Politica / Sardegna

Collegio europeo, Renzi irride la Sardegna! Presto replicherà su Titolo V e patto di stabilità: che sia colpa dei sovranisti?

Venti voti di scarto sono pochi: ergo, lo scorporo del collegio elettorale europeo Sardegna-Sicilia era cosa fattibile. Ora la deputata Romina Mura dichiara piccata che i parlamentari isolani del Pd hanno votato a favore dell’emendamento poi bocciato dalla Camera: ammettendo così implicitamente l’imbarazzante irrilevanza sua e dei suoi colleghi.

Tra i parlamentari del M5S e quelli sardi del Pd non c’è tanta differenza: i primi non contano nulla e se votano in maniera difforme dal Grillo-pensiero vengono cacciati; i secondi contano talmente poco che se anche votano in maniera diversa da quanto ordina Renzi il partito manco si prende la briga di dar loro il benservito.

Se la politica sarda è debole, il Pd sardo che cos’è? Chi è che comanda? Dove sono i leader capaci di interloquire in maniera seria con il livello nazionale del partito?

Anche il presidente Pigliaru ne esce con le ossa rotte da questo passaggio parlamentare. Lo scorso 27 febbraio (cioè la bellezza di quaranta giorni fa) un’associazione che da subito lo aveva sostenuto nella sua avventura elettorale e tre partiti della maggioranza lo avevano sollecitato perché avviasse

con i parlamentari sardi il confronto per chiedere al Presidente del Consiglio dei Ministri Dr. Matteo Renzi di proporre al Governo un provvedimento urgente ad hoc che consenta lo scorporo della Sardegna dalla circoscrizione Sicilia-Sardegna, con la creazione quindi di un’ulteriore circoscrizione, da approvare in tempo utile per le prossime consultazioni elettorali europee.

In quaranta giorni Pigliaru cosa ha fatto?

È evidente che uno o più parlamentari europei sardi avrebbero potuto aiutare l’isola e l’azione di governo del neo presidente. Che però continua colpevolmente a non volere assumere ruolo: dalla politica sperata all’a-politica conclamata.

E quindi riformulo la domanda: in attesa di Pigliaru, quali leader politici esprime oggi la Sardegna in grado di rapportarsi decorosamente con Renzi? Ditemelo voi.

La batosta di ieri è bruciante e rischia di essere solo la prima di una serie.

Due giorni fa il Pd sardo si è dichiarato contrario all’ipotesi di riforma costituzionale avanzata da Renzi che mette a serio rischio la nostra autonomia speciale: avrà il partito forza e mezzi per opporsi ai voleri del suo segretario/presidente del Consiglio o si accontenterà delle dichiarazioni della Romina Mura di turno che, a disastro compiuto, ci rassicurerà sull’inutile voto suo e dei suoi colleghi parlamentari? Ditemelo voi.

Domani poi ci sarà a Roma il primo incontro tra la Regione e il Governo per chiedere lo sblocco di un miliardo e 200 milioni di euro fermi a causa del patto di stabilità. L’assessore Paci ha già detto che non sarà facile e che se il governo si dovesse opporre questa giunta non esiterà a mobilitare le forze sociali della Sardegna. Povero Paci: dov’era quando Cappellacci si presentava nella capitale con le stesse identiche argomentazioni e minacciava anche lui i mobilitare le fantomatiche “forze sociali”?

Non è un problema di giocatori: perché se le regole non cambiano e il campo resta lo stesso, lo Stato vince sempre e la Sardegna perde sempre: non ci vuole molto a capirlo.

Ecco perché su collegio europeo, Titolo V e patto di stabilità in pochi giorni l’isola rischia seriamente di prendersi tre sberle epocali (la prima è già arrivata), tra l’irrilevanza del Pd sardo e (duole dirlo) l’inadeguatezza politica del presidente Pigliaru.

In tutto ciò, uno spettro si aggira per la Sardegna: il sovranismo. Che turba i sonni di compagni di lungo corso come Tonino Dessì (“Sovranista non so assolutamente cosa voglia dire: è un modo nebuloso per non avere il coraggio di essere né’ autonomista né indipendentista né federalista. Intellettualmente non rientra nelle categorie della… trasparenza”) e Pietro Ciarlo. “Nell’affrontare il futuro della Sardegna è indispensabile aggredire alcuni nodi cruciali della nostra cultura politica regionale. Innanzitutto bisogna chiedersi se la Repubblica sia veramente stata una matrigna per la nostra regione”, scrive quest’ultimo in un intervento al titolo “Mito dell’età dell’oro e neoisolazionismo sardo”. Chissà che risposta darebbe oggi il professore alla luce della vergognosa prova del suo Pd alla Camera.

“Non di rado vengono coniati neologismi di difficile decrittazione politica e istituzionale, come “sovranismo” o “nazionalitario”. In Sardegna si è andato formando un gergo politico ignoto e incomprensibile alla cultura politica del resto della Repubblica, gergo che sta diventando un pericolosissimo ed ulteriore fattore di isolamento”, afferma. Certo, è colpa degli indipendentisti e dei sovranisti, della loro “orgia demagogica” se la Sardegna sta in questa situazione, perché “straparlando di indipendentismo, di nazionalismo, di sovranità, di irrimettibili conflittualità con il mondo e la Repubblica, si semina la tempesta della diffidenza e dell’isolamento, se non dell’odio etnico”, perché questa è “una pedagogia politica irrealistica intrisa di una mitologia reazionaria”.

Di Titolo V Ciarlo non dice niente, e nemmeno di seggio in Europa. Però afferma, solenne, alla Kennedy: “Non dobbiamo domandarci cosa la Repubblica faccia contro di noi. Dobbiamo chiederci cosa la Repubblica può continuare a fare per noi, ma soprattutto e più semplicemente cosa possiamo fare noi per noi stessi”. Cioè? Mi sono un po’ perso, lo confesso. Cosa farà il professore per se stesso non lo so, cosa farò io per me stesso tanto meno, cosa fa la Repubblica per noi invece lo so bene: voti favorevoli 198, voti contrari 218. La Camera respinge, caro professore. E in parlamento i sovranisti non ci sono. Purtroppo.

Post scriptum
Rappresentanza politica, rapporti con lo Stato, entrate: se Pigliaru gioca queste partite singolarmente, le perde tutte e tre. Se annuncia la nascita della Costituente e in quella sede affronta questi enormi problemi, forse ce la si fa. Ma il tempo stringe e il presidente sembra già in ritardo su ogni pallone che conta.

 

 

Tags: , , , , , , , , , , , ,

32 Comments

  1. @Campus,
    “In definitiva: capisco benissimo Campus. Perché ha idee politiche lontanissime dalle mie.” (repetita iuvant)
    No, non intendevo parlare di statisti. E non avrei votato La Pira neppure se fosse stato di Cagliari. Forse Berlinguer. Anche se fosse stato di Udine o Canicattì. Quindi…“In definitiva: capisco benissimo Campus….”
    Forse voterò Tsipras, anche se non so neppure chi siano i candidati in lista.
    Forse…
    Buona domenica

  2. ninosardonico says:

    Come cambia il mondo!
    Pigliaru rispetto a Renzi sembra Cappuccetto Rosso che ha appena visto il Lupo Cattivo…
    E a nois sardos unu tempus nos timiant !!!

  3. adriano says:

    caro Vito, hai affermato: “Tra i parlamentari del M5S e quelli sardi del Pd non c’è tanta differenza: i primi non contano nulla e se votano in maniera difforme dal Grillo-pensiero vengono cacciati”, potresti dimostrarmi quando e chi dei parlamentari del M5S sono stati espulsi per aver votato in dissenso rispetto al Grillo-pensiero?

    • Cosa vorresti dire?

      • adriano says:

        la domanda mi pare chiara: hai fatto un’affermazione e ti ho chiesto di argomentarla, cortesemente :))

      • Mi spieghi perché diversi senatori sono usciti/sono stati espulsi da Cinquestelle se non per le loro posizioni non allineate?

      • adriano says:

        mi sembra che nessuno sia stato espulso perché “votano in maniera difforme dal Grillo-pensiero”. Non mi sembra una affermazione rispondente alla reale motivazione che ha portato all’espulsione dei portavoce del M5S.A dimostrazione dell’inesattezza che hai riportato, ti ricordo il voto discordante dei portavoce in materia di “Clandestinità” e per le Consultazioni prima della fiducia al Primo Ministro attualmente in carica. Credo che fra se si guarda con maggiore attenzione i portavoce M5S dimostrano una libertà che gli appartenenti ai partiti, specie quelli del PD, non possono permettersi, poiché i veri referenti non sono i capi bastone ma i cittadini che li hanno eletti. Cordialmente.

  4. Carlo Murtas says:

    Dopo la beffa della bocciatura del Collegio sardo per le europee Pigliaru deve cominciare a capire che, con quello che bolle in pentola a livello nazionale e che inciderà sulla vita dei sardi a livello di sopravvivenza politica ed economica, non può continuare a mantenere il suo educato basso profilo d’azione; non può pensare di tirarla ancora per le lunghe animato dal programma minimo di evitare e/o correggere le principali cazzate politico-amministrative ereditate dalla Giunta Cappellacci.
    Si metta da subito in testa che non l’abbiamo votato solo per questo, che è necessario che riprenda in mano con vigore l’iniziativa politica perché l’impeto del dinamismo renziano lo (e ci) potrebbe trascinare in una situazione irreversibile senza che neanche facciamo in tempo ad accorgercene. Dunque sveglia Presidente Pigliaru sinché siamo ancora in tempo!

  5. Emanuele says:

    Mi sembra però che le posizioni citate da Vito non siano equiparabili: Tonino Dessì pone un’esigenza di chiarezza, mentre Ciarlo dà un contributo molto scomposto alla confusione delle stesse tesi che vorrebbe difendere, che sono fondamentalmente quelle dell’unità nazionale e della sua omogeneità culturale e istituzionale, da ottenere tramite integrazione e azzeramento delle tossine presenti nella discussione politica. Piuttosto autoritario. Sembra scritto da un parruccone del Partito Popolare Spagnolo. Perfido, ma non intelligente, il tentativo di accostare una battaglia politica di minoranza, come quella del sovranismo, a suggestioni irrazionalistiche di Karl Schmitt, di volontà di potenza, eccezionalismo e decisionismo. Perché gli si potrebbe dire che son tutte cose che avrebbe potuto spiegare meglio a Soru, a suo tempo. O anche adesso, a Renzi. Così, a titolo precauzionale.
    Scrive: “In Sardegna si è andato formando un gergo politico ignoto e incomprensibile alla cultura politica del resto della Repubblica, gergo che sta diventando un pericolosissimo ed ulteriore fattore di isolamento”.
    No t’entend plui d’un toesco, o sardo o barbarì. Deve aver sentito qualcuno parlare in sardo.

  6. Mi sembra, dolorosamente, che si profili una grandiosa astensione dal voto.
    Francamente, andare a votare per eleggere un siciliano (contro cui non ho nulla, se non il fatto che rappresenti interessi sicuramente diversi dai miei) mi sembra una cosa che rasenti ormai la follia.
    Non me ne compiaccio.

    • robespierre says:

      La penso esattamente come te, è come andare ad assistere a Juventus-Cagliari, con i rossoblù che giocano in 9.

    • paolo55 says:

      Con dolore ….mi associo

    • @Campus
      Eppure su questo: “andare a votare per eleggere un siciliano (contro cui non ho nulla, se non il fatto che rappresenti interessi sicuramente diversi dai miei) mi sembra una cosa che rasenti ormai la follia” bisognerebbe riflettere. Perché forse c’è dentro gran parte della disfunzionalità della politica attuale.
      In questa frase si dà per scontato che chi va al parlamento europeo debba difendere interessi locali. E lo si dà per scontato anche per il parlamento italiano. E per quello regionale. E per quello cittadino.
      Certo, una componente localistica non può essere evitata. Ma se la politica è solo difesa del proprio territorio sempre e comunque, allora il tema dei principi generali di convivenza sociale spariscono. Perché alla fine poco importa se si è comunisti integralisti o ultraliberisti. In ogni caso ciò che importa è il proprio giardino da difendere.
      Personalmente è proprio questo che mi ripugna. Ed è il motivo per il quale penso che i sovranocosisti non capiscano un fico. Ed è anche il motivo per il quale questi discorsi non possano che portare ad una lotta a coltello tra aree povere e quelle ricche. Cosa che piace molto ai ricchi ovviamente. Cioè alla destra.
      Con questo non voglio cadere dal pero. Però non si può impostare un discorso politico progressista su questa base. Soprattutto a livello europeo. Perché porta necessariamente al fatto che i forti diventano più forti. E i deboli più deboli. Per spiegarmi: non è che se mandiamo una Barracciu in Europa siamo più forti. E se non la mandiamo siamo più deboli. Perché tanto non conta un cazzo. E non conta un cazzo perché non contiamo un cazzo noi. L’unica speranza è l’esistenza di una coalizione che difenda le aree deboli. Che ha una visione della convivenza europea in cui esistano meccanismi di compensazione ricchi/poveri.
      In definitiva: capisco benissimo Campus. Perché ha idee politiche lontanissime dalle mie. Capisco molto meno (=nulla) chi asserisce di propugnare idee progressiste e vuole necessariamente “il sardo in Europa”.
      Insomma: non è che non voto Soru perché ha poche possibilità di vincere. Non lo voterei neppure se ne avesse molte. Perché esprime un’idea politica che non mi piace. Sardo o no.
      Però potrebbe darsi che voti la lista Tsipras…

      • Caro Punto,
        se vogliamo parlare di statisti, non mi sottraggo.
        Essendo io di Bitti, potrei citare (e lo faccio) due persone che hanno dato spessore e qualità all’Italia, senza per questo dimenticarsi di essere bittesi: erano Giorgio Asproni e Giuseppe Musio.
        Per inciso, Bitti ha erogato anche uno dei pochi parlamentari europei recenti, cioè Giosuè Ligios; non credo sia stato dei peggiori, e certamente sapeva bene dov’era nato.
        Il principio di “pensare globalmente e agire localmente”, può – a mio sommesso parere – essere bilanciato da un “agire sul quadro generale, avendo consapevolezza di quanto lo leghi ai fatti locali”.
        Ebbene, so per personale e diretta esperienza, quanto il modo di rapportarsi ai due scenari da parte dei siciliani (in generale, ovviamente) sia assai diverso rispetto a quello dei sardi. Non c’è niente di male, ma è così: essi sono consapevoli della loro “forza” identitaria, noi della nostra “debolezza”; essi sono una nazione di molti milioni di persone, a livello mondiale, mentre noi siamo quattro gatti.
        Per di più, ci vergognamo di essere Sardi, e facciamo immediata azione di camuffamento etnico, laddove I Siciliani esaltano la loro appartenenza: più sono lontani, più si fanno riconoscere e, soprattutto, si riconoscono.
        Se poi mi si chieda se mi piacerebbe essere rappresentato da un siciliano come La Pira, rispondo (facilmente) di si. ma non perchè operasse a Firenze, dove ho avuto la fortuna di conoscerlo, ma perchè era La Pira.
        Francamente, cioè razionalmente ed emotivamente, non avendo un La Pira (come I Siciliani non hanno un Enrico Berlinguer), preferirei essere rappresentato da uno che sappia dove si trova Bitti, o almeno che sia consapevole che esista.

  7. ninosardonico says:

    LA CONTRORIFORMA RENZI NEGA L’INDIPENDENZA EUROPEA ALLA SARDEGNA, LA AVRA’ NEL 2019, PDIO PERMETTENDO
    9 aprile 2014 alle ore 9.20
    COMUNICATO STAMPA

    Adesso è certo la Riforma Renzi, per le autonomie è una Controriforma. Bocciata la scorporazione della circoscrizione europea delle isole. Tutto deve andare verso il centralismo e qualsiasi emendamento o risoluzione che vada verso la decentralizzazione o la delega deve essere bloccato. Questo è l’ordine di scuderia che ha portato il PD a disporsi in formazione testuggine per respingere la proposta del Centro Democratico e quella di 5 stelle che intendevano riconoscere alla Sardegna una propria soggettività circoscrizionale in vista dell’elezione del parlamento europeo. Salva la faccia dei PDini sardi che sono stati messi nelle condizioni di votare contro l’ordine di scuderia in quanto ininfluenti nella missione di controriforma.

    Quale risposta dei sardi a questo rampollo della politica che vuole farci credere che il processo che trasforma l’arrosto brucciato in fumo sia reversibile? Nulla ci aspettiamo, se non la resa, dai parlamentari sardi del PD in licenza breve e da tutti quelli che faranno codazzo alle candidature Europee proposte dai partiti italiani, molto ci aspettiamo dalla dignità dei sardi, in quanto tali. A loro è rivolta la nostra domanda e da loro, siamo sicuri, arriverà una risposta matura, consapevole e decisa.

    La risposta non può essere che “no al voto” , “no all’Italia” che ci cancella dall’Europa.

    Noi indipendentisti di SNI, non solo non andremo a votare ma faremo campagna di sensibilizzazione a favore dell’astensione e contro i rapaci del P.I.U. (Partiti Italiani Uniti) che ancora una volta caleranno in Sardegna con i loro leader italiani i quali spargendo altro narcotico tricolore, ruberanno il voto e la dignità dei sardi e per la Circoscrizione elettorale Sardegna racconteranno la favola a lieto fine, ma nel 2019 o nel 2024, PDIO permettendo..

    BITZI 09-04 – 2014 anno 153° Dominazione Italiana IL COORDINATORE NAZIONALE

    Bustianu Cumpostu

  8. Vito,
    qualcuno ti ha detto: “L’hai votato, adesso te lo tieni”! E’ una sciocchezza, questa. Ce lo teniamo tutti. Voto o non voto.
    Però che tu mastichi poco di politica è verissimo. Non solo tu, certo. Ma anche.
    Quelle che chiami “sberle”…
    Il titolo V è solo un segno dei tempi. Che sono cambiati. E altre regioni rivendicano il diritto di essere autonome come la Sardegna. Ergo tutti autonomi. Quindi nessuno autonomo. Sì, ci saranno le “peculiarità locali”. Ma alla fine si tornerà, necessariamente, a centralizzare molte competenze. Quelle la cui pessima gestione locale ha fortemente contribuito al dissesto attuale. I soliti illusi diranno: allora meglio l’indipendenza! Una puttanata epocale, ovviamente. Visto che non produciamo a sufficienza per pagarci i servizi…
    Il collegio Sardo? Non andare a cercare il PD. O non solo. Stiamo parlando di poltrone. Che non hanno colore. Vuoi che i parlamentari siciliani votino per perderne un paio? Siamo meno di loro, ecco tutto. Una vera ingiustizia, certo, ma bisognerebbe partire da considerazioni serie. E’ probabile che una soluzione si trovi, presto o tardi, ma ci vorrebbe una classe politica coesa. Altro che PD!
    Per il patto di stabilità siamo da capo. Ci sono regioni in attivo che non possono spendere e vuoi che facciano spendere quelle fallite come la Sardegna? E poi, scusa: per fare cosa? Per quale programma di investimenti? Quello di Pigliaru che non c’è? Qualcosa si otterrà, forse. Poco. Ma bisogna vedere su quali basi. Con quali garanzie.
    Su questo, invece: “Se annuncia la nascita della Costituente e in quella sede affronta questi enormi problemi, forse ce la si fa” fai concorrenza a Crozza. Fai ridere di più. Me l’immagino, Renzi, spaventatissimo che di fronte alla Costituente si caga sotto. Andiamo!
    Le colpe? No, non sono certo dei sovranistautonomindinpendentisti e sai perché? Perché non contano e non hanno mai contato un cazzo. E sai perché? Perché i sardi li hanno sempre considerati poco più che macchiette. Giustamente, tra l’altro.
    Su una cosa invece hai ragione. Non c’è una classe politica decente. Ma neppure un giornalismo decente. E neppure pensatori decenti.
    Guarda, una cosa saggia, una, Pigliaru l’ha detta: dovremmo fare da noi. E fare bene. Ad esempio cancellare gli sprechi. Risolvere il problema dei postifici. Con la “o”. Non con la “a”. Domandarsi a cosa servano un sacco di enti inutili se non a dare uno stipendio agli amici di. Smetterla di barattare posti e voti. … tutte cosette facili facili, insomma. Come mettere assessori decenti al posto giusto… Una cosa così. Tanto per dire.
    Meno male che alla tua domanda: “quali leader politici esprime oggi la Sardegna in grado di rapportarsi decorosamente con Renzi? Ditemelo voi.” si risponde facilmente. Guarda, te lo dico io: Maninchedda, naturalmente. E chi altri?
    PS – Sì, sì… le rette non vanno sempre da A a B. Però mica tutti possono essere geni della politica come te.

    • Cosa vuol dire non produciamo a sufficenza per pagarci i servizi? Quali servizi? Sono anni che i sardi danno molto di più di quel che ricevono, in basi militari, in scorie, in trasporti che non ci sono, in energia che costa il doppio. Il debito dello Stato italiano verso la Sardegna per la vertenza entrate è salito ormai a 12 mliardi di Euro. Le spese dello Stato in servizi e infrastrutture in Sardegna quasi nulle, da anni ormai solo ordinaria manutenzione, e manco quella. Sicuri che uno Stato Sardo non farebbe meglio? Si certo qualcuno che ora vive di sussidi dovrebbe andare a lavorare, magari fare un lavoro che non gli piace, ma guarda un po’, nei Paesi civili è normale.

      • @Lillo
        hai dimenticato che i sardi hanno anche inventato il filo per tagliare il brodo. Ma Roma ladrona ha rubato loro il brevetto.
        Metti a bilancio anche questo e Via!, verso un luminoso futuro.

      • Rispondere con una battuta pessima quando non si hanno argomenti dovrebbe essere multabile. Tutto quello che ha scritto Lillo era giusto, e se attualmente il nostro bilancio è così basso è esattamente per il fatto che non abbiamo la possibilità di gestirci per conto nostro. O crede davvero che il fatto che i sardi siano tagliati fuori dalle politiche sulla produzione dell’energia o sui trasporti non abbia nessun effetto sulla nostra economia?

      • @ l2212
        Oooops…. Mi scuso. E’ vero, il tagliabrodo l’hanno inventato i corsi. Però i sardi hanno inventato il navigamucche. E ce l’ha rubato Roma ladrona… etc etc

      • Ess, che ridere!
        Però continuo a non leggere argomenti, che strano!

  9. Buongiorno Biolchini , hai fatto di tutto per combattere una coalizione sarda (S.P) appoggiando Pigliaru e ora ti lamenti ? Ora tieniti il governo italiota della RAS, COCCODRILLO !

  10. dávide.m says:

    “Non ci resta che Pigliaru, il candidato che si emoziona e che ridà dignità al centrosinistra sardo” Vito Biolchini, 18 gennaio 2014

  11. Quando è in atto un confronto politico aspro su questioni di fondo e questo dibattito è alimentato da posizioni e da soggetti definiti la buona regola suggerisce di chiamare le cose con nome cognome in positivo, in quanto posizioni collettive frutto di sintesi importanti in quanto inclusive di punti di vista comuni e condivisi.
    Il 27 febbraio scorso Sardegna Sostenibile e Sovrana ha organizzato un confronto pubblico dal titolo: Cagliari chiama Europa. Alexis Tsipras, una speranza. E la Sardegna ?
    La sala piena ospiti e relatori all’altezza del tema, quell’incontro ha prodotto un odg firmato da tutti i sovranisti, partiti e associazioni presenti, dal Partito dei Sardi a SEL e IRS, da Sardegna Sostenibile e Sovrana a Sardegna Pulita.
    L’odg trasmesso alla stampa recita:”..Il Parlamento europeo verrà rinnovato il prossimo giugno attraverso l’elezione dei suoi 785 eurodeputati che saranno i portavoce di 492 milioni di cittadini. Dopo quello indiano, con i suoi 342 milioni di votanti, quello europeo è il secondo parlamento più grande del mondo. Al suo interno vengono prese importanti decisioni che riguardano la vita di tutti noi. Già oggi un meccanismo decisionale come la codecisione, la quale è divenuta la procedura legislativa ordinaria, conferisce lo stesso peso al Parlamento europeo e al Consiglio dell’Unione in numerosi ambiti (ad esempio, trasporti, ambiente, protezione dei consumatori, ecc.). I due terzi delle leggi comunitarie sono adottate congiuntamente dal Parlamento europeo e dal Consiglio.
    Gli elettori italiani eleggono 73 deputati al Parlamento europeo. L’elezione avviene con sistema proporzionale ed è possibile esprimere il voto di preferenza per singoli candidati. Il territorio è diviso in cinque circoscrizioni elettorali: Nord-ovest, Nord-est, Centro, Sud, Isole; ciascuna circoscrizione elegge un numero di deputati proporzionale al numero di abitanti risultante dall’ultimo censimento della popolazione. L’assegnazione del numero dei seggi alle singole circoscrizioni è effettuata, con decreto del Presidente della Repubblica da emanarsi contemporaneamente al decreto di convocazione dei comizi elettorali. L’accorpamento in un’unica circoscrizione di Sardegna e Sicilia non permetterà al popolo sardo di eleggere un proprio europarlamentare in quanto i siciliani sono più numerosi di noi. E questo lo sappiamo tutti. Il nostro voto non varrà niente e a Strasburgo andranno solo deputati siciliani, come ormai accade da trentanni. Chiediamo pertanto al governo Italiano e al Parlamento il varo di un provvedimento urgente ad hoc che permetta lo scorporo della Sardegna dalla circoscrizione Sicilia-Sardegna, con la creazione di un “collegio” sardo quindi di un’ulteriore circoscrizione. L’istituzione della circoscrizione Sardegna non è una questione di parte. Si tratta invece di un problema che attiene alla qualità della democrazia, sul quale vi è stata una notevole convergenza tra le varie forze politiche, come dimostrano le diverse proposte di legge presentate e il dibattito in corso in Sardegna.
    Chiediamo al neo Presidente della Regione Prof. Francesco Pigliaru di avviare con i parlamentari sardi il confronto per chiedere al Presidente del Consiglio dei Ministri Dr. Matteo Renzi di proporre al Governo un provvedimento urgente ad hoc che consenta lo scorporo della Sardegna dalla circoscrizione Sicilia-Sardegna, con la creazione quindi di un’ulteriore circoscrizione, da approvare in tempo utile per le prossime consultazioni elettorali europee.
    Sarebbe un atto dovuto in vista di una migliore definizione del rapporto diretto che la Sardegna può e deve avere con le istituzioni europee, perché la nostra isola, stante la sua condizione di insularità e di regione portatrice di originali valori storici linguistici e culturali, non può e non deve essere rappresentata da soli due parlamentari. Questa è infatti la rappresentanza che scaturirebbe dall’accoglimento della proposta che formuliamo e che appare comunque del tutto inadeguata: si pensi che Malta (benché stato sovrano) con appena 400 mila abitanti è rappresentata da ben 6 eurodeputati.
    Per queste ragioni, lo scorporo costituisce solo la prima tappa di una iniziativa politica forte che dovrà portare la Sardegna ad avere una rappresentanza adeguata nel Parlamento europeo, con un proprio collegio autonomo e rappresentativo, distinto dalla rappresentanza numerica italiana”.

  12. alessandro valentini says:

    Pigliaru, si è definito un “renziano”, così giusto per ricordarlo

  13. Un mese e mezzo fa all’incontro promosso per dibattere sull’Europa e la lista Tsipras, si era già capito tutto: i sovranisti non sarebbero riusciti a stare uniti ed a pretendere una candidatura unitaria e indipendente, tutti presi a ritagliarsi i loro incarichi di governo regionale; la sinistra si sarebbe fatta scegliere i candidati locali da Roma; i deputati avrebbero “finto” impegno, rigorosamente “pro domo propria” per il collegio unico per poi lagnarsi dicendo “abbiamo fatto il possibile”.

    Una soluzione c’era: mettersi d’accordo unitariamente e far sapere al mondo intero che, in caso di bocciatura del collegio unico, si sarebbero dimessi in blocco, ma cuor di leone alberga solo nelle favole !
    Ora tocca a Pigliaru, il governo regionale in Europa può fare di più di un deputato se …http://www.giovannidore.it/index.php/?p=3062

  14. Angelo says:

    L’incosistenza politica di Pigliaru e di tutta la sua coalizione è sempre stata così palese che pure un cieco l’avrebbe notata. Credevo e credo in Sardegna Possibile quale unica alternativa praticabile (se non altro i rapporti con Roma avrebbero avuto ben altra impostazione), ma sembra evidente che quasi qualunque cosa sarebbe meglio di questo polpettone informe e pericoloso che è l’attuale governo regionale.
    Ma lasciamo stare, non è per polemica che ho deciso di intervenire.
    Quel che voglio dire è che mi auguro che tutto questo faccia maturare nella gente, anche nella mente di Ciarlo, che la Sardegna deve camminare a passi spediti verso l’autodeterminazione.
    L’abbraccio con l’Italia è diventato una morsa mortale. Non c’è odio né risentimento in queste affermazioni, solo la pragmatica constatazione che il miglioramento delle nostre condizioni di vita necessitano delle prerogative dello stato sovrano per essere realizzate.
    Che il sovranismo (calembour politico che non amo) possa essere un ponte tibetano per raggiungere ciò che gli indipendentisti dichiarano più apertamente ci può stare, anzi è auspicabile, ma ormai non c’è più tempo da perdere!

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.