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Quirra: senza una posizione forte della politica, l’inchiesta di Fiordalisi può essere un boomerang. E occhio alle prossime analisi farlocche su nove cozze e sette vermi (non scherzo)!

Chi segue da anni la vicenda delle servitù militari in Sardegna e lo scandalo dei soldati morti a causa della Sindrome di Quirra (o dei Balcani, che dir si voglia) sa che queste sono settimane cruciali. L’apertura di un’inchiesta sulla base del Salto di Quirra da parte del procuratore di Lanusei, Domenico Fiordalisi, segna uno spartiacque. Alla sua conclusione lo scenario cambierà radicalmente. Ma, a mio avviso, i rischi potrebbero maggiori delle opportunità.

Su Quirra è infatti in corso una guerra sui dati e sulle analisi. Ogni volta che emergono elementi di “criticità” (come quelli relativi alla salute dei pastori, peraltro emersi incidentalmente durante uno studio sulla salute degli animali) la politica si affanna a chiedere analisi più approfondite. Ogni volta che invece i dati sono “rassicuranti” (cioè evidentemente incompleti), allora va tutto bene.

Questo dimostra che non sono ormai i dati che servono, ma una soluzione politica coraggiosa che prenda atto che, per motivi ancora misteriosi, i soldati e i civili che vivono nelle aree vicine ai poligoni sardi si ammalano di tumore con un’incidenza sospetta.

I dati definitivi sarà difficile averli, e questo per ovvi motivi. Il gioco lo abbiamo capito: in caso di elementi preoccupanti, verrà eccepita alla Procura la scarsa scientificità; in caso di dati incompleti o generici, questi verranno spacciati come “rassicuranti”.

L’indagine di Fiordalisi deve essere dunque concepita come un punto di partenza, non certo come il giudizio di Dio. Anche perché nessuno sa bene con certezza cosa si debba cercare. Trovare l’uranio impoverito è molto difficile, e questo lo dicono tutti. Allo stesso modo, si ha l’impressione che le malattie che colpiscono militari e civili siano causate da una somma di fattori (non solo uranio ma anche le radiazioni dei radar, le esalazioni dei propellenti, eccetera).

Non siamo quindi davanti a nessi di cause ed effetto evidenti: la scienza sta iniziando ora a farsi un’idea della ricaduta delle nuove tecnologie belliche sulla salute dei militari e dei civili che vivono a ridosso dei teatri di guerra. Ciò che sappiamo con certezza è che la gente muore. Ma in tanti vogliono far finta di non vedere

Per questo, rischia di essere controproducente cercare la pistola fumante e il movente quando in troppi negano l’omicidio. Fuor di metafora: cosa stia accadendo nelle nostre basi è talmente lampante che, come ricordava bene l’Unione Sarda di ieri, “il D.P.R. 37 del 2009 equipara Quirra, Teulada e Capo Frasca alle zone di guerra del Kosovo, della Somalia, dell’Iraq e dell’Afghanistan. E ammette chi si ammala e abita o lavora nei poligoni sardi ai risarcimenti dai danni causati dai tumori”. Quindi è inutile chiedere evidenze scientifiche se poi si è a priori contrari a soluzioni drastiche che affrontino il problema.

La reazione è già in atto. Sia la Provincia dell’Ogliastra (ma non quella di Cagliari: eppure sono entrambe espressione del centrosinistra!) che la Cisl si oppongono alla chiusura in via precauzionale del Poligono. Il Pd arranca paurosamente, cercando di far dimenticare l’interrogazione con cui, appena tre anni fa, chiedeva all’allora ministro della Difesa Parisi il raddoppio di una pista tattica a Perdasdefogu, perché evidentemente il territorio non poteva perdere gli investimenti di Finmeccanica.

Insomma, nessuno è innocente e tutti sono in difficoltà.

Per questo ora bisogna stare in guardia. Perché ogni volta che la società delega alla magistratura la soluzione a problemi evidentemente politici, allora nascono i guai. Ripeto: l’inchiesta di Fiordalisi è sacrosanta e va sostenuta in tutti i modi, ma sarà solo un passaggio di una ricerca della verità che dovrà continuare.

Infatti chi si attesta su posizioni “negazioniste” cosa chiede? La posizione della Cisl è esemplare: “L’inchiesta sia veloce e definitiva, perché c’è in giro una voglia matta di liquidare la presenza militare in Sardegna e chiudere le aree ancora riservate alle servitù con le stellette”, dicono con una nota Giovanni Matta e Oriana Putzolu. Che infatti non negano che “l’unica causa che giustifica l’immediata chiusura di questi siti è che la loro presenza pregiudichi in qualunque modo la salute dei lavoratori addetti e delle comunità del territorio”. Per la Cisl però “non siamo ancora in presenza di dati certi, ma soltanto di valutazioni parziali”. Alla Cisl vorrei dire che, in effetti, dieci pastori su diciotto ammalati di tumore a Quirra è un dato parziale: sarà completo quando saranno morti tutti, diciotto su diciotto.

La guerra ora si sposta dal poligono sui giornali. Ed è una guerra sottile ed insidiosa. Ne dà la prova l’Unione Sarda che, dopo aver fatto scoppiare lo scandalo dei pastori di Quirra malati di leucemia, oggi dà voce al sottosegretario alla Difesa Giuseppe Cossiga. Neppure una domanda sull’inchiesta di Fiordalisi, ma anzi (ben imbeccato dal giornalista) l’affermazione che “l’esercito è la prima industria in Sardegna”. Come dire: perché volete smantellare le basi militari?

La Nuova Sardegna di oggi dà invece notizia dell’imminente divulgazione delle analisi “commissionate da tempo dal ministero della Difesa a un’agenzia europea, la Namsa”. Da quello che ho potuto accertare, la conferenza stampa di presentazione dovrebbe tenersi nei prossimi giorni a Perdasdefogu. Scrive la Nuova: “Verranno presentati anche i dati delle analisi che sono state eseguite sugli animali e in diversi punti del terreno del poligono”.

E qui viene il bello. Perché la Namsa (da quello che già si sa e si dice) ha analizzato anche campioni di mitili. Le cozze, si sa, sono degli ottimi bioaccumulatori, raccontano cioè molto dello stato di inquinamento del mare. E quante cozze ha analizzato la Namsa? Nove. Avete capito bene: solo nove.

Ma la Namsa ha anche effettuato un campionamento del suolo. E quanti vermi ha analizzato: sette.

C’è da stare tranquilli, a Quirra e a Perdasdefogu va tutto bene, non c’è dubbio.

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11 Comments

  1. 9 cozze e 7 vermi analizzati.
    Ma quando si fanno questi studi non si devono seguire dei protocolli?
    Mi sembra logico che si neghi tutto sennò, lo Stato dovrebbe dare dei risarcimenti enormi se viene riconosciuto che il danno viene dal Poligono.
    Per me la colpa è della politica, dei nostri politici sardi.
    Quando si va a votare bisogna pensare che fare il politico VERO è un importante lavoro, ma tanti si vendono per una cena o cavolate simili.
    Se la politica SERIA avesse protetto il nostro territorio ora non staremo a parlarne.
    Se vogliamo consegnare un territorio salubre ai nostri figli e nipoti è ora che si diano due calci nel sedere a chi governando non è riuscito a salvaguardare la nostra Regione, fuori dalle scatole i tromboni della politica che ancora MANGIANO da almeno 5 lustri nei posti di potere.
    Largo ai giovani, largo a chi ha idee, a chi vuol bene alla nostra Sardegna, a chi antepone il bene di tutti e non la raccolta della sue proprietà immobiliari e turistiche.
    Bene che la magistratura indaghi….ma se la politica non si dà non smossa e lavora per il milione e 600 mila abitanti (ed anche per gli emigrati che vorrebbero tornare un giorno a casa) non si va da nessuna parte…….che si sgancino dalla Penisola, che taglino il cordone ombelicale e provino a camminare con le loro gambone………
    Più fatti e meno parole da parte loro!!!

  2. Mi sembra giusto approfondire sulla questione Quirra senza sparare nel mucchio i Militari sono i primi a volere la verità ( forse non i vertici) anche perche i militari non godono ancora di tutti i diritti Costituzionali come quello di avere un Sindacato e a negarlo sono tutti destra e sinistra compresi quelli che oggi si dicono allarmati e presentano interrogazioni parlamentari. per questo basta leggere gli atti della 4° comissione Difesa alla Camera ed al Senato ..poi perchè ostinarsi chiamare in causa l’uranio impoverito potrebbero essere delle concause i militari deceduti nella maggior parte dei casi hanno fatto una o più missione all’estero con dei vaccini in molti casi fatti in modo ravvicinato senza aspettare le pempistiche prevviste. Infine bisogna chiedersi chi sono gli amministratori delle ditte che sperimentano il loro prototopi nel poligono forse dei generali in pensione…. infine esiste un registro Regionale dei tumori? forse no? perchè?….

  3. Il retroscena di quanto avviene, a mio parere, sta a Roma: nella Commissione del Senato a presidenza Costa. http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede/Commissioni/0-00081.htm

    Questa Commissione, la quarta che si occupa della faccenda “uranio impoverito”, ha una impostazione molto scettica sulla responsabilità dell’uranio e focalizza l’attenzione sulle vaccinazioni multiple ed irrazionali alle quali vengono sottoposti i militari.

    Non sono stati convocato i consulenti delle precedenti Commissioni che si erano dimostrati inattendibili, tra essi vi erano la Gatti e Leggiero.

    La lobby dell’uranio, oltre a diffamare nei media il senatore Costa ed il professor Nobile, ha pensato di riciclare la vecchia faccenda del poligono di Quirra in maniera di tornare alla ribalta.
    Che il poligono sia inquinato (non da uranio) è cosa innegabile, ma in Sardegna ci sono i poli industriali che lo sono molto, molto, di più: la Saras in primis.

    I veterinari, invece di fare studi epidemiologici inattendibili, avrebbero dovuto tutelare la salute della popolazione impedendo il pascolo in un territorio fortemente inquinato: se lo avessero fatto i pastori non si sarebbero ammalati.

    Da oltre dieci anni si sarebbe dovuto sapere che portare bestiame al pascolo in un poligono, o nelle zone industriali, è da criminali oltre che da imbecilli.
    Sapendolo, chi mangerebbe carne d’agnello o formaggio “made in Quirra”?

    L’inchiesta è dannosissima per l’agroalimentare sardo, ma ai mandanti questo non interessa.

    La Sanità Militare e l’industria che la “rifornisce” sanno bene che se venisse riconosciuta la responsabilità delle vaccinazioni nei casi di tumori e malattie immunitarie che hanno colpito i militari si scoperchierebbe un vaso di Pandora difficilmente richiudibile.

    • Daniele says:

      La Saras inquina di più… vero. Ma quanto versa la Saras in tasse alla regione e quanto versano i poligoni e le basi militari? Quanto pagano di luce e acqua usati? Quanto territorio occupa la Saras e quanto il poligono di Quirra?
      Quello dell’uranio è uno specchietto per le allodole (il tungsteno che viene usato in alternativa è più tossico)… il problema è che si fa occupare e bombardare il territorio nazionale (sardo) in cambio di pacche sulle spalle e prese per i fondelli continue. Il problema è che nessuna trasparenza può essere garantita in virtù del segreto militare.
      Che se ne escano fuori dalla Sardegna una volta per tutte, questa è l’unica soluzione.

      • Io non la porrei nei termini di quanto versa la saras….anche perchè la sede legale non è in Sardegna ma in Lombardia pertanto le tasse sono legate solamente all’irpef dei lavoratori dipendenti mentre i dividendi e i profitti prodotti in sardegna vengono investiti altrove . Consiglio di leggere un libro di Giorgio Meletti dal titolo SARROCH -ITALIA ” una storia ordinaria di capitalismo coloniale” credimi è molto istruttivo. Quello che non dobbiamo permettere a nessuno e quello di inquinare il territorio della sardegna per poterlo lasciare ai nostri figli migliore di come ci è stato lasciato dai nostri genitori…….per qualche posto di lavoro in più.

      • Daniele says:

        Guarda, il mio intervento non voleva essere una sviolinata alla Saras, che rappresenta un tipo di economia che considero complessivamente nociva per la Sardegna (per questo, prima di chiuderla, bisogna attivarsi per creare alternative). Sulla sede legale però ance io tempo fa ho cercato notizie in quanto ero convinto di quello che dici tu, ma nell sito invece risulta diversamente: Saras S.p.A.
        Sede legale: SS 195 Sulcitana Km 19 09018 Sarroch (CA)
        Capitale sociale Euro 54.629.666,67 i.v
        Numero iscrizione registro imprese, codice fiscale e partita IVA 00136440922
        http://www.saras.it/saras/footer/disclaimer?lang=IT

        Comunque volevo solo sottolineare il fatto che i due problemi siano diversi e che mentre per la Saras i fattori economici hanno più fondamento, per le basi militari o non ci sono o sono risibili.

        Ciao

  4. Marieclaire says:

    Sono d’accordo, Vito, sul fatto che l’inchiesta, seppur benemerita, non sancirà di sicuro una verità assoluta. Non bisogna essere formalisti, come giustamente il tuo ragionamento sottintende.
    Infatti già troppe volte in passato le “autorità competenti” hanno sminuito l’evidenza dei dati epidemiologici, o anche semplicemente statistici, raccolti anche dalle associazioni che, come Gettiamo le basi, si occupano di quei territori con un’attenzione e una scientificità innegabili. E’ vero che, se si vuole ignorare l’evidenza di alcuni dati, questo si farà anche stavolta appigliandosi invece anche al più piccolo segnale rassicurante per sbandierare che non c’è l’evidenza scientifica della nocività della base militare.
    La Sardegna è stata evidentemente venduta da tempo, per pochi spiccioli: la gente muore vicino alle basi e così gli animali e la terra, avvelenata.
    Intanto alla stessa industria militare dobbiamo i conflitti, ancora ipocritamente chiamati missioni di pace, dove tra gli altri anche i soldati sardi muoiono, per pagarsi magari il mutuo.
    I pastori, invece, vengono bastonati dalla polizia.
    Mi sembra, nonostante l’apparente semplificazione, che si tratti di fatti strettamente legati tra loro. Voglio cogliere, però, nell’apertura di questa inchiesta, finalmente, dopo tanto tempo, un segnale positivo. Spero sia vicino il giorno in cui finalmente la Sardegna, e non solo,sarà liberata dalla schiavitù militare, che offre e pretende solo morte.

  5. In fondo è la vecchia questione secondo la quale si privilegia l’occupazione (e forse in questo caso l’interesse nazionale) a scapito della salute e del benessere delle persone.
    Ed in nome delle buste paga siamo pronti a sacrificare persone, animali e luoghi.
    E del resto questi danni ambientali se ci pensiamo bene sono da un certo punto di vista “invisibili”: è possibile vedere l’uranio impoverito?
    E l’inquinamento?
    Quello che è evidente e palpabile è la paura.
    Paura di perdere qualcosa: benefici, posti di lavoro, privilegi…
    Ed allora credo che sia dovere nostro segnalare, proporre, ricordare, invitare, sollecitare…ma un intervento concreto potrà essere efficace solo ad un livello più alto di quello provinciale o regionale: occorre che lo Stato si faccia carico di risolvere questa situazione.
    Perchè alla PAURA di perdere qualcosa occorre rispondere con la SICUREZZA che si otterrà qualcos’altro.
    E questa risposta può darla solo lo Stato.

  6. Sono qui, e vorrei avere in mano il potere che questa società ci sta togliendo
    per rimediare al dolore e allo scempio della terra ad opera di Mostri che servono soltanto il denaro.
    Ma dove stanno i Politici illuminati ditemi?
    Per quanto mi guardi intorno vedo soltanto merci e polvere.

    Comunque condivido su FB il tuo allarme Vito.
    Grazie

  7. Francesca G. says:

    Fiordalisi ha parlato in tv, credo sulla RAI o Videolina, ed è uno dei pochi magistrati che lo fa. Si è rivolto alla gente, ai malati di leucemia e ai loro familiari. Li ha invitati a parlare. Ora.
    La sua inchiesta, come dici tu Vito, va sostenuta in tutti i modi. Anche solo per capire se a Quirra ci si ammala (e si muore) per colpa della base oppure per altre cause. Solo per una questione di verità.

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