Politica / Sardegna

“Sardegna, basta lamentele: siamo noi il cambiamento che vogliamo”: un intervento di Gianni Mascia

Così come promesso, il cerchio si è allargato e nuovi contributi arricchiscono il dibattito. Vi propongo questo intervento dello scrittore Gianni Mascia, che viene condiviso, oltre che su questo blog, anche sui siti della Fondazione Sardinia, Aladin Pensiero, Tramas de Amistade e Madrigopolis.

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Lamentarci? No, tempo perso! Da troppo tempo non facciamo altro che lamentarci e con quale risultato? Amareggiarci e continuare ad accumulare negatività.

Settembre, Caput anni, Cabudanni… L’anno agricolo riparte con la preparazione del terreno alla semina. È quello che anche noi sardi dobbiamo fare nel campo spesso pieno di gramigna della nostra vita politica. Siamo quasi in campagna elettorale, infatti a breve avremo le regionali e le europee seguiranno subito dopo. Ci faremo trovare con le mani in mano e divisi in mille rivoli come al solito?

Non può più capitare che si vada a votare a collegio accorpato alla Sicilia! Ancora una volta ci ritroveremo a non avere rappresentanza a Bruxelles, a stare alla finestra con la speranza che qualche parlamentare siciliano si dimetta, come accaduto con Crocetta a cui è subentrata la Barracciu. È necessario uscire allo scoperto e divulgare con ogni mezzo questa campagna affinché la popolazione distratta da mille spot si renda conto di quanto sia importante essere presenti là dove si prendono decisioni fondamentali per lo sviluppo della nostra isola.

Ma qui arrivano le difficoltà. Ultimamente ho fatto una sorta di sondaggio per capire in quanti siano informati dell’imminente consultazione e con grande sconforto ho avuto la conferma di quanto temevo: la maggior parte delle persone non sapevano o nella migliore delle ipotesi non erano a conoscenza del fatto che noi appartenessimo al collegio delle isole, dove i siciliani essendo almeno il triplo di noi sardi in quanto a numero di abitanti avrebbero ottenuto tutti i seggi disponibili.

A questo punto mi viene da fare una riflessione sul fatto che sia indispensabile ripartire dall’educazione, dal creare cittadini con la coscienza di esserlo e con il diritto-dovere di partecipare alla vita politica, di avere la consapevolezza di quanto il voto, sia pur vituperato e scolorito, sia uno dei pochi momenti in cui abbiamo voce in capitolo.

Certo le recenti performances dei nostri politici, nazionali e regionali, hanno continuato a minare la credibilità delle istituzioni e allontanato ulteriormente la gente dalla politica, vista come fumo negli occhi in quanto portatrice di efferate diseguaglianze, come corsa volta a rimpinguare le loro tasche e quelle degli amici degli amici (e come dargli torto?) e rendere sempre più aperta la forbice tra chi ha troppo e chi nulla.

Col cosiddetto governo nazionale di larghe intese abbiamo perso poi anche la possibilità di controbattere al “tanto sono tutti uguali” e ora più che mai si rendono necessarie azioni che riportino l’attenzione sui problemi reali del paese e della nostra isola in particolare e facciano ritornare nel popolo la voglia di partecipazione, che riescano a far capire che senza voto consapevole non può esistere democrazia, che non bisogna andare a votare turandosi il naso o vendendolo per un piatto di malloreddus, come abbiamo visto fin troppo ultimamente.

L’obiettivo dev’essere quello di fare in modo che la gente abbia gli anticorpi culturali per difendersi dal bombardamento mediatico che lobotomizza le menti cercando di far passare il messaggio che se non hai un Rolex d’oro, un Suv, o che se non vesti Armani o non hai almeno cinque amanti sei uno stupido, di far capire quanto sia più importante essere che avere, di far crescere uomini indipendenti, che solo così si potrà arrivare davvero all’indipendenza che non dev’essere obbligatoriamente separatismo, potrebbe essere anche una forte autonomia costruita arrivando ad ottenere il quaranta per cento dei voti come capita alle regionali in Val d’Aosta, per potersi permettere di fare la voce grossa con il governo nazionale e non fare i servitori come capitato all’ultima giunta regionale, dove abbiamo dovuto sopportare anche l’offesa di vedere la bandiera dei quattro mori regalata a Berlusconi dal Psd’Az.

In questo quadro non certo confortante gli intellettuali possono svolgere un ruolo importante mettendo al servizio della causa la loro attività, creando cioè nei loro blog, siti, pagine facebook, nei reading, nelle presentazioni di libri, nelle performance e negli incontri pubblici, momenti di discussione incentrando in maniera leggera ma persuasiva il focus su quella possibilità di crescita collettiva anche attraverso la creatività dei linguaggi artistici che consentono di mandare messaggi in bottiglia e spunti di riflessione anche ai più pigri.

A volte è difficile trovare il tempo per tutto, (io sono il primo ad averne poco…) ma se crediamo nella possibilità del cambiamento, come diceva qualcuno, dobbiamo essere noi il cambiamento che vogliamo, dobbiamo essere noi a cominciare la nostra “Rivoluzione umana”, (così la chiama il filosofo giapponese Daisaku Ikeda), affinché poi diventi quella di tutta l’umanità. Una vera rivoluzione dei valori non può che iniziare da una società orientata alle cose a una società orientata sulle persone.

Non bisogna aver paura di dire che fabbriche di nulla non ne vogliamo più, che solo con la bonifica dei siti inquinati ci sarebbe lavoro per molti anni e che noi vogliamo vivere di EcoAgriCulTurismo, di produzioni sostenibili, delle eccellenze che abbiamo la fortuna di saper creare!

Gianni Mascia

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8 Comments

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  2. casumarzu says:

    Mi associo all’affermazione che occorra ripartire da una sana ed adeguata educazione che permetta agli individui di crearsi una propria coscienza civile e sociale. Perché non dovrebbe andare bene per i sardi?
    Sono stato lontano dai miei conterranei per due giorni, incontrando anche persone sconosciute e per nulla motivate o interessate a fare una bella impressione su di me e …poi sono tornato a Cagliari: ma perché qui siamo sempre così incazzati e scorbutici? Invidiosi, permalosi e arroganti? Apparentemente ospitali e disponibili ma…
    Sono io che traviso o c’è qualche cosa sotto che sbagliamo sull’educazione?

  3. Enzo quello vero ha scoperto l’acqua calda. Provi lui a fare la lista Sardegna e mettere insieme PD, PDL,CLI,Clo e Cla e vedrà dal vivo quanto tonti sono i sardi. Dopo di che va a Palermo a presentare le liste perchè a Palermo vanno presentate e…… solo che ci penso mi scappa da ridere. Enzo, lasci perdere.

  4. Ecco, bravo, l’hai detto! La cosa che i sardi non sanno vendersi bene e’ proprio il CulTurismo..! Sono abituati a regalarlo per un piatto di lenticchie.

  5. Enzo (quello vero) says:

    L’amico Gianni ha ragione nella analisi ma se è già tempo di seminare siamo in ritardo dal momento che il campo non è pronto. Io e lui da tempo cerchiamo di preparare il terreno ma l’apatia, la convenienza, la disillusione, la scarsa propensione al ragionamento “politico” della gente è più forte… Da tempo vado a suggerire (fino ad oggi inascoltato “perché Roma non vuole”) che il collegio insulare unico è sì un problema ma che volendo si potrebbe trovare una soluzione. Basterebbe proporre un’unica lista (al massimo due: centrosinistra e centrodestra in periodi di bipolarismo ormai tramontati) e chiamarla Sardegna! Non solo, si potrebbe presentarla in tutti i collegi favorendo i voti degli emigrati ed essendo sicuri che chi vi partecipa voglia portare avanti quelle politiche di EcoAgriCulTurismo che solo un poeta come Gianni poteva proporre. Chi può far parte della lista Sardegna? Tutti! Pd, Pdl, M5S, Sardismi vari, Centrini, Sinistre, etc. Ogni gruppo, partito, movimento potrà proporre uno o più nomi, poi con delle primarie serie tra tutti i residenti che credono nel progetto, dove tutti potranno esprimere solo una preferenza, si andrà ad individuare una lista fortissima di otto candidati (sì perché nel frattempo, con l’aumentare degli stati membri UE e per effetto del decremento demografico, i 9 seggi sardosiculi sono diventati otto). Siccome in Sicilia non hanno questo problema, continueranno a presentarsi per liste nazionali. L’effetto è certo: se la lista sarà veramente rappresentativa non solo riusciremo ad avere un sardo al PE ma forse anche due, tre o quattro! Anche perché non ci saranno più motivi di pensare “tanto non riusciamo a mandare nessuno a Strasburgo” ed eviteremo la dispersione di voti. L’effetto sarà positivo anche nella ripartizioni di resti soprattutto presentando la lista Sardegna in altre circoscrizioni. Pensiamoci seriamente!

  6. E quindi? E allora? Chi ha la responsabilità della mancata rappresentanza sarda nel parlamento europeo? La mia convinzione è sempre la stessa: abbandona il parlamento italiano, abbandona i suoi partiti, non meritano un solo voto. Il problema è che i sardi son troppo tonti.

  7. efisio says:

    Andiamoci piano con l’EcoAgriCulTurismo.. è un argomento che appassiona molto ma che ancora convince poco, perché non trova soluzione ad un problema fondamentale che è la dipendenza dall’estero per le materie prime.
    Allora o produci qualcosa che puoi scambiare (non svendere come accaduto alla Sardegna per secula seculorum) sul mercato a prezzi ragionevoli o sarai preso al collo ed eterodiretto dai tuoi fornitori.
    La materia è interessante ed andrebbe approfondita, non è detto che gli appassionati sostenitori dell’EcoAgriCulTurismo abbiano la soluzione in mano, cerchiamola! ma spacciarla senza averla è imbrogliare, un imbroglio tale e quale a quello che viene perpetrato da secoli nei confronti dei Sardi dai popoli venuti dal mare.

  8. Matteo76 says:

    E intanto la regione taglia i fondi per l’aggiornamento al piano di assetto idrogeologico, il parco geominerario è un fallimento e l’IGEA è ben lontana da terminare le bonifiche.

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