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Teatro Lirico, perché insistere? Un ripensamento di Zedda sarebbe la cosa più saggia. E politicamente più intelligente

“Comunichiamo che martedì 9 ottobre 2012 a partire dalle 12 fino alle 14 circa, costituiremo un presidio come azione di protesta pacifica davanti all’ingresso della Fondazione con relativa conferenza stampa. Verranno adottati striscioni, cartelli e volantini come strumento d’informazione per sensibilizzare l’opinione pubblica. Ci sarà un’occupazione simbolica e pacifica della Sovrintendenza da parte dei Lavoratori, come gesto mediatico per manifestare preoccupazione e dissenso per una nomina che non risponde alla statuto della Fondazione e ai criteri di trasparenza e meritocraticità promessi”.

***

Io non ho paura dei politici che sbagliano: ho paura dei politici che non correggono i propri errori.

La nomina di Marcella Crivellenti alla guida del Teatro Lirico di Cagliari è stato il primo grande errore di Massimo Zedda da quando è stato eletto sindaco. Lo è nel merito: perché la Crivellenti non sembra avere il profilo adeguato per governare la Fondazione. Lo è nel metodo: perché il suo nome non è scaturito dal confronto con i quaranta curriculum inviati, ma è stato incredibilmente imposto, fuori anche dalle regole che la stessa amministrazione comunale si era data.

Ed è un errore anche in senso politico: perché ha riportato alle stelle la tensione con i sindacati e i lavoratori, che ora hanno deciso di contestare duramente la decisione del sindaco.

Vale la pena insistere su questa strada? Un politico di sinistra sa bene che senza l’appoggio dei lavoratori nessuna impresa riesce a conquistare quegli obiettivi che si è posta. E gli obiettivi del Lirico di Cagliari sono necessariamente molto ambiziosi.

La nomina del nuovo soprintendente doveva rilanciare il teatro dopo anni di crisi e di tensioni. Doveva essere il simbolo del nuovo corso, doveva ridare speranza ed entusiasmo. Niente di tutto questo. Anzi, la situazione è, se possibile, anche peggiorata.

Dunque, vale la pena insistere su questa strada?

Le prove di forza sono spesso solo delle malcelate dichiarazioni di debolezza. E Zedda in questa vicenda ha mostrato una fragilità che nessuno sospettava, resa ancora più evidente dalla durissima reazione dei sindacati e dei lavoratori che non hanno avuto paura di sfidare il sindaco.

Massimo Zedda ha ancora la stima della stragrande maggioranza dei cagliaritani, la sua immagine nazionale è in ascesa. Ma la nomina della Crivellenti rischia di aprire una pericolosa crepa tra l’amministrazione e la città, tra il mondo della cultura e dello spettacolo e la sinistra che governa Cagliari per la prima volta dal dopoguerra.

Rischia di essere il simbolo di una promessa di partecipazione e di condivisione disattesa in maniera plateale.

Ci sono ancora i margini per una decisione finalmente saggia, che ascolti le richieste dei lavoratori e che, nel rispetto delle competenze di ognuno, dia soprattutto al Lirico una guida capace di riportare la serenità al Teatro. La nomina della Crivellenti finora ha portato solo tempesta.

Senza voler tornare sulle responsabilità di chi ha creato questa situazione di tensione, è evidente che essa ormai esiste e che non è quanto di meglio ci si possa augurare per rilanciare le sorti del teatro cagliaritano.

A questo punto pensare ad un onorevole dietrofront non sarebbe un atto di debolezza, ma di saggezza, che verrebbe perfino apprezzato. Perché i politici che tornano sui propri passi dimostrano di essere immuni dalla prima malattia colpisce la loro categoria: quella dell’arroganza.

Continuare su questa strada è inverosimile. L’operazione Crivellenti non è riuscita: bisogna onestamente prenderne atto. Così come bisogna dirsi che la nomina non è stata ancora perfezionata: nessun contratto è stato firmato, nessun impegno formale è stato preso con l’organizzatrice teatrale che, al momento è solo il “sovrintendente indicato”, e nulla di più.

I veri politici non sono quelli che non sbagliano mai, ma quelli che sanno correggere i propri errori. E io continuo a credere che Massimo Zedda sia un politico vero.

 

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120 Comments

  1. Pingback: La deriva algherese della Giunta Zedda (e dopo le regionali il sindaco di Cagliari rischia di andarsene a casa….) - vitobiolchini

  2. zunkbuster says:

    Vito però per cortesia, basta pubblicare i post dei troll. Di macchina del fango se ne vede già abbastanza fuori per permettere a questi signori di rovinare delle discussioni complesse e serie con le loro stupide insinuazioni.

    • Se si riferisce a me dovrebbe firmare il suo commento con nome e cognome, come faccio io. Altrimenti come non detto.

      • zunkbuster says:

        Assolutamente no. Concordo con la sostanza del suo discorso. Un po’ meno coi toni magari.

    • Segnalo link del sito web di un candidato –
      http://www.paolomicciche.it/ITA/desktopintr.html
      Sezione dedicata alla manifestazione di interesse sovrintendenza teatro lirico di Cagliari.

      • pinupretzisu says:

        ma è un regista!!!

        è come se mettessi valentino rossi come amministratore unico della ducati: certo, un’ottimo pilota.
        Ma chi ci va in banca a parlare col direttore, oppure a discutere il contratto con i sindacati etc….

        ne supra crepidam

      • zunkbuster says:

        Tranquillo che se ci va la Crivellenti ne capisce molto di più. O Pino, ma accabadda di fare il pallonaro …

    • Anonimo says:

      Segnalo un articolo ….. In tema.
      http://www.selinsardegna.it/?p=1139

      • Anonimo says:

        Segnalo ulteriormente che sono disponibili inviti per andare a trovare i lavoratori del teatro.
        Ingresso di servizio s.alenixedda presso sala coro 4* piano.
        Chi volesse partecipare, dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 17:00 alle 20:00
        Parteciperanno anche personalità politiche dei vari gruppi del consiglio comunale e altri.
        Vi aspettiamo

  3. L’articolo è molto condivisibile. Aggiungo solo che, come lei stesso mi sembra abbia già rilevato, dietro tutta questa vicenda fosca dovrebbe essere la longa manus di un potente funzionario ministeriale, in un gioco fetente di scambi di favori politici nei quali è indegnamente, e vergognosamente, precipitata anche una sinistra che dovrebbe tenersi fuori di beghe come queste, e promuovere sempre e soltanto il merito. Possibile che Zedda non sappia valutare un curriculum? credo di no, e dunque si tratta di malafede. Se non rivede la propria posizione SEL perderà una marea di voti, fra i quali il mio. Almeno questo argomento, vista la deprecabile mentalità che sembra accomunare la maggior parte dei politici oggi, Vendola & co. dovrebbe capirlo.

    • Anonimo says:

      non è che poi scopriamo che era candidato anche lei dott. Girardi?

      • Ovviamente no, faccio lo storico della musica e insegno all’Università: mi basta così. Ma ho a cuore la buona amministrazione e vorrei contribuire a lasciare ai posteri un mondo un po’ migliore di quello attuale. E, se proprio devo dirla tutta, mi pare che l’autentica miopia del sindaco di Cagliari sia quella di non accorgersi che nomine come questa fanno parte di una perfida strategia, che mira a chiudere i cosiddetti teatri lirici ‘secondari’ depotenziandoli, ed esponendoli a perdite esponenziali di finanziamenti.

  4. valeria says:

    vi offro questo video sperando di fare cosa gradita
    https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=kzApgwlnoho

    • Buono l’altro….. a Parma ha già creato l’accoppiata vincente a 250.000 euro l’anno….. e sono in bancarotta!

  5. Anonimo says:

    Ma veramente Massi, rispondendo in consiglio comunale a un’interrogazione di Figur’e Farris, ha detto “abbiamo scelto il meglio”? Ma era il vero Massi o quello delle strisce di Banana? Oppure stavolta la figur’e farris l’ha fatta lui e gli toccherà anche pagare i diritti d’autore al capogruppo del pdl?

  6. Bruno Ghiglieri says:

    Sì Vito, Zedda è un politico che dimostra di essere molto navigato a dispetto dell’età. Leggo ancora risposte di tuoi lettori (Giulia e altri) che difendono a spada tratta la neoeletta. Ma il problema non è la persona di Marcella Crivellenti, il vero problema (oltre al curriculum della signora non adeguato ai requisiti previsti dalla legge che ha istituito le fondazioni lirico-sinfoniche – il d.lgs. n. 367 del 1996 – e dallo statuto del Lirico. Hai detto niente!) è il progetto di Massimo Zedda e della stessa neosovrintendente per il futuro prossimo della fondazione cagliaritana. Ci sono alcuni fatti e coincidenze che mi hanno reso sospettoso. Andiamo con ordine. In conferenza stampa Crivellenti, spalleggiata da Zedda, ha detto di ispirarsi all’Auditorium di Roma. Se andiamo a visitare il sito dell’istituzione romana, potremo vedere una programmazione assai variegata, con una netta prevalenza di concerti di musica pop e jazz, con ben quattro bellissime (lo dico senza ironia) orchestre residenti specializzate non in Verdi, Bellini, Brahms e Bruckner ma in musica afroamericana. In cartellone nomi più o meno prestigiosi, come i Cranberries. Musica “colta” zero, salvo i concerti organizzati dall’Accademia Santa Cecilia nella sua stagione che pare un mondo a sé. Ma attenzione: l’Auditorium-Parco della Musica di Roma (un complesso formato da numerose sale e spazi all’aperto) è gestito da un’apposita fondazione: la Fondazione Musica per Roma. Che, sottolineo, NON è un’istituzione lirico-sinfonica. Persegue altri scopi. La programmazione sinfonica nella sala Santa Cecilia è curata dall’omonima accademia (una delle tredici fondazioni lirico-sinfoniche), che partecipa alla gestione del Parco-Auditorium per quelle che sono le sue competenze (possiede un coro e un’orchestra di prestigio internazionale diretta da Antonio Pappano). Per chi è curioso suggerisco questo link: http://www.agenzia.roma.it/home.cfm?nomepagina=settore&id_settore=20&tiposett=gestore e potrà saperne di più. Soprattutto potrà notare il coinvolgimento di società private, come Zètema e Giuseppe Viggiano s.a.s., nell’organizzazione di alcuni generi di spettacolo. Le stagioni liriche sono invece allestite, al Teatro Costanzi, dal Teatro dell’Opera, come Santa Cecilia una delle tredici fondazioni musicali italiane nate dalle ceneri dei vecchi enti lirici. Roma ha dunque due fondazioni che per competenze si dividono le mansioni organizzative nel campo della musica “colta”, più la Fondazione Musica per Roma che coordina una serie di associazioni e imprese musicali e teatrali, soggetti pubblici e privati che si occupano di altri generi musicali (pop, rock, jazz, world music), di teatro e di cinema. Una macchina complessa, degna di una capitale. Si può adattare alla realtà di Cagliari, con risorse economiche ridotte a briciole, questo modello di produzione culturale “a largo spettro”? Risposta: è praticamente impossibile. L’ostacolo principale è la natura stessa del Lirico, che per legge è una fondazione impegnata a diffondere la cultura musicale lirico-sinfonica a Cagliari e in decentramento nel territorio provinciale e regionale. Certo, si può pensare al coinvolgimento delle varie compagnie e associazioni musicali e teatrali attive a Cagliari, a cominciare dal Cedac e dal Teatro di Sardegna, ma il rischio di una produzione snaturata ed eccessivamente “diluita” è molto alto (le preoccupazioni del pubblico e dei lavoratori del teatro in merito alla futura programmazione sono legittime. A proposito: la recita pomeridiana domenicale del Nabucco ha fatto registrare il tutto esaurito, con code al botteghino e spettatori provenienti da varie zone dell’isola. Alla faccia di chi parla di spettacoli per pochi). Ma ecco che a questo punto divento sospettoso. Qualche giorno fa un noto organizzatore cagliaritano di concerti pop si è speso su queste pagine in una strenua difesa di Marcella Crivellenti e dei suoi progetti di “trasformazione” e “rottura”, replicando a un lettore preoccupato per la “concorrenza sleale” che il Lirico avrebbe fatto agli organizzatori privati, alcuni di essi come si sa politicamente trasversali e molto, molto influenti. Tutti ricordiamo ancora benissimo la querelle attorno all’anfiteatro. Parimenti rammentiamo ancora meglio i legami tra una di queste società e il Lirico gestito da Mauro Meli. Insomma mi sembra di intravvedere lo spettro di un risarcimento. E qui cominciano i cattivi pensieri. Sì, Vito. Massimo è un politico. Complimenti a lui.

    • Bruno Ghiglieri says:

      Errata corrige. La frase “la ‘concorrenza sleale’ che il Lirico avrebbe fatto agli organizzatori privati” va letta “la ‘concorrenza sleale’ che il Lirico farebbe agli organizzatori privati”. Chiedo venia, ho scritto di getto, molto in fretta e non ho riletto prima dell’invio.

    • Anonimo says:

      Letto…propongo una prospettiva un pochino diversa

      http://suonosud.ismez.org/stampaarticoliarchiv.asp?id_testi=194

      • Gianluca Floris says:

        Primo: è falso che i teatri lirici siano vuoti. È vero il contrario. Secondo: è falso che il punteggio del Fus npn tenga conto dei biglietti e degli abbonamenti. È vero il contrario. Quindi il punto di vista dell’articolo è viziato fin dal primo paragrafo

      • Anonimo says:

        Egregio signor Floris, direi proprio che l’articolo non è viziato considerando che l’incidenza del pubblico è davvero minoritaria sul calcolo dell’erogazione quota FUS e peraltro molto sibillina (DM 29.10.2007 art. 3 comma 3)….e che i teatri italiani siano vuoti…beh…basta leggere i dati di decremento degli spettatori in molte città (Trieste sino alla scorsa stagione, Genova, Roma, Napoli, Parma, Verona)…I teatri si riempiono con una seria politica di programmazione e di vendita. Ma dico ovvietà.

    • Anonimo says:

      Condivido molte delle cose che dici. La questione finale dell’invidia però te la potevi risparmiare. Al netto di chi lo è veramente questa cosa dell’invidia sta diventando l’ultimo baluardo per ripararsi da qualsiasi critica. Berlusconi quando gli chiedono conto delle sue ricchezze dice che la colpa è dell’invidia sociale. La minetti dice che sono tutte invidiose di lei perché è bella. Il professionista con il SUV si lamenta della supertassa e si proclama vittima degli invidiosi con la panda. E basta!

      • zunkbuster says:

        Purtroppo Floris invece ha ragione. Anche a me sarebbe piaciuto fare il cantante/cantautore, figurarci se riesci a fare musica che è anche fondamentalmente un pezzo importante della nostra cultura, mica canzonette. Ritenta, sarai più fortunato la prossima volta nell’azzardare paragoni più sensati …

      • Anonimo says:

        Vabbè a vito non sono piaciute le mie risposte. Ma in effetti la colpa è mia che in realtá perdevo tempo e rispondere a te invece che dialogare con floris. É che su perdusemini non mi piace tanto

  7. zunkbuster says:

    Vista l’abbondanza di pinupretzisusu, a volte pinupagupretzisusu, su questo blog, giovi sapere che per l’Accademia della Crusca la forma corretta del plurale di “curriculum” è proprio “curricula”, con l’alternativa di usare l’italianizzato “curricolo”, al plurale “curricoli”. Ciò che non ci azzecca proprio come plurale è “curriculum”.

    http://www.accademiadellacrusca.it/faq/faq_risp.php?id=3940&ctg_id=93

    • Con buona pace dell’Accademia della Crusca – che peraltro riconosce le resistenze nell’uso della parola “curricula”, malgrado il suo (ovvio) essere plurale (in latino) di “curriculum” – trovo discutibili almeno due cose, fra quelle enunciate: primo, l’evocato uso della desueta parola “curricolo”, che facilmente suggerisce la rima con “ridicolo”, ricordando cose del calibro dell’italianissimo cialdino; secondo, la palese violazione di una regola a mio sapere ancora presente nella lingua italiana – e pertanto regolarmente insegnata – quale appunto quella che prescrive la non declinabilità, in italiano, delle parole straniere.
      Poi, ciascuno faccia – e dica – ciò che più gli aggrada, compresa la stessa Accademia, più attenta a fare da notaio che a promuovere la difesa della lingua, che difatti, con tutta questa crusca…

      • zunkbuster says:

        Egregio Campus, certi tentativi di italianizzazione, forse apprezzabili a fronte dell’odierna devastazione della nostra bella lingua mediante importazione paro paro di termini anglosassoni – come l’orrenda “spending review” – sappiamo che storicamente li dobbiamo al fascismo. E’ rimasto ben poco dei lasciti di un’epoca in cui si doveva dire “arzente” anziché “cognac” oppure “casimiro” anziché “cachemire”, ma è altamente probabile che quel ridanciano “curriculo” sia un residuato dell’approssimazione propria dei gerarchi fascisti che spesso mal distinguevano il latino dall’inglese. E ahinoi, l’accademia della Crusca a suo tempo collaborò attivamente a questa impresa di devastazione uguale e contraria della nostra lingua, differente dalla più dignitosa iniziativa intrapresa fin dai primi anni ’80 dal governo francese (ma ultimamente anche i francesi sembrano essersi arresi all’idea che internazionalmente si usa di più l’inglese: ricordo che negli anni ’80 per obbligare gli spocchiosi parigini a esprimersi in qualche parola d’italiano, occorreva rivolgersi loro in inglese, oltraggio massimo). Quanto a curriculum/curricula temo che alla fin fine varrà la regola che ognuno si regola come crede: per anni e anni ho dato per presupposto che il plurale fosse “curriculum”, finché non ho visto prevalere nell’uso giornalistico e soprattutto in quello burocratico il “curricula”. Magari conviviamo con ambedue le forme: non sarà un tale dramma a fronte della forzosa convivenza con l’italiano da SMS (altra bestiale storpiatura, stavolta dell’inglese: forse non tutti sanno che quando si dice “mandami un SMS” letteramente si invita l’interlocutore a inviarci un servizio di messaggistica breve, non un “messaggino”) a cui ci hanno ahimé abituato le “ggggggiovani” generazioni.

      • Il termine ‘curricolo’ è oggi ampiamente usato, nel campo dell’educazione, per definire il programma di studi, soprattutto in pubblicazioni scientifiche sull’argomento, e da specialisti del settore in Italia (ad esempio, Balboni), meno nella lingua parlata dove si preferisce ilo termine programma.
        Non è quasi mai usato, per quel che leggo e sento, per definire il CV;
        per il plurale di quest’ultimo, a mio avviso, ci sarebbe una bella riflessione
        sulle nostre lingue, e sul fatto se il latino possa o no essere considerato una
        lingua straniera.
        Personalmente, opterei per il plurale in ‘um’, ma ancora non vi è un accordo,
        e la coesistenza tra le due forme ‘descrive’ il fenomeno, piuttosto che ‘prescrivere’
        l’uso dell’una o dell’altra forma.
        Sostenendo l’una o l’altra, quindi, ci trasformeremmo in Cruschiani
        anche noi.
        Tra l’altro, la Treccani propone invece l’uso del plurale in ‘um’.

        A si biri cun salluri
        Vinicio

      • Gentili interlocutori,
        non sarò certo io a stracciarmi le vesti in relazione all’uso più o meno improvvido fatto della lingua italiana. Come ho gia detto, ciascuno faccia quel che vuole, nell’esercizio quotidiano di un rapporto con lingua, parola e linguaggio: abbiamo già annotato la posizione di Stalin, figuriamoci se possiamo pensare di mettere pezze sui nostri comportamenti collettivi e individuali. Mai più.
        Ciò detto, giusto per sottilizzare, vorrei fare un esempio.
        La parola latina “medium”, assume – in italiano – il significato di un individuo in grado di realizzare forme di “collegamento” con entità non meglio identificabili. Se dico: “un medium mi ha messo in contatto con mia nonna”, potreste non credermi, ma capireste cosa abbia voluto dire. Se i soggetti dotati di capacità paranormali fossero stati due, avrei certamente detto: “due medium, in un intenso sforzo di collaborazione, mi hanno messo in contatto con mia nonna”. Certamente, non mi sognerei di dire che “due media mi hanno…. etc.”.
        Perchè? Perchè, ovviamente, il plurale di “medium” è – senza alcun tentennamento -ancora “medium”.
        E “media”?
        Media non viene prelevato dal latino, ma dall’inglese, che se ne era appropriato con le sue regole linguistiche: “mass medium” e poi – al plurale – “mass media”. Si noti che “i media”, dopo la estrapolazione da i “mass media”, significa qualcosa di leggermente diverso del semplice plurale di un “mass medium”: esprime infatti la intera nozione degli strumenti di comunicazione di massa, e quindi la “comunicazione di massa in se stessa”, e proprio in questa accezione categorica viene assunto nell’uso, anche italiano.
        Tornando per una attimo al “curriculum”, è chiarissimo come questa sia la forma semplificata di “curriculum vitae”. Quale dovrebbe essere il plurale di tale forma estesa? Forse “curricula vitae”? A me suona improbabile quanto “le barbebietola” o “le melenzana”, ma potrei sbagliarmi. E allora? “curricula vitarum” (barbebietole e melenzane)? O, ancora: “curriculum vitarum” (barbabietole e melanzane)?
        Francamente, mi sembra sempre meglio dire: ” i curriculum vitae di tutti gli aspiranti…”; aspiranti che poi son tornati a casa “in bicicletta”, e non “in biciclette”, anche se avrei potuto dire “con la loro bicicletta” e, altrettanto bene, “con le loro biciclette”.
        E quindi?
        E quindi, meditiamo…

      • ovviamente, “diverso dal”: capita…

  8. Anonimo says:

    Il signor Zunkbuster, che non conosco, risponde, in una selva di anonimi quasi tutti asprigni e aciduli, cose sensate. La sigora Crivellenti non ha titoli, neppure quello inutile di dottoressa. Ma sopratutto non ha quelli musicali. Insomma, non risponde ai criteri dello statuto. Il resto è roba per grafomani senza occupazione, salvo quelli del teatro che l’occupazione rischiano di perderla per l’incompetenza di chi dovrebbe sovrintendere.Saluti cordiali. Servono titoli per ogni lavoro.

  9. Gentile Zunkbuster,
    non so più a quale commento rispondere… («A nessuno, cazzo!» dirà lei…) quindi posto in testa.
    Insomma:
    1) «il curriculum che mi ha colpito di più è quello di Enrico Stinchelli»; mi scusi se glielo chiedo: ma lei ha qualche competenza oppure le piace dal punto di vista estetico? Per favore, non cadiamo nell’equivoco di parlare del merito (ma chi di noi potrebbe davvero esprimere un parere informato sulla scelta di un AD del Lirico? Siamo sicuri di non scadere davvero nelle liti da bar? Allora meglio il commento dell’ottimo Campus che parla di Cellino!). In ogni caso può ascoltarlo (Stinchelli, non Cellino) alla radio (quando sono in macchina all’una del pomeriggio, ascolto spesso “La Barcaccia”; le consiglio la rubrica “le perle nere”, divertente e istruttiva; apprezzabilissimo anche l’ascolto delle stesse romanze interpretate da differenti artisti; mi piacerebbe un’analoga trasmissione per la musica da camera, ma non c’è).
    2) «ma dov’è finito Gianluca Floris?»; magari si rende conto che intervenire è tutt’altro che semplice, perché noi siamo fuori dalla mischia e lui no; se mi posso permettere, altro è scherzare su Ainis che non commenta (tanto è un cazzone qualunque) altro su un professionista che nell’ambiente ci vive; sinceramente mi delude un po’ il fatto che sia intervenuto su altri temi (e l’ho criticato) e su questo no, perché il suo apporto sarebbe interessante, tuttavia bisognerebbe anche capirlo; oppure, molto più semplicemente, sono cazzi suoi! (Credo)
    3) «Le tifoserie pro e contro il sindaco, o pro e contro una sovrintendente, non possono essere strumentalizzate dai falchi neoliberisti. Mai, mai mai!!!»; ecco su questo saremmo d’accordo, tanto che continuo ad essere perplesso sul comportamento delle RSU che, a mio avviso, si espongono proprio a questo pericolo; il fatto che lei parli di tifoserie (a ragione, io, ad esempio non tifo per nessuno, continuo a ragionare sull’opportunità di scatenare questo casino) lo conferma;
    4) « La Crivellenti è un pretesto»; ecco, sono felice che se ne sia reso conto, ma lo è sotto molti punti di vista, inclusa la presa di posizione delle RSU (che io giudico suicida, ma potrei sbagliarmi); sa cosa temo davvero? Una pretesa «soluzione» che sia in realtà una fregatura (se dovessi scommettere un euro, scommetterei prorpio su questo)..
    Infine, credo che in occasioni come questa, più che litigare, forse sarebbe più produttivo (per quanto possa esserlo in un blog) discutere della difficile arte di coniugare sostegno pubblico e buona gestione; è possibile perché c’è in altri paesi, dovremmo imparare anche noi; ad esempio tifando di meno e ragionando di più;

    Cordialmente,

    • Gentile Ainis, grazie di avermi evocato. Lo considero un gesto d’affetto (Sente la mia mancanza?). Purtroppo in questo periodo sono parecchio impegnato. Sto seguendo un progetto artistico in Cina, sto studiando perché sarò ospite in svariati teatri a rubare un po’ di denari pubblici sia come cantante che come regista (dal Regio di Torino, a Lione, al Comunale di Bologna, al Petruzzelli di Bari, al Festival di Salisburgo e al Colon di Buenos Aires). Sto anche curando la partenza della nuova programmazione di RadioX dedicata a Cagliari (può ascoltare tutti i giorni su radiox.it), e sto anche finendo di scrivere delle cose per le quali ho un ritardo abissale.
      Spero di essere stato esaustivo. Per tutta onestà devo dire che ho fatto un intervento che le deve essere sfuggito in occasione di un commento di Sovjet che riguardava l’argomento del Lirico. Mi spiace le sia sfuggito.
      In merito alla vicenda le riporto la dichiarazione che ho rilasciato all’Unione Sarda (in prima pagina di cronaca di Cagliari) il giorno dopo la nomina della Dottoressa Crivellenti. Siccome non la conoscevo e non l’avevo mai sentita nominare e siccome avevo appena visto una recita del bellissimo Nabucco che era in programmazione al Lirico avevo detto: “Ho visto un allestimento di livello internazionale. Il prossimo sovrintendente avrà sicuramente a disposizione una macchina di grande potenza ed efficacia”.
      Poi è successo quello che è successo, visto che i sindacati, a differenza mia, pare che conoscessero già approfonditamente la dottoressa Crivellenti.
      Direi che ho detto tutto. Mi spiace di essere poco presente in queste pagine, ma il periodo è quello che è.
      Mi scusi ancora.
      A presto renderò pubbliche i miei pensieri in merito, non dubiti.
      Cordialità

    • Anonimo0 says:

      In occasioni come questa, più che litigare, forse sarebbe più produttivo discutere della difficile arte di coniugare sostegno pubblico e buona gestione…
      A proposito:
      http://www.facebook.com/photo.php?fbid=515326078480618&set=a.319984108014817.84555.315535925126302&type=1&theater

  10. Anonimo says:

    siete senza speranza e senza vergogna, vi riempite la bocca in nome della cultura, sicuramente cagliari ha problemi piu’ grandi di voi tutti messi insiemme, vi fatte mantenere con i soldi i pubblici, vivete nei passato non ci sono case per giovani scuole crollano i genitori portano la carta igenica perche nelle scuole non c’e’ ne anche quella .

    • Albatros says:

      Massimo Zedda, I suppose.

    • Gentile Floris,
      “(Sente la mia mancanza?)”
      Sì. La ringrazio dell’attenzione, molto gradita e inaspettata.
      Cordialmente,

      PS – Vedo che non commenta in merito al casino che accade al Lirico; potrebbe darsi che il mio commento precedente non sia poi così peregrino. Sì ho visto il suo commento in replica a Sovjet. Uno dei motivi per quanto ho scritto sopra. Leggerò con interesse, come faccio sempre ciò che scriverà (altrimenti come farei ad esprimere opinioni in merito?).
      Sebbene sia anche un sensitivo/medium, di rado mi produco in evocazioni, però, talvolta, riescono.
      Mangi una bistecca con l’uovo anche per me quando sarà a BA, grazie, ci manco da un bel po’. Invece lasci perdere le palle di Mozart: sono troppo pacchiane, robaccia da austriaci.

      • Anonimo says:

        Dott. Ainis, ma a chi sta replicando? Dove? Un’altro errore e perde il primato della perfezione in questo blog. Piuttosto, perché sul suo non scrive da Agosto?

      • Gentile Anonimo,
        ho ben detto che perdo smalto, no? Che vuole da un sessantenne rincoglionito?
        Il motivo vero è che il mio browser ha problemi con WP (ma è altrettanto vero che sia rincoglionito: dovrei fare un doppio controllo e a volte mi sfugge. Oppure è un modo per far sì che Floris non veda la replica. E poi, devo pur dare al prof Campus un buon motivo per prendermi per il culo, non le pare?).
        Perché non scrivo nel blog? Ma le pare un argomento rilevante?
        Ajò!
        Cordialmente,

      • Mai avuto simili pulsioni.

      • Anonimo says:

        “Gentile Anonimo” e’ un capolavoro.
        inoltre:
        – Si propende per la tesi 1) più che la 2) o la 3);
        – Eja!! dott. Ainis (senza ironia): perché non scrive più sul suo blog? A me sembra un argomento rilevante. Poitta dimoniu Unu ci passada Tottu sa di’ in custu logu quando ha a disposizione un blog così bello come il suo? Detto altrimenti… Va beh.. Lassausu perdere, tanto ha capito..

  11. Giulia says:

    Non capisco perchè ci si incisti sul nome di Angela Spocci senza aver visto gli altri candidati….se volete chiarezza che sia chiarezza vera. La Spocci non è il non plus ultra.

    • Anonimo says:

      Ne ha sentito parlar male alla Heritage Foundation o alla Mont Pelerin Society? O ad un convegno a Quartucciu?

    • Anonimo says:

      E certu se il sindacato puó decidere chi deve essere il sovrintendente perché su primu scimpri chi bessiri non puó dire se Angela spocci va bene o no. Ed io voglio i rondó veneziano nel cda!

    • zunkbuster says:

      Non sarà il non plus ultra, ma visto il livello del dibattito sembra il nome che può conciliare meglio certe esigenze: cercare di far quadrare i bilanci, rispettare e valorizzare il lavoro, conservare la “mission” del Lirico. Sul valore artistico non mi esprimo, non avendo tali soverchie competenze: potrei dire “a frago” che il curriculum che mi ha colpito di più è quello di Enrico Stinchelli, ma potrei essere smentito molto facilmente da chi ne sa di più. A proposito: ma dov’è finito Gianluca Floris?

      • Alberto says:

        si prepara a diventare il direttore artistico della Spocci… qua nessuno è fesso!!!!

  12. zunkbuster says:

    Noto che gli esercizi di qualunquismo a proposito del ruolo e delle sorti del Lirico si sprecano. La Crivellenti è un pretesto. Almeno, pur nella sua dubbia conoscenza del mondo lirico-sinfonico, la Crivellenti sembrerebbe aver l’intenzione di allargare i campi d’azione della Fondazione. C’è invece chi non nasconde l’intendimento di annientare sic et simpliciter le Fondazioni, in nome del tremontismo per cui “la cultura non si mangia”, appena corretto dal montismo, secondo cui tagli = efficienza. No, non si può accettare il ricatto tra “cultura” e qualsiasi cosa si ritenga più importante. Non può accettarlo un Paese che già destina alla cultura risorse ridicole rispetto agli altri Paesi dell'”occidente ampio”, inclusi Stati Uniti e America Latina, diversi dei quali più in crisi di noi. La cultura può produrre ricchezza, ma la cultura E’ ricchezza in sé. E’ l’anima e l’identità di un Paese. Penso che il Sindaco non possa che convenire su questo, e le forme di lotta, anche dure, se non servono a fare la rivoluzione servono prima o poi per sedersi attorno a un tavolo. Se la soluzione non sarà la rinuncia della Crivellenti, credo sia opportuno che la stessa e il Sindaco espongano con chiarezza i loro intenti sul ruolo del Lirico per la cultura di questa città. Le tifoserie pro e contro il sindaco, o pro e contro una sovrintendente, non possono essere strumentalizzate dai falchi neoliberisti. Mai, mai mai!!!

  13. pinupretzisu says:

    solo un commento da quisque de populo

    …ma se davvero, alla minaccia di un presidio, il cda si rimagiasse tutto con l’unica motivazione “scusate, avevamo bevuto il giorno della nomina, ma ora i lavoratori ci hanno fatti riflettere”, da un lato sarebbe un’ammissione di incapacità (altro che “i politici saggi ritornano sulle proprie scelte!!!”) e dall’altro lato sarebbe come consegnare le chiavi del teatro ai sindacati (posto che non le abbiano già in tasca) dicendo: fate voi, tanto poi le responsabilità ce le prendiamo noi.

    obiettivamente, vi sembra possibile ?
    a me no, e allora si ritorna a quella lotta senza possibili esiti vincenti che in tanti prima di me hanno evidenziato

    tanto per essere precisi.

    • Lavoratore del Teatro Lirico di Cagliari says:

      Pinipretzisu, ma ti pagano, per dire stupidaggini, o le dici gratis? I sindacati cosa? Guarda, ti dico chiaramente come stanno le cose, visto che non le hai ancora capite: sindacati e lavoratori non hanno nessuna preferenza. Zedda avrebbe potuto nominare un pincopallino qualsiasi, con il curriculum adeguato, e NOI lavoratori e i sindacati non avremmo battuto ciglio, se non, ovviamente, contestare gli eventuali fatti, vale a dire una dimostrata incapacità rilevata, nel caso, dopo un ragionevole lasso di tempo. Quello che non vogliamo, invece, è proprio questa nomina perchè la signora ha già dato prova di sè nel NON riuscire a gestire un piccolo settore del teatro e ora la si chiama a dirigere il teatro TUTTO. Sai cose dovrebbe fare la Crivellenti per salvare la sua faccia e quella di Massi? Rinunciare alla nomina. Massi resterebbe coerente con la sua “trovata”, perchè non farebbe marcia indietro, e lei ne uscirebbe a testa alta. Tanto più che non aveva neppure richiesto di essere nominata sovrintendente! O, almeno, così sembra…

      • Francu says:

        E chi giudica il curriculum adeguato? I sindacati? Il cda? Il sindaco?

      • Io c'ero says:

        Il sindaco e il CdA, mentre lo ha fatto solo il sindaco senza consultarsi con nessuno. E’ arrivato in consiglio e ha detto che quella era la sua scelta, e non si discute. Al minimo accenno di discussione ha dato il via a urla isteriche. Io c’ero, tu no.

      • francu says:

        stavo chiedendo proprio perché non sapevo. Grazie per la risposta e per il tono altrettanto isterico che attribuisci al sindaco

  14. irlandesu says:

    D’accordissimo con Orlando Piseddu !!!! e sopratutto per essere monotematico ricordiamoci che stiamo finanziando il lirixo e non la lingua sarda e la nostra cultura !!!! complimenti

  15. Orlando Piseddu says:

    Cari Pentesi-lea e Luca S., mi avete dato quasi ragione. Ma pensate a me come un cittadino qualsiasi che non sa. Non si può essere esperti di tutto. Qualche volta sono stato agli spettacoli mi ricordo un Aida e un Barbiere di Siviglia bellissimi. Ma questo non è tutto. A me piace l’ultimo modello di BMW, ma non me lo psso permettere. Mi piacerebbe fare un viaggio a Bali, ma non me lo posso permettere. Eppure sarebbe un’esperienza di formazione anche per i miei bambini. Un’occasione culturale incredibile. Ho altre priorità, tra cui pagare la palestra, l’oculista e le lezioni di inglese a mio figlio e a mia figlia. Bisogna saper spiegare le proprie ragioni alla massa. Questa è la democrazia. Non sono contrario per principio che venga finanziata la cultura d’élite, ma la spesa pro capite per il Teatro Lirico in Sardegna è un’enormità. E 8000 abbonati sono esattamente un’élite che viene foraggiata da 1.600.000 altri cittadini.
    Ne vale la pena? Secondo me, no. Va tutto ridimensionato.

    • zunkbuster says:

      Di Legno

    • Anonimo says:

      Allora non potremmo permetterci nemmeno il calcio (a tutti i livelli), il basket, il teatro, le manifestazioni di tradizione popolare, il jazz (vogliamo parlarne? Quello si che é sovradimensionato! O tocco un nervo scoperto?) e tutto quello che é spesa “inutile”. Così ci saranno i soldi per la carta igienica, la mensa scolastica, le strade.
      D’altronde é colpa nostra, mica delle miriadi di caste politiche che mangiano a sbafo miliardi di euro a scapito dei servizi per i cittadini. I musicisti poi, che crepino! Mica é in lavoro quello…

  16. Michele says:

    A proposito di cultura…Il plurale di curriculum e’ curricula:)

  17. Fourthciucciu says:

    Certo che Berlinguer era un leader ma le posizioni del partito erano frutto di elaborazioni politiche nate e sviluppate all’interno dell’organizzazione, mica scelte individuali.

    Sarò sempre e comunque dalla parte dei lavoratori, c’è chi preferisce la compagnia dei potenti e dei loro zeracchetti.

  18. Anonimo says:

    Non capisco nulla di musica, non capisco nulla di sovrintendenze e capisco di meno di politiche culturali ma di questo passo (sindaco, sindacati, … questo blog) la soluzione che si prospetta è il commissariamento.

    • Visto come si è mosso Massi finora sulla questione, mera mellusu il commissariamento. Scioglimento del Consiglio di amministrazione (e fiara ora!!!) responsabilità in mano a uno nominato dal ministero e basta, e le responsabilità saranno finalmente chiare.
      L’unico problema sarebbe la figur’e farris che ci farebbe Massi apparendo pagu praticu. Ma a mei, ita m’indi portara? Due scioppini e Massi digerisce tutto.

      • zunkbuster says:

        Ma lassa perdi … così Nastasi fa veramente quello che vuole. Angela Spocci for sovrintendente, oppure teniamoci la Crivellenti ma con uno staff a prova di bomba, e soprattutto di interferenze di Nastasi e compagnia.

  19. Il panettiere di Sant'Avendrace says:

    La nomina della Cristellenti rischia di aprire una pericolosa crepa tra il sindigo e la città.

  20. Orlando Piseddu says:

    Io penso che il problema sia a monte. E non si affronta mai. La Sardegna può permettersi di mantenere questo carrozzone che ha sistemato tutti i figli di chiagliaritani della media e alta borghesia e drena risorse finanziarie come nessuna altra struttura o centro culturale nell’isola? E’ giusto che il costo se lo sobbarchi in massima parte la Regione? Perchè “investire” o “buttare nel debito” 20 milioni di euro ogni anno significa poi togliere risorse ad altre realtà, ad altre iniziative, ad altri segmenti, ad operatori e associazioni che magari lavorano anche meglio e investono di più sul territorio. Di questo si dovrebbe discutere.

    • Me ne vado says:

      E’ arrivato…

    • Pentesi-lea says:

      Caro Orlando, dal tenore del tuo commento ho l’impressione che tu non abbia mai assistito ad una rappresentazione messa in scenda al Teatro Lirico di Cagliari.
      Domenica scorsa ho seguito l’ultima replica del Nabucco: solisti, coro e orchestra sono stati straordinari; il pubblico (il teatro alle 17.00 era colmo) era entusiasta. In quel momento ho compreso come presidenti, sovrintendenti, consigli di amministrazione siano solo degli (inutili?) apparati.
      Senza nulla togliere alle “altre realtà, ad altre iniziative, ad altri segmenti, ad operatori e associazioni” che sono appunto “altro”, cioè “fanno qualcosa di diverso”, a che titolo puoi affermare che questi “magari lavorano anche meglio?”
      Se frequantassi un tantino di più il Teatro, probabilmente ti renderesti conto delle grandi professionalità che ci lavorano: forse è colpa dei nostri politici – impegnati nei loro equilibrismi di potere – se non si riesce a valorizzare al meglio il potenziale artistico del Lirico.
      Sono invece d’accordo sulla necessità di un maggiore controllo nelle assunzioni dell’apparato amministrativo….

      • Gentile Pentesi-lea,
        temo lei stia inquadrando un altro (senza apostrofo!) bersaglio. Lasci stare se lo spettacolo offerto dal Lirico (o la «cultura», lo chiami come le pare) sia bellissimo o meno. Stiamo parlando di un problema di gestione di contributi pubblici, altrimenti le potrei rispondere che anche quando c’era Meli il livello artistico era buono, eppure non lo rivuole nessuno.
        Ma attenzione, faccio notare ancora una volta che posizioni come la sua (per intenderci «Ma lasciamo stare tutto: lo spettacolo era bellissimo, no? E allora? Dateci i soldi e basta» (a tipo Floris, tanto per intenderci) danneggiano ciò che si dice di voler proteggere, perché sono facilmente attaccabili.
        Sono sempre più d’accordo con chi ha scritto non molto tempo fa che gli intellettuali di sinistra vivono in un mondo a parte…
        …e comunque sì: di certo è colpa dei politici. La colpa è sempre di qualcun altro (senza apostrofo!).
        Cordialmente,

      • Non capisco cosa aspetti Cellino a comprare – per il Cagliari, si intende – Messi, Cristiano Ronaldo, e Iniesta: sono certo che, senza nulla togliere ai titolari attuali, lo spettacolo se ne avvantaggerebbe!
        Tornando al Teatro Lirico…

    • Luca S. says:

      Figli di chiagliaritani? Forse negli anni ’80-90…
      Ma ci conosci ora? C’è gente di mezzo mondo, che ha vinto concorsi, che si è fatta decine d’anni di studio e sacrifici per poter lavorare in questo settore… e che studia tuttora per mantenere un livello adeguato agli standard richiesti.
      E sai che l’investimento in cultura in Sardegna rappresenta a malapena lo 0,2% del Pil regionale contro il 4% medio del resto d’Europa? Sai di cosa stiamo parlando? E sai che, nonostante tutto questo il teatro di Cagliari ha avuto anche più di 12000 abbonati (più di molte blasonate squadre di calcio) e che nonostante le difficoltà ne abbiamo ancora 8000 che ci danno fiducia (più di molte blasonate squadre di calcio… anche qui)?
      Se poi la politica sporca tutto non è certo colpa di chi in questo lavoro ci ha creduto e ha investito la propria vita.
      Di questo dovresti discutere, se ne hai le competenze.
      Altrimenti meglio non scrivere.

  21. zunkbuster says:

    Per capirci, anche Di Benedetto era iscritto al PD. Se abbia girato la giacca negli ultimi anni non si sa. Quel che è certo è che qui non c’è un problema di appartenenze politiche dei sovrintendenti, ma di trasversalità di una mentalità del cazzo (chiedo scusa ma non riesco a trovare un termine più gentile).

  22. Gentile Biolchini,
    non so se il commento del gentile tato (con il quale mi complimento per il nick, ma non posso dire il perché) sia o meno rappresentativo di un sentire diffuso in città, tuttavia invito ad una riflessione: siano sicuri che questo tipo di ragionamento non possa prendere piede, come ho cercato di dire in precedenza, considerato, tra l’altro, che non è privo di una certa logica? Inoltre: perché i lavoratori del Lirico dovrebbero essere autorizzati ad opporsi alla nomina dell’AD (di questo parliamo) e gli altri no? Estendiamo la prassi a tutti gli enti in cui la partecipazione pubblica è del 100%? Oppure il Lirico deve essere un’eccezione? Perché?
    Tutto questo, spero, senza scendere, come mi pare stia avvenendo, in una lite da bar sport in cui si dibatte di chi deve “vincere”.
    Cordialmente,

    • zunkbuster says:

      Egregio Ainis,
      in Italia non c’è la cogestione e potenzialmente la Crivellenti potrebbe infischiarsene, magari anche chiamando i Carabinieri. Ma sul piano delle relazioni industriali c’è quanto meno un onere di “ascolto” a cui i sindacati ritengano non si sia adempiuto, non crede? Lei cosa farebbe se sospettasse – fondatamente o infondatamente – che sia in atto un disegno di smantellamento dell’azienda dove lavora, il che si può fare in vari modi, magari lasciando Di Benedetto a muoversi secondo la sua formazione da capo del personale aprendo il Lirico ai Marchicarta (onta che richiederebbe un festival tipo quelli wagneriani di Bayreuth per essere completamente cancellata), magari richiamando Meli e facendogli fare altri 7 milioni di buco (pare che questo sia quello del Regio di Parma) e portando sulla via della liquidazione, o magari chiamando un’organizzatrice con la testa rivolta più al teatro che al cinema?
      E’ pur vero che l’eventuale infondatezza delle riserve si testa coi fatti, ma non è meno vero che in tempi di crisi non possiamo permetterci che una sovrintendente che dovrà fare un bel po’ di apprendistato non sciolga i dilemmi entro i sei mesi del periodo di prova, magari riuscendo, come Di Benedetto – che peraltro è andato in causa anche col Carlo Felice di Genova, bella facc’e sola – anche a farsi liquidare dietro lauto indennizzo.
      Cosa farei al posto di Zedda? Proverei con Angela Spocci. Ha già fatto bene sia pur come commissario e senza lasciare ricordi particolarmente nefasti nei sindacati. Gestendo peraltro una fase particolarmente complicata di stabilizzazioni del personale. Il precedente sovrintendente, Fofo Falqui – a quanto pare oggi iscritto al PD – pur tenendo molto ai bilanci, aveva lamentato più volte la precaria situazione di organico dell’allora Istituzione dei Concerti, con appena 60 dipendenti in pianta stabile.

      • Gentile Zunkbuster,
        veramente parlavo d’altro, precisamente della possibilità che, osservando questo casino dall’esterno, si possa pensare a rivendicazioni corporative. Che poi lo siano o meno è un’altro paio di maniche e bisognerebbe non dimenticare il pregresso. In questo senso suggerivo di riflettere sul ruolo di Meli (il preteso “bucaiolo”, cioè l’autore del buco!). E’ stato davvero la malattia oppure un sintomo? Sì, so che può sembrare una battuta, ma mentre Meli “bucava”, siamo sicuri che non ci sia stata quantomeno una mancanza di lucidità del contesto? Lo dico diversamente: possiamo davvero dividere le responsabilità tra Meli “cattivo” e tutti gli altri buoni? Oppure, finché c’era la certezza che Pantalone avrebbe comunque ripianato, eravamo contenti tutti di spendere e spandere (per favore, non ritiriamo fuori un singolo esempio e cerchiamo di riflettere sul contesto generale)?
        Sul resto, cioè un cambiamento di paradigma sul ruolo del Lirico (quello che lei chiama smantellamento) bisognerebbe di nuovo riflettere con pacatezza: ci troviamo di fronte ad un ente sostenuto esclusivamente da un contributo pubblico che è, oggettivamente, costoso per il cittadino (per questo ho suggerito a Floris di provare a dividere il contributo pubblico percepito per le presenze; ci provi anche lei poi mi dirà se le sembra costoso o meno!). Contributo pubblico che in gran parte arriva da “fuori Cagliari”! Certo, ciò non vuol dire che la lirica sia da buttare, né che si possa fare buona lirica senza spendere quelle cifre, il problema che pongo io è un altro: ce lo possiamo permettere in un contesto quale quello attuale?
        In un commento che ho visto si parlava di Cagliari che rischia di chiudersi in sé stessa se chiude anche il Lirico. Bene, questo è un punto di vista errato: il Lirico chiude se Cagliari si chiude in sé stessa e lo fa se non ha soldi (no, non le ritiro fuori la SARAS, non si preoccupi, né sto a rifarle l’esempio della tribù, del grano e del poeta).
        Per il caso specifico che cita lei, se anche si volesse smantellare il Lirico, io mi domanderei se quella di impostare l’azione sindacale in questa maniera su un tema così discutibile come la nomina dell’AD non sia un buon metodo per dare una mano.
        Se poi devo rispondere alla domanda “Lei cosa farebbe se sospettasse – fondatamente o infondatamente – che sia in atto un disegno di smantellamento dell’azienda dove lavora?” le dico: dipende. Se è un’ azienda privata comincio a cercarmi un altro posto di lavoro, chiedendo nel frattempo alle instituzioni di intervenire affinché 1) ci siano gli ammortizzatori sociali e b) si cerchi di dare senso alla possibilità di creazione di nuovi posti di lavoro (cosa che, ad esempio, pare al di fuori delle attuali logiche di soluzione della “questione Sulcis”). Se è un ente come il Lirico, mi cerco un padrino politico! E guardi che non lo dico per voglia di polemica, ma perché quando si rischia di perdere il posto di lavoro siamo autorizzati a porre in essere tutto ciò che possiamo fare.
        Glielo dico in altro modo: se anche la Crivellenti venisse cacciata, ma ci fosse la volontà di chiudere il Lirico (come paventa lei), la sua estromissione non servirebbe a niente: ne ariverebbe comunque uno che persegue gli stessi obiettivi (ovviamente).
        Cordialmente,

      • Giulia says:

        Perfettamente d’accordo con lei signor Ainis. A tutti i convegni cui ho partecipato negli ultimi tre anni a proposito del sistema produttivo operistico italiano (e dunque tenendo conto delle nostre risorse e del nostro sistema giuridico) si sono paventate due soluzioni da parte di tutti gli economisti, anche non italiani e cioè:
        1) defiscalizzazione per i contributi privati onde favorire il finanziamento con denari non pubblici (perchè non c’è più una lira pubblica..o meglio un euro)
        2) snellimento del compatro amministrativo gestionale (troppa gente assunta a tempo indeterminato in quel settore che appesantisce la macchina)
        3) esternalizzazione delle masse artistiche, ossia, orchestra, coro e corpo di ballo (dove esiste ancora) costituiti in fondazione autonoma e non in capo al teatro retributivamente e legati al teatro con un contratto che garantisca loro l’attività.

        Capisce ora perchè sono in agitazione? Per la difesa di privilegi da “statali” quando oramai sono parte di una Fondazione di natura privata.

      • Gentile Giulia,
        la direzione in cui stiamo andando credo sia abbastanza chiar, purtroppo. E non mi piace. Lo dico tanto per essere chiaro: a mio avviso la cultura (come la sanità e tutti i beni primari) dovrebbero essere protetta attraverso un intervento pubblico. Il nostro attuale handicap è che una certa classe dirigente, dopo aver fatto funzionare malissimo il servizio pubblico, pretende di dire che il problema sta proprio nel fatto che sia pubblico!
        Questo è un giochetto che in Italia è particolarmente fruttuoso per la pletora di pseudo-capitalisti de noantri che continua a riversare sul pubblico le perdite tenendosi i profitti (qualche esempio? Siderurgia, chimica, autostrade, telecomunicazioni, banche, sanità, scuola).
        Ciò detto, credo che le RSU abbiano scelto una strategia poco accorta. Ed è esattamente la stessa cosa che ho detto a Biolchini&C quando ci si accapigliava sui quattro soldi per la «cultura» a CA. Il momento è oggettivamente quello che è, quindi non bisogna dare buoni armi in mano ai detrattori.
        Infine un commento su un punto che lei segnala:
        «defiscalizzazione per i contributi privati onde favorire il finanziamento con denari non pubblici (perché non c’è più una lira pubblica… o meglio un euro)»
        Attenzione: defiscalizzazione significa che i cittadini ce ne mettono più della metà! Vediamo di non dimenticarcene e di pretendere di avere comunque voce in capitolo. Tanto per essere chiari, è inaccettabile che uno sponsor che mette un 25% dentro il Lirico lo possa poi considerare privato!
        Se poi qualcuno mi chiede come si faccia a far funzionare bene il servizio pubblico, la risposta è semplice: devono pensarci i cittadini condividendo sani principi di amministrazione, perché non è vero che con una cattiva amministrazione ci perdiamo tutti, semplicemente ci guadagnano pochi. C’è un corollario, ovvio, ma non ne parlo altrimenti Di Legno mi cazzia.
        Cordialmente,

    • Peppino says:

      Veda, caro Ainis, a me sembra che i lavoratori del Lirico non si oppongano in astratto alla nomina dell’AD, e in forma più o meno preventiva. Si oppongono alla nomina della signora Crivellenti perchè ne HANNO FATTO GIA’ ESPERIENZA e sanno come abbia lavorato e con quali risultati, così come per i precedenti AD contro i quali si sono mobilitati hanno agito solo dopo averne avuto esperienza. Non trova?

      • Gentile Peppino,
        in realtà, no: non sono d’accordo. Però credo che sarebbe un tema su cui si spenderebbero fiumi di commenti, quindi evito (ad esempio: se un suo collega di cui pensa sia un cretino viene nominato capufficio, lei sciopera? Scusi per la banalità dell’esempio, ma si finirebbe per parlare più o meno di questo).
        In ogni caso, come avrà capito, parlavo di tutt’altro, come ho fatto notare a Zunkbuster.
        (E questa volta l’apostrofo è corretto, non come “un’altro” del mio commento precedente!!! Santa ignoranza!)
        Cordialmente,

  23. zunkbuster says:

    Non ho ancora capito quale sia l’attendibilità di Robin. Sulla base di fonti dirette di cui dispongo, il problema della lottizzazione esiste, ma non certo nei termini in cui è stato sollevato, le leggende metropolitane si mescolano ampiamente alle preoccupazioni fondate. Ma è chiaro che solo un folle richiamerebbe Meli a Cagliari, con le sue “referenze”, che a Parma, ultimo luogo dove ha fatto disastri, sono state non solo di immancabili buchi di bilancio, ma anche di offerta artistica di qualità a dir poco scadente (un Festival Verdi organizzato dal Nostro è ancora oggetto di barzellette). Non a caso Pizzarotti non se l’è voluto tenere neanche gratis, ha preferito chiamare nientepopodimeno che l’ex sovrintendente della Scala Carlo Fontana.
    Non c’è ragione di ritenere che il “metodo Meli” possa cambiare una volta eventualmente tornato a Cagliari, sarebbe il colpo di grazia definitivo per le finanze del Lirico, e a tal punto o lo si “vende” all’emiro del Qatar (ma non sarà questo per caso il disegno di Cappellacci, straordinariamente muto circa le polemiche di questi giorni, mentre Giorgio Oppi ha mandato alla Nuova Sardegna una secca smentita), oppure si liquida la Fondazione, si esternalizza l’organizzazione di quel poco di lirica che rimarrà a Cagliari, fatalmente si mandano a casa un bel po’ di dipendenti, e tanti saluti a tutti.
    Tutto, fuorché Meli. Anche la Crivellenti, purché ci siano precise garanzie di farla affiancare da uno staff idoneo. Soprattutto quanto alle figure del Direttore Artistico – che non dovrà essere uno dei soliti raccomandati del MIBAC, le cui continue interferenze hanno decisamente rotto le scatole – e del Direttore Amministrativo, che dovrà essere qualcuno che dia affidamento quanto a non rivedere le “mirabilie” delle ere Meli e Pietrantonio.

    • Batman says:

      Garantisco io sull’attendibilità di Robin.
      Il ragazzo è acerbo ma ha buon fiuto.
      Altrimenti non lo avrei scelto come mio secondo.

      • Sovjet says:

        E non solo, visto le dicerie… 😀

      • Batman says:

        Ehi ! Questa è invasione della privacy.

        Mih che ti scateno contro Lucius Fox !

        ~゜・_・゜~

  24. francu says:

    i Cagliaritani credo non abbiano neanche capito cosa è successo perché se lo comprendessero veramente andrebbero a sgomberare il Teatro a puntarepeisi. Comunque che Zedda prenda atto della cosa nomini Mauro Meli de pressi che ciò voglia di vedere a Baremboim e Zubin Mehta!!!!!

  25. Pongo un quesito.

    Se i lavoratori possono rifiutare, più o meno lecitamente, una nomina per mancanza di competenze e di trasparenza, possono godere dello stesso diritto i cittadini della città che ospita il Teatro Lirico nel caso venga nominato Meli? Del resto il Teatro Lirico vive soprattutto di finanziamenti pubblici e io mi chiedo perchè da cittadino dovrei accettare che il Soprintendente che dovrà gestire (e mangiare) questi soldi sia lo stesso da cui è iniziato il dissesto finanziario dell’ente.
    Da cittadino, con tutto rispetto, me ne importa molto poco che piaccia ai lavoratori e ai sindacati (anzi, da cittadino mi indigna il fatto che piaccia ai lavoratori e ai sindacati e mi fa schierare fortemente contro) a me interessa che i soldi pubblici vengano spesi nell’interesse dalla collettività.

    Che poi Zedda abbia sbagliato la nomina, sia per le competenze sia per il metodo, mi sembra di capire che non ci siano dubbi. Spero anch’io che torni sui suoi passi e che davvero si scelga un nome tra quelli dei famosi 40 CV, magari esaminandoli assiema al CdA e all’RSU.
    Poi si potrà sbagliare comunque, ma almeno non ci sarà l’ombra della malafede o della nomina politica.

    • le rispondo con una frase che ho sentito dire a un importante agente rappresentante di artisti all’inizio dell’estate: “Pare che Zedda sceglierà solo persone vicine al ministero. Per ogni idea che gli viene in mente corre da Nastasi a chiedergli il permesso.”

    • In un altro post mi sono messo un problema simile.

      Penso che non si possa pretendere un veto da parte della cittadinanza, perché, anche se si parla di ente pubblico, non è direttamente coinvolta.
      Anche perché ci vuole poco ad estendere il ragionamento a tutta la Sardegna, e Italia (visto che i soldi da li arrivano).

      Penso invece che i lavoratori debbano avanzare una proposta (per lo meno stilare una classifica di gradimento), perché sono direttamente coinvolti: il loro lavoro dipende da queste decisioni, il loro stipendio, la loro stabilità. Quindi è giusto che il loro parere sia preso in seria considerazione, qualunque sia.

      I cittadini possono comunque usare altre forme di protesta. Io per esempio, se verrà nominato Meli, per protesta, non metterò piede a Teatro e non comprerò un biglietto, finché non se ne va.

      • però è vero anche che il Comune mette, se non ho capito male, 2,4 milioni di euro per il Teatro Lirico… quelli sono soldi della collettività, che sempre restando nel campo della cultura potrebbero essere usati “meglio” piuttosto che finire nelle mani di persone come Meli (che io non conosco, mi fido di quello che di lui leggo qui…)
        Anche la Regione da finanziamenti, ma non ricordo quanto…
        per me non è solo un problema dei dipendenti del teatro lirico, è un problema che riguarda tutta la comunità…

      • La Regione mette circa 8 milioni (in più ha appena fatto un prestito di 10 milioni, senza interessi, senza il quale il Lirico sarebbe fallito). Il Ministero ne mette altri 8 circa.
        Cito a memoria, da un commento di G. Floris, ma mi sembra di non sbagliare.

      • Peppino says:

        A me risulta che il sindaco Zedda non sia mai, dalla sua elezione, andato né ad una rappresentazione lirica né ad un concerto svolti al teatro lirico, e nonostante avesse con grande clamore mediatico acquistato l’abbonamento anzichè averlo gratis come i predecessori. Sarà stata una forma di protesta preventiva contro le sue stesse future azioni?

    • Luca S. says:

      SE MELI METTESSE PIEDE IN TEATRO VERREMMO AL LAVORO CON LE BOMBE A MANO…

  26. Alberto says:

    due considerazioni una sulla nomina l’altra sui requisiti:
    1. il voto di fiducia non è meno valido del voto normale. Crivellenti è sovrintendente. certamente la nomina è gia stata comunicata al ministero dato che Nastasi si è congratulato.
    2. requisiti: è la sua prima esperienza come sovrintendente. Bene. E allora? qualcuno ha urlato allo scandalo alla prima nomina di altri sovrintendenti? no. ma andiamo a vedere cosa facevano alcuni suoi colleghi ora in carica prima della prima nomina: Chiarot, ufficio stampa; Cognata, professore; Orazi (prima di Macerata incarico che ebbe piu o meno all’età di Crivellenti) operatore teatrale nel campo della prosa; Girondini, assessore per la lega e agronomo; Purchia, direttore organizzativo al Piccolo, teatro di prosa. e mi fermo qui. Non c’e un musicista, non c’e un manager. Nessuno aveva i requisiti. nessuno ha fatto lotte preventive.
    Quindi Zedda tenga duro. E Cagliari si vergogni della violenza inusitata che ha usato in questa circostanza.

    • Beh mi hai fatto dei nomi di gente che è apprezzata in tutto il mondo come gestori di teatro… Hahahahahahahahahahahahahahah!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

      • Giulia says:

        Che commento sciocco Robin! Alberto ha fatto i nomi di alcuni dei sovrintendenti italiani, evidentemente per chiarire che non c’è alcun “caso Cagliari” e che la lotta che c’è in atto è del tutto insensata, preventiva, violenta. Va discusso il sistema generale, non il caso particolare.
        Un attacco così forte alla singola persona è incivile. Che si contesti tutto allora e si lotti per la riforma generale.
        p.s
        Chiarot a Venezia sta facendo benissimo. Orazi lo volevate a Cagliari quando vinse Di Benedetto.

    • Luca S. says:

      Quindi, visto che tutti fanno cazzate, facciamole anche noi…

  27. Sovjet says:

    Caro Vito, se ha ragione Robin, che ha commentato il post precedente sul Lirico, può essere che i fatti ti diano ragione. Che tu poi sia contento della soluzione vedremo…

    • Sovjet says:

      Robin:
      “La lotta dei lavoratori del teatro Lirico di Cagliari avrà un esito inatteso. I consiglieri di amministrazione della Fondazione Lirico di Cagliari sembra abbiano trovato un accordo sul nome che sarà il vero sovrintendente all’uscita dalla disputa. Mauro Meli sarà il nuovo sovrintendente con Massimo Biscardi direttore artistico e Giancarlo Liuzzi responsabile marketing. Il team del maestro Meli, uscito male dalla gestione del Regio di Parma, cacciato dai dipendenti della Scala, sarà quello vincente. Torna quindi a Cagliari colui che tutto cominciò. Si vocifera anche la non opposizione del sindaco (“Non avete voluto la bicicletta? Ora pedalate con questa così vi divertite”) e la felicità di molti dipendenti, prima fra tutti l’orchestra.
      Entro 15 giorni Mauro Meli sarà il nuovo Sovrintendente con grande appoggio di PD, UDC, Ministero e cda.”

      • Luca S. says:

        Se dovesse avverarsi giuro che ti vengo a cercare, cugurra!!!

      • Sasuke says:

        Esattamente il triumvirato che ha fatto danni che pagheranno anche i nipoti dei nostri nipoti. E hanno pure la mano magica, visto che ovunque si spostino replicano con la stessa storia…

      • zunkbuster says:

        Ma non sarebbe ora di finirla coi soliti nomi di questo sottobosco poco edificante? Meli, Pietrantonio, Di Benedetto, quell’altro che ha sfasciato il Comunale di Bologna come si chiama … gente che gira tutte le Fondazioni Liriche d’Italia facendo danni … e laspatatasa!!! Su un punto Massimo Zedda ha fatto bene a puntare su un nome nuovo, forse estraneo a tali ambientini, purtroppo continuo a pensare che si potesse scegliere una persona dal curriculum più adeguato anche senza contaminarsi col magico mondo di Nastasi & Co. …

  28. Fourthciucciu says:

    Sono i guasti provocati dal leaderismo e dalla personalizzazione della politica, parlando della sinistra (della destra già lo sappiamo, vedi Berlusconi e Bossi) si parla di Zedda ma si potrebbe dire anche Soru, Vendola, Renzi e prima ancora D’Alema o Veltroni.

    Non si analizzano le scelte ma si è a favore a prescindere, perchè il “capo” non sbaglia mai, perchè chi è contro è un nemico o un sabotatore, chi chiede spazio è un lottizzatore, io comando e tutti gli altri non contano, tranne naturalmente quelli del cerchio magico.

    Caro Zedda se la tua ambizione è candidarti alla Presidenza della Regione o avere un ruolo di rilievo a livello nazionale ricordati che usare la carica di Sindaco di Cagliari non ti basterà, il vero popolo di sinistra ne ha le scatole piene degli uomini soli al comando, i personalismi vanno messi da parte e si governa ascoltando le ragioni degli altri.

    • Sovjet says:

      Francamente mi sembrano cose dette a sproposito. Il leaderismo c’è sempre stato in politica, a meno che non si pensi che i Berlinguer, i Craxi, gli Andreotti o anche gli Ugo La Malfa non fossero leader. Il problema semmai sta nel passaggio dal partito di massa al partito leggero, fondato su un leader (più o meno) carismatico. Frutto avvelenato anche questo della discesa in campo berlusconiana che ha innescato questi meccanismi di personalizzazione (da notare l’effetto re Mida al contrario di Berlusconi almeno in tre campi: politica, calcio e televisione).
      Tutto il resto sono sciocchezze prive di fondamento, come per esempio questa del “cerchio magico”, scoppiazzate dalle analisi fatte sul sistema di potere leghista attorno a Bossi.
      Poi, “il vero popolo di sinistra” qual è? Anzi, se volgiamo indietro lo sguardo, il vero popolo di sinistra è quello che più di tutti ha immaginato uomini soli al comando, a partire da Lenin per finire con Ugo Chavez (che il buon dio ce lo conservi!).

      • zunkbuster says:

        Compagno Sovjet, certo che Berlinguer era un leader, ma come tale riusciva a gestire le situazioni di maggior panico (per la sua leadership) in modo felpato e furbo. I giornalisti più caustici sostenevano che Berlinguer solesse “autocriticare gli altri”, io ricordo però anche un CC post compromesso storico in cui vi era tutta l’intenzione di metterlo sotto accusa e in occasione della replica, miracolosamente Enrico cadde malato per la famosa intossicazione da datteri donatigli, mi pare, da Arafat. Non c’è che dire, con la convinzione o con piccole furbizie che non hanno mai incrinato il suo carisma, Enrico è stato l’ultimo che è riuscito a tenere decentemente insieme il PCI, sotto Natta già volavano abbondantemente gli stracci (infatti Natta era una specie di Ratzinger del PCI, un ideologo poco vocato alla gestione). Massimo Zedda è un leader? Sarebbe sciocco dubitarne, come può non esserlo chi ha espugnato una città che era rimasta praticamente l’unica in Italia a non conoscere alternanza (molto prima erano cadute perfino Bari e Verona). Ogni buon leader però prevede sempre, accanto a una strategia d’attacco, una exit strategy. Vedremo come se la caverà Massimo in questo frangente.

      • Sovjet says:

        Il punto che volevo sottolineare io era un altro: ovvero che il popolo di sinistra non è mai stato incompatibile con il leaderismo, anzi, ogni Paese aveva il suo “piccolo padre” e i leader comunisti erano tutti “eroi”, compresi quelli dei partiti occidentali.
        Quindi il richiamo ai bei tempi andati, quando non c’era leaderismo è una stupidaggine.
        Il fatto è che i partiti oggi sono “leggeri” e spesso personali, cosa che nei partiti di massa era piuttosto complicato. Inoltre, nei partiti di massa i dirigenti erano formati…io qualche notte a Frattocchie l’ho passata (meno di quanto avrei voluto a dire il vero), così penso sia capitato a te. Oggi la gran parte sono dilettanti allo sbaraglio e gente che vive di politica e non per la politica.
        Fine dell’OT!

      • Simplicius says:

        Sovjet, hai detto chiaramente proprio quello che cerco di dire con tanti post. Sciapò.

      • zunkbuster says:

        Compagno Sovjet, Frattocchie era un giochetto in confronto ad ALBINEA … comunque si faceva casino, ci si divertiva, ma si lavorava anche sodo … e non so se hai mai partecipato ai famosi seminari di Lanusei, quelli in cui Aldo Accardo, allora non ancora riformatore fantoliano, stordiva tutti con 4 ore di relazione, quelli in cui sono nate alcune love stories che durano felicemente ancor oggi, quelli in cui comunque “si imparava”. Quando i seminari cominciarono ad essere spostati da Lanusei a Gavoi, Lago Gusana, la situazione era già un po’ più sfessata, era già il tempo degli “stracci che volano”. Però tutt’altro spessore, Frattocchie, Lanusei, e quant’altro … vabbeh, cado nella solita digressione nostalgica. Non credo cmq che il discorso dei “dilettanti allo sbaraglio” valga per Massimo Zedda: per quel non troppo che lo conosco fin da un’età assai più tenera sapeva quel che voleva (magari non immaginava di diventare sindaco, ma sapeva farsi valere …).

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