tutto: è l’unico modo per sfuggire alle pressioni dei vari potentati cittadini. Il fatto che la bandiera della tripla M non sventoli in comune, non significa che non esistano più quegli interessi e che non abbiano capacità di pressione. Intendiamoci, non è che se uno fa l’imprenditore edile i suoi interessi debbano essere per forza illegittimi, ma più i muri del comune sono trasparenti, meno problemi avrà chi amministra a perseguire il bene collettivo. E io credo che la giunta attuale possa essere criticata in tutto, ma non che sia in conflitto di interessi.
      Rispetto alla comunicazione, essa dipende anche dal contenuto del messaggio: rispetto al tema di Tuvixeddu credo che il punto non sia il cosa – la maggior tutela possibile per Tuvixeddu, che dice giustamente Pubusa, sta a cuore a tutti i democratici cagliaritani – ma il come. E il come si forma nel dibattito. La prossima volta, su temi così delicati e “sensibili”, forse sarebbe più opportuno far precedere il sostantivo “bozza” alla parola “delibera” e metterla volontariamente nella disponibilità della pubblica opinione in modo che sia sottoposta ad analisi attenta. Così Giorgio Todde magari potrà scrivere i suoi appunti senza valutazioni un po’ apodittiche, un po’ ingenerose su questa giovane giunta e tutti coloro che sanno possono essere messi nelle condizioni di dare un contributo.
      “Centu concasa” possono fare le classiche cento “berrittas”, ma anche un unico grande cervello collettivo che supera la somma dei singoli in capacità di elaborazione e di soluzione dei problemi.
      Poi, a volte, ciascuno di noi potrebbe trovare giovamento dal meditare sul motto che il mio amico Ilario ha sul suo profilo Facebook: “unless your name is Google, stop acting like you know everything” …

      • Gentile Sovjet,
        posso chiederle dove starebbe il contributo di Pubusa al tema Tuvixeddu? E degli altri “intellettuali”?
        Possibile che si debba continuare a rivoltare i soliti luoghi comuni senza che ci sia un qualche apporto di chi dovrebbe invece proporre temi inerenti la realtà e non le solite categorie trite e ritrite (e per di più a sproposito)?
        Gliene posso indicare uno? Possibile che nessun ‘pensatore’ si sia posto il problema del perché si dovrebbe costruire in una città in calo demografico, salvo la generale considerazione che Cualbu vuole ‘speculare’? Nessuno si domanda come faccia Cualbu a guadagnare costruendo immobili che sulla carta non servono (e dunque non dovrebbe vendere)? Nessuno si domanda da dove saltino fuori i soldi dell’operazione? Nessuno si domanda se per caso noi cittadini (investendo i quattro soldi che mettiamo da parte) non si abbia una qualche responsabilità nella faccenda?
        No: siamo tutti avvocati e pibinchiamo sui dettagli del contenzioso facendo passare sotto gli occhi le questioni che proprio gli intellettuali (se ce ne fossero) dovrebbero porre in risalto: ma si rende conto?
        Cordialmente,

      • Realista says:

        Incredibile, mi sarei aspettato almeno una tiratina d’orecchie da parte del moderatore! Questo Ainis fa mica marketing immobiliare? O project financing occulto..? Si direbbe, a cercare di interpretare le illazioni, che sia convinto di aver focalizzato i temi veri della discussione: da dove, un privato, trovi i soldi per fare un’operazione, privata, dove oneri ed onori iniziano e finiscono (almeno sul piano economico, non parlo di altro in questo caso) all’interno della società che investe? E questo signore, con argomenti deliranti come questi, può partecipare ad un dibattito così acuto e, vivaddio, ben partecipato, con queste sciocchezze? Criticando un signore della penna, e non solo, come il Prof. Pubusa?
        Per carità, se c’è qualcuno, batta un colpo!

      • Sovjet says:

        E itta manera! La mia era una semplice richiesta, per altro fatta anche in virtù di una stima nei suoi confronti neppure troppo sottotraccia. Forse sarebbe stato più opportuno un tono un po’ meno concitato, ma tant’è…
        Per il resto, è vero che Cagliari è una città che si spopola, ma diciamo che non è esattamente lo stesso fenomeno dei paesini del centro Sardegna. Si spopola perché è impossibile comprare a Cagliari e oggi, con un mercato del lavoro sempre più precario, è sempre più difficile accedere ad un mutuo per potersi permettere una casa, anche fuori Cagliari. Non credo dipenda dall’appeal della città, ma dalle risorse disponibili. D’altra parte, qui il problema è anche di diritti acquisiti o meno, di indennizzi, di soluzione ad un problema che mi pare piuttosto complesso, come i diversi interventi a questo post dimostrano. Posizioni discordanti anche da parte di chi ha competenze specifiche sul tema accertate. Che si debba discutere di come Cualbu guadagni può essere interessante quanto vuole, posto che mi pare non vi sia legge che impedisca di guadagnare da attività imprenditoriali lecite. Che a Cagliari si costruisca per motivi diversi dal vendere credo sia vero, altrimenti non ci sarebbe così tanta abbondanza di appartamenti com prezzi che ne rendono molto difficile se non impossibile la collocazione. Ma più valgono le abitazioni, anche se impossibili da vendere, più alta sarà la garanzia disponibile per accedere ad ulteriori prestiti da usare per business più convenienti. Resta il fatto però che il problema della tutela di Tuvixeddu necessita di una soluzione che prescinde anche dalla politica abitativa dei prossimi dieci anni, e che al momento ha parti in causa ben definite che devono decidere se trattare o andare allo scontro. Rispetto a questo tema io credo che Pubusa non abbia detto cose insensate e che abbia posto un’ipotesi di lavoro, fintamente ingenua, quella dei democratici cagliaritani tutti interessati in buona fede alla tutela del colle, che in realtà è il consiglio ad azzerare le polemiche e concentrarsi sul risultato finale. Poi si vedrà la strumentalità vera, quella solo presunta e la buona fede.

      • ZunkBuster says:

        Soviet, quanto ai motivi per cui si costruisce, le banche non sono sceme. Sappiamo che fine ha fatto la Spagna con la sua bolla immobiliare. Un immobile difficile da piazzare nel lungo periodo si potrà comunque piazzare, forse, ma nel breve-medio periodo la differenza rispetto ai junk-bond non è così abissale. Non so con che frequenza passi da viale Trieste, ma hai presente il vecchio megagalattico ufficio di 400 mq di una fallita agenzia di viaggi? Sono anni che è in affitto e non lo vuole nessuno. Oppure fatti una passeggiata a Fonsarda, proprio nei pressi del magnifico T-Hotel di Cualbu, e guarda che desertificazione di negozi chiusi e locali sfitti che non si riesce ad affittare. Ora come ora la parola d’ordine è “realizzare o perire”: e mentre l’amabile editore dell’Unione Sarda non riesce manco in croce a piazzare (alla Regione, come usava un tempo, o ad altri) i magnifici e carissimi locali delle sue Towers, forse è anche legittimo che Cualbu pensi di monetizzare quanto più possibile i suoi diritti (quelli legittimi, sui quali di massima in assenza di accordi decide il giudice) sulle aree di Tuvixeddu. Cualbu indossa la maschera del mastino, ma chi lo conosce dice che sia in realtà molto più intelligente e lungimirante dell’editore. Speriamo che alla fine sia vero e che il tutto si risolva senza grossi danni per la collettività.

      • Sovjet says:

        Questo può valere in generale, non è detto che sia così nei microcosmi come quello cagliaritano… Le cronache sono piene di prestiti multimilionari dati agli amichetti, senza alcuna garanzia. Figuriamoci se poi qualche garanzia la si ha pure!

    • Gentile Zunkbuster,
      mi permetta di non essere d’accordo: l’intervento di Pubusa è una vera porcheria, indice della pochezza della visione politica di questo signore (peraltro ottimo tecnico, quando si dedica a ciò che sa fare).
      O Pubusa non ha capito ciò che gli capita attorno (una lite ‘politica’ tutta interna alla maggioranza che governa la città) oppure ha capito e parla d’altro. In ogni caso si associa alla categoria di coloro che giocano a ping-pong tra amici (considerandosi intellettuali) senza la minima cognizione di cosa sia la realtà.
      Se vuole un altro esempio, segua con passione i video della serata al Massimo con Bellu&C, troverà lo stesso modo di fare: interventi surreali, autocitazione, Fois&Mongili.
      Gli interventi? Bellissimi come questo di Pubusa e completamente privi di senso.
      Cordialmente,

      • Sovjet says:

        Caro Gabriele, dal momento che abbiamo una visione diversa rispetto allo scritto di Pubusa (verso il quale mi pare entrambi per io resto nutriamo grande simpatia, almeno io). Mi piacerebbe però sapere quali punti reputi privi di senso, dove si evince la pochezza della visione politica e quale invece sarebbe una visione “lunga”.
        Non lo dico per critica, ma per una conoscenza più precisa delle argomentazioni che ti hanno portato a posizioni molto decise, ma che dette così appaiono anche lievemente apodittiche.

      • ZunkBuster says:

        Gentile Ainis, è un errore pensare sempre e comunque che chi la pensa diversamente da noi “non ha capito”. Magari siamo noi che “non ci siamo spiegati”, o semplicemente abbiamo torto marcio. Quest’ultimo mi sembra il suo caso. Il professor Pubusa ha sempre avuto una posizione molto prudente sulla vicenda Tuvixeddu, e che il problema che lui (non primo, è giunto per primo il buon Biolchini) ha sollevato sia reale glielo suggerisce, forse, anche l’equilibrio con cui lo scritto pubusiano è analizzato da Sovjet, amico e compagno di partito del sindaco Zedda. Posso convenire che, probabilmente, le qualità di giurista e professionista legale del professor Pubusa siano superiori alle sue qualità politiche, ma il suo giudizio mi sembra ingeneroso e sprezzante, e non ci vuole molto a comprendere che è dettato dal fatto che, su questo punto, non la pensa come lei. Ovviamente, posso essere accusato dello stesso rispetto a Zedda, questa è comunque la mia percezione. E se l’intellettualismo da fastidio, anche la “caccia all’intellettuale” ne da altrettanto: non vi va bene Pubusa, non vi va bene Mongili … insomma detzideisì!!!

      • Sovjet says:

        Sai qual è il punto Zunk, che a volte vogliamo fare i polemisti ad ogni costo, anche quando non c’è bisogno e forse è più utile capire nel dettaglio la posizione altrui. Io per primo e quindi non mi sento neppure nelle condizioni di criticare troppo gli altri.
        Questa è una vicenda complessa, non semplicemente complicata perché giocata a diversi livelli, da quello tecnico-giuridico, a quello economico, a quello squisitamente politico, tra e dentro gli schieramenti. Con i “poteri forti” cittadini che non credo restino inoperosi. Un terreno insomma pieno di incognite, di portatori di interesse diversi, dove non c’è certezza di come andrà a finire. Credo quindi che la prudenza (prudenza non rimozione del problema) sia la virtù da tenere massimamente in considerazione. Poi credo anche che sia necessario tenere al minimo il livello di riservatezza. È ovvio che in una trattativa le carte non vadano scoperte tutte subito, perché le regole del negoziato sono altre e prevedono anche la riservatezza. È anche vero che le informazioni possono essere in qualche modo drogate dai mezzi di comunicazione e che quindi vadano verificate con una certa precisione. Io parto dall’ipotesi di base di Pubusa: noi sinceri democratici cagliaritani siamo interessati alla massima tutela del colle: come fare per renderla effettiva?

      • ZunkBuster says:

        Caro Soviet, l’opinione pubblica conta e può essere la vera forza del sindaco, ti ricorda niente Tangentopoli, Mani Pulite? I magistrati, andando anche un bel po’ oltre rispetto al loro statuto, cercavano e gradivano l’appoggio dell’opinione pubblica, sono andati un po’ sopra le righe, ma se non avessero fatto così avremmo avuto Craxi presidente del Consiglio, poi forse anche presidente della Repubblica (CHE INCUBO!!!). Con ciò non si vuole certo incitare Massimo Zedda, peraltro troppo “ragazzo della porta accanto” (in senso buono) per il ruolo, a fare il Masaniello sulle orme di Luigi De Magistris, tantomeno a calpestare diritti di soggetti privati che comunque ci sono o a comportarsi in modo vessatorio. Penso ancora agli eredi Sotgiu e al signor Antonio Dettori, che non conosco ma che mi pare proprio una bella persona, e al rischio che per via di Coimpresa continuino ad andarci di mezzo loro. (signor Dettori, non la sto “lisciando”, ma forse che mi sta simpatico si nota …). D’accordo sulla necessità di una certa misura di riservatezza, anche perché sono un po’ “del ramo” (giuridico, intendo) e so come “girano” queste cose (tra l’altro vorrei capire dov’è andata a finire la segretezza delle decisioni arbitrali circa alcune indiscrezioni girate in passato), ma a questo uniamo, nei limiti del possibile, il massimo di evidenza pubblica, coinvolgendo la cittadinanza.
        Certo che però Nerone era un dilettante rispetto alle vecchie amministrazioni … stanno arrivando al Comune bollette milionarie per gli espropri alla membro di segugio dei primi anni ’80 in via dei Conversi, o sbaglio? Chi paga?

      • Antonio Dettori says:

        Caro Zunk, ti ringrazio, io qui cerco di rendervi partecipi delle notizie in nostro possesso, per darvi un quadro generale che di solito non viene mai menzionato in questa faccenda.
        per quel che riguarda la segretezza su certi atti, vi dico che spesso veniamo a conoscenza delle cose dai giornali e questo, se non dovesse bastare, dà la misura di dialogo che l’amministrazione sta attuando….non vado contro l’amministrazione Zedda, ma al momento sembra identica alla precedente

    • A. Mongili says:

      Scusate ma segnalo questa frase: “Il pensiero democratico non ha mai creduto in processi di cambiamento senza il protagonismo organizzato dei soggetti, dei ceti, delle classi subalterne.” Il protagonismo organizzato, da chi?
      E’ proprio vero che il diavolo si nasconde nei dettagli.

  18. ZunkBuster says:

    Appena appena off topic ma sempre in tema di urbanistica, segnalo questa:

    http://www.castedduonline.it/cronaca/lo-strano-caso-di-via-fleming-lasilo-al-comune-in-cambio-del-mattone/8033

    Quello che non capisco è il titolo. Con tutte le riserve che si possono avere sull’amministrazione, stavolta mi pare davvero tendenzioso. Mah …

  19. Efisio Loni says:

    Ormai è una faida tra fazioni della sinistra “illuminata”…Ma vorrei ancora rimarcare il silenzio del sindaco ela volontà di trattare. Trattare su cosa? Boh? Non si capisce…

    • ZunkBuster says:

      Si infatti, evidentemente Soru si sta vendicando su Zedda perché ha mollato la figlia 🙂 🙂 🙂 … scherzi a parte, se oggi c’è da essere realisti, bastava esserlo con onestà anche in campagna elettorale; tanto c’erano altre centinaia di buoni motivi per dare il benservito a PDL e alleati.

  20. Arrubiu says:

    A proposito di trattative e transazioni, in passato Cualbu, dinanzi ad una allettante offerta di pace fatta di caserme, terreni e palazzi oltre al mantenimento dell’impegno per una casa dello Studente in via is Maglias che da sola valeva 20 milioni, da parte di un Soru bifronte, -quella volta in veste di imprenditore pragmatico- ha risposto picche ed ha sciolto i cani.
    Per quale motivo se allora disse di no adesso potrebbe dire di si ?
    Perchè non c’è più l’Innominabile ? Per tigna?
    Perchè è barbaricino e se la é legata al dito?
    /////////////////
    da La Nuova Sardegna, 11 ottobre 2008
    Forse è arrivata alla conclusione la fase dello scontro giudiziario pubblico-privato. Caserme e palazzi in cambio dell’area punica. Formalizzata dalla Regione un’offerta «indicativa» a Nuova Iniziative Compresa. Nel pacchetto offerto da Soru l’Enalc hotel e la vecchia Ederle. Mauro Lissia

    CAGLIARI. Dopo la mediazione romana del ministro dei beni culturali Sandro Bondi la Regione ha deciso di scendere a patti con Nuova Iniziative Coimpresa: l’annunciatissima proposta di scambiare le aree di Tuvixeddu con immobili ex militari e pubblici è stata finalmente formalizzata in una lettera indirizzata ai vertici del gruppo privato e recapitata l’altro ieri. L’amministrazione Soru ha precisato che si tratta di un’offerta indicativa, di certo è un’offerta scritta che i costruttori Gualtiero e Giuseppe Cualbu valuteranno sotto una luce diversa: finora erano state solo parole, stavolta c’è un atto concreto su cui ragionare. Ma vediamo nei dettagli com’è articolato il pacchetto di immobili individuato da Renato Soru e dai suoi collaboratori come possibile permuta e compenso per l’addio al progetto di edificazione del colle punico. Ci sono gli edifici dell’ex Ersat in viale Monastir, l’area militare frontemare che si trova fra viale Colombo e Su Siccu, l’ex quadrilatero di caserme Ederle a Calamosca e l’ex Enalc hotel, oggi sede dell’assessorato regionale al lavoro. A questi edifici la Regione aggiungerebbe un conguaglio di quindici milioni di euro, destinato a coprire la differenza di valore presunta fra i due compendi e i costi affrontati finora dal gruppo Cualbu nell’arco di quasi vent’anni, fino alla fase di realizzazione del progetto entrata nel vivo quest’anno e più volte bloccata dalle iniziative di contrasto giudiziario avviate dalla Regione. La lettera con l’offerta è arrivata soltanto l’altro ieri agli uffici di Coimpresa ed è attualmente all’esame degli imprenditori e dei loro consulenti. Di certo rappresenta il primo reale tentativo messo in atto da Soru di chiudere il fronte giudiziario – c’è un nuovo ricorso al Consiglio di Stato in fase di elaborazione da parte dei legali – e di aprire un canale di comunicazione con la controparte privata. Al di là dei contenuti e della validità della proposta l’iniziativa segna un punto di svolta nei rapporti tra l’amministrazione regionale e l’imprenditore, forse anche il punto di partenza per una soluzione condivisa del caso Tuvixeddu. E’ curioso osservare come le due parti in causa siano state costrette a dialogare, spinte da fattori opposti ed entrambe in posizione di forza e di debolezza contemporaneamente. La Regione ha avuto ed ha dalla sua il potenziale di autorità istituzionale per governare il sito di Tuvixeddu come bene culturale pubblico ma ha perso il confronto giudiziario in ogni sede e in ogni grado di giudizio. Nuova Iniziative Coimpresa ha in mano il diritto di proprietà sull’area, una sequenza ininterrotta di sentenze favorevoli e l’appoggio del comune di Cagliari, ma si trova davanti a un’onda di dissenso sollevata dalla stessa Regione e prima ancora da intellettuali, ecologisti e parte dell’informazione che negli ultimi mesi ha trovato una sponda forte nella direzione regionale dei beni culturali e in una delle due sovrintendenze. Chiaro che in una situazione così complessa la via dell’accordo sollecitata dal ministro sia la più ragionevole per entrambi: Tuvixeddu è ormai un caso nazionale, Italia Nostra la inserito l’area della necropoli punica cagliaritana fra i siti minacciati dalla distruzione. Come dire: i tempi sembrano maturi perchè siano rispettate le due esigenze contrapposte, quella dei cittadini che non intendono perdere un bene culturale di immenso valore e l’altra, altrettanto legittima, dell’impresa privata che ha investito sull’area dei colli ed è stata autorizzata a costruirvi dopo aver ceduto la gran parte della superficie. Ora si tratta di capire se il negoziato aperto con la lettera ufficiale della Regione e con la risposta del gruppo Cualbu – di cui riferiamo nell’altro servizio – resterà a uno stadio embrionale o andrà avanti su tempi tecnici ragionevoli. Bondi ha dettato tempi rapidi, Soru ha fretta di chiudere in vista delle elezioni regionali del 2009, il solo che potrebbe non avere premura di arrivare alla firma di un accordo è Gualtiero Cualbu, forte di un diritto passato indenne attraverso cinque recentissimi giudizi amministrativi. Resta poi in piedi l’iniziativa della Regione lanciata in sede di comitato di vigilanza sull’accordo di programma del 1999: un sondaggio geodiagnostico del territorio dei colli, un lavoro mai fatto finora che potrebbe riservare clamorose sorprese.

    IL COSTRUTTORE. «Ormai siamo obbligati a vendere». Cualbu: «Ma non regaliamo, le condizioni non possono essere queste».
    CAGLIARI. La lettera con la proposta di scambio è arrivata avantieri negli uffici di Coimpresa, la risposta indirizzata alla Regione è già partita. Ma il senso di questa nuova fase del confronto su Tuvixeddu è tutto in un’affermazione di Giuseppe Cualbu, amministratore dell’impresa immobiliare: «Ormai siamo obbligati a vendere».
    – Perchè obbligati? Le sentenze vi hanno dato ragione…
    «Perchè abbiamo una controparte forte, una controparte che ha un grande potere. Ma vendere non significa regalare».
    – Allora spieghi, ingegnere. Il problema è soltanto la contropartita?
    «Mi dispiace che questo aspetto non venga compreso… a Tuvixeddu ci sono vent’anni del nostro impegno, investimenti, costi, persone che lavorano. Abbiamo il diritto di andare avanti col nostro progetto, a confermarlo sono arrivate le decisioni dei giudici…».
    – La fase dei giudici però sembra finalmente superata.
    «Forse, ma va ricordato che fino ad oggi siamo andati in tribunale solo perchè la Regione ci ha attaccato con atti illegittimi. Abbiamo difeso il nostro lavoro, nient’altro. Ci hanno trascinato davanti ai giudici e molte persone, soprattutto politici, hanno approfittato di questa vicenda per farsi una grande pubblicità».
    – L’offerta della Regione però ha l’aria di essere una sorta di resa.
    «Riconosco che si tratta di un passo avanti, questo sì. C’è finalmente una lettera, uno scritto. E malgrado tutto noi siamo qui a valutare quest’offerta. Ma non può bastare».
    – Qual è stata la vostra risposta?
    «Abbiamo risposto che qualsiasi proposta deve partire dal riconoscimento del lavoro svolto fino ad oggi e dal riconoscimento dei diritti acquisiti e riconfermati dalle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato. Se la Regione ha realmente intenzione di portare avanti un’ipotesi di transazione deve muoversi all’interno di queste condizioni».
    – Quindi il pacchetto ipotizzato da Soru non è sufficiente?
    «Non è ancora una base giusta per aprire la discussione. C’è bisogno di uno sforzo ulteriore, che corrisponda al valore reale delle aree in gioco. Ma lo confermo: da parte nostra c’è la piena disponibilità ad ascoltare».
    – C’è qualcosa di interessante nell’offerta della Regione? L’Enalc hotel si trova a due passi dal vostro T-Hotel, la caserma di Calamosca potrebbe diventare uno splendido resort sul mare, l’area di Su Siccu è indicata nel piano regolatore del porto come sede possibile di attività commerciali e turistiche…
    «Per l’Enalc sono state fatte tre aste pubbliche, andate deserte. Sul resto stiamo valutando, è presto per esprimersi. Ma l’abbiamo detto e scritto: non basta».
    – La via giudiziaria però è problematica anche per voi, Soru non sembra tipo da desistere. C’è già un nuovo ricorso in cottura, due nullaosta annullati con decreto dell’ex sovrintendente Martino, altre iniziative di contrasto al vostro progetto potrebbero arrivare ancora dagli uffici statali. Non si può costruire contro tutti…
    – Noi andiamo avanti, non possiamo fare diversamente. Vorrei che si capisse bene la nostra posizione, è impossibile fermarci. Ci sono vent’anni di lavoro in quel progetto, come potremmo regalare il nostro lavoro? Come si può chiedere a un imprenditore privato di mollare tutto senza un’adeguata contropartita?
    – Andrete avanti anche con la causa per il risarcimento?
    «Il ricorso è in fase di predisposizione, ci rivolgeremo direttamente al Tar perchè i tempi rispetto al giudice civile sono molto più rapidi. Fino a questo momento ci sono danni valutabili nell’ordine delle decine di milioni di euro. Noi andiamo avanti per la nostra strada, è inevitabile. Ma ascoltiamo e aspettiamo proposte che tengano conto della realtà».
    – Quindi se arriverà un’offerta accettabile?
    «Disponibili a valutare. Altri impegni non possiamo prenderne». (m.l)

  21. ZunkBuster says:

    Ottimo intervento di Stefano Deliperi riportato dal sito del professor Pubusa. A prescindersi dalle cose su cui esistono differenti visioni con la dott.ssa Morittu e con Giorgio Todde, puntualizza come d’ora in poi la gestione dell’intera vicenda debba essere pienamente trasparente, non trattata a livello di “secretaire”.

    http://www.democraziaoggi.it/?p=2355

    E’ questo un altro punto debole, se non il principale, del modo in cui Zedda e la giunta hanno affrontato la “vexata quaestio”. E bisogna dare atto comunque sia a Biolchini, sia al professor Pubusa, sia ad altre voci dell’intellettualità cittadina non sospette di “sorismo” (tra tutti il professor Marco Pitzalis, con una coerente storia giovanile di impegno ambientalista) di averlo sollevato.

    • Stefano reloaded says:

      Penso che il testo di Deliperi sia solo quello in corsivo tra virgolette, citato e usato come risposta dal Prof. Pubusa.
      Il resto del testo è dello stesso Prof. Pubusa.

      • ZunkBuster says:

        Pardon, è vero. Peccato perché Deliperi l’avrebbe potuto far notare anche lui come ha fatto anche il buon Biolchini.
        Litiga litiga qualcosa ne uscirà, personalmente sono stupefatto positivamente dall’atteggiamento del Sig. Antonio Dettori, che credevo essere avvocato o esperto del settore e invece è parte in causa e sta trattando la questione con incredibile equilibrio: con tutti i soldi che si sono in ballo è merce rara.
        Resta il problema dell’atteggiamento poco trasparente dell’Amministrazione, anche se sorge il dubbio che la segretezza sia stata in qualche modo richiesta dalle parti private, come si conviene a una trattativa delicata. Tuttavia, anche se alcuni privati sono stati gravemente danneggiati dalla dabbenaggine di passate amministrazioni (vedasi via Castelli), c’è in ballo anche l’interesse pubblico; e forse avremmo diritto a un minimo di “evidenza pubblica”.

    • Antonio Dettori says:

      No…questa è roba vecchissima, in questa faccenda esce qualcosa di nuovo ogni 20 giorni

    • Antonio Dettori says:

      Scusa Zunk…l’intervento che hai postato ti dà la dimensione della questione dal punto di vista del “casino” che si è creato negli anni…..è un’articolo datato, ma la situazione con Coimpresa non è cambiata e si infittisce creando un problema parallelo alla questione principale che solitamente si discute…

  22. vitobiolchini says:

    Post Scriptum
    La Nuova, la solita cagnara su Sardegna Democratica, La Repubblica, L’Unità: ma non è che c’è in atto un tentativo, neanche tanto mascherato, dir far credere all’opinione pubblica sarda e italiana che l’unico vero difensore delle bellezze naturali, dei monumenti e del paesaggio della nostra isola sia l’Innominabile? Che tutti gli altri politici siano corrotti e solo il ritorno dell’Innominabile ci salverà dal cemento? Così, giusto per capire.

    • ZunkBuster says:

      Si … e la solita storia delle 3M … un po’ schematica anche per me. Però caro Biolchini, forse al dibattito complessivo, non su Tuvix ma sull’assetto dei suoli a Chiagliari, manca tra le tante M una C. Indovini quale.

    • Antonio Dettori says:

      …….CENTRO….lo scorso dicembre, Vito, ti ho spedito il pdf della riunione dell’organo di vigilanza datato 5 settembre 2011 con tutti gli interventi delle parti in causa…..

      • vitobiolchini says:

        Sì sì, al momento opportuno lo pubblicherò 🙂

      • Cosa è quel sorriso malefico?

        Dillo che stai facendo a gara con te stesso per battere il record dei post!

        Altro che tentativi neanche tanto mascherati, esti propriu de aicci!

        Saluti.

      • Stefano reloaded says:

        Il ritorno degli “OMISSIS”? 🙂

      • Antonio Dettori says:

        ….ti ho sottolineato nella mail alcuni passaggi interessanti, quando vuoi tirala fuori…..

  23. Addetto says:

    Fare il punto sulla questione Tuvixeddu spetta, ovviamente ai Giudici. Ma un’opinione in proprio non è certo vietata, purché sostenuta da conoscenze che molti degli intervenuti hanno dimostrato di possedere.
    L’impostazione conclusiva decisa dal tenutario è divertente ma non sta proprio in piedi e spinge la discussione verso una direzione sgradevole.

    Ecco dunque alcuni quesiti concreti:

    1)Nel versante opposto a via Is Maglias, in viale Sant’Avendrace, l’area nella quale edificò i suoi contestati palazzi il costruttore Bruno Cadeddu (una fetta allungata ai piedi del costone) venne valutata 1 miliardo di lire . Perché le aree del versante di via Is Maglias (quelle di Cualbu e Sotgiu) vennero valutate ben 43 volte di più (tra l’altro in una transazione e non in una vendita a prezzi di mercato) ?
    43 miliardi di lire pubbliche che uscirono dalle casse comunali.
    Per questo è fondamentale conoscere la reale estensione di quei terreni.

    2)Il Parco (urbano e archeologico) è terreno inedificabile e dovrebbe essere pagato a prezzo di terreno agricolo o giù di lì. Un costo sicuramente alla portata del nostro Comune. E sarebbe previsto, naturalmente, l’esproprio con il pagamento di una cifra equa per la riconosciuta importanza e pubblica utilità. Questo fanno le Pubbliche Amministrazioni attente al Bene Comune. Inoltre Regione e Mibac potrebbero partecipare all’acquisizione.

    3)Dobbiamo sapere – è utile alla trasparenza degli atti e non a fare i conti in tasca alla famiglia Sotgiu e all’ingegner Cualbu al quale auguriamo prosperità per lui, per l’impresa che dirige e per chi vi lavora – la reale estensione delle aree e comprendere a quale prezzo vennero pagate per comprendere se quei terreni vennero congruamente pagati.
    Chè se così fosse nulla sarebbe dovuto all’impresa e ai Sotgiu.
    Questo è un presupposto essenziale per una discussione e per ogni trattativa.

    4) L’impresa ricevette, in sedi di Accordo di Programma, un premio di cubatura di 161.000 metri cubi (oltre ai 110.000 già autorizzati) che si rese necessario perché non c’erano più metri cubi previsti dal PUC in quell’area. Quindi 271.000 metri cubi di Coimpresa ( oltre i 120.000 di Servizi che sommati ai 271.000 fanno circa 400.000 metri cubi scaricati sui due colli.

    4)Il Comune ha dunque i mezzi, questo è emerso dalla discussione anche in altri siti, per trattare, sì, ma da una posizione di forza se si considerano anche i numerosi altri argomenti riportati nei vari post.

    Personalmente ritengo esaurita la discussione, salvo voler ripetere eternamente la stessa solfa. Di complotti non mi occupo.

    Saluti cordiali e grazie, sia per la discussione a tratti interessante che per l’ospitalità nel blog.

    • Antonio Dettori says:

      Caro Addetto, se mi permetti, cerco di risponderti sulla base delle mie conoscenze, poi valuti tu.
      Seguo i tuoi punti:

      1) La cifra di 43 miliardi è data non dal solo valore dell’area, ma dall’ammontare del debito contratto dal comune e la regione per l’esproprio irregolare della zona di via castelli su una superfice illegittimamente occupata di 52000 mq, alla superfice occupata ha molto inciso la tempistica della giustizia, 10 anni tra Tar e consiglio di stato con definitiva sentenza del 1992 ulteriori 8 anni prima di arrivare ad una transazione sul debito inserita come clausala alla realizzazione dell’accordo stesso.
      Tra more interessi e spese legali,l’ex assessore all’urbanistica di allora (Emanuela Abis) e i tecnici del comune calcolarono un debito di 63/65 miliardi di vecchie lire….dunque una rivalutazione esattamente come quella che il comune sta pagando in questo periodo per espropri irregolari a Monte Urpinu….nel 1985 il danno in quell’area era di 1 miliardo di vecchie lire ma la velocità decisionale dei nostri politici oggi costa alle casse comunali circa 8 milioni.

      2)Se il parco urbano è inedificabile ci sono due opinioni ben differenti, certamente il progetto NON prevede di colare cemento sulla necropoli ma sull’area di Tuvumannu (già edificata dal comune da cui trae anche lucro da affitti bassi, ma sempre un guadagno ne trae).
      Il problema è che l’area risulta per contratto essere edificabile e così inserita nel puc di cui l’accordo di programma fa parte, ora senza discutere se o meno dovesse essere edificabile o meno un’area come quella di tuvumannu, già edificata e spianata nel corso degli anni dalla Italcementi (un tempo l’area arrivava al bordo di via goito e li vi rendete conto della spianata), il comune avrebbe realizzato quella che apparentemente PARE essere una truffa,(prima edificabile, poi no, poi si)….immaginiamo le conseguenze legali (di cui il comune è in piena coscienza)

      3) Nessuna area è stata pagata o comprata da comune o regione, la cifra transata riguarda SOLO l’esproprio di via castelli, mentre, la rimanenza dell’area è regolarmente rimasta di proprietà dei privati nelle quote di 10/12 per Coimpresa e 2/12 per Sotgiu.
      le aree in epoca tra Coimpresa e sotgiu erano indivise, sucessivamente identificate e separate tramite atto notarile (notaio Tardiola) nel 2003

      4) Non sono a conoscenza di premi di cubatura a coimpresa, il progetto prevede l’edificazione sui terreni di coimpresa (10/12) e Sotgiu (2/12) rimasti di proprietà dopo l’esproprio più altre aree di privati sul versante di via Is Maglias

      5) Il comune non ha i mezzi per accollarsi il problema, se l’accordo cade si riapre il contenzioso sull’esproprio (transato ma vincolato alla realizzazione dell’intero accordo), una volta saldato l’esproprio (condanna del consiglio di stato del 1992 passata in giudicato) il comune NON diventa proprietario delle aree che deve acquistare a parte ( oggi sono edificabili da un accordo ancora in piedi e con un vincolo, nuovo spazio ai giudici per vedere dove sta l’eventuale truffa).

      Certo si potrebbe trattare, ma ad oggi, a parte la seduta dell’organo di vigilanza del 5 settembre 2011, di cui il sindaco in carica è presidente per accordo, NON esiste nessun dialogo con comune o regione, NON sono stati avviati tavoli di discussione e NON esistono proposte, DUNQUE tempi biblici ed ulteriore sperpero di denaro pubblico pur di non trovare una soluzione

      • Realista says:

        Gentile Dettori, replico alla Sua giusto per una considerazione circa i contenuti dei botta e risposta in questo luogo di discussione. Qualche giorno fa, dopo alcune schermaglie con un consueto frequentatore di questo blog (ZB), ho abbandonato la polemica ed ho postato un commento dove, con impegno, ho inanellato una serie di argomentazioni nelle quali, per chi come me ritiene di conoscere abbastanza nel dettaglio l’Accordo di Programma e i suoi probabili effetti sul territorio, per continuare a discutere si sarebbe dovuto accettare il merito di questi argomenti.
        Bene, nessuna risposta è arrivata, sa perchè? Perchè ad entrare nel merito di argomentazioni serie, quali sono quelle che posso aver rappresentato nel mio post (a proposito, era inserito nell’argomento <> datato 9/02/2012, in risposta a ZB dello 08/02/2012) ho capito che l’interesse di alcuni pseudo autorevoli opinion maker che scrivono qui, viene meno in casi come questo.
        Nel Suo post, in modo chiaro ed arguto, Lei descrive una serie di ulteriori (ed ancora più interessanti) argomenti che tutto dicono fuorchè che la vicenda sia finita in maniera scontata, con un esito scontato, e che niente ci sia da dire oltre a mettere una pietra tombale sulla discussione. É chiaro che non è così, sarebbe stato auspicabile che i tenaci oppositori dell’AdP Vi (mi…) avessero degnato di una risposta su argomentazioni ineludibili come queste, ma ad occhio e croce, gli argomenti scomodi non piacciono a questi signori.
        Tenga duro Dettori, non solo Vito ha apprezzato il suo intervento e la chiarezza della sua esposizione

      • Antonio Dettori says:

        Caro realista, io tengo ovviamente duro, la mia famiglia è 30 anni che lo fa e sono pronto a proseguire per i prossimi 30 anni……ma se ci fermiamo a riflettere un momento, prendendo in considerazione il fatto che il comune e la regione sembrano piangersi addosso per il passato (e Vito lo sa dal resoconto dell’organo di vigilanza del settembre 2011) a cui hanno tentato maldestramente di mettere una pietra sopra con l’accordo di programma (generando altri danni), c’è qualcuno che può immaginarsi come sia complicato uscirne fuori nei prossimi anni?

  24. sharden says:

    Ma dov’erano i vari Todde & C. quando sono stati realizzati i bei palazzoni di via Monte Grappa e via Codroipo? Ah dimenticavo quella era edilizia popolare e quindi va bene ovunque. Dove sono i fondi per rendere fruibile il colle? Finiamola con queste posizioni da talebani, se Zedda vuole il dialogo dimostra intelligenza e lungimiranza.

    • ZunkBuster says:

      Talebani? Ma ita pugnolada ses narendi? Forse non tutti sanno che i cosiddetti “moderati” quando si tratta di principi sanno dare lezioni ai cosiddetti “estremisti”, specie agli incendiari che rapidamente diventano pompieri. Ricordate Alcide De Gasperi quando stoppò i disegni vaticani di una santa alleanza DC-Monarchici-MSI in funzione anticomunista? O il da poco scomparso Oscar Luigi Scalfaro a cui tanto dobbiamo se il berlusconismo è stato quanto meno frenato? Che razza di modo puerile di gettare il discredito su chi non la pensa come noi …. accabeidda po prexeri!!!!

  25. Gentile Biolchini,
    non arrivo a definire banale il Suo post (tutt’altro), tuttavia mi lascia perplesso.

    Cito: “Giorgio Todde e Italia Nostra di Zedda si fidano? Secondo me no. E questo è il vero punto”
    Direi di no: il punto non è una questione di fiducia e tutto il marasma creato da Todde (che incassa un bel po’ di visibilità, utile anche quando si dimostrerà che aveva torto e questo Lei l’ha capito per tempo) ha tutt’altre origini.
    La prima, la necessità di rafforzare la propria rendita di posizione (e Mossad l’ha spiegato benissimo quando parlava di metaforici ‘fortini’).
    La seconda (a mio avviso in ordine di importanza per Todde) la necessità di una parte politica (che non è ‘solamente’ Soru, come adombra lei, ma è ‘anche’ Soru) di marcare una differenza con SEL. Faccio notare che ciò avviene (comprensibilmente) laddove SEL ha mostrato maggiore appeal nella sinistra rispetto ad altre componenti (PD in testa). Dimentichiamo, ad esempio, i sommovimenti di Milano?

    Massimo Zedda preoccupa, ecco ‘un’ punto (perché in politica le cose non sono mai lineari); preoccupa la popolarità e forse (con una punta di masochismo) la capacità di soluzione dei problemi (non è vero che in otto mesi non abbia fatto nulla, questa è davvero una sciocchezza!). Da cui, quando sia possibile adoperare un tema mediaticamente forte come Tuvixeddu per portare acqua al proprio piccolo mulino – e al contempo ridurre l’appeal di un personaggio politico – ecco apparire una polemica chiaramente strumentale, per quanto venata di buone ragioni.
    Se posso fare il cattivo, a parti invertite sarebbe stato lo stesso, SEL avrebbe trovato buone ragioni per mettersi in luce. Le legislatura passa e Zedda è ‘davvero’ diverso dal passato, dunque c’è il pericolo di ritrovarsi in ombra.

    Colgo l’occasione per una considerazione su Pubusa. Che sia un ottimo avvocato suppongo sia condiviso da tutti (coloro che l’hanno visto all’opera. Mi raccomando: lo dico con enorme rispetto e senza alcuna ironia, mi sia permesso di specificarlo!). La capacità di analisi politica della realtà, come dimostra proprio l’ottimo (dal punto di vista tecnico) intervento che Lei cita ampiamente, la definirei invece inversamente proporzionale alla precedente bravura come avvocato. A meno che il pervicace rifiuto di parlare dei punti (politici) salienti delle vicende non sia un calcolo politico. Se così fosse, il Pubusa è al di fuori della mia portata (e anche di tanti altri poveri caproni come me).

    Cordialmente,

  26. Alberto Soi says:

    La pompa protonica risolverà tutto!

  27. Roby59 says:

    Vito “l’innominabile” era un altro Presidente degli anni 50 anche lui intransigente. Dice Pubusa “… una permuta con Cualbu potrebbe essere una via di ragionevole compromesso…” già Soru aveva proposto e in parte iniziato una azione volta ad acquisire Tuvixeddu con un’azione di questo tipo non so come sia evoluta. Il palazzo di via Dante dato in permuta con quello in costruzione in viale Sant’Avendrace (ingresso del futuro parco), di un’altro costruttore, è ancora valido?.
    Cordialmente

    • Roby purtroppo è ancora valido. Vai in via Dante e chiedi alle coppie adulte che ci abitano, alle quali nessuno ha offerto il diritto di prelazione e che rischiano di dover accendere un mutuo a 50 anni per pagarsi casa..

      • Antonio Dettori says:

        ….pensate che la ditta di cui si parla NON ha siglato e partecipato agli accordi di programma del 2000…….e non ne fa parte in questo progetto

      • Si tratta di Puddu..

      • Antonio Dettori says:

        Non ricordo con esattezza chi sia, il suo intervento era a ridosso del liceo classico Siotto, ma l’impresa che “beneficiò” di una trattativa NON FA PARTE DELL’ACCORDO DI PROGRAMMA….so che l’impresa ebbe la cessione di un palazzo in via dante in cambio dell’area in S.Avendrace, ma il palazzo in questione non poteva essere ceduto perchè cessione di privati alla regione sardegna in cambio che la stessa regione godesse del bene senza mai cederlo o rivenderlo

      • O forse Cocco..

  28. Senza il Ppr oggi non saremmo qua a discutere e Tuvixeddu sarebbe un’uniforme tappeto di cemento insieme a Tuvumannu. Inoltre la banalizzazione proposta dal tenutario del blog mi pare un modo un poco goliardico di discutere. E infatti le cose non sono e non vanno così. Ma neppure mi pare che ci siano due partiti. Ho l’impressione che semplicemente si voglia arrivare, e sarebbe ora, a conoscere le verità sul caso Tuvix e ad una soluzione che tuteli integralmente il colle, Tuvumannu compreso. Alla tutela dell’impresa si deve ovviamente pensare, ma una cosa è discutere convinti che gli si deve mezza città e una cosa è accordarsi per un indennizzo (che non è un risarcimento). Questo è l’obiettivo: la tutela del colle e l’indennizzo. Il Parco attuale è terreno inedificabile, vale pochissimo e può essere acquisito dal Comune con assai piccolo sforzo. La delibera andava da un’altra parte, era ed è ampiamente modificabile. Lo spero vivamente. Buona giornata.

    • Sovjet says:

      La leggo sempre con attenzione, però non mi pare di aver riscontrato alcuna “banalizzazione” da parte del “tenutario” (termine, diciamo, poco gentile, spesso utilizzato per le maîtresse) del blog. A meno che il riferimento a tal “Innominabile” fatta a fine post non infici anche quanto detto in precedenza…

      • vitobiolchini says:

        Il termine “tenutario” è stato introdotto per la prima volta proprio dal tenutario stesso. Dunque tutti sono autorizzati ad utilizzarlo. 🙂

      • senzasenzo says:

        Ciao,

        secondo me l’ultima frase del Post relativa all’Innominabile (che tra l’altro condivido) ha però sviato dall’argomento vero, ovvero se la posizione di Italia Nostra è minoritatia rispetto ad altre posizioni legittime di “ambientalisti”.

      • vitobiolchini says:

        Ok, ora la tolgo e la trasformo in commento!

  29. accasioneri says:

    Csss, o sior Biolchini, un esempio mirabolante di analisi ghettada a pari! cioè, mi faccia capire: se Fantola azzarda il murigo con la maggioranza, o se si proclama in sintonia col sindigo, la colpa è di Todde?
    se i giornali attaccano la giunta la colpa è di soru?
    cerco di interpretare il suo pensiero e avanzo una possibile soluzione: todde stia zitto, e i giornali soriani (?!) antizeddiani (??) seguano a ruota, che il loro piangere fa male al re, al ricco e al cardinale!

  30. ZunkBuster says:

    Ok non riesco a mantenere la promessa … analisi molto puntuale, egregio Biolchini, solo che manca un elemento.
    E’ vero che forse tra le righe degli interventi della dottoressa Morittu si legge qualche eccesso (ad esempio, si adombra la possibilità che il tritolo possa essere la sorte dei palazzoni già realizzati da Cualbu: mi piacerebbe fosse così, ma mica è facile …), ed è altrettanto vero che nelle sedi legali, stragiudiziali o alla peggio giudiziarie, con Cualbu in qualche modo si deve trattare. I terreni sono suoi, e stando ad ogni legge nazionale od internazionale applicabile, ha diritto quanto meno a un indennizzo. Mi piacerebbe che ci fosse la dittatura del proletariato e si potesse semplicemente fare un esproprio, purtroppo non è così, e del resto Coimpresa è esposta parecchio in questo affare, poniamoci anche il problema degli operai che se ne andrebbero a spasso se le banche creditrici di Cualbu dovessero trarre qualche conclusione affrettata.
    Che si debba trattare l’abbiamo presente tutti, il problema, molto semplice, è con quali carte ci si siede al tavolo di gioco. Secondo la dottoressa Morittu, le carte migliori sono in mano all’Amministrazione, per cui non si deve giocare al ribasso o al disfattismo giudiziario, e condivido questa impostazione. Secondo altri non si deve rischiare. Il tutto va comunque visto al netto di una diffusa campagna di disinformazione che tende a ingigantire le possibili ragioni di Cualbu rispetto a quelle che può effettivamente vantare.
    Il resto sono valutazioni politiche. Il Comune può accettare di sedersi a tavola con i bari (dove le “carte truccate” lo sono soprattutto a causa di una disinformazione che ha permeato e soggiogato anche qualche intelligenza di sinistra?), oppure deve continuare a rialzare? Può trattare la questione in via meramente amministrativa e privatistica, manco si trattasse della sanatoria di un chioschetto sul Poetto, oppure deve tenere alta la bandiera di quella “tutela integrale” che ancora Zedda dice di voler perseguire (ma le parole sono una cosa, le delibere un’altra) anche coinvolgendo e mobilitando la cittadinanza?
    Questo è il nodo fondamentale, e qui Zedda non convince.
    Per il resto non mi meraviglierei delle discordie in casa ambientalista: quanto a litigi fanno invidia al PD.
    Chiudendo, non penso proprio che dietro questo gigantesco complotto, che complotto non è ma semplicemente laicità e indipendenza di giudizio da parte anche di persone che sono tutt’altro che “soriane”, ci sia la volontà di restaurare la figura salvifica dell’Innominabile. Se non altro, a differenza di altri, costui ha ben presente che finché ha pendenze giudiziarie non può credibilmente ripresentarsi come il salvatore della patria. E poi di grazia: se l’attacco fosse davvero “soriano” (hmmm … anche da parte della Nuova adesso? Mah …) quali sono i vincoli di sangue di Todde e della Morittu con Soru? Non sarebbe stato atteso casomai un intervento di Maria Antonietta Mongiu o simili?

    • Sovjet says:

      Per quello che può valere, concordo. Valutazione precisa degli indennizzi sul valore commerciale reale del bene, ci sarà pure qualcuno in grado di periziare in modo serio. Attenzione a non lasciare i lavoratori sulla strada. Mi sembra che anche nelle permute pensate da Soru ci fosse un ricarico per l’impresa leggermente esagerato. Ma non sono un tecnico e la mia è solo un’impressione. Ma visto che su questo blog scrivono anche persone con competenze specifiche, sarei curioso di sapere cosa ne pensano.
      Rispetto al “complotto”, ho già detto. Poi c’è chi si pone con laicità e indipendenza e chi ci mette un po’ di strumentalità. Come quasi sempre nella vita.

      • Franco says:

        La Mongiu ha parlato. Sotto falso nome nel sito di Sardegna Democratica. Come sempre 😀

  31. una lettura realistica su quanto sta accandendo, complimenti vito.

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