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Cultura a Cagliari: ma Zedda che idea si è fatto? Perché dopo un anno all’orizzonte si vede solo il deserto. Ne parliamo o continuiamo a far finta di niente?

“Il tempo è fuggito tanto velocemente che l’animo non è riuscito ad invecchiare. E per quanto l’orgasmo oscuro delle ore che passano si faccia ogni giorno più grande, Drogo si ostina nella illusione che l’importante sia ancora da incominciare.”

da “Il deserto dei Tartari” di Dino Buzzati 

 

Che senza l’aiuto della mano pubblica non si possa fare cultura in maniera moderna e democratica lo dovrebbero sapere un po’ tutti. Certo, c’è chi immagina un settore in grado di sostenersi da solo e si scaglia contro gli artisti per la loro assurda pretesa di essere mantenuti a spese dello Stato. Per carità, l’orologio della storia si può sempre riportare indietro, perché per secoli l‘arte è stata sostenuta dalla Chiesa o dai mecenati. Ma che la cultura e l’arte possano e debbano essere di tutti e per tutti è una conquista democratica di cui spesso ci si dimentica; e infatti si finisce per rappresentare gli artisti e gli operatori culturali come uccellini che attendono eternamente il cibo nel nido, incapaci di spiccare il volo. Artisti col cappello in mano, che chiedono un’offerta non più al buon cuore pubblico ma alle istituzioni. Dei pezzenti.

Peccato però che anche la politica, per portare avanti i suoi progetti, abbia bisogno della cultura.

L’esempio lampante è stata la Giunta Floris. Vi ricordate i famosi “Grandi eventi”? E che cos’era quella se non un’idea di cultura (a mio avviso sbagliata) per la città di Cagliari? Dei grandi eventi infatti non è rimasto nulla, come tante altre cose pensate dal centrodestra a Cagliari nei lunghi anni nei quali ha governato. Però il centrodestra le idee in questo campo almeno ce le aveva chiare e le ha portate avanti, peraltro con una discreta (quanto nefasta) coerenza, anche rispetto agli obiettivi più ampi che l’amministrazione si era posta. I grandi eventi erano infatti uno degli strumenti attraverso cui realizzare il progetto “Cagliari Capitale del Mediterraneo”.

Per anni ampi settori della cultura cittadina si sono opposti alla politica dei grandi eventi e hanno contrapposto ad essa quella degli spazi aperti ai cittadini, del sostegno alle idee dei giovani e alla continuità da dare ai progetti delle realtà più consolidate. Non una cultura basata sugli eventi ma sul lavoro quotidiano finalizzato alla crescita di tutti. Non solo d’estate, ma tutto l’anno. Non solo in pochi posti, ma in tutti i quartieri.

Oggi Floris non c’è più e in via Roma governa il centrosinistra. E dunque la domanda è la seguente: qual è la cultura di cui il sindaco Zedda sente di avere bisogno per portare avanti la sua azione amministrativa? Attenzione, io sto ribaltando la questione: non sto chiedendo cosa vogliono gli operatori culturali da Zedda, ma cosa Zedda chiede loro!

Guardate che la domanda è più semplice di quanto non sembri. Tutti noi ci siamo fatti un’idea di come l’amministrazione intenda operare, ad esempio, sul fronte della mobilità (ztl, piste ciclabili) o dei diritti civili (con il registro delle unioni civili). E sul fronte della cultura? Quali sono le idee forti, gli slanci che questa amministrazione vuole avere? Cos’ha sostituito la politica dei grandi eventi?

Dopo un anno di amministrazione Zedda, possiamo serenamente affermare che all’orizzonte non si vede nulla. Niente di niente. E il dato è emerso anche nel corso di un incontro organizzato la settimana scorsa dai partiti e di associazioni del centrosinistra (presenti rappresentanti dei Rossomori, del Pd, di Sel e di Sardegna Democratica) e a cui hanno partecipato numerosi operatori culturali cittadini.

In un altro post riferirò puntualmente delle opinioni espresse in quell’assemblea. Per ora vi basti la conclusione condivisa da tutti: sulla cultura a Cagliari è necessario aprire al più presto un dibattito pubblico. Perché le cose non stanno andando per niente bene.

Ci si sente come il tenente Drogo del romanzo “Il deserto dei Tartari” di Dino Buzzati. Dalla giunta Zedda si attende un segno, così come nella fortezza Bastiani si attendeva spasmodicamente che il nemico si mostrasse. Ogni tanto qualcuno vede strani movimenti all’orizzonte, spunta fuori un Piano Comunale della Cultura che è tutto tranne che un Piano Comunale della Cultura. E allora si torna ad aspettare. Così come le truppe vengono improvvisamente svegliate nella notte per una esercitazione, per mesi gli operatori vengono sentiti ripetutamente dalla Commissione Cultura. E poi non succede nulla. Nulla di nulla. Davanti a noi c’è solo il deserto.

In realtà, anche Zedda è rimasto succube della retorica dei grandi eventi. Infatti ha trovato subito quel mezzo milione di euro per costruire la grande arena all’aperto di Sant’Elia, ad uso e consumo solamente dei privati (per loro c’era la Fiera a disposizione e nulla sarebbe cambiato), mentre le associazioni culturali attendono da sei mesi una risposta alle loro proposte. Così come dei bandi per le assegnazioni degli spazi non si vede neanche l’ombra.

Quando nel 1993 Graziano Milia venne eletto per la prima volta sindaco di Quartu alla guida di una giunta di centrosinistra, aveva 34 anni e  puntò sulla cultura per ridare un senso ad un paese cresciuto troppo in fretta e senza identità. Quella straordinaria stagione estiva, fatta di spettacoli popolari e di qualità allo stesso tempo, ridiede dignità ad una città che nelle nostre teste era solo un dormitorio. Un cartellone di sinistra, allestito da un grande assessore quale si dimostrò essere il regista Giovanni Columbu. E Zedda e l’assessore Puggioni cosa stanno facendo?

Semplicemente un bando (in extremis) per attività estive, e tutto questo senza aver dato ancora risposta agli operatori per l’attività ordinaria del 2012. Il risultato è che l’Estate Cagliaritana organizzata dall’assessore democristiano Luciano Fozzi negli anni ’80 era più viva e culturalmente più credibile di questa che si accingiamo a vivere. Al posto dei grandi eventi, dei piccoli eventi. Ma il progetto dov’è? Un’idea di cultura di sinistra per Cagliari dov’è?

Sotto il governo di centrodestra a Cagliari sono sorte e cresciute iniziative importanti come Monumenti Aperti, Tuttestorie, Leggendo Metropolitano e Marina Caffè Noir. Il centrosinistra su cosa sta lavorando? Di che cultura ha bisogno per sostenere la sua politica di cambiamento della città? Perché qui all’orizzonte non si vede nulla, niente di niente. Ne vogliamo parlare o vogliamo continuare a far finta di niente?

 

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22 Comments

  1. Pingback: Altro che donne incinta! L’attacco di Zedda ai lavoratori del Lirico è solo l’ennesima dimostrazione che per la cultura a Cagliari non c’è proprio nessuna speranza… « vitobiolchini

  2. Ci vorrebbe un santo concerto dei Gong ! e nuovi orizzonti si schiuderebbero! Nuove porte si aprirebbero,le nubi si dissolverebbero e tutto risulterebbe più chiaro .I problemi svanirebbero pian piano……

  3. Anonimo says:

    silence please,a cagliari la cultura non da lavoro.

  4. Massimo says:

    Per la precisione, su Molentargius: un conto è una proroga di precari, a tempo determinato, altra è la stabilizzazione, a tempo indeterminato, di precari senza che abbiano sostenuto un concorso pubblico, che non sta nè in cielo e nè in terra. Come del resto a stabilito già tre volte la Corte costituzionale. http://www.marcomeloni.eu/2012/06/22/stabilizzazioni-notturne-avanti-tutta-mille-leggine-per-aggirare-la-legge/

    • Con Coni says:

      Scusa, cosa c’entra?

      • Massimo says:

        Ho risposto ad un ragionamento di chi è intervenuto prima. Sarebbe buona cosa leggere tutti i commenti…

      • ZunkBuster says:

        L’ho letto attentamente l’intervento di Meloni, ne condivido appieno le posizioni, ma resta il fatto che alle tante questioni sollevate resta estraneo l’articolo sulla proroga dei contratti di Molentargius. Forse sarebbe il caso di leggere con più attenzione prima di partire in quarta a polemizzare per il gusto di farlo. Poi proprio con chi da mesi punzecchia i compagni di Sel su queste questioni …

      • Massimo says:

        Condivido appieno. Meglio leggere prima, con attenzione, quanto viene licenziato dal consiglio regionale, piuttosto che chiosare di molentargius e stabilizzazioni di precari.

  5. Sovjet says:

    Io credo che il punto non stia né in cosa gli operatori culturali chiedono a Massimo Zedda, né nel suo contrario “kennediano”, cosa gli operatori possano fare per Massimo Zedda.
    Il punto è cosa vogliamo noi dalla cultura e se ci serve a qualcosa come cittadini oppure è un’attività economica come un’altra e chi vi opera va fatto lavorare: ci sono i saldi, gli shopping sotto le stelle, servirà qualcosa anche per far mangiare attori, cantanti, musicisti e compagnia.
    Io non so se il centrodestra avesse un suo progetto per la cultura a Cagliari, per progetto intendo un’idea con finalità, obiettivi e azioni per raggiungerli. I cosiddetti “grandi eventi”, più che una politica culturale, più o meno condivisibile, mi ricorda più l’approccio televisivo dove tutto quello che si rappresenta ha l’unico scopo di vendere spazi pubblicitari. È progetto culturale questo? Può essere, ma a questo punto ogni cosa è progetto culturale.
    Per quanto riguarda le manifestazioni citate, da Marina Caffé Noir, a Tuttestorie, da Monumenti Aperti a Leggendo Metropolitano, io non so se siano nate e si siamo sviluppate grazie al centrodestra o nonostante il centrodestra.
    In quest’anno, è passato un anno dalla vittoria dell elezioni, si è fatta un’operazione di ascolto come non se ne sono mai viste a Cagliari. Ci sono state iniziative partitite dalla comunità degli operatori della cultura, come Lavoratorio 5, c’è stata la Commissione cultura del consiglio comunale che dovrebbe aver sentito tutte le associazioni. È stato fatto pure un incontro al Teatro Massimo talmente partecipato da rendere impossibile l’ingresso se si fosse arrivati con 5 minuti di ritardo (come è successo a me e ad altri).
    Dovrebbero esistere anche delle linee guida, pubblicate e criticate su questo blog, imperfette, carenti, tutto quello che si vuole, ma pur sempre materiale concreto su cui intervenire.
    Forse sarebbe il caso quindi di esplicitare cosa ciascuno di noi vuole, così lo si sa e punto. Non solo cosa vogliono gli operatori, ma cosa vuole il sindaco, l’assessore, Biolchini e compagnia cantante.
    Cosa vorrei io? Che si promuovesse la cultura presso i cittadini, a partire dai bambini, in modo che fossero capaci – molto più di me e delle generazioni che li precedono – il bello dal brutto.
    Dice Martha Nussbaum che “il fine dello sviluppo globale, proprio come il fine di una buona politica nazionale, è di mettere in grado le persone di vivere un’esistenza piena e creativa, sviluppando il loro potenziale e organizzandosi una vita significativa e all’altezza della loro uguale dignità umana”.
    Quindi un politica culturale cittadina che si rispetti dovrebbe aumentare le capacità del cittadino, moltiplicandone le dimensioni, aiutandolo ad acquisire qualche strumento in più per sviluppare maggior coscienza di sé e della realtà che lo circonda.
    Non è facile, non è scontato e necessita probabilmente di un ripensamento generale.
    Infine una domanda: come si concilia libertà, qualità e contributo pubblico?

    • ZunkBuster says:

      Non sono un “tennico”, ma penso che un limite emergesse dal piano dell’assessore Puggioni (e non Biolchini, al momento 🙂 ) quanto agli spazi, che sono poi quelli di cui hanno bisogno soprattutto coloro che fanno spettacolo, che non possono, come ad esempio chi si occupa di storia, cavarsela chiedendo ogni tanto la disponibilità dell’aula magna del Siotto anziché dell’Eleonora D’Arborea. La par condicio è giusta, astrattamente il sistema dei bandi corrisponde a questa esigenza, ma i criteri delineati sembrano troppo astratti, aziendalistici. A mio modestissimo parere, occorrerebbe focalizzare l’attenzione sulla valutazione di validità del progetto quanto all’arricchimento culturale, ed affidare le relative valutazioni a una commissione tecnica indipendente, perché, se nei criteri di valutazione entra invece la disponibilità di capacità di “fundraising”, si accorda un vantaggio alle compagnie private ben attrezzate ed economicamente già ben foderate. Insomma, il modello Cualbu per il Teatro Lirico. Faccio un esempio su altra materia. Quando si è discusso in Consiglio regionale della proroga dei contratti del personale del parco di Molentargius, neppure i più critici sulle stabilizzazioni – come Marco Meloni del PD – hanno avuto nulla da eccepire, perché oggettivamente si trattava di preservare competenze formatesi sul campo e difficilmente rimpiazzabili, e poco importa se poi i ringraziamenti se li sia presi Luciano Uras, su questo tanto di cappello. La stessa questione per molte compagnie dall’esperienza consolidata, che nelle more dei bandi vengono cacciate manu militari dall’ex Artistico, o non trovano un’amministrazione che venga loro incontro, vedasi Teatro dell’Arco. Nell’immediato, agire su criteri troppo astratti rischia di voler dire distruggere e disperdere quel poco che c’è, e forse almeno su questo aspetto occorrerebbe maggiore ponderazione. Per intenderci, se per sgomberare qualche accozzato dell’amministrazione Floris si butta a mare anche il lavoro di LucidoSottile e di tanti altri operatori che valgono, il gioco vale la candela?

    • Adbuster says:

      Riassunto di Sovjet:
      – non so dare una risposta ma aggiungo anche io una domanda: ma aundi boleus andai?
      – mi sono sforzato moltissimo ma le uniche cose positive le hanno fatte Laboratorio5 e la commissione cultura, che con la giunta Zedda e con l’assessorato alla cultura no c’intranta nudda
      – però abbiamo ascoltato un casino. Abbiamo ascoltato così tanto chi immoi teneus duas origas de aicci. Cominciamo da qui

  6. ZunkBuster says:

    Le agitate notti di Enrica Puggioni. Complice il caldo, ma complici soprattutto le continue critiche di Vito Biolchini alla sua azione amministrativa, l’assessore alla Cultura non riesce a prender sonno, rimpiangendo le fresche serate di Monaco.
    A un certo punto, decide di ingannare l’insonnia in modo proficuo, afferra il suo telefonino e digita il numero del sindaco.
    “Pronto Massimo?”
    “Chinigazzu esti? Mi è andato di traverso il Mojito … ah Enrica ses tui? Ciao, cosa c’è? Non sai che fare stasera? Ayò, raggiungici in piazzetta Savoia …”.
    “Massimo per piacere … scusa se ti chiamo a quest’ora, ma sono molto preoccupata …”
    “Cosa c’è Enrica? Gianluca Floris ha troddiato di nuovo? Mario Faticoni è ancora incazzato con te?”
    “Ma ita Floris, ma ita Faticoni, o Massimo. Ancora lui, sempre lui …”
    “Ma chini, Vito Biolchini?”
    “Ja … anzi eya … proprio lui. Ha fatto un altro articolo chi no nc’appu cumprendiu una cipudda, ma il succo era che per la curtura a Casteddu no seus faendi unu cazzu …”
    “Laspatatasa … e ita boliri immoi Biolchini?”
    “No Massimo, secondo me è che l’assessore alla curtura lo vuole fare lui …”
    “Beh o Enrica, visto che assessore alla curtura non ce n’è, forse sarebbe un’idea da considerare …”
    “O Massimo, was sagst du denn … ehm … ita cazzu ses narendi? Guarda che sono io l’assessora alla curtura, mi hai nominato tu …”
    “Ah ma sicura sei? Il giorno che ne ho presentato la giunta fiada tottu unu casinu, no inc’appu cumprendiu nudda … pensa che all’ultimo momento ho depennato Yuri Marcialis e non ricordo chini ‘nc’appu postu a su postu suu … bastava non fosse lui … ”
    “Sicura sono o Massimo. Ma asi buffau?”.
    “Spe, spe che controllo …. o Argiolu …. donamì sa lista de sa giunta po prexeri …”
    (Massimo consulta un foglio bisunto portogli dal suo fidato collaboratore Marco Argiolu)
    “O Enrica, castia ca innoi c’esti scrittu Vito Biolchini, mi seu sballiau. Quindi, Vito Biolchini esti s’assessori alla curtura .. mi femmu sballiau. Va bene o Enrica …. chiamami l’assessore Biolchini che ci parlo io e vediamo di accontentarlo …”
    “Entschuldigen sie … opps … scusa o Massimo, ma se Biolchini è l’assessore alla cultura, inzà deu ita fazzu … me ne torno a Muenchen?”
    “No Enrica, vai a condurne Buongiorno Chiagliari … e immoi lassamì in paxi ca seu firmendi is autografusu …”

    • Wir sagen natürlich Ja zu dieser ach so wichtigen Einschaltung…

    • Sovjet says:

      O Zunk, non ti facevo commediografo…però serve un minimo di verosimiglianza, perché nei dialoghi sei troppo Banana!
      Poi, ormai lo sanno anche i sassi che Massimo non beve mojito!

      • ZunkBuster says:

        E lo so anch’io. Comunque la parte seria è che secondo me Vito Biolchini potrebbe fare qualcosa di buono dall’altra parte della barricata, anche se non credo che gli interessi.

      • Ultimo in porta!

      • Anonimo says:

        e deu mi ci ghettu a terra a fazzu sa boccia ! un ex custode

  7. La conclusione condivisa da tutti, dell’assemblea sulla cultura a Cagliari, che prevede un dibattito pubblico, è incredibilmente sconfortante.
    Significa che i partiti presenti non hanno idea di cosa fare. Credevo che in quell’assemblea venisse presentata qualche idea concreta ed operativa.
    Non si può perdere ancora tempo a chiedersi amleticamente cosa sia la cultura.
    Domanda: cos’è la cultura ?
    Risposta: la domanda non ha senso.
    Ognuno di noi ha una sua idea di cultura, i ragazzi eletti in comune mettano sul tavolo le loro idee, si prefiggano un obiettivo, e organizzino un programma che riflette queste loro idee e che miri a raggiungere l’obiettivo. Se non hanno idee ed obiettivi, non sono adatti a quel ruolo.

    Visto che, quando si fa una critica, è opportuno accompagnarla ad una proposta, ecco una proposta.

    Obiettivo: Creare un legame stretto, tra i ragazzi che frequentano le scuole inferiori (asilo, elementari e medie) e la nostra storia recente, vista attraverso gli occhi dei loro nonni. Al contempo valorizzare il patrimonio culturale, rappresentato dai nostri anziani e dalle loro storie, facendoli sentire parte fondamentale della nostra società.

    Linee organizzative:
    1. Asilo: i bambini degli asili studiano ed organizzano una piccola recita da proporre durante la serata finale, per intrattenere piacevolmente i nonnini.
    2. Elementari e Medie: i ragazzi raccolgono informazioni riguardo la storia dei propri nonni, la loro vita da giovani, le loro esperienze più significative, le curiosità più divertenti. Il lavoro fatto può essere usato per montare un video, da proiettare durante la serata finale, e per raccogliere le testimonianze in un libro.
    3. Serata finale: gli anziani si incontrano assieme in una sala o in un teatro, ascoltano la recita dei nipotini, eventualmente il video con le interviste più significative e/o divertenti (deve essere una serata piacevole ed allegra), e alla fine ricevono un piccolo premio “alla carriera”: medaglietta di bronzo per gli 85enni; medaglietta d’argento per i 90enni; medaglia d’oro per i centenari.
    4. Si può dare anche una medaglietta ai bambini nati durante l’anno (che non hanno ancora compiuto un anno), perché anche a loro va lo stesso augurio degli anziani.
    5. Benedizione del Vescovo ad anziani e bambini.
    6. Tutti a casa.

    Titolo della manifestazione:
    A chent’annos e prusu

  8. Anonimo says:

    Non fare e non dire niente.

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