Ambiente / Politica / Sardegna

Scuola, cultura e ora turismo: in Sardegna il cemento è sempre la prima cura per tutti i mali

Insediamenti

Dalle slides relative Ddl della nuova legge urbanistica della giunta Pigliaru 

 

Chi lo ha detto che la politica sarda non ha le idee chiare? Al contrario, applica ad ogni problema uno schema di intervento abbastanza preciso. Ricordate la teoria della costante resistenziale sarda? Bene: mutuata da questa, esiste ed agisce da anni una “costante cementifera sarda”, i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti noi da tempo.

La teoria è molto semplice: nell’isola ogni problema complesso si risolve innanzitutto con il cemento. Per “complesso” si intende un problema la sui soluzione passa attraverso l’adozione di politiche articolate e di diversa natura; ma state sicuri che, per effetto della teoria cementifera sarda, la prima azione che verrà propugnata sarà quella che prevede la messa in moto delle betoniere.

Solo pochi esempi (ma a voi ne verranno in mente molti altri).

Ai primi anni duemila si decise che uno dei problemi dello spettacolo in Sardegna era l’assenza di strutture adeguate nel territorio. Così, grazie ai fondi europei, vennero costruite decine e decine di teatri (anche con capienze importanti), strutture che oggi sono chiuse, incompiute o abbandonate a se stesse per l’evidente mancanza di una politica culturale a tutti i livelli. I politici pensavano che con il cemento il problema della cultura nell’isola si sarebbe risolto: invece è stato aggravato.

Tutti noi siamo consapevoli del dramma rappresentato dalla dispersione scolastica. La giunta Pigliaru ha affrontato la questione: in che modo? Innanzitutto attraverso la riqualificazione edilizia delle scuole. Che è necessaria, per carità: ma che, in ossequio della teoria cementifera sarda, è stata la più sbandierata tra le azioni adottate.

Andiamo avanti.

Il successo del turismo è frutto di molteplici fattori. Tutti gli operatori sardi sono concordi nell’affermare che la prima leva sulla quale sia necessario agire è quella dei trasporti, ma è evidente che devono essere colmate anche delle gravi lacune che riguardano la formazione (nell’isola la conoscenza delle lingue straniere ad esempio è carente), per non parlare della comunicazione o più in generale delle politiche di promozione. Se si intervenisse con decisione in questi ambiti, il settore turistico sardo ne avrebbe un beneficio immediato.

Invece la giunta Pigliaru che fa? Mette in moto le betoniere. Ritenendo che in Sardegna ci sia soprattutto un problema di inadeguatezza di strutture ricettive, immagina di consentire agli alberghi costruiti nella fascia dei 300 metri dal mare di realizzare nuove cubature.

Se anche tutto questo non chiamasse in causa la scelta, clamorosa, di intervenire a ridosso dei litorali (con il suo portato di conseguenze in termini simbolici e politici), è evidente che questa azione “a sostegno del turismo” dovrebbe arrivare dopo che su tutte le altre (trasporti, formazione, comunicazione e promozione) si fosse già abbondantemente e proficuamente agito.

E invece no. Perché così vuole la teoria cementifera sarda. Nonostante da tempo si sia capito che i fattori culturali e organizzativi (impropriamente detti “immateriali”) contino quanto, se non di più, di quelli strutturali, anche la Sardegna del presidente Pigliaru resta fedele a consuetudini superate e fallimentari.

Cultura, trasporti, turismo, sanità, istruzione: nella Sardegna del 2017 la prima medicina da dare al malato continua ad essere sempre quella del cemento.

Se poi il malato muore, la colpa sarà chiaramente della giunta precedente.

 

Tags: , , , ,

11 Comments

  1. Pingback: Sardegna, superare le servitù militari per combattere la povertà :: Enrico Lobina

  2. Pingback: Sardegna, superare le servitù militari per combattere la povertà – Filippo Marino

  3. Pingback: Sardegna, superare le servitù militari per combattere la povertà – Notizie M5S

  4. Francesco Utzeri says:

    Egregio Biolchini,
    “mancavo” dal suo blog da un po di tempo ma, evidentemente, non ho perso tantissimo del dibattito, che sempre si sviluppa sulle sue considerazioni. Ora questo suo intervento mi solletica tanto, dato l’argomento che mi ha riguardato per 42 anni del mio lavoro ( 36 dei quali trascorsi dietro i bureau degli alberghi dell’isola) . Sono uno dei tanti operatori del settore che hanno accolto con entusiasmo il varo del P.P.R./Soru, pur non avendo mai lavorato presso strutture costiere. Questo entusiasmo non era altro che la presa d’atto del plauso e dell’interesse che suscitava tra i “nostri” clienti continentali ed esteri. Insomma eravamo ( ed erano ) tutti più che convinti che, per una volta, la politica avesse tutelato i cittadini; sopratutto quelli futuri, cioè i nostri figli, salvaguardando il bene più prezioso che madre natura ci ha donato. A quanto pare mi sono sbagliato e sono stato tratto in inganno, e con me sono stati ingannate tutte quelle persone che si sono innamorate dei sardi, della Sardegna e del suo meraviglioso mare.
    Per quel che mi riguarda, pur non essendo stato un elettore di questi governanti, la prossima tornata non mi limiterò a NON votarli, mi batterò perché siano mandati a casa definitivamente.
    Un saluto di stima.
    Francesco

  5. sergio says:

    premesso che non sono simpatizzante di nessun movimento e/o partito politico e considerato che cultura, scuola e salvaguardia dell’ambiente sono veramente quelli che registrano il maggior abbandono da parte dell’establishment, impegnato a consolidare un fronte di potere trasversale ben agganciato alle solite famiglie da nord a sud dell’isola, forse bisognerà valutare come demolire (civilmente) tale fronte ed arrestare questa corsa sfrenata all’impoverimento socio culturale di un’intera popolazione e al saccheggio delle bellezze naturali!?
    Gli elettori sardi hanno un’alternativa concreta che sia di vera rottura con lo schema ben descritto da Vito?
    Il movimento cinque stelle, che sulla penisola si propone come elemento di rottura con questo schema, può essere in Sardegna una risposta?

    • Caro Sergio,

      perché pensi che non ci siano movimenti locali capaci di incarnare il reazionarismo dei 5s?
      Perché pensi ci sia bisogno di affidarsi ad un movimento esterno per affrontare i problemi interni?

      Salutos

      • sergio says:

        Caro Fabio, non ho detto questo.
        Posto che scuola, cultura e ambiente sono dove sono per responsabilità sia dei “governanti” di turno che dei “governanti” precedenti, volevo sottolineare la continuità di disegno politico, che evidentemente CONVIENE sia a destra che a sinistra.
        Detta questa banalità mi chiedevo se, e l’ho proposto come tema di dibattito, dal movimento 5 stelle poteva arrivare la (secondo me necessaria) rottura dell’equilibrio ma semplicemente perché al momento sembrano quelli con i numeri elettorali più consistenti.
        Movimenti locali? Non lo so! Non ne conosco! Non si vedono! Io almeno non ho avuto occasione.
        Reazionarismo mi fa un po’ orrore e non penso di aver espresso un pensiero conservatore e retrogrado, ma diciamo che mi sono espresso male.

  6. Edmondo Costa says:

    Perché non ritorniamo al PPR del mitico Soru?

  7. Antonello says:

    Bentornato Vito, ci sei mancato. Io condivido, ma solo parzialmente.

  8. Est veru, sos guvernos de Sardigna ,siant de manca o siant de destra, semper una direzione leana: faghere sas cumbenias de sos industriales furisteris.

    E como bi torrana, chene irgonza, iscaratos comente mai s’est connottu, a donare soverania de sas costas a sos Arabos e a sa mafia russa.

    E andat bene, totu custa legge nova pro aggiustare su progettu de su “S.Raffaele” de Olbia chi dae Ispidale de elite , est diventanne a pacu a pacu Hotel de elite (propriu comente pianificatu dae su cuminzu).

    Imbolicos, imbolicosos de zente chi dae semprer at postu a banna su mandatu politicu chi lis at postu in manos su populu sardu e chi pro si contipitzare s’orteddu suo, che sono distruinne unu padente.

    Non b’at manca e non b’at destra. Bi sono solu partitos italianos e partitos sardos.
    E sa prima decisione de leare est custa: dae chie nos cherimus fagher gurvernare? Dae nois mantessi o dae sos furisteris?

    Salute e triccu
    (si b’at galu campos chene zimentu pro lu coltivare)

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.