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Ed ora una bella conferenza comunale sulla cultura e lo spettacolo a Cagliari per combattere le rendite di posizione e progettare il futuro. Che ne pensate?

Faccio autocritica. Ho espresso delle riserve sul nuovo assessore comunale alla Cultura e allo Spettacolo, Enrica Puggioni, affermando che al suo posto ci sarebbe voluto qualcuno che conoscesse e che fosse conosciuto dagli operatori cittadini, che avesse un’idea chiara di quello che è successo a Cagliari almeno negli ultimi dieci anni in un settore molto sclerotizzato da rendite di posizione e da una politica in cui amministratori e gli operatori culturali più potenti si sono scambiati i ruoli (i primi diventati inopinatamente direttori artistici, i secondi autonominatisi scandalosamente assessori occulti).

Questo ho detto, e ne sono ancora convinto. Perché adesso l’assessore sarà assediata dai soliti mammasantissima che, in maniera molto convincente, cercheranno di farle credere che le sorti di questa città dipendono da loro, che servono più soldi (ovviamente per le solite sigle), e le proporranno progetti costosissimi e mirabolanti: curiosamente, gli stessi foraggiati da quasi vent’anni dal centrodestra.

La questione da me posta però è anche un’altra: serve una visione chiara di quanto successo nella cultura e nello spettacolo a Cagliari negli ultimi dieci anni. Qualcuno ce l’ha? Penso di no. Perché c’è stata poca trasparenza e perché il settore è esploso, si è frammentato senza che mai nessuno lo abbia mai ricondotto ad unità.

Per questo ritengo che sarebbe saggio organizzare a breve (massimo ottobre-novembre) una bella conferenza cittadina durante la quale fare il punto della situazione. Perché per attuare politiche responsabili servono analisi su dati certi. E vado con gli esempi: niente di esaustivo, ma giusto per capirci.

Partiamo dal Teatro Lirico: qual è la reale situazione economica? Come sono stati spesi i soldi e quali politiche sono state attuate negli anni dell’amministrazione Floris? Esiste un piano di rilancio? Come attirare i capitali privati?

Grandi eventi: quanti soldi sono stati dati dalle istituzioni alle organizzazioni private e per fare che cosa? Con quale ricaduta in termini di occupazione stabile e di flussi turistici certificati? Quanto i grandi eventi sono sostenuti anche dai capitali privati?

Più in generale, è possibile sapere quante risorse sono state impegnate dal Comune nel settore cultura e spettacolo, a chi sono andate e come sono state spese? Mi accontento di una slide di power point con le cifre, anno per anno e complessive degli ultimi dieci anni, incrociate con i dati delle giornate lavorative e degli allestimenti (vecchi e nuovi) associazione per associazione (dati Enpals e Siae compresi). Così, giusto per capire chi fa che cosa.

Ma i soldi non sono tutto, anzi: come riuscire a premiare la validità e l’originalità delle proposte artistiche e culturali, e non solamente la solidità economica di organismi, molti dei quali spesso godono di rendite di posizione ormai inaccettabili e che levano risorse ai giovani emergenti? E’ possibile continuare a chiedere alle piccole associazioni di reggersi sulle proprie gambe o cercare risorse dal mercato, mentre le grandi organizzazioni godono spesso di complicità politiche che consentono loro di accumulare deficit senza colpo ferire e senza che la politica chieda loro di innovare le modalità di gestione e di organizzazione? Perché ai piccoli viene preteso quello che nessuno nemmeno osa chiedere ai grandi?

Rapporti con le altre istituzioni: qual è la ricaduta che i finanziamenti provinciali, regionali e statali hanno sugli organismi di spettacolo e di cultura cittadini? Possiamo incrociare un po’ di dati?

E gli operatori cosa dicono? Che idea hanno della cultura e dello spettacolo a Cagliari? Cosa chiedono al Comune? La pubblica amministrazione può essere più efficiente, può dare risposte in tempi certi ? Si può aprire un tavolo permanente con la Regione per evitare che i ritardi nell’assegnazione delle risorse si traducano in interessi passivi per i gruppi e le associazioni?

Politica degli spazi culturali: come sono stati dati in gestione gli spazi di proprietà del Comune? Verranno in futuro assegnati con dei bandi trasparenti? E’ possibile immaginare la realizzazione di un’arena per i grandi eventi? Cosa succederà alla Fabbrica della Creatività nell’ex Manifattura Tabacchi?

E i centri culturali comunali che fine fanno? Come devono essere gestiti, con quali risorse e quali obiettivi? Chi ha idee, le proponga.

E alle piccole e medie associazioni, il Comune concederà qualche sede? E a quali condizioni?

Continuiamo, ma così: giusto per capirci.

Beni culturali: a parte l’ubriacatura di Monumenti Aperti, esiste un progetto per valorizzarli tutto l’anno? E perché non cambiare la formula proprio di Monumenti Aperti?

E i musei?

Parliamo poi dei festival letterari, facciamo una riflessione sul loro ruolo e sulle loro possibilità di crescita. E poi, perché non provare a riportare in città il Festarch?

Vogliamo parlare dei rapporti con l’Università? Parliamone.

E l’arte contemporanea? Come la vogliamo stimolare e valorizzare?

Parliamo di come l’informazione tratta l’attività cittadina culturale e di spettacolo: sono contenti gli operatori? Il Comune che strumenti può mettere in campo per migliorare la situazione?

E la pubblica lettura? E il cinema?

Mi fermo qui, perché penso di essermi spiegato. I temi aperti però, come vedete, sono tantissimi e non li ho nemmeno toccati tutti.

La conferenza potrebbe essere organizzata dall’assessorato e dalla Commissione Cultura del Consiglio comunale. Tre giorni per fare un bello screening, sulla base di dati che poi potranno essere anche ulteriormente elaborati ma che per raccogliere non ci vogliono certo anni di lavoro.

Per parlare, ascoltare e capire finalmente come stanno le cose. Per progettare un futuro nel quale sempre di più chi merita e ha idee possa vivere grazie alla cultura. Una conferenza così secondo me sarebbe molto utile e se ne vedrebbero delle belle. E secondo voi?

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63 Comments

  1. rita podda says:

    Ha senso che Cagliari si sia dotata di uno strumento moderno come il Sistema Bibliotecario Urbano quando le sue strutture specifiche, cioè le biblioteche chiamate a intervenire nelle sue particolari realtà, quasi non esistono? Non dice forse l’art.16 della Legge Reg. cui si fa riferimento, fra le altre cose, che questi Sistemi hanno il compito di “promuovere servizi bibliotecari destinati alle persone in stato di disagio …”? Mi pare che in questi anni le uniche note positive nel campo della reale promozione della lettura sono state le iniziative rivolte ai bambini. Cosa positiva dato che i bambini sono il futuro, ma esistono anche le “croniche storture culturali” presenti fra la popolazione adulta a cui sarebbe necessario metter mano. Perchè non siamo una città culturalmente normale! E ha ragione Roby quando dice che le responsabilità dell’assenza di biblioteche nelle periferie di Cagliari sono da imputarsi al governo cittadino di centro-destra ma anche alla scarsa attenzione e proposta dell’opposizione. E’ da tempo che destra e sinistra (seppur con declinazioni talvolta diverse) basano la loro proposta culturale sull”assunzione di formule, modelli, pacchetti culturali estemporanei, precostituiti, spendibili sempre e ovunque che mal si coniugano con il bisogno impellente di approntare percorsi necessariamente mirati e duraturi di crescita culturale e professionale dei singoli e delle collettività locali. E penso che questi percorsi non possano che partire dal lavoro di individuazione delle caratteristiche “local” di quelle soggettività, dal lavoro duraturo e certosino che solo istituzioni culturali di base come scuole e biblioteche possono fare. E, per quanto riguarda le possibilità di crescita culturale e professionale (concetto estendibile anche a quel “saper fare” che, soprattutto in momenti di crisi di lavoro, può dare qualche chance in più a una persona per caversela) la lettura può offrire molto, posto però che si parta dal mai tramontato motto “a ogni lettore il suo libro e a ogni libro il suo lettore”. E se si individua un percorso di crescita si può partire anche dal “libro del fai da te”. Non mi pare ci possano essere scorciatoie. Ma ho l’impressione che alcuni contesti cittadini siano ormai considerati, ahimè anche nella cultura e nelle pratiche della sinistra, dei “vuoti a perdere” su cui al massimo si investono le briciole. Starò a vedere se qualche smentita in proposito verrà dal programma quinquennale della nostra Assessora e dell’intera giunta Zedda.

  2. Quanto scrive Roberto è, simpliciter, SACROSANTO.Solo un approccio laico salverà Cagliari dal clientelismo e dalle malversazioni correnti, anche in ambito culturale.Voi saprete certo che, ipso iure, il nuovo Sindaco di Cagliari è, al contempo, il nuovo Presidente del Teatro Lirico.Benissimo: staremo a vedere se, al seguito dell’affossatore del Teatro Carlo Felice di Genova, Gennaro Di Benedetto (voluto dal Ministero e da Emilio Floris), giungerà, come Direttore Artistico l’ ingegnere ambientale ALBERTO TRIOLA, da Milano.Anziché un BRAVO musicista sardo…

  3. anche le biblioteche di quartiere possono aiutare l’impoverimento culturale c’è soprattutto nella peririferie di cagliari, e qui’ non c’è ne sono biblioteche, sia il centro destra ,sia il centro sinistra ,sono complici di questo fatto ,

  4. Elena Pau says:

    sarebbe davvero interessante mostrare come sono stati investite le risorse. ed in particolare avrei tre domande: a chi – quanto – e soprattutto …per che cosa
    elena pau

  5. rita podda says:

    Sono d’accordo con chi ha sottolineato come le biblioteche dovrebbero rappresentare il nucleo centrale di futuri (spero) centri culturali di quartiere e che un cambiamento di rotta nella politica culturale comunale non possa che partire, in primis, dal rilancio delle indispensabili agenzie culturali di base che un quartiere dovrebbe avere: la scuola (d’accordo con Cristina) e la biblioteca. E di biblioteche nei quartieri cagliaritani o non ce ne sono o le 2/3 esistenti (e in stato di precarietà) non mi pare assolvano alle moderne Missions previste, quelle basate sull’analisi di comunità e contesto, dei singoli utenti, della loro domanda espressa e inespressa di informazione e formazione culturale, sull’interazione anche con realtà di alfabetizzazione minima e l’approntamento di percorsi di crescita di adulti che spesso sono in stato di “analfabetismo di ritorno” e di impoverimento culturale e professionale. Utili dati e riflessioni su “povertà di conoscenza” (e quindi anche sui necessari strumenti per combatterla) mi pare possano essere quelli contenuti nelle indagini confluite nel libro di De Mauro, Letteralismo e abilità per la vita. Indagine nazionale sulla popolazione italiana 16-65 anni, il manifesto-appello dell’AIB, Lettura: un’emergenza nazionale, i documenti dell’AIB-Sardegna e i dati dell’AIE sul come la lettura stia in effetti crescendo solo fra i lettori già forti. E mi pare sia anche il caso di avviare un’indagine sugli specifici connotati della “povertà di conoscenza” presente nei nostri quartieri; all’auspicata Conferenza Comunale sulla Cultura (da realizzarsi spero nel giro di qualche mese) penso che l’Assessorato debba proporre qualcosa di più rispetto ai soli dati, certo indispensabili, sullo stato dell’arte.

  6. Hai ragione Cristina.
    Io ho ricordato che esiste anche lo sport, che, tra l’altro, è cultura.
    E tu hai ricordato dell’istruzione. Abbiamo fatto bene, affinché si ricordi che non si tratta solo di teatro o simili. Lo dico col massimo rispetto, ma bisogna ricordare che, purtroppo, questo assessorato, è accorpatissimo. Infatti pensavo che ciò che propone Vito sulla cultura, si possa proporre anche per lo sport. Una giornata scannatoio dove vinceremo noi della lotta!!! (scherzo, ovviamente!). E, magari, Cristina saprà proporci qualcosa di analogo per l’istruzione. A proposito di ironia, ovviamente il mio “assedio” è da intendersi fra virgolette. Spiego: ho mandato un messaggio di auguri e ho buttato lì (spiegando che sarei tornato con calma e ufficialmente sull’argomento, perché ora avrà altro per la testa) una proposta relativa alla Società Ginnastica Eleonora d’Arborea, legata anche all’aspetto storico dello sport. La cosa interessante è che tutto ciò che io propongo (a enti o a privati) è a costi bassissimi e ad alta redditività per chi investe. Il contrario esatto di chi ce vò magnà!!!

  7. zia pina says:

    “molti dei quali spesso godono di rendite di posizione ormai inaccettabili e che levano risorse ai giovani emergenti?” stiamo parlando… per esempio di l. lecis e i suoi teatri?

    Lo sapete vero che l’assessorato è fermo da Marzo causa scadenza giunta e che da Marzo non si fa programmazione alcuna?

    non vorrei essere nei panni della Puggioni e le faccio i miei migliori auguri.

  8. l’ultima volta che ho visto gli esperti e gli operatori del settore culturale ad un tavolo comune è stato bellissimo: trasmissione televisiva su una tv locale e due ore due di gente che si mandava sonoramente a cagare, tutti contro tutti…ahhhhh la cultura la cultura!

  9. Difficile trattare l’argomento Cultura. Che dire, a parte l’assalto al forte Alamo, dei soliti noti (Associazioni e quant’altro!) buoni per tutte le stagioni e per tutti gli schieramenti, concordo con la Lavinio che questo Assessorato non è certamente facile, poichè c’è da gestire la complessa partita dell’Istruzione (dall’edilizia scolastica al campus universitario per intenderci!)! Tuttavia la Puggioni è giovane e va sostenuta con affetto, senza se e senza ma. L’importante è non perdere di vista le problematiche nella loro globalità e ve lo dice uno che parlando sempre di Cultura è diventato ignorante!
    Hasta la vista a luego!

  10. Bravo Vito Biolchini.

  11. cristina says:

    non trovo giusto che si parli di Enrica Puggioni senza conoscerla, non è proprio il modello da salotto bene cagliaritano e il fatto che sia una “signorina nessuno” non depone certo a suo sfavore: trovate invece che i “conosciuti” abbiano fatto meglio di altri? diamole tempo, io ho fiducia…

    • Roberto says:

      È chiaro che qualsiasi commento preventivo è fatto su ipotesi, speranze o paure… ci auguriamo tutti il meglio e siamo qua solo per scambiare qualche opinione.
      Il fatto che sia una signorina nessuno non depone a suo sfavore? non so, di certo non depone nemmeno a suo favore.
      Dal mio punto di vista il fatto che abbia un dottorato in italianistica non mi da la benché minima garanzia sul fatto che possa barcamenarsi in normative, budget risicati e una sfilza di operatori culturali, esigenze contrastanti, manifestazioni sportive, istanze bilinguistiche e così via.
      E non scommetto nemmeno in una conoscenza undeground maturata come fruitrice: se ci va bene è venuta a Cagliari per le vacanze estive e a Natale, visto che per maturare il suo CV iperuranico a Cagliari ci è stata ben poco sin dall’adolescenza.

      Sono un po’ amaro è vero ma questo assessore rappresenta esattamente la paura che avevo su Massimo Zedda e che mi ha fatto indugiare qualche secondo prima di votare per lui alle primarie. Rappresenta il nuovo, è vero, ma non lo trovo così opposto e distante da certe dinamiche cagliaritane (ma anche di qualsiasi città di provincia) legate ai soliti nomi “in” e sinistr-snoboidi.

      Però ripeto, spero DAVVERO di rimangiarmi tutto!

  12. Per me, fare Cultura vuol dire: costruire un terreno solido e fertile per la crescita dei nostri figli. Non sono loro la Società di oggi e domani? Ho 35 anni… e sono già il PASSATO! Grazie Vito e auguri ad Enrica Puggioni.

    • Aurora Simeone says:

      Cécile d’accordissimo con te!
      Pensa io ho quasi 38 anni, sono più vecchia del sindaco (!), e vengo ancora considerata una giovane teatrante!!! cosa sono io? Il Presente?
      A questo proposito vi invito a intervenire su ideario per cagliari su La città dei bambini, sono promotrice della creazione di un laboratorio permanente La città dei bambini che coinvolga vari assessorati naturalmente e che possa portare Cagliari ad essere (in ritardo di molti anni) una città più a misura delle bambine e dei bambini!
      Grazie Cécile, a presto
      Aurora Simeone

  13. Felice Castelli says:

    io sarei già contento che si smettesse di far coincidere la cultura con gli spettacoli, grandi o piccoli che siano.
    cultura è FARE arte, non guardarla.
    cultura è IMPARARE cose e imparare a fare cose:
    – a scuola in primis
    – nelle biblioteche e mediateche
    – in corsi che non siano di magia o per improbabili aggiornamenti professionali senza reali sbocchi ma piuttosto di arte (musica, pittura, scrittura, …) e cultura (letteratura, storia, storia dell’arte, scienza, storia della scienza, …) per giovani e adulti
    – in spazi pubblici che gruppi, associazioni, artisti, persone, possano utilizzare per esercitarsi, produrre, prepararsi e mostrarsi al pubblico
    – nei musei e nei monumenti
    – in esposizioni e mostre che non siano solo passerelle o inviti all’acquisto ma occasioni di accrescimento
    – etc. etc. etc.

    • Neo Anderthal says:

      So che Felice sarà d’accordo con me: lo stesso discorso, e forse a maggior ragione, riguarda lo sport.
      Lo sport di cui ci si deve interessare e che si deve promuovere è in primo luogo lo sport PRATICATO, lo sport di e per tutti. Molto prima o almeno importante quanto lo sport spettacolo, che già gode di attenzioni e privilegi assolutamente eccessivi.
      Iniziando dalle scuole, e quindi dallo stato delle strutture sportive scolastiche, spesso semi-fatiscenti.
      C’è molto da fare, quindi qualcosa si può.

    • Aurora Simeone says:

      Scusami Felice, il Teatro per te cos’è? Spettacolo o Cultura?
      Sarebbe interessante approfondire questo argomento…
      Buona giornata
      Aurora Simeone

      • Felice Castelli says:

        il teatro è cultura, come la musica e in genere tutte le forme di spettacolo, non volevo assolutamente sminuire nessuno.
        quel che volevo dire è che mi interesserebbe di più una politica culturale che premi e incentivi il FARE teatro piuttosto che il GUARDARE uno spettacolo teatrale.
        cioè preferirei, p.e., che il Comune potesse mettere a disposizione spazi alle compagnie teatrali locali, più o meno “dilettantistiche” o “professionali”, dove trovarsi, provare e rappresentare i loro spettacoli oppure piccoli finanziamenti per gli allestimenti scenici e per la comunicazione, piuttosto che favorire grandi teatri e grandi eventi di spettacoli di grandi attori o compagnie.
        io tempo fa cantavo nel coro del Centro Universitario Musicale e il problema era p.e. avere i locali dove provare e occasioni di esibirci.
        oppure per anni ho suonato in piccole rock-band (detto per semplificare … 😉 e anche lì il problema della sala prove era IL problema, così anche quello degli spazi dove esibirci (subimmo p.e. il blocco delle esibizioni ai chioschi del Poetto con una “tournée” già programmata che si fermò al primo concerto … 🙁
        immagino che i problemi degli appassionati di teatro siano analoghi.
        meno megaconcerti, meno “eventi”, e più aiuti all’accrescimento culturale e spirituale di ciascuno, che a mio giudizio passa di più per esperienze di FARE piuttosto che per esperienze (pur importanti anche loro) di ASSISTERE.
        tutto qui 🙂

      • Aurora Simeone says:

        Ti ringrazio per la risposta Felice (in tutti i sensi!)
        L’unica cosa che mi sento di aggiungere è che solo facendo e favorendo una vera politica culturale (con programmazione almeno triennale), si potrà trovare il giusto equilibrio, e magari un pò di qualità in più, dato che la nostra città e la nostra isola producono eccellenze anche in campo culturale, altri cervelli troppo spesso in fuga.
        La gestione degli spazi e dei fondi devono essere le priorità per la nuova assessora!
        e hai ragione anche quando dici che è necessario “coltivare” sia gli amatoriali che i professionisti…una città è viva se esiste un continuo rinnovamento, uno scambio tra generazioni di artisti, intellettuali, ricercatori, sportivi…noi abbiamo la responsabilità di preparare il terreno per chi ci sarà dopo di noi, non possiamo permetterci di fare diversamente!

  14. e se vogliamo essere uno po’ piu precisi, le biblioteche sono solo al centro di cagliari, mentre nelle periferie non c’è ne sono,speriamo che questa nuova giunta sia un po’piu attenta anche a queste cose ,visto chi li ha preceduti si ricordava solo di distribuire panini un paio giorni prima delle elezioni,un consiglio alla nuova giunta, e al sindaco zedda, non trascurate le periferie della citta’anche perche’saranno in futuro i primi a punirvi ,

    • p. nicola simeone says:

      Più che elitaria direi che la gestione delle politiche (assenti) culturali della nostra città è clientelare, con qualche cliente piuttosto trasversale, e anche questo non è una novità…tant’è che una delle poche cose fatte è stata fatta con un guazzabuglio funambolico.
      Mi riferisco innanzitutto all’allegro affidamento brevi manu del Piccolo Auditorium passato attraverso l’assessorato ai servizi sociali (!), cui spero che l’assessore Puggioni (infiniti auguri di buon lavoro) possa rapidamente metter mano. Sono sicuro che si potrà fare meglio di quanto è stato fatto dalla filiera Floris-Piras-Lai-Lecis.

    • p. nicola simeone says:

      A onor del vero una grande biblioteca di quartiere è stata per decenni l’unica biblioteca di Cagliari, quella di Pirri; quando quella di via Newton non esisteva ancora (potrebbe essere “divertente” ripercorrerne la nascita e la crescita) per anni la cosiddetta biblioteca comunale è stata all’estrema periferia della città.
      In effetti le biblioteche a Cagliari vanno rifondate non solo dislocandole su tutto il territorio urbano, ma anche allargandone la fruibilità, come orario, ed i servizi che esse offrono.

      • Neo Anderthal says:

        Sono molto più che d’accordo. Vorrei aggiungere un particolare: la Biblioteca di Pirri parte da un lascito del Prof. Leo Neppi Modona, che donò un ingentissimo e prezioso fondo librario alla Città perché fosse messo a disposizione a Pirri, e se non la memoria non mi tradisce finanziò la apertura e il mantenimento della struttura a sue spese per anni.
        Ecco una personalità benemerita cui intestare qualche via, altro che giardinetti intitolati ai capi dello squadrismo cagliaritano!

  15. cristina lavinio says:

    Ma possibile che nessuno si ricordi che questo assessorato, oltre che alla Cultura, allo Spettacolo e allo Sport è anche all’Istruzione? timidamente voglio ricordare che l’Istruzione (quella che si acquisisce nella scuola e che inizia già con il nido prima ancora che nella scuola per l’infanzia) è la base per poter parlare di Cultura (con tutti i suoi eventi piccoli o grandi, le sue manifestazioni e associazioni ecc.). E sulla scuola (leggi Istruzione) le competenze primarie e fondamentali di un Comune sono tante e investono direttamente intanto gli edifici scolastici e la loro sicurezza (a partire dai nidi sino alle scuole primarie – alias elementari- e alle scuole secondarie di primo grado – alias scuole medie inferiori). Ma non si tratta, alla fin fine di soli edifici scolastici… Dunque, per favore, non dimentichiamo l’Istruzione, alias la scuola (pubblica e statale in primis) e facciamo tanti auguri a Enrica Puggioni, i cui compiti (in questo assessorato così accorpato) sono veramente tali e tanti che chiunque (anche i più informati che ci fossero) si sentirebbe tremare le vene ai polsi …

  16. E non dimentichiamo che dovrà occuparsi di sport, che è cultura – per me – quanto le altre. E anche lì valgono gli stessi principii. Io ho appena contribuito all’assedio con una proposta che ho inviato all’Assessore, relativa allo sport, ma a costi bassissimi e con grande resa per la città. Per chi volesse saperne di più… Elcaracol

  17. Donatella pau says:

    Bravo Vito abbiamo aspettato troppo, siamo stanchi……..riprendiamoci la bellezza del nostro lavoro ,è necessario e urgente fare chiarezza su tutto il settore cultura , indispensabile il confronto collettivo e la ricerca di interlocutori validi in grado di ragionare sulla crescita culturale come bene fondamentale e non come merce di scambio per voti o affari……
    ma tu hai spiegato bene tutto,
    come ha detto aurora ci stiamo preparando…….siamo pronti a dare i dati a far vedere i conti e accettare il confronto anzi siamo felici di far vedere come abbiamo utilizzato finora i contribuiti pubblici, proprio perché sono pubblici vanno rispettati e restituiti in opere di bene ….in questo caso culturale
    donatella pau is mascareddas

  18. Mauro Peppino Succiabrebei says:

    Un’osservazione. Dall’articolo pare di capire che si chieda prima di tutto di comprendere il pregresso dell’attività di promozione culturale cittadina, una base da cui partire per pianificare il futuro (per questo si propone una conferenza). Mi permetto di dissentire: sarei molto più interessato a due cose;
    a) un piano di intervento suddiviso per capitoli comprensibili da noi poveri citatdini (biblioteche; musei; spettacoli; beni culturali; tenzoni letterarie; ballo latino americano; epopea shardana; sputo contro vento….) reso pubblico dall’assessora entro un lasso di tempo ragionevole (diciamo entro ottobre?);
    b) la trasparenza nell’assegnazione/gestione dei fondi.
    Ciò che urta veramente, diciamocelo, è il muro di gomma di fronte alla “pretesa” dei cittadini di sapere chi sia a mettersi i soldi in tasca; ciò detto in senso puramente letterale, senza alcuna voglia di polemica o la pretesa di assegnare a chi opera nel settore della cultura una patente di parassita (tutt’altro). Questa sarebbe davvero una bella sfida per su sindigu: la trasparenza. Visto che deve alla rete una buona fetta della rogna che si è preso, si impegni a mettere in rete la destinazione dettagliata delle spese per la cultura (ma io direi anche il resto). Sarei disponibile a tollerare di buon grado l’assunzione di personale municipale dedicato a questo scopo.
    Sapere cosa sia avvenuto in passato può essere interessante, certo, ma potrebbe diventare più che altro un buon pretesto per liti infinite, oppure un’altrettanto buona scusa per dare i quattrini a chi pare e piace. Se si pubblica in rete ciò che avviene, allora ciascuno di noi può valutare… e discuterne. Attenzione: si tratta comunque di dati “pubblici”, ma tra pubblico e conosciuto c’è un abisso, come sa bene chi si occupa di fare informazione.
    Quanto all’assalto alla diligenza ventilato correttamente da Biolchini, ritengo sia inevitabile, ma non è con una conferenza che se ne viene fuori (né con un altro assessore!), magari si potrebbe provare con la trasparenza.
    Condivido invece la necessità di vigilare, nel senso positivo del termine, cioè di cercare di essere informati, ad esempio pretendendo la trasparenza (web) delle delibere e delle assegnazioni di fondi.
    Tanto per essere chiari, condivido poco le tesi populiste di Grillo (che mangia la trasparenza al mattino pucciata nel latte) tuttavia la trasparenza, consentire al cittadino di accedere con facilità all’informazione, non è una “grillata” quanto una necessità.
    Infine: mi spiace che Biolchini metta le biblioteche così in basso nell’elenco (ciascuno di noi ha la propria fissa); so che non si tratta di una graduatoria di merito, però denota un propensione personale (io ne ho evidentemente una difefrente) che non condivido.
    Cordialmente,

    • Concordo su tutto, alla trasparenza alle biblioteche: sbaglio o di comunali a Cagliari ce ne sono appena due? Non è ammissibile, ce ne vorrebbero molte ma molte di più. Anzi, dovrebbero essere il nucleo di centri culturali di quartiere. Le biblioteche, ultime ma non ultime nella mia lista, anzi. Mi scuso se ho dato quest’impressione.

  19. caro Vito: esperti di cultura, dici? Credi davvero che esistano? Sai qual è il primo argomento su cui ci si imbatte quando si fa un master di management culturale o roba del genere? La definizione stessa di cosa sia Cultura. Non è facile l’esercizio (molte sono le idee in proposito) né scontato il risultato.
    Io, per me, alla cultura ci metterei un extraterrestre, Sordo. E anche un po’ incazzoso
    Provare per credere

  20. Anonimo says:

    concordo!!!

  21. Cristina says:

    Bellissima proposta Vito.
    Adesso, per dare un senso concreto alla Conferenza e segnare davvero l’anno zero, bisogna lavorare (e tanto) per costruire il quadro reale delle risorse messe in campo in questi ultimi anni in ambito culturale nella nostra città : credo occorrerà andare a “scovarle” non solo facendo riferimento agli ordinari (o straordinari) canali di contribuzione pubblica diretta per eventi e manifestazioni, ma anche a quelli che potrebbero essere definiti “indiretti”… provo a immaginare? concessione gratuita di spazi e locali comunali, utilizzo di dipendenti pubblici, pagamento di pubblicità, and so on….

  22. Anonimo says:

    Vi racconto che diversi anni fa’ una mia amica che organizza spettacoli,porto’ il gruppo Festi da proporre all’allora eass Usai che le disse di protocollare tutto.
    Subito dopo i suoi amici chiamarono il gruppo per organizzarlo loro,ma data la correttezza di Festi disse che aveva preso impegni con un altra associazione…insomma per farla breve l’anno dopo gli amici dell’ass.organizzarono lo spettacolo che piacque moltissimo facendo credere che li portarono loro per la prima volta!!!!!!!!!
    insomma si è scoperto che poi tutto lo favevano organizzare alla stessa società senza interpellare nessuno…Boh!!!! con i soldi pubblici mi chiedo si poteva fare????

  23. Concordo pienamente con Vito. Una conferenza comunale sarà nel contempo un’occasione di confronto per gli operatori, ed un utile strumento per la neo-assessora. Mettiamoci subito al lavoro dando tutti la nostra disponibilità.
    Intanto uno spunto che mi sta a cuore: che non si confonda la cultura con gli spettacoli. Gli spettacoli sono uno degli aspetti dell’intervento culturale necessario, ma non lo esauriscono di certo. Bisogna diffondere cultura in tutti i quartieri e in tutte le fasce d’età. L’accesso alla cultura è un diritto di tutti, i luoghi e gli operatori della cultura fanno parte dei presìdi democratici indispensabili per i cittadini tutti.

  24. Andrea Mazza says:

    Concordo perfettamente

  25. spereusu che sa filla sia simpatica quaanto il babbo, ma menu macca!!!

  26. dàvidi says:

    io aggiungerei alla lista delle tematiche urgenti anche quella di una seria politica per il bilinguismo
    in sa lista de is chistionis chi in Casteddu bolint fatas depressi deu emu a ponni puru sa de su bilinguismu fatu a sa sèria

  27. Daniele Pinna says:

    Ottobre o oltre è troppo tardi. Da operatore del settore cultura dico solo che sarebbe ora di smetterla con gli scontri continui tra chi fa una cosa o un’altra.
    Ho avuto modo di conoscere l’Assessore ed ha subito dimostrato di volere il confronto. Un appunto perchè non mi va di fare l’ipocrita. Non è vero che è uguale conoscere o non conoscere l’ambiente. Se non lo conosci devi faticare il doppio, quindi tanti auguri a lei per l’incredibile mole di lavoro che le spetterà.
    Una domanda: chi dovrebbe partecipare alla Conferenza?

  28. p. nicola simeone says:

    condivido, vito, quanto da te scritto e anche qualche precisazione ulteriore aggiunta da altri;
    su
    http://www.oratoccaanoi.ideascale.com
    ci sono anche idee che riguardano il mondo della cultura e delle nuove politiche culturali che aspettiamo

  29. Mi trovo d’accordo con quanto lucidamente ha espresso Vito nel suo articolo. Gli anni di gestione dell’assessorato da parte del Narcifascista si sono caratterizzati per un vuoto sostanziale (di proposte, idee); inoltre l’aver lasciato interi settori a oscuri personaggi ha creato un pantano culturale dal quale solo l’azione isolata di pochi ha impedito che si sprofondasse totalmente.
    Sottolineo il punto relativo all’assegnazione dei contributi. Serve certezza nel rispetto dei tempi di erogazione dei contributi stessi: credo sia necessario quanto invoca Vito circa il “tavolo permanente” con la Regione. Regole certe consentirebbero una programmazione ad ampio termine e metterebbero in seria difficoltà i quegli operatori culturali – cialtroni – che con la scusa dei ritardi nell’erogazione dei fondi procrastinano i pagamenti sine die.
    Questione Monumenti. Serve programmazione e promozione. Non si può pensare che per Monumenti Aperti ci siano le file di cagliaritani che vogliono visitare la cattedrale o la Pinacoteca, luoghi notoriamente aperti tutto l’anno. Bisogna necessariamente cambiare formula – cosa che per altro fu evidente già dalla seconda edizione della manifestazione -.
    Nel suo commento Rita parla della Scuola Civica di musica. Mi trova d’accordo per quanto riguarda il decentramento e l’azione nei quartieri. L’importante è sottrarre questo importante strumento di formazione alla logica sia dei politici sia allo stantìo modello conservatoriale mirato a far credere che dopo un anno di tasteggiamento o vocaleggiamento si è pronti a calcare il palcoscenico. La Scuola civica deve offrire la possibilità di fare musica: favorire la didattica di base (secondo aggiornate metodologie), aprire alla musica d’insieme: coro prima di tutto, banda, orchestra. Mi sovviene l’esperimento dell’orchestra di Sant’Elia – dove Teatro lirico, amministrazione Floris e Conservatorio hanno tentato di replicare l’esperimento di Abreu in Venezuela. Bella iniziativa, sicuramente da riprendere. Ma, mi sia consentito un piccolo dubbio: Che risultati si sono ottenuti? Che ripercussioni ha avuto nel quartiere, perchè non se ne parla più? E perché un’esperienza così esaltante non è stata usata per promuovere il candidato sindaco del centrodestra?

  30. M.Ulpio says:

    Vito, anche stavolta hai fatto centro.
    Aggiungo qualche dato su monumenti, musei e centri comunali. Per evitare che siano macchine del consenso come nel recente passato, credo sia necessario qualche atto di coraggio per puntare sulla qualità. Perciò come primo nodo rivedere tutte le forme di gestione: cioè chi ha in gestione cosa, come l’ha ottenuto, cosa ci fa dentro e in che modo.
    Cioè gare d’appalto vere (non affidamenti in urgenza, non licitazioni private) con bandi e capitolati seri e non costruiti ad hoc. Ma poi soprattutto controllo dopo le aggiudicazioni e in corso d’opera per tutelare bene culturale e chi ci lavora materialmente dentro.
    Per intenderci chi gestisce per conto del Comune e con soldi di tutti noi Villa Muscas, la Vetreria, il Lazzaretto, Il ghetto, l’ex palazzo di Città, Il castello di S.Michele, l’exmà, le torri pisane, la passeggiata coperta, La galleria dello sperone, l’anfiteatro (si perchè qualcuno l’avrà in gestione?) il search, il teatro civico, la galleria comunale? Ne manca qualcuno sicuramente.
    Gare d’appalto chiare quindi e non clientelarismo. Blu pegaso su tutti? Non solo, proprio ora, guardando sul sito del Comune noto delle coincidenze che andrebbe la pena di approfondire: le scatole cinesi. Per esempio il consorzio che gestisce la maggiorparte dei centri e che immagino prenda finanziamenti e che casualmente ha lo stesso organigramma di Monumenti Aperti e addirittura la stessa sede e per cui prende (immagino) ulteriori finanziamenti (doppi, tripli incarichi, doppi tripli finanziamenti). Non credo sia solo un caso. Internet è una miniera d’oro più scavi più trovi.
    Secondo nodo la qualità dell’offerta. Cioè cosa offre il comune di Cagliari? Mostre sul futurismo a parte abbiamo visto come in questi anni anche qui la macchina del consenso si è data da fare con elargizione di spazi e posti di lavoro ad amici e parenti. Pensare a una direzione scientifica/artistica non sarebbe perciò male.
    Terzo nodo lo stato di conservazione e valorizzazione dei monumenti tutti. Sull’anfiteatro non parlo, ma avete fatto un giro in città? Dentro ai monumenti ci proiri! L’ho visto al lazzaretto, alla passeggiata coperta, al search, alla galleria della passegiata coperta, al castello di san michele, alla galleria comunale. Cosa vuol dire tutto ciò? O il comune non svolge attività di controllo oppure non reputa sia importante.
    Quarto nodo la professionalità. Procedure selettive. Perchè se è vero che le società di gestione sono private è altrettanto vero che il servizio è pubblico ed esige professionalità (non basta cioè il cognome).
    Quinto e ultimo nodo il rapporto con gli uffici, già regno del trio Soriga, Ada Lai, Gerolamo Solina.

    Auguri Assessore, un Phd, un post-doc e tanto coraggio dovrebbero bastare.

    • In realtà, secondo me gli amici di Camù e Monumenti Aperti sono più vittime che beneficiari di questo sistema. Parli di doppi e tripli incarichi, ma se fosse come dici tu sguazzerebbero nell’oro e non è per niente così. Comunque è chiaro che, parlando in generale, non c’è stata una politica culturale. Questo ha portato all’esasperazione di molti. E lo capisco.

      • M.Ulpio says:

        Certo Vito! Assolutamente non è una polemica rivolta a Camù e Monumenti Aperti era solo un esempio, da quello che si vede fanno il loro lavoro egregiamente (di questi tempi chi sguazza nell’oro nella cultura?). La mia è un’ipotesi, ho confrontato nomi e sedi. Il mio discorso però è più ampio e riguarda la volontà di migliorare tutto il sistema: i modi per farlo esistono e credo concorderai con me che la logica della mediocrità = sopravvivenza alla lunga non paga, semmai accontenta. In questo momento c’è la possibilità reale di migliorare e credo Cagliari ce la possa fare

  31. Roberto Sedda says:

    Scusa Vito, ma l’autocritica dov’è? Scrivi: “Questo ho detto, e ne sono ancora convinto”?!

    • L’autocritica sta in questo: ho detto che avrei voluto una persona in grado di capire cos’è successo a Cagliari nel settore cultura e spettacolo negli ultimi dieci anni. In realtà quella persona non esiste, quindi la Puggioni ne sa (sotto questo esperto) quanto il più esperto in circolazione.

  32. Anonimo says:

    D’accordissimo su tutti i punti caro Vito, un piccolo gruppo di organismi teatrali, più o meno giovani, sta faticosamente organizzandosi, raccogliendo dati e coinvolgendo compagnie di tutta l’Isola. Ti dico che sarà molto difficile pubblicare tutti i dati in tempi brevi, c’è molta resistenza. Molti di noi sono figlie e figli, ormai anche i nipoti reclamano giustamente l’esistenza, dei mammasantissima di cui sopra, a volte sembra ereditaria la tendenza ad affollare corridoi e uffici per arrivare “primi”…Ma non condanno totalmente il mio settore: in Sardegna, pochissime le eccezioni, non è mai esistita una politica culturale! Ha sempre vinto il più “forte” a discapito dei più piccoli e deboli, magari più interessanti dal punto di vista artistico, ma non sufficientemente organizzati per fronteggiare l’astuzia e il potere di chi da circa 35-40 anni si spartisce la torta, senza minimamente pensare a far crescere il settore, se non per immediata necessità di manovalanza a basso costo.
    Ora è questo che si sta cercadno di fare, organizzarci!
    Personalmente, insieme a pochi altri, mi sono occupata, e lo farò ancora sino alla totale risoluzione, dell’affidamento assolutamente illegittimo del Piccolo Auditorium, spazio che difatto è stato tolto ai cittadini oltre che agli operatori, costretti a debuttare altrove o a non debuttare affatto con i loro lavori.
    Come il Piccolo Auditorium molti altri spazi devono essere rimessi a bando, ma non perchè li vogliamo noi, bada bene, ma perchè la cosa pubblica, si tratti di soldi o di spazi, va amministrata in modo trasparente e “giusto”, per i cittadini innanzi tutto.
    Il nuovo sindaco e la giunta tutta, prima fra tutti Enrica Puggioni, dovranno dimostrare che la differenza sta nella trasparenza vera e nella partecipazione, a maggior ragione dato che l’assessora ha vissuto gli ultimi anni lontano da Cagliari.
    Mi rendo disponibile a partecipare all’organizzazione della conferenza che tu giustamente suggerisci.
    Buon lavoro a tutti!
    Aurora Simeone

  33. Penso urga anche una discussione sulla necessità di ridimensionare (come minimo) l’ingombrante presenza della politica nella gestione (diretta) della Scuola Civica di Musica (ignobile la presenza del Presidente della Comm. Cultura Porcelli durante le audizioni annuali per la selezione d’accesso ai corsi di bambine-i, ragazze-i e di adulte-i, con successivo utilizzo dell’indirizzario dei selezionati per la sua letterina elettorale). Se pensiamo che la pratica musicale possa giocare un ruolo nella crescita culturale di ragazzi ed adulti (basta guardare ad alcuni esempi di iniziative di questo genere fra ragazzi in difficoltà) non penso si possa fare a meno di inserire nella politica culturale dell’Assessorato Puggioni anche una ridisegnazione del ruolo della Scuola Civica M., magari in chiave decentrata, con progetti e spazi pensati per una fruizione a livello di quartiere e con il coinvolgimento delle Associazioni musicali cagliaritane. Gli spazi, a cominciare dalla possibilità d’utilizzo serale delle scuole, non mi pare manchino e anche gli esempi a cui guardare. Potrebbe essere un segmento della ri-progettazione dei Centri Culturali Comunali richiamati da Vito.

    • Giustissimo. La Scuola Civica ha grandi potenzialità che vanno sfruttate, speriamo che non diventi di nuovo quella mangiatoia che è stata per anni grazie al Sig. Porcelli!

  34. Certo che aproposito di associazioni culturali……..
    Gli Sconvolts a Marina facevano le veci di qualche associazione culturale?

  35. Anonimo says:

    condividendo l’analisi lucida del collega Vito sulla nomina all’assessorato alla cultura mi saresti aspettato molto di più dal nuovo sindaco per ribaltare completamente la politica del fascio pellegrini e delle sue mostre inutili come erano inutili alcuni grandi eventi culturali comprati a scatola chiusa senza ricadute sul territorio….ma anche importare fest arch è rendita di posizione….sbagliata dobbiamo costruire cultura non importarla….questa è una piccola riflessione per il dibattito sulla cultura a cagliari…

  36. Giovanni says:

    Gentile Vito, sono un sostenitore dei piccoli passi e quindi, pur rendendomi conto della modestia dell’obiettivo, ritengo già di per sé una vittoria essersi sbarazzati del Presidente della Commissione Cultura.

  37. Roberto says:

    Le facciamo di certo tanti auguri, però la Puggioni mi sembra oggettivamente la figura più debole di tutta la giunta.
    Posso capire la giunta senza tessere di partito, posso capire lo “spazio ai giovani”, però – non per essere cattivi ma semplicemente onesti – politicamente e lavorativamente è una emerita signorina nessuno (ovviamente se non consideriamo i salotti di viale Merello o le solite frequentazioni-bene della Cagliari radical chic).
    Spero comunque di essere smentito e vedere presto tanti segnali di un vero cambiamento anche sulla gestione elitaria del patrimonio culturale della nostra città.

    • cristina says:

      La Puggioni ti sembra debole perchè non la conosci: non è proprio il modello da salotto bene cagliaritano. Il fatto che sia una “signorina nessuno” non mi sembra un argomentazione valida, preferisci “i soliti noti”? Diamole tempo, io ho fiducia…

      • Roberto says:

        Le mie osservazioni scaturiscono proprio dal fatto che la conosco personalmente.

        Comunque tra “soliti noti” e “signori nessuno” c’è una bella via di mezzo: persone con esperienza, qualcuno che ha un CV relazionato al settore in cui va a operare, qualcuno che ha la residenza a Cagliari per davvero e non soltanto per chiedere un Master & Back.

        Comunque, ciò che non voglio è andare sul personale e – come ho commentato sopra – del resto è difficile non farlo visto che per ora stiamo parlando solo di premesse e promesse.
        Confido nelle periodiche buone analisi di Vito e aver spunti di discussione concreti molto presto 🙂

  38. Marcello Verona says:

    C’è già chi ci sta lavorando, Vito 🙂

  39. Se posso aggiungere: inviterei a non trascurare l’importanza della cultura scientifica (superamento delle “Due Culture”, valorizzazione della creatività scientifica e artistica, ecc.) e riprenderei l’antico (ne parliamo da 15 anni) progetto del Centro della Scienza…

  40. matteo murgia says:

    sarebbe utilissima e questa è una delle cose che mi aspetto dalla giunta zedda. ancora una volta hai centrato il bersaglio. beni meda.. saludi…

  41. Marieclaire says:

    E’ una proposta molto interessante, abbastanza complesso forse in questa prima fase un appuntamento così, soprattutto perché immagino che tra Assessore e Uffici si debba creare quel minimo di confidenza che serve a produrre dati. E’ incredibile quanto sia difficile ottenere un tale tipo di organizzazione delle informazioni interne dalle strutture amministrative, a volte anche per un assessore. Mi ricordo che un lavoro di raccolta di dati sui finanziamenti anno per anno e sulla loro distribuzione geografica era stato fatto dall’assessore Mongiu, non solo per gli usi “interni” all’assessorato. Eppure sarebbe utilissimo quello che proponi, Vito. Il mondo dello spettacolo e della cultura in genere patiscono una marginalità e una frammentarietà ormai cronica, c’è bisogno di un confronto collettivo anche se, a mio avviso, l’interlocutore vero per il mondo dello spettacolo è l’amministrazione regionale, a parte l’uso degli spazi per lo spettacolo dal vivo in città. Mi sembra che l’assessore della cultura comunale gestisca risorse per 40 milioni di euro, ti risulta?

  42. …..ho un ricordo stampato nella mente..uno dei creatori del teatro sardo sul letto di morte invitava a……stare uniti….

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