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Il caso Amazon, i quotidiani sardi e quei barbari dell’informazione on line che premono ai confini dell’impero

“Dobbiamo la sopravvivenza in libertà a tutti i barbari che trovi nei libri di storia: goti, burgundi, celti, germani, unni, vandali e tutti i popoli che attaccarono l’impero prima mettendolo in ginocchio poi atterrandolo e infine distruggendolo”. 

Sergio Atzeni, “Passavamo sulla terra leggeri”

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Da ben cinque giorni i sardi che si informano sulla Rete sanno che Amazon aprirà una sua sede nell’isola, con una ricaduta stimata di circa 600 nuovi posti di lavoro. È una notizia, vero? L’hanno riportata (cito in ordine sparso) CagliarIpad, Sardinia Post e il sito di Radio Press. I sardi che si informano solo leggendo i quotidiani locali questa notizia invece non la conoscono, perché l’Unione e La Nuova continuano incredibilmente a ignorarla. Ce l’hanno con Renato Soru che l’ha resa pubblica in un convegno a Lodine? L’hanno verificata, hanno scoperto che non è vera e non vogliono sputtanare Soru? Oppure pensano che semplicemente non sia una notizia? Sia come sia, di Amazon in Sardegna l’Unione e la Nuova non ne parlano.

Per quale motivo l’Ordine dei Giornalisti e l’Associazione della Stampa (il nostro sindacato unitario) continuano a fare convegni e incontri per mettere tutti i guardia dalle insidie dell’informazione on line, e non ci spiegano invece come mai nei templi del giornalismo sardo si possano ignorare notizie così? E il caso Amazon, credetemi, è solo l’ultimo della serie.

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Il mondo sta cambiando, tutto sta cambiando e non volete che cambi anche il giornalismo? L’importante è accorgersene. Ma non è solo l’impatto delle nuove tecnologie a mettere in difficoltà i giornali di carta. Anzi.

Da oltre un decennio l’informazione è diventata una merce come le altre. I grandi gruppi editoriali hanno gonfiato a dismisura i giornali, che hanno raggiunto foliazioni inimmaginabili sino a qualche tempo fa, trasformandosi in grandi contenitori di notizie e di pubblicità. Al quotidiano si aggiungono dorsi, inserti, riviste. I giornalisti solo in minima parte devono cercare le notizie, perché il loro compito è soprattutto quello di titolare, impaginare e “passare” i pezzi dei collaboratori, i paria della professione pagati pochi euro a pezzo e che sono alla base della grande catena alimentare del giornalismo. “Alimentare” perché grazie ai giornalisti sfruttati mangiano tutti, soprattutto gli editori.

Le notizie dunque si moltiplicano, ma a differenza di una volta i giornalisti non devono più cercarle: ce ne sono talmente tante che il loro compito oggi è soprattutto quello di selezionarle, di sceglierle. Vorrei dire anche di schivarle, visto che le nostre caselle di posta elettronica assomigliano sempre di più a delle schermate di agenzia di stampa. Siamo bombardati dalle notizie, inseguiti, braccati da loro. E per un giornalista che sta in un giornale tradizionale tempo per cercarne di nuove quasi non ce n’è.

Per cui i quotidiani si espandono e si gonfiano, ma paradossalmente nelle redazioni il numero dei professionisti assunti in pianta stabile diminuisce. D’altra parte, i pezzi messi in pagina sono sempre più brevi, spesso sono “copia e incolla” di comunicati stampa o di agenzie, gli approfondimenti e le inchieste originali sono quasi inesistenti perché non sono funzionali a questo modello di informazione. E d’altra parte, gli schiavi sono sempre lì a costruire la piramide, a riempire pagine praticamente a costo zero…

Così il livello dei quotidiani inesorabilmente si abbassa. La qualità dei singoli pezzi è spesso scadente. Perché il giornale è un mostro che esige il suo tributo di titoli ogni giorno. Perché ogni giorno, in un qualunque quotidiano locale, bisogna titolare centinaia di notizie scritte chissà dove e chissà da chi. Le opinioni invece vengono appaltate ad esperti, in genere docenti universitari e scrittori famosi che si ergono a tuttologi. È  il loro nome che interessa, che deve fungere da richiamo: se mandassero i loro editoriali senza la loro firma in calce, nessun quotidiano li pubblicherebbe. Perché nessun lettore li leggerebbe tanto sono scadenti.

Così oggi titolare, impaginare e confezionare il prodotto è diventato più importante del prodotto stesso. Una routine tremenda, appena mitigata dalla ferrea convinzione dei giornalisti “tradizionali” della giusta immutabilità del loro mondo. Il prestigio delle loro testate li rassicura, l’ammontare dei loro integrativi li inorgoglisce. Niente e nessuno può scalfire le loro convinzioni. Perché loro sanno che il punto di forza del loro prodotto è insuperabile e consiste nella straordinaria quantità di notizie presenti in ogni singolo numero di giornale. Sotto questo aspetto, sono imbattibili. La loro rendita di posizione è impressionante, visto che sarebbe impossibile oggi trovare le risorse per creare un prodotto in grado di fare loro concorrenza. Chi ci ha provato, ha pagato a caro prezzo questa hybris, questa superbia.

E così, in preda a questa febbre di onnipotenza, non pochi giornalisti tradizionali pensano di poter andare contro le regole stesse della professione. Che sono poche e chiare: cercare notizie e darle subito, prima di tutti gli altri. Lentamente, i giornalisti tradizionali pensano che il mondo è solo quello che loro raccontano ai loro lettori. Se decidono di non dare una notizia, pensano che quel fatto non sia mai avvenuto. I loro giornali sono potenti, i loro stipendi impressionanti. Dall’alto di questa esaltazione non è difficile arrivare a credere che per molti di questi giornalisti trovare notizie e darle subito, prima degli altri, non sia più un imperativo assoluto della loro professione. No: la notizia può aspettare. Peccato che i barbari premano alle frontiere.

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I barbari sono quei giornali on line, quei blogger che sempre più spesso su singoli temi e su questioni specifiche riescono ad informare meglio dei quotidiani tradizionali. Perché non hanno l’obbligo di titolare una mole impressionante di notizie e si possono concentrare su poche questioni che seguono con grande professionalità. E la loro attendibilità cresce grazie ai lettori che sono in grado di valutare appunto la qualità delle notizie che danno.

Sotto questo aspetto, bisogna sfatare un mito. L’attendibilità delle notizie on line è sempre valutata dai lettori, quella dei giornali tradizionali no. Perché sulla rete i lettori interagiscono, criticano e smontano ogni informazione. Con i giornali tradizionali nessuna interazione è possibile. E non a caso, se quel famoso giornalista dell’Unione Sarda non avesse preso una foto da internet per corredare il suo pezzo falso sul pensionato che rubava in un market, forse nessuno si sarebbe accorto di niente.

I giornalisti on line devono dunque non solo scegliere le notizie ma anche trovarne di nuove, e soprattutto devono pubblicarle nel più breve tempo possibile. Così come si è sempre insegnato, chi arriva prima vince. In questo modo mettono ovviamente in crisi crisi i giornali tradizionali. Che non approfondiscono più niente, che non interagiscono con i lettori, che fanno tutto e male mentre tanti siti fanno poco e bene.

Il giornalismo sardo è in crisi perché vive un momento di transizione, governato com’è da professionisti formatisi in lontane ere geologiche, incapaci di innovare il qualunque modo il loro prodotto, svilito a semplice contenitore di notizie e non più prodotto culturale. Intanto i giovani (sempre più preparati professionalmente) cercano nuovi sbocchi e premono come i barbari ai confini dell’impero. Alla fine vinceranno. Perché oggi fuori dai giornali “che contano” c’è una nuova generazione di giornalisti capaci di accettare ogni sfida, e spesso molto più bravi dei loro colleghi che scrivono sui quotidiani “importanti” e che dileggiano i loro colleghi, definendoli “orfanelli del giornalismo”. Come se il giornalismo vero fosse solo il loro. Per carità.

Questo è il futuro, che ci piaccia o no. I quotidiani tradizionali sono in crisi non solo per colpa delle nuove tecnologie ma soprattutto perché pensano di non dover più trovare notizie e darle subito. Se a loro sta bene così, se vogliono continuare a proporre un giornalismo datato e scadente peggio per loro. Io sto con i barbari.

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Ho voluto fare questa breve riflessione perché ieri CagliarIpad ha inaugurato il suo nuovo portale: ai colleghi e al direttore Guido Garau rivolgo tutti i miei più sinceri auguri. E un grande in bocca al lupo anche a Casteddu On Line che nei prossimi giorni rinnoverà il suo sito.

 

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43 Comments

  1. Martatina says:

    Adesso che sono passati tanti mesi non se ne parla più. Qualcuno è a conoscenza di nuovi sviluppi? Questi tanto attesi 600 posti di lavoro si stanno concretizzando?

  2. Grazie al singolo tema e all’argomento specifico: CLAMOROSO!!! CAGLIARIFORNIA È AL QUARTO POSTO DELLA TOP BLOG GENERALE DI NOVEMBRE DI EBUZZING!!! http://www.cagliarifornia.eu/2012/11/clamoroso-cagliarifornia-e-al-quarto.html

  3. Articolo molto chiaro.
    Nei prossimi 10-20 anni il cartaceo (anche quello finanziato dallo stato) non avrà più ragione di esistere perchè non avrà più il suo pubblico.
    I lettori nati dal ’70 in poi non utilizzano il cartaceo se non al bar, si informano nella rete e hanno un approccio alla notizia totalmente diverso dai loro padri: oggi giorno leggiamo on-line, commentiamo, ci confrontiamo, ripostiamo, segnaliamo etc
    Come il resto del creato, il giornalismo è entrato nella rete e agendo nel campo delle informazioni ha trovato la sua casa ideale: si naviga in rete sopratutto per informarsi.
    Per quanto riguarda le testate on-line locali sono dell’opinione che abbiano avuto un’evoluzione simile, sono partiti tutti con scarsa liquidità e grandi idee. Dopo qualche mese hanno raggiunto una visibilità tale da permettere un allargamento con restyling del sito e assunzione di nuovo personale.
    Dopo un primo boom CastedduOnLine & Co. hanno perso molto, la fretta ha preso il sopravvento sulla forma (molti articoli mi sono sembrati temi delle medie) e alcune volte ho intuito che chi scrive non sappia di cosa stia parlando, riportando dicerie e simili.
    Ma non devono disperare, da questo punto di vista l’Unione è imbattibile.
    btw la notizia di Amazon pare sia vera, riportata dall’azienda stessa.

  4. Luciano Berio says:

    Certo che se il nuovo che avanza è rappresentato dal nuovo sito di “Casteddu on line” siamo proprio messi bene, imbarazzante.. altro che citizen journalism, .Il portale Tiscali è 10 anni piu’ avanti

    • Gianfranco says:

      Pare anche a me. E fa 15 milioni di pagine viste al giorno. Cifra al cospetto della quale CagliariPad, Castedduonline e il disgraziatissimo Sardinia Post semplicemente scompaiono

  5. Elisabetta says:

    peraltro… ecco come all’unione si servono della rete (se ancora servissero elementi): http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/294220; una bufala gigante che circola nei social network tra i genitori più ciuccelloni, citando l’illustre Burt Simpson che di umanità si intende parecchio, viene riportata dal sito del giornale senza nessun tipo di filtro, in modo acritico, come nei peggiori “condividi” del cattivo uso di Facebook. Che imbarazzo…

  6. C’è un altro aspetto che riguarda l’informazione e le notizie, che mi sembra importante.
    Riguarda la quantità di notizie che riceviamo e la capacità di scremare il superfluo e di collegare l’utile, per trovare le informazioni più utili in mezzo al guazzabuglio contingente.
    Questo aspetto riguarda anche il ruolo che dovrebbe avere “l’intellettuale”, secondo me.

    Il problema è l’enorme quantità di informazioni che vengono presentate continuamente; siamo circondati e/o bombardati da informazioni. In questa situazione è facile perdersi; dare maggiore peso a informazioni inutili e trascurare quelle più utili. Oppure e facile perdere le connessioni tra informazioni collegate, ma date separatamente, smembrate, che di conseguenza perdono di significato. Se non si riesce a ricomporre i pezzi di un puzzle informativo, è come se l’informazione non sia mai esistita. E invece esiste e ci è anche stata detta, ma noi non ce ne siamo accorti.

    Per me l’intellettuale è quello che si prende la briga di scremare il superfluo e ricollegare i fili spezzati di informazioni volutamente frammentate (e quindi nascoste), per rendere evidente un disegno che altrimenti appare sfuocato, o peggio invisibile.

    Questo ruolo per me, adesso, è ancora più indispensabile, vista la diffusione via internet delle notizie, alla velocità di un tweet.

  7. Ciao. Solitamente non linko roba mia, ma si dà il caso che in questo post creato pochi giorni fa io abbia parlato in chiave ironica di molti degli aspetti che hai analizzato in maniera seria.
    Se ti va, dagli un’occhiata 🙂

    http://wp.me/p2Pydi-Y

  8. io qui a Londra ho letto già da un mese almeno, ricerche di personale per la sede Cagliaritana di Amazon, si parlava di 90 persone comunque !
    *blog due sposi a londra*

  9. ciao Vito, sono d’accordo con te, ma in parte.
    E’ vero che l’informazione on line “moltiplichi” l’informazione.
    E’ vero anche, però, che l’informazione on line “taccia” notizie che non ritiene meritevoli d’interesse, pubblicando magari la fondamentale notizia dello spavento insostenibile ingenerato nei frequentatori dei giardinetti di Genneruxi da due cani “randagi”.
    E’ vero anche che l’informazione on line “riprenda” notizie da blog e/o altri siti d’informazione “dimenticando” di citare la fonte.
    E’ vero pure che lo facciano anche mass media cartacei “tradizionali”.
    E’ vero che ancor oggi la gran parte degli italiani (e dei sardi, in particolare) usufruiscano dei mezzi di informazione “tradizionali”(giornali “stampati” e tv), mentre l’informazione on line è ancora una fruizione “d’elite”.
    E’ vero, inoltre, che in tanti, in troppi, si fregino del titolo di “giornalista” senza nemmeno conoscere i fondamentali del “chi”, “come”, “dove, “quando”, “perchè” e usino il proprio patentino di “pubblicista” per sparare melma addosso ai propri “nemici”, visto che non sanno fare altro nella vita.
    A pagamento o meno. E la vicenda di Sallusti insegna.
    Mi pare che l’intero mondo dell’informazione sia attraversato da un profondo fenomeno di cambiamento, ma manchi – per tante ragioni – la “scuola” per gli aspiranti giornalisti e manchi una serena e seria guida deontologica da parte degli Ordini dei giornalisti.
    Obiettività, moderazione, professionalità e un grandissimo augurio per tutti quelli che vogliono “fare informazione” con onestà, dedizione, coraggio. E sono tanti, conosciuti e misconosciuti.

    Stefano Deliperi

    • Vito Biolchini says:

      Caro Stefano, io sono d’accordo con te. Il valore di un giornalista è dato dalla sua professionalità, a prescindere dal supporto o dal mezzo nel quale opera. Sembra una banalità, ma ti posso assicurare che non è così per tutti.

      • Mankallio says:

        Infatti mi chiedo: ma chi supervisiona il modo in cui vengono scritti e impaginati i terribili articoli di Castedduonline? Stare sulla notizia in tempo reale ma scriverla col piede monco e buttarla in pagina senza nessun criterio è evoluzione del giornalismo? A me pare di no. Sarò esigente…

      • Verissimo, la qualità degli articoli pubblicati su CastedduOnline, per citarne uno, è terribile. Dal punto di vista editoriale, grammaticale, di forma e non solo… Per non parlare della grafica alquanto scadente dell’interno portale. Va bene “citizen journalism”, ma con criterio. Peraltro esistono validi giornalisti (professionisti ma anche pubblicisti, per fortuna) giovani che vengono ignorati. Trovo il portale sopra citato innovativo nella formula, ma in tutto il resto vecchio anni luce. Eppure tutti ne parlano (bene), tutti ne scrivono, tutti condividono le sue notizie, tutti le commentano… Sarò esigente anche io, ma a me tutto ciò non piace.

        Saluti

      • sono d’accordo, Vito: il valore di un giornalista è dato dalla sua professionailità. Indro Montanelli sarebbe stato in ogni caso un grandissimo giornalista anche in un giornale on line. Uno dei maestri da cui prendere esempio.

  10. Articolo interessante come sempre, a rileggerti!

  11. Alexandra says:

    E’ solo questione di tempo…anche Unione e Nuova crolleranno…

  12. Pensavo:
    la “testata giornalistica” Casteddu On Line ogni tanto pubblica articoli di quattro righe dove spuntano centinaia di posti di lavoro in arrivo in Sardegna. Va bene cercare il consenso e la visibilità, ma non facendo leva su cose se non veritiere o, almeno, che si abbia la bontà di citarne la fonte..

  13. Luca Vadilonga says:

    Ciao Vito, confermo la presenza di Amazon a Cagliari e la sua intenzione di “ingrandirsi”.
    Due mesi fa mio fratello che ha abbandonato l’Italia per la seconda volta è andato a lavorare per Amazon in Irlanda e l’ultimo colloquio lo ha sostenuto a Cagliari. La notizia quindi non è freschissima.
    Buon lavoro Barbarian! Luca.

  14. Anonymous_detunonna says:

    Adesso non farla troppo lunga, L’Unione e Repubblica hanno decenni di esperienza sul fornte dell’on-line, le web news le hanno inventate loro in Italia, ma cosa credi di aver scoperto? Po garidadi, tipico dei sardi cagliaritani , fanno una cacchina e la trasformano in un’impresa di cui vantarsi..

    • Di Legno says:

      Scherzi a parte, l’Unione Sarda ha in effetti un ottimo sito web di notizie.

    • muttly says:

      Ah e quindi ? Siamo nel 2012 e le notizie si leggono in inglese, L’unione e Repubblica sono vecchi e inusabili, i tipici carrozzoni con troppe informazioni senza niente di utile, concepiti con l’idea che le persone navigano in rete solo dal loro “portale”, come se non esistessero i motori di ricerca. Roba vecchia e obsoleta da più di un lustro.
      Mi saluti Gutemberg che suppongo lei legga al posto dell’ Unione visto che è sul fronte cartaceo da più di un secolo e ha inventato la stampa.

  15. bruno lai says:

    Non voglio entrare nel merito del perchè Soru abbia voluto ribadire il fatto che i politici non ne sapessero alcunchè: credo infatti che non sia obbligatorio sapere tutto nella vita, e ciò anche in ragione del fatto che spesso la politica quando si infila in certe questioni, tende a rallentarle e a prendere meriti che nella maggior parte dei casi non le spettano.

    Amazon è presente nell’isola da mesi: già lavora con attenzione, già produce risultati significativi, già occupa molti professionisti seri, perchè chiamarle persone è veramente troppo riduttivo. Ad oggi dovrebbero essere ben oltre 100, destinate a crescere per via della ciclicità di mercato, che vede il periodo natalizio particolarmente profittevole lato vendite e quindi anche lato assistenza e supporto, al punto da necessitare più turni di lavoro.

    La stra grande maggioranza delle persone, ha un contratto stabile, per via di un precedente storico “leggasi Dell Computers”, che si è concluso ad aprile 2010, quando la multinazionale americana ha scelto di riorganizzare la propria struttura commerciale, dando spazio al centro gestito in maniera diretta in Marocco, rispetto alla soluzione in Outsourcing che aveva base a Macchiareddu. Quel nucleo di professionisti è comunque rimasto intatto e dovendo lanciare un’iniziativa di crescita sul territorio italiano, consapevoli che sarebbe stato disastroso affidarsi a un competitor a basso costo, con evidenti carenze linguistico-comunicative, i dirigenti del gruppo Amazon, hanno puntato maggiormente sul fattore qualità.

    Oggi tutti parlano in maniera esaltante di Soru, che però ha solo dato una notizia! volete dare onore al merito? Volete fare informazione corretta? Perfetto, allora scrivete di Gabriele Masili, e non di Renato Soru. Solo in tal modo si farà onore al giornalismo.

  16. deuseudeu says:

    pogarirari !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  17. Anonimo says:

    per ora le uniche offerte sono queste @ http://www.amazon.com/gp/jobs/ref=j_sq_btn?jobSearchKeywords=&category=*&location=IT%2C+Milan&x=23&y=11; poi si legge sulla Nuova di 300 entro gennaio 2013, e più in là altri 300…; troppo poco tempo -mi pare- per fare la selezione entro gennaio; … comunque mi auguro che i nuovi posti di lavoro siano effettivamente creati …

  18. In Sardegna e in Italia siamo anni luce di distanza dalla vera evoluzione del giornalismo. Il data journalism

  19. Reblogged this on SARDINIA OPEN DATA and commented:
    Vito Biolchini sull’evoluzione dell’editoria anche in Sardegna

  20. Anonimo says:

    Il futuro è sicuramente dei “barbari”, il cartaceo resterà un prodotto di nicchia per i pensionati che seduti sulla tazza del cesso, la mattina, qualcosa devono leggere…..
    Un ignorante.

  21. Non capisco perché non si citi Tiscali Notizie. Che ha numeri ben più alti di CagliariPad e Castedduonline (con tutto il rispetto), che lavora nell’approfondimento multmediale da tempo e che da poco ha aperto anche all’informazione locale. Nel mio caso, ad esempio, è la homepage del mio computer e il primo sito che vado a guardare ogni giorno per informarmi.

    Forse per i soliti “sardismi”? O per antipatie verso Soru?

  22. Caro Vito, OTTIMO articolo.
    Mi spinge a fare qualche riflessione: per CHI volete scrivere i giornali ?
    Il tuo parere favorevole ai blog é comprensibile, però bisogna anche tenere in considerazione il fatto che un “fanatico” di un qualunque tema ne diventerà primo o poi un esperto.
    Ma siamo sicuri che un superblogger di (dico così per dire) energia alternativa con un seguito enorme sia più utile del classico giornale cartaceo se lo stesso blogger non sappia neanche dove sia la Siria ?
    Su un punto non sono d’accordo: la credibilità della rete. Parti dal presupposto che i “follower” siano in grado di verificare le notizie. Molti di loro conoscono “l’energia elettrica continuativa” e credono che “Siria” sia una pornostar…
    Un saluto !

  23. Anche io un piccolissimo dubbio sui 600 posti di lavoro ce l’ho (addirittura CagliarIpad ha sparato 600+600 di indotto). Mi sembrano cifre esorbitanti…e spero fortemente di essere smentita! (Comunque,complimenti ai colleghi dell’online:il futuro-e anche il presente-e’loro,e senza troppi filosofeggiamenti)

  24. Pingback: Il caso Amazon, i quotidiani sardi e quei barbari dell’informazione on line che premono ai confini dell’impero | Pressline News | Scoop.it

  25. Francu says:

    la notizia non é neanche recentissima, perché nel sito di amazon sono comparse ricerche di personale per Cagliari da questa primavera.

  26. Adbuster says:

    Riassunto del post di Biolchini:
    – A furia di occuparsi solo di passare veline agli ordini del proprio padrone, i giornalisti chini sul desktop delle redazioni dei due giornali di carta non sono più in grado di riconoscere una notizia.

  27. Anonimo says:

    Un fesseria è una fesseria ovunque, Se è online è una fesseria online. Se un fesso si imbottisce di cocaina non diventa Sherlock Holmes, diventa ancora più fesso. Credo che nessuno neghi né questa incontrovertibile verità, né l’importanza ovvia della rete.

  28. Colpiti e affondati.

  29. tiziano says:

    pezzo lunghissimo per il quale, confesso, questa volta non sono andato fino in fondo; a me interssava la risposta alla domanda iniziale circa il fatto, vero o falso, che “Amazon aprirà una sua sede nell’isola con una ricaduta stimata di circa 600 nuovi posti di lavoro”; ecco, mi può confermare la notizia? se c’è, quale è? e se vera, lei crede ai SEICENTO POSTI DI LAVORO? io, con pregiudizio, comunque non ci credo, grazie

    • Certo che è vero che Amazon apre nell’isola! Non l’hai letta la Nuova Sardegna di oggi?

      • Massimo says:

        Effettivamente oggi La Nuova ha dato la “notizia”, a pagina nove . Peccato che l’abbia fatto con soli 6 giorni di ritardo rispetto alla testata online Sardinia Post. Che si vergognino.

      • Su bixinu says:

        La Nuova ha dato la notizia e non si è degnata di citare la fonte.

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