Ambiente / Politica / Sardegna

Io sto con i lavoratori ma non con l’Eurallumina: che prima chiude, meglio è

portoscuso

In basso a destra, i giganteschi bacini dei fanghi rossi in cui vengono stoccati i residui della bauxite, la materia prima per la produzione dell’alluminio

Se non ci fosse il problema dei posti di lavoro, la notizia che il ministero dei Beni culturali vuole bloccare l’ampliamento del bacino dei fanghi rossi (passaggio indispensabile per provare a rimettere in moto il moribondo polo dell’alluminio a Portovesme) non sarebbe affatto una sciagura ma una decisione benedetta, una delle poche positive arrivate di questi tempi dall’oltremare.

Se non ci fosse il problema dei posti di lavoro, tutta la Sardegna che ad ogni piè sospinto afferma (senza sapere evidentemente ciò che dice) che l’isola “ha bisogno di un nuovo modello di sviluppo” dovrebbe scendere in piazza con cartelli e striscioni per ringraziare e sostenere il Mibact per questo suo veto che, se mantenuto, metterebbe definitivamente fine ad una delle produzioni più devastanti dal punto di vista ambientale che l’isola abbia mai ospitato, in un settore (quello dell’alluminio) entrato in crisi da anni e che si porta dietro una marea di questioni irrisolte (dall’inquinamento al costo dell’energia: quand’era a regime, il polo dell’alluminio “succhiava” il venti per cento di tutta la corrente elettrica erogata in Sardegna!).

Se non ci fosse il problema dei posti di lavoro, non ci sarebbe dunque alcun problema e tutti guarderemmo con fiducia al futuro.

Purtroppo però le cose non stanno così.

Io ho grande rispetto della lotta dei lavoratori dell’Eurallumina ma penso che loro abbiano diritto ad un posto di lavoro, non “a quel” posto di lavoro: e qui sta il nodo di tutta la questione industriale sarda, nella quale il problema occupazionale viene utilizzato strumentalmente da chi vuole rilanciare con forza (oserei dire, con prepotenza) il vecchio modello di sviluppo.

La prova (evidente, clamorosa, plateale) sta nel Piano Sulcis che, lungi dal disegnare per quel territorio una vera nuova prospettiva economica, ha riverniciato di fresco quella vecchia, gettando le basi per la sopravvivenza del polo della metallurgia pesante e condannando Portovesme ad un futuro di inquinamento mortale.

Il problema quindi non riguarda in prima battuta la perdita dei posti di lavoro (uno, cento o mille non fa differenza perché ogni posto di lavoro in meno è un dramma) ma è culturale: perché se solo lo avessero voluto, con tutte le risorse arrivate nel Sulcis in questi anni, le forze politiche che hanno governato l’isola negli ultimi vent’anni avrebbero potuto serenamente progettare una vera riconversione industriale, sostenibile sia dal punto di vista ambientale che economico.

Invece l’industria metallurgica pesante (quella della Glencore, dell’Eurallumina e dell’Alcoa buonanima), le cui ricadute ambientali sul territorio sono (non ci stancheremo mai di dirlo) devastanti, piace tanto sia ai sindacati che ai partiti politici italiani (Pd, Forza Italia e la sinistra ex comunista nelle sue varie sigle in primis), non solo perché ritengono che possa essere il motore di un consenso che stanno perdendo altrove (avete mai notato che nei tre centri ex industriali di Carbonia, Porto Torres e Assemini i comuni sono governati dai grillini?), ma anche perché consente loro di mantenere quelle interlocuzioni ad alto livello delle quali hanno bisogno per garantirsi una carriera politica o sindacale.

La Sardegna dei Tore Cherchi, degli Antonello Cabras, degli Ugo Cappellacci, dei Giorgio Oppi, dei Luciano Uras, della Cgil, della Cisl e della Uil non vuole dunque voltare pagina.

Avrebbe dovuto farlo la giunta presieduta da Francesco Pigliaru, che quando era un “semplice” economista sulle colonne della Nuova Sardegna scriveva cose ben precise sul futuro industriale di Portovesme, salvo poi rimangiarsi tutto una volta assunto un ruolo politico importante (e quegli articoli in rete non si trovano più).

Ed ecco dunque l’assessora regionale Donatella Spano (insieme alla sua collega all’Industria, uno dei più sbiaditi assessori di questa giunta), che per motivi misteriosi ritiene che l’ennesimo ampliamento del bacino dei fanghi rossi non sia dannoso per l’ambiente, ambiente che lei dovrebbe per ruolo istituzionale difendere.

È chiaro che uscire da questo vicolo è molto difficile: ma una politica consapevole del proprio ruolo avrebbe dovuto far iniziare il futuro appena possibile, operando con forza per assicurare ai lavoratori dell’Eurallumina una alternativa più che valida e abbandonando il polo dell’alluminio al suo destino.

Invece non solo così non è stato, ma così continua a non essere.

E tutto nel silenzio quasi assoluto dell’opinione pubblica (intimorita dal dover prendere una posizione controcorrente) e delle forze dell’autodeterminazione, che dovrebbero trattare il caso Portovesme alla stessa stregua delle servitù militari: perché la logica che sottende ai due insediamenti è esattamente la stessa.

Ma fare manifestazioni a Capo Frasca perché è facile, di scendere in piazza a Portovesme per chiedere la chiusura di tutte le fabbriche inquinanti invece non viene in mente a nessuno, neanche agli indipendentisti più esagitati: chissà perché.

 

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15 Comments

  1. LUIGI PITTALUGA says:

    Una vergogna!! 🙁 Uno schiaffo all’intera comunita’ dei territori contigui la zona industriale di Portovesme, fortemente inquinante e nei fatti ebsoleta ..Spesso sono scelte e decisioni di una classe politica, o meglio di una malapolitica imperante e pervasiva! Avente come unico obiettivo il consenso elettorale. Naturalmente al medesimo obiettivo va’ corrisposto , senza alcuna dilazione, un caro prezzo da pagare, un onere ingiusto addebitato in modalita’ capziosa, calpestando i diritti fondamentali alla salute, degli stessi lavoratori ma soprattutto di tutti i cittadini residenti in quei territori .. spesso inconsapevoli.. Mi domando, le Associazioni pseudo-ambientaliste dove sono?? Altro che rimettere in marcia una “fabbrica di veleni” (cadmio, metalli pesanti..in mare e nei terreni circostanti ). Le sigle sindacali dovrebbero attivarsi per garantire fino all’ultimo posto di lavoro!! Come? Impiegando tutte le maestranze e lavoratori nelle bonifiche dell’intera area . UN LAVORO ULTRA DECENNALE GARANTITO 🙁

  2. Stefano reloaded says:

    Nel progetto presentato dalla multinazionale russa per il rilancio dell’Eurallumina, mi pare manchi un elemento fondamentale: il sito per lo stoccaggio dell’allumina invenduta.

  3. Vito, scusa se te lo dico, non mi sei mai piaciuto ma con questo bellissimo post, devo darti ragione. Si il lavoro ma si deve avere anche la salubrità e il diritto alla salute dei cittadini di Portoscuso e di altri paesi limitrofi

  4. Fourthciucciu says:

    Quel tipo di produzione di alluminio è obsoleta da almeno 20 anni, serietà vorrebbe che si investissero le ingenti risorse previste nella bonifica del sito, ma se gli stessi lavoratori sono a favore del mantenimento dell’esistente le cose diventano difficili.

    Poi certo è facile parlare quando non è il tuo posto di lavoro ad essere a rischio.

  5. Hai detto bene Vito, dalla parte dei lavoratori ma non di un sistema industriale vecchio e devastante. Io da sempre lancio una provocazione: invece di sperperare 200 milioni di euro pubblici (questo sarebbe l’investimento necessario) diamoli ai lavoratori. Hanno quasi tutti una cinquantina d’anni, quindi tra 15 anni vanno in pensione. Diamo lo stipendio a tutti (ripeto: tutti) i circa 400 lavoratori di Euralluminia fino alla pensione. Ci vorranno ad occhio e croce sui 100-150 milioni, ma saranno soldi ben spesi. E non ammazzeranno nessuno.

  6. Caro Vito,
    purtroppo agli “attori sardi” di questa trita e ritrita “commedia” non interessa minimamente voltare pagina.
    Classe politica locale, sindacati, gli stessi lavoratori con gli ammortizzatori sociali fin dal 2009 (quando l’Eurallumina cessò la produzione) vogliono quell’industria, con “quel” metodo industriale, con “quel” clientelismo elettorale, al solito costo di fondi pubblici in favore della solita multinazionale che rileverà impianti e lavoratori.
    Così per qualche altro anno, quando si aprirà la nuova, consueta, crisi industriale.
    Sta andando avanti così dalla fine delle partecipazioni statali negli anni ’90 del secolo scorso.
    Eppure l’alternativa ci sarebbe, la riconversione del polo dell’alluminio primario in polo dell’alluminio riciclato.
    Attualmente ben il 90% dell’alluminio utilizzato in Italia (il 50% nel resto dell’Europa occidentale) è alluminio riciclato e ha le stesse proprietà e qualità dell’alluminio originario: viene impiegato nell’industria automobilistica, nell’edilizia, nei casalinghi e per nuovi imballaggi.
    Con la riconversione calerebbe l’inquinamento industriale – e solo il Cielo sa quanto ce ne sarebbe bisogno in una zona in preda a disastro ambientale e sanitario – sarebbe necessaria molta meno energia e i posti di lavoro sarebbero salvaguardati.
    L’abbiamo proposto da tempo come GrIG a Governo, Regione e Sindacati (vds. https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2016/05/16/lettera-aperta-al-presidente-del-consiglio-renzi-al-presidente-della-regione-autonoma-della-sardegna-pigliaru-ai-sindacati-e-ai-lavoratori-sulla-produzione-di-alluminio-e-sul-disastroso-inquinamento/): han risposto solo alcuni componenti della R.S.U., dicendo che non interessa.
    E sempre più difficile provare solidarietà.

    Stefano Deliperi

  7. giacomo1947 says:

    Oltre la macchina del fango che è azionata da veri e propri criminali piccoli e grandi,vi è l’arma del silenzio,quella di ignorare chi si oppone al malaffare…Osservate cosa sta succedendo per la vertenza Eurallumina.Moltissimi si nascondono dietro la protesta degli operai che hanno ragione di rivendicare i posti di lavoro,ma che da anni sono sotto ricatto perchè gli stessi partiti politici e i grandi sindacati che fingono di sostenerli non hanno saputo costruire alternative valide alle fabbriche inquinanti.La grande stampa e TV parla solo degli eventuali vantaggi occupazionali legati al riavvio dell’Eurallumina,ma tace sulle osservazioni di merito che sono state fatte da molti soggetti che si oppongono quali Sardegna Pulita,Confederazione Sindacale Sarda,Atssozius Consumadoris Sardinia ,Adiaquas,Carlofortini Preoccupati e Gruppo d’intervento Giuridico che non sono stati neppure convocati dall’ultima Conferenza dei Servizi del 31/1/2017come loro sarebbe spettato di diritto.La grande stampa tende a far apparire che attorno al riavvio della fabbrica più inquinante d’Europa ci sia il più largo consenso,spinge alla solidarietà degli operai da 8 anni in cassa integrazione,mette in risalto come tutta la Giunta Pigliaru/Paci/Erriu sia favorevole,pubblica le prese di posizione dei senatori PD e mostra le foto degli assessori e dei politici che si esprimono a favore. Sostiene il grido di battaglia di una Giunta Reg.le finora prona ai voleri del Governo Renzi a cui ha fatto la campagna per il SI al Refendum Costituzionale,salvo poi invocare l’Autonomia per la presa di posizione della Ministra della Sanità Lorenzin contro gli stipendi d’oro del super manager della ASL Unica e contro il Ministro dei Beni Culturali Franceschini per aver osato a mettere il veto per il disastro costiero che il bacino dei fanghi rossi aggraverebbe se il nuovo progetto dell’Eurallumina andasse in porto.Nessun giornalista di carta stampata nè TV fa vedere il disastro.Nessuno che parli del fatto che sia l’Eurallumina che la Portavesme SrL vogliono il dissequestro della parte attualmente bloccata del bacino dei fanghi rossi per continuare a versare i residui di lavorazione di entrambi le fabbriche come pure nessuno parla della centrale a carbone che la Rusal intende costruire a 400 metri dall’abitato di Portoscuso per fruttare il carbone che porerebbe dalla Russia (il vero affare ) e la richiesta assurda di sopraelevare fino a 46 metri le colline dei fanghi rossi che potrebbero collassare provocando un immane disastro e poi nessuno parla delle malattie e morti per cancro al pancreas e alla prostata che in tutto il territorio interessato del Sulcis ha raggiunto numeri preoccupanti.Nessuno parla delle proteste dei lavoratori della pesca,degli operatori turistici e degli agricoltori del luogo e della stessa Carloforte che hanno chiuso le attività per colpa dell’Eurallumina quando era in funzione.E se si ribellassero questi lavoratori silenziosi che superano di gran lungacome numero quelli in forza all’exEurallumina ed occupassero la sala Giunta ? Allora sarebbe una guerra civile ? Basta con le menzogne politiche e sindacali.Vogliamo una svolta.Facciamoci sentire e lottiamo per uno sviluppo diverso che non sia sotto il ricatto di chi ha usato e vuole continuare ad usare la Sardegna come pattumiera.
    Mi sto chiedendo come la Conferenza dei Servizi abbia potuto riunirsi senza convocare le associazioni che hanno presentato entro i termini le osservazioni al Progetto.Ma fatto ancora più importante mi chiedo come i Commissari abbiano accettato di superare l’ostacolo del sequestro in atto di una parte consistente del bacino dei fanghi rossi.ll Magistrato dr.Cocco -da noi interpellato- ci ha detto di conoscere millimetro per millimetro la zona soggetta a sequestro per disastro ambientale e che,stante la situazione,non autorizzerà mai il dissequestro nonostante le pressioni delle Aziende,dei politici e degli stessi sindacati.Ebbene sapete come stanno aggirando questo vincolo ? IN MODO CRIMINOSO perchè stanno costringendo i tecnici a dichiarare che i fanghi rossi che saranno prodotti dalla nuova Eurallumina/RUSAL non saranno classificabili come pericolosi.A proposito di pericolo di frane e smottamenti,voglio ricordare il disastro di pochi anni fà in Ungheria e recentemente in Brasile,tenendo conto che il nostro bacino di fanghi rossi è molto più ampio di quelli che hanno prodotto i noti disastri e che le attuali colline di fanghi rossi le voglione elevare fino a 46 metri di altezza .FOLLI ! Qualcuno accusa me in particolare (Tipo il grande sindacalista Manolo della CISL che mi insulta nel suo blog ) e la Confederazione Sindacale Sarda di essere un falso sindacalista perchè non tutelo i lavoratori dell’ex Eurallumina.Rispondo che il giudizio su di me e sulla CSS deve essere dato conoscendo la nostra storia -35 anni – di battaglie per il lavoro ,per l’ambiente,la salute ed in Nuovo sviluppo.Noi vogliamo il bene di tutti i lavoratori,non solo di quelli dell’ex Eurallumina . che pure hanno usufruito in questi 8 anni della cassaintegrazione -,ma vogliamo tutelare i pescatori,gli operatori turistici e gli agricoltori-senza cassa integrazione ed indennizzi- che pure hanno subito gravi danni quando era in produzione quella dannata fabbrica,che ha compromesso un largo tratto di mare di fronte a Carloforte e che ha avvelenato i terreni nella zona circostante..Inoltre difendiamo gli stessi lavoratori e le popolazioni che si stanno ammalando e purtroppo molti di loro muoiono di tumore e di cancro a causa del disastro ambienta

  8. Angelo says:

    Hai detto bene Vito, tutta la mafia sulcitana si è schierata a tutela dei manager inquinatori e loro mega affari. Non una parola da parte dei movimenti diversiche amano definirsi indipendentisti. Siamo pochi e soli.

  9. Arturo says:

    Per non parlare di questo Melis…ma dottore de che?

  10. Arturo says:

    Quante fregnacce in un solo articolo…

  11. eheheheheh Vito Vito Vito!!! Ci vogliono attributi, perchè tutto cambi per cambiare davvero.

  12. GIACOMO MELONI says:

    in allegato trovate il Comuncato della Confederazione Sindacale
    Sarda sulla Vertenza Eurallumina in atto.
    Siamo disponibile ad un confronto.Per la CSS la soluzione delle
    vertenze nel Sulcis è UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO CHE è IL
    CONTRARIO DI CIO’ CHE SI STA PER DECIDERE SUL RIAVVIO
    DELL’EURALLUMINA PERCHE’ CON ESSO SI PERPETUA IL VECCHIO
    MODELLO DI SVILUPPO CHE HA PRODOTTO DISASTRO
    AMBIENTALE,MALATTIE E MORTI ACCLARATI PER TUMORE AL PANCREAS E
    ALLA PROSTATA.
    RIAVVIARE L’EURALLUMINA ALLE CONDIZIONI CAPESTRO DELLA RUSAL
    E’ DELINQUENZIALE.
    COMUNICATO STAMPA su “ Autorizzazione Nuova Centrale a Carbone e ampliamento Discarica Fanghi “
    Oltre un anno fa Eurallumina presentava alla Regione un progetto che prevedeva tra l’altro: la costruzione di una nuova centrale a carbone, l’innalzamento del bacino fanghi rossi fino a 46 m di altezza, lo smaltimento di un quantitativo enorme di ceneri di carbone nel bacino medesimo e dichiarava di non essere in grado di sapere se i nuovi fanghi rossi prodotti sarebbero stati rifiuti pericolosi o non. A fronte di molte e gravi carenze progettuali e delle numerose osservazioni pervenute, la Conferenza dei Servizi richiedeva ben 53 tra integrazioni e chiarimenti progettuali, di cui molti su aspetti qualificanti del progetto.
    Ora, dopo un anno la stessa Conferenza dei Servizi si trova a valutare lo stesso progetto rivisto ed aggiornato e pare che l’unico intoppo rimasto per l’approvazione sia di carattere formale (una controversia in tema di competenza paesaggistica tra Stato e Regione). Del nuovo progetto non è dato a sapere nulla. Escludendo che Eurallumina abbia potuto rinunciare agli aspetti qualificanti del progetto originario (centrale, innalzamento bacino, smaltimento ceneri, ecc.), che renderebbero insostenibile l’iniziativa, pare di capire che la Conferenza dei Servizi, sicuramente pressata dalla politica, si appresta ad approvare un progetto-mostro, solo emendato e migliorato nei dettagli.
    Ferma restando l’esigenza di fornire garanzie occupazionali ai lavoratori, ci si domanda come le Istituzioni (Comune di Portoscuso in primis), prima di esprimersi, non sentano il dovere di informare la popolazione, soprattutto locale, in merito a ciò che stanno approvando, altrimenti dobbiamo prendere atto che, il ricatto occupazionale da parte dell’azienda (e/o gli interessi particolari) sono talmente forti che tutti debbono tapparsi il naso e dire si?
    Come spesso accade, Eurallumina otterrà ciò che vuole (massimo profitto) e la responsabilità di scelte discutibili avrà un doppio alibi all’interno delle Istituzioni che si palleggeranno la responsabilità: i Tecnici partecipanti alla Conferenza si giustificheranno con le pressioni politiche ricevute (alcune sono plateali sui giornali), la Giunta delibererà l’autorizzazione sulla base di pareri tecnici della Conferenza!
    Dobbiamo fare in modo che almeno questa volta ci sia chi vorrà vederci chiaro in questa procedura ed andrà ad analizzare la regolarità di ogni aspetto tecnico e procedurale che ha portato ad approvare (come sicuramente sarà) un progetto quantomeno discutibile, proposto da un’azienda i cui trascorsi non sono certo edificanti.
    Forse, con un po’ di lungimiranza, gli stessi sacrosanti obiettivi occupazionali, si potrebbero ottenere obbligando l’azienda a bonificare quanto ha inquinato e non consentendole di proseguire l’attività senza adeguate garanzie di salvaguardia ambientale e sanitaria. Queste garanzie sono dovute non solo ai lavoratori della ex Eurallumina, ma a tutti i lavoratori del territorio che hanno visto rovinato il loro lavoro come i pescatori, gli operatori turistici, gli agricoltori e gli allevatori della zona contigua a Portoscuso.
    Allo stesso modo, si garantiscano le popolazioni che abitano i territori interessati, dal punto di vista sanitario ed ambientale.
    IL SEGRETARIO GENERALE CSS
    Dr.Giacomo Meloni

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