Cultura / Sardegna

Lingua sarda, la Regione replica a Mastino: “Ora ci criticate ma l’Università di Sassari aveva dato l’ok al Piano! Inoltre, coi nostri soldi facciamo quello che ci pare”

Le chiacchiere stanno a zero, tra istituzioni a parlare sono gli atti. Per cui leggetevi la lettera inviata dal presidente della Commissione Cultura del Consiglio regionale, Attilio Dedoni, al rettore dell’Università di Sassari Attilio Mastino, e per conoscenza all’assessore regionale alla Cultura, Sergio Milia. Il tema è quello delle osservazioni avanzate dall’Università turritana al Piano Triennale della Lingua, sfociate poi in una polemica sull’uso e l’insegnamento della lingua sarda.

In sintesi, cosa dice la lettera di Dedoni? Innanzitutto che il rappresentante dell’Università di Sassari all’interno dell’Osservatorio aveva dato il proprio parere favorevole al Piano. Poi che l’Università di Sassari (al contrario di quella di Cagliari) non ha avanzato nessuna osservazione allo stesso. Che tirare in ballo la Lsc (Limba Sarda Comuna) non ha proprio senso. Che il Piano è stato redatto seguendo un preciso percorso di condivisione tra istituzioni. Che la Legge 26 tutela anche il gallurese, il sassarese e il tabarchino, ma che la legge nazionale 482 riconosce come minoranza linguistica isolana solo il catalano (questione paradossale che Dedoni conosce e che si impegna comunque ad affrontare). Che il Piano Triennale non limita l’azione delle Università e la loro libertà di insegnamento. Che l’Università di Sassari (a differenza di quella di Cagliari) non ha presentato alcun progetto di ricerca. Che il Piano mira a coinvolgere anche le associazioni che si occupano di lingua sarda, non solo le università. Ma soprattutto la lettera di Dedoni dice che la Regione è libera di tutelare e valorizzare la lingua sarda come meglio crede e, a tal fine, è soprattutto libera di usare i suoi soldi come meglio gli aggrada.

Infine, Dedoni difende il professor Michele Contini, responsabile del progetto dell’Atlante Linguistico Multimediale della Sardegna.

Fine del riassunto.

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27 Comments

  1. Signalo cust’àtera litera de Dedoni a Mastino, chi penso serbat a acrarare de prus sa chistione:

    http://bolognesu.files.wordpress.com/2011/08/lettera2.pdf

  2. Un’altra chicca dal sito di Maninchedda che ci aiuta a capire la qualità delle politiche linguistiche della RAS e il perché dell’attacco all’università di Sassari e a chiunque cerchi di disturbare certi manovratori: Scrive Antonio Satta-Tola: «È pur vero che la LSC è nata come lingua “in uscita” della Regione Sardegna e non solo per gli atti amministrativi ma per tutte le comunicazioni istituzionali dalla Regione. Quindi affermare che il suo uso è solo amministrativo è limitativo rispetto al vero scopo della sua nascita. È però altrettanto vero che, purtroppo direi, c’è un gruppo di persone che fa capo all’Ufficio Regionale della lingua Sarda che sta proponendo questa norma come standard scritto anche per l’insegnamento e questo va oltre le dichiarazioni che furono fatte nell’atto della nascita della LSC. La dimostrazione di questo la si può ricavare dall’uso che si fa della LSC per la valutazione sulla competenza linguistica che viene richiesta nei curricola europei. In questa valutazione chi non ha competenza nella LSC, cioè prevalentemente i parlanti di area campidanese, viene valutato come uno che non ha competenze sulla lingua Sarda. Quindi, di fatto, la LSC non viene utilizzata solo ed esclusivamente per i documenti in uscita dalla regione ma anche per valutare la competenza linguistica del parlante ed è proprio questo che fa nascere i problemi alle persone che conoscono la macrovarietà campidanese. Questo significa fare uso improprio ed ingannevole della LSC da parte dell’Ufficio Regionale della lingua Sarda. Se vogliamo analizzare bene la LSC questa è un miscuglio tra macrovarietà logudorese e, in minima parte, dialetto Laconese, ciò il dialetto dell’ex Direttore dell’Ufficio Regionale per la Lingua Sarda.»

  3. Limbudu says:

    Caru Dino Manca, Vucinic pro narrer su chi narat, tenet bisonzu de unu bonu apporridore e duncas lassa perdere sa Cina, torra in custa isventurada terra e torra gratzias a su simpaticu “motore immobile” de totu custa cuntierra.

    • Aldino says:

      “custa isventurada terra”…..hai la fortuna di saper scrivere in Sardo. E siete in pochi…..perchè sprechi le parole a lamentarti? Ma che sventurata terra! Ma che? Ma dove? E’ una terra fantastica la nostra, una terra che la sventura non l’ha mai conosciuta. Dobbiamo solo accorgercene!

    • Dino Manca says:

      Gentile “Limbudu” (un nome un programma, mi complimento per l’avvertita coscienza di sé e l’autoironia che ha maturato negli anni), Lei crede davvero che tutto dipenda dal “caffè”? È davvero questo il problema? No è forse anche questo un indecoroso metodo per screditare gli interlocutori, semplicemente perché non si hanno argomenti? Ma perché, mi chiedo e Le chiedo, quando si parla di Sardegna siamo tutti così reattivi, velenosi, limbudos e limbudazzos? Perché, come ha scritto Dessì, ci dividiamo sempre in «olivi» e in «olivastri»? Perché, parafrasando Sergio Atzeni, noi Sardi siamo «armati l’uno contro l’altro come granchi in una cesta… […] Gatti, pecore, qualche lupo, ma cristiani di senno non ve n’è uno…»? Forse perché, ragiono, almeno a partire dall’età dei Giudicati in poi non abbiamo mai più avuto senso della Stato, delle istituzioni, della nostra missione storica e perciò della misura, della nostra specificità e della possibilità che questa si traducesse in autodeterminazione e autogoverno? Forse tutto ciò ha rafforzato nei secoli la nostra incapacità di formare gruppi dirigenti all’altezza delle questioni e delle sfide che hanno attraversato e che attendono questa isola-nazione. Soffriamo, come tanti popoli colonizzati, soprattutto del complesso di inferiorità di essere ingrati, invidiosi e severi tra e con noi stessi e oltremodo generosi, servizievoli e clementi con gli altri. Qualche amico cagliaritano mi invita ad essere più realista e a non scomodare, in questo caso, le categorie della Storia e della Politica, quanto quelle della Morale, pubblica e privata. Tutto ruoterebbe, secondo lui, intorno al potere e al denaro, alla vil moneta. Infatti, il non aver coinvolto i ben noti «professionisti della sardistica» ha evidentemente contrariato qualcuno, mosso da ragioni assai meno nobili rispetto a quelle più su evocate. Ci dobbiamo credere? Io non voglio crederci. È, come già scritto, tuttavia inammissibile che esista un comitato di censori che ponga il “becco” e il veto su questioni di contenuto metodologico e didattico, rispetto a un comitato scientifico nominato da un Senato accademico. Caro Limbudu, Lei sa bene chi siamo, da che scuola veniamo e soprattutto quale idea complessa, ma radicata e convinta di Sardegna ci muova. Perciò abbiamo maturato una risposta forte. Vogliono questa Sardegna? Vogliono la demagogia parolaia e fumosa? Vogliono i «professionisti della sardistica»? Vogliono «l’indipendentismo con l’interruttore»? Prego, che si accomodino. Se questi sono gli interlocutori, pregherò per Voi e per l’opera ardimentosa che continuerete a compiere. Chi Deus bos assistat. Per concludere mi permetta, però e con spirito di amicizia, di dedicarLe una poesia di un poeta sardo che amo: Predu Mura. Una poesia carica di speranza, contro l’odio e la vendetta, per una Sardegna nuova, pro chi colet ridende su beranu: «Tristas che notte / sas umbras de sos fizos de Barbàgia / brusiaos de s’ódiu / si pèsana e s’isprìcana sa pena / in sa luchente cara de sa luna. / Fizos d’unu desertu irmenticau, / arau fortzis solu de sa morte, / nàschios d’una sorte fatt’ ‘e preda, / isèttana chi benzat su lentore / a lis labare sas pragas apertas. / Boches de solidale / su murmuttu tramandan / de edade in edade / ma su tempus es surdu. / Pesatinde Barbàgia / e dae su dolore / de focu ti nde fràvica un’ispada / che su cor’ ‘e su sole buddia / e brùsia senza pena / sa radichin’ ‘e su martìriu tuo. / In su muru ‘e s’òdiu / aperibi una janna / chi siat de artura tantu manna / cant’est artu su sole a mesudie. / Chi siat de largura tantu larga / cant’est largu su coro ‘e sa natura; / pro chi colet ridende su beranu / chin tottu sos profumos ch’hat in sinu; / pro chi avantzet cantande s’arbèschia / chin tottu sos lentores de manzanu; / pro chi si nde confortet su desertu / e ti torret sos fizos fattos frores». Chin salude! Dino Manca.

  4. Un bel progetto davvero….con 10,000 euro per i caffè, 220 euro per ogni presentazione di power point e nessuna lezione di DIDATTICA o di METOLOGIE DELLA DIDATTICA….
    Dino Manca ci sei o ci fai??

    • Dino Manca says:

      A qualche gentile interlocutore propongo un antichissimo e sempre efficace aforisma cinese attribuito a Lao Tse, fondatore del taoismo, con pertinente ed illuminante contributo esegetico (e/o ermeneutico): “Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito”. Lo stolto, infatti, «non ha il senso del progetto, dell’ampiezza e della grandezza delle cose. Si sofferma su ciò che gli è più vicino, immediato anche se non meriterebbe neppure un’at-tenzione distaccata. Lo stolto non potrà mai godere della bellezza della luna. Tutt’al più si chiederà perché il saggio tiene il dito in quel modo e perché glielo sta mostrando con tanta enfasi, ma non potrà mai partecipare delle emozioni in cui quello vorrebbe coinvolgerlo. Naturalmente non è necessario avere la prerogativa della stoltezza per essere fuorviati. Per perdere di vista il tragitto che porta alla banalità del dito alla meraviglia della luna è sufficiente essere presi dall’urgenza di trovare una scorciatoia che ci porti a soddisfare i nostri bisogni più immediati!». Insomma per dirla con Albert Einstein: due cose sono infinite: «l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi». Cordialità, Dino Manca.

      PS: piccolo esercizio da storiella zen per i più volenterosi: «Una sera di plenilunio, il maestro Pai-chang chiamò i suoi allievi e disse loro: “Chi ha capito l’insegnamento zen dev’essere in grado di spiegare che cos’è la luna senza nominarla”. Uno dei discepoli pensò: “Questa volta non posso sbagliare”. Sollevò il braccio e con il dito indicò la luna. Pai-chang gli afferrò il dito e glielo torse. “E adesso dov’è la luna?” domandò. Il monaco si risvegliò». Coraggio, signor. Vucinic, con parole sue provi a spiegarci che cos’è la luna… guardi la foresta senza concentrarsi su un albero.

  5. Dino Manca says:

    Si comunica che nell’home page della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Sassari si trovano pubblicati i verbali (con l’articolazione del progetto “Lingue e culture della Sardegna”) della Commissione di Ateneo. Cordiali saluti. Dino Manca.

    • Grazie dell’informazione Dino. Ho appena letto il vostro progetto che ritengo ottimo, moderno e ben strutturato, e lo mando in un link, per cui così cadono tutte le critiche, le calunnie e le offese diffuse dai sacerdoti della limba:

      http://www.lefweb.uniss.it/download/public/news/files/742_verbali_16_commissione_cultura_sarda.pdf

      • Dino Manca says:

        Grazie a Giuanne Masala per le belle parole. Parole che ci confortano. Sapevamo che le persone serie, preparate e intellettualmente oneste avrebbero capito, apprezzato e condiviso. Persone che costituiscono la maggioranza (sempre meno silenziosa) dei Sardi. Non basta urlare per far valere le proprie ragioni. Lo dicevamo da tempo: “leggete le carte e poi giudicate”. Chi crede di avere l’esclusiva sulla lingua e sulla cultura sarda è in malafede. Adesso mi chiedo e chiedo a tutti: chi ha scatenato tutto questo putiferio? E perché? Dietro il nostro progetto ci sono letture, studi, riflessioni, discussioni, mesi di lavoro di analisi e di sintesi, esperienze sul campo, storie personali, ma soprattutto, credimi, senso di responsabilità e amore disinteressato per la nostra terra. Caro Giovanni, in tutta questa vicenda la parte lesa non è tanto l’Università di Sassari, ma la Sardegna e tutti quegli insegnanti che forse non potranno frequentare i corsi. Il nostro è stato un doveroso atto di trasparenza e un primo contributo verso la costruzione della verità. Aspettiamo che altri facciano altrettanto. Teneti a contu. Dino Manca

      • Vorrei rispondere al mio quasi omonimo in vena di adagi celestimperiali, che nel celeste impero dice o diceva il saggio: “Chi apre la porta guardando in alto saluta il ladro che entra dal basso” , che esegetizzato vuol dire: “diffida sempre di chi ha un certo potere perché colui che è salito così in alto, ricorderà sempre il tempo in cui stava in basso e se ne approfitterà” . L’università dovrebbe fungere da stimolo (non gastrointestinale) ma il prezzo dei caffè che neanche P.Cervo si sogna, risulta sollevare in effetti solo questo di stimolo. Diciamocelo, forse si spera che non si guardi, ma dove mai si poserà allora l’occhio, per non essere indiscreto?

      • Dino Manca says:

        È proprio vero che l’invidia è un sentimento che divora chi lo nutre e l’invidioso è un impotente incapace di rassegnarsi. Egli, che si muove nell’ombra come la serpe, ha bisogno di riconoscimento perché sente che la sua identità si fa incerta, sbiadisce, e allora – roso dall’impotenza e dalla patetica incapacità di valorizzare se stesso – concede «una salvaguardia di sé nella demolizione dell’altro». Ragionare con chi gode del male altrui e si rattrista dell’altrui bene è inutile, ca est tottu ozu (o pissiu) perdiu, quindi, a Diegu Tanca alias Alberto Naneddu (o viceversa), direi semplicemente: a paragulas maccas oricras surdas. Cordialità, Dino Manca.

      • Egregio Biolchini, io ho fatto una semplice domanda al Dott. (credo) Manca, che si è presentato qui come interlocutore per l’Università, e le mie orecchie che sorde non sono e pure i miei occhi, che sono ancora buoni per vedere laddove non si dovrebbe, rabbrividiscono al fatto che prendendomi a malo modo a) mi ha scambiato per un’altra persona, di cui ignoro (Alberto Naneddu? Gino Tanca? Rino Manca?), di cui lui sa, e sinceramente di cui nulla mi cale b) non ho alcuna invidia personale, conseguentemente, nel riguardi del dott. (credo) Manca, di cui nello specifico nulla so (professore, ricercatore, amministrativo?) c) non ha -ed è la cosa che più m’ addolora- tra vacui voli pindarici nel celeste impero- risposto a me ed altri, perchè si abbia un costo così smodato della bevanda caffè, in contrada Università turritana. Ma forse notando la risposta “off topic” qualche illazione, me la concederà, la posso trarre. Sono molto nervosi, e li capisco, con tutto quel caffè, e quando parlano, hanno robuste polluzioni, e conseguentemente non si tengono nascosto in pancia niente, ma proprio niente, eh. Assibbiri.

      • Dino Manca says:

        «Fama di loro il mondo esser non lassa; / misericordia e giustizia li sdegna: / non ragioniam di lor, ma guarda e passa.»

      • Peppe Colobra says:

        Nel buio dell’anonimato e dietro il muretto a secco dello pseudonimo tutti i gatti possono fare i leopardi, tutti i nani atteggiarsi a giganti e tutti i pavidi trasformarsi in spavaldi. Ma la loro condanna rimane l’anonimato.

      • Son perfettamente d’accordo con l’ottimo Dino Manca e il sig. Colobra, e inviterei il sig. Dino Tanca a sciacquarsi la bocca prima di fare il mio nome.

        Grazie

        Gino Tanca

  6. lorenza masala says:

    Onorevole Dedoni, la ammiro per la chiarezza e la franchezza della sua lettera alla Università di Sassari, la quale non è nuova a questo tipo di comportamento. Avrei molte, molte cose da raccontare a proposito di come venivano gestiti i corsi di lingua e cultura sarda. Proseguite in questa strada, non preoccupatevi delle critiche che comunque arriveranno, siamo in una fase di emergenza, su sardu o vivet o morit, dipende molto dalle scelte coraggiose che farà la politica. Grazie

    • Al signor Lorenzo Masala vorrei far notare un piccolo particolare, forse non del tutto insignificante: alcuni di quelli che in molti siti (compreso questo) stanno attaccando l’Università di Sassari, sono gli stessi che in anni passati hanno partecipato a quei corsi gestiti dalla stessa Università. Non le dico con quali risultati. E sa perché adesso si agitano così tanto? Perché la Commissione dell’Università di Sassari pare che li abbia tenuti fuori proprio in ricordo dei vecchi tempi. Tempi da assalto alla diligenza. E pare anche (cosa di non poco conto) – da fonti ben informate – che mentre in pubblico (nei siti e nei giornali) fanno gli indignados, in privato facciano ruffianamente e doppiamente pressioni per essere coinvolti nel progetto. Vogliono visibilità. Proprio bella gente. Rifletta signor Lorenzo, rifletta bene…

  7. Alessandro says:

    Pro Ivo: chen’e una limba de cabertura sa limba sarda simplemente s’at a isparessire in pagas deghinas de annos ca sa limba de cabertura chen’e sa LSC est e abarrat simpremente s’italianu, est a nàrrere sa limba meda prus forte de sa penisula. Custu est su chi cherides bois inimigos italianistas de sa LSC?
    Po Ivu: sinz’e una lingua de cobertura sa sa lingua sarda simplementi s’at a isparessi in pagas dexinas de annus ca sa limba de cobertura fora de sa LSC est e abarrat s’italianu, est a nai sa lingua meda prus forti de sa penisula. Custu est su chi boleis bosatrus inimigus de sa LSC?

  8. Efisio says:

    “…[la RAS] è soprattutto libera di usare i suoi soldi come meglio gli aggrada.” È proprio vero che nel dettaglio si vede il demonio. Questa chiusa getta una luce inedita e un po’ sinistra su tutto il discorso di sintesi e dice molto sulla cultura politica e democratica del suo estensore. Nell’interpretazione va addirittura anche al di là delle reali intenzioni dell’autore del testo originario. Essa è rivelatrice di una certa cultura che credevamo sconfitta dalla storia: una cultura statalista e dirigista di mussoliniana (e/o staliniana memoria) e di un certo atteggiamento arrogante e proprietario del potere. Spesso ci si dimentica in questo paese che i soldi sono della comunità e dei contribuenti, così come la democrazia è governo del popolo e per il popolo (cioè dei parlanti italiano, logudorese, nuorese, campidanese, sassarese, gallurese, catalano, ligure etc.). Di tutti, non di una minoranza. Ricordate lo sciagurato motto: “La Regione paga, la regione decide”? Chi lo pronunciò perse alle elezioni quasi 90 mila voti e adesso sta all’opposizione. Perché ripetere lo stesso errore?

  9. zia pina says:

    I “nostri” soldi?!

    i nostri soldi?

    forse bisognerebbe fargli un corso accelerato a son’e corru.

  10. Efisio Loni says:

    Complimenti all’onorevole Dedoni per il coraggio e la chiarezza delle affermazioni politiche. E. Loni

  11. Scritu Apustis: po is chi no dda connoscint, allodda innoi sa LSC, aici forsis calincunu at a cumprendi poita est chi no caminat in Campidanu:

    http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_74_20060503165850.pdf

  12. S’amigu Mario Garzia mi-nci ponit in mesu, in s’àteru post, pighendi a arremoni s’intervista cosa mia e duncas ndi aprofitu po nai duas cositedda deu puru. Cosa chi no fatzu giai mai ca sciu comenti acostumant a nci acabai custas arrexoandas in is blogs e in internet: certus, abètias, ofesas, artìculus interessaus o “su commissione” de is furbus chi mandant ainnantis a is amighixeddus e issus sighint a ofendi cuendi-sì apalas de allomìngius… arratza de òminis balentis!
    Comentisisiat, no mi stentu meda meda, ca apu giai nau su chi ndi pensu in cudda intervistedda de “Il Minuto” e finas in su comunicau de s’assòtziu culturali nostu sa “Acadèmia de su Sardu onlus”. Infatu nostu est bessiu su documentu de s’Universidadi de Tàtari, unu documentu de importu mannu, sèriu e beni fatu. Deu, is collegas mius e unu muntoni de genti chi est traballendi cun su sardu in Campidanu, s’agataus de acòrdiu meda cun is chistionis chi ndi ant bogau a pillu. Nosu puru ndi eus bogau a luxi su chi no andat beni de su “Piano Triennale” de sa lìngua sarda, a sa segura no seus faendi una batalla contras a su sardu! Totu m’eis a podi nai ma ca deu sia contras a su sardu, balla ca nou! Apustis de dexi annus de traballu, cun parici volontariau puru in mesu, pensu de essi amostau de no essi contras a su sardu assumancu! Creu chi Vito puru ndi scìpiat calincunu cosa, giai ca apu traballau in Radio Press puru e po duus annus.
    Is chèscias prus fortis funt ca su PT no at arriciu mancu una crìtica a totu sa polìtica linguìsitca regionali, faendi a crei ca totus siaus de acòrdiu cun sa LSC, cosa chi no est. Unu muntoni de linguistas, scridoris e operadoris seus contras, ca in Campidanu e in àterus logus no funtzionat, segundu s’esprièntzia nosta, e duncas no est una polìtica linguìsitca de mandai ainnantis. De totu custu in su PT no ndi fueddant, comenti e chi fessit cosa chi no esistit.
    Àtera crìtica est po is fainas de s’ofìtziu regionali de sa lìngua sarda, chi iat a bolli ghiai totu sa polìtica linguìstica in Sardìnnia candu nci at una surra de operadoris chi funt contras. Comenti iat a podi essi una cosa diaici? Comenti iant a andai is cosas? Est cosa chi no andat beni e chi iat a tocai a fai totu de àtera manera e difatis eus fatu is propostas nostas.
    Àtera cosa ancora, su PT pretendit seriedadi e tìtulus po is operadoris, cosa giusta meda, aici giusta chi nosu puru pedeus sa pròpiu cosa po s’ofìtziu regionali puru. Sa figura de su diretori est cosa chi at postu sa giunta de Soru, chena de bandu pùbricu e chena de circai tìtulus a nemus e duncas po nosu s’iat a depi fai unu bandu po linguistas titulaus po mandai ainnantis custa faina, comenti faint in àterus logus de su mundu. A sa pròpiu manera, iat a tocai a averiguai su traballu fatu finsas a innoi de s’ofìtziu regionali, a biri ita at fatu, ita at prodùsiu, cali progetus at finantziau e cali at scrocorigau, cali finantziamentus at blocau e poita e aundi etc. etc. Proibiu est? O sa seriedadi e is controllus de sa calidadi balint sceti po is àterus?
    Un’àtera cosa ancora e dda serraus, amarolla sa Regioni no at impostu sa LSC in is progetus, ca no ddu podit fai! E iat a essi bellu puru! Ma no fiat una proposta de standard sperimentali sceti po is documentus in bessida de sa Regioni?! E poita est chi si-dda agataus promòvia a standard sardu totinduna?! Cun totu is strobus chi nci at ancora!
    No fait a sighiri de prus meda ca sa comunicatzioni in internet est lestra comenti scieus totus, chi ndi teneis gana e tempus ligei-sì prus a fini is chistionis in custus duus links:

    http://academiadesusardu.files.wordpress.com/2011/06/comunicau-piano-triennale.pdf

    http://www.ilminuto.info/2011/07/unintelletuali-impinniau-po-sa-lingua-sarda-intervista-a-ivo-murgia/

    Gràtzias e a si biri!

  13. “è soprattutto libera di usare i suoi soldi come meglio gli aggrada.”

    ecco un bell’esempio di democrazia….

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