Politica / Sardegna

Lilli Pruna risponde: “Usiamo il metodo Boldrini: perché le primarie in Sardegna non sono né migliorabili né utili”

Ospito con grande piacere l’intervento dell’amica Lilli Pruna che risponde al mio post “No alle primarie!”: tu quoque, Lilli Pruna? Il centrosinistra sardo verso il disastro prossimo venturo. Il dibattito è aperto.

***

Caro Vito,

devo essere chiara: non ho passione per le polemiche sterili, quelle che servono solo a mettere in cattiva luce un’idea che non condividi e magari anche chi la esprime, mentre apprezzo il confronto anche quando è acceso. Quindi ti rispondo perché questo mi sembra un confronto utile, che può sollecitare ulteriori riflessioni in un momento in cui aumentano ogni giorno coloro che si sentono fortemente preoccupati per le condizioni della Sardegna, per chi vive in gravi difficoltà e rischia di vedere compromesse le proprie prospettive di vita.

Nel mio intervento, generosamente ospitato da Sardinia Post (“I partiti si assumano la responsabilità delle scelte. E basta col mito delle primarie”), ho voluto esporre un punto di vista che in effetti collima poco con le opinioni correnti, ma credo che sia tempo di cambiare sul serio e le prossime elezioni regionali sono un’occasione importante per capire se ci sono forze politiche capaci di cambiare.

Il fulcro della questione, infatti, è la debolezza dei partiti, che dovrebbero svolgere un ruolo fondamentale nella nostra democrazia e invece sono incapaci di rappresentare una visione della società, un progetto politico per il paese e per la regione.

Le primarie non hanno contribuito affatto a rafforzare i partiti del centrosinistra, a fare recuperare loro la capacità di essere coesi e avere un grande progetto condiviso. Al contrario, hanno dato legittimazione alle divisioni interne e reso frammentata e contraddittoria la proposta politica. Le primarie sono arrivate in Italia sotto il simbolo di un asinello in stile Walt Disney e continuo a chiedermi che cosa è potuto accadere perché si passasse dalle falci e i martelli, che rappresentavano il lavoro, agli asinelli, le margherite, le querce, gli ulivi, gli arcobaleni. Soprattutto mi chiedo dove ci abbia portato abbandonare i simboli del lavoro e il pensiero del lavoro per tentare di identificarci in una serie di simboli senza senso, senza storia e – a ben vedere – senza futuro.

Confermo tutte le critiche che ho fatto alle primarie e aggiungo che hanno sfinito la pazienza di chi attende proposte e risposte ai problemi sempre più gravi di questo paese e trova invece la politica, le pagine dei quotidiani e i telegiornali occupati per settimane e mesi dalle cronache di ciò che Renzi dice di Bersani e viceversa, in una sconcertante sequenza di pensieri inutili. Non ho ancora smaltito la nausea di questa sbronza triste prodotta dalle facce e delle frasi di Renzi e di Bersani, Bersani e Renzi.

In Sardegna abbiamo avuto già un penoso assaggio di ciò che saranno le primarie tra i candidati del PD, tra veleni e rancori mai sopiti o appena nati. Per carità, risparmiateci questo strazio e la miseria delle polemiche quotidiane di bassissimo profilo sulla stampa e la televisione.

Non sono affatto certa che senza le primarie i cagliaritani avrebbero scelto Cabras invece che Zedda o che i genovesi avrebbero rieletto la contestatissima Marta Vincenti invece che Doria, i pugliesi l’insignificante Boccia al posto di Vendola. È fuori di dubbio che i candidati di SEL che hanno vinto erano tutti nettamente migliori di quelli del PD. Lo dico con un certo rammarico, visto che il PD è il principale partito del centrosinistra.

No, caro Vito, non mi hai convinto: le primarie, per ora, non sono migliorabili né utili. Neppure senza obolo o iscrizione, e tanto meno con un doppio turno: per l’amor di Dio, ci manca solo questo e poi il triplo salto mortale carpiato e rovesciato per andare a votare!

Piuttosto, i partiti del centrosinistra si siedano attorno a un tavolo a ragionare insieme, non un giorno ogni tanto per riunioni dei vertici ma tutti i giorni fino a che non costruiscono un programma politico serio e condiviso. E poi vadano nei territori a raccontare le proposte con voci concordi e a raccogliere le preoccupazioni, le esigenze e le attese delle persone e delle comunità.

I partiti devono sapere di che cosa hanno bisogno i cittadini e le cittadine a cui loro si rivolgono: se non sanno questo non possono rappresentarli e se non sanno rappresentarli e affrontare i problemi che pongono non servono a niente. Inutile cercare una legittimazione democratica attraverso le primarie.

Quando i deputati e i senatori del centrosinistra hanno ragionato insieme su ciò che i cittadini e le cittadine italiane oggi si aspettano dalla politica, su ciò di cui hanno bisogno per avere fiducia nello Stato e nelle istituzioni della Repubblica hanno scelto Laura Boldrini come Presidente della Camera. Un successo, senza primarie.

Lilli Pruna

 

 

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13 Comments

  1. yellow says:

    penso che la pruna abbia ragione riguardo le primarie,in effetti se dobbiamo constatare i risultati delle primarie sarde,ed in questo caso le parlamentarie di sel ,dire che sono state una farsa e’ mantenersi sobri.non ho visto il quel contesto la pruna fare nessuna dichiarazione nel merito delle stesse.basta rileggersi le cronache di quei giorni di dicembre, viceversa ci sono le dichiarazioni di tanti militanti di sel che in sardegna hanno abbandonato il partito/movimento , e’ non credo sia stato per “le sole diatribe interne.sempre per la storia sono state fatte primarie “blindate” da poter emettere un unico risultato ,il resto che evoca la pruna e’ solo noia ed aria fritta,quando si e’ responsabili oppure diciamo consapevoli che la democrazia e’ andata a farsi benedire,ed oggi si viene a recitare vangelo,ma per favore…..

  2. Salve a tutti
    Alle considerazioni di Peppino, sempre puntuali, vorrei aggiungere una mia impressione negativa, che mi ha attraversato le membra come un brivido freddo, mentre leggevo la risposta.
    Il brivido è iniziato quando ho letto che “il fulcro della questione è la debolezza dei partiti”.
    Si guarda quindi alle primarie in funzione dei partiti.
    Non solo.
    Si rifiutano in quanto “macchina rivelatrice” di divisioni interne, frammentazioni, contraddizioni.
    Quindi la soluzione quale sarebbe?
    Sarebbe che i partiti si devono sedere attorno ad un tavolo per “costruire” qualcosa da proporre alla gente. E poi devono convincere la gente ad acquistare il prodotto.
    Bello!
    Io qui vedo due pianeti che gravitano l’uno intorno all’altro. Il pianeta dei partiti e il pianeta delle persone “altre dalla politica”. Due mondi immiscibili.
    Secondo voi, queste persone “altre”, come lo immaginano il tavolo attorno a cui si siedono i partiti?
    Secondo me se lo immaginano così:
    http://www.youtube.com/watch?v=RZUonmbtVQo
    La contraddizione più grande di questo ragionamento sta nel credere che, in questo modo, si potranno dare “risposte” (?) alla gente.
    Una delle richieste più forti che le persone fanno in questo periodo è invece quella di partecipare alle decisioni che vengono prese, in modo diretto.
    Le primarie, seppur grossolane e migliorabili, sono una risposta (in piccola parte) a questa richiesta.
    Eliminarle serve soltanto a far allontanare i due mondi e renderli ancora più immiscibili.
    Le primarie non sono “per i partiti”, le primarie sono per i cittadini.
    Se poi queste primarie rivelassero la miseria (placcata oro) che alberga nei partiti, eliminarle non servirebbe certo ad eliminare anche la suddetta miseria: servirebbe semmai a dare una leggera lucidatina alla placcatura.
    A me però piacciono i partiti “acqua e sapone”: niente trucco e parrucco; niente placcature tirate a lucido.
    E se l’acqua ed il sapone, assieme alle incrostazioni, si portasse via tutto il partito giù nello scarico, non verserò una lacrima per questo. E credo che non la verseranno neanche tutti gli abitanti del mondo di sotto.

  3. Le ultime quattro righe dell’intervento di Lilli Pruna, cinquantatre parole in tutto, senza contare due virgole e due punti, sono il peso più disperante che oggi io senta gravare sulle ormai diluite, riesumate, utopisticamente traviate mie speranze in un mondo diverso. Come se nulla fosse, l’oggettività dello sguardo e la sensibilità della memoria calcinate dal sole sfrontato di una retorica avvilente, ci viene detto in modi quasi trionfalistici e con sintassi evocatrice di commosso sentimentalismo (alla Togliatti, o per meglio dire vicina alla prosa propagandistica dell’età togliattiana) che un volgare scambio politico nella spartizione del potere istituzionale, voluto essenzialmente per escludere il movimento 5 stelle dai giochi “importanti”, sia invece stato una risposta concreta e nobile alla richiesta di trasparenza e rinnovamento della politica richiesto a gran voce da un sempre crescente numero di persone. E la desolazione che consegue a questo “normale” modo di porsi di fronte ai problemi non risiede tanto nel fatto che parli con lingua biforcuta (lo si era messo purtroppo in conto), ma che, ancora, si pensi che alla politica (nel senso di esercizio del potere fine a se stesso, e perciò alta e “incomprensibile”) si debba sacrificare tutto: la verità, la dignità, la visione di un futuro diverso. Ma andiamo pure avanti così, che continuando ad incensare gli idoli del liberismo, della crescita, del consumismo, del parlamentarismo ottocentesco, della democrazia affidata ai partiti e a Napoltano si costruirà un paese più bello e più forte che pria. Ragion per cui continuo a sperare che la cecità e l’ottusità maniacale della sinistra (tutta) porti veramente alle macerie. Chè solo dalle macerie, ora, si può sperare di ricostruire.
    P.S. Non è depressione da lucido scoraggiamento. Solo esilio, lontananza da questa snervante mancanza di memoria, da questo soffocante crepuscolo la cui colonna sonora (impostaci a forza) sembra essere i Kindertotenlieder di Gustav Mahler.

  4. Finalmente un dibattito come si deve. Le opinioni diverse si confrontano pubblicamente su temi veramente importanti, senza che chi scrive e commenta punti esclusivamente a delegittimare l’altro. Un bel segnale di cultura politica avanzata. Accade ciò che in altri contesti democratici è il sale quotidiano del confronto politico. Si dibatte pubblicamente.Ora la mia breve opinione sull’oggetto del confronto. La nostra Costituzione ritiene fondamentali i partiti politici come strumenti per la raccolta e formazione del consenso. Ci mette a disposizione però tutta un’altra serie di strumenti: i referendum, l’associazionismo diffuso (politico e non), i sindacati ecc.. I partiti però erano stati pensati come mezzo utile alla partecipazione popolare ai processi politici e non come puro strumento di potere fine a se stesso nelle mani di piccoli grauppi di dirigenti cinici e disonesti. Il partito doveva selezionare la classe dirigente, assolvere a doveri politico-pedagogici, costruire l’agenda politica. Gruppi ristretti di dirigenti hanno stravolto di fatto la Costituzione usando i partiti per accumulare denaro e potere per scopi meramente egoistici. Non aver fatto leggi che imponessero trasparenza e regole ai partiti (così come la Costituzione disponeva) è stato letale. Si è costituita un’area di impunità che oggi è sotto gli occhi di tutti. Con un’aggravante però: i partiti non decidono più un bel nulla, o almeno, non decidono su ciò che veramente conta. La prima critica che alla classe politica va fatta è che abbiano venduto al miglior offerente i poteri decisionali che noi ad ogni tornata elettorale deleghiamo loro. Si tratta di veri e propri fantocci. Noi non possiamo quindi pensare che lo strumento PRIMARIE ci salvi da ogni male. Spesso ci sono stati imbrogli e brogli e da strumento di partecipazione si è rivelato un mero strumento di MOBILITAZIONE. Cosa, per me, assai inquietante. Che senso ha fare le primarie ? E’ importante scegliere una guida capace, ma non il programma? E una volta scelto programma e leader, cosa si fa se poi (come succede sistematicamente) leader e partiti scelgono di fare come vogliono loro disattendendo tutti gli impegni presi e difendendo i soliti noti? Si può fare a meno di questi partiti? Si può fare a meno dei partiti? No, salvo minare decisamente le basi della nostra democrazia. Bisogna riformarli in maniera radicale, adottare regole severissime anti corruzione, renderli trasparenti. Bisogna non abbandonare altri strumenti di partecipazione paralleli come i movimenti e altre forme di rafforzamento e formazione democratica del consenso. Il partito non è tutto. Quello che manca è che i partiti non rappresentano più gli interessi della stragrande maggioranza della popolazione.

    • Carlo Murtas says:

      Purtroppo sono d’accordo sulla tua analisi demoralizzante.
      Mentre riflettiamo sullo stravolgimento delle primarie in questo momento stiamo assistendo in diretta ad un tentativo strumentale e distorto di riforma dei partiti su proposta del PD.
      Non riescono ad autoriformarsi dal’interno, hanno bisogno di una legge per poterli costringere a farlo, e anzichè concentrarsi sugli strumenti per assicurare la democraticità del funzionamento e la trasparenza finanziaria della gestione del partito, si inventano un espediente per colpire i loro più diretti concorrenti.
      Fra poco oltre che dei propri elettori avranno paura anche della loro ombra!

  5. Lilli Pruna ci viene a raccontare, improvvisamente, che le primarie non servono a nulla. Dopo che il suo partito, grazie alle inutili primarie, si è preso la regione puglia (Vendola), il comune di Milano (Pisapia), il comune di Genova (Doria) e quello di Cagliari (Zedda). Però non ci dice chi sarebbe il candidato governatore che lei sosterrebbe alla regione sardegna da indicare senza primarie, (solo?) per questa volta. Per caso quel sig. Renato Soru che, suo tempo, la fece Direttore generale dell’Assessorato del Lavoro, in barba alle disposizione della Legge regionale 31 del 1998? Perchè, se fosse così, cara Lilli Pruna, la sottoscritta che da 18 anni vota a sinistra, senza se e senza ma, il prossimo febbraio vota Ugo. E manco si tura il naso. Capito l’antifona?

  6. Giuseppe says:

    Sono d’accordo con la Pruna.

    Le primarie nazionali hanno creato nel PD fratture non rientrate in vista della campagna elettorale.Renzi, ha preso le distanze da Bersani (e in fin dei conti anche dalla coalizione csx con SEL) e poi appena ha potuto gliela ha fatta pagare (elezioni di Prodi…).

    C’è da dire che, forse, nele primarie per le elezioni 2011 a Caglairi il csx è stato più maturo: finita la competizione, tutti hanno remato dalla stessa parte, e i risultati li abbiamo visti con le elezioni di Massimo Zedda.

    Cosa succederebbe per le primarie regionali?
    Chi lo sa, ma le prime mosse di Renato Soru vs Silvio Lai (e viceversa..) non sono per niente buone premesse.
    Le primarie per il candidato alla Regione non possono essere luogo di resa dei conti interna del PD. Silvio Lai la sà lunga…visto che ha ben pensato di spostare il congresso regionale a dopo le elezioni regionali, puntando a una legittimazione sua, o di un “suo candidato” attraverso le primarie di Luglio.

    Ecco, che ce ne facciamo noi elettori di queste primarie, che in teoria dovrebbero essere un strumento (magari anche elementare) di democrazia partecipata, e di fatto diventato (spero non irreversiblmente) “strumento propedeutico al congresso” del PD, principale partito del csx ??
    Quanto saranno realmente “valide” le primarie fatte a Luglio? Legittimiamo un candidato del csx attraverso il voto di 4 anziani allergici al sole estivo?
    E ancora, quanto è utile fare primarie in autunno, a pochi mesi dalle elezioni di febbraio 2014? Abbiamo visto come il csx è arrivato spompato alla campagna elettorale che è iniziata subito dopo la vittoria di Bersani del 2 Dicembre…..dai fatto in campagna elettorale continuativamente da Ottobre a fine Febbraio.
    …e con lo spettro che in qualsiasi momento Capellacci e cdx anticipino le mosse e faccendo cadere la giunta prima per votare in autunno………………

    Forse non c’è una soluzione perfetta, ma la riflessione è da farsi.

  7. Carlo Murtas says:

    Mi permetto di fare un’obieziòne alla Professoressa Pruna: non si mette in dubbio che dovrebbe essere il Partito politico il naturale strumento per realizzare le istanze partecipative alla vita politica e realizzarne i programmi; il problema è che gli attuali partiti si sono talmente chiusi alle istanze partecipative da essersi ridotti ad entità autoreferenziali, avulsi dai bisogni effettivi della popolazione e soprattùtto, ed è questa la cosa più grave, senza capacità di autoriformarsi dall’interno, nonostante le pressanti istanze a loro rivolte dagli stessi elettori.
    Le elezioni primarie, fatte seriamente, tra soggetti che si contendono democraticamente la candidatura sulla base di un progetto che sottopongono ai propri elettori, è stato uno strumento escogitato da una parte del centrosinistra per tentare di ridurre il gap di rappresentanza politica apertosi tra i partiti ed una società sempre più destrutturata e sempre più difficile da interpretare con gli strumenti tradizionali.
    L’uso distorto e strumentale delle primarie è proprio la prova provata dell’ autoreferenzialità delle attuali formazioni politiche, che, pur accettandole in via di principio, ne hanno spesso tradito lo spirito innovatore.
    Ecco perchè bisogna difenderci dalle primarie truccate e promuovere delle primarie sempre più aperte, per poter veicolare almeno qualche straccio di istanza partecipativa in più, riponendo un pò di fiducia in più negli elettori del centrosinistra, che non mi sembra che, nell’utilizzo delle primarie, si siano comportati da sprovveduti.

  8. Francesco says:

    Le primarie hanno perso la loro credibilità grazie al PD o forse grazie al centrosinistra tutto! Mi sento di affermare che non si può mettere in discussione lo strumento primarie come concetto di democrazia partecipata; si può mettere in discussione su come questo strumento viene strumentalizzato a piacimento dai grandi partiti quando i propri leader non vengono scelti dal “popolo”. Le primarie per le politiche le abbiamo già dimenticate?
    Allora, senza mettere in discussione il pensiero della professoressa, perchè non si fanno primarie vere e sopratutto se ne accetta il verdetto?
    Si vuole veramente continuare a foraggiare, con tutto il rispetto, il movimento 5 Stelle che con la partecipazione, anche se su internet, ha raggiunto le camere italiane in 3 anni e mezzo di propaganda?

  9. Piermario says:

    Non so cosa ma l’intervento nasconde o sotto intende qualche aspirazione.per certo so che quando fa comodo il sel e’ nella coalizione con tutti i benefici per poi prendere immediatamente la propria autonomia

    • Non sono di SEL, ma mi pare ingenerosa questa affermazione. Prendiamo le recenti elezioni politiche nazionali. Trovami il punto in cui, nell’alleanza di centrosinistra, si ipotizzava come possibile un’alleanza col PDL. In quel caso è stata SEL a essere conseguente e a rifiutare l’accordo. Non può esserci “alleanza di centrosinistra” che comprenda il PDL. Idem al livello locale e amministrativo. Meglio essere chiari da subito, che il voto è prossimo 😉

  10. Puntera says:

    Si manda avanti Lilli Pruna perché i sondaggi dicono che Cappellacci vince e vogliono giocare contro Soru. Fantasticherie, sia ben chiaro. Sto facendo ipotesi false. Immaginate un accordo fra Uras, Paolo Fadda, Giorgio Oppi, Giampaolo Diana, Antonello Cabras e qualche volenteroso del PSD’Az per andare a elezioni con un accordino già pronto in mano. Hanno bisogno che non si candidi un cavallo pazzo che risulterebbe poi ingestibile con gli accordi promessi.
    Ma no… non è possibile.
    Sicuramente Lilli Pruna ha ragione quando dice che quando i capi si mettono d’accordo scelgono per il meglio.
    Di sicuro.

  11. A volte ritornano…. mah!
    La professoressa Pruna su SardiniaPost aveva parlato anche di nuove forme di partecipazione, però alla fin fine si torna sempre ai vecchi e rodati partiti. Io non sono per niente d’accordo, e penso che il declino delle organizzazioni partitiche come soggetti intermedi che regolano la vita democratica sia assolutamente evidente. La società si evolve ed è diventata assai più complessa, i partiti non sono più in grado di rappresentarla e tanto meno di capirla. I politologi e gli studiosi dovrebbero cercare di guardare più avanti invece di rimanere ancorati alle ormai logore basi della loro formazione novecentesca,

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