Ambiente / Politica / Sardegna

“Dal Ppr di Soru al Pps di Cappellacci: ecco come cambia, in peggio, la tutela delle coste sarde”, un intervento di Alessandro Plaisant

 

Alessandro Plaisant è docente di Urbanistica nel Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica di Alghero. Ha inviato al blog questa sua riflessione che ci consente di capire in che modo il Pps di Cappellacci punti a modificare la tutela delle coste rispetto al Ppr varato dalla giunta Soru. Grazie professore per l’intervento, veramente illuminante.

***

Nella filosofia del Piano Paesaggistico Regionale attualmente vigente, il territorio costiero perimetrato è considerato un bene paesaggistico d’insieme, prefigurando il suo ruolo di “risorsa strategica fondamentale per lo sviluppo sostenibile del territorio sardo, che necessita di pianificazione e gestione integrata” (Titolo I – Assetto ambientale; Art. 19 – Territori costieri, p. 26 Norme T.A.).

Non è un caso che il Piano vigente si estenda con dettaglio maggiore, almeno inizialmente, al territorio costiero. Infatti, la Regione Sardegna ha definito come punto di partenza del Piano i 27 ambiti di paesaggio costieri (pp. 54-56 Norme T.A., artt. 97, 98: Individuazione degli ambiti di paesaggio, Relazione Tecnica Generale – Allegato alla D.G.R. 59/36 del 13/12/2005 pp. 118-124). Negli ambiti costieri è predisposta una disciplina particolare perché il Piano nasce con l’idea di affrontare innanzi tutto i problemi dei territori costieri.

Con la L.R. n. 8/2004 (la cosiddetta “salvacoste”) i territori costieri sono individuati attraverso una fascia di 2 km, mentre con l’adozione del Piano si passa da uno spazio geometrico ad uno spazio configurato. La particolare fragilità di sistemi dinamici e complessi come gli ambiti costieri, che stentano ad avere capacità spontanee di mantenersi per le trasformazioni rapide che li interessano, in aggiunta alla vacatio legis determinata dall’annullamento dei Piani Territoriali Paesisitici (13 dei quali piani costieri e ad eccezione di quello della Penisola del Sinis), che ha contribuito al forte ritardo con cui i comuni avrebbero dovuto procedere all’adeguamento dei propri strumenti urbanistici ai piani sovraordinati, ha imposto di partire dalla dimensione ambientale per rigenerare metodi e tecniche di delimitazione e di progettazione della città costiera.

La scomparsa del principio cardine della fascia costiera come bene paesaggistico d’insieme e il suo declassamento al più generico “sistema ambientale” (definito come “un contesto territoriale i cui elementi costitutivi sono inscindibilmente interrelati e la preminenza dei valori ambientali è esposta a fattori di rischio”), comporta una perdita di significato per l’elemento cardine su cui il piano si centra, l’ambito di paesaggio, una figura spaziale riconosciuta come omogenea, il luogo del progetto unitario, dove le parti sono in relazione col tutto.

In particolare, i 27 ambiti di paesaggio costieri sono delineati considerando processi che riguardano fattori climatici (esposizione, geografia, natura geologica e fitosociologica, ecc.) e non riducendo il limite tra terra e acqua un mero fatto di distanze metriche, anche se (come si legge nell’art. 16 della proposta di modifica), si tratta pur sempre di “aree tutelate per legge”, attraverso “una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia” per i territori costieri (come recita la parte III del D. Lgs. 42/2004 – Art. 142 lett. a – Aree tutelate per legge del Codice Urbani, che a sua volta la recepisce dal vincolo paesaggistico, il cosiddetto “Galassino”, ex L. 431/85).

Fin qui tutto a posto, tranne che allora indici e parametri per la pianificazione di natura spaziale occorrevano perché fungessero da strumento di controllo nella realizzazione del piano. Se si perdesse il carattere unificante dato dal considerare la fascia costiera nella sua continuità e unitarietà come bene paesaggistico, torneremo indietro di quasi trent’anni: dalla tutela dei processi a quella degli oggetti, perché tutti gli elementi fondanti che mettono in relazione ecosistemi marini e terrestri (campi dunari e compendi sabbiosi, zone umide costiere, ecc.), ritornano ad essere oggetto di tutela individuale e non integrata rispetto ai processi unitari che regolano gli ecosistemi.

È altresì indicativa la scomparsa delle “Praterie di posidonia” dai beni paesaggistici (Titolo I, Art. 11 – Assetto ambientale. Generalità ed individuazione dei beni paesaggistici), la biocenosi più importante per la biodiversità marina, sostituite allo stesso comma l dal più imponente “i vulcani” (quelli spenti del Meilogu?).

Per concludere, si impongono due ordini di ragionamento, utili anche alla redazione dei PUL (i Piani di utilizzo dei litorali), il primo che riguarda la dimensione ambientale, il secondo la dimensione collettiva dei nostri territori costieri:

a) il territorio costiero è quello in cui sono significativi i rapporti di interfaccia tra terra e mare, sotto l’aspetto ambientale e secondo diverse articolazioni (è assolutamente fondamentale la geomorfologia, fino ad arrivare alla fito-sociologia, il clima con l’influenza dell’aerosol marino, ecc.). Pertanto, i criteri di delimitazione dei territori costieri sono e devono essere soprattutto ambientali e non è un caso che i territori costieri siano riportati nell’assetto ambientale del Piano.

b) La dimensione collettiva dei territori costieri ci impone di riflettere, in modo coerente con le istanze e le aspettative degli abitanti dei territori costieri, o di coloro che con essi si rapportano, riconoscendo l’importanza dell’apporto collettivo al progetto dell’ambito di paesaggio nell’insieme, dove tutti i territori riconoscono e considerano l’ambito costiero come centro fondamentale della loro organizzazione.

Alessandro Plaisant
Docente di Urbanistica nel Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica di Alghero

 

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63 Comments

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  3. Bene, gentile Biolchini, il Ministero procederà in due modi: impugnazione davanti alla corte costituzionale e ricorso al tribunale amministrativo. I patriottici sostenitori del libero Piano paesaggistico dei sardi, avvolti nella bandiera con i quattro mori, continueranno a gridare che del loro territorio fanno quello che vogliono e che è loro proprietà.
    Questo, ovvio, non è autonomismo e rappresenta una scelta in conflitto con lo Statuto e con tutte le leggi regionali e nazionali in vigore.
    Qualcuno ci crederà perché ha interesse a crederci o perché ignora le basi del diritto che regola i rapporti tra la comunità nazionale e quella locale.
    Molti hanno già capito che si tratta di una farsa, di un falso autonomismo e falso indipendentismo che non significano certo fare quello che si vuole.

  4. I fatti galoppano ed è difficile stargli dietro.

  5. Be’, chi aveva responsabilità, caro Biolchini, nell’amministrazione del ridicolo oro sardo? Che nomi vengono in mente?
    No, non è casuale la scomparsa della notizia.
    So bene che differenze ci siano tra l’Unione online e il giornale di carta.
    Non sempre comunicano.
    Ma quando serve lo fanno.

  6. Radio Londra says:

    Intanto altro bel colpo dell’Unione Sarda.
    Avevano messo in prima pagina un articolo sull’oro di Furtei.
    Forse, visti anche i commenti che si sono succeduti e forse prendendo perfino prendendo a pretesto la “provvidenziale” notizia degli arresti, lo hanno fatto durare meno di un’ora.
    Ormai non resta che cercarlo col lanternino!!!!

    • Radio Londra says:

      Ci hanno ripensato e, seppure defilato, lo hanno rimesso nella home page.
      Grandi.

      • Nei giornali succedono cose banali che i lettori spesso motivano con malizia, e sbagliano. Chi conosce le dinamiche delle redazioni sa che “sparizioni” di notizie possono anche essere frutto di scelte fatte in buona fede o causate da un particolare modello organizzativo. E spesso i lettori comuni (proprio perché non sanno come funziona una redazione) invece non vedono omissioni grandi come una casa ma sapientemente occultate.

      • Radio Londra says:

        Son convinto anch’io che spesso alcuni inconvenienti possono essere dovuti al caso, alla buona fede e pure alla mancanza di organizzazione,
        Capita anche nelle migliori famiglie, figuriamoci se non può capitare i una redazione di giornale.
        Ciò non toglie però che alcune volte si ha quasi l’impressione che, quando risulta difficile essere troppo espliciti e spudorati, qualcosa che serva a “calmierare” bisogna pur trovarla.
        Anche perché, sembrerà strano ma gli interventi cominciavano ad essere incalzanti, censurare tutto risulta difficile (questo di solito capita solo se si toccano Pili e Cappellacci ma forse più Pili) e allora questi “piccoli inconvenienti”, le pause prolungate quando servono e qualche altra piccola “astuzia del mestiere”, serve comunque a fare in modo che “non si trascenda” oltre il dovuto.
        Sembrerà strano ma, da quel momento in poi, l’argomento caldo si è d’improvviso raffreddato ed è passato, come d’incanto, in secondo piano.
        Nei commenti poi è tutta una comica; passano anche quelli apparentemente più cattivi ma mai quelli che danno l’impressione di “sparigliare le carte”, anche se questo, in fondo, è quasi normale che sia così.
        Altra impressione è anche quella che ci siano turni diversi di moderatori con criteri di giudizio anche spesso distanti fra loro, quasi variabili a seconda degli orari.
        E infine un’ultima considerazione: la notizia dell’oro di Furtei si sapeva già da ieri sera ed è stata data solo l’indomani mattina, quando proprio non se ne poteva fare a meno.
        Ed è anche forse questo il motivo per cui talvolta può capitare, magari a sproposito, di essere poco poco “maliziosi”.

      • Radio Londra says:

        E infine un’altra cosa.
        Nella prima versione compariva una “bella ed espressiva” foto del lago che era tutto un programma e che cavava gli occhi a un cieco.
        Ora invece è un articolo come tanti altri.
        Vogliamo dire insomma che anche l’impaginazione e la scenografia…. non sono acqua?

      • Radio Londra says:

        Non ci pozzu crei.
        ……..Magari più piccola ma è ricomparsa la foto!!!!!

  7. Trovo molto interessante la discussione sulla “fascia costiera” ma, francamente, mi lascia un pò perplesso il fatto che nessuno entri nel merito delle funzioni che eventualmente dovrebbero esservi insediate. Il nostro bravo ex primo ministro Monti, infatti, ha dimostrato che la miriade di casupole costiere, ormai, sta solo aspettando la ruspa (es. Torre delle Stelle è per metà in vendita) e, conseguentemente, non resta da fare altro che capire quale tipo di sviluppo la politica abbia in mente per la Sardegna. Infatti, urbanistica=economia può andare nel senso di uno sviluppo equilibrato, attento o del pasticcio delle seconde case suddetto. In questo senso, evidentemente, un campo di golf è molto diverso da una schiera di casette “estive”, mostruose per definizione. Penso che in una legge di tutela questo punto dovrebbe essere considerato.

  8. Radio Londra says:

    Sull’oro e sul cianuro di Furtei se ne dicono tante.
    Solo un aspetto di carattere metodologico ci lascia abbastanza tranquilli: dicono che non bisogna mai confondere il confondere il concetto di paesaggio con quello di ambiente.
    E noi, giusto per non fare sempre i bastian contrari, siamo portati a crederci.
    Specie se trattasi, per esempio, di paesaggio e di ambiente (soprattutto trasformato) “dei Sardi”.

  9. Gentile Biolchini, non so se i diritti di questo capo d’opera siano riservati e in questo caso, ovviamente, non vorrei lo pubblicasse . Ma un articolo dell’Unione di oggi è un piccolo capolavoro linguistico, un cammeo sull’abusivismo attribuito a un siciliano mentre i sardi sono agnellini:

    “Costruite di notte, spuntano di giorno

    Selargius: boom di villette abusive Costruite di notte, spuntano di giorno

    La guida alle spiagge della Sardegna

    L’ultimo caso nei giorni scorsi: nella zona di Su Stracosciu, un siciliano ha messo su una casetta di una quarantina di metri quadrati. Dopo alcune notti di appostamenti i barracelli hanno denunciato il proprietario e messo i sigilli alla costruzione.

    Attualmente nell’agro di Selargius sono una quindicina le costruzioni messe sotto sequestro. In alcuni casi i vigili e i barracelli sono intervenuti appena i proprietari avevano iniziato a costruire. In altri, si sono trovati di fronte a ville già fatte, con le mura, la pavimentazione e persino gli infissi.

    LA STRATEGIA – Agiscono di notte. Quando cala l’oscurità avviano i gruppi elettrogeni e con l’illuminazione quasi a giorno, edificano case e villette. Poco distante dai cantieri c’è un’auto con i fari accesi: all’interno il conducente fa il “palo” e lancia l’allarme in caso di movimenti sospetti. Così spuntano gli abusi edilizi nella campagna di Selargius.

    L’articolo completo di Giorgia Daga, con la ricostruzione della notizia, su L’Unione Sarda oggi in edicola.

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    Commenti dei Lettori

    LikuMcSardus
    03/11/2013 15:45
    Bolit bogau de pressi !!!!!!!
    Se da quelle parti e’ una consuetudine farlo, qua in Sardegna non si deve arrivare nemmeno a pensarlo.
    Steinbrueck
    03/11/2013 15:42
    mi interesserebbe
    a chi votano questi makronani abusivi fuori legge
    7965giuseppe
    03/11/2013 14:56
    per i numerosi seguaci……..
    del condannato delinquente, non hanno ancora capito che il “cavaliere” di Arcore è spacciato? D’ora in poi bisogna imparare a rispettare la legge, per i delinquenti si fa “dura”!!!!
    cris52
    03/11/2013 11:12
    Tolleranza zero.!!
    Bisogna usare la mano pesante con questi individui.
    Marck83
    03/11/2013 10:37
    costruite di notte..
    avevo visto un servizio poco tempo fa che mostrava che nel sud italia è un’usanza ormai nota e praticata da tutti … e guarda caso la persona arrestata è un siciliano!! che le buttino tutte giù … si metta in chiaro sin da subito che in sardegna le loro usanze non sono concesse !! se no in meno che non si dica ci troveremo fusti di residui industriali seppelliti sotto terra nelle nostre campagne …
    RITONA
    03/11/2013 10:02
    SE SONO ABUSIVE… vanno abbattute subito !!!!! Anche di notte.
    moro
    03/11/2013 09:22
    controlliamo
    controlliamo chi controlla,ed aiutiamo

  10. Caro Biolchini, Marchi e Tavolacci non rispondono più, stremati oppure concentati sui codici. Peccato. Mi dispiace per il blog. Ma la scarsità delle risposte dei due interlocutori è disarmante.
    Ora vedremo nei ricorsi quale pregnanza e densità giuridica hanno i loro argomenti.
    Vedrà quanti nuovi post sul ppr dei sardi, a proposito del quale, sottolineo, gli orgogliosi indipendentisti tacciono sostituiti dai neo-indipendentisti del Pdl.
    Buon lavoro.

    • Radio Londra says:

      Bisogna dargli atto di grande saggezza: sempre meglio, quando la contesa si fa dura e non basta fare cacciara e ammuina e fare i “piccati”, lasciar cadere le cose, fare silenzio e ritirarsi in una giusta e salutare meditazione.
      Tanto poi basta e avanza lo scopo finale: d’altra parte chi mette la crocetta dentro l’urna elettorale non sempre è ferratissimo sui “dettagli” della legislazione urbanistica e sul codice del paesaggio e no sempre coglie la differenza fra il suo pezzettino di terreno e “l’ambito complessivo” e, da questo punto di vista, è sicuramente molto meglio puntare sull’usato sicuro, sulla sensazione e su quello che la gente vuol sentirsi dire.
      Da questo punto di vista paga molto di più un bell’articolo che incita alla “sardità paesaggistica” sull’unione sarda.
      Rende di più e tra l’altro, in questo caso, non c’è neanche bisogno di intervenire direttamente.
      Teniamo conto poi del fatto che l’importante è arrivare alle elezioni cavalcando il cavallo di battaglia quando si è praticamente certi che la vicenda non verrà risolta entro quei termini temporali e risulterà facile fare i froci e gli indipendentisti per l’occasione, se non col culo degli altri, sicuramente con quello dei veri autonomisti.
      D’altra parte Cota insegna: sanno tutti benissimo che le firme furono palesemente false ma la sentenza si avrà sicuramente a legislatura finita quando cioè aver ragione non servirà più a nessuno.
      Il blog poi è magnifico: vengono pubblicati tutti gli interventi, anche quelli “pungenti” purché però non siano troppo precisi, puntuali e fuori dalla logica del copione e del manovratore.
      Se poi aggiungiamo il fatto che un metro cubo di cubatura è come un piatto di minestra che non si nega mai a nessuno, neanche al peggior nemico e che proprio schifo non fa neanche a qualche “compagno ambientalmente illuminato” e che a suo tempo non mancò di votare Cappellacci proprio per questo (e questo Cappellacci lo sa molto bene), quello che conta è solo ed esclusivamente…..il premio finale.
      E chissà che non si materializzi il “pensiero stupendo” di altri 5 anni con Cappellacci Presidente.
      Lo scopriremo vivendo.

  11. Radio Londra says:

    In definitiva, possiamo girarci attorno quanto vogliamo, ma un indubbio merito al PPE (Piano Paesaggistico Elettorale) del mitico Capitano Hugo, bisogna riconoscerlo, se non nella sostanza, almeno nelle intenzioni.
    Bisogna ammettere insomma che, se il disegno del Capitano Hugo dovesse riuscire, non ci saranno più disparità per alcun essere umano e alcuna categoria edificatoria e non.
    Essendo infatti permesso tutto facendo finta che non sia proprio accussì, NON CI SARA’ più BISOGNO DI quelle tanto fastidiose e impegnative DEROGHE che caratterizzarono la campagna elettorale della SS (Sardegna Sorridente) e che toglievano e tolgono il sonno agli amanti del PC (Paesaggio Cementificato).
    Vabbè…. magari dopo l’amico Emiro e dopo gli amici del Golf (d’altra parte bisogna pur riconoscere che il Golf fa parte della più autentica tradizione della Sardegna, un po come il torrone di Tonara, i gambali, il vermentino, il Monte Gonare e l’oro di Furtei), ma questo è un banalissimo dettaglio o, se vogliamo, l’eccezione che rende ancora più ferrea e confermata la “buona” regola.
    Sempre stato per la pianificazione dal basso e per le autonomie locali ma questa volta risulta impossibile non gridare alto e forte, distinto e potente un
    _____VAI MINISTERO_____
    (contro la mistificazione e le p..ugnette regionali elettorali carpiate e ritornate di ROMBOdiHUGO, Caro amico Mibar….. SEI TUTTI NOI!!!!).

    • Caro Radio Londra, non sottovaluti i sostenitori del Pps. Hanno i loro argomenti, alcuni vetusti e altri, quelli elettorali, molto attuali.
      Occorrerebbero risposte altrettanto elettorali, ma non se ne sentono. Servirebbero risposte politiche, ma non arrivano perché il Pd è nella sostanza d’accordo.
      E sulle tradizioni della Sardegna sorvolerei perché una tradizione consolidata consiste nel dire sempre sì ai padroni dell cose.
      Quindi restano poche cose importanti nelle quali confidare.
      Però sono cose importanti.
      Le ricordo, ma di certo lo sa bene, che un referendum sul paesaggio è stato stravinto. E ricordo che c’era l’isola intera che invocava regole sul paesaggio, la stessa che vinse le elezioni.
      Certo, cinque stelle barcolla, il Pd e i suoi parroci non esiste più ed è ormai il terzo partito, Sel oscilla tra cemento sì e cemento no, il centro non oscilla perché il centro non oscilla anche se da queste parti, contro le leggi della fisica non oscilla, pende a destra, verso il cemento.
      Però quelle poche ragioni per le quali vale la pena di agire sono molto chiare e molto solide.
      Lei stesso sembra rappresentarle.

  12. Alessandro Plaisant says:

    Visti i fraintendimenti, provo a ripetermi nel merito in modo più chiaro, spero, e utile al dibattito costruttivo.
    La fascia costiera intesa come “bene paesaggistico d’insieme” è un elemento innovativo del Piano attualmente vigente e, come tale, deve essere salvaguardato. La sua definizione si trova all’art.6, p.9, della disciplina generale, insieme alla definizione degli altri elementi fondanti del Piano (ambiti di paesaggio, beni paesaggistici individui, componenti di paesaggio, sistemi identitari). Nella proposta di modifica del Piano, all’art. 6, p. 16, la definizione sparisce: un concetto privo di definizione è evidentemente privo di contenuto e, come tale, non può trovare attuazione in un manuale di norme tecniche, così come indicato all’art. 26, p.34.
    Si può solo ipotizzare il suo “essere nel mondo”, tentando una difficile ricostruzione attraverso le attribuzioni al bene a cui è riferita: la definizione di fascia costiera (si veda “glossario” della proposta di modifica, p. 7); le prescrizioni cui è soggetto tale bene (art. 26, pp. 34-35) e le 19 direttive e i 5 indirizzi indicati all’art. 40 della proposta (p. 42), che appaiono fortemente legate all’oggetto della fruizione, piuttosto che ai processi di tutela ambientale unitaria dell’ambito di paesaggio.
    Dunque, aspettando la sua definizione nella proposta di modifica al Piano vigente, la fascia costiera è un “bene paesaggistico d’insieme” solo perché così è indicato in un articolo della proposta?

    • Giampaolo Marchi says:

      Alessandro queste dissertazioni, cui come ben sai siamo stati abituati, sono solo nocive per i beni che si intende tutelare. Dobbiamo smetterla, e mi ci metto dentro anche io, con la pretesa di obbligare le persone normali alla trattazione di temi filosofico esistenziali, propri di particolarissimi settori della conoscenza. Se ti obbligassero a capire il funzionamento del cuore esaltando l’armonia sonora di sistole e diastole chiederesti che ti venisse fatta grazia. Lasciamo il sapere scientifico alle aule universitarie ed abituiamoci, io per primo, a parlare alle persone in modo da essere compresi, anche a costo di essere imprecisi.

      • Alessandro Plaisant says:

        Caro Giampaolo, sono convinto, in realtà, che su questo argomento si possa aprire, come è stato, un dialogo costruttivo per alimentare il dibattito sul tema.

  13. anonimo says:

    Caro Tavolacci, e allora? Che granchio sarebbe quello preso da Plaisant? Con tutto quello che avrebbe dovuto argomentare ha tirato fuori proprio l’argomento che più fa danno alla sua causa:
    questo Piano dei sardi mantiene la definizione di fascia costiera e permette tutto, ma proprio tutto, perché rovescia dentro le norme il piano casa (che sospende ogni tutela), la legge sul golf con milioni di metri cubi e resuscita progetti che risalgono a molto prima del 2006.
    Vediamo se riesce a convincerci che non è vero.
    Non è possibile, ma, almeno, ci provi.

  14. anonimo says:

    Caro Marchi,
    avrebbe fatto meglio ad interrompere, come ha minacciato, le comunicazioni.
    Ma vedo che non resiste e afferma sorprendentemente (c’è bisogno, si vede, di migliori fonti legali) che “Il vecchio PPR concertò col Ministero solo a cose fatte. Non lo dico io. Lo dicono i documenti”.
    Sappia allora che la copianificazione obbligatoria non esisteva nel 2006 e che divenne un obbligo solo successivamente. Una ripassatina del Codice Urbani non fa male a nessuno ed è consigliabile a chiunque si occupi di paesaggio e tiene in esercizio la mente.
    Lei sembra ossessionato dal Ppr del 2006 che, invece, dovrebbe ringraziare perché ha avuto una notevole efficacia. Lei dovrebbe amare quel Ppr e invece sembra odiarlo.
    Questa faccenda della sua nullità perché “non copianificato con il Ministero” non mi sembra un argomento che riscuoterà successo con i giudici del Tar.
    Neppure le altre argomentazioni mi sembrano granché.
    E neppure l’ipotesi di parentele oltre il quarto grado possiede un qualche peso, visto che una sua ipotesi.
    Sa, di ipotesi se ne possono fare tante, ma gliele risparmio.
    Insomma, credo dovrà trovare altri argomenti per intaccare il “vecchio Ppr”, come lo chiama lei, e per dare una qualche validità al nuovo Ppr dei sardi che nasce vecchio.
    Non so ancora con certezza chi farà ricorso a questo Ppr da milioni di metri cubi. Il Ministero avrebbe vari motivi per ricorrere al tribunale amministrativo. Ma anche le associazioni.
    In tutti i casi i ricorrenti saranno in tanti e la Regione dovrà munirsi di argomenti giuridici e non di ipotetiche.
    C’è poi un altro punto insormontabile del quale le parlerò poi. Ma non glielo anticipo perché so che non resisterà e me lo riservo per la sua prossima risposta.
    Saluti cordiali e buoni studi di giurisprudenza.

  15. Radio Londra says:

    Sempre senza polemica o, al limite, un poco ma…..poco poco.
    “1) Il vecchio PPR lo si sarebbe dovuto annullare in autotutela qualora alla sua adozione ed approvazione avessero per caso partecipato soggetti aventi un interesse diretto ed immediato sino al 4° gradi di parentela. Così vorrebbe la legge.”
    Premesso che è sacrosanto ritenere che “il PPR non dovrebbe essere un PPR dei sardi ma dell’uomo e dell’umanità” (gi è pagu giustu…miiiiiiii) e che su questo tetragono concetto , se non dovessero bastare le parole e i concetti piuttosto terra terra, bisognerebbe scomodare perfino il potentissimo SdbPPRedlbaZaV (Sindacato del buon PPR e de is lottizzazioeddas bloccadas a Zuncheddu a Villasimius, compresi anche i numerosi e noti kompagni della “ridente lottizzazione e del perché non si è più ragionevoli?”), siccome noi siamo terra terra e “poco usciti”, saremo oltremodo felici di colmare questa nostra “ignoranza” di cui siamo, nostro malgrado, estremamente consapevoli,
    Ora però, poiché qualcuno fa presente che più che guardarsi dai “parenti della quarta generazione” forse non sarebbe male GUARDARSI MOLTO BENE dagli amighixeddus e da is de nosus, sorge spontanea e quasi non provocata la domanda:
    ITTA OLI NAI il punto 1) e chi sono stati questi malefici e perfidi parenti?
    Vogliamo nomi e cognomi perché intendiamo diseredarli.
    Sono per caso quelli delle tanto vituperate “deroghe di Soru” o quelli delle ventilate “deroghe per l’Emiro del Quatar” o per “l’isola dei GOLFeggianti”?
    NB
    In questi casi servirebbe però parecchia PRECISIONE, poca genericità e tanta tanta buona volontà nell’esposizione, sia per la nostra triste condizione di “pagu bessius” e sia anche perché altrimenti la denominazione data da Cappellacci al PPR rischia di essere perfino troppo perfetta, a meno ovviamente di una banalissima “spc” messa li tra capo e collo: PPspcS (Piano Paesaggistico solo per certi Sardi).

  16. Sandro Roggio says:

    Caro Vito, ci sono due verità. La prima: ha ragione M.Tavolacci. Molti commentatori stanno sostenendo erroneamente che la Fascia costiera non è più bene paesaggistico.
    Incollo pure io l’articolo 26 NTA/PPR, comma 1.
    “La fascia costiera, così come individuata dal PPR, è un bene paesaggistico d’insieme a valenza ambientale tutelato dal PPR, e costituisce una risorsa strategica fondamentale per lo sviluppo sostenibile del territorio regionale che necessita di pianificazione e gestione integrata”.
    La seconda verità, come osserva S. Deliperi, è che questa tutela è nominale ed è una delle tante capriole onomastiche nel processo di approvazione del Ppr. Perchè nella Fascia costiera si può fare di tutto, proprio di tutto (e pure nei 300 metri) grazie a tante altre disposizioni che costellano le NTA. E’ una tecnica redazionale che discende dall’insegnamento più generale di B. e che non si trova nella letteratura relativa alla pianificazione territoriale e urbanistica, ovviamente. E però il fatto che la fascia costiera sia bene paesaggistico vuol dire che ogni trasformazione prevista dovra ottenere l’autorizzazione paesaggistica anche dagli organi del Mibac che avranno, credo, difficoltà grandi a concederla. Vedremo, ma intanto è giusto dire le cose come stanno, altrimenti il dibattito non ha senso.

  17. grazia pintore says:

    4)” Il PPR dovrebbe essere uno strumento di tutela ambientale e non già di schietta pianificazione urbanistica (polpa che invece interessa tutti; sia i più strenui fautori che i più ostinati avversari).” E’ questo che mi preoccupa di più signor Marchi,ed è per questo motivo che la politica mi disgusta.

  18. grazia pintore says:

    Signor Anonimo,la ringrazio per il chiarimernto su Soru,la ringrazio se,quando può, mi spiega gli errori che ha fatto dopo i due anni.Sono una sarda” tostorruda”,quando stimo una persona ho bisogno di tante prove pprima di disistimarla.

  19. Pingback: La fascia costiera come bene paesaggistico d’insieme. Come cambia il Piano Paesaggistico | Sardarch Editore [Cagliari]

  20. Giampaolo Marchi says:

    Senza polemica.
    1) Il vecchio PPR lo si sarebbe dovuto annullare in autotutela qualora alla sua adozione ed approvazione avessero per caso partecipato soggetti aventi un interesse diretto ed immediato sino al 4° gradi di parentela. Così vorrebbe la legge.
    2) Del territorio non importa niente a nessuno, Il PPR dovrebbe riguardare tutta la Sardegna ma …….. ciò che conta per essere pro o contro sono solo le coste (nuraghi e zone interne sono un optional) e l’urgenza dopo sette anni continua..
    3) Il PPR deve essere accompagnato dalla VAS. Operazione impossibile tecnicamente se non esistono le indagini sull’interno.
    4) Il PPR dovrebbe essere uno strumento di tutela ambientale e non già di schietta pianificazione urbanistica (polpa che invece interessa tutti; sia i più strenui fautori che i più ostinati avversari).
    5) La tutela dell’ambiente dovrebbe essere un onere collettivo e non già posta a carico di “alcuni”, ma non di altri. Diversamente si finisce per riproporre, in chiave ambientale, l’iniquità della norma urbanistica che, da anni, cerchiamo di contrastare.
    Sono abbastanza vecchio da ipotizzare la mia giustificata assenza dalla prossima puntata. La nostra normativa di base risale al 1989. 25 ulteriori anni non credo mi verranno facilmente concessi.

    • Marchi, senza polemica, porti argomenti giuridicamente accettabili.
      Un consiglio: la sentenza numero 51 della Corte Costituzionale e, sopratutto, le sue conseguenze.
      Sulla Vas, altro consiglio, laissez tomber.
      Personalmente sono quasi contento che gli argomenti a favore di questo ppr dei sardi siano così anemici.
      Saluti cordiali anche a lei.

      • Giampaolo Marchi says:

        Con spirito polemico, in assenza di obiezioni argomentate, mi rimetto alle sentenze dell’anonimo, come se si trattasse di Zarathustra.

      • Giampaolo Marchi says:

        P.s. La sentenza non è certo suo esclusivo appannaggio e la conosco perfettamente, e guarda caso riconosce le competenze regionali. Ma se, in termini di conseguenze, sempre da anonimo, intende farle dire atro e diversamente, mi rimetto alla sua chiave di lettura.

      • anonimo says:

        La sentenza che lei conosce benissimo parla addirittura di competenze primarie della Regione ma conferma la necessità, l’obbligo della copianificazione con il Ministero. La può leggere chiunque. Oltretutto è scritta in un italiano molto piacevole.
        Competenza primaria non vuol dire quello che lei e gli avvocati scorta della Regione vorreste far credere. Avere competenza primaria non vuol dire fare quello che si vuole e da soli. Questo è ovvio, talmente ovvio che non lo si dovrebbe neppure discutere.
        Come indiscutibili sono i passi del Pps, comicamente detto dei sardi, che anche Plaisant ci ricorda, nei quali è scritto chiaro e tondo che nella fascia costiera si può fare di tutto, ma proprio di tutto grazie al piano casa e alla legge sul golf che sono stati traslati provvedimenti salma – nel Piano dei sardi, ma solo dei sardi del cemento.
        Questo Pps esalerà l’ultimo respiro in un’aula di tribunale e anche lei resterà sotto il giogo terribile del Ppr. Coraggio.

      • Giampaolo Marchi says:

        Non amo disquisire con chi ha ragione in partenza. Buona prosecuzione, sempre da anonimo.

      • Giampaolo, scusa se mi permetto, che senso ha discutere con una persona che non sai chi sia?

      • Giampaolo Marchi says:

        Lei conferma quanto da me sostenuto; “La sentenza che lei conosce benissimo parla addirittura di competenze primarie della Regione ma conferma la necessità, l’obbligo della copianificazione con il Ministero.”. Il vecchio PPR Concertò col Ministero solo a cose fatte. Non lo dico io. Lo dicono i documenti.

    • Questa dei gradi di parentela è notevole. Chi sarebbero i parenti che hanno messo su questo Ppr di famiglia sotto il cui terribile giogo siamo da sette anni?
      Alle zone interne ci avevano pensato con i centri storici. Ora ai centri storici ci ha pensato il Pps dei sardi cancellandoli e in agro si potrà edificare quanto si vuole e mai più coltivare.
      Comunque restiamo in attesa delle rivelazioni sul complotto di famiglia.

      • Arrubiu says:

        Libera casa in libero podere.
        L’agricoltura è un optional.

        http://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2003/09/04/SL1PO_SL103.html

      • Giampaolo Marchi says:

        ……….. “interessi propri, o di loro parenti o affini sino al quarto grado”…….

      • Giampaolo Marchi says:

        Ho usato un’ipotetica: “qualora alla sua adozione ed approvazione avessero per caso partecipato soggetti aventi un interesse diretto ed immediato sino al 4° gradi di parentela”. Le espressioni vanno lette e valutate per ciò che sono e non per ciò che gli si vorrebbe far dire.

      • anonimo says:

        Allora le cose ipotizzabili sono infinite, caro Marchi. Ipotizzi quello che vuole. Le ipotesi valgono un fico secco.

      • Giampaolo Marchi says:

        Non esattamente se ci mettesse mano chi ha il compito dovere di verificare,

      • E dunque fa ipotesi. Be’, si dia il coraggio che non tutti hanno. Non alluda. Faccia nomi. Si faccia forza. Avrà il sostegno di tanti se afferma la verità, ammesso che sia la verità. Sulle ipotesi, o sa, non si va avanti. Ma vedo che è muto e nomi non ne fa. Faccia un esposto in Procura se ha motivi di credere che ci fosse una parentopoli del Ppr. Su, su, proceda. I giudici lavorano se gli si procurano argomenti seri, anche ipotesi, se fondate. Vada avanti.

      • Giampaolo Marchi says:

        Un anonimo che sprona gli altri?

  21. E se l’ingegner Tavolacci vuole rispondere a parole garbate, resterà a buon titolo nella campagna elettorale, quella sì, legittimamente incominciata. L’illegittimità è nel Ppr riscritto di sana pianta.

  22. Alessandro Plaisant says:

    Mi scuso con il dott. Biolchini se approfitto ancora del suo spazio personale con una lunghezza poco adeguata alla lettura di un blog, ma mi sento in dovere di una replica nel merito alla fascia costiera come “bene paesaggistico d’insieme”.
    Parto dalla definizione: “Per beni paesaggistici d’insieme s’intendono quelle categorie di beni immobili con caratteri di diffusività spaziale, composti da una pluralità di elementi identitari coordinati in un sistema territoriale relazionale” (art. 6, comma 3, “Ambiti di paesaggio, beni e componenti”, Titolo II della Disciplina generale). Per inteso, la disciplina generale di un piano è quella che contiene, in sintesi, gli elementi su cui si fonda la strategia del Piano, la più importante per chi si occupa di paesaggio. Nella disciplina generale della proposta di modifica alle NTA sono elencate tutti gli elementi, ambiti di paesaggio, componenti, sistemi identitari, ma non riesco (davvero!) a trovare quale sia la definizione di “bene paesaggistico d’insieme” per questa proposta. La proposta è corredata da un allegato, denominato “glossario e dizionario”, ma anche qui non è indicata la definizione.
    Quanto alla fascia costiera: nel Piano vigente, la fascia costiera è il primo elemento dell’assetto ambientale che necessita di una disciplina particolare, come ad esempio, “nelle aree inedificate … non è comunque ammessa la realizzazione di nuove strade extraurbane di dimensioni superiori alle due corsie, fatte salve quelle … , per le quali sia in corso la procedura di valutazione di impatto ambientale presso il Ministero dell’Ambiente,… nuovi interventi edificatori a carattere industriale e grande distribuzione commerciale; nuovi campeggi e strutture ricettive connesse a campi da golf, aree attrezzate di camper”. Nell’allegato alla proposta di modifica del Piano (p. 7) la fascia costiera “… così come individuata dal PPR, è un sistema ambientale e costituisce una risorsa strategica fondamentale per lo sviluppo sostenibile del territorio regionale che necessita di pianificazione e gestione integrata”. I territori della fascia costiera sono caratterizzati da un contesto territoriale i cui elementi costitutivi sono inscindibilmente interrelati e la preminenza dei valori ambientali è esposta a fattori di rischio che possono compromettere l’equilibrio dei rapporti tra habitat naturale e presenza antropica”.
    Fin qui tutto bene, ma nell’indicazione iniziale dei beni paesaggistici della proposta (art. 11 – “beni paesaggistici”) si rimanda solo a quelli dell’art. 142 del Codice, nessuna indicazione sull’elemento di innovazione del Piano vigente rispetto a questo, per ritrovare la fascia costiera come “bene paesaggistico d’insieme” (cioè?) insieme a tutti gli altri beni paesaggistici come i campi dunari, i corsi d’acqua ecc., una grande differenza come ho già avuto modo di argomentare. Tra le prescrizioni a questo “bene paesaggistico d’insieme” compaiono alcune novità, come “la realizzazione, previo atto di accordo di cui all’articolo 5, comma 1, lettera c) delle NTA, di nuove strutture residenziali e ricettive connesse ai campi da golf è consentita, nel rispetto della specifica normativa di settore”, (comma f, Sez. II. Aree tutelate per legge. Beni paesaggistici tutelati dal PPR. Prescrizioni generali. Art.15 Aree tutelate per legge. Beni paesaggistici tutelati dal PPR. Prescrizioni generali) o “2. Con valore di prescrizione gli edifici e manufatti connessi e funzionali alla conduzione agricola del fondo… la superficie minima di intervento per gli edifici ad uso residenziale è pari a un ettaro, incrementabile con apposita deliberazione del consiglio comunale fino ad un massimo di tre ettari”. Ma se stiamo parlando di un “bene paesaggistico d’insieme”, quindi di valenza regionale, è sufficiente una deliberazione del consiglio comunale? Per concludere, le 19 direttive e i 5 indirizzi per la fascia costiera, indicati nella proposta di modifica all’art. 40, non hanno alcuna indicazione verso il progetto dell’ambito nell’insieme o sui processi unitari che regolano gli ecosistemi costieri, ma indicazioni di carattere puntuale, come, ad esempio “prevedere che la realizzazione, previo atto di accordo di cui all’articolo 5, comma 1, lettera c) delle NTA, di nuove strutture residenziali e ricettive connesse ai campi da golf siano localizzate nel rispetto della specifica normativa di settore”.
    Dunque, aspettando la definizione nella proposta di modifica al Piano vigente, la fascia costiera è un “bene paesaggistico d’insieme”?

  23. ..e il capo di gabinetto di turno si appiccica a un termine per non ammettere quello che è chiaro e lampante sotto gli occhi di chiunque non li abbia foderati di prosciutto cementato: la fascia costiera è un bene paesaggistico “bucherellato” e “stracciato”, secondo il “suo” P.P.S.
    Stia sereno, faremo ogni cosa possibile per bloccarlo.
    Ci si misurerà democraticamente e giuridicamente.

    Stefano Deliperi

  24. Anonimo says:

    non faccia lo spiritoso. Lei sa bene che il piano dei sardi riconosce la fascia costiera come bene paesaggistico, però dà efficacia alla legge sul golf e al piano casa anche nella fascia costiera. Tentizzos, tanto per fare un esempio, avrebbe il suo bel campo da golf sul mare e i suoi bei metri cubi. Avrei esempi a decine. Inoltre il piano riesuma, sì, sarebbe una vera riesumazione, molti accordi precedenti il Ppr del 2006.
    La somma finale dei milioni di metri cubi è difficile da fare. Ma siamo nell’ordine dei milioni.
    Lei sa anche come si possa, grazie al suo Ppr dei sardi, costruire a meno 300 metri dal mare. E sa pure che il Ppr dei sardi è illegittimo perché eravate e siete obbligati alla copianificazione con il ministero.
    C’è anche un aspetto comico nella faccenda. Nel 2006, quando non esisteva l’articolo 143 del codice Urbani che obbliga le regioni alla copianifcazione, la sua parte politica strillava, anche in quel caso dalla parte del torto, che solo lo stato ha potestà e competenza sul paesaggio. Strillava e produceva ricorsi, tutti bocciati.
    Ma si sa che alla guerra si va come alla guerra.
    Passare alla storia come cementificatore della propria terra non è forse nella sua volontà ma questi cinque anni di legislatura trascorsi a tentare, senza successo, di smontare il Ppr e conclusi con un Ppr rifatto che permette milioni di metri cubi, questi cinque anni testimoniano una costante e solida fede nel cemento panacea di ogni male.
    Quindi, siccome le norme del Ppr dei sardi sono ora leggibili sul sito della Regione, quando le cita, le citi per intero. Sono sardo, sì, ma il suo Ppr non è il mio e tanto meno le sue norme.
    Ne riparleremo a breve.
    Saluti cordiali

    • Qualche refuso, scusate. Ma credo che si comprenda. E che si capisca la tendenziosità dell’intervento di Tavolacci.

    • Massimiliano Tavolacci says:

      Caro Anonimo, ho solo confutato un’affermazione di un docente di universitario della facoltà di architettura che dichiara pubblicamente che secondo lui il PPS avrebbe declassificato la fascia costiera da bene paesaggistico a sistema ambientale. Questo è inconfutabilmente falso. Mi sono detto preoccupato della qualità dell’informazione data e della disciplina insegnata nelle nostre università. La invito comunque a leggere interamente le norme di gestione dei beni paesaggistici, con particolare riferimento a cosa, come e dove si possano realizzare gli interventi. Mi sembra che siano altri i veri ossessionati dal cemento, lei compreso. Peraltro, preferisco essere spiritoso piuttosto che fegatoso. Cordialità.

      • Sì, caro Tavolacci, sono ossessionato dal cemento che quelli della sua parte rovesciano ovunque come monomaniaca costanza.
        Sulla fascia costiera non dia lezioni.
        L’avete cancellata di fatto. E questo è nei numeri, nei fatti e nella realtà.
        Quelle che lei chiama norme non se ne guadagneranno mai il titolo. Le norme sono quelle vigenti e, prima di vigere,le norme del ppr dei sardi – notevole anche il suo indipendendentismo acquisito – dovranno sudare. Poi, dopo il sudore, resteranno a terra.
        Ho detto “non faccia lo spiritoso” che è diverso da essere spiritoso.
        Sa bene che questo ppr dei sardi permetterebbe di costruire ovunque nella fascia costiera anche se l’avete riconosciuta come tale.
        E, coste a parte, distrugge quello che resta dei centri storici.
        Avete pensato alle coste all’interno.
        Vole i punti del suo piano nei quali si ammette che vorreste il paesaggio deciso dal piano casa o dalla legge sul golf oppure vuole il passaggio nel quale rimettete in vita progetti che erano morti?
        O non conosce il piano oppure non conosce i suoi interlocutori.
        Le risponderanno su questo blog, si figuri nei tribunali.
        Saluti cordiali.

  25. grazia pintore says:

    P.s,mi scuso dei molti errori ortografici che ho fatto ma ho scritto d’impeto e con notevole incavolatura perchè non riesco proprio ad accettare come i sardi si siano fatti abbindolare da un uomo come Capppellacci,scusatemi.

  26. grazia pintore says:

    Mi chiedo:chi ha votato Cappellacci? Risposta,i sardi.Cosa credevano i sardi che Cappellacci pensasse al bene della Sardegna o a fare i suoi sorchi interessi contro la Sardegna ed i suoi abitanti? Quando mi sono permessa di elogiare Soru con alcuni sardi,tutti me l’hanno distrutto.A volte ho accettato le loro critiche ,mi piace sempre confrontare il mio pensiero con quello di persone che stimo,ma,semtro di me,è rimasto sempre il dubbio che Soru fosse,mille anni luce,migliore di Cappellacci.Indubbiamente sarà vero che ha un carattere un pò troppo autoritario ma non credo che non volesse la tutela paesaggistica della Sardegna.Apprezzerei un parere obbiettivo da parte di chi vive in Sardegna.

    • Certo, Grazia, che Soru ha fatto il Ppr con una grande intuizione, con una forza che non ha precedenti nella nostra storia (e non solo autonomistica), con un apprezzamento internazionale (provi a domandare a qualcuno fuori dall’isola come si chiama l’attuale presidente della regione), con una determinazione e anche un coraggio che lui stesso non ha più ritrovato. I primi due anni del suo mandato sono stati luminosi. Il poi è meno interessante.

  27. Anonimo says:

    Mi sembra di no. Comunque va bene così. E’ molto chiaro.

  28. E quindi? Cosa fa la Facoltà di Alghero? Protesta, organizza sit in? Scrive sui giornali nazionali? Scende nelle piazze contro il Ppr?
    E pensa che questo Ppr, che invece conserva il bene unitario delle coste ma non vieta nulla, finirà male. Cosa pensa la sua università del piano casa che annulla la tutela e che si ritrova pari pari nel piano piano paesaggistico dei sardi? E della legge sul golf con tutti gli alberghi e le club house?

    • Mi sembra che questo articolo sia già una risposta.

      • Massimiliano Tavolacci says:

        Sono un po’ preoccupato che un docente affermi certe cose, perché evidentemente le trasmetterà anche ai suoi allievi. La fascia costiera nel PPS è ancora un bene paesaggistico. Non è stato declassato. Se questa è la perizia con cui si opera nella formazione dei nostri professionisti… Ma evidentemente certi ambienti universitari devono schierarsi da qualche parte….

      • personalmente sono, invece, preoccupato per le balle che raccontate ai sardi.

        Solo per rimanere alla fascia costiera “inedificabile” dei mt. 300 dalla battigia:

        * “negli ambiti di paesaggio, in qualunque articolazione del territorio disciplinata dal PPR, sono ammessi” interventi edilizi e ristrutturazioni con aumenti di volumetrie fino al 15% (art. 12, comma 1°, lettere b, c, delle norme tecniche di attuazione);

        * gli accordi Regione – Comune (art. 5, comma 1°, lettera c, delle norme tecniche di attuazione) possono prevedere anche nelle aree tutelate per legge (art. 15, comma 1°, lettera f, delle norme tecniche di attuazione), nei beni paesaggistici, “nuove strutture residenziali e ricettive connesse ai campi da golf” in base alla legge per il golf (legge regionale n. 19/2011), a giudizio davanti alla Corte costituzionale proprio per le gravi violazioni delle competenze statali costituzionalmente garantite in tema di tutela del paesaggio e dell’ambiente (art. 117, comma 2°, lettera s, cost.);

        * in via transitoria, fino all’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali al P.P.S.(art. 69, comma 1°, lettera e, delle norme tecniche di attuazione), sono realizzabili “gli interventi previsti dal capo I della L.R. n. 4/2009 e successive modifiche ed integrazioni, nel rispetto dei limiti di validità temporale della legge”, cioè gli interventi edilizi di quel c.d. piano per l’edilizia anch’esso in parte (legge regionale n. 21/2011) a giudizio davanti alla Corte costituzionale;

        * permangono, sempre in via transitoria (art. 69, comma 9°, delle norme tecniche di attuazione), le possibilità di ampliamenti volumetrici fino al 25% delle strutture ricettive anche nella fascia costiera dei mt. 300 dalla battigia;

        * previo accordo Regione – Comune (art. 5, comma 1°, lettera c, delle norme tecniche di attuazione), possono essere realizzati interventi di ristrutturazione e completamento degli insediamenti edilizi anche entro la fascia costiera dei mt. 300 dalla battigia, con indubbio effetto eversivo delle norme di tutela e della pianificazione paesaggistica (art. 72 delle norme tecniche di attuazione).

        Ecco che cosa prevede il vostro “piano paesaggistico dei sardi” per quanto concerne la fascia costiera dei mt. 300 dalla battigia, quella che dovrebbe essere oggetto della massima tutela.

        Faremo di tutto perchè il P.P.S. muoia quanto prima. Non è una questione di “sinistra” o di “destra”, è una questione di civiltà e di conservazione delle risorse ambientali della Sardegna, l’unica autentica garanzia economico-sociale per il nostro futuro.

        Stefano Deliperi

        P.S. per chi volesse approfondire: http://gruppodinterventogiuridicoweb.wordpress.com/2013/11/01/il-piano-paesaggistico-dei-sardi-o-meglio-di-cappellacci-e-illegittimo-e-sciagurato-ecco-le-previsioni/

      • Anonimo says:

        E infatti, caro Deliperi, rivestono interesse di riforma economico sociale. Per questo motivo devono essere obbligatoriamente concordate con il ministero. Non si preoccupi, hanno già perso. Salvo che nel frattempo non abbiano costituito tribunali locali.

      • Massimiliano Tavolacci says:

        Che alcuni gruppi ambientalisti abbiano l’unica ragione di esistenza nel bloccare ogni iniziativa è solare e noto a tutti. Anche su questo ci si misurerà democraticamente. Non è comunque lecito affermare che il PPS abbia derubricato la fascia costiera a semplice sistema di tutela. È scandalosamente falso. Ed è grave che sia un docente universitario a fare pubblicamente tali affermazioni. Ovviamente il giurista di turno omette il punto per concentrarsi su ciò che lui ritiene più utile, sorvolando strumentalmente su tale erronea affermazione.

      • Tavolacci, Plaisant ha argomentato, lei no. La libertà di insegnamento in Italia è libera. Ergo, non le resta che argomentare: dati alla mano.

      • Massimiliano Tavolacci says:

        Basta leggere le norme tecniche di attuazione pubblicate sul sito istituzionale della Regione, pag 34, Art.26 Bene paesaggistico tutelato dal PPR: fascia costiera

        “La fascia costiera, così come individuata dal PPR, è un bene paesaggistico d’insieme a valenza ambientale tutelato dal PPR, e costituisce una risorsa strategica fondamentale per lo sviluppo sostenibile del territorio regionale che necessita di pianificazione e gestione integrata.”

        Fine delle argomentazioni. Credo che Plaisant abbia preso un granchio.

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