Cagliari / Cultura / Sardegna

Piccolo Auditorium, interviene Tonino Murru: “Il Comune fa bene ad immaginare una gestione diversa”. Al che io rispondo…

Con l’intervento di Tonino Murru della compagnia Is Mascareddas si apre il dibattito sulle modalità di gestione del Piccolo Auditorium di Cagliari. Astenersi anonimi e/o perditempo e/o analisti improvvisati della realtà culturale cittadina. Grazie.

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Caro Vito,

ti conosco da tanti anni e ti stimo per il tuo impegno e la tua passione, e cerco sempre di leggere le cose che scrivi. Spesso sono stato tentato di intervenire sul tuo blog, ma il fatto che la maggior parte dei commentatori usi uno pseudonimo, mi ha trattenuto perché non sai mai veramente chi ci sia dietro.

L’urgenza di discutere su quello che hai scritto a proposito del Piccolo Auditorium nel tuo post del 23 novembre (Cultura a Cagliari, il Comune silura la Scuola d’Arte Drammatica! E per il Piccolo Auditorium un clamoroso passo indietro…) mi spinge a rivolgermi a te direttamente e pubblicamente.

Ricordo che quattro anni fa l’assegnazione del Piccolo Auditorium all’Akroama avvenne con una delibera tormentata e poco chiara (rispetto al livello del dibattito teatrale di quegli anni a Cagliari), e comunque Akroama si trovò a gestire la scuola di Arte Drammatica in quel teatro, con un contributo di 40.000 euro per anno.

Quello che mi indignò allora fu il passaggio da una struttura pubblica ad una gestione privata.  Prima una ditta di servizi garantiva la funzionalità tecnica per le compagnie che utilizzavano il teatro, le quali si prenotavano e pagavano un affitto al Comune (pur con dei limiti nella gestione sia da parte della giunta Delogu e poi da parte delle giunte Floris).

Ricordo che l’assegnazione del Piccolo Auditorium all’Akroama avvenne in concomitanza della riapertura del Teatro Massimo, a due anni dal termine del mandato dell’ultima giunta Floris, circa quattro anni fa.

E ricordo anche che una compagnia come “Is Mascareddas”, di cui faccio parte, riuscì a creare, in quel teatro, una rassegna come “Il grande teatro dei piccoli”, con circa trecento spettatori per volta, grazie alla gestione di un teatro comunale, che garantiva al pubblico di godere di quel teatro stesse e di una grande varietà di spettacoli.

Va ricordato che gran parte del contributo del Comune rientrava nelle stesse casse del Comune sotto forma di affitto della struttura e che alla compagnia restavano i ricavi della vendita dei biglietti.

Ma dal momento in cui il Comune ha deciso di affidare la gestione a un soggetto privato, che già gestiva, e gestisce, un’altra struttura teatrale in città, per un progetto che poteva essere tenuto presso la propria sede (come d’altronde avveniva in passato), la fruizione del “bene pubblico” Piccolo Auditorium da parte delle altre compagnie cittadine si è fortemente ridotta, e passa per la benevolenza di un soggetto privato e non attraverso regole trasparenti di un soggetto pubblico.

Stiamo dicendo che il privato è sempre efficiente e il pubblico non lo è? Non è interesse di tutti che il Pubblico funzioni bene, con regole condivise?

Passiamo al che fare.

Leggendo quello che scrivi sembra che alla gestione privata di una struttura pubblica ci sia solo l’alternativa di una gestione “parrocchiale”. Come avrai capito non sono d’accordo e mi chiedo e chiedo, perché non pensare ad una gestione pubblica moderna ed efficiente, perché non proviamo a fare qualche proposta, magari coi nomi veri, senza pseudonimi, almeno questa volta, per costringere il Comune alla responsabilità di gestire un bene pubblico, anziché lasciare la gestione a privati, chiunque questi siano, amici o quasi amici, non importa?

Perché non dare al Comune suggerimenti per una gestione migliore di quella vecchia?

Perché non approfittare di una scadenza naturale della concessione del Piccolo Auditorium per ripensare ad una gestione migliore del Teatro, per aiutare il Comune a non ricadere in un vicolo cieco, peggio, un buco nero, come quello del Teatro Lirico?

Perché non lasciare ad una piccola compagnia la possibilità, a un costo limitato, di poter affrontare un pubblico in un teatro invece che in una cantina?

Per allargare e dare visibilità e concretezza a questo dibattito, non ritieni forse utile una assemblea pubblica con i rappresentanti della Giunta e con i fruitori di questo teatro, siano essi compagnie o pubblico che frequenta gli spettacoli?

Tonino Murru
Compagnia Is Mascareddas

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Caro Tonino, potrei sorprenderti dicendo che sarei anche d’accordo con quello che dici? Il punto però è un altro, ed è il seguente: il Comune di Cagliari non è d’accordo né con me né con te, se non a parole. Perché la realtà è un’altra.

Vogliamo una gestione nuova per il Piccolo Auditorium? Perfetto. Tu ricordi come lo spazio fu assegnato senza bando. Forse la giunta Zedda lo vuole assegnare con un bando? No. Eppure aveva promesso che lo avrebbe fatto. Non dieci anni fa, ma cinque mesi fa. La giunta Zedda ha dunque cambiato clamorosamente idea sull’assegnazione degli spazi comunali di spettacolo attraverso i bandi. Come mai?

Detto questo, entriamo nel vivo della questione. Tu rimpiangi la gestione diretta del Piccolo Auditorium da parte del Comune e affermi che la fruizione del bene pubblico Piccolo Auditorium sotto la gestione Lecis si è ristretta. Cosa ci stai dicendo? Che quando hai chiesto il Teatro per la tua rassegna Lecis non te lo ha concesso? Ti risulta che la Scuola abbia mai negato lo spazio a qualcuno?

È vero che gli impegni della Scuola hanno probabilmente impegnato la sala con le sue lezioni, ma bisogna dare atto a Lecis di avere dato il teatro alle compagnie emergenti a costi convenientissimi: 600 euro compresi di tecnico, service, pulizie e hostess! Anzi, quando le compagnie andavano ad incasso, la Scuola si è accontentata anche di molto meno.

Quindi dobbiamo dire le cose come stanno: le compagnie emergenti e senza spazio hanno avuto un trattamento privilegiato, quelle professionali invece hanno dovuto spesso rinunciare al Piccolo Auditorium perché già occupato dalla Scuola.

Ora cosa propone il Comune? Di dare lo spazio a tutti: professionisti, dilettanti, scuole, gruppi riconosciuti e gruppi emergenti. E chi gestirà le richieste? Esiste un regolamento? Perché (giusto per fare un esempio) alle cifre proposte le compagnie più grosse avrebbero un enorme convenienza a usare l’Auditorium, anche se magari dispongono già di uno spazio. Una decisione presa per favorire i più piccoli potrebbe in realtà favorire i più forti.

Tu affermi che bisognerebbe dare suggerimenti al Comune, ma è fatica sprecata. Perché il Comune semplicemente i consigli non li accetta.

Vuoi sapere cosa avrei proposto io? Intanto non avrei costretto la Scuola a sospendere a metà anno la sua attività, perché si tratta sempre di una rogna che era meglio evitarsi. Avrei concesso dunque una proroga di sei mesi (così come è stata concessa a chi gestiva il teatro Massimo e La Vetreria) e contestualmente avrei contrattato con Lecis (da qui alla fine della proroga) una maggiore apertura alle richieste delle compagnie, dando la precedenza alle realtà professionali (e che quindi danno posti di lavoro) ed escludendo le scuole (intese proprio come istituti scolastici) con i loro saggi. Nel frattempo avrei preparato con l’aiuto degli operatori un regolamento per l’uso del Piccolo Auditorium a partire dal luglio 2013.

Questo è il mio onesto suggerimento. Invece adesso si stanno già scatenando le polemiche, con prese di posizione che non comprendo (come quella del mio amico Massimiliano Medda oggi sull’Unione Sarda: Medda all’attacco: Lecis lasci l’Auditorium), che demolisce il passato ma non dice niente del futuro. Perché come funzionerà il Piccolo Auditorium dal prossimo 1° gennaio nessuno lo sa. Cosa succede se per una stessa data ci sono più richieste? Chi decide? In base a quali criteri? Perché Tonino, lo sappiamo bene che tutti vogliono i fine settimana da aprile a giugno e da ottobre a dicembre. Chi decide? Il funzionario? L’assessore?

Gestire una spazio pubblico in maniera competente si può e si deve fare, ma questa amministrazione ogni volta che si occupa di cultura fa pasticci. Contributi, arena grandi eventi, teatro lirico: giusto con il regolamento (frutto del lavoro di tutta la maggioranza) si è visto uno spiraglio. E qui non stiamo parlando di una politica culturale che proprio non c’è, parliamo proprio dell’abc della politica che sembra non esserci.

Ma ti sembra normale che un assessore sospenda l’attività di una scuola con oltre 200 iscritti come se niente fosse, e poi si lamenti se chi la gestisce denuncia la situazione sulla stampa? La signora Puggioni non poteva chiamare lei il signor Lecis e comunicargli le intenzioni dell’amministrazione prima di presentarsi lei in conferenza stampa? Ma perché ogni volta che questa giunta si occupa di cultura nascono sempre dei pasticci?

L’amministrazione Zedda sta rischiando di riaprire il vaso di Pandora della conflittualità tra i gruppi teatrali, senza avere le capacità politiche di gestirla. La vicenda del Piccolo Auditorium porterà una quantità di polemiche di cui questa amministrazione poteva fare a meno, se solo l’avesse gestita con più ragionevolezza.

E comunque caro Tonino, io voglio ascoltare il tuo consiglio: “Perché non dare al Comune suggerimenti per una gestione migliore di quella vecchia?”. Proviamoci, magari a te ti ascoltano. Io sono un assessore mancato, io ho la fidanzata che fa teatro, io sono uno specialista del “fuoco amico”: che consigli vuoi che possa dare.

 

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7 Comments

  1. Pingback: Piccolo Auditorium, ci scrive Lelio Lecis: “Il teatro è sempre stato aperto a tutti. E con le nuove regole affittarlo costerà di più!” « vitobiolchini

  2. E' giusto che qualcuno parli says:

    Signor Murru, quando lei chiede un’assemblea con tutti gli operatori del settore cultura, il suo ragionamento non fa una piega. Ma se si parla di correttezza, mi risulta che lei faccia parte di una associazione di associazioni ” Co.sa.S” che ha aperto una campagna politica “Boicotta Lecis” da tempo. Che lei sia la persona meno indicata ad intervenire in questo contesto perchè non è un segreto che lei gode di un fortissimo ascendente sull’assessore alla cultura e alla sua amica Ghirra, ma soprattutto sui professori della Vetreria (quelli laureati), uno di questi moooooolto vicino al Sindaco. E’ ormai passato un po’ di tempo, ma è molto vivo il ricordo di quando, qualcuno degli aderenti della suddetta associazione si è permesso di contattare le compagnie che aderivano ai progetti ed ai festival di Akroama o alle rassegne del piccolo auditorium, per consigliar loro di boicottare i festival e di non parteciparvi, pena l’esclusione da tutte le loro iniziative. Non le risulta? Le sembra un comportamento onesto?
    Badi bene che però, nessuno di questi signori di “Co.Sa.S.” così generosi ha mai dato spazio a compagnie non finanziate (cosa che Lecis notoriamente fa ).
    Nessuno può dimenticare i suoi sfoghi personali contro Lecis in appuntamenti istituzionali, completamente fuori contesto, gratuiti e i totalmente inutili, e talvolta anche molto imbarazzanti, per tutti ovviamente. Ora la domanda, forse lei ha fatto richiesta del teatro e non gli è stato concesso? Oppure ha subìto qualche torto personale dal Signor Lecis? I Cada Die hanno avuto un anno e mezzo di proroga e così anche i signori del Teatro Massimo… come mai, son forse figli di un dio maggiore o sono solo figli di qualcuno e basta?

  3. Anonimo says:

    caro VITO , riconosco in te’ come una persona per bene , e obiettivo, ma secondi te’ massimiliano medda, ha ragione o torto, visto che il gruppo la pola e propietario di una .piccola sala cimenatigrafica in viale trieste a cagliari

  4. Anonimo says:

    L’auditorium? Una zecca sulla mosca…Battiato lo dice chiaro:
    Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
    di gente infame, che non sa cos’è il pudore,
    si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
    e tutto gli appartiene.
    Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
    Questo paese è devastato dal dolore…
    ma non vi danno un po’ di dispiacere
    quei corpi in terra senza più calore?
    Non cambierà, non cambierà
    no cambierà, forse cambierà.
    Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
    Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
    Me ne vergogno un poco, e mi fa male
    vedere un uomo come un animale.
    Non cambierà, non cambierà
    si che cambierà, vedrai che cambierà.
    Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
    che possa contemplare il cielo e i fiori,
    che non si parli più di dittature
    se avremo ancora un po’ da vivere…
    La primavera intanto tarda ad arrivare.

  5. itta si deppu nai? Ha ragione Biolchini, ha ragione Lecis, ha ragione Massimiliano Medda e ha ragione puru sa mascaredda Tonino Murru.
    Su problema è chi in su comuni no c’è nisciunusu chi di comprendara nudda di spettacolo o di spazi.
    Sinz’e una convenzioni con d’unu service audio, video e luxi, con d’una societadi di hostess e una de strexiu , custu cavulu de cresia fatta a teatro d’ogna borta d’ara costai a su mancu 1.500 euro po da affittai. E gi du creu chi La Pola da preferriri custa soluzioni: funti prenusu de dinai. Ma una compagnia pitticca, sinz’e parco luxi e sinz’e logistica, cantu cazzu deppiri pagai po’ affittai lo spazio?
    A mei sa picioca assessora mi sta pure simpatica, e anche Massimo mi è praxiu meras bortasa. Ma custa borta no d’anti inzoddara.
    Ma no deppiara andai a bandu po’ sa danza?
    Sa picioca mi pariri che o deppiri studiai, o si deppiri fai consigliai mellusu.

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