Cagliari / Politica / Sardegna

Via Roma e legge urbanistica: il vero obiettivo è di escludere i cittadini da ogni processo decisionale

“Dove hanno fatto il deserto, lo chiamano pedonalizzazione” – Pseudo Tacito Caralitano
(La foto è tratta dal profilo Facebook di Giorgio Boy Bulla)

Se il vero l’obiettivo della chiusura alle auto di via Roma fosse quello di sperimentare l’istituzione di una grande isola pedonale nel cuore di Cagliari, il sindaco Massimo Zedda potrebbe già da subito riportare la situazione alla normalità e riaprire al traffico il lato portici senza aspettare la scadenza annunciata del 17 settembre. Tali e tante sono state infatti le qualificate reazioni a questa novità introdotta improvvisamente lo scorso 11 agosto, che ulteriori due settimane abbondanti di sperimentazione non aggiungerebbero e non toglierebbero nulla né al giudizio (in larghissima parte negativo) che i cagliaritani danno dell’operazione, né offrirebbero ai tecnici ulteriori elementi di valutazione.

Zedda potrebbe dunque ascoltare la città e decretare la fine anzitempo della sperimentazione. Sarebbe una scelta saggia: ma temo che non la farà. Perché a questo punto, visto il fallimento mediatico dell’iniziativa, il vero obiettivo della chiusura di via Roma è un altro: quello di dimostrare che il sindaco e la sua amministrazione possono prendere qualunque decisione dall’oggi al domani senza consultare minimamente i cittadini né tener conto del loro parere espresso attraverso l’opinione pubblica. Perché oggi per questa nostra sinistra evitare di ascoltare le istanze della cittadinanza è segno (chissà perché) di buongoverno.

Questa è dunque la vera partita che si sta giocando, e attiene più alle regole gioco democratico che non alla semplice chiusura al traffico di una arteria per quanto importante come via Roma.

Perché se nel merito c’è anche qualcuno che benevolmente può anche aver apprezzato la decisione del sindaco, nel metodo proprio no: tutti hanno espresso critiche riguardo ad una decisione arrivata dall’oggi al domani, senza nessuna adeguata comunicazione (Ma come? Ma il comune non ha anche una assessora alla Comunicazione? Non lo sapevate?), senza nessun progetto, senza alcuna condivisione. Una trovata di mezza estate e niente più, probabilmente legata alla necessità di Zedda di fare in qualche modo “notizia”, posto che la sua amministrazione si sta distinguendo come una delle più piatte e immobili che la città abbia mai visto.

Eppure, se si voleva giocare la carta mediatica c’erano tanti modi per ottenere un risultato migliore. L’amministrazione avrebbe potuto, ad esempio, aprire un tavolo con residenti e operatori economici per valutare tempi e modi dell’operazione; oppure avrebbe potuto addirittura indire un referendum. Pensate: chiedere ai cittadini il loro parere sulla chiusura al traffico della strada più importante della città! Sarebbe stata o no una cosa “di sinistra”?

Ma tutto questo Zedda non lo poteva fare perché è proprio l’assenza di dialogo la cifra del suo governo. Ogni volta che il sindaco in questi anni si è confrontato in campo aperto con i cagliaritani, ha mostrato tutti i suoi limiti caratteriali e politici. E così quella partecipazione tanto sbandierata nella prima campagna elettorale, è stata sistematicamente tradita: volutamente tradita. E chi in città osa esercitare il suo diritto di critica, diventa automaticamente (secondo una infelice uscita dell’assessore alla Cultura) un “murrungione”. Evidentemente le migliori menti della nostra città albergano tutte dalle parti di via Roma e di via Puccini, per cui ascoltare altre voci e altri pareri è solo una perdita di tempo.

Dunque meglio fare finta di niente, ignorare tutto e tutti e continuare a prendere qualunque decisione in perfetta solitudine, dando veste amministrativa a capricci (guai a contraddire il sindaco, le sue sfuriate sono leggendarie) che in realtà sono atti politici densi di conseguenze che però a questa amministrazione di centrosinistra e sovranista evidentemente sfuggono.

Le chiusure al traffico del Corso Vittorio Emanuele prima e di via Roma ora, stanno infatti trasformando in peggio il centro storico cagliaritano. La pedonalizzazione non c’entra nulla, giacché le strade liberate dalle auto di giorno restano deserte e di notte vengono consegnate ai tavolini delle friggitorie e della ristorazione di serie C, come se uno scadente piatto di malloreddus alla campidanese avesse il potere taumaturgico di salvare Marina e Stampace dal declino.

L’urbanistica casteddaia a scabecciu trionfa e impera, nel silenzio dell’assessora competente, ormai impegnata più a dribblare ogni questione scottante che non ad affrontare problemi concreti (esemplare il suo silenzio sulla pseudopedonalizzazione di via Roma, ma se si vuole succedere a Zedda o addirittura finire in parlamento l’immagine va preservata), per non parlare poi dell’assessore al traffico (che non avevo idea proprio di chi fosse e alla fine ho dovuto cercare il nome su internet: cosa che sarete costretti a fare adesso anche voi).

Nel Corso l’economia della birretta (questa sì, ben conosciuta dal sindaco e dai suo compagni di circolo) ha spazzato via un tessuto commerciale vivo, imponendo una monocultura della zeroquaranta che, come tutte le monoculture, lascerà dietro di sé macerie. E così quella che era la Via Regia è diventata di giorno uno spazio vuoto e di sera una riedizione degli stand della Fiera Campionaria degli anni che furono: un luogo dove la sagra di paese è l’unico evento possibile.

Niente di nuovo, per carità: Tommaso Montanari in “Privati del patrimonio” e Salvatore Settis in “Se Venezia muore” (entrambi editi da Einaudi) hanno analizzato mirabilmente lo sfacelo dei nostri centri storici causato da una politica miope e ignorante. Una politica che evidentemente abita anche dalle nostre parti e che, se possibile, qui si caratterizza per un provincialismo spinto, visto che il modello di sviluppo urbano a scabecciu viene abbracciato e difeso fuori tempo massimo, quando altrove (basti vedere cosa sta succedendo a Barcellona) viene messo pesantemente in discussione.

Avremo modo di ragionare sulla situazione attuale del centro storico cagliaritano, governato ormai da anni senza alcuna visione che non sia di mortificazione del suo valore storico, culturale e identitario: ora la questione è un’altra ed è quella delle regole democratiche e della partecipazione dei cagliaritani al governo della città.

Conclusione: la chiusura di Via Roma è solo un ballon d’essai, l’ennesimo strappo per cercare di capire quanto l’opinione pubblica cagliaritana è definitivamente disposta a delegare totalmente alla politica ogni decisione, piccola o grande che sia. L’impressione è però che stavolta per Zedda non tutto sia andato per il verso giusto, ma lo stesso modello di esclusione dei cittadini da ogni confronto il centrosinistra lo sta adottando da tempo anche alla Regione Sardegna, non ultimo con la legge urbanistica.

Ma anche per Erriu e Pigliaru credo che le cose non andranno esattamente nel verso che avevano immaginato.

 

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27 Comments

  1. Stefano reloaded says:

    Aggiornamento
    Non tutto è perduto.
    Quando i cittadini entrano spernacchiando nell’aula del processo decisionale, il Potere fa dietrofront e, con un doppio salto mortale carpiato e rovesciato, dice che è tutta colpa dei poteri forti. In questo caso l’Arst, quella maledetta!
    Massy, non farti intimidire! Abbatti i poteri forti, ghetta nafata!

  2. MICHELE CASCIU says:

    Di seguito una poesia di Patrizia Cavalli “Aria pubblica” (da Pigre divinità e pigra sorte, Einaudi, 2006) scritta per Roma ma che si adatta a tante città italiane…. non sono contrario assolutamente alle pedonalizzazioni ma da cittadino, e architetto, ritengo che la condivisione debba fondarsi soprattutto su una visione del futuro dei NOSTRI spazi pubblici. Spero che il dibattito prosegua e ci sia ascolto per non ritrovarci un domani con delle soluzioni alle quali molti di noi cagliaritani, cattiva abitudine, rispondiamo con…. ALMENO C’E’

    L’aria è di tutti, non è di tutti l’aria?
    Così è una piazza, spazio di città.
    Pubblico spazio ossia pubblica aria
    che se è di tutti non può essere occupata
    perché diventerebbe aria privata.
    Ma se una piazza insieme alla sua aria
    è in modo irrevocabile ingombrata
    da stabili e lucrose attività,
    questa non è più piazza e la sua aria
    non è che mercantile aria privata.

    (Non c’è più Pantheon e non c’è più Navona,
    Campo de’ Fiori è Cuba di Batista.)

    Cos’è una piazza, cos’è quel dolce agio
    che raccoglieva i sensi di chiunque
    abiti a Roma o fosse di passaggio?
    E’ un vuoto costruito a onor del vuoto
    nell’artificio urbano del suo limite.
    Se si riempie è per tornare al vuoto
    perché a costituirla è proprio il vuoto,
    non fosse vuota infatti non potrebbe
    accogliere chi passa e se ne va.
    Per dargli maggior credito s’innalzano
    fontane e statue: certo sono belle
    e grazie al vuoto vantano splendore.
    Ma c’è qualcosa che è più della bellezza,
    è il loro appartenere necessario
    a quel sicuro chiaro spazio vuoto.
    E questo è più orgoglioso grazie a loro.
    Un vuoto generoso di potere,
    una salute certa dello spirito,
    un bene di città fatto interiore.
    Poveri quelli cui mancano le piazze.

    (I delegati a conservare il bene
    di tutti, cittadini e forestieri,
    fuggono il vuoto come peste nera,
    per loro il vuoto è vuoto di potere.
    Non c’è piazzetta slargo o marciapiede
    strada o rientranza che, sequestrata,
    non si trasformi in gabbia. Da riempire.
    Che cosa la riempie non importa:
    chiasso puzze concerti promozioni
    i cinquemila culturali eventi
    fiere-mercato libri chioschi incensi
    corpi seduti o in piedi nella mischia,
    purché sia tutto pieno, dura festa.
    Sì, li commuove il numero, e per loro,
    i fatui e solerti promotori,
    gli animatori Méditerranée,
    vita che ferve è il numero di birre
    che viene consumato in una notte
    – si ferma il sangue alle bottiglie rotte
    che a scrosci inaspettati l’AMA inghiotte,
    sadica AMA, a memento della notte.)

    E’ naturale che si vada in piazza,
    ci vanno tutti, e certo non c’è piazza
    che si attraversi in fretta: quasi una timidezza
    rallenta i passi alle fontane, all’acqua
    che fa il suo giro e torna su se stessa.
    La mente sosta insieme al corpo e guarda
    lo spazio e l’aria del riposo, ossia
    la piazza.

    (Ora è una fuga torva verso casa
    fra stretti corridoi di ferraglie,
    ora è l’inciampo, l’ostacolo, il disgusto,
    l’inimicizia, l’odio degli oppressi.)

    Dunque una piazza va lasciata in pace,
    non è merce da farne propaganda.
    Ci pensa lei da sola ad animarsi,
    quello che importa è che sia pubblica piazza.

    Si vuota si riempie e poi si vuota,
    accoglie chi sta fuori e lo contiene
    finché sta fuori, che prima o poi dovrà
    tornare dentro. E se non è così
    non è più piazza, è privata terrazza
    o lugubre infinito lunapark.

    (Sonno rubato a noi quasi bosniaci
    cui suggeriscono in conferenze stampa
    di abbandonare case e territorio
    – “nessuno vi impedisce di andar via”.)

    La felice bellezza negligente
    sta ferma intorno a te senza rumore,
    l’hai vista, sai che c’è, neanche la guardi.
    Era il lusso di andarsene per Roma.

    (Come faccio a non sentire quel rumore,
    come posso, anche volendo, non vedere
    quell’ingombro massivo e prepotente
    che intralcia i passi e che la vista offende?
    Le ignobili fioriere stercorarie
    che a loro alibi hanno pianticelle
    sporche e avvilite, a morte destinate?
    I tavoli, gli ombrelli, le sediole,
    le stufe a gas letali, i cellulari,
    che attrezzano chiunque a far casetta,
    con veranda? Le insegne tozze e storte,
    di sbieco i cavalletti coi menù,
    ferri sporgenti pronti allo sgambetto,
    transenne traballanti e le ringhiere
    che chiudono in recinto i più paganti?
    Gonfi recinti svelti a dimagrirsi
    quando arriva la finta dei controlli.
    Come faccio a non vedere la fatica,
    quasi ridicola, di chi si ostina
    a spingere il pupetto in carrozzina?
    E lui cosa vedrà, laggiù, nel basso?
    Se non è merda è piscio e noccioline.

    Non c’è più il dentro, finito anche l’inverno,
    ora ogni dentro si è triplicato in fuori
    per ingordigia di prendere e occupare,
    quanto più puoi, prendere e occupare,
    che tanto poi ti lasciano restare.
    “Ma io lavoro, che credi? io lavoro!”
    “Cara, è la storia, non la puoi fermare”.
    I furbi avidi lo chiamano il Lavoro,
    i pigri ipocriti la chiamano la Storia.
    Storia e Lavoro, la famosa coppia.

    Non basta togliersi a quella bieca vista
    abbandonando la feroce piazza,
    perché l’offesa t’insegue nell’udito
    supera porte e ottusi doppi vetri,
    sciupa le notti e fa i risvegli smorti,
    rovello che s’insedia nei pensieri,
    un male di città fatto interiore).

    Ci sono forse altre città nel mondo
    che hanno piazze più belle delle nostre,
    piazze perdute alla vista e al cuore
    piazze vendute insieme alla città?

  3. In effetti il risultato è parecchio scarso, ma se si dovesse ogni volta consultare la cittadinanza con referendum e quant’altro credo che non si concluderebbe mai nulla. Per la democrazia ci sono le già elezioni.

  4. Stefano reloaded says:

    Ecco! Mancavi tu al coro (quasi) unanime dei contrari a via Roma pedonale. Non c’era bisogno!
    Il Sindaco Massimo Zedda, che non è scemo, si sarebbe accorto da solo che via Roma pedonale era una boiata e l’idea così come era nata, improvvisa e nel silenzio, così sarebbe morta.
    Invece ora il Sindaco Massimo “semicerchimitrovi” Zedda, a sfregio, pedonalizzerà tutto viale Sant’Avendrace e parte di viale Monastir.
    E sarà solo colpa tua!

  5. Mary Caw says:

    “Cagliari è sempre più bella”.
    Eia, per chi può ancora permettersela
    La risposta dei fedelissimi alle critiche: eh ma ha vinto le elezioni.
    Eia, con i voti di Chessa. Ma avete presente chi è?
    Dalle belle parole della partecipazione bla bla alla denigrazione cammellata della critica.
    Nono. Abbiamo bisogno di una classe dirigente completamente diversa da questa

    • Chessa, è un po a destra e un po a sinistra per convenienza… nel gioco del calcio giocherebbe a centrocamopo per svariare in varie direzioni del campo.

  6. fabrizio murgia says:

    Premesso che non aveva alcun senso una sperimentazione in orario diurno e ad agosto, con temperature prossime ai 40 gradi.
    Premesso che se proprio poteva avere un senso tale sperimentazione andava fatta la notte, così come già accade in molti centri isolani a vocazione turistica, ma in ogni caso accompagnata dall’organizzazione di eventi significativi, vista la scarsa attrattività di 3 gazebo posti al centro della carreggiata.
    Premesso che Cagliari non è una metropoli con milioni di abitanti e che gli spazi da “riempire” sono già molto numerosi in città e sicuramente più belli e più ricchi di offerta ((poetto, terrapieno, castello, villanova, etc).
    Premesso tutto ciò era abbastanza evidente che tale sperimentazione sarebbe stata fallimentare e che avrebbe arrecato solo svantaggi, anche e soprattutto in virtù del fatto che è stata attuata senza alcun tipo di previa programmazione e soprattutto all’inizio senza i necessari accorgimenti che consentissero una circolazione delle macchine fluida verso la via roma utilizzabile, lato porto.
    Del resto basterebbe pensare a ciò che accade quando uno sciopero blocca la via roma lato portici per capire che la via roma lato porto non è in grado di sostenere da sola il traffico di macchine lungo l’arteria principale della città, vista anche la totale assenza e l’impossibilità di creare delle bretelle alternative.
    E basterebbe pensare che con la fine delle vacanze e con il ritorno alla vita quotidiana le criticità manifestatesi si aggraveranno, per porre fine immediatamente a un’inutile sperimentazione che non ha più ragione di continuare oltre perché semplicemente inutile.
    La cosa che più disturba in assoluto è che tale sperimentazione è stata fatta con assoluta leggerezza sulle spalle dei cittadini che ne hanno sopportato le conseguenze senza poter intervenire in alcun modo nel processo decisionale che l’ha imposta e determinata.
    Del resto cosa aspettarsi da un’amministrazione che si fa bella parlando di democrazia partecipata ma che nei fatti la impedisce rendendo lettera morto ciò che lei stessa ha introdotto a norma di legge?
    Nel nuovo statuto cittadino sono state infatti introdotte varie forme di democrazia partecipata ma peccato che non sia mai stato deliberato il regolamento che disciplina gli istituti di partecipazione rendendoli di fatto inutilizzabili e quindi rendendo impossibile la partecipazione dei cittadini alla vita politica ed amministrativa della città.
    Tale regolamento sarebbe dovuto essere emanato entro 12 mesi dalla nascita del nuovo statuto (novembre 2015) ma oramai sono passati quasi due anni e di tale regolamento non se ne vede manco l’ombra!!!
    Probabilmente se fosse stata resa possibile la partecipazione dei cittadini interessati si sarebbe impedita questa inutile sperimentazione o quanto sarebbe stata modellata secondo le esigenze di chi poi ne subisce davvero le conseguenze. Probabilmente sarebbe stata almeno chiara la visione che ha mosso l’amministrazione e che appare assolutamente oscura a chiunque.
    In questo modo invece tale sperimentazione-spot sta diventando un boomerang per il sindaco oramai trasformato mediaticamente in una macchietta per storielle e barzellette esilaranti e soprattutto ha esasperato ulteriormente gli umori dei cittadini che vorrebbero partecipare alla vita politica della città ma che ne sono totalmente esclusi, ingiustificatamente e colpevolmente.

  7. Michele Demontis says:

    Sono un sostenitore delle pedonalizzazioni del centro storico, tuttavia condivido “l’analisi del contesto” di Vito. E’ frustrante che ogni metro quadrato guadagnato alla pedonalizzazione venga automaticamente destinato all’occupazione tavolinara senza che il benchè minimo spazio venga concesso ad arte, cultura, intrattenimento e sport. L’offerta culturale di Marina e Stampace e pari all’offerta di stazioni sciistiche a Monte Urpinu

  8. Marinora Di Biase says:

    Concordo pienamente! Grazie Vito!

  9. Indignato says:

    Zedda è solo un povero comunista (Cit.)

  10. Per via Roma , in realtà , non sono convinta sia un male ..quei lastroni hanno per anni creato più problemi e incidenti che altro , e poi trovo che ben sfruttata sia una bella vetrina d’ entrata per la città. Mentre i lavori in piazza yenne, la chiusura del corso e il mancato uso dei vecchi Pollicino in via Manno e via Garibaldi non li capisco proprio. Per non parlare degli eventi del fine settimana . Nel corso Vittorio esposizioni di piccoli stand ,musica e eventi se ne facevano da anni, ma mai visti così tutto schiacciato e concentrato e caotico come adesso in mezzo agli avventori di” apericena e compagnia cantante” per avere durante il giorno il nulla ….
    Aggiungo anche che si parla di centro storico ma la giunta ha completamente scordato quartiere Castello..il vero cuore di Cagliari ,che sta morendo .

  11. Mah, veramente era stato ampiamente detto e annunciato da molto tempo che vi erano i progetti per la pedonalizzazione di via Roma lato portici. Se la si percepisce come “arrivata all’improvviso” vuol dire che, mi dispiace, si è disinformati, e la colpa non è della comunicazione del comune.
    Inoltre viene citato l’esempio del corso che invece è vivissimo anche in inverno, e non ha ammazzato niente, anzi: sono aumentate le attività commerciali. Ed il fatto che siano destinate alla ristorazione non vuol dire che non portino benefici al tessuto economico della città. Anche a me via roma pedonale sembra non abbia avuto successo (e non intendo nella percezione della città, ma nella mia), dato che non è stata successivamente riempita con iniziative che potessero popolarla, stando che oltretutto di giorno è invivibile per via del sole, ma c’è anche da dire che l’intento – dichiarato – della sperimentazione era rivolto maggiormente al controllo del traffico alternativo al lato portici di via Roma (e anche lì, dopo averlo provato, posso dire che è un po’ un casino).
    Rimane il fatto che l’articolo è piuttosto strumentale e, oltretutto, pieno di inesattezze.

  12. Della chiusura si parlava da mesi. Venne addirittura posticipata di una settimana. Affermare che sia calata dall’alto e all’improvviso, significare mentire.

    • Si parlava da anni: dagli anni del centrodestra.

      • Quindi? Ho ragione che si tratti di una menzogna? La cittadinanza sapeva ed era preparata. La si è decisa con commercianti e residenti. Non è stata un’imposizione dall’oggi al domani. Nessuno si è alzato una mattina scoprendo che non poteva più arrivare al bar in macchina.

      • No, non ha per niente ragione. La cittadinanza non è stata né avvertita né preparata, come si evince anche chiaramente dalle numerosissime interviste realizzate in queste settimane dall’Unione Sarda. In più qui non si tratta banalmente di andare al bar in macchina, mi sembra una lettura assai semplicistica della questione.

  13. raffaele manca says:

    Ho letto con interesse e piacere la breve analisi che a somme linee potrebbe anche trovarmi d’accordo. Spiace comunque dover rilevare che la premessa logica su cui si basa ( “giudizio (in larghissima parte negativo) che i cagliaritani danno dell’operazione”, “la sua amministrazione si sta distinguendo come una delle più piatte e immobili che la città abbia mai visto”) debba far conto con la prova del nove del dato elettorale di riconferma. L’impietoso responso numerico certificato, ci piaccia o meno, ha dato la misura del gradimento delle politiche mese in campo e di quelle realizzate dovendo prendere atto che “is murrungius” di oggi sono una ripetizione già vista, letta e sentita tante volte in questi anni di amministrazione Zedda riducendosi nei fatti in legittimo dissenso non quantificabile e certamente non “larghissima parte” insomma murrungius. La strada intrapresa, modesto parere, è giusta ma carente in quelle misure di accompagnamento urbanistiche, commerciali, di trasporto, di piano del traffico che soprattutto in quest’ultimo settore devono essere pensate in ragione di una non più sopportabile invasione quotidiana di traffico veicolare. E’ un esperimento, lasciamo il tempo di analizzare correggere e supportare l’esperienza. Le prossime elezioni daranno la corretta misura del gradimento o meno di un progetto in fieri che l’amministrazione potrebbe anche decidere di abbandonare.

  14. Angelo says:

    Mi chiedo, il sindaco Zedda ci e’ o ci fa ?. Ha occhi per vedere e orecchie per sentire cosa dice la gente? le persone impegnate sul posto con la loro attiivita’, il loro esercizio conmerciale ?. E’ in grado di rendersi conto del flop e danno alla stessa circolazione del traffico incasinata come non mai grazie alla Sua demenziale iniziativa?

  15. Quello che è stato fatto con il rendere pedonale la via Roma è uno schiaffo d’immagine a quella che vuole essere “Cagliari, città turistica”. Si è focalizzata l’idea della pedonalizzazione senza tener conto che per essere viva tale zona deve porre delle iniziative, culturali, spettacolo, mostre…per poter attirare attenzione ai suoi cittadini, turisti e chiunque voglia viverla come città turistica. Vi è molto da insegnare al Signor Sindaco e i suoi collaboratori….come rendere viva una città.

  16. Enrico marras says:

    Ti sbagli i cittadini sono stati esclusi già da un pezzo adesso devono solo soffrire. Per motivi di famiglia vado in Francia spesso e noto che lo sviluppo delle città francesi è a misura d’uomo. Qui la misura, come dici tu è da 0,40

  17. Nunzia Iesu says:

    Concordo totalmente.

  18. Ammetto che all’inizio volevo vederci qualcosa di buono in questa pedonalizzazione (riduzione del traffico e quindi dello smog? Ritorno a “sa passilada”? Boh, anche) e sono andata a verificare di persona. Ci sono passata a piedi, in auto e anche in pullman (dicasi corriera per i sardi) e penso che non sia stata per nulla una saggia decisione. Il traffico è uguale, idem lo smog, tutto congestionato sull’altro lato della zona pedonale. La desolazione è evidente sul lato pedonale, tanto che dopo pochi metri mi sono sentita talmente in imbarazzo che andata a camminare sotto i portici, che era più bello e sapeva di “passillada”. Bravo Vito, mi sa che ci hai proprio azzeccato, senza peli sulla lingua.

  19. Cicci Borghi says:

    Del resto, trattandosi di una amministrazione che si contraddistingue per la sua immobilità, non c’è da sorprendersi se punta ad una strategia che possa rendere immobile un Regia arteria destinata alla mobilità e, peraltro, circondata da stazione dei treni, stazione dei torpedoni e porto di imbarco e sbarco. Treni, corriere e traghetti prenderanno a bordo solo pedoni?!

  20. Francesco Utzeri says:

    Egregio Biolchini,
    va bene la critica, che punge e stimola la discussione su quel che è bene o male, per la nostra bella città, ma non concordo con lei quando stronca le iniziative del (ex) giovane sindaco, come fa in questo suo intervento. In questi anni di governo Zedda ha preso decisioni, talvolta non condivisibili, che hanno “cambiato” la nostra città e i cagliaritani, chiamati a confermarlo o cacciarlo via, hanno apprezzato le sue decisioni rieleggendolo a furor di popolo. E questo lo riconosco anche io che non sono ( ne posso esserlo per ragioni di residenza ) suo elettore. E allora di cosa stiamo parlando ? Quale critica si può fare per la pedonalizzazione del Corso, riportato a quella centralità di vita cittadina, quale era nella mia memoria di ragazzino cresciuto nelle strade di Stampace ? E la via Roma portata, direi finalmente, al centro dell’attenzione cittadina, con un blitz d’agosto, a mio giudizio semplicemente “coraggioso”.
    Da suo non elettore, plaudo alle iniziative di Zedda che ha finalmente ” svegliato ” la città, dal torpore decadente delle amministrazioni ( quelle si !) immobilistiche degli ultimi 50 anni.
    Un saluto.
    Francesco Utzeri

  21. Ospitone says:

    “La grande Bellezza” in Salsa Cagliaritana.
    Che tristezza.
    Bravo Vito

  22. Marilisa Piga says:

    non si poteva dire meglio, grazie Vito

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