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“Le azioni Tiscali come quelle Parmalat e Cirio, come i bond argentini!”. E il libro di Alfredo Franchini fa arrabbiare Soru!

 

No, non è piaciuto a Renato Soru “Tiscali, una storia tutta italiana”. Ieri lo ha detto chiaramente ai suoi dipendenti riuniti a Sa Illetta per i tradizionali auguri di Natale. “Sono tutte bugie”, ha affermato grosso modo, “il libro è un attacco personale che arriva per il mio impegno in politica”. Parole pesanti, ma in realtà mi sarei sorpreso del contrario, perché il libro scritto dal giornalista della Nuova Sardegna Alfredo Franchini è in effetti un atto di accusa abbastanza duro nei confronti di Soru e della sua creatura.

Premettiamo intanto una cosa: Alfredo Franchini è uno dei migliori giornalisti che ci sono in Sardegna. Da trent’anni si occupa esclusivamente di economia e politica per il quotidiano sassarese. È un professionista molto preparato ed estremamente corretto. Penso che nessuno abbia mai capito per chi voti, tanto sono equilibrate le sue cronache dal Palazzo. E il suo libro è frutto di anni di lavoro, non è un istant book. Si capisce che dietro le 169 pagine pubblicate in edizione tascabile dalla Fratelli Frilli Editori (nove euro ed è vostro) ci sono competenza e lavoro.

Detto questo, qual è la tesi del libro? Molto semplice. Quella di Tiscali non è stata vera gloria: dopo aver capitalizzato nel 2000 qualcosa come 14 miliardi di euro, la società creata dall’ “Obama di Sanluri” (Statera dixit) non ha mai fatto utili (se non a partire dal primo trimestre del 2012, poca roba) e ha sostanzialmente messo nei guai migliaia di piccoli investitori, che attratti dalle quotazioni stratosferiche del nuovo titolo, dopo pochi anni si sono ritrovati in mano solo azioni che valevano carta straccia. E infatti “Dal parco buoi al paese delle volpi” è il sottotitolo del libro (che io, sia chiaro, ho letto).

Le azioni Tiscali come quelle Parmalat e Cirio dunque, le Tiscali come i bond argentini. E l’ardito paragone lo propone con serena convinzione lo stesso Franchini il quale spiega, dal suo punto di vista, come Tiscali sia stata la protagonista principale di quella stagione di straordinaria follia che nei primi anni 2000 ha visto i titoli della new economy illudere gli italiani. Una bolla speculativa impressionante, che per modalità e dinamiche ha preceduto quella immobiliare in cui tutto il mondo è caduto nel 2008. Amen.

Insomma, affrontata da un altro punto di vista (molto più internazionale) la vicenda di Tiscali è tutto tranne che quella favola isolana che i media nostrani per anni ci hanno raccontato. Anzi, secondo il giornalista della Nuova Sardegna Tiscali oggi per la Sardegna è una sorta di “cattedrale nel deserto”. Così come gli impianti della petrolchimica hanno illuso i sardi, così Tiscali non ha mantenuto le promesse, e dopo essersi espansa a dismisura in tutta Europa (e anche oltre) ha dovuto tornare mestamente sui suoi passi e il suo futuro è sempre incerto.

Non certo solo per responsabilità del management della società sarda sia chiaro, ma anche per colpa di quell’effetto “pentola bucata” (la definizione è dell’economista Paolo Savona), secondo cui la ricchezza dei sardi si disperde in continente e non resta nell’isola perché qui manca un tessuto economico, frutto dell’integrazione fra diversi settori produttivi, in grado di consentire alla imprese di sopravvivere. E infatti Franchini ammette che “ben altra sarebbe stata la vicenda di Tiscali se la politica industriale della Regione fosse stata coordinata al meglio”.

Il libro non si sottrae ovviamente alla valutazione del Soru politico, dando un giudizio sostanzialmente negativo dell’esperienza del nostro alla guida della Regione: “Il governatorato diventa un ‘totalitarismo democratico’ anche se la formula è contraddittoria… Soru ha dimostrato di essere un uomo ‘impolitico’ nonostante di lui si parlassse come un possibile leader nazionale”. Ariamen.

Al di là della valutazione data su Tiscali e su Soru, il libro è estremamente interessante perché non solo racconta un pezzo di storia recente d’Italia attraverso le sue vicende economiche, ma perché ricostruisce anche la storia dello sviluppo delle nuove tecnologie a Cagliari. A partire dal Crs4, con l’intuizione del fisico premio Nobel Rubbia di sviluppare internet, fino del boom di Video on Line di Nichi Grauso e la nascita di Tiscali. Forse ce lo siamo già dimenticati, ma tra gli anni ’90 e 2000 Cagliari è stata la capitale non italiana ma europea di internet. Quel patrimonio di conoscenze è stato in parte dissipato, per colpa anche della politica che non è riuscita (e ancora non lo fa) ad esaltare le tante professionalità che sulla scorta di quelle grandi esperienze si sono sviluppate.

“Cagliari può vantare una tradizione nelle nuove tecnologie che altrove si sognano. Su questo bisognerebbe puntare per caratterizzare la città e orientare gli investimenti produttivi futuri”, afferma il tenutario del blog.

“In ogni caso”, conclude Franchini, “un fatto è certo: il forte ridimensionamento di Tiscali che per anni è stato un po’ l’emblema del riscatto industriale della Sardegna, dopo gli ‘incidenti’ della petrolchimica di Rovelli, delle fabbriche di alluminio e con esse di tutte le aziende delle ex partecipazioni statali, rappresenta la fine di un sogno. La morte di una bella Utopia”.

Che ne pensate?

Post scriptum/1
Certo, i titoli Tiscali non valgono più niente. Però la società è ancora lì, alle porte di Cagliari, con i suoi mille dipendenti. Bisognerà difenderla con le unghie e con i denti, perché è un bene di cui non possiamo fare a meno.

Post scriptum/2
Non vi sfugga che il libro ieri è stato presentato a Cagliari per iniziativa del gruppo consiliare di Sel alla Regione. Come per dire “Soru, non pensare di ricandidarti, che tanto noi non ti vogliamo! E se provi a ripresentarti alle elezioni, andremo a presentare questo libro in tutte le bidde della Sardegna per far capire a tutti chi sei veramente!”. O ditemi che non è cosi!

 

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68 Comments

  1. mah, secondo me dire che tiscali è come parmalat o cirio, secondo me si rischia la diffamazione. Parmalat era una truffa: bilanci falsi. Cirio ha contratto troppi debiti e non è stat in grado di rimborsare le obbligazioni quindi era insolvente. Stessa cosa, insolvenza per i bond argentini. La cosa interessante sarebbe scrivere un libro su tutte le aziende che hanno cavalcato la new economy (tiscali, fastweb, freedomland, world online, ecc…) e vdere che fine hanno fatto (e che fine hanno fatto i loro manager)

  2. Anvedi says:

    Ho letto il libro, mi limito a commentare il capitolo “da ginevra a cagliari”.

    Ho la impressione che ci sia basati in generale su sentito dire piuttosto che fonti attendibili, ad iniziare dal riferimento a ricerca scientifica e tecnologie all’avanguardia nel 1989: allora il background a tutti i livelli in informatica, elettronica e telecomunicazioni era davvero basso, si salvava solo la facolta’ di fisica.

    In tale contesto si videro le prime attivita’ imprenditoriali in cui si distinsero vari giovani sardi che avevano studiato fuori, ed una di queste e’ relativa al centro di ricerche crs4, ideato a fine 1989 e che vide la luce nel 1992.
    Tale centro nei primi 4 anni di attivita’ risulto’ una vera rivoluzione e punto di riferimento per l’informatica nella regione, innesco’ la istituzione del corso di laurea in ingegneria elettronica grazie al prof.Vernazza, e facilito’ i casi di successo CLASS/ST, VOL, TISCALI, ENERGIT.

    Il fatto che il crs4 abbia perso la spinta iniziale e non sia piu’ stato in grado di facilitare ulteriori casi di successo e’ sotto gli occhi di tutti, mi limito a far notare come tale centro non sia stato concepito, come da tutte le parti e’ scritto, dalla regione altrimenti non mi capaciterei come questa possa aver perso la bussola dopo 4-5 anni. E’ vero invece che tale centro e’ creatura di un distinto signore che cerco’ collaborazione prima con gli accademici locali, ottenendo indifferenza ed ostilita’, in seguito accolto in ambito politico dagli On. Cabras e Mannoni, trovo’ un prezioso alleato nel prof. Zanella ed uso’ il prof. Rubbia come ariete, insieme ad altri accademici di fama vicini a IBM, come il prof. Clementi.
    Quest’ultimo si dimostro’ da subito un personaggio assai difficile (ne sanno qualcosa i primi ricercatori del gruppo di chimica computazionale) e che se ne ando’ sbattendo la porta ben prima del 1996. Curioso il fatto che il mainframe, da molti (compreso Clementi in seguito) considerato uno spreco e regalo a IBM fosse stato voluto proprio da Clementi.
    Tutti, me compreso, auspichiamo di vedere tornare il crs4 ai vecchi albori, magari includendo il settore farma-neuroscienze, cosa che potrebbe favorire nuovi punti di presenza in sardegna di primarie case farmaceutiche.

    Quanto a VOL mi fa sorridere la citazione ai fantomatici nodi in tutto il mondo, in effetti se ne parlo’ tanto ma il VOL-kit in valigetta trasparente fu usato (fuori italia) solo a Praga. Grauso si ispirava ad America On Line, ma doveva adattarlo al mercato italiano su cui non c’erano casi di riferimento, per cui fece marketing sperimentale, come da lui stesso dichiarato.

  3. Anonimo says:

    paragonare tiscali al caso parmalat,e’ un evidente odio personale verso renato soru,ma non trovate un po’ di vergogna ? anche perche se questa e la vostra opinione non siete per niente credibili .

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  5. Non ho letto il libro, ma se quanto riportato da Biolchini, Franchini paragona i casi Parmalat, Cirio e Argentina bond con la storia di Tiscali Franchini è completamente fuori strada. Il caso Tiscali non è una truffa è una storia di bolla finanziaria ma non è una truffa e la bolla non è stata guidata dall’azienda ma dal mercato che ha scommesso in eccesso. Ho sempre pensato che le miliardate spese in Sardegna in stronzate come il carbone e la siderurgia pesante (14 miliardi di euro equivalenti di pubblici denari in poco più di 30 anni) fossero stati impiegati nella rivoluzione digitale, nella green economy e nelle infrastrutture per la mobilità (Porto Rico ha la metà del territorio sardo ma conta 22 aeroporti e un traffico aereo paragonabile a quello di tutto il nord italia grazie all’industria farmaceutica, alla ricerca e al turismo) i sardi non sarebbero nelle condizioni di dover affrontare un fallimento ormai evidente e dichiarato. Il fatto è che ci credono ancora; il Cherchi, il Sanna & Co. Basta guardare il piano Sulcis per rendersi conto di quante stronzate ancora girano in quel di Carbonia-Iglesias. Cattura della CO2??? Ma smettiamola per favore. Per 20 anni sono andati avanti con la desolforazione adesso ci vogliono prendere per i fondelli con la cattura della CO2. Onore a Soru che ha resistito e che ancora resiste. Guardi Biolchini, io so che lei è un estimatore di Cherchi, per me davvero non merita un solo voto.

  6. Anonimo says:

    L ‘accanimento nei confronti di renato soru ,e una vecchia malattia dei sardi, si chiama invidia, e per di piu’ non sanno riconoscere una persona per bene e onesta, e questi stessi sardi e invidiosi preferiscono e votano gente come cappellacci, i mauro pili, o berlusconi, che telefonava a putin, e che con l’euroalluminia era tutto a posto, come disse nella scorsa campagna elettorale e infatti nel sulcis prese una barca di voto con questa presa per il culo, soru, secondo voi non e credibile, mentre gli altri tre si !

  7. grazia pintore says:

    Anche se diversi sardi,persone che stimo,mi hanno parlato male di Soru,continuo a non capire tanto accanimento nei suoi confronti.Sicuramente sarà un despota ma non credo che sia disonesto.La Sardegna è stata martoriata da Cappellacci e a lui si sono perdonati molti limiti.Continuo a pensare che Soru ha sempre agito per il bene della Sardegna ma le critiche non gli sono risparmiate.

  8. Occhialonero says:

    Cari amici vicini (PD) e lontani (Sel) è inutile tornare in continuazione su Tiscali e analizzare le sue performances (per tutti sempre e solo negative!!). Soru è l’unico candidato in grado di governare con competenza, ONESTA’ , idee, lungimiranza, questa Regione. Si faranno le primarie, parteciperà e le vincerà!! Ha consensi piú di quanto non immaginiate!!! E Basta andarci sempre contro!!! Ma cosa ha fatto di così sbagliato? Quanto accanimento terapeutico!!!!

    • Neo Anderthal says:

      terapeutico?

      • Occhialonero says:

        Si terapeutico….. Definizione scientifica: “un trattamento di documentata inefficacia (articoli stampa etc) in relazione all’obiettivo (Soru non potrà candidarsi come nuovo governatore) , a cui si può aggiungere la presenza di un rischio elevato e/o di una particolare gravosità e sofferenza per il paziente (ricordiamoci che Tiscali è quotata in borsa e ha circa 1000 dipendenti) ; l’eccezionalità dei mezzi adoperati risulta chiaramente sproporzionata agli obiettivi”

  9. ZEPROF says:

    Caro Vito, causa nuovo tablet sono comparso come anonimo, cosa che normalmente non faccio. Intendo analisi l’accostamento che proponi tra tiscali e Parmalat/cirio. Quanto alla ricostruzione della vicenda economica di quegli anni nulla da dire, ma la conduzione delle varie societa’ non si puo’ dire guidata dai medesimi criteri.

  10. Anonimo says:

    Che un giornalista d’inchiesta narri quella che secondo lui e i dati a sua disposizione e’ la verita’ e’ sacrosanto, magari c’imbrocca, magari no, basta non diffamare. Che Sel strumentalizzi questa cosa per bassi fini di bottega politica e’ squallido. Non amo affatto Soru, anzi tendenziamente mi sta sullo stomaco. Ma e’ evidente che Sel ha fin troppi conti aperti con lui, dalla ferrea opposizione alle stabilizzazioni facili dei precari votate da Uras col Pdl (e mandate al macero dalla Corte costituzionale), alla sempre crescente opposizione degli amici di Soru (Todde, Morittu, e perfino Maurandi che ospita spesso e volentieri) alle politiche del fallimentare e inadeguato sindaco di Cagliari, e altre cose che riportare sarebbe ai limiti del gossip. Ma se si procede su questa strada non la si finisce piu’, e dovremmo parlare ad esempio di certe lottizzazioni di posti negli enti fatte col centrodestra dall’allora PRC (ma anche da una parte del PDS). Qualcuno c’era gia’.

  11. Anonimo says:

    Bel titolo Vito, ma come analisi non ha la tua solita lucidita’ . Parmalat e Cirio hanno avuto crolli pilotati da banche che si erano esposte con imprenditori involuti in furfanti. Tiscali ha si cavalcato a pieno l’onda della new economy, ma sembra sinora senza rivelarsi truffaldina. Se il libro anticipa un clamoroso crollo OK, altrimenti suona come critica basata su dati di fatto esposti in una sequenza gradita all’autore. Siccome non ho letto il libro e mi fido della tua presentazione di Franchini, magari e’ una tesi discutibile ma in buona fede. Ma il paragone suona ancora inadatto.

    • Vito Biolchini says:

      Caro anonimo, io non ho fatto nessuna analisi. Quanto al resto, ecco la scheda del libro mandata ai giornali in occasione della sua presentazione. Giudicate voi.

      Titolo: Tiscali una storia tutta italiana. (Dal parco buoi al paese delle volpi)

      La parabola di Tiscali è il paradigma della crisi di un capitalismo senza capitalisti né capitali, dove i soliti furbetti hanno condotto i risparmiatori ad una guerra finanziaria che ha avuto come risultato quello di svuotar loro le tasche.
      Il libro inizia con il racconto dell’ascesa di Soru e del suo provider: nell’ottobre del 1999 l’azienda viene quotata in Borsa e l’anno successivo capitalizza quattordici miliardi di lire contro gli undici della Fiat. Si stanno preparando tempi nuovi e nuovi protagonisti salgono alla ribalta: Renato Soru (Tiscali), Roberto Colaninno (Telecom), Pierluigi Crudele (Finmeccanica), Carlo De Benedetti (Kataweb). Una nuova razza padrona sembra nata dalle ceneri del capitalismo italiano. Una parola riempie la bocca di tutti: “new economy”. Microsoft alimenta il sogno e improvvisamente la Rete e Internet diventano la nuova frontiera di un capitalismo di rapina. D’altronde il momento è propizio, le Banche centrali sono alle prese con un’inflazione monetaria che li porterà a breve a spostare gli investimenti sui titoli in Borsa e sul mercato azionario.
      Ma nulla sarebbe potuto succedere senza il “parco buoi”, espressione molto efficace usata negli ambienti finanziari per indicare i piccoli azionisti. Che abboccano. Analisti finanziari invitano i propri clienti a comprare titoli Parmalat, Cirio e bond argentini in una folle corsa verso un baratro finanziario che svuoterà solo le tasche degli ignari risparmiatori. A distanza di dieci anni non rimane quasi più nulla di quelle società, ma mentre sono andati in fumo i risparmi del “Parco buoi”, il “parco delle volpi” se la passa benissimo.
      Che cosa non ha funzionato? Sicuramente la ricetta neoliberista di Greenspan non ha retto. Ma soprattutto perché si continua a salvare le banche invece di pensare ai contribuenti? Il modello economico occidentale è ad una svolta. Le economie emergenti (Cina, India e Brasile) hanno saputo proteggersi, la finanza islamica è in crescita. Eppure la lezione non sembra essere stata assimilata: una nuova bolla finanziaria sta prendendo forma: sui mercati finanziari di Wall Street, Facebook e Twitter stanno raggiungendo quotazioni stratosferiche: la domanda è: quanto perderà chi investirà sui titoli dei due social network?

      • muttly says:

        La borsa è una Jungla dove semplicemente si fanno scommesse, lamentarsi che c’è chi perde del denaro in un contesto simile è stupido, perchè stupido è scommettere il proprio denaro in quella maniera.
        I cosidetti piccoli azionisti (non certo chi timbra il cartellino ogni giorno e non vedrà mai la pensione) vogliono essere compatiti o cosa ?

      • enrico says:

        Evidentemente non sai bene da chi sono composti i piccoli azionisti, evidentemente non hai mai avuto dei piccoli capitali investiti per evitare che i tuoi soldi se li mangi l’inflazione. Evidentemente confondi chi specula con chi fa investimenti a medio/lungo termine.
        Evidentemente.

  12. massimo says:

    Alfredo Franchini: “So che a Soru non è piaciuto, quando ha riunito i dipendenti per gli auguri di Natale ha parlato solo del mio libro. Mi dispiace se l’ha presa male, ma un politico deve sapersi aspettare le critiche. Ho invece ricevuto i complimenti di Mario Rosso, che di Tiscali è stato l’amministratore delegato. Mi ha scritto che nella mia ricostruzione non c’è nemmeno un’inesattezza”. http://www.sardiniapost.it/cronaca/2200-il-libro-di-alfredo-franchini-su-tiscali-una-storia-affascinante-un-occasione-perduta

    • Adriano says:

      Ma non è che Mario Rosso ce l’ha con Soru perché è passato da AD a sei zeri a fare altro quando Soru è tornato in azienda? Peraltro, Mario Rosso è stato AD di Tiscali ben dopo il crollo del valore delle azioni e i ridimensionamenti. Perchè accettò di fare l’AD invece di fare una coraggiosa denuncia con le stesse cose che dice Franchini? Signori, a copulare al casinò…per usare un francesismo.

  13. Vitelio says:

    Premetto che, come tanti, non ho letto il libro di Franchini e non conosco il suo lavoro di giornalista. Inoltre voglio precisare che non mi intendo di economia, azioni e cose di questo genere e raramente me ne sono interessato. Nonostante ciò non potei fare a meno di interessarmene, ma anche abbastanza distrattamente, nel periodo florido di Tiscali e lo feci per un motivo ben preciso. Mio fratello, infatti, fu uno dei fortunati azionisti che riusci ad acquistare uno dei pacchetti da 3 milioni di lire (mi pare fosse questo l’importo) in occasione della sua quotazione in borsa del 1999. Dico “fortunato” senza ironia, non foss’altro per il fatto che, dopo una decina di mesi, su consiglio di qualcuno, decise di vendere le azioni, che nel frattempo erano salite a 10 milioni di lire. L’investimento, quindi, fu ottimo ma sarebbe potuto essere straordinario perché nel giro di qualche mese ci accorgemmo che lo stesso pacchetto di azioni (mi pare fossero mille) assunse un valore di circa 80 milioni di lire. A quel punto, ovviamente, mio fratello si mangiò le mani perché era ovvio che avrebbe potuto sistemarsi per qualche anno, ma oltre il rimpianto gli rimasero quei dieci milioni che erano stati, comunque, un buon investimento. La domanda è, perché mio fratello decise di vendere così in fretta? Il fatto è che era chiaro a tutti, anche a noi profani, che il valore delle azioni era gonfiato ed era altrettanto chiaro che il destino di quelle azioni era di tornare, prima o poi, al valore iniziale. Era talmente chiaro che lo stesso Soru (e me lo ricordo come se fosse ieri) in tempi non sospetti, in cui era il paladino di tutta la politica sarda e veniva preso a modello da destra, sinistra e giornali di ogni schieramento, ripeteva in continuazione nelle diverse interviste che quello non era il valore reale delle azioni ma che era conseguenza del comportamento isterico dei mercati, che avevano fatto si che la new economy fosse diventata la moda del momento. Queste dichiarazioni, secondo me, facevano comprendere che lo stesso Soru si rendeva conto del fatto che qualcuno si sarebbe fatto male ma non poteva neanche dire “ragazzi miei, non comprate le mie azioni perché a breve crolleranno”. Non avrebbe avuto senso. Sarebbe andato contro gli interessi dell’azienda quotata in borsa.
    Ripeto, non ho letto il libro di Franchini però sarebbe interessante sapere se lui abbia rilevato e messo in evidenza questo atteggiamento del Soru di quegli anni. Ma, visto che, a quanto pare, si tratta di un ottimo giornalista, penso che lo abbia fatto……..
    Da profano dico anche che mi pare azzardato paragonare il caso Tiscali ai crack Parmalat e Cirio proprio per la loro differente natura. Il caso Tiscali è stata evidentemente figlio del fenomeno new economy che in quegli anni aveva visto nascere, crescere e fallire tante aziende nel mondo per una strana isteria collettiva di cui secondo me gli economisti si stanno ancora chiedendo i motivi (e farei notare che, nonostante le difficoltà, Tiscali ha superato anche quel momento complicato). I crack Cirio e Parmalat hanno evidentemente un altra storia che nulla ha a che vedere con la new economy e quel particolare periodo storico.

    • Sasuke says:

      Il commento di Vitelio mi sembra molto equilibrato e condivisibile. Io ho lavorato in Tiscali per un totale di circa 8 anni, con esperienze belle e meno belle. Il grande, grandissimo errore di Soru è stato quello di crescere per acquisizione non riuscire a renderne profittevole quasi nessuna tanto da dovrersi poi ritrovare a pagare un bond (s)vendendo i gioielli di famiglia e senza liquidità. Speriamo in un futuro più roseo, perchè non nascondiamoci dietro un dito, 800 persone per un’azienda che fattura 200Mio quasi tutti da servizi telefonici, sono tantine.

    • Adriano says:

      Il buonsenso dell’uomo comune (detto con grande ammirazione) con buona memoria.

  14. PER OGNI INVESTITORE CHE CI RIMETTE, CE NE SEMPRE UN’ALTRO CHE CI GUADAGNA.

  15. luca nonnis says:

    Di una cosa dobbiamo dare atto a Franchini: ha risvegliato un senso di appartenenza forse sopito in chi lavora in Tiscali, uomini e donne sempre troppo impegnati nel lavoro quotidiano per fare marketing di sè stessi sul territorio nella troppo ingenua convinzione che non ce ne sia bisogno. Evidentemente invece ce n’è un gran bisogno, e lo dico da dipendente Tiscali che ci crede dalla prima ora e continua a farlo: è bastato un libro con un titolo bel scelto e con informazioni presentate poco prima di natale in modo leggero e non approfondito (che strana scelta questa del 18 dicembre, Biolchini mi piace il tuo PS/2) a far insorgere chi in questa azienda lavora, e ne costruisce il futuro. E’ bastato uno scritto prima di Natale per riaccendere una attenzione positiva del territorio nei confronti di una azienda che è una importante realtà industriale in un’area terribilmente depressa (lavorativamente parlando, si intende), e per scoprire, con mia grande gioia e soddisfazione, che anche molti fuori da questa azienda credono in noi, nei servizi che offriamo, nel lavoro che portiamo avanti e nel ruolo di player innovativo in una terra in cui la parola stessa “innovazione” è abusata da molti che millantano di conoscerne il reale significato. Noi, umilmente, di innovazione ne abbiamo fatto tanta, e con altrettanta umiltà crediamo di continuare a farla. E la facciamo sia continuando a gestire un core business complesso come quello dei servizi di accesso in un mercato altamente competitivo, e sia aprendoci ai nuovi mercati dei servizi online che ci consentono di non perdere l’onda dell’evoluzione di una azienda che dal 1 gennaio 1998 è qui per raccontare “una storia tutta italiana” mentre è ancora in pieno svolgimento. E credetemi, abbiamo da farvene vedere ancora delle belle!

  16. Franchini come l’Unione Sarda: chiamasi accanimento verso la persona che si riflette poi su un’azienda che dà lavoro a 1000 dipendenti, di cui solo UNA decina a tempo determinato. Data l’esperienza di Franchini avrei gradito semmai un libro sui “sopravvissuti” della new economy prima e della crisi attuale a poi. Parlare di TISCALI come di un fallimento, di una occasione mancata mi pare oltre che semplicistico anche poco veritiero. Tiscali è una realtà viva, che guarda al futuro, che negli ultimi mesi ha lanciato ben due prodotti innovativi e che si prepara a lanciarne un altro a breve. Parliamo quindi di presente e più facilmente di futuro, parliamo della capacità di un’azienda di rialzarsi quando pochi sarebbero stati in grado di farlo. PArliamo di un’azienda che rappresenta un fiore all’occhiello per la Sardegna, nonostante gli errori, nonostante la continua “diffamazione” a mezzo stampa. Eppure Franchini dovrebbe sapere, ma chi sa se lo sa, che l’importante non è cadere, ma avere la capacità, il coraggio, l’orgolgio di rialzarsi. Tiscali, al di là del passato, di orgoglio e coraggio continua a tirarne fuori ogni giorno, ogni fine del mese, quando puntualmente fa fronte al pagamemento di 1000 buste paga. Di una cosa devo però dare atto all’autore del libro: venderà tante copie. Non per i contenuti, ma perché in fondo i sardi – al netto dell’invidia genetica – amano Tiscali e sono orgogliosi sia nata in questa terra.

    • Non conosco il giornalista, ma anche io sarei curiosa di conoscere il nome di un altra realtà “imprenditoriale” che non riceve soldi pubblici, che in Sardegna riesca ogni mese a pagare 1000 buste paga. Chi investe in azioni sa benissimo che è una roulette e che qualche volta si guadagna e qualche volta si perde

  17. Anonimo says:

    Scusate, la Sardegna è un ricettacolo di logge massonice, questo giornalista (non si sa per chi vota) a quale Loggia appartiene?

    Senza sapere ne leggere e ne scrivere, penso che il cosiddetto Obama di Seddori dia molto fastidio (nel bene e nel male), soprattutto a coloro che si vogliono prenotare un posto in parlamento.

    Del resto a destra ha scorticato i testicoli ad un sacco di imprenditori (padroni) dell’edilizia, a sinistra ha scassato perchè, se c’è lui, nessuno si ricorda chi sono gli altri…….concordo con PS2 e Matteo, questo è puro fuoco amico. Anzi, pungiglione amico.

    • Matteo says:

      Ehm ehm, non mettermi fra le dita parole che non ho digitato 🙂 Io mi riferivo al fuoco amico di Vito contro Sel e in chiave del tutto ironica, scimmiottando chi lo accusa (e accusa chiunque noti qualcosa di sbagliato in Via Puccini) di, appunto, sparare agli amici come se fosse un reato di lesa maestà criticare chi si è sostenuto e votato (e, su tantissimi temi, si continua a sostenere e si rivoterebbe). Così, per la precisione.

  18. Alessandro Mongili says:

    Fratelli Frilli editore: è uno scherzo?

  19. Bella mossa editoriale!Adesso sono mi vien da comprare il libro per capire se è scritto a modino.Ma se poi scopro che è pieno di cagate chi mi ridà i soldi? Franchini?è il mercato bellezza…

  20. ma quasi quasi questa storia mi ha fatto venire voglia di prendere un pò di azioni tiscali, se notiamo bene dal lontano lancio di tiscali ad oggi non ha fatto molti utili ma non è stata inutile anzi tutt’altro quando tiscali lanciò internet gratuito i colossi ci massacravano con i canoni e il costo delle chiamate, quando tiscali dava e-mail gratuite i colossi chiedevano 150 mila lire l’anno, io sono da sempre cliente tiscali e come tanti ho avuto i miei problemi, ma alcuni amici miei con i colossi stanno ancora peggio, considerando gl’anni difficili è già tanto che non abbia mollato la presa ma si impone ancora oggi sul mercato, BRAVO RENATO TIENI DURO

  21. Achille Lauro says:

    “Cagliari può vantare una tradizione nelle nuove tecnologie che altrove si sognano.”
    Questa è solo una favola che fa il paio con “Cagliari capitale del mediterraneo”

    • Anonimo says:

      Forse non conosci la realtà di tante aziende che operano nel cagliaritano. E non conosci neanche altre realtà continentali in cui si sognano la varietà che abbiamo qui.

      • Achille Lauro says:

        Conosco bene la realtà delle aziende tecnologiche del cagliaritano perché ci lavoro, sicuramente un settore vario e ricco di tante professionalità e capacità, ma affermare che altrove (Milano? Torino? Ivrea? Firenze? Pisa?) si sognino la nostra tradizione mi fa sorridere e ribadisco che sia come affermare che Cagliari è la capitale del mediterraneo. Non è raccontandoci a vicenda quanto siamo belli e quanto siamo fighi per aver “inventato” internet in Italia che la realtà cagliaritana potrà crescere e svilipparsi.

      • Vincenzo Onorati says:

        Salve Achille, ti invito a ripercorrere le date storiche dal 90 in poi e precisamente quando Tim Berners, il fautore del www al Cern dove Rubbia era il responsabile.
        Nello stesso periodo Rubbia è presidente del Crs4 e dal nostro crs4 prende vita con Grauso il primo service provider Europeo e questo è un dato storico.

        Cosi come lo sono alcuni primati innegabili della nostra città dove il primo quotidiano on line in europa è stato l’unione sarda (incredibile ma vero a dirlo oggi), la prima radio europea sul web è Radiox, lo stesso Crs4 uno tra i primi siti (non domini bada bene il Nic a Pisa cominciava a prendere forma).

        Insomma alla luce di tutto questo non è assolutamente partigiano il ragionamento e se sei nel settore saprai bene quanti sardi sono inseriti in web company e come ancora oggi vantiamo grandissime professionalità nello specifico settore.

        Pisa è da sempre la capitale dell’informatica, nessuno lo discute anzi il bellissimo festival di internet è un grande evento per l’Italia ma noi continuiamo a sottovalutare il grandissimo capitale di conoscenze che abbiamo in casa o in giro per il mondo.
        Un saluto
        Vincenzo Onorati

  22. Sull’andazzo di Tiscali società anche quotata in borsa la verità sta nel mezzo: non è equiparabile alle questioni Cirio-Parmalat perchè nei secondi casi venne messa in piedi una vera e propria truffa (complici le banche), cosa che non fu per Tiscali, dove la pecca è stata piuttosto un eccesso di entusiasmo del suo fondatore. Diciamo che la sbornia internet in borsa è stata fatale allo stesso Soru che, sullo slancio del salto delle quotazioni da 46€ a 1000€, credette di poter far diventare Tiscali la AOL europea, non rendendosi conto che le basi reali della società erano ancora troppo argillose per reggere le mire espansionistiche avviate prematuramente fin da pochi mesi dopo la quotazione. E riguardo le quotazioni, Soru stesso a 1000 euro sostenne che potevano ancora raddoppiare; in buona fede, perchè lo fece comparando i valori altrettanto pompatissimi delle comparabili società d’oltre confini. Tanto in buona fede che quando scesero a 500, necessitando di liquidità per il progetto di crescita, preferì emettere delle obbligazioni piuttosto che fare un adc sul mercato retail.
    E poi acquisizioni in Svizzera, Spagna, Olanda, UK, Repubblica Ceca, tutte fatte con carta e quindi destinate a saltare in aria col mutare del vento.
    Ora le azioni Tiscali non valgono niente e la società si è ripiegata su stessa. Soru è stato “vittima” (tra virgolette perchè comunque lui e i suoi secondi i soldi li hanno fatti, gli azionisti li hanno persi, se non quelli della prima ora che hanno venduto entro uno-due anni) del suo stesso sogno e della sua risaputa cocciutaggine che, quando l’argilla cominciò a cedere, l’ha portato a insistere su uomini e strategie sbagliate.
    Ben più volpe fu Elserino Piol che guidò la start up e uscì dalla società sui massimi di quotazione.
    Per cui, dal sunto del libro che non ho letto, se è vero che Tiscali non ha rappresentato la clamorosa storia di successo che parve agli inizi, certi parallelismi appaiono un po’ forzati. Anche per Tiscali si tiene in vita coi denti e offre un servizio che non ha da invidiare alle concorrenti.
    Cosa vogliamo dire allora delle parabole Freedomland di Di Giovanni, Finmatica di Crudele o E-Biscom di Scaglia?

  23. Matteo says:

    Il post scriptum/2 è puro e semplice fuoco amico. Fuoco amicoooooo!!! (seguì risata)

    • Adriano says:

      Esatto. E se Sel va nelle bidde, ci andiamo anche noi a presentare gli articoli di Vito su Massimetto e la Crivellenti. Ma Sel non ci va nelle bidde, perché la Pruna, candidata di Sel su più fronti, alla presentazione del libro ha detto chiaramente che il libro non è credibile perché viziato da un pregiudizio dell’autore su Soru.

      • Vito Biolchini says:

        Adriano, sei sicuro che la Pruna abbia detto una cosa del genere? Sei sicuro di non averla confusa con qualcun’altra?

      • Gianluca says:

        Chiediamoglielo. Io l’ho letto su alcuni post messi su fb in tempo reale da chi era presente. Virgolettato e da chi conosce la prof.. Se non è così chiedo scusa.

      • Adriano says:

        Letto su Twitter, riportato da chi era lì.

  24. Caro Vito, Io non voglio dare giudizi sul giornalista in quanto non lo conosco, i fatti però dicono che tiscali non è associabile nè alla cirio ne alla parmalat che per inciso sono state sottoposte a azionni giudiziare con condanne passate in giudicato proprio per frode aggiotaggio e quant’altro così come i loro amministratori, non mi sembra che su Tiscali ci siano in corso azioni giudiziarie di questo tipo.
    Oltretutto i cosidetti investitori non è che sono degli sprovveduti che non conoscono il rischio di investire in aziende come Tiscali, ma normalmente sono dei caimani che vogliono approffittare della crescita improvvisa di questo tipo di società.

    Per quanto riguarda invece i piccoli azionisti, non glielo ha certo ordinato il dottore di GIOCARE i soldi in borsa, ma anzi di solito sono loro che vogliono fare facili guadagni facendo una scelta, senza pistole puntate sulla testa, oltretutto se dobbiamo trovare dei responsabili lì non sono certo le aziende che mettono le loro azioni sul mercato, ma magari eventualmente degli operatori finanziari a cui questi si appoggiano.
    non dimentichiamo infine i quasi mille dipendenti che ogni giorno con il loro lavoro rendono Tiscali non una scatola vuota ma un’azienda viva che da servizi a migliaia di persone, certo spesso bene e a volte meno bene, ma non certo una scatola vuota

  25. Adriano says:

    Ci voleva. Silenzio sull’assoluzione e rumore sulla diffamazione. In più, c’è un organo previsto per legge che deve controllare la correttezza delle aziende quotate in borsa e verificare se “Tiscali ha sostanzialmente messo nei guai migliaia di investitori…”. E’ la Consob, non Franchini.

    • E alla Consob, si sa… !
      C’è gente seria !
      C’è gente che ne sa !
      Persone integerrime, incorruttibili, cristalline.
      Si è visto.

      • Adriano says:

        Sì. Ma allora perché Franchini e i suoi colleghi non provano a dimostrare che la Consob ha agito illegittimamente verso Tiscali e ha favorito la messa nei guai degli azionisti? La gente poco integerrima e poco cristallina magari c’è pure nei giornali. O no?

      • Ma forse perché non è andata così.
        Comunque la Consob non mi sembra una buona spalla.
        Per apparire innocenti ed onesti bisogna saperlo dimostrare direttamente, senza riferimenti terzi. Perché sa com’è… il popolo è diventato sospettoso, da quando ha cominciato a morire di fame.

      • Anonimo says:

        Consob non è un riiferimento “terzo”. Per denunciare un reato in quell’ambito (borsa) vai dall’autorità di controllo. Se queste denunce non ci sono mai state, non si può ipotizzare che ci siano state, o pensare che una persona è onesta solo se lo dimostra direttamente… come? con un post in un blog ? stiamo diventando la repubblica di grillo ?

      • Ma guardi che io non ce l’ho con Tiscali; ce l’ho con la Consob.
        Tiscali mi sta simpatica, mi porta un’ottima adsl + voce a casa, ad un buon prezzo, e ci lavorano tante persone che conosco.

        E’ che lei ha detto “Consob” e a me mi si girano le orecchie, quando sento “Consob”.

      • Gianluca says:

        Il popolo ha pure eletto Mussolini.

      • Esatto; e perché lo ha eletto ?
        Risposta: perché era ignorante ed affamato.
        Proprio come è adesso.
        Quindi state in campana !

      • Adriano says:

        Ok. Allora deve essere Franchini a dimostrarmi di essere onesto, intellettualmente e in tutti i sensi.

      • Vito Biolchini says:

        Franchini la sua onestà intellettuale la dimostra da trent’anni nel suo lavoro. Piuttosto sarebbe opportuno dare giudizi così severi sul libro dopo averlo letto, non prima.

      • Adriano says:

        Forse. Ma dalle poche righe che ci hai riportato mi pare che ci si possa fare un’idea di come Franchini la pensi. E dissentirne. Il mio, sull’onestà intellettuale, era un paradosso. Non si può chiedere a Franchini di dimostrarla come non si può chiedere a Soru di dimostrare ciò che gli organi di controllo non rilevano, cioè di aver messo nei guai i poveri piccoli azionisti…

  26. A Non IMHO says:

    prima di scrivere – e addirittura prima di scrivere un libro !! – bisognerebbe conoscere l’argomento
    gli scandali Cirio e Parmalat, ancor prima che scandali delle imprese, erano scandali delle banche che hanno recuperato i loro crediti scaricandoli sui consumatori
    Per Cirio e Parmalat si parlava di obbligazioni (ossia debito) e non azioni (che per definizione sono capitale di rischio)
    basterebbero questi due elementi per far capire che si tratta di stupidaggini.

    Che poi le azioni siano crollate è un dato di fatto, ma attezione: Tiscali o Soru non hanno mai garantito nessuno sul corso dei titoli, né potevano farlo perché dipende dal mercato, non dalla società. Per contro, quando si parla di obbligazioni, lì è colpa della società che non paga, e non si può chiamare in causa il mercato.

    Non è colpa di Vito che si è limitato a rilanciare un argomento, fidandosi di chi, apparentemente, ha “studiato” per anni…e infatti mi piace molto la chiosa: dobbiamo guardare ai posti di lavoro che, con difficoltà, con la soldarietà aziendale, Tiscali mantiene a Cagliari, e non alle azioni che non hanno alcun rapporto con l’economia reale della Sardegna

    • Anonimo says:

      Come non essere d’accordo..

    • Adriano says:

      Quoto pienamente.
      Franchini sarà pure un bravo professionista, ma confondere obbligazioni con azioni, vicende che hanno portato arresti e condanne ultradecennali e la storia di Tiscali è pura malafede. Che fa il paio con i recenti articoli della Nuova su Soru, non firmati e al limite della diffamazione. Alcoa, per fare un esempio, era la società con più utili in Sardegna solo qualche anno fa. E ora? La Nuova e l’Unione navigavano in ben altre acque finanziariamente parlando solo qualche tempo fa. E ora? E pure Sel navigava col vento in poppa. Ora è appruata sul lirico e non solo. E poi, cosa cazzo vuol dire che “Tiscali ha sostanzialmente messo nei guai migliaia di investitori…”. Se gli investimenti in borsa fossero sempre con guadagno garantito o nessuna perdita sicura che cavolo di borsa sarebbe? Mah, spazzatura.

    • Anonimo says:

      Perfettamente d’accordo. Non dimenticate che Tiscali non chiede allo Stato un miliardo e mezzo di euro come la carbosulcis per mantenere 400 persone. Non chiede niente e paga (e vi assicuro che paga puntualmente) circa mille stipendi, oltre a tutto l’indotto. Poi gli avvoltoi possono ciarlare e salivare quanto vogliono.

  27. Commento a latere: Soru sarebbe un buon candidato al Parlamento europeo. Rappresenterebbe dignitosamente la Sardegna

  28. massimo says:

    Cosa faceva per Tiscali?
    «Curavo i contenuti del portale cercando di introdurre un po’ di cultura giornalistica. Ricordo le mie battaglie per far avere in redazione la mazzetta dei giornali».

    E l’editore ci capiva qualcosa di giornalismo?
    «Ben poco. Pensi che nel portale ci misi una rubrica, Vale Oggi, rassegna stampa ragionata con link, riferimenti, forum».

    E che male c’era?
    «Nulla, ma fui più volte rimproverato che la rassegna stampa era troppo antiberlusconiana».

    E lei?
    «Mi misi a ridere. Ribattei che erano gli altri giornali che scrivevano quelle cose, mica io…».

    Rapporto burrascoso il vostro. Poi, Soru scese in campo…
    «Le voci circolavano già nell’estate del 2003. In principio mi disse che voleva fare il sindaco di Cagliari».

    Invece puntò alla Regione e il suo padrone divenne un politico.
    «Quell’estate gli chiesi un colloquio e in un bar di Cagliari gli parlai chiaro».

    Cosa disse?
    «Che io, avendo fatto la battaglia sul conflitto di interessi di Berlusconi, non potevo non farla sul suo».

    E lui?
    «Sbattè i pugni su quel tavolino di ferro da far cadere il bicchiere di Coca».

    Irascibile eh?
    «Peggio: è iracondo, porta il dissenso a un passo dallo scontro fisico. L’ho visto maltrattare i suoi dipendenti in modo imbarazzante. Imbarazzante!».

    Non dica così. Non è di sinistra?
    «Se lui è di sinistra io, che sono nato in Puglia, sono austroungarico! Lui è un pescecane travestito da spigola. Lo dissi pure a Franca Ciampi».

    (Giovanni Valentini, ex direttore dell’Espresso, ex vicedirettore di «Repubblica», dal 2001 al 2003 direttore editoriale di Tiscali)

  29. Amsicora70 says:

    Quindi ha ragione Soru quando dice che il libro è (anche) un attacco alla sua persona quale politico, Vito lo dici tu stesso…

  30. Paolo Curreli says:

    Alfa: non credo minimamente che Soru ci voglia riprovare con mezzo mondo che lo odia (meglio sistemarsi in Parlamento). Omega: non si attacchi l’azienda per attaccare l’uomo politico. Ci sono posti di lavoro in ballo, appunto.

  31. Carlotta says:

    Per esperienza quasi diretta, direi che quanto scritto da Vito è stravero! Ma sul secondo post scriptum Soru dovrebbe riscattarsi proprio concentrandosi su Tiscali (lasciando perdere la politica), su cui molte persone ancora credono, a parte coloro che hanno portato le proprie competenze all’estero direttamente alla concorrenza, se non proprio a potenziali acquirenti della nostra “cattedrale nel deserto” di Sa Illetta… 🙁

    P.S. Questo libro lo comprerò come regalo di Natale e come regalo boomerang :D!

  32. Quando parliamo di industria ed impresa in rovina, in Sardegna, lo facciamo soprattutto pensando ad una logica per cui bisogna produrre “cose”, poi confezionarle e spedirle. E paghiamo a caro prezzo, quindi, l’insularità.
    Sarebbe più saggio investire in prodotti che, per essere venduti, non devono essere imballati e messi in una stiva.
    Quindi infrastrutture digitali, servizi nelle telecomunicazioni, software, informatica ecc…
    Aziende come Tiscali potrebbero essere una buona idea per l’evoluzione industriale dell’isola.

  33. Infatti,alla presentazione del libro,oltre agli interventi dei “relatori” e dei politici che a vario titolo hanno commentato,e’intervenuto anche un lavoratore Tiscali (della redazione se non sbaglio).contestava l’impressione di agonia dell’azienda che l’incontro – e il libro- sembravano dare. Questo per ricordare (post scriptum/1) che comunque ci sono dei posti di lavoro in ballo. E per quanto riguarda il PS/2, e’ una interpretazione un po’ cattivella certo,ma interessante! 🙂

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