Politica

Buone notizie: l’Italia è allo sbando. Facciamo un elenco dei nuovi valori comuni che ci serviranno per ricostruire il Paese

Pochi giorni all’estero e si sente che l’aria è diversa. Anche in Spagna c’è la crisi economica, sicuramente più dura di quella che stiamo attraversando noi, ma la gente mantiene comunque, se non un ottimismo di fondo, almeno una nota di speranza. La crisi non impedisce loro di essere felici. E gli italiani che vivono a Madrid non ci pensano nemmeno di tornare in Italia, tantomeno in Sardegna. In Spagna, pur fra mille difficoltà, hanno i loro punti di riferimento a cui non vogliono più rinunciare: una pubblica amministrazione più seria, uno Stato veramente laico, l’impressione che ci siano degli obiettivi condivisi da raggiungere.

L’Italia invece è un paese smarrito. Si ha la sensazione di un crollo imminente. Siamo sconcertati dalle contraddizioni della nostra classe dirigente, niente è come sembra. Non si sa più non solo a cosa credere, ma nemmeno a chi credere. Si gioca a delegittimare tutto e tutti. Non si intuisce nemmeno quale sarà il punto di caduta di questa lunga crisi. Se il termine non fosse stato svuotato di senso così come è avvenuto sistematicamente dal ’94 in poi, dovremmo parlare di “crisi di valori”.

Non sappiamo neanche più come raccontare quello che vediamo, ci hanno perfino cambiato le parole. Le prostitute sono diventate escort, le orge con minorenni sono feste private. Non ci si vergogna più di nulla, non c’è freno alla mancanza di ritegno, ogni autorità morale che avrebbe dovuto sanzionare comportamenti sbagliati ha abdicato al suo ruolo. Si invoca l’intervento della magistratura in ogni situazione, ma neanche questo serve perché anche la legalità viene continuamente calpestata.

Però un ciclo si sta chiudendo ed è il momento di guardare al futuro. Se siamo in una crisi di valori, allora è di valori che dobbiamo parlare.

Il fatto che Bersani e Fini dicano essenzialmente le stesse cose apre a diverse considerazioni, non necessariamente negative.

La prima è che il berlusconismo è un’anomalia che non può essere ricompresa nella classica divisione destra/sinistra. Il berlusconismo è un mostro, che rischia però di modificare anche i valori di altri schieramenti. Non voglio dire che il berlusconismo sia una parentesi nella storia italiana, ma che sia altro da ciò che vorrei che ci fosse in futuro. Se l’obiettivo è liberarsi del berlusconismo, è un bene che Fini e Bersani dicano più o meno le stesse cose.

La seconda è che finalmente si parla di valori comuni e trasversali. Scrive Antonello Gregorini sul suo blog del Forum Civico: “Se sono disposto a rinunciare a una parte, anche significativa del cosiddetto “mio”, a favore del benessere dei meno abbienti, sono di sinistra? Se ho fiducia nella capacità degli italiani (e dei sardi) di sacrificarsi, lavorare onestamente e pensare al futuro dei figli, essere solidali e generosi; sono di destra?”. E’ solo un esempio, ma è chiaro che, per continuare, il tema della meritocrazia non può essere irresponsabilmente lasciato alla destra (che, tra l’altro, è tutto tranne che meritocratica) e l’ambientalismo non è e non può essere soltanto di sinistra (che è sempre meno ambientalista…).

La terza considerazione è che se destra e sinistra iniziano a condividere una serie di valori, finalmente può emergere meglio la qualità delle persone che i partiti indicano per gestire la cosa pubblica. Quante volte ci è capitato di oesservare che il candidato scelto dallo schieramento a noi avverso (per dirla alla Veltroni) era più capace di quello che avrebbe dovuto rappresentarci? Ogni tanto è capitato.

Ma questo ragionamento ha anche il rovescio della medaglia. I partiti perdono la loro credibilità a livello locale. Bersani può anche convincermi, ma se poi in città il livello della dirigenza del Pd è scadente, se la sinistra vendoliana fatica a liberarsi di Cogodi & c., se Fini si affida in Sardegna ad Ignazio Artizzu (veramente folgorato sulla via di Damasco, non c’è che dire…), dove vanno a finire le belle parole? Ecco, direi che tra i valori da riproporre ci sia quello della testimonianza: non mi basta che un politico stia “dalla parte giusta”, deve anche essere coerente con ciò che dice.

Basta, salto il fosso e mi rendo ridicolo: dobbiamo fare un elenco di valori sui quali basare la nuova Italia che verrà. Ne propongo uno al volo, con voci in ordine sparso.

Basta con le delegittimazioni: valutiamo le persone per quello che dicono e che fanno, senza usare strumentalmente i loro errori passati, o sminuendo la loro rappresentatività.

Basta con l’autorità: valutiamo le persone per quello che dicono e fanno, senza usare strumentalmente i loro successi passati, o esagerando la loro rappresentatività.

Basta con la malafede: ci si deve confrontare con tutti ma non con chi usa evidentemente argomentazioni false. La malafede e la menzogna sono il cancro che sta rovinando l’Italia.

Non avere paura di criticare chi sta dalla “nostra parte” per non essere accusati di fare il gioco del nemico.

Asciugare il linguaggio dalle trappole retoriche, dalle esagerazioni.

Prendersi qualche rischio. Educhiamoci al coraggio e non alla paura.

Ripartiamo dalla legalità, nelle piccole come nelle grandi cose.

Pretendere coerenza e senso di responsabilità alla classe dirigente.

Dare spazio ai giovani, consentendo loro di sbagliare e dunque di crescere.

Varie ed eventuali.

Banalità? Probabilmente. Ma in questo scenario pieno di macerie da qualche parte bisognerà pur ricominciare. Si attendono suggerimenti (l’elenco è lungo).

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16 Comments

  1. Soviet says:

    Non posso parlare di altri, ma della “sinistra vendoliana che non riesce a liberarsi di Cogodi & co.” qualcosa la so. Intanto, “liberarsi” di qualcuno è termine più consono ad altre organizzazioni. Un partito politico come SEL non si libera di nessuno, si confronta. E se foste stati magari un pochino più attenti avreste magari notato che il nuovo coordinatore provinciale ha poco o nulla a che fare con Luigi Cogodi. Che potrebbe pure, recuperando consenso, farlo lui il coordinatore, se questo decidono gli iscritti del partito (che, per inciso, sono gli unici responsabili dei dirigenti che si scelgono). Se si ritiene che alcuni politici siano superati non c’è che una cosa da fare: entrare nei partiti, partecipare alla loro vita democratica – perché in alcuni partiti è possibile ed in SEL è sicuro – e rinnovare.

  2. Vi ricordate l’ottimismo e le speranze che erano nate con le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione? Che c’è di strano se molte certezze che avevamo prima stanno crollando? Solo pochi anni fa si diceva: stiamo vivendo una grandissima rivoluzione sociale e andiamo verso una nuova “società della conoscenza”. E’ già tutto finito? Io penso proprio di no!
    Con le ITC ci sono stati grandiosi miglioramenti, probabilmente in un in tutte le attività umane, ma la politica e la democrazia sembrano invece regredire notevolmente, un po’ dappertutto. Perché?
    Forse il problema è solamente che non riusciamo ancora a liberarci dei vecchi schemi e scoprire le nuove straordinarie opportunità che abbiamo a disposizione.
    Se vi interessa riprendere questo discorso, vi propongo due miei articoli. Forse sono un po’ lunghi, chiedo scusa in anticipo. Però, se arrivate fino in fondo c’è anche una possibile soluzione…
    http://www.insardegna.eu/Members/gsalaris/il-telefonino-nuovo-e-la-democrazia-vecchia
    http://www.insardegna.eu/Members/gsalaris/la-democrazia-e-il-concorso-di-pittura
    Saluti a tutti

  3. Monica says:

    Il rispetto é alla base di tutto. Rispetto delle persone, rispetto delle regole, rispetto delle leggi, rispetto delle idee, rispetto dell’ambiente…………

  4. Daniele says:

    Ricostruire? Prima cade questo ammasso sgangherato e centralista di nazioni e meglio è. L’Italia si può salvare solo se si federa in maniera decente (non in quella idiota della Lega). La Sardegna solo se diventa uno Stato indipendente all’interno di una comunità europea e mediterranea.

    Il resto delle soluzioni che predicano onestà, rispetto delle istituzioni, più solidarietà, più attaccamento al paese etc… sono specchietti per le allodole che si ripetono da 150 anni per non affrontare i problemi reali. Un applauso alle intenzioni, ma la realtà è diversa. Altro che Sardegna, è l’Italia la nazione fallita.

  5. giustizia, rispetto e integrazione.

  6. Antonello Gregorini says:

    Vito mi cita, in uno dei suoi arguti articoli, ed eleva il livello del mio precedente “siamo di DX e Sx”.
    Si domanda come si possa fare per uscire dalla “crisi di valori” che, in definitiva, é alla base della decadenza del paese. Fra i commenti seguenti vi é un richiamo alla responsabilità e una menzione di una serie di paure Paura di esporsi. Paura di provocare conflitti. Paura del successo. Paura del fallimento
    … paure.
    In un precedente commento fanno notare la mancanza generalizzata di coraggio, cioè dell’esatto complemento della paura.
    Io noto di continuo, in quest’esperienza politica, ma anche nella vita in generale, che sono rare le persone che si avvicinano e offrono la loro disponibilità per la realizzazione di un obiettivo senza anteporre a questa una sequenza di tatticismi, di “ma cosa me ne viene”, ma cosa c’é sotto, ma anche di un più esplicito “dove l’inculata”?
    Pur avendo una gran necessità di supporto fisico e morale, in queste situazioni, ho imparato a lasciar perdere. D’altronde: cosa potrei promettere o garantire?
    Posso promettere ciò che non c’é? Posso garantire per altri e per il futuro?
    In una persona, in un progetto, o ci credi o e meglio che lasci perdere. Ma, nel contempo, se non credi più in niente, cosa puoi aspettarti dal futuro?
    Se non hai più fede in niente, non hai speranza e la religiosità e la vitalità sono moribonde!
    E il tuo percorso di miglioramento, l’unica cosa che può avere veramente un senso, che fine fa?
    Quindi, per concludere, l’unica cosa che tutti, dx o sx, rosso o nero, povero o ricco, … , non possiamo permetterci é proprio il non avere fede e coraggio per proiettarci verso il futuro, ad iniziare da noi stessi, la famiglia, la città, il mondo.

  7. graziella says:

    Concordo con quello che dici, Vito. Grazie per questo tuo scritto che mi da l’occasione di manifestare il mio pensiero.
    Per me il valore sul quale occorre concentrarsi è la responsabilità personale.
    troppo spesso nella quotidianità assisto incuriosita alla elencazione delle cose che non vanno bene, dei comportamenti che non piacciono…… al racconto di piccole e grandi ingiustizie….
    Quello che mi colpisce, ogni volta, è che quanto viene riferito sembra riguardare sempre persone, eventi, situazioni esterne alla persona che ne parla.
    Ma è sempre così?
    E’ così che tutto quello che ci capita dipende dagli altri, dal fato, dalla sfortuna (o fortuna a seconda dei casi?).
    L’impressione che ne traggo è di una grande paura, anche se legata a questioni diverse tra loro.
    Paura di esporsi.
    Paura di provocare conflitti.
    Paura del successo.
    Paura del fallimento….paure.
    E allora da dove possiamo ricominciare?
    Forse da piccole cose.
    Forse da una domanda.
    Cosa posso fare, io, rispetto ad una certa situazione…anche di piccolo?
    E’ possibile che compiere un piccolo passo ma farlo periodicamente permetta di innescare un cambiamento?
    Se mi chiedo cosa posso fare per prendermi cura del pianeta forse l’obiettivo mi sembrerà troppo grande per poterlo realizzare. Ma se da domani decido di utilizzare l’auto tre volte a settimana piuttosto che tutti i giorni forse avrò fatto qualcosa per il bene del pianeta (e alla mia portata).
    Cosa voglio dire?
    Credo nella responsabilità individuale.
    Credo che se sommiamo tante responsabilità individuali otteniamo tanti comportamenti virtuosi che a poco a poco riescono ad incidere sulla cultura nostra, della nostra comunità.
    Difficile? Facile?
    Non so. Personalmente questo approccio mi permette di dormire bene la notte con la consapevolezza che ho dato il mio contributo per il benessere mio ….e del mondo.
    Ogni giorno cerco di fare qualcosa di bello per me e per gli altri.
    Cerco di fare bene il mio lavoro.
    Dono un sorriso anche a persone che non conosco.
    Mi alleno ad essere integra.
    Ad essere autentica.
    Anche nelle piccole cose e nella quotidianità.
    Cercando di mantenere l’attenzione focalizzata sulle cose che posso fare io per il mondo piuttosto che aspettare che il mondo si occupi di risolvere i miei problemi.

  8. giancarlo nonis says:

    In quanto Sardo, innanzitutto perchè non la smettiamo di nasconderci dietro uno pseudonimo ovvero nikname, occorre il coraggio di apparire per quello che siamo. Così ad amiche/i iniziamo il confronto, occorre una Rivolta degli Onesti, nella quale, ambiente,civiltà, coerenza, coraggio, equità, freschezza, intuitività , pratiche attive nelle nuove economie,lealtà, solidarietà, questi sono valori comuni, per persone non comuni, ovvero non per la nostra classe politica, locale, regionale, italiana che ha perso da tempo con il pragmatismo che diventa cinismo a destra come a sinistra, per destra intendo persone alla Montanelli, Biagi, Travaglio, Borsellino, a sinistra l’onestà innanzitutto intelletuale di Gramsci o dell’ultimo Berlinguer, Falcone, di chi non ha mai detto prima l’uomo e poi il muflone ed i nostri operai, muoiomo di cancro ed anche tra poco di fame, ed è solo alla mediazione dei sindacati, destra sinistra e sardisti se ancora si dialoga senza violenza, quella che già vive la Grecia. A si biri tottus in pari e in paxi

  9. tony randall says:

    civiltà, solidarietà, ambiente, equità

    sono concetti che necessitano di essere riempiti ma forse ancor prima dobbiamo chiederci quanto è rimasto di ciascuno in ognuno di noi.
    Vi è l’obbligo di autocritica, io in primis.

    Ciao Vito

  10. monica says:

    di tutto l’articolo (che mi è piaciuto e ho trovato comunque coraggioso e ben lontano dall’essere ridicolo) sotolinerei quattro parole, che per quanto mi riguarda fanno la differenza tra un politico che voterei e uno che non voterò mai (o mai più).
    coraggio, coerenza, lealtà e freschezza.
    aggiungerei a questa lista intuitività e pratiche attive sulle nuove economie, sulle energie rinnovabili (non quelle degli scandali che conosciamo) e su diverse politiche per la promozione del benessere e dell’eguaglianza tra tutti i cittadini.
    sognare per sognare… aggiungere desideri non costa niente!!!!

  11. Proponiamoci di raggiungere i massimi risultati, quelli migliori per il maggior numero di persone, ma apprezziamo anche i risultati intermedi; non buttiamo a mare le buone cose che si sono ottenute, magari con fatica, perchè “ci vorrebbe ben altro”. Il “benaltrismo” malattia senile della sinistra.

  12. Giuseppe says:

    Ristabilire il senso del pudore…

    • Andrea says:

      Parlerei piuttosto di sobrietà, in pubblico e in privato. Mi spiego meglio: il pudore è un concetto in continua evoluzione e pertanto cambia col tempo, anche in senso positivo e spesso più velocemente di quanto certe persone siano disposte ad accettare. Il senso del pudore varia anche di conseguenza all’abitudine che si fa alla ripetizione di certi comportamenti che alla lunga, proprio in virtù della loro frequenza, finiscono per essere considerati normali. La sobrietà invece, per quanto sia cosciente delle differenze tra i due termini, mi sembra un valore che, se seguito, porta inevitabilmente al disagio di chi si trova in determinate situazioni che rischiano di travalicare il comune senso del pudore, funzionando da argine allo strabordante desiderio di sentirsi vivi di alcuni in certi momenti o periodi della loro vita. Ecco, personalmente mi accontenterei di comportamenti più sobri, più moderati, più eleganti che permettano al senso del pudore di evolversi senza forzature, senza troppe inutili accelerazioni, a un ritmo più sostenibile da parte di tutti noi.

  13. Andrea says:

    Velocizzare i processi attraverso una migliore organizzazione e non a discapito della concertazione. Acceleriamo.

    Portare avanti ciò che si è cominciato. Basta con l’inconcludenza.

    Fare piazza pulita dei privilegi ingiustificati. Basta e basta!

  14. Elisabetta says:

    Non ho capito chi è il destinatario del post. Per chi sarebbe quest’elenco? Elettorato attivo o passivo? Bersani o Fini? Artizzu o Cogodi? Me, te o il re?

  15. Marieclaire says:

    Interessante e appassionata riflessione, Vito. La trasversalità non mi interessa molto, ma la diffusione, per così dire, delle buone pratiche in politica sì. Il tuo elenco di valori richiama alla pulizia del metodo che, come la teoria e la pratica nonviolenta insegnano, deve coincidere con gli obiettivi. Non aggiungo niente, quindi, alla tua lista perché non voglio correre il rischio di parlare di contenuti quando, giustamente, fai un richiamo a forme e principi, che stanno sopra qualunque contenuto. Grazie per questo forte appello.

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