Politica

Privatizzazioni selvagge e faremo la fine della Grecia. Con il pretesto del debito pubblico, Monti fa il gioco degli speculatori e affossa il paese

Alla fine il Governo Monti ha gettato la maschera. Dopo aver girato intorno alla preda per mesi, adesso ha deciso che è il momento buono per fare ciò per cui è stato chiamato, cioè spolpare lo Stato.  “L’Italia non è la Grecia”, si dice da tempo: peccato che la strategia per “combattere la crisi” sia di fatto la stessa. Ora infatti spunta improvvisamente fuori un piano di privatizzazioni selvaggio, contrario a qualsiasi logica.

Perché da che mondo è mondo, lo Stato si dovrebbe disfare delle imprese che gestisce male, non quelle che invece gestisce benissimo e i cui profitti hanno ricadute benefiche sulla collettività. Il governo Monti invece venderà i gioielli dello Stato italiano, puntando soprattutto alle municipalizzate locali. E perché lo farà? Solo perché improvvisamente qualcuno si è reso conto che il rapporto debito/Pil è troppo alto e che dunque bisogna fare cassa?

Eppure al centro del dibattito politico ed economico c’è da mesi la necessità di istituire gli eurobond, che trasformerebbero il debito dei singoli stati in debito europeo. Un piano del genere dunque è totalmente inutile e serve solo a soddisfare gli stozzini che hanno ridotto l’Europa in questa situazione, cioè il cosiddetto “mercato”.

D’altra parte, basta guardare alla Grecia. Anche lì le privatizzazioni non hanno risolto nulla e hanno impoverito lo Stato. E intanto nel paese ellenico che questo fine settimana torna alle urne, da settimane la gente ritira dai depositi bancari in media 800 milioni di euro al giorno, e lo Stato ha ormai in cassa solo la miseria di due miliardi di euro.

Se la Grecia è il laboratorio, allora conviene capire cosa sta succedendo da quelle parti per comprendere quale logica anima il nostro governo. Domenica scorsa un articolo su Il Sole 24 Ore dal titolo “All’Europa conviene salvare Atene”.

Cosa dice il Sole? Dice che le misure terribili imposte alla Grecia hanno migliorato sicuramente i conti ma che il vero problema del paese (così come in Italia, e questo lo dico io) è debito pubblico (quasi 328 miliardi di euro, il 162 per cento rispetto al Pil). E di chi è il debito greco?

“Il debito greco ormai è in gran parte nelle mani di Stati e Bce. Gli investitori privati hanno già accettato, obtorto collo, di tagliare del 70% i loro crediti verso la Grecia. Fin tanto che a pagare il conto dovevano essere i privati (risparmiatori inclusi) tutti i leader politici erano d’accordo. Ma oggi, che i più esposti verso la Grecia sono gli Stati e la Bce, nessuno parla più di tagliare il debito”.

Avete capito o no?

“Calcola Barclays (con stime che si discostano un po’ da quelle di Rbs) che gli Stati europei sono esposti direttamente o indirettamente attraverso le loro banche centrali verso la Grecia per 290 miliardi di euro: 52,9 miliardi sono i prestiti bilaterali concessi direttamente dagli Stati, 73 miliardi sono rappresentati dalle garanzie date al fondo salva-Stati Efsf, e il resto è legato all’esposizione della Bce e a quella della Banca centrale greca verso l’eurosistema.

Ebbene: se tutti questi soggetti rinunciassero a 100 miliardi, il debito greco scenderebbe al 110% del Pil nel 2012. Se rinunciassero a 150 miliardi, dimezzando di fatto l’esposizione, il rapporto debito/Pil scenderebbe all’86%: come la Germania”.

Conclusione: per salvare la Grecia, e dunque tutta l’Europa, basterebbero 200 miliardi di euro. Ma l’obiettivo dei mercati non è quello di salvare l’Europa, ma di spolpare il più possibile i suoi stati.

Questo Monti lo sa oppure no? Perché invece di provare innanzitutto a ristrutturare il debito pubblico (quasi duemila miliardi, di cui la metà in mani estere) preferisce massacrare il sistema pensionistico, stravolgere le regole del mercato del lavoro e privatizzare in maniera selvaggia? Di chi fa gli interessi Monti? Dell’Italia o dei fantomatici “mercati”?

 

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8 Comments

  1. antonio says:

    Lo stato per me esiste solo sulla carta …in ogni caso gestisce male i miliardi crea debiti aumenta le tasse .Non vedo il senso logico di tutto ciò altresì non esiste più il principio di sovrana uguaglianza degli stati ne della loro vera indipendenza.ho l impressione che questo gioco sulle nostre pelli ha messo sopra gli stati le banche.Non ne usciremo più a meno che non confessano il loro gioco del debito senza giusta causa e quindi annullabile presso la corte di giustizia civile internazionale dell.aja .i popoli da soli e disuniti dalle ideologie non potranno liberarsi se non acquisiscono coscienza dell.inganno

  2. PRUPPUGIUDEU says:

    Leggetevi questo libro e poi capirete come funziona l’economia globale. Jhon Perkins – Confessioni di un sicario dell’economia.
    http://www.minimumfax.com/libri/copertina_grande/401

  3. ZunkBuster says:

    Altro che Grecia, caro Biolchini, siamo all’Argentina 2001. Solo che noi non potremo uscirne dichiarando default unilaterale. Non siamo un paese esportatore di materie prime. Noi esportiamo prodotti finiti, per cui non possiamo permetterci né l’autarchia, né la rottura netta col sistema della finanza internazionale, cosa fatta parzialmente solo dal Brasile di Lula, quasi totalmente dall’Argentina di Nestor e Cristina Kirchner. L’Italia, nella stessa barca con tanti altri paesi su questo, è condannata a restare europea in un quadro di compatibilità. E allora è in Europa che si deve agire con decisione per cambiare le cose. Ma come cazzo la convinciamo la Merkel? Ricreiamo il fronte degli alleati e dichiariamo guerra alla Germania? Intanto, per farle capire l’antifona, potremmo iniziare a boicottare i prodotti tedeschi!!!

    • Gentile ZB,
      “[…] potremmo iniziare a boicottare i prodotti tedeschi”
      Mah, ci penserei due volte: in Germania esportiamo moltissimo, soprattutto semilavorati e sistemi che poi tornano indietro assemblati in prodotti finiti. Boicottiamo i prodotti tedeschi e boicottiamo anche la nostra industria… ahimè!
      Cordialmente,

    • Sovjet says:

      La Germania ha paura di una sola cosa, che salti il mercato unico e che quindi siano poste barriere all’ingresso dei suoi prodotti. La semplice svalutazione della moneta non bastererebbe (per esempio con l’uscita dall’euro) perché a quel punto la Germania potrebbe comprarsi l’Italia pezzo a pezzo e a prezzi di saldo.
      Io concordo con l’economista Emiliano Brancaccio che propone:
      1) uno standard retributivo europeo (che paradossalmente la Germania ci fa concorrenza anche sul costo del lavoro!), basato su tre pilastri: garanzia minima della crescita dei salari nominali in tutti i paesi dell’eurozona, che punti a una convergenza tendenziale del rapporto tra salari reali e produttività; collegamento tra dinamica dei salari nominali e andamento dei conti esteri (per riequilibrare paesi in surplus e paesi in deficit verso l’estero) e misure punitive (come quelle odierne per i deficit eccessivi) a chi non rispetta queste dinamiche;
      2) la ripresa di una “pianificazione” in economia. Che a dirla alla Ainis altro non è che politica industriale e politica economica seria e non lasciata in balia del mercato finanziario;
      3) Porre qualche limite serio alla speculazione finanziaria.

  4. Federico says:

    In linea generale, probabilmente son stato tra i pochi a non aver gioito quando abbiam messo la volpe a guardia del pollaio sei mesi fa. Il debito degli Stati è essenzialmente dovuto al fatto che per avere moneta dalle banche private ogni stato emette titoli di debito. Per onorare i quali occorrerà altro denaro che solo le banche private son titolate a stampare: quindi ancora emissione di titoli e ancora indebitamento di Stato, cioè di noi tutti. Questo è il risultato di ogni Stato che rinuncia a batter moneta affidando a pochi banchieri privati uno degli inalienabili privilegi derivanti dalla sovranità. Oggi le banche sono sovrane, proprietarie del futuro dei cittadini in cambio di un po’ di carta inchiostrata dal costo irrisorio per chi la produce in esclusiva, ma che viene fornita allo Stato al suo valore di facciata. E son curioso di capire dove finisce il plusvalore reale, visto che nei bilanci delle banche compare non come costo sostenuto ma come valore ceduto.
    Un sistema perverso che andrebbe denunciato sopra ogni cosa. E invece in tanti hanno applaudito quando a raddrizzare i conti ci siamo ritrovati con un personaggio che rappresenta la quintessenza di quello stesso sistema. Ci manca solo che l’informazione RAI venga messa sotto tutela con qualche presidente-banchiere e di tutto questo nessuno ne saprà mai nulla.
    In questa fattispecie – le privatizzazioni da te descritte – si palesa ancora una volta l’intento del sistema finanziario: appropriarsi di quanto possibile sulla base di crediti generati dalla cessione a proprio favore del privilegio di batter moneta in esclusiva. E’ il delitto perfetto: Monti, espressione delle banche, invece di creare un vasto mercato capace di competere nelle acquisizioni ha dapprima eliminato la possibile concorrenza e solo adesso si appresta a svendere. Realizzando quella supremazia finanziaria sulla società civile che qualche decennio fa non riuscì a compiere la stessa congrega di poteri forti e consorterie varie. Sono preoccupato. Molto preoccupato.

    • Sovjet says:

      Perché non hai sentito il supplemento economico che segue il Tg3 delle 14.30 di ieri…a domanda del giornalista: “chi sono questi speculatori?”, l”esperto” ha risposto che erano sua nonna e tutti i cittadini che investono. E questo è il tg3…

  5. Acronotau says:

    Altro che Il Manifesto! dici bene, le notizie si trovano sul Sole24Ore…

    per i commenti, invece, ci piace Barbara Spinelli. Tra gli altri 🙂

    http://www.repubblica.it/politica/2012/06/13/news/berlino_parigi_errori-37089911/

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