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In Sardegna fallisce la Rivoluzione! Gli indipendentisti, Grillo, Zedda e le risposte sbagliate alle giuste domande di chi vuole cambiare la politica

“Poca gente, vero?”. Un amico mi guarda sconsolato. Sotto il Consiglio regionale di via Roma a Cagliari, la manifestazione organizzata dalla Consulta rivoluzionaria ha richiamato poco più di duemila persone. Ma se anche fossero state cinquemila non sarebbe cambiato nulla. La folla oceanica che doveva chiedere le dimissioni della giunta Cappellacci e dei consiglieri regionali non si è vista.

La Consulta ha fallito? Forse di manifestazioni del genere se ne sono fatte un po’ troppe negli ultimi anni, e anche se questa doveva essere diversa il copione sembrava lo stesso di sempre. Poi iniziative così costano: la crisi non lascia scampo, e far arrivare dei pullman da Olbia, da Sassari e da Porto Torres inizia ad avere costi proibitivi. Forse qualcosa di più creativo e di meno rituale avrebbe avuto maggior successo.

Le ragioni della protesta però restano in campo: la situazione è realmente insostenibile. Le proposte convincono (maggiore sovranità per la Sardegna sarebbe opportuna) ma le sparate lasciano il tempo che trovano: e dopo che alla Regione si dimettono tutti, che si fa? Si va a nuove elezioni, ovviamente. E la Consulta ha la forza di proporre un candidato credibile e di raccogliere un consenso che vada oltre quello che negli anni le sigle confluite nel movimento rivoluzionario sono state in grado di ottenere? Questa è la vera sfida, un’altra non ce n’è. Ed è la sfida della democrazia.

Se le ragioni della protesta e le proposte avanzate in parte restano, la scarsa partecipazione di oggi non può però essere taciuta. Stavolta nessuno ha oscurato niente, i giornali hanno fatto il loro dovere. Forse la crisi di credibilità delle classi dirigenti isolane non risparmia neanche l’ambito indipendentista, sovranista o antagonista che dir si voglia. Anche qui probabilmente serve un ricambio.

Perché la gente ha voglia di partecipare alla politica in forme nuove. Lo dicevano i volti dei ragazzi e delle ragazze presenti oggi sotto il Consiglio. E lo dicono a modo loro anche i tanti (giovani e non più giovani) sedotti dalle parole di Grillo, a cui il comico (che fa sempre meno ridere) offre soluzioni assai discutibili.

Ma un conto sono le risposte sbagliate, un altro le domande giustissime. E a queste domande di una nuova partecipazione politica, i partiti tradizionali riescono con grande fatica a dare una risposta soddisfacente.

Nel centrosinistra le primarie sono viste come il massimo di partecipazione consentita: non è poco, ma non può bastare. Le richieste che vengono dalla società sono altre, molto più pressanti: rinnovamento, partecipazione, trasparenza.

Grillo ascolta le domande e dà risposte talvolta aberranti, il centrosinistra invece spesso fa finta di ascoltare e capita che si limiti a dare risposte generiche.

Anche a Cagliari, dove con l’elezione a sindaco di Massimo Zedda si pensava che l’amministrazione di centrosinistra avrebbe proposto nuove forme di partecipazione della cittadinanza alla cosa pubblica. Finora non è stato così. Ma in città ci sono ancora tutte le condizioni per creare un laboratorio politico che consenta al centrosinistra di sperimentare nuove forme di coinvolgimento, più innovative di quelle che l’amministrazione ha messo in campo finora. Magari sfruttando la Rete, proponendo progetti pilota di consultazione della cittadinanza capaci di andare la stantia prassi delle “assemblee” o dell’ascolto (una volta tanto) dei residenti.

Le sfide che la democrazia pone sono sempre le stesse ma necessitano di strumenti nuovi di analisi e di intervento. Grillo propone di distruggere i partiti, i rivoluzionari sardi oggi sono rimasti soli:  e il centrosinistra cosa pensa? Che basti fare le primarie per convincere gli italiani e vincere le prossime elezioni? E a Cagliari l’amministrazione Zedda quale nuovo modello di politica partecipativa vuole proporre per contrastare l’avanzata del populismo? Perché di questi tempi avere una normale giunta di centrosinistra purtroppo non basta più.

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98 Comments

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  2. amedeo says:

    io c’ero e un mio amico che lavora nel consiglio regionale mi ha fatto vedere le foto: quattro gatti, fa impressione vedere quella strada vuota soprattutto a me che ero in mezzo con la gente del palco che diceva: siamo in tantissimi è uno spettacolo:…ma se questi non dicono la verità neppure di fronte a una situazione oggettiva come i numeri, come possiamo crederli sul resto? a voi l’ardua sentenza

  3. PiuAutonomistaDiLoro says:

    CONSULTA RIVOLUZIONARIA: Cozzaglia di movimenti che provano a strumentalizzare e incanalare la gente distrutta dalla crisi (vedi pastori e no-equitalia) e partiti indipendentisti al collasso da varie lotte fratricide e negazione sistematica delle origini di sinistra, con aggravante l’inclusione di destroidi e pseudo-fasci a puro scopo numerico.
    Tutto ciò condito da elaborazioni politiche superficiali e amnesie sui comportamenti del passato (vedi bocciatura del buono dell’esperienza riformista della giunta soru e l’apporto elettorale a Capellacci alle ultime elezioni regionali di zone storicamente di sinistra come il sulcis).
    Mi dispiace che il movimento indipendentista, con la sua storia e gli intelletti che l’hanno fondato sia ridotto cosi, come dispiace che la disperazione porti a farsi comandare con ignoranza.
    E un gran peccato.

    • Anonimo says:

      anche gli intelletuali sono quattro gatti, e senza quelli che tu chiami ignoranti dove vuoi andare , e senza quelli che ti chiami ignoranti non si fa’ nessuna rivolta popolare al massimo tu e i tuoi pseudo amici intelletuali andate al teatro e poi in pizzeria a sparare minchiate opinioni sul popolo ignorante

  4. Anonimo says:

    magari la prossima volta che si fanno queste manifestazioni se si vuole vedere TANTA MA TANTA gente, e meglio che si organizzi il sabato o la domenica come fanno in catalogna , anche se dentro la regione non c’e’ cappellacci tanto lui e assente a prescindere.

  5. Quasi quasi scriverò un libro come Pansa: “I cari estinti”, sui nostri leader indipendentisti…

    In tema per i lettori di questo blog che non l’avessero visto: http://www.sanatzione.eu/2012/11/la-consulta-rivoluzionaria-non-convince-forse-il-problema-e-nella-consulta-stessa/

  6. Paulesu says:

    oggi in tv Bustianu Cumpostu dice: la zona franca fa parte del programma della consulta. Il programma (per punti) che c’è su internet però non lo prevede, non se ne parla neanche.
    Poi ieri Felice Floris su videolina ha detto che faranno la lista alle elezioni regionali, lui non si candida ma prevede diversi consiglieri pastori dell’MPS, addiritura Bustianu dice “quando saremo al governo regionale” (quindi non solo prevede che Sardigna Natzione entri in consiglio per la prima volta, ma che vinca la elezioni!!), quell’altro commerciante del Sulcis dice che non vogliono fare liste.
    Sono loro parole testuali, sono i leader della consulta. Mettersi d’accordo prima era brutto?
    pare che abbiano fatto due mesi di riunioni, la consulta rivoluzionaria.
    Ma de ita chistionanta candu faint riunionis???

  7. Andrea Sorrentino says:

    Un movimento politico-sociale che vuole cambiare le cose non può reagire in questo modo a una critica ragionata, seria e propositiva come quella su esposta dal blogger Biolchini. Chiudersi a riccio alle critiche è il primo passo per il fallimento. Ci sono invece spunti di riflessione e suggerimenti politici di notevole spessore che i leaders del movimento dovrebbero analizzare e cercare di comprendere per trovare delle soluzioni. Si può non essere d’accordo, ma l’attenzione concessa è già un segnale di buona disposizione onesto e generoso. E allora, confrontatevi e cercate di migliorare per non essere l’ennesima meteora delle manifestazioni di via Roma, oggi voi e domani Alcoa o Eurallumina o altri.
    C’è qualcosa che si puà milgiorare? C’è un suggerimento che si può accogliere? Si può essere più inclusivi? Si può aumentare il numero degli aderenti?

    Politica è mettersi sempre in discussione. A meno che lo scopo non sia protestare e basta, ma ci sono proteste che riescono meglio. grazie e scusate per il disturbo.

    • l’attenzione concessa?…i giornali e le tv non devono concedere, questo presuppone che se qualcosa non è ben voluta non gli viene concesso uno spazio adeguato?…. io credo che la reazione sia proporzionata alla superficialità di visione che è stata esposta a mio personalissimo parere da Biolchini. Detto questo i movimenti indipendentisti sono movimenti ampiamente aperti al dialogo e al confronto, la partecipazione è fondamentale e auspicabile. IRS in particolare è da anni che si batte per problematiche che riguardano tutta la Sardegna, dalle basi militari, all’inquinamento, alla tirrenia, al problema di equitalia…. mi sembrano problemi che con il passare del tempo hanno avvicinato la gente che piano piano comincia a prendere coscienza.. comunque andrea sorrentino, spero di poterti in contrare un giorno ad una riunione di IRS per capire bene il movimento e le intenzioni… parlarsi di persona è sempre meglio…

  8. Manupi says:

    Caro Vito, è da tempo che ti seguo con piacere e sincera ammirazione, ma devo dire che stavolta mi ha spiacevolmente sorpreso sentire come hai riportato la notizia della consulta. Mi è spiaciuto che sia mancato il sostegno di un giornalismo libero che riporta “la notizia” cercando di andare oltre l’apparenza.
    Mi ha sorpreso ancor di più non avendoti visto in piazza, sentire il sarcasmo e l’atteggiamento sprezzante con cui hai condannato la manifestazione.
    Io credo che sia da evitare la polemica e il disfattismo a tutti i costi.
    In piazza c’erano i soliti noti ma anche tante persone, se non 50000, anche 1000 a mio avviso vanno prese in considerazione e trattate con il rispetto che meritano.
    Avrei sperato che, come in tante altre occasioni hai fatto, dessi voce ai contenuti piuttosto che ai singoli numeri. Auspicavo di sentirti parlare di persone e non di numeri.
    Detto questo, io ero in piazza a manifestare la mia volontà di ascoltare altre voci, di dialogare e di trovare insieme ad altri un futuro possibile. Io ho sentito parlare di rivoluzione culturale.
    Un inizio.. una speranza, nessun punto di approdo.

    • Vito Biolchini says:

      Scusami, ma se non mi hai visto è solo perché non mi hai riconosciuto, perché io in via Roma c’ero (sono rimasto poco? Forse. ma abbastanza per farmi un’idea).
      Il sarcasmo e il disprezzo non so sinceramente dove l’abbia riscontrato nel mio pezzo. Forse nella frase: “Le ragioni della protesta però restano in campo: la situazione è realmente insostenibile”?

  9. giorgio marongiu says:

    più che 2000 direi sulle 800 persone e solo nel momento di massima presenza

    • Questa è meravigliosa, solo gli attivisti di ProgReS erano più di 150, se c’erano 800 persone vuol dire che un quarto erano di ProgReS? Ma come contate, coi piedi?

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  11. Anonimo says:

    L’ assemblea della consulta per è stata un successo! E credo che andranno avanti se continueranno di questo passo! E’ inutile che qualcuno cerchi di screditare in ogni modo facendo le sue analisi fin nei minimi dettagli! A me cittadino sardo mi interessa come primo obiettivo, principale e fondamentale rompere questo cordone che ci tiene legati mani e piedi ai partiti nazionali! Mi interessa sbattere fuori questa classe politica che ci ha rovinato, che tratta noi sardi come dei pezzenti, dei miserabili che non hanno nemmeno il diritto di vivere! Iniziamo a capire che questa classe politica che si è insediata come un cancro maligno a tutti i livelli va spazzata via. Chiunque arrivasse al governo sarebbe meglio di loro! La consulta rivoluzionaria sta cercando di informare le persone e a me piace! Obiettivo number one sbattere fuori queste merde politiche poi ce la vedremo fra sardi!

  12. Andrea Faedda says:

    Caro Vito,

    ricopio qui sotto la descrizione della Consulta, il testo è preso direttamente dalla pagina ufficiale su fb.
    Se è vero che i difetti, sopratutto nelle modalità, sono tanti. Se non altro mi sembra che a leggere qui, ci sia una certa consapevolezza su ciò che dovrebbero essere le pratiche partecipative. Si tratta di metterle in campo. Però questo è scritto da loro, qui non ci piove.

    Andrea Faedda

    La Consulta Rivoluzionaria nasce con l’obiettivo di costituire un grande spazio di confronto, condivisione e partecipazione dal basso che raggruppi in Sardegna tutti i cittadini, i movimenti e le organizzazioni sociali e produttive.

    La politica espressa oggi dalla Regione Autonoma dimostra l’incapacità, da parte di chi governa, a trovare soluzioni immediate e urgenti per arginare le conseguenze devastanti della crisi che sta interessando ormai tutti i settori della società sarda.

    Manca totalmente all’interno del dibattito politico del Consiglio Regionale ogni tipo di discussione che faccia intravedere anche visioni e scenari di lungo periodo che possano essere alla base di nuovi modelli di sviluppo più adatti alla Sardegna.

    Come alternativa rispetto all’inerzia di questa politica, la Consulta si propone di essere un laboratorio permanente e itinerante che favorisca la discussione collettiva. Lo scopo è dare voce a tutti i sardi, a chiunque ritiene di poter fornire anche un piccolo contributo per idee e proposte che aiutino l’elaborazione di un nuovo progetto per la Sardegna e che deve necessariamente scaturire da un processo partecipativo il più condiviso e allargato possibile.

    In questo, la Consulta è “rivoluzionaria”, poiché alla base dello stare insieme vi sono i principi del rispetto delle diversità e delle differenti anime sociali, produttive e politiche che ci arricchiscono.

    Attraverso il dialogo e l’ascolto reciproco nasce la consapevolezza che i problemi comuni possono essere affrontati soltanto se tutti ci faremo carico dei problemi dell’altro, condividendone i disagi, trovando insieme le soluzioni più idonee per uscire dalla crisi, per essere finalmente padroni del nostro destino.

  13. Ospitone says:

    La fiducia nella politica in Italia, non era stata costruita in 2 giorni.Ci sono voluti secoli di lotta,lacrime e sangue.Tutto questo è stato spazzato via in appena 30 anni dal sistematico decadimento della qualità (sopratutto morale) della società.Tutta la società.Bisogna ricostruire e in fretta;il cammino sarà necessariamente lungo.La vera rivoluzione, la più impegnativa,è immateriale. Parte dalle nostre menti.

    • riccardo says:

      per me il problema sono sia i portavoce dell’area indipendentista che un’idea chiara di come la sardegna dovrebbe essere in un ipotetico futuro. quali sono le proposte economiche, che tipo di repubblica hanno in mente etc….io sono indipendentista ma forse non voterò nessuno di loro, ovviamente da anni non voto i partiti italiani

  14. Davide Romolo Nurra says:

    Ho segnalato qualche giorno prima della Manifestazione un certo disaccordo rispetto al convocare una manifestazione in un giorno lavorativo. In Catalogna e in Scozia le adunate popolari si svolgono di sabato e di domenica e comunque mai in orari lavorativi. Bisogna sganciare le rivendicazioni di sovranità nazionale dalle logiche e dal modu operandi tipico delle lotte sindacali.
    Non condivido l’analisi ma penso che bisogna affinare i metodi e gli strumenti di lotta.
    Fare una manifestazione per chiedere le dimissioni della giunta Regionale pe un obiettivo limitato bisogna puntare più in alto.

  15. Sandrino Puddu says:

    certo che è davvero buffo vedere oggi insieme in piazza chi vuole la zona franca con chi aspira all’indipendenza e vedere che manco si accorgono dell’enorme contraddizione. fare politica significa trovare soluzioni, scontrarsi diverse visioni e soluzioni, trovare una sintesi. L’unica sintesi di questa manifestazione “rivoluzionaria” (ma nome più adatto non si poteva trovare?) è quella “la classe politica sarda se ne deve andare”. Un pò pochino in due mesi di incontri. Perchè poi, parole testuali delle interviste dei “leaders”, uno dice che ci sarà la lista della consulta alle regionali, uno invece no, un altro parla di quello che farà al governo in Regione come se fosse già eletto ed addirittura maggioranza (lo stesso che è vent’anni che si candida e non viene eletto), ahimè… Le ragioni della gente in piazza sono sacrosante (tranne quelle di chi parla di zona franca, che non condivido affatto) ma forse per andare avanti bisogna rinnovare anche questi leader autoproclamatisi tali.

    • sandrino puddu ma tu eri lì o hai sentito esclusivamente le interviste frammentate in tv?….no perchè altrimenti potresti venire ad uno degli incontri per conoscere di persona idee, contenuti e soluzioni concrete e condivise….. informarsi è un bene fidati

    • Andrea Sotgiu says:

      Invece, no Diego ha ragione. Affrontate i problemi e soprattutto quell dle rinnovamento dei vostri partititini e movimentini…

  16. Alexandra says:

    Sono perfettamente d’accordo con l’analisi del blog, complimenti.

  17. Anonimo says:

    molti non sono andati per motivi di lavoro o per motivi personali, gli INDIPENDETISTI IN SARDEGNA sono molti ma molti di piu’ e fra queste persone ci sono giovani e anziani.

  18. Claudia says:

    C’è chi conta i partecipanti alle manifestazioni e chi cerca di trovare soluzioni per una terra in ginocchio, forse commettendo degli errori…ma pur sempre provandoci, mettendoci la faccia e investendo tempo e denaro. Io mi sento molto più vicina a questa seconda categoria. Oggi in tantissimi non sono potuti venire perchè 10, 20, 30 € di benzina materialmente non ce le avevano. Prima di parlare di fallimento, aspettiamo i fatti . La Consulta non ha soldi, sponsor o media, mi sembra che oggi possiamo sentirci più che soddisfatti, io lo vedo un ottimo inizio. Mi sembra molto più costruttivo migliorare le strategie e proporre idee e soluzioni invece che snobbare e “fare la conta dei presenti”. 2000 persone non sono poche ( mettendo che il numero fosse quello, c’è chi dice che fossero molte di più) , ma poco importa.
    Ci lamentiamo della scarsa coesione e poi siamo i primi a creare divisioni, mi sembra quandomeno sciocco da parte tua.
    Cun amistate.
    Claudia Aru

    • Vito Biolchini says:

      Cara Claudia, tu parli di inizio ed è questo il punto. Perché la manifestazione era stata prospettata invece come un punto di arrivo di un percorso iniziato da tempo, quindi come momento di grande partecipazione. Così non è stato, ed è sciocco negarlo. Sulle motivazioni di questa affluenza minore alle attese sono sono stato peraltro io il primo a dare ampie giustificazioni. Ma ogni volta che si decide di andare in piazza, fare la conta dei presenti è un obbligo, non un optional.

      • La sensazione è che qualcosa di nuovo sia nato e stia crescendo molto velocemente. Oggi in Via Roma si respirava un clima sì incazzato, ma incazzato nel modo giusto, costruttivo. In un mese non credo si potesse fare di più, in un mese s’è iniziato a correggere il tiro degli ultimi 20 anni almeno, dove siamo stati divisi sia come popolo che come indipendentisti. Il cammino sarà lungo, questo è scontato, ma se continuiamo sulla linea della prima pagina scritta oggi, la traiettoria di senso è quella giusta. Con qualche correzione fondamentale, possiamo fare il grande salto di qualità che io ed altre migliaia di persone aspettiamo da tempo. Questo per la Sardegna ed il popolo sardo.
        E’ curioso vedere anche gente del centro-sinistra italiano che trolla sulla manifestazione di oggi, che commenta alcune cose ma che non espone argomenti validi per dissentire da certe argomentazioni. I soliti trolls dell’indipendentismo e del popolo sardo tutto. Io mi chiedo: ma se stavate così bene in Italia, così tanto bene da non voler ascoltare le motivazioni che ci portano ad essere indipendentisti, perché non partite? Perché state qua? Guardate che se ci chiedete perché siamo indipendentisti noi ve lo spieghiamo. E non aspettatevi di sentire che lo siamo perché l’Italia con noi “è sempre stata così cattiva”, perché saremmo indipendentisti anche se lo Stato italiano si fosse sempre comportato nel migliore dei modi con la Sardegna. C’è differenza tra coscienza e recriminazione. Chi non capisce questo si dimostra ignorante e se vuole può continuare a fare “trollismo”, magari travestendolo da “satira”.
        Detto questo, qui non ha fallito nessuno poiché nessuno ha mai detto che il 7 Novembre sarebbe stato l’arrivo di nulla, ma solo un grande punto d’inizio. E vedi Vito, mi sa che tutte queste sigle unite non le aveva ancora viste nessuno. Ci sono molte cose da mettere a punto, ma l’importante è aver iniziato il cammino e saltare mano a mano gli ostacoli che in questo tortuoso cammino incontreremo.

        Fintzas a sa suberanìa, fintzas a s’indipendentzia!

        Enrico Piras

      • Federico CA says:

        si, però poi tra i portavoce del movimento parlano Sale, Doddore, Cumpostu, il rappr. di Progress, Floris MPS, una siciliana che dice dobbiamo rivendicare il diritto ad essere più italiani (???), e per i commercianti Impera e Bodano, un noto fascista cagliaritano; ma che storia è? da indipendentista già non sopporto quei capetti anacronistici, ma se ci metti dentro anche i fascisti me ne sto a casa la prossima volta

      • Federico castia ca su fascista Bodano est un ateru si tzerriat Riccardo de Forza nuova cussu de sa manifestazioni est Vincenzo …accabadda de narai sciollorius e accusai sa genti …ses malu , tui ca votas pd, sel, idv o pdl ses mellus , ses unu fascista mascarau de democraticu …ma innoi su fascista ses tue FEDERICO CA ……fascista e impastau a faulas

      • Federico CA says:

        eia, cussu chi narasa tui esti su fradi. Vincenzo Bodano esti de sa Mussolini e girada cun simbolu fascista in su zugu. accabbadda tui de offendi, ca no scisi nimmancu cun chini saesi chistionendi, castiadì beni in giru

      • Supresidenti says:

        mancu gana de liggi tennit s’irladesu.. du narasa ca sesi indipendentista e issu arrepitiri tui ca votas pd, sel, idv o pdl. a tipu macchinetta. ma sa cosa prus toga esti nai “nousu non seusu antipolitica a cumenti grillo”. mi pariri de intendi su tg1.

      • Neo Anderthal says:

        “ma se stavate così bene in Italia, così tanto bene da non voler ascoltare le motivazioni che ci portano ad essere indipendentisti, perché non partite? Perché state qua?”

        Gentile Enrico Piras, io sto qui perché io sono in casa mia, la mia casa è la Sardegna, ed è tua quanto mia.
        Ora mi devo aspettare lo sfratto da parte tua e degli “indipendentisti”?
        Mamma mia, come sono impressionato! Ho quasi terrore: “Arriva Doddore!”

        E vorreste anche ricevere un qualche consenso sulla base di queste posizioni?
        Non ricordi il trito e volgarotto slogan che condisce le manifestazioni -e spesso le vostre- riferito a chi afferma che “la Sardegna è sua” con etnica risposta?
        Ecco, la Sardegna non è vostra.
        Auguri.

    • Supresidenti says:

      Cara Claudia, nessuno mette in discussione il lavoro fatto dagli indipendentisti in questi anni. Penso a SN per le servitù militari, a IRS per lo schifo di portotorres, a PROGRES per l’analisi sulla nostra terra. Certo, dire che ci siamo svegliati grazie agli indipendentisti oltre che essere una cazzata è offensivo per chi, come me ad esempio ma ne conosco davvero tanti per fortuna, da anni si batte su diversi temi che sono patrimonio comune con il mondo indipendentista pur non essendo indipendentista, magari comunista.
      però, un però c’è sempre, permettimi di dirti una cosa. Parlo di chi conosco personalmente, in questo caso dei miei conterranei sulcitani (non tutti certo, ma la maggioranza si, quella che tiene in piedi Oppi e Cherchi per intenderci), e ho visto alcune facce in piazza che mi hanno dato il voltastomaco. Leggo nei commenti che si è dato il microfono a tale Bodano. Ecco per me i fascisti come lui stanno bene a testa in giù (è una metafora signori, non sono una persona violenta).
      Ritorniamo ai sulcitani, le prime persone che ho incontrato sono state: un ricco imprenditore agricolo che per vent’anni ha sfruttato il lavoro nero nei suoi campi (ho un elenco molto lungo di amici sfruttati in nero per 40 euro a raccogliere carciofi). un imprenditore turistico che grazie al sacco delle coste e del territorio ci ha sguazzato bene bene (ora è in crisi? puo vedersi la macchina da 80.000 euro). Un imprenditore edile che ha costruito decine e decine di case distruggendo le nostre campagne (il paradosso? poco più avanti un commerciante al quale ha fatto una stecca da diverse migliaia di euro che ora è incasinato con equitalia) il tutto con soldi di dubbia provenienza. Praticamente l’emblema dei sardi che, adeguandosi al sistema coloniale che ci sta distruggendo, come giustamente dite voi indipendentisti, hanno fatto la grana sfruttando altri sardi e i diversi agganci politici che chi maneggia soldi in questa nostra terra ha sempre avuto. Ed allora, la rivoluzione con chi dovrei farla? perche se non ho problemi, anzi mi può far piacere scendere in piazza con te. io con questi personaggi non voglio averci niente a che fare.
      ti dico anche due parole sui numeri. ho già detto in un commento che c’era poca gente e lo penso. Perchè se con questa crisi si ha quel numero di persone di cui diversi in malafede (come gli esempi che ti ho fatto) ciò che resta è davvero poco. e cosa vuol dire che i commercianti non potevano chiudere? quando si sciopera non percepisci la paga, come chiunque altro. Se non si hanno motivi e stimoli per fare questo allora è meglio lasciar perdere.
      Sempre su i numeri, dico pochi perche non avendo partecipato alle assemblee (che dalle foto che ho visto sono state molto partecipate) e leggendo i proclami degli organizzatori in queste settimane mi aspettavo tanta gente in più in piazza. e questo mi delude perche, anche se non condivido la piattaforma (zona franca, ancora con questa balla?), a me la gente che si ribella a questo schifo sta simpatica a prescindere.
      Un ultima cosa e chiudo: il giorno che vedrò qualche leader indipendentista fare un pò di sana autocritica l’indipendenza della sardegna sarà molto più vicina.
      saludi e trigu

      Matteo Murgia

      PS. mi ero dimenticato una cosa, ne di destra ne di sinistra è una cazzata colossale.

  19. Mmmm, quoto Alex 77, e mi accodo come lavoratore dipendente: che vi pensate a fare una manifestazione come questa la mattina: che siamo tutti disoccupati o tutti così liberi dalla schiavitù del lavoro da poterci permettere di disattendere le aspettative del padrone e non presentarci senza giustificazione?!

  20. Babbai Efisy says:

    I leaders ( si fa per dire ) di questi rivoluzionari se la stanno tentando per arrivare in consiglio regionale. I sedicenti indipendentisti dovrebbero avere al primo punto nei loro programmi lingua, storia e cultura sarda; e invece nulla, solo un accenno alla lingua in questi giorni, a un passo dalle elezioni. Della colonizzazione culturale italiana in sardegna non gliene frega proprio nulla e forse neanche l’hanno capita. Non vanno più in là del posto in consiglio regionale e per questo guai a parlare loro di una riduzione di quei posti, nonostante siano troppi in maniera vergognosa. Non hanno capito che l’economicismo viene dopo lingua, storia e cultura; su questo non ci possono essere scorciatoie. Non si può finanziare il teatro lirico 10 volte di più della lingua sarda. Non si può ancora ignorare e tollerare l’ostracismo di certa accademia italiana verso il patrimonio identitario sardo. Sinceramente non so se non l’hanno capito o se hanno paura, trattandosi del potere italiano più forte in sardegna; e così lasciano soli quei pochissimi che vi si oppongono col loro lavoro intellettuale e la ricerca.

    • Alexandra says:

      Perché il loro punto di riferimento è l’extremismo antisociale, non la cultura sardista indipendentista. Sono vittime dell’economicismo strutturalista paleomarxista, incapaci di una sintesi politica liberale. Non avranno consenso alle elezioni. I loro potenziali elettori non andranno neppure alle urne. Almeno Grillo ha il coraggio di mandare afanculo con nome e cognome. Loro non vedono l’ora di farsi vedere a Videolina. Il che è tutto dire.

    • babbi e alexandra ma conoscere i programmi? da come scrivete mi sembra di no, e vi invito alle riunioni di irs per conoscere ed approfondire la conoscenza di un movimento inipendentista che da 10 anni si batte per la cultura le tradizioni ed il rinnovamento della nostra terra, sempre che veramente vi interessi o è soltanto un modo di criticare dal di fuori senza volersi mai sporcare le mani…..tipico dell’italiano (sardo)…

      • Andrea Sotgiu says:

        10 anni? tu non conosci la storia, come se l’indipendentismo l’abbiate inventato voi..Ajò, già questo basta per non darvi credito. Il vero problema è che quando manca l’elaborazione culturale, la prassi politica non può che essere così: confusa, contraddittoria, situazionista e traballante. In una parola: inaffidabile.

      • Giorgio Masia says:

        .”…… si batte per la cultura le tradizioni ed il rinnovamento della nostra terra ….” sempre in italianu però, non siat cosa.

  21. Egregio Signor Blogger, cosa ci si poteva attendere dall’evento in questione? La cacciata dei mercanti dal tempio? Evidentemente no ma, più ragionevolmente, ciò che effettivamente è accaduto. Lei, a mio avviso, è troppo severo nella stroncatura della Manifestazione, definita dagli organizzatori come “Assemblea dellla Consulta Rivoluzionaria”. Nelle Assemblee, se la memoria non mi inganna, si espongono problematiche, tesi, opinioni varie, si fa anche un pò di sano casino, si cercano soluzioni e magari alla fine di tutto si arriva anche a produrre delle proposte concrete. Certamente tutto ciò è una risposta insufficente all’ oppressione che ci schiaccia da decenni, ma è comunque una risposta. Forse il coordinamento in questione può apparire “eterogeneo”, e certamente lo è, ma i cambiamenti veri sono il frutto anche di compromessi tra soggetti “diversi” perchè le rivoluzioni, anche quelle piccoline e parziali, o si condividono tra tanti o sono destinate a fallire, come la Storia ci insegna.
    Riguardo agli Indipendentisti delle formazioni serie (IRS,Sardigna Natzione,ProGReS), ebbene sono capaci di guardare lontano fare analisi proposte concrete e, negli ultimi decenni, hanno disvelato scandali ruberie falsificazioni (rifiuti tossici, vertenza entrate, servitù militari etc). Forse sono pieni di difetti ma i meriti sono sicuramente preponderanti. Senza gli Indipendentisti il popolo sardo non sarebbe una Nazione ma solo gente sardignola.

  22. Campidanesu says:

    Come sempre caro Vito puntuale e puntiglioso, provocatorio e affascinante. 1000 per la questura, 2000 per il tuo blog e 3000 ad occhio per quanto ho potuto vedere , potremmo anche giocarceli al lotto di stato questi numeri. Parlare di Fallimento è una vera ipocrisia se non altro potrei farti una domanda ? ok la faccio… Cosa pensavi che oggi cambiasse la Sardegna oppure che il sistema crollasse definitivamente ? Oppure ancora meglio pensavi ad una Rivoluzione vera e propria con forche e vanghe ? Io ho visto un film diverso. Ho visto una bella manifestazione , certamente non sempre all’altezza per quanto riguarda gli interventi, ma ho visto tante persone appassionate unirsi intorno a questo progetto. Soprattutto forse è una delle uniche volte che ho visto le forze ( senza soldi…) indipendentiste unite sotto il palco. Ci si lamenta sempre della mancanza di proposte beh la proposta la avevi davanti agli occhi 6 metri per 5 m con scritto SOVRANITA’ . Questa piattaforma sociale potrebbe essere una alternativa al grillismo dei messia ed una alternativa ai partiti arroccati dentro quei palazzi. Le tue sono Conclusioni che rispetto ma non condivido affatto anche perchè io non ti ho mai visto una sola volta ad un incontro fatto in decine di paesi in Sardegna. Caro Vito non puoi massacrare un progetto che ha bisogno di tempo e di risorse, di elaborazione politica e di posizionarsi nei territori. Forse non sarà la Rivoluzione ma per lo meno è stato un segnale composto, ordinato a volte un po’ confuso , noi andiamo avanti , il popolo deve andare avanti.

  23. antoni sedda says:

    Scusademi. Peroe a nessunu est venniu a sa conca chi custoa ” rivolutzionarios” chistionana sempere e solu in italianu? Mescamente Felice Floris, capu de sos pastores (?) tenede su ” complesso di inferiorità ” e tando chistionada in italianu sindacalese de trinta o barant’annos fachede,e est puru cunvintu chi sos pastores lu cumprendana. Oje apo craramente pompiau totus sos telezornales, totus’os’intervistaos ana allegau in italianu. Boh.
    A su cuntrariu de su chi potha parrere eo no soe un’integralista, anzis soe ” bilingue” chistiono e iscrivo in sardu e in italianu e connosco su castillianu, su franzesu e lego e cumprendu s’ingresu. Aberu cherimos fachere sa ” rivolutzione2 chistionande sa limba de s’istadu colonialista?
    Un’atera cosa ” s’ autoreferenzialità “, totus si cherene candidaos a Presidente de sa Regione Soveranista: a bustianu l’ispettada de diritu ka, volentes o molentes est issu su prus mannu e su chi at bintu su referendum contra su nucleare, Gavinu, chi misturada sardu e italianu essit finzas simpaticu e esoticu cumente Che Guevara pacifista, Francistu s’at imbentau s’indipendentzia sene natzionalismu nè limba sarda e gai Acampora, ateros essini bocande a campu sa gherra pro sa Zona Franca cumente chi siet una novidade, Su PSdA nde chistionada dae prus de 80 annos e cuncretamnte at, pro su chi podet contare, fattu propostas de leze in Parlament, Micheli Columbu e Battista Columbu, in cussizu rezionale e pro urtimu, si si rennessidi, sa proposta de maninchedda pro s’allargamentu de sos ” Portos o Puntos Francos” a totu sa Sardinna, no at a essere sa ” solutzione” ma este in s’andala de s’Indipendentzia.
    Cherio iscriere ateru ma pro pessare ” riflettere” a sos Presidentes, pistoccu in bertula nde vada. Tando Umilidade e Volontade de Unidade aberu, lassande sas vieras de sas’illusiones maccas si nono un’ateru colonialista ” è alle porte” tzertu Grillo. Chin’istima pro totu sa Consulta

  24. I numeri della piazza odierna confermano che U.R.N. Sardinnya ha fatto una scelta opportuna nel non aderire all’invito della Consulta. I quesiti organizzativi, programmatici e anche di rappresentanza che avevamo posto erano rimasti senza risposta. Nelle prossime ore commenteremo la faccenda. Il problema principale Vito rimane l’inadeguatezza degli attuali rappresentanti indipendentisti….

    Per il momento segnalo un commento sulla nuova deriva neo-centralista dell’autonomismo Sardo: http://www.sanatzione.eu/2012/11/post-monti-la-confusione-dei-moderati-sardi-attorno-al-programma-di-montezemolo/

  25. VitoBiolchini, ma ma lei dov’era? chi non c’era dov’era? dove siete anziani rivoluzionari colpevoli della situazione sociale in cui ci troviamo, dove siete vecchi politicici che avete mangiato a 4 ganasce, pensando esclusivamente al proprio orticello, avete spolpato le carcasse lasciando le ossa in putrefazione, dove siete giovani del futuro, arrabbiati e pronti a ribaltare la situazione in cui viviamo!?…dove siete stati?…perchè non raccontate il fatto che lo stato e i sindacati hanno pubblicato la possibilità di aderire allo sciopero soltanto all’ultimo momento, causando numerose assenze….ma non importa, non è una questione di numeri di cifre di facce o di bandiere, contano le idee e mi dispiace che le persone di CULTURA e che possono avere accesso molto piu’ di me al mondo dell’informazione, sminuiscano in questo modo un evonto come quello che oggi in via Roma ha comunque acceso unnuovo orizzonte, una speranza per tutti i sardi che pensano la Sardegna come un mondo migliore dove vivere e poter creare nuovi sviluppi, diversi da quelli imposti per anni con la saras, la chimica e le costruzioni abusive……

    saluti biolchini….. e la prossima volta spero di incontrarla nelle riunioni di POPOLO!

  26. daniela says:

    voglio rispondere al signor Vitelio, sulcitano, che le sue affermazioni, ahimè messe nero su bianco, sono del tutto infondate, non corrispondono al vero e si vede che non c’è andato oggi all’assemblea del popolo sardo, perchè avrebbe sentito che per quanto poco “rifiniti e colti”, come lo sono invece i vostri cari politici, i pastori i commercianti e i vari movimenti un progetto ce l’avevano eccome!!! lei non ha citato minimamente ad esempio la questione zona franca!! Le auguro di trovarsi sotto la morsa di equitalia per capire se è o meno un cappio al collo che impedisce di vivere! Dicevo ahimè che lei queste affermazioni le mette quà per iscritto, perchè chi le leggerà senza essere stato, come lei all’assemblea di oggi, si farà un’idea sbagliata! Non solo lei non ha contribuito con la sua presenza ll’assemblea, in più lavora contro il popolo perchè fa credere una cosa per un’altra! Il concetto di sovranità alimentare, fiscale ed energetica, per dirne solo 3, e con questo chiudo, sposato da tutti i movimenti che fanno parte della consulta, ed ergo anche dei movimenti indipendentisti come iRS SNI aMpI ProgReS sposando questi concetti che poi sono sempre stati alla base dei loro progetti politici, non fanno altro che dire l’esatto contrario di quello che ha scritto lei: acquisire sempre più sovranità in questi campi permetterà di arrivare all’indipendenza con pienezza, con sovranità vera, quindi nessuno dice che si vuole prima l’indipendenza politica e che poi quella economica arriverà!!! Ma si fa un discorso ben diverso!!! La invito ad aggiornarsi, da sulcitana a sulcitano, chè siamo messi male parecchio e abbiamo bisogno di aprire gli occhi!!! Per quanto mi riguarda prima dell’indipendenza economica e politica serve l’indipendenza culturale…perchè sennò stiamo messi così, come lei ha dimostrato!

    • Mateu B. says:

      Finas sos indipendentistas an bisonzu de rinnovamentu. Doddore, Bustianu e Gavinu bi suni dae 20-30 in cue…e como bastata, ajò,,,Daniela, largu a sos zovanos …

  27. barravento76 says:

    quanta fretta di archiviare la giornata eh Vito? Sulla base dei numeri della manifestazione poi …molto molto superficiale…come bollare tutto con l’etichetta di populismo come se la cultura prodotta DA SEMPRE dagli indipendentisti fosse uguale ai vaffa di Grillo. Forse i sardi stanno ancora alla finestra, ma da oggi sanno di avere un’opzione in più. Tu continua pure a riproporre l’ennesimo progressismo che dovrebbe portare un fantomatico buon governo magari con l’etichetta partecipativa sempre proclamata, mai praticata (tranne guardacaso che dagli indipendentisti).

    f.to
    uno che lavora sui processi partecipativi da anni con giunte di centro-sinistra nel nord italia

    ah e guarda che una reale partecipazione in Sardegna porterebbe sicuro all’indipendenza, vai tranquillo.

  28. Gianfranco says:

    Vito, ma possibile che la tua faziosità non ti fa capire che “i rivoluzionari” come li hai chiamati tu sono gli stessi che si stanno cercando di costruire un trampolino per una candidatura alle Regionali e che dei Sardi gli importa poco o nulla ? I Sardi sono disattenti ma non sono stupidi. Quando uno non ha seguito la colpa non è degli altri….forse non si è spiegato bene, oppure si è fatto “sgammare” !!

    • Lucia Crobu says:

      Sono d’accordo, si sta semplicemente cercando di costruire sulle spalle del lavoro dei buoni militanti una piattaforma elettorale per le prossime regionali in modo da trattare con uno schieramento. Ma se la risposta della piazza è quella di stamani, la vedo male. C’era più gente al congresso dell’UDC.

  29. Vitelio says:

    Perché ha fallito la manifestazione di oggi? Perché hanno fallito nei mesi precedenti e seppure qualcuna ha avuto più successo di altre poi si è risolta con un nulla di fatto? Perché falliranno tutte le manifestazioni di questo tipo? Per rispondere a queste domande me ne pongo un’altra: perché io oggi non sono andato a manifestare con loro?
    La risposta, per quanto mi riguarda è semplice. Nonostante io, come tanti altri, sia mesi che non veda uno straccio di stipendio come si deve, nonostante il lavoro per la mia azienda latiti e i pagamenti (soprattutto tra privati) ancor di più mai mi sarei visto rappresentato da chi oggi ha promosso la manifestazione. Per capire meglio vediamo chi ha promosso la manifestazione: movimento pastori sardi, artigiani e commercianti liberi, indipendentisti di varie estrazioni.

    Movimenti e pastori sardi.
    Sono stati protagonisti da diversi mesi a questa parte di una serie di manifestazioni per denunciare un prezzo del latte troppo basso che non permette neanche di coprire le spese. La protesta fondamentalmente dovrebbe essere contro chi glielo compra ma raramente questi vengono nominati: gli industriali. Gesuino Muledda denunciava, qualche tempo fa, il fatto che i pastori sardi, guarda caso, erano capeggiati da una persona molto vicina agli industriali. Da più parti gli è stato detto di smarcarsi dagli industriali, di consorziarsi e cercare mercati alternativi mediante un manager capace. La pretesa pare sia che debba essere la politica a sobbarcarsi quest’impellenza. Non parliamo poi delle manifestazioni contro le carni importate che in un mercato libero non devono e non possono esistere.

    Artigiani e commercianti liberi, partite iva, antiequitalia.
    Io provengo dal Sulcis ma onestamente faccio fatica ad identificarmi con questo movimento. Chi ha avuto modo di partecipare alle loro riunioni ha assistito ad un continuo lamentarsi della situazione attuale e il colpevoli sono due: i politici ed equitalia. Equitalia oramai è il loro nemico giurato numero uno, una sanguisuga che non è in grado di capire la loro situazione. Forse, in parte, hanno anche ragione ma ciò che è disarmante sono le soluzioni che elencano per uscire da questa situazione spesso talmente sconclusionate che alla fine, incalzati dai giornalisti ne escono sempre con “la gente e incazzata nera”. E purtroppo, spesso, oltre questa affermazione non si va.

    Indipendentisti.
    Di cosa stiamo parlando? Di movimenti e partiti che non riescono ad andare neanche d’accordo tra di loro? Ogni volta che nasce un nuovo movimento c’è sempre dietro l’angolo una scissione. Invece di creare un grande partito indipendentista si continua a crearne di nuovi sempre più piccoli e ininfluenti. A cosa serve? Ma poi di che indipendenza parliamo? Ha senso parlare di indipendenza politica se non si riesce a fare nulla per quella economica? La loro risposta è: se otteniamo quella politica sarà automatica quella economica.
    E io mi chiedo: e grazie a quale classe politica? A quella rappresentata dai movimenti indipendentisti che non sono in grado di andare d’accordo neanche tra di loro oppure a quella sta governando ora la regione e i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. Quando inizieranno a dimostrarmi che economicamente la Sardegna può farcela da sola allora potrò iniziare a seguirli. Per ora non ci sono ancora riusciti.

    Questo è il motivo per cui oggi non sono andato a manifestare e probabilmente come me la pensano tanti altri sardi che seppur in difficoltà fanno fatica a vedersi rappresentati da chi ha manifestato oggi.

  30. Francu says:

    la rivoluzione non é di questi tempi. Bisogna sparare, mi sporco di sangue e non so cosa mettermi. Poi questo weekend no perché ho una degustazione di vini biologici, un seminario di meditazione trascendentale e un massaggio olistico giá pagato su groupon

    • Neo Anderthal says:

      @Francu,
      Francamente il fatto che non ci sia tanta gente disposta a sparare -e quindi, non secondariamente, a farsi sparare, e a spargere sangue anche proprio- mi sembra un progresso.
      Un bel progresso, non ti pare?

      • Francu says:

        Abbi pazienza sono fermo a Lenin. Peró potremmo lanciare un bel concorso di idee o ancora meglio un bel tavolo di concertazione con tante sedie e discutere di come fare la rivoluzione

      • Neo Anderthal says:

        Carissimo Francu, al momento in cui scriviamo, novantacinque anni dopo l’Ottobre Rosso, Lenin -ammesso che lo si debba portare ad esempio interamente positivo, e non è detto- è allo stato di mummia. E le mummie sono in genere pazientissime.
        Pur auspicando, come mera ipotesi, una “Thriller Night” in cui i Compagni Zombie interverranno a scatenare la scintilla ( o Искра che dir si voglia) rivoluzionaria, non mi pare che un secolo di rivoluzioni tentate e/o riuscite sul piano militare abbia dato frutti troppo fecondi, quanto a liberazione dell’umanità dallo sfruttamento, purtroppo.
        Con la realtà occorre anche fare i conti -non nel senso dei titoli nobiliari- e il moderno Principe non sta realisticamente in nessun Partito Rivoluzionario sulla piazza, e per nostra e loro fortuna i “rivoluzionari” sono in realtà romantici e/o parolai.
        La rivoluzione non è di questi tempi per il semplice fatto che si fa per questioni di vita o di morte, sempre che coinvolgano larghe masse popolari, come in occasione di guerre, carestie, crisi arrivate sino in fondo. Il livello di vita dell’Italia e anche delle regioni “annesse” e povere come la Sardegna è comunque -e ancora per fortuna- abbastanza distante dal livello di disperazione generale richiesto e necessario.

        Ma non si sa mai, ricordiamoci l’Inno di Garibaldi -solo rivoluzionario che l’Italia abbia mai avuto- che se non sbaglio iniziava con:
        “Si scopron le tombe, si levano i morti;
        I martiri nostri son tutti risorti:
        Le spade nel pugno, gli allori alle chiome…”

        Attualissimo, infatti, e di gran moda. Compagni Zombie, all’attacco! Rivoluzione!

  31. Urlo De Vastante says:
    • Neo Anderthal says:

      Urlo, gentilmente mi illustreresti i pro – se ce ne sono- e i contro -se credi- della Abolizione del valore legale dei titoli di studio, come da programma M5S, pagina 15?

      • Oh ! Guarda che è già incredibile che tu sia arrivato fino a pagina 15 per trovare una cosa che non ti piace.

      • Neo Anderthal says:

        Ale, ti stupirò, ma l’ho letto tutto. Sembra che io sia entrato in possesso di una adeguata capacità di lettoscrittura, almeno secondo la mia maestra, già molti anni fa.
        Le cose su cui sono d’accordo sono tantissime, ma anche quelle che non condivido sono parecchie, e meno ancora sono convinto dell’insieme, sia per le contraddizioni evidenti sia per la massa rilevantissima di questioni che NON sono neanche sfiorate. alla rinfusa te ne elenco un paio di altre.

        1) Questione pensioni -e relativi annessi e connessi, vedi esodati-? non pervenuta.

        2) Come si fa a premettere: L’informazione è uno dei fondamenti della democrazia e della sopravvivenza individuale. Se il controllo dell’informazione è concentrato in pochi attori, inevitabilmente si manifestano derive antidemocratiche. Se l’informazione ha come riferimenti i soggetti economici e non il cittadino, gli interessi delle multinazionali e dei gruppi di potere economico prevalgono sugli interessi del singolo…
        e poi concludere proponendo:
        • Eliminazione dei contributi pubblici per il finanziamento delle testate giornalistiche
        Se l’informazione è essenziale allora può anche essere che sia un bene pubblico da tutelare? No? Se per diverse parti delle attività economiche -in realtà e di volta in volta per quasi tutte- si prevedono contributi e sgravi, perché per un bene sostanziale per la democrazia come il pluralismo informativo non si dovrebbe in nessun modo contribuire?
        -per non dire della campagna forsennata contro TUTTI i giornali e per impedire che chiunque del gruppo disobbedisca al diktat conro la Tv, non sia mai che qualcuno scopra chi sono e che dicono i “grillini”, preludio alla infornata di personaggi ora sconosciuti e domani scilipotici che Grillo farà entrare in parlamento-
        3) Diritti civili e sociali -dalla parità elle unioni alla regolamentazione della rappresentanza sindacale-? NULLA
        Diritti dei detenuti, legge sulla tortura? NULLA
        Politica estera? NULLA

        E potrei continuare a lungo -neanche tanto, vista la ridotta consistenza del Programma Rivoluzionario a 5 Stelle-

      • Ah ecco… mi pareva che qualcosa la trovavi anche nelle pagine prima…
        Comunque il bilancio mi sembra positivo: tantissime cose che ti piacciono vs parecchie che non ti piacciono.
        Provo a rispondere ai 3 punti sollevati.

        Riguardo l’1 ed il 3: molte questioni di carattere nazionale non sono affrontate nel programma ora disponibile, per un motivo molto semplice. Il programma è stato pensato per elezioni comunali. Fino a meno di un anno fa il M5S aveva come obiettivo quello di fare entrare un rappresentante in ogni comune. Gli eventi sono precipitati e il consenso ha superato le aspettative. Il programma sarà ampliato e completato da qui alle elezioni, col contributo di tutti coloro che vorranno dare una mano. Se tu ci tieni puoi registrarti ed accedere alle discussioni in merito ai punti da inserire, quelli da modificare, quelli da eliminare. Se ti fossi registrato tempo fa avresti potuto accedere anche alle votazioni che sceglieranno i candidati per il parlamento. E non è cosa da poco, visto il metodo di scelta che è in uso tra i partiti.

        Riguardo il punto 2.
        Sono d’accordo che l’informazione pubblica ed il pluralismo nell’informazione sia un bene comune. Ma questo bene comune non è veicolato dalle testate giornalistiche.
        La Rai è l’informazione pubblica; per questa si paga un canone salato e va riformata. Il perché è inutile specificarlo, lo sappiamo. Internet deve veicolare l’informazione pubblica, ed è necessario per questo portare internet nella casa di tutti (io riformulerei il canone estendendolo alle telecomunicazioni: si paga un canone per internet, telefono e tv, tutto compreso, come in Svizzera).
        Le testate giornalistiche sono soggetti privati e i loro interessi non corrispondono alla collettività, ma a specifici settori privati e/o a specifiche persone fisiche.
        Secondo me deve essere garantita la possibilità di aprire un’attività, con un contributo pubblico – una tantum, all’inizio – che serve per avviare l’attività, da restituire in comode rate ad interessi zero, ma solamente se questa attività produce un beneficio per la collettività (nello specifico: una attività di informazione tramite carta stampata o internet o radio). Devono essere stabilite regole ferree che evitino un eventuale abuso del contributo, o una truffa eventuale. Poi si seguono le regole del mercato: chi è bravo e competente resta in piedi; chi non lo è chiude e fa altro.
        I finanziamenti pubblici a fondo perduto, elargiti par mantenere in vita – quasi fosse un accanimento terapeutico – realtà marce ed incancrenite, non possono più esistere.

        Riguardo poi le insinuazioni su eventuali personaggi scilipotici: sono insinuazioni e tali rimangono fino a prova contraria; c’è da precisare però che dalle altre parti, le prove contrarie, si sono già manifestate ripetutamente.

      • Neo Anderthal says:

        Riguardo i punti 1 e 3, mi dai atto che un programma non c’è. Negli interventi pubblici del Capo -o come si chiama- questo particolare non emerge. Chissà perché.
        Sul punto 2, libertà di stampa, rimango della mia opinione. Parlare di mercato e di capacità di restare sul mercato significa non avere troppo chiaro il quadro economico della stampa, delle emittenze e della editoria web.
        Semplicemente il “mercato” primo è la pubblicità, non l’acquisto da parte dei consumatori, e ciò è tanto più vero se si guarda non tanto alla stampa quanto al mondo dell’informazione in broadcast -Tv e Radio- oppure on line.
        Se chi paga è solo o principalmente l’inserzionista, ci si può attendere elementi di critica serrata della cultura della merce, del consumismo? Io credo proprio di no.
        Ecco perché serve una informazione che non basi tutto sulla sola capacità di “stare a galla” in un mercato costituito da chi compra la pubblicità e se la aspetta non solo negli spazi appositi, ma nella stessa linea editoriale.
        Ricorderai bene, spero, i ripetuti inviti fatti da Berlusconi agli imprenditori affinché non concedessero -per lui “regalassero”- soldi con le pubblicità a chi propagava quelle che a suo dire erano “visioni negative”.
        Quindi credo che un sostegno pubblico all’editoria non sia uno scandalo. Certo non si può continuare col sistema orrendamente partitico e abusivo di adesso -quello che ha garantito ingenti finanziamenti per “Il Campanile” di Mastella o per il fantasma dell’Avanti! di La Vitola, ma un sostegno alla libertà di stampa -e per fare un esempio al “Manifesto”- non andrebbe escluso in linea di principio.

        Quanto a quelle che tu chiami insinuazioni -e io chiamo previsioni- si sono già realizzate e sono uno dei portati possibili e probabili in partiti a forte impronta personalista e autocratica.
        È successo infatti con Di Pietro, che ha preferito la fedeltà -promessa- a lui stesso, rispetto alla coerenza, e infatti ha piazzato prima i Di Gregorio/Papalla e poi le macchiette Scilipoti e Razzi.
        D’altra parte, che questo sia possibile nuovamente lo dicono implicitamente gli stessi grillini -pardon, attivisti 5 Stelle- negli insulti riservati al consigliere regionale emiliano Favia e alla povera Federica Salsi, tutti e due gratificati dal paragon/epiteto “scilipoti”.

      • Si, riguardo i punti 1 e 3 è così. Si sta discutendo però. Grillo risponde a chi dice: “quelli li non hanno nemmeno un programma”; il programma c’è e si sta completando.

        Riguardo al punto 2 poi, è proprio come dici tu: “Certo non si può continuare col sistema orrendamente partitico e abusivo di adesso”.
        Ma l’alternativa non può essere togliere i soldi a Mastella e darli al Manifesto. Un aiuto o lo dai a tutti, o non lo dai a nessuno.
        Se il Manifesto non vende, chiude. Oppure può provare a riorganizzarsi per reggersi sulle sue gambe. L’esempio del portale “Lettera43” è interessante.
        Il discorso sul mercato davvero non lo capisco. La pubblicità va dove ci sono consumatori. Le due cose sono legate, in ogni tipo di media. Stiamo parlando di attività private di tipo commerciale. Vendere giornali non è un’arte. Poi quello che mi importa di più è che ci sia un’informazione imparziale rispetto al mondo della politica, del governo, dell’industria e della finanza. Che sia imparziale rispetto al consumismo sta un gradino più in basso, nella scala delle priorità. Per quello si può sempre insegnare Pasolini a scuola.

        I problemi che riguardano Favia e Salsi e Tavolazzi sono diversi fra loro, e non sono assolutamente paragonabili alle vicende che si sono viste in Parlamento.
        Le tue rimangono insinuazioni, fino a prova contraria.

      • Neo Anderthal says:

        Le vostre, quelle degli attivisti a 5 stelle, sono insinuazioni -anche se spero bene di non doverti includere nel mazzo dei Casaleggius-.
        Sono i supporter del M5S a stigmatizzare gli “scilipoti”, includendo chi si permette di portare un dibattito fuori da Grillogy, disobbedendo a Ron Hubbard Casaleggio.
        Le mie rimangono previsioni, preoccupazioni che condivido con qualche voce che al “vostro” interno, prontamente scomunicata da sacerdoti e zeloti.

      • Riguardo queste due frasette cariche di stereotipi, cosa vuoi che ti dica…
        Bisogna approcciarsi alle questioni con mente aperta per capire che non c’è nessun “attacco alla disobbedienza”. Si criticano fortemente atteggiamenti personalistici che contrastano con l’idea. Perché la coerenza è tutto. Se poi sull’idea si carica un significato tale da renderla “atto politico”, allora l’incoerenza diventa ancora più grave, e non ce lo possiamo permettere, perché l’onestà è anche quella intellettuale.

        Per spiegare, per ogni caso, il perché nel merito, ci vorrebbe un posto gigantesco e… insomma…
        Donnie Brasco direbbe “che te lo dico a fare…”

        E poi non voglio fare la figura del topoc che balla quando Vito non c’è.

      • Neo Anderthal says:

        Anche io eviterei, ma visto che ti metti in ballo, allora “ballarò”.
        Le “frasette” sono cariche di stereotipi? Può darsi, ma certo che le risposte dei sedicenti Uomini Liberi del M5S corrispondono tutte a un format preconfezionato, che chiamalo come vuoi ma per me ha chiaramente i contorni della supina acquiescenza, della delega in bianco alla figura carismatica. O anche a una strategia che non riempie di contenuti il vuoto dei programmi, proprio perché così può catalizzare meglio il malcontento, lasciando che ognuno possa proiettare liberamente le proprie fantasie sui “salvatori”.

        Mi dai comunque atto che, in onore a quella che chiami coerenza, per gli aderenti al movimento le libertà di parola sono ad uso limitato, mentre la fantasia e la libertà di espressione per -e di insulto, ma “che te lo dico a fare”- sono autorizzate specialmente se malamente utilizzate contro chi, pur facendo parte del movimento si presta al confronto e non al monologo, senza chiedere permesso.
        Per questo è espulso, marginalizzato, violentemente schernito.
        Questa è una evidenza, il Movimento 5 Stelle deve parlare con una voce sola, quella del Capo, “perché la coerenza è tutto” e chi mai può essere più coerente del Capo a proposito delle libere opinioni del Capo?

      • Neo Anderthal says:

        P.S. “la pubblicità va dove sono i consumatori”. Non è vero, come Biolchini ti potrebbe spiegare e ha spiegato anche qui diverse volte.
        Questo vale solo nel caso di organi di stampa -guarda caso sempre di proprietà di vasti gruppi imprenditoriali- che sono nella condizione di non poter essere ignorati, per radicamento e/o proporzioni. Tutti gli altri o subiscono il ricatto o, come ora, soccombono.
        E tra giornali fasulli come quello di Mastella e “il Manifesto” c’è una differenza enorme, come è possibile non vederla?

      • La pubblicità va sempre dove sono i consumatori. Il Italia il problema riguarda proprio il fatto che il mercato è falsato e corrotto dai finanziamenti di stato.
        Se il mercato fosse libero dal ricatto politico, andrebbe dove conviene a lui, cioè dove ci sono i consumatori. Tu hai citato un esempio palese: quello di SilvioSuperstar che diceva, in un incontro con Confindustria, di dare pubblicità a chi garbava di più a lui (cioè a chi scriveva il falso, praticamente). Lo ha potuto fare, così, “a facci manna”, perché il finanziatore più grosso del sistema informativo, era lui al Governo, e giocava partendo da una posizione di forza incontrastabile.
        Quindi il punto è questo: il governo non può avere una posizione di forza rispetto all’informazione. E i soldi pubblici devono essere spesi solo per l’informazione pubblica; non per l’informazione fatta da testate che sono proprietà di vasti gruppi imprenditoriali, come dici tu.
        La differenza tra il Manifesto ed il Campanile credo che sfiori il diritto penale, ma il punto sta nel trovare un sistema di sostegno che sia uguale per tutti. Il mio l’ho detto: si aiuta chiunque voglia iniziare, poi però (eliminate le ingerenze che drogano il mercato) si va avanti sulle proprie gambe o si chiude.
        Se tu lanci soldi pubblici a palate sui quotidiani e periodici, stai trasformando una casta di giornalisti (quelli assunti a tempo pieno) in dipendenti statali, e di contro stai favorendo lo sfruttamento di tutti gli altri giornalisti che vengono pagati un tozzo di pane per ogni articolo.
        Il sistema va resettato.

      • Neo Anderthal says:

        No, la pubblicità va dove può trarre il massimo vantaggio per l’inserzionista, e il mercato è viziato e corrotto anche e non secondariamente dal “comparaggio” tra organi di informazione poteri economici, non ultimo il potere degli inserzionisti.
        Una degli aspetti da cambiare, se si potesse, per me sarebbe proprio l’arbitrio nella scelta delle inserzioni, in favore di un sistema che neutralizzi il potere di ricatto economico.
        In altre parole l’inserzione pubblicitaria dovrebbe essere fatta il più possibile con criteri legati al target che quell’organo di stampa raggiunge, senza “vantaggi” aggiuntivi e/o ritorsioni per chi -per esempio- svela qualche difetto di un dato prodotto.

    • Ah, Vito, ma possiamo postare i programmi dei partiti?
      Perchè siccome ci sono le primarie del centrosinistra qualcuo potrebbe pensare di usare il tuo blog per fare un pò di propaganda. Possiamo?

  32. A Garibaldi ne sarebbe bastata la metà…

  33. Paola Piroddi says:

    Mi ricollego al discorso della democrazia partecipativa e al fatto che anche a Cagliari, con l’elezione a sindaco di Massimo Zedda si pensava che l’amministrazione di centrosinistra avrebbe proposto nuove forme di partecipazione della cittadinanza alla cosa pubblica. E condivido in pieno il fatto che finora non sia stato così. Ho gestito per ben 6 anni il progetto del Consiglio Comunale dei Ragazzi e delle Ragazze con l’Amministrazione di Centro Destra che, secondo il senso comune, avrebbe dovuto escludere a priori questo progetto.

    Si è trattato di una bellissima esperienza che ho portato a Cagliari attraverso gli amici dell’Emilia Romagna (i cosiddetti comunisti…!) con cui ho collaborato e collaboro da ben 16 anni visto che si tratta della Regione che in Italia è all’avanguardia nelle Politiche Sociali e nelle forme di coinvolgimento della cittadinanza nella gestione della “cosa pubblica”. Sicuramente non è stato facile far approvare per la prima volta il progetto che promuovevo insieme agli amici “comunisti” emiliani!
    Eppure li abbiamo convinti e siamo andati avanti per ben 6 anni, riconfermati da diversi Assessori (sempre del Centro Destra) ma sempre con le stesse scuole e le stesse insegnanti che ci hanno seguito per tutti questi anni con costanza e professionalità e ragazzi che partecipavano con consapevolezza, senso di responsabilità ed entusiasmo. Un Gruppo di Progetto, così si chiamava il gruppo di gestione del CCRR composto da facilitatori, insegnanti, operatori comunali, ecc. con idee politiche estremamente diversificate ma mai espresse nella consapevolezza che il senso civico non abbia colore politico e che i ragazzi possono dare un contributo alla soluzione dei problemi che li riguardano attraverso il loro sguardo diverso da quello degli adulti.

    Arriva l’Amministrazione Zedda e cosa succede? Cancellato Consiglio dei Ragazzi e delle Ragazze senza nessuna spiegazione e senza un perchè.
    I Consigli dei Ragazzi e delle Ragazze costituiscono una modalità educativa che permette ai ragazzi di confrontarsi, di gestire la conflittualità nella ricerca di soluzioni che non soddisfino le esigenze dei singoli, ma quelle di tutta la collettività di cui si è parte, rendendo in tal modo effettiva la pratica della partecipazione attraverso l’espressione delle proprie idee, esigenze e dei propri desideri, nell’esercizio consapevole dei propri diritti.
    L’Amministrazione Zedda avrebbe dovuto dimostrare di condividere questi presupposti, di rispettare il diritto di bambini, bambine, ragazzi e ragazze a esprimere le loro opinioni; proseguire il discorso di educazione alla democrazia e alla cittadinanza responsabile considerando la città e il territorio come laboratorio; orientare bambini e ragazzi a dare un contributo alla soluzione dei problemi che li riguardano, insieme agli adulti, per il bene della comunità.
    E invece non ha fatto nulla di tutto questo. E per di più senza neanche darci una risposta.
    Ma quale partecipazione! Ormai siamo sempre più trattati come oggetti, numeri da usare per la campagna elettorale ma niente di più. Che delusione.

  34. Anonimo says:

    la rivoluzione russa

  35. Anonimo says:

    Perchè quando parli di Grillo e delle risposte discutibili (quali per esempio eliminare finanziamenti ai partiti, parlamento pulito etc…) non descrivi quali per te siano le risposte discutibili e generiche…visto che mi pare che di generico forse c’è tutto il resto a parte lui…laddove, per esempio in Sicilia, ha dimostrato di riuscire ad essere il primo partito eletto senza beccare un’euro di soldi pubblici?

  36. Domandina-ina-ina da una totalmente esterna a considerazioni democratiche: ma non sarà che questo famoso metodo democratico non funziona? Non sarà che, citando la canzone, la democrazia semplicemente non funziona? Non sarà che questi cortei non servono a niente e sono solo la riproposizione locale di manifestazioni nazionali similari? Magari la nostra protesta ha forme differenti dalle altre, non dico migliori o peggiori ma differenti. O magari la nostra forma politica non è rappresentativa, io ci penserei. Mi scuso se la mia può risultare una provocazione, non è questo il mio intento. Adiosu.

  37. Le rivoluzioni non avvengono su convocazione: avvengono e basta, quando una miccia sufficiente, che può essere la tassazione coloniale di un carico di te, come la frase infelice di una regina, fa da detonatore dell’esplosivo della collera e del rancore popolare. Ma inutile illudersi: gli italiani, ed i sardi che in quanto italianizzati hanno preso sempre più del carattere italiano, non hanno la rivoluzione nel sangue, e temo che anche dalle nostre parti vicende come quella di Pratobello sarebbero oggi irripetibili, anche da parte delle battagliere popolazioni barbaricine. La logica di fronte alle difficoltà è, invece, il “calati giunco che passa la piena”, e credo che un po’ tutti si stia aspettando che passi in qualche modo la “piena”, più che quella della crisi, che è l’irreversibile crisi del sistema capitalista come l’abbiamo storicamente conosciuto, quella della peggiore delle terapie, ossia quella neoliberista in uso.
    Il fenomeno Grillo è sempre più preoccupante, ma Grillo rischia seriamente, se salterà l’accordo sulla legge elettorale e resterà il Porcellum, di vincere le elezioni e di essere il prossimo Presidente del Consiglio. Non sono certo alternative credibili, per chi non è sufficientemente vaccinato dal virus dell’antipolitica, quelle rappresentate dalla sconcertante pochezza culturale e dall’approccio fondamentalmente di destra delle “giovani promesse” come Renzi e Zedda.

    • Grillo non si candida.
      Lo ha già detto 4000 volte.
      Una sua eventuale candidatura non sarebbe appoggiata dagli stessi appartenenti al M5S.
      Eppure – aridaje – ogni giorno c’è sempre chi grida “al lupo al lupo!”

      “Antipolitica” è un termine sempre più usato a sproposito.

      “Populismo” è il termine più abusato, sempre a sproposito. Nasce con un significato democraticamente positivo che viene quotidianamente storpiato. Si modifica il significato ed il Senso, di conseguenza, si smarrisce.
      Lo si usa addirittura nella carta d’intenti da sottoscrivere per le primarie
      “Faremo in modo che buona politica e riscossa civica procedano affiancate. Il traguardo è ricostruire quel patrimonio collettivo che la destra e i populismi stanno disgregando: la qualità della democrazia, la legalità, la cittadinanza, la partecipazione.”

      Dalla Treccani
      populismo Termine usato per designare tendenze o movimenti politici sviluppatisi in differenti aree e contesti nel corso del 20° secolo. Tali movimenti presentano alcuni tratti comuni, almeno in parte riconducibili a una rappresentazione idealizzata del ‘popolo’ e a un’esaltazione di quest’ultimo, come portatore di istanze e valori positivi (prevalentemente tradizionali), in contrasto con i difetti e la corruzione delle élite. Tra questi tratti comuni hanno spesso assunto particolare rilievo politico la tendenza a svalutare forme e procedure della democrazia rappresentativa, privilegiando modalità di tipo plebiscitario, e la contrapposizione di nuovi leader carismatici a partiti ed esponenti del ceto politico tradizionale.

      Non si rendono neanche conto che dire “riscossa civica”, “patrimonio collettivo”, “partecipazione”, significa usare un atteggiamento populista.

      • A voler spaccare il capello in quattro, nel recente “comunicato politico”, mi pare, numero 51, Grillo si è presentato come “capo politico” e “garante”, e c’è chi ha tradotto le sue parole in termini che rivelano una certa furbizia giuridica, che magari non sarà di Grillo ma dei suoi consiglieri, che sono sicuramente migliori di quelli di Zedda: vigendo il “Porcellum”, o comunque un sistema elettorale che ne mantenga certe caratteristiche, il nome del “candidato premier” da indicare per le coalizioni è nulla di più che quello del “capo politico”, del nome di riferimento della coalizione, che non implica però, Costituzione alla mano, alcun vincolo giuridico né per il presidente della Repubblica – ci si augura che il prossimo sia maggiormente osservante dei limiti delle proprie prerogative di quanto lo sia stato e lo sia il “comunista di destra” Napolitano – né per gli stessi eletti della coalizione.
        Possiamo, quindi, escludere che, a parte l’inserimento dell’indirizzo del blog nel simbolo del movimento 5 stelle, come nome del “leader” ci sia quello di Grillo?
        Per intenderci, risulta anche a me che Grillo si sia “autoeliminato” in omaggio alle regole del Movimento, principalmente a causa della condanna definitiva per omicidio colposo – su cui peraltro è molto più duro con sé stesso delle varie leggi penali ed extrapenali che fanno derivare da simili precedenti conseguenze negative – però ricordiamoci che in democrazia i “titoli” non sono quelli previsti dalle gare d’appalto o dalle normative applicabili ai concorsi pubblici, ma semplicemente prendere i voti. Berlusconi è diventato premier senza avere un briciolino di esperienza legislativa o amministrativa nel settore pubblico – a differenza di quanto capita regolarmente ai candidati alle presidenziali USA, compreso Mitt Romney che è pur sempre stato governatore del Massachusetts – e in qualche modo ha ammesso di averci messo quasi 20 anni prima di capire i meccanismi che governano la complessa macchina statale di cui il Presidente del Consiglio rappresenta l’apparente vertice.
        Comunque, non è certo l’eventualità di Grillo premier che può considerarsi inquietante. Ci sono dei programmi. C’è un’elaborazione dapprima istrionica, poi sempre più approfondita, che non nasce oggi: della questione acqua pubblica, e dell’importanza strategica della risorsa idrica (l’acqua che diventerà il petrolio del XXI secolo) Grillo si occupa da circa 20 anni.
        Desta dubbi, casomai, l’eccessiva “apertura a 360 gradi” del marketing grillino, tendenzialmente in contraddizione con certe proposte programmatiche del Movimento 5 Stelle, che sembrano collocarsi perlopiù tra la piattaforma di Sel e quella della “nuova politica” sudamericana, quale ad esempio quella espressa dal peronismo di sinistra argentino (Cristina Kirchner ha rivendicato, in faccia al FMI, di essere keynesiana) ma che, in un “paese normale”, e non condizionato da logiche di subalternità alla triade BCE-FMI-Ecofin, sarebbero ampiamente condivisibili da gran parte del PD e perfino da ampi settori di un ben più forte Partito Democratico, quello che ha come leader un certo Barack Obama. Forse, questa dovrebbe essere tendenzialmente la piattaforma di una “nuova sinistra”, invece si trova un po’ di tutto tra coloro che pensano di votare Grillo, soprattutto molti berlusconiani pentiti. Non rischia questo di essere un voto di protesta contraddittorio, senza costrutto, e che magari rischia di contaminare l’attuazione di programmi per molti versi ampiamente condivisibili? C’è poi ancora il nodo dello “ius sanguinis”.
        Vorrei precisare che comunque ci andrei piano a trattare molti ex elettori di berlusconi come “merce contaminata”: in larga misura si tratta pure di ex elettori di sinistra, che però, purtroppo, nell’incultura politica che ha devastato quest’ultimo ventennio e di cui ci sono evidenti tracce anche nei comportamenti e nelle vedute sconcertanti di uno che sarebbe “di sinistra” come il sindaco di Cagliari, nel transitare verso Berlusconi soprattutto per disillusione verso la sinistra storica, hanno purtroppo introiettato anche concetti chiave dell’incultura berlusconiana. Avranno capito questi elettori di essere stati presi ampiamente per i fondelli, di aver seguito un leader che ha spesso fatto ricorso all’antieuropeismo in chiave puramente demagogica, da “partito di lotta e di governo” in senso deteriore, per poi sposare in pieno le ricette neoliberiste imposte dall’alto coi noti e rovinosi esiti in danno soprattutto della classe media? Il M5S non mi pare affatto neoliberista, ma questo dovrebbe essere un nodo da sciogliere.
        La domanda, al di là di Casaleggio e annessi e connessi, è molto semplice: se e quando si giungesse finalmente, da parte di una vasta platea e non dei pochi che usano informarsi, a una compiuta conoscenza dei programmi e delle idee di Grillo, comprese quelle spiccatamente “di sinistra” su cui vi sono significative convergenze con quell’area politica che va da Sel – parliamo ovviamente di Vendola, non di Massimo Zedda e dei personaggi a lui più vicini, che rivela sempre più un’impronta inquietante da “comunista di destra” alla Napolitano, per molti versi a destra del PD risentendo probabilmente della formazione politica del padre, notissimo ultramigliorista amico del signore del Colle – al PRC, quanti dei consensi attuali di cui è accreditato il M5S pensa di conservare?
        Per quanto mi riguarda, comunque, considero più inquietante l’ipotesi di Renzi premier.

      • Per rispondere alla prima domanda: si, possiamo escludere che sul simbolo ci sara il nome “Beppe Grillo”. Il sito è stato messo perché è il riferimento per le informazioni inerenti il m5s. Il sito è stato e continua ad essere un riferimento per le idee, non per la persona. Sono due cose molto diverse.

        L’apertura a 360% desta dubbi a te, ed io riesco solo ad intuire il perché; non lo capisco per intero. L’apertura è una conseguenza diretta della natura del m5s.
        Non c’è un’organizzazione che si struttura per raggruppare persone attorno ad una idea o ad una ideologia. Non si sceglie prima cosa fare, e poi con chi farlo.
        Col m5s si rovesciano tutti gli schemi. Ci sono persone che si ritrovano per un rinato spirito di partecipazione, e discutono partendo da punti diversi, a volte opposti. Poi si trova una sintesi.
        Quello che ne viene fuori è sempre un senso di giustizia sociale, da applicare con regole radicali, per eliminare le disuguaglianze che l’avidità, nel tempo, ha prodotto.
        Il m5s è un prototipo di collettività che riprende il controllo su se stessa. E’ allo stato embrionale ma cresce molto in fretta. E’ anche una fase in cui gli aiuti sono graditi.

        L’ultima domanda, per me, non ha importanza. Andrà come deve andare. Il m5s non funziona in base al consenso. Se il consenso sarà dello 0,1% non si cambierà linea per racimolare consenso. Le idee rimarranno tali finché non saranno smentite nel merito; fino ad allora saranno ribadite indipendentemente dal consenso.
        Cambiare linea in base al consenso è prassi partitica; puro opportunismo che non ha niente di “politico”. Questa è la vera antipolitica, la ricerca del consenso indipendentemente dall’idea. E’ una cosa che mi fa molto schifo.

        Per le vicende che riguardano il Sud America, geopolitica, politiche Keynesiane contro politiche Freidmaniane, consiglio il sito di Sergio di Cori Modigliani. Le idee che circolano nel m5s sono molto keynesiane.
        Keynes si definirebbe “moderatamente grillino”, come Beppe Grillo, d’altronde.

      • Vito Biolchini says:

        Scusate, il dibattito è interessante ma siamo totalmente off topic. Vi prometto che farò presto un post sul programma di Grillo.

      • Neo Anderthal says:

        Quando il gatto dorme i topic ballano, Vito.

  38. Ismaele says:

    Forse quando un movimento non riesce a dare sbocchi (democratici ma concreti) a una protesta quello stesso movimento si esaurisce, non prima di essere passato attraverso la fase autoreferenziale (forse per questo alla fine le facce in piazza sono sempre le stesse) e non senza aver lasciato dietro di sè ancora più rassegnazione e disillusione.

  39. Alex77 says:

    Purtroppo ci sono anche molti commercianti o artigiani che pur appoggiando la forma di protesta non si possono permettere di chiudere neanche per mezza giornata. Siamo arrivati al punto di essere schiavi dello stato volenti o nolenti.

  40. Crobeddu says:

    Pitticca sa figura leggia

  41. Supresidenti says:

    anche stavolta caro vito sono d’accordo con te. se erano davvero duemila sono proprio pochi, anche perche per quanto mi riguarda, a parte i soliti militanti indipedentisti sulcitani che vedo sempre con simpatia, gli altri miei conoscenti che ho incontrato alla manifestazione andrebbero presi e buttati al mare, insieme ai militari e ai colonialisti vari.
    spassiari.

    • Gianfranco carboni says:

      Sui numeri non mi soffermerei Amici Vito e Matteo, se parliamo di Revolution anche il Fidel e Guevara erano in 40. La questione è altra scorramento, dissillusione e “vai avanti tu che io ridi. La politica dell’immagine, di giovini e vecchi, di dinosauri, ha superato quella dei contenuti per cui, tutto diventa piu’ difficile. Perfino argomenti oggettivi e palesi provocano nei cittadini dubbi riserve e preoccupazioni di essere fregati per l’ennesima volta.

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