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Ma criticare la giunta Zedda si può o si diventa automaticamente “nemici”? Franco Fortini risponde a Gianluca Floris e agli amici del sindaco

Si può criticare l’amministrazione Zedda senza essere additati come suoi avversari, oppositori, nemici del popolo e del progresso tout court? Il dissenso a sinistra è gradito o è combattuto? Se lo chiede in un post sul suo blog “Costruire su Macerie” e dal titolo “Ma Gianluca Floris è un oppositore della Giunta Zedda?” l’amico Gianluca Floris.

Chi è costui? Dovrei dirvi che è un cantante lirico, uno scrittore, un regista. Troppe parole per un mestiere solo, quindi se lo chiamo “intellettuale” penso di non fare un torto a nessuno. Anche perché Gianluca ci fornisce chiavi di interpretazione della realtà cagliaritana e non solo, soprattutto del suo ambito culturale. Da uno come lui ci si deve attendere dunque un apporto critico, non solo un entusiastico supporto. Che peraltro, pure c’è stato, come lui stesso ricorda.

“Ho afflitto i miei contatti Facebook a suo tempo con il Pic-badge di Zedda, ho sfranto l’anima a tanti amici per portarli a votare, ho partecipato con Massimo a incontri in campagna elettorale con argomento la cultura e ci siamo sempre trovati in sintonia. Reputo la sua Giunta un momento storico per la città perché segna una importantissima soluzione di continuità”.

E quindi qual è il problema? Cosa sta succedendo? Una cosa che sto sperimentando anch’io. E cioè che ogni critica (piccola o grande che sia) che viene rivolta pubblicamente al sindaco Zedda, alla sua Giunta, alla sua amministrazione in generale, suscita reazioni antipatiche, come di fastidio da parte di chi viene chiamato in causa e dai suoi amici. Un’irritazione che rischia poi di sfociare in quella “dialettica del disconoscimento” che è la vera arma segreta in grado di demolire ogni tentativo di confronto democratico. Della serie “Se mi dai ragione sei un mio amico, se mi dai torto non esisti più”. Gianluca Floris come Giuseppe Farris, insomma.

Nel suo post Gianluca richiama l’esperienza berlusconiana come matrice di certi atteggiamenti:

“Per i “figli d’anima” del berlusconismo, sia di destra che di sinistra, ogni critica che arriva qualifica l’autore come “nemico” senza se e senza ma. Insomma: se qualcuno indica un problema col dito, i figli del berlusconismo guardano il dito, non il problema. Guardano il fatto che critichi, non quello che hai detto. E pazienza se dopo un anno i fatti ti danno ragione. Sei uno che critica, quindi un nemico”.

Io penso che Berlusconi abbia solo interpretato a suo modo una tendenza propria di ogni schieramento politico. Anche la sinistra ha infatti una impressionante esperienza di disconoscimenti, censure, appiattimenti, fastidi per ogni dissenso.

In un articolo pubblicato nel maggio del 1983 sul Corriere della Sera e ripubblicato sul libro “Insistenze” (Laterza, 1985), Franco Fortini scriveva:

“Ho sempre rifiutato l’idea, a un tempo romantica e puerile, che il compito del cosiddetto intellettuale fosse quello della contestazione permanente, del partito del “no”. O, per essere più preciso: quel “no” ha da essere all’interno di un “sì”, vale a dire: di quella parte della realtà e del pensiero che riconosciamo positiva e che accettiamo”.

E ancora.

“Tanti anni fa un politico mi accusò, privatamente, di settarismo perché (diceva) me la prendevo più con i vicini che con gli avversari. Non saprei dire se avesse avuto ragione. Ma certo quando si accetta come proprio un ambito, una parte, un’area della opinione (che si pone contro altri ambiti, altre parti, altre aree dell’opinione) , il conflitto con i contigui dovrebb’essere diretto a rendere più fruttuoso quello con gli avversari”.

Quindi Gianluca Floris è un nemico della Giunta Zedda? Evidentemente no, lo dice anche lui. È semplicemente un intellettuale che esercita la sua funzione critica, che fa il suo onesto lavoro. Come Fortini ci ha insegnato. E come qualcuno invece, che pure sta a sinistra, non ha ancora imparato.

 

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47 Comments

  1. Pietro F. says:

    Per me sta facendo molto bene. Ho fiducia per il proseguo del suo mandato.
    A chi ha troppa fretta di risolvere tutto e subito, lo rimando ai 10 anni di nulla della Giunta Floris. Avrà di cui sfogarsi nell’attesa…..

  2. Sposa di Cogoni says:

    Caro sovjet,
    è teorica ma poco pratica la tua affermazione che le organizzazioni si cambiano da dentro. Solitamente sono fenomeni esterni all’organizzazione che ne inducono il cambiamento. Il miracolo di Massimo sindaco è dovuto pure al fatto che da dentro l’organizzazione politica da cui proviene non lo riteneva un candidato vincente, era una missione impossibile, per questo non ha schierato qualche pezzo più “consistente” di lui. Non lo credeva nemmeno l’alleato che pensava di vincere facilmente le primarie. I partiti italiani come l’ex PCI non si sono modificati dall’interno, ma dall’esterno e hanno reagito di conseguenza. Pure il PD di oggi, al quale in tanti donano il loro sangue fresco, è un moribondo in coma che non è certo il Renzi-nano-cammuffatto di turno che può cambiare. Le sollecitazioni maggiori al suo lento e quasi impercettibile cambiamento sono venute da movimenti di sinistra, non dall’interno.
    Venendo alla Giunta Zedda, ho fatto presente nei mesi passati e pure recentemente alcuni gravi nodi da sciogliere in forma privata, senza riflettori mediatici. Ho parlato dall’interno come il povero impiegato gogoliano a cui è stato rubato il cappotto, alla “persona importante” di turno. Ho avuto diversi incontri, a partire dal sindaco al quale ho espresso a un mese della sua elezione i problemi relativi alla gestione del parco del Molentargius, problemi che si sono aggravati nei mesi. A novembre gli ho fatto presente la criticità maggiore, il management assolutamente inadeguato, che richiedeva in primis un nuovo direttore. Nel frattempo, scoppiato il caso del parco senza personale tecnico nel momento più delicato della nidificazione e quindi del monitoraggio, ho parlato con alcuni consiglieri comunali e un assessore facendo presente la gravità della situazione -con effetti visibili ad occhio nudo come le caselle delle saline asciutte, le pozze maleodoranti. Ebbene, ognuno di loro mi ha ripetuto la stessa frase: “deve decidere Massimo”.
    E’ giugno e il direttore è ancora lo stesso di prima, voci lo danno in arrivo, ma nel frattempo i problemi e le emergenze sono aumentate e le recenti sciagure, come la moria di piccoli esemplari di specie protette dovuta all’allegra gestione da luna park del presidente, o il rogo di animali sul bordo del Bellarosa aggravato dai cancelli chiusi e dalle colonnine antincendio guaste (le stesse messe coi 60 ml del Consorzio Ramsar ogni 30 metri per prevenire gli incendi nel parco) con la direzione informata del fatto dall’associazione che cura la vigilanza per il parco, non sono una calamità naturale.
    C’è voluta la denuncia su un mezzo pubblico come FB per indurre la chiusura del percorso dove la nidificazione dei Cavalieri d’Italia veniva disturbata dalla presenza antropica.
    Allora, l’informazione puntuale dall’interno non ha prodotto alcun cambiamento rispetto a questo tema.
    Non ho letto un solo commento sui recenti accadimenti nel parco dai sostenitori del sindaco e dei componenti della sua organizzazione di riferimento, mentre ne ho letto tanti che riportavano l’importantissima realizzazione della Giunta Zedda: i parcheggi rosa per le future mamme!

    • Sovjet says:

      Cara Sposa di Cogoni,
      sulla genesi della candidatura di Massimo credo di saperne almeno quanto te, o forse un pochino di più, per due ragioni: la prima è che milito nello stesso partito, la seconda è che ero suo comittente responsabile durante le elezioni. E le cose non stanno come dici tu. Vero che il candidato Sel in origine era una candidatura interna (che per fortuna a declinato l’offerta), ma Massimo era la migliore candidatura di partito proponibile. Quindi l’organizzazione da cui proviene l’ha considerato subito un candidato vincente e infatti si è lanciata ventre a terra nella campagna elettorale più lunga che si sia vista a Cagliari. Ti ricordo che il circolo Sel Sergio Atzeni ha iniziato gli incontri sul programma per le primarie a fine ottobre e si è fermato solo ad elezioni vinte. E probabile che l’alleato avesse più dubbi. Noi no, come possono testimoniare per le primarie i dirigenti Pd che hanno passato lo spoglio in via Emilia con me e Francesco Agus.
      Ribadisco che una organizzazione si può cambiare solo dall’interno, perché la cambia chi ne fa parte. Questo avviene sempre su sollecitazione esterna, perché se non c’è necessità non si cambia. L’ex PCI non si è modificato, è scomparso proprio perché al suo interno non si è stati in grado di gestire il cambiamento. La classe dirigente che promosse la svolta, Occhetto a parte, poi si è esibita in una certa apostasia, presidente della repubblica compreso, che col senno di poi si scoprirono tutti non comunisti.
      Rispetto al Parco di Molentargius, mi auguro anch’io che il tema sia affrontato in maniera più decisa. Ma penso anche che ciascuno noi metta il problema che gli sta a cuore al primo posto: tu il Parco, Il mio amico Gianluca Floris il Teatro Lirico, alcuni Tuvixeddu, altri lo Stadio di Sant’Elia o il Poetto e via dicendo e legittimamente misurano questa amministrazione da come si risolve il problema che più sta a cuore. Il sindaco invece deve affrontarli tutti contemporaneamente e quindi si dà una sua scala di priorità. Andrebbe valutato sul modo in cui riesce a trovare un equilibrio fra le mille emergenze che questa città presenta. Emergenze originate dal fatto che ad oggi nessuno se ne era occupato seriamente. Dal momento che abbiamo eletto Massimo Zedda sindaco e non Harry Potter, è cosa buona e giusta pretendere molto, ma non che ogni problema sia risolto con uno schioccar di dita. Tu hai suggerito soluzioni per il parco, non è detto che non lo abbiamo fatto molti altri con soluzioni diverse dalle tue, perché dovresti essere tu quella a cui dà retta e non gli altri?
      In ogni caso cdo che il tema debba essere affrontato di petto, che questa giunta prenda decisioni chiare sul da farsi. È vero forse che la decisione finale possa spettare al sindaco, ma tutto il lavoro preparatorio spetta al componente della giunta che ha la delega e agli uffici.

      • Sovjet says:

        Refuso: la prima candidatura Sel non era interna, essendo Ottavio Olita, non iscritto al partito.

      • Sposa di Cogoni says:

        Caro Sovjet,
        la verità in tasca pare non ce l’abbia nessuno, pensa che sospetto di non averla nemmeno io…
        Non ho proposto soluzioni diverse da altri, come Luciano per esempio, ma in più persone gli abbiamo evidenziato le stesse criticità e la strada è obbligata. Si chiama nell’immediato nomina di un nuovo direttore che sia capace di rimettere ordine in un pasticcio che si aggrava giorno dopo giorno. E guarda che il parco non è una cosuccia, un’inezia in mezzo ai “veri” problemi di Cagliari, ma un ambito non meno importante di altri dove si attua la visione di governo della città e il metodo, fatto anche di capacità di aggregazione. Perché la stoffa di un politico si vede non dal tecnicismo che non può avere per questioni complesse, come tu stesso segnali, ma dalla capacità di scegliere e includere le competenze e di saper dare loro ascolto, senza considerare “disturbatori” coloro che segnalano processi deleteri in atto e soluzioni.
        Se hai la macchina guasta che ha problemi di batteria, di gomme usurate, di fari rotti, di radiatore guasto, ecc. non puoi pensare di dare priorità ai fari, perché se non fai cambiare la batteria non la metti in moto e se non cambi pure le gomme, non fai strada. Un sindaco, come un gestore di una macchina, sa che quando questa non va per diversi problemi/guasti deve agire su più fronti, con un ordine di priorità perché gli specialisti dei problemi sono diversi e il meccanico non è il carrozziere né l’elettrauto, ma riconoscere che il non agire non solo non risolve, ma aggrava il problema stesso. Certo, al sindaco va riconosciuto che si sono accavallate più scadenze -la macchina che ha ereditato a partire da quella amministrativa è poco efficiente e squilibrata- che un territorio è un sistema complesso non è come una macchina meccanica. Lui non è Harry Potter e nessuno lo ha votato per poteri magici, però uno sforzo di ascolto maggiore e di intervento nelle emergenze che diventano ancora più emergenze, non credi di suggerirglielo tu stesso? Chi solleva problemi e soluzioni non lo fa per remargli contro, non intende tendergli trappole per farlo cadere. Le mutande di ferro vanno sapute indossare all’uopo, non tutti sono potenziali nemici o portatori di problemi per scassare tal parte anatomica.
        Detto questo, non ho rimpianti per il contributo che io stessa gli ho dato in campagna elettorale sinché ero presente, non desidero che cada la sua giunta -sono e sarò disponibile per dare una mano all’attuazione del suo programma- e non gufo perché si avveri questa eventualità perché non ha ancora nominato il direttore del parco. Però glielo ricordo che ‘sta nomina va fatta e se ha già provveduto e il processo amministrativo è in corso, me ne rallegro. Mi auguro che le sue decisioni si concretizzino e che siano incisive, più di scelte immediate per fare gazzosa e magari poco risolutive.

      • Simplicius says:

        Tutto giustissimo, od Sovjet. Solo una precisazione: siccome non esiste un uomo che, eletto sindaco, abbia le competenze per il Parco di Molentargius, per il Poetto, Per il Lirico, per Tuvixeddu ecc. ecc. ci si aspettava che il buon Zedda eletto a furor di popolo si formasse dei team per ognuno di questi problemi. Invece, come hai detto tu, si è fatta una scaletta di priorità e deciderà per tutti i problemi di testa sua, che non è un esperto di nulla.

      • Sovjet says:

        Ho detto altro, ho detto che deve tener presente tutti i problemi e trovare un equilibrio per cercare di risolve tutti quelli risolvibili, dando le priorità preciste nel programma elettorale e nelle linee programmatiche.
        Tu ti riferisci alla modalità operariva con cui affrontare i problemi ed io sono d’accordo suo team specifici. Ma la decisione sulle priorità non spettano ai tecnici, ma ai politici e la competenza del politico – e Massimo Zedda è politico di razza – sta proprio nel definire le priorità e le linee strategiche di intervento, non di avere le competenze tacniche per risolvere ciascun problema. Cosa evidentemente impossibile.

  3. Purtroppo molto è dovuto al meccanismo di elezione del sindaco, la sua personalizzazione e la crisi dei partiti che non riescono ad incidere sulle politiche delle Giunte. Perchè il luogo di discussione dovrebbero essere le assemblee democratiche dei partiti che compongono la coalizione.

  4. Siouxie says:

    Ho attivamente partecipato alla campagna elettorale per il sindaco Zedda, mettendoci la faccia, le gambe (chilometri e chilometri per volantinare) e la gola (discussioni infinite con amici, parenti, conoscenti e passanti sconosciuti). Sono passata sopra a opportunità personali che avrei potuto sfruttare non esponendomi così apertamente. L’ho fatto perchè credevo veramente in un cambiamento generale, non per calcoli individuali. Allora a maggior ragione io PRETENDO di poter criticare questa giunta quando non tiene fede alle promesse elettorali, quando non ascolta le mie proposte, quando risponde “vedremo, ci vuole tempo, non ci sono soldi” alle mie sacrosante proteste. E se il Sindaco è troppo permaloso o fa finta di non capire allora cambi mestiere e la prossima volta si candidi a Re.

  5. Trifone Girasole says:

    Hanno vinto le elezioni e credono di aver vinto Cagliari.

    • Sovjet says:

      Vale anche il contrario…”hanno perso le elezioni e pensano ancora di fare indisturbati i loro comodi”.

      • Trifone Girasole says:

        Chi è restato a casa perchè non eletto è ovvio che faccia i propri comodi, a casa sua. Diverso è il caso di chi i propri comodi li fa a casa altrui o, peggio ancora, nella casa di tutti quale è il Comune.

      • Sovjet says:

        Sì? Credo che la qualità e la quantità dei comodi che si fanno oggi in comune si sia ridotta notevolmente rispetto al passato. Ma c’è di sicuro chi stava meglio prima, non ne dubito. Abbiate pazienza per qualche anno…

  6. Caro Vito che Massimo sia permaloso è vero, che i “suoi” siano piu’ realisti del re idem. Il problema non è l’accettazione della contestazione o critica, alcuni a LUI vicini credono che non si debba disturbare il manovratore. Mi è capitato di non trovami d’accordo su alcuni temi e lo manifestato, Purtroppo o per fortuna, credo almeno nella lettura corrente di essere di sinistra, quanto meno di averci militato da ragazzo. Oggi con diverso impegno continuo ad occuparmi di politica. Per franchezza devo dire la mia altrimenti mi tradirei: parte della maggioranza in citta’ si è chiusa dentro un fortino e so per certo che chi critica deve stare in disparte o in castigo. L’ha confidato un amico. Che non si direbbe bugie. p.s. ho votato al referendum ed incuriosito sabato ho partecipato all’incontro sotto il palazzo, non sono uomo qualunque ne’ qualunquista ed assolutamente indicibilmente qualunquemente. Ciao Vito un abbraccio e grazie per darci modo di esprimere il nostri pareri.

  7. Anonimo says:

    Criticare si deve, sempre.

  8. Ironico Sardo says:

    Tutti sanno che a sinistra il dissenso pubblico è vietato. Bisogna “lavare i panni sporchi in famiglia” si diceva, o molto meglio “le battaglie si conducono all’interno”. Quante volte ce lo siamo sentiti dire? E se poco poco si prova a dissentire dalla linea ufficiale, si diventa subito “fascisti”. E Beppe Grillo ringrazia, quanti “fascisti” ex Rifondazione o ex Diesse ci sono nei MeetUp di tutta Italia. Persone che magari hanno provato a pronunciare la parola “merito” in una sezione e si sono ritrovati nel marciapiede così come il vecchio PCI ha fatto con Pasolini, il vero precursore del M5S 🙂

    • ZunkBuster says:

      Errata corrige: è ampiamente consentito, dipende contro chi. Contro Soru, per esempio, c’è sempre stata ampia licenza di farlo. Io non ci vado a fare cri cri con Grillo però, credo ancora che ci siano margini per la destalinizzazione dall’interno.

    • Sovjet says:

      Forse nella prima versione ho esagerato. Riprendo.
      Mi sembra che le considerazioni di tale “Ironico sardo” siano prive di alcun fondamento. Infatti, se c’è un elemento che connota la sinistra è la sua propensione alla litigiosità. Propensione tale da aver contribuito alla nascita di quella che potrebbe essere definita un nuova maschera della commedia dell’arte italiana, quel Tafazzi diventato quasi voce proverbiale. I tempi in cui il dissenso pubblico era sconsilgiato, non so se fossero peggiori di questo, in ogni caso, la preoccupazione primaria di chi non “lavava i panni sporchi in pubblico” era di non mettere in difficoltà l’organizzazione in cui militava, perché prima veniva l’interesse generale e poi le (legittime) aspirazioni personali.
      Chi vuole far parte di una organizzazione è tenuto – questo qualsiasi persona di intelligenza media lo comprende – ha cercare di modificarla dall’interno, qualora ne ravvisi difetti. La modifica dall’esterno, che ironicamente si propone, mi pare una corbelleria.
      Io non so da dove si sia presa l’idea che chi dissente a sinistra sia tacciato di fascismo, probabilmente è dovuto ad una scarsa confidenza coi partiti di sinistra, con la loro storia e la loro prassi. Mi pare utilizzare i film di James Bond per l’analisi storica sia un servizio di scarsa utilità.
      Non si nega quindi che il PCI, nella sua storia, abbia preso decisioni che col senno di poi si sarebbero dimostrate inopportune o forse inadeguate nei confronti alla sensibilità, ma l’esercizio della decontestualizzazione non aiuta a capire meglio gli accadimenti e evidenza semplicemente una certa debolezza sia nella dotazione di strumenti personali di analisi, sia di volontà profonda di comprensine dei fenomeni storici.
      Si rientra quindi in quello che qualche ricercatore attento ha definito “abuso pubblico della storia”.

      • Ironico Sardo says:

        Caro Sovjet non scaldarti tanto. Innazitutto l’atavica litigiosità della sinistra è quella relativa ai partiti. Io mi riferivo alla manifestazione di dissenso pubblico all’interno dei partiti. Che è vietata, repressa, censurata ma ciò ovviamente non vuoi dire che il dissenso non esiste, anzi talvolta rasenta il “grottesco”. Vuoi un esempio? Pensa alla ridicola galassia comunista o ex comunista: SEL, Comunisti Italiani, Rifondazione, Partito Comunista dei Lavoratori, Sinistra Critica e sicuramente qualcuno me lo sto dimenticando. Qualche anno fa provavo molta tristezza, osservo con occhio terzo e mi faccio delle grasse risate.
        Quanto alla mia presunta mancanza di confidenza con i partiti della sinistra, ti informo che sono stato cacciato da un partito della sinistra nel 2000 perchè avevo osato sostenere il referendum sull’abolizione dell’art. 18 in quanto la mia discutibile ma legittima opionione personale era che si trattasse di uno strumento adatto agli anni 70/80 ma inadatto all’evoluzione del mercato del lavoro del nuovo millennio. Ho perso il conto di quante volte sono stato chiamato “fascista” per questa ragione.
        Caso personale? No, in questi dodici anni ho avuto modo di raccogliere svariate testimonianze di “espulsioni indirette” o di “gentili inviti a farsi da parte”, non ultima quella di un candidato di SEL di un comune della area vasta che ha ricevuto “minacce” dal partito perchè si stava muovendo troppo e stava offuscando un altro candidato.
        Quanto al tuo “Chi vuole far parte di una organizzazione è tenuto – questo qualsiasi persona di intelligenza media lo comprende – ha cercare di modificarla dall’interno” questo fa parte di un classico della sinistra italiana e non solo: il così detto complesso dei migliori. Io sono il migliore, se sei d’accordo con me fai parte anche tu dell’elite dei migliori, altrimenti sei un cretino. Per questa ragione la sinistra ha perso completamente l’elettorato popolare (operai, casalinghe, anziani) che notoriamente ha votato B, Lega e ora vota Grillo. Saluti

      • Sovjet says:

        Caro Ironico,
        intanto la mia “temperatura” non dipende da te e neppure da me, ma dal responsabile del blog, che infatti ha censurato – a ragione perché in effetti non era granché – il mio primo commento.
        Non ho capito bene cosa vuoi dimostrare: da una lato affermi che il dissenso pubblico è “vietato, represso, censurato”, dall’altro ti rammarichi della ” ridicola galassia comunista o ex comunista”‘ dimenticandoti – forse non sapendo, che gran parte di quella galassia è frutto di dissenso nato e cresciuto all’interno del PRC e poi tradotto in scissioni. Il ” scissionismo” è più caratteristico della sinistra rispetto alla repressione del dissenso.
        Ribadisco quindi la tua scarsa confidenza con i partiti di sinistra: il dissenso si può esprimere e si esprime nei luoghi deputati: le assemblee che i partiti democratici organizzano a tutti livelli, da quello di circolo o sezione a quelle nazionali. Nei partiti, ma direi in tutte le organizzazioni, ci sono statuti che esplicitano i codici comportamentali a cui gli iscritti sono tenuti. Nessuno obbliga a far parte di qualche organizzazione, se si decide di farne parte si rispettano le regole, comprese quelle relative alla manifestazione del dissenso. Poi nelle organizzazioni democratiche si vota ed esistono maggioranze e minoranze. Se si è in minoranza si rispetta la volontà della maggioranza e si lavora per ribaltare gli equilibri. Altrimenti si esce, se si reputa non ci siano più le condizioni per militare in quella organizzazione. Sono contento delle tue grasse risate, ciascuno di noi si diverte come può.
        Correggo il tiro, se hai promosso un referendum per l’abolizione dell’articolo 18 non hai scarsa confidenza con i partiti di sinistra, ma con la sinistra. La tua opinione è legittima, ma inconciliabile con quella di un partito della “sinistra senza aggettivi”. Infatti, non avevi capito che l’abolizione dell’articolo 18 presuppone la monetizzazione di un diritto, cosa intollerabile per un partito di sinistra che fa del lavoro e del lavoratore il perno della propria azione politica. Quindi la “cacciata” non mi sorprende, è semplicemente incompatibilità ideologica. In un partito come il Pd questa posizione puoi tenerla, in Sel no e neppure nei partiti della “ridicola galassia”: noi ingenuamente non misuriamo tutto in denaro.
        Se ti hanno definito fascista hanno sbagliato aggettivo, non è indispensabile essere fascisti. Ma non sei neppure di sinistra. Sei un “riformista” contemporaneo. Nulla di male, nel mondo c’è spazio.
        Se vogliamo raccogliere casistica, ce n’è quanta ne vuoi, per dimostrare qualsiasi tesi. Ma ripeto, ogni organizzazione ha uno statuto e un codice di comportamento. Far parte di una organizzazione significa farsi forza dei diritti, ma riconoscere anche che si hanno dei doveri. Nessuno in Sel “riceve minacce”, perché non è costume nostro e perché nessuno è nelle condizioni di minacciare neppure se volesse. Per minacciare è necessario avere la possibilità di causare un qualche danno e da noi nessuno ha un potere simile.
        Gli equilibri all’interno dei partiti si cambiano cercando di ribaltare le maggioranze: Vendola non divenne segretario del PRC pur avendo la sua mozione il 47% dei consensi perché le altre mozioni fecero fronte comune contro ottenendo la maggioranza. Magari mi spieghi come si cambia un partito dall’esterno perché sono curioso. Il “complesso dei migliori” io non l’ho mai sentito, magari se mi dai qualche riferimento bibliografico colmo la lacuna.
        Dopo le parole “per questa ragione la sinistra ha perso” ho sentito talmente tante ragioni che può anche essere che abbia pure ragione tu.
        Posso solo dire che l’elettorato popolare può dirsi soddisfatto di aver votato Berlusconi e Lega, che infatti ha difeso strenuamente gli interessi dei lavoratori, dei deboli e degli sfruttati.
        Adesso voterà Grillo, avendone uguale soddisfazione.
        Se le classi popolari vogliono Berlusconi perché propone qualcosa di facile da capire e di impossibile da realizzare no si potrà mai essere competitivi: noi cerchiamo di dire la verità.
        Ricambio i saluti con uguale cortesia.

  9. LUCIDA says:

    Entrambi criticano Zedda per avere visibilità. Altrimenti non li cagherebbe nessuno. Buona giornata.

    • Gentile LUCIDA,
      complimenti!!!!!!!
      Cordialmente,

      PS se avesse un momento libero, dia un’occhiata a questo link: esprime ciò che penso riguardo la tipologia standard delle risposte di Zedda.

  10. Adbuster says:

    Riassunto fino ad ora:
    – O Zedda, impara ad ascoltare anche le critiche e no timas. Firmato: Gianluca Floris, Vito Biolchini, Sovjet, Zunkbuster, Marco Zurru, Franco Fortini, Alessandro Pizzorno, Norberto Bobbio.

    • Sovjet says:

      Grazie per avermi messo assieme a tanta onorevole compagnia! 🙂

      • Neo Anderthal says:

        Aspè, aspè! Mettici anche Bombolo, l’Ispettore Giraldi, Gabriele Ainis, Lolli Setticoncas, un Andrea a caso e anche me, se non ti dispiace.

      • Sovjet says:

        Allora ho scoperto chi è Adbuster, è Gianni Minà! (Teofilo non lo può più mettere purtroppo…)

      • Mih che Ainis, il nostro evanescente spirito guida mattacchione, se lo accosti a persone in carne ed ossa, si offende e ti scrive una risposta di 8754547 caratteri, che si riassume in “non dirlo più / non farlo più”

      • Sovjet says:

        Ma no, io sono molto più prolisso e meno colto di Anis ( tant’è che ogni tanto mi consiglia, cosa che io gradisco molto, qualche interessantissima lettura). A volte si può anche non essere d’accordo, però “ne sa”. Poi, non si può dire che si sforzi molti di essere simpatico, né che abbia qualche problema a farsi dei nemici…insomma, un maestro! 🙂

    • ZunkBuster says:

      Siamo sicuri che non le ascolti? Magari un po’ filtrate, e magari le risposte non indirizzate direttamente ai cittadini sono un po’ troppo mediate, non sempre, temo, dalle persone più adeguate. Il buon consigliere del politico lungimirante forse saprebbe meglio consigliare, al politico in questione, come sia producente tener conto delle critiche – quando non ispirate da palese malafede, cosa che non si può certo sostenere per Biolchini e Floris (Gianluca, ovviamente) – e, se non mutare le proprie posizioni, quanto meno risultare convincente nel spiegare perché quelle altrui non sono condivisibili. Oppure, all’opposto, dire pane al pane e vino al vino senza gesuitismi. Il Massimo Zedda che, a tu per tu col consiglio comunale, o talora anche con l’intervistatore, scolpisce risposte chiare e nette che ci danno l’idea che non sta tradendo alcuna promessa e crede pienamente in ciò che ha detto in campagna elettorale, mi piace fin quasi all’orgasmo. Quello microfiltrato da assessori e collaboratori vari sovente molto meno.

      • Anonimo says:

        Le piace fin quasi all’orgasmo?

      • ZunkBuster says:

        Non lui come uomo eh … a mei praxinti is feminas 🙂

      • Anonimo says:

        Un orgasmo politico. E come si raggiunge?

      • ZunkBuster says:

        Ad esempio quando senti il tuo sindaco rinfacciare a quelli del PDL nostalgici delle doppie file il ruolo che hanno avuto LORO nel distruggere il commercio cittadino con la politica dissennata delle Città Mercato a tutto spiano.

      • Anonimo says:

        Noi diamo comuni risposte, Zedda no. Lui le risposte le scolpisce. Le sue risposte sono sculture. Se gli chiedi che ore sono scolpisce l’ora.

      • Anonimo says:

        Dunque, Zunkbuster, Zedda è anche scultore. Raramente ho visto tanto entusiasmo.

  11. ma è proprio con quelli a noi più vicini che è giusto (oltre che doveroso) essere più attenti, e quando è necessario anche critici. Vale per i rapporti personali, figuriamoci per le simpatie politiche! e così come sarebbe bene ripensare le relazioni personali se avvertiamo che ogni forma di dissenso è sgradita, così anche nella politica riconoscere il diritto del singolo di criticare e di fare delle domande (ottenendo delle risposte però) è segno di vero valore. Da quelli che non lo permettono o non lo gradiscono io sto ben lontana.

  12. Marco Zurru says:

    In uno dei suoi fantastici libri (Il velo della diversità. Studi su razionalità e riconoscimento), Alessandro Pizzorno si interroga sulla necessità di “aprire la scatola nera”. Il ragionamento del Nostro vola alto analizzando criticamente l’impostazione di diverse teorie (tra le quali elenca anche la “metodologia marxiana”) che spiegano le azioni sociali – e dunque anche quelle politiche – mediante il ricorso a cause esterne al soggetto d’azione, assumendo che il soggetto riceva impulsi dal contesto che lo circonda e li trasformi direttamente in azione. Così facendo queste teorie ignorerebbero la “scatola nera” che si pone tra l’intenzione di agire e la scelta reale, e dove dovrebbe invero essere ricercata la vera causa dell’azione.
    A mio modo di vedere è una bella metafora per ragionare sul grido d’allarme (mi consentirà l’amico Vito di usare questi toni) lanciato da Biolchini e da Gianluca Floris. Ragionare quindi non solo sulle categorie di “nemico – amico” in ragione delle peculiari critiche avanzate verso particolari azioni politiche (in tale circostanza, di questa giunta), ma sulla fondatezza stessa della possibilità di critica. Invertendo l ‘ordine che il senso comune attribuisce ai termini, penso che questo compito, “aprire la scatola nera” nel senso dato a ciò da Pizzorno non sia solo un diritto della coscienza di qualsiasi intellettuale, ma un vero e proprio dovere da difendere e inseguire quando è solo minimamente messo in dubbio “da difese ad oltranza, difese a prescindere, difese da..”. D’altronde, questo diritto-dovere-diritto di critica non dovrebbe essere messo in discussione da risposte che inneggiano alla fondatezza di tale possibilità solo se basata su “spirito di proposta costruttiva”. Ce lo ha insegnato Bobbio e insieme a lui una schiera di maestri: la dialettica costruttiva si fonda su argomenti e ragionamenti ben impostati, e dalla volontà ed energia che anima le possibilità di confronto. Gli argomenti che fanno la pasta di ragionamenti insipidi e inconcludenti possono essere lasciati al nastro di partenza senza alcun obbligo di obliterarli con contro-repliche. Ma questa possibilità non è colta da tutti, purtroppo. Avanti così Vito e Gianluca. Siete nel giusto.

  13. ZunkBuster says:

    Non condivido molto il fatto che si riconduca il ritenuto atteggiamento scarsamente democratico degli “amici del sindaco” al metodo berlusconiano. Il vero guaio è stata la morte, non solo fisica ma anche ideale, di Enrico Berlinguer e della sua lezione, sempre più accentuata ad onta delle commemorazioni – trovo più sinceri gli ex DC quando commemorano Moro, nonostante tutto – che, in mezzo alle trentamila “svolte” che la sinistra di matrice non socialista ha dovuto affrontare, ha fatto riaffiorare un certo approccio leninista-togliattiano. Poi che ci siano punti di contatto col berlusconismo è un fatto, ma non sono mancati studiosi che hanno posto in evidenza più di una singolare analogia tra “Forza Italia” e certe organizzazioni comuniste (ovviamente nel metodo, non certo nelle idee e nei programmi). Quanto agli “amici del sindaco”, quelli che così sono menzionati da Biolchini, con un sapore di evidente disapprovazione, credo siano soprattutto amici di sé stessi, nel senso che la cosa di cui hanno più terrore è che il sindaco trovi il tempo di guardarsi intorno e magari di considerare, a ragion veduta, qualche scelta di staff, e anche di assessori, non pienamente azzeccata e provvedere di conseguenza. Credono di disbrigare al meglio la comunicazione per il sindaco, che ama parlare più coi cittadini che con gli esponenti politici, e spesso si danno magistralmente la zappa sui piedi, incappando in supercazzole e svarioni. Sono capaci di far montare in bestia perfino il sito più filo-Zedda che esista, Casteddu On Line. Ogni tanto scrivono anche qui, ma riesco a sgamarli dalle prime battute. Questi non sono amici del sindaco. Amico del sindaco è Soviet, che magari arriva alle loro stesse conclusioni, ma argomentando meticolosamente e senza arroganza. Magari non ti convince, però almeno ci prova a considerarti un interlocutore, non un “nemico”.

  14. Sovjet says:

    Ho già risposto a Gianluca.
    Secondo me lui non è né un oppositore, né un critico “a prescindere”. È un artista che non fa mistero di essere di sinistra, che fa un lavoro che gli piace, rispetto al quale ha idee precise e che non solo critica l’operato dell’amministrazione – quando reputa che questa sia inefficace – ma propone anche soluzioni che forse andrebbero prese in considerazione un pochino di più, non foss’altro per dire che non funzionano (ma ci vuole qualcuno che ne capisca almeno quanto lui…)
    Io ho l’onore di essere amici di Gianluca Floris. Questo non significa che sia sempre d’accordo con lui. Gli riconosco però una grande onestà intellettuale e l’impegno costante di non parlare per partito preso, ma stando sui fatti. Per questo quelli come lui – ma, mi si permetta, anche come Vito – sono i migliori alleati della mia parte politica, e dunque anchendell’amministrazione Zedda, perché ci permettono di prendere coscienza prima e meglio della direzione che stiamo prendendo.
    Se è vero che il nostro nemico è il nostro miglior alleato, perché palesa tutti i nostri punti deboli, che dire di chi lo fa quasi con affetto, senza volerci male, aiutandoci?
    Io non ho ruolo nell’amministrazione comunale, ma come militante e dirigente di un partito di sinistra mi sento di ringraziare Gianluca Floris (e anche Vito Biolchini!)

    • Supresidenti says:

      beh compagno sovjet, sono d’accordo con te e non è la prima volta.. chi di noi due si deve preoccupare?

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