Politica / Sardegna

Ai referendum? Sette no, due sì e un nì. Perché le province non meritano di morire. E perché solo la Costituente può cambiare la Sardegna

Accetto l’esortazione di Giovanni Maria Bellu che ci invita a guardare al merito delle questioni proposte dai referendum e non a chi li propone. Perché, per quello che si è visto nell’ultimo mese, ci sarebbe da rimanere a casa, tra appelli improbabili di Cappellacci, spettacoli di ex assessori inverosimili come Andrea Prato, i proclami dei grillini e compagnia cantante.

Per cui entro nel merito e vi dico la mia.

Cinque no contro l’abrogazione delle province. Secchi e sinceri. Per questi enti intermedi (presenti in Costituzione, e qualcosa vorrà pur dire) il governo Monti ha già previsto un drastico ridimensionamento nel numero e nelle funzioni. Verranno trasformati in assemblee di rappresentanza dei comuni, con un numero di componenti ridotto (al massimo dieci), senza oneri aggiuntivi per la pubblica amministrazione (perché saranno tutti consiglieri comunali) e senza assessori ma con solo un presidente. Le province verranno anche ridotte di numero, in ossequio all’ordine della Banca Centrale Europea che ne sollecita un accorpamento (a me questa storia che la Bce dica che il problema dei costi della politica italiana siano le province mi sembra un gentile maggio fatto da Draghi al suo sodale Monti, ma forse sono troppo cattivo).

Le province a mio avviso sono importanti per diversi motivi. Il primo: serve un ente intermedio tra i comuni e la Regione che rappresenti i diversi territori in maniera omogenea. Senza le province, i comuni dovrebbero rapportarsi direttamente alla Regione e sarebbero molto più deboli, e dunque più ricattabili. Il secondo: le province servono per consentire ad una classe dirigente di formarsi e di approcciare a problemi più complessi di quelli che si affrontano quando si governa una piccola amministrazione. Senza una classe dirigente all’altezza della situazione la Sardegna non esce dalla crisi. E per formarla servono luoghi di rappresentanza democratica. Il terzo motivo per cui sono contrario all’abolizione delle province attiene proprio al tema della rappresentanza. In un futuro prossimo i consiglieri regionali verranno ridotti a sessanta (la legge è già all’esame del parlamento), così come i deputati e i senatori sardi saranno meno degli attuali 27. Se scomparissero le province, la classe politica democraticamente eletta conterebbe in tutto in Sardegna appena un centinaio di persone: una follia. Con il pretesto della crisi non si possono restringere a dismisura e senza criterio gli spazi di rappresentanza democratica.

Insomma, abolire le province sarebbe secondo me, a conti fatti, un pessimo affare.

E veniamo agli altri quesiti (tutti consultivi, mentre quelli riguardanti le province sono abrogativi e avrebbero un’efficacia diretta e immediata).

Un sì convintissimo al quesito sei. Perché un’Assemblea Costituente per la riscrittura dello Statuto di Autonomia darebbe uno scossone benefico alla politica e alla società sarde. La Costituente è il vero spauracchio dei partiti, altroché.

Un “nì” al quesito sette. Scegliere “attraverso elezioni primarie normate per legge” i candidati alla presidenza della Regione ha un senso in una dimensione di maggioritario spinto, cioè con appena due candidati in rappresentanza di altrettanti schieramenti. E gli altri che fanno? Alle ultime regionali, insieme a Soru e Cappellacci, erano candidati alla presidenza anche Gavino Sale, Gianfranco Sollai e Peppino Balia. La domanda è la seguente: le primarie valgono anche per i partiti che si presentano da soli? Da approfondire.

Un sì convinto al quesito otto, che dietro il suo tecnismo ci chiede di azzerare la norma che regola le indennità dei consiglieri regionali.

Il quesito nove mi sembra invece che proponga ai cittadini una furba semplificazione della realtà: 
“Siete voi favorevoli all’abolizione dei consigli di amministrazione di tutti gli Enti strumentali e Agenzie della Regione Autonoma della Sardegna?”. Il marcio della politica sarda non si annida (solo) nei cda, ma nelle nomine assurde spesso decise dai partiti che mettono nei cda personaggi improbabili. Se di valore, i cda servono. Altrimenti gli enti strumentali e le agenzie della Regione avrebbero solo un presidente, ovviamente deciso dall’esecutivo. In nome di un sentimento anticasta, si rafforzerebbe un potere che non avrebbe contrappesi. Anche in questo caso, temo che i rischi superino di gran lunga le opportunità. A questo punto perché non abolire direttamente enti e agenzie anziché solo i cda? Sarebbe stato molto più sensato.

Il quesito dieci che ci chiede di ridurre a cinquanta il numero dei consiglieri regionali. No: il parlamento sta già lavorando ad una ipotesi che porti a 60 il numero dei consiglieri. Mi sembra una rappresentanza più congrua. Il rischio è che la selezione della nostra classe politica avvenga sempre più per censo.

Questo è quello che penso dei referendum. Le cattiverie su Cappellacci, i Riformatori e l’ex assessore Prato stavolta le lascio solo a voi.

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45 Comments

  1. bilanciaguasta says:

    Votato
    8 SI
    2 NO

  2. D’accordo sul nì al sette (che diventerà tra poco no, credo) e no al nove, Sulle province non mi trovi d’accordo invece Vito. Sulla strumentalizzazione e l’uso demagogico invece mi trovi d’accordissimo. Son d’accordo sull’abolizione, ma temo quest’uso demagogico che vede in questi referendum la soluzione per tutti i mali.

  3. Pingback: Cappellacci, Prato, Soru, Palomba e Fantola, e l’insostenibile contraddizione politica dei dieci referendum regionali « vitobiolchini

  4. Neo Anderthal says:

    E basta casta, grido entusiasta
    si indìca un’asta – si butti pasta-
    si sposti il rasta -fede rimasta-
    Bilancia Guasta, sia la tua festa
    tasta la festa di chi detesta
    la siesta prima della tempesta
    che lesta e presta tutto devasta.

  5. le province vanno tolte dalla prima all’ultima…
    SONO ENTI INUTILI E DANNOSI

    ma siamo coscienti del fatto che le decisioni le prendono le regioni e lo stato in riferimento alle regole e ai fondi che vengono decidi dalla UE??

    servono solo distretti amministrativi con precise professionalità che parlino con i comuni, con i sindaci non con altri politici che altro non fanno che allungare i tempi della burocrazia!!

    in Sardegna poi siamo un milione e mezzo e vogliamo 8 province?? che gestiscono 4 euro ciascuno??
    siamo coscienti tutti dal primo all’ultimo che i politici sono troppi e non rappresentano la società ma solo le loro lobby anche piccole…

    • Acronotau says:

      se d’ero io a decidere toglievo anche i consillieri comunali. e pure il Síndigo! un governo di tennici nomina un Manager municipale o un Podestà, a seconda dei gusti. dici che ne risparmiavamo di milioni di milafra’ così?!
      …e allora sì, che i treni tornavano ad arrivarne in orario!

  6. AlexCorr says:

    Io voterò un NO (sulle vecchie province) e nove SI ( su tutto il resto).
    A tal proposito voglio ricordare all’autore dell’articolo che i primi quattro quesiti chiederanno l’abrogazione delle NUOVE province, mentre il quinto chiederà se vogliamo abolire anche le VECCHIE. Quindi non vengono trattate tutte allo stesso modo, personalmente sono a favore della cancellazione delle nuove, ma non delle quattro province storiche.

  7. giovanni says:

    10 si e fuori le provincie….incominciamo a debellare questo cancro che attanagli la Sardegna!

  8. Apprezzo molto l’idea di entrare nel merito dei quesiti. Ecco come la penso:

    Quesiti 1-4: voterò SI all’abolizione delle “nuove” province, perché mi pare siano state create per rispondere a delle logiche clientelistiche – con per giunta la beffa del doppio capoluogo, per non scontentare nessuno (nemmeno posti che altrove sarebbero paesotti di periferia, altro che capoluoghi).

    Quesito 5: NO, perché credo che l’eventuale abolizione, o riforma, dell’istituto della Provincia, presente nella Costituzione, dovrebbe essere deciso a livello nazionale. Abolirle solo in Sardegna non avrebbe alcun senso (e comunque è un voto solo consultivo)

    Quesito 6: non saprei, non riesco a trovare spiegazioni convincenti dei benefici dell’avere un’assemblea costituente. Potrei comunque ricredermi.

    Quesito 7: NO all’imposizione delle primarie. Innanzitutto per il motivo che dice Vito: e gli indipendenti? Li costringiamo al suicidio obbligandoli a fare o le primarie di centrodestra o quelle di centrosinistra? Oppure facciamo le primariette dei piccoli? Oppure possono correre come indipendenti – lasciando quindi porte aperte ad eventuali perdenti delle primarie ufficiali? Inoltre, dovendole fare per forza, sono certa che i partiti troverebbero il modo di far arrivare alle primarie solo chi dicono loro: e saremmo punto e a capo. Se si crede davvero nelle primarie, meglio votare chi le fa già volontariamente, no?

    Quesito 8: NI all’abolizione della norma sugli stipendi dei consiglieri (e se non ho capito male questo è abrogativo, non solo consultivo). Cosa non mi convince? Che si creerebbe un vuoto legislativo: attualmente la norma riduce il compenso all’80% di quanto normalmente previsto, c’è chi teme che con l’abolizione si tornerebbe al 100% o di più. È vero che la volontà popolare è chiara, ma la storia ci insegna che non sempre viene rispettata (finanziamento pubblico ai partiti docet).

    Quesito 9: NO, per le stesse ragioni fornite da Vito.

    Quesito 10: tendenzialmente SI, per rafforzare l’idea che 80 consiglieri siano troppi, anche se a) la natura consultiva e non abrogativa e b) il fatto che la riduzione del loro numero sia già in corso, lo rendono quasi superfluo.

    Grazie a Vito per averci offerto spazio e occasione per discutere di contenuti

  9. Daniela says:

    Io concordo con l’analisi fatta, le province sono utili, rappresentano il nostro territorio, ci vuole un interlocutore intermedio tra comuni e regione…Dove funzionano e c’è voglia di fare sono indispensabili, ma come ogni cosa migliorabili!!

  10. Stardust says:

    Perfettamente d’accordo. Io in particolare sono decisamente contrario alla riduzione del numero di consiglieri. Come dici giustamente, è un problema di rappresentanza democratica: si rischia di creare un’oligarchia di potere da cui molte voci che rappresentano la nostra terra verranno escluse, a tutto svantaggio dell’interesse pubblico. Molti diranno che i consiglieri che ci sono non fanno altro che rubare lo stipendio. Bè esiste uno strumento per evitare che lo facciano: non votarli. E se lo fanno tutti allora c’è un altro modo: darsi da fare in prima persona, e non stare sempre lì fermi a guardare e giudicare o aspettare la beneficienza del politico di turno. Perché quelli li abbiamo scelti noi eh. Magari perché ci avevano offerto 1kg di pasta o una bombola prima del voto. E cosa ci aspettiamo da persone che fanno campagna elettorale in questo modo? Che abbiano a cuore gli interessi della comunità? è solo colpa nostra.

    Sulle province…sono convinto che quelle storiche debbano assolutamente restare. Su quelle nuove se ne può discutere, anche se credo che alcune non abbiano proprio ragione di esistere. In ogni caso siamo sempre lì. Cancellare le province non risolve il problema della corruzione o del malaffare. Quello è un problema CULTURALE, che non si risolve certo tramite referendum. Purtroppo fa molto comodo pensare che il problema sia sempre il contenitore (l’ente) e non il contenuto (chi lo gestisce)…

    • indeciso says:

      Quando provo a convincere i miei interlocutori che una riduzione dei consiglieri significhi una riduzione della rappresentanza e della democrazia, mi viene risposto proprio così; e non c’è verso di far loro cambiare idea. Ho paura che la maggioranza degli elettori sia favorevole.
      Sono d’accordo anche sulle provincie, soprattutto su quella del Medio Campidano e forse anche Carbonia Iglesias. Se non abolite almeno si decida un capoluogo: Carbonia o Iglesias. Lo stesso vale per Olbia Tempio.

  11. Personalmente sono per 10 Sì. Occorre rinnovamento. E tagli agli sprechi. Le Provincie sono solo un serbatoio di voti e consenso politico. E la Regione -riducendo i costi, dovuti alla loro eliminazione- puo’ tranquillamente farsi carico di tali funzioni senza penalizzare i servizi ai cittadini. Chiaro non lo dico io: ma fonti piu’ autorevoli di me, ad esempio la Bce (non il proprietario della rivendita di frutta e verdura sotto casa). Saluti: L’indigesto.

  12. Sono d’accordo sulla necessità di un’Assemblea costituente, ma credo che questa debba essere il prossimo consiglio regionale. I partiti facciano della riforma del patto Stato – Regione un tema centrale della campagna elettorale e si impegnino per tutta la consiliatura.

  13. Gentile Biolchini,
    lasciando correre il richiamo a Bellu (altrimenti mi dice che sono il solito maleducato; le dirò soltanto che Bellu, come spesso accade, dice solo una banalità) trovo del tutto stravaganti le motivazioni per le quali non si dovrebbero abolire le province. Una per tutte, la pretesa che esse costituiscano un gradino intermedio tra Comuni e Regione. È la stessa motivazione addotta da SEL (che però mi ha sconcertato assai meno, visto le posizioni cervellotiche assunte recentemente) e può essere interpretata in due modi: o chi propugna una simile enormità non conosce i meccanismi amministrativi sottesi dalle province (nel suo caso mi parrebbe strano, come del resto in quello di SEL) oppure si tratta di un calcolo meramente elettorale, peraltro del tutto lecito, visto che siamo sotto amministrative. Quale sia il calcolo ancora me lo domando, con il timore di sbagliarmi (e ci sia davvero gente convinta della necessità di mantenere un’istituzione nata per altri scopi che non quelli attuali e in un altro contesto).
    In alternativa, chi vuole mantenere una palese sciocchezza come la provincia dell’Ogliastra, dovrebbe spiegare, al di là degli slogan di Piras (e purtroppo i suoi) a che diamine serva se non alla creazione di posizioni di sottogoverno. Non a caso, Piras dovrebbe domandarsi per quale motivo sia in compagnia della Lega Nord, altra formazione politica che osteggia la rimozione delle province (perché sarà pure vero che bisogna pensare con la propria testa e non guardare ai compagni di strada, ma non bisogna scordarsi di domandarsi perché ci si trovi assieme a compagni di strada di questo tipo!).
    Infine: perché non vuole le primarie? Perché ci sono partiti che si presentano da soli? Ebbene? Sarebbe un metodo per stimolare la loro democrazia interna, esattamente come sta accadendo per il PD che presto o tardi sarà costretto a interrogarsi sui propri candidati che spesso prendono sonore musate!
    Paura per Baingio Sale? E perché? Potrebbe candidarsi contro Fisietto (e a Cagliari perderebbe!).
    Cordialmente,

    • La provincia dell’Ogliastra è stata voluta per cercare di far guadagnare peso politico ad una zona dimenticata da dio e dagli uomini. Quando rientrava nella provincia di nuoro venivano sistematicamente ignorate le richieste che interessavano l’area ogliastrina. Quindi l’idea era quella di dare un po’ più di peso all’ogliastra, ma i risultati sono stati deludenti.
      Comunque a me viene da risponderle con un’altra domanda: a cosa diamine serve la provincia di Cagliari ? C’è già un Comune con grande peso politico, e c’è il consiglio regionale. Per me le provincie più inutili in assoluto sono proprio quelle che coincidono con i capoluoghi regionali.

      • Gentile Ale Sestu,
        a nulla!
        Cordialmente,

        PS – Ho mai sostenuto il contrario? Ogni tanto provi a pensare che, pur essendo ignorante, io possa adoperare una sineddoche (senza neppure assumere un antistaminico).

      • suvvia non si butti giù così… la sineddoche non l’ho intuita (c’è chi propone l’abolizione delle nuove province e il mantenimento delle vecchie). non le ho mai dato dell’ignorante; le contesto una cosa soltanto: accanto alla critica di un’idea secondo me è opportuno affiancare una proposta alternativa. la conversazione sarebbe più coinvolgente e anche la critica poggerebbe su basi più robuste. cosa ne pensa ?

      • Gentile Ale Sestu,
        cosa dovrei proporre in alternativa all’abolizione delle province, il loro mantenimento? Adesso non esageriamo!
        Personalmente, non mi pare di esprimere critiche senza argomentazioni (ma essendo in palese conflitto di interessi il mio giudizio conta poco).
        Cordialmente,

      • no, mi spiego meglio: posto che le province non ci piacciono, lei come riorganizzerebbe i compiti che adesso sono in capo alle province? lei ha in mente un sistema istituzionale più snello che prescinda dalle province? pensa che sia il caso di rafforzare la regione o i comuni ?

      • Gentile Ale Sestu,
        entrambe le cose.
        Cordialmente

    • Acronotau says:

      “Piras dovrebbe domandarsi per quale motivo sia in compagnia della Lega Nord”. È probabile. Ma anche no.
      Lei si è domandato “Per quale motivo sto con Grillo e grillisti, Mariotto e Riformatori, Prato e prataioli?”. È contento della compagnia?

      • Gentile Acronotau,
        ovviamente sbaglia, ma se accadesse non lo nasconderei né eviterei di domandarmelo (altrimenti non si capisce perché dovrei raccomandarlo a qualcun altro).
        Che poi Piras non si faccia domande è suggerito anche da altri segnali (poco rasssicuranti) ad esempio un intervento ambiguo sulla faccenda dei 300 comunitari rumeni che verranno assunti per la stagione estiva.
        Cordialmente,

  14. Maurixio says:

    10 si al referendum:
    si ai primi cinque perchè considero le provincie un sottobosco politico inutile, i cui (pochi) compiti potrebbere essere svolti da comuni e regione.Altri cinque si perchè:
    la costituente potrebbe essere un momento importante della nostra crescita;
    si alla scelta diretta del presidente della giunta regionale.
    si alla riduzione delle indennità ( farebbe il politico solo chi ha passione);
    si alla abolizione dei cda degli enti e agenzie ( sarebbe meglio eliminarle e riportare le competenze agli assessorati);
    si alla riduzione a 50 del numero dei consiglieri; siamo 1.500.000 e sarebbe un consigliere ogni 30.000 abitanti, sufficiente.
    Maurizio

  15. pietro says:

    Non riesco a “guardare al merito delle questioni proposte dai referendum e non a chi li propone.”
    Cavalcare ‘l’onda anticasta’ per procurarsi una verginità politica è oltremodo disgustoso.
    Spledida la puntata di ‘tutta la città ne parla’ su radiotre di stamane … c’era anche Alberto Urgu.

  16. io ritirerò solo tre schede

  17. pisenti says:

    Salvade s’Italia Nostra
    Amadu Treu e Monti,
    chilcade bos unu ponte,
    chi siada unu bellu ponte,
    pro bos podere appiccare,
    si tenides calchi dificultade,
    dimandade a Pisanu chi bos podede cossizzare!!

  18. ooovvitto says:

    Guarda che per certi argomenti hai detto esattamente il contrario nell’articolo precedente sull’argomento….

  19. Di Legno says:

    – questi referendum raggiungeranno il quorum
    – credo fermamente nell’istituto referendario
    – i referendum sono uno strumento utile perché poi la politica ne tiene conto

    • Di Ghisa says:

      Lasciamo perdere i referendum e affidiamoci alle mani dei nostri politici, che sapranno sicuramente riformarsi e regolamentarsi.

    • Neo Anderthal says:

      Sono molto d’accordo con l’amico Di Legno, la cui icasticità anticastale emerge in maniera pura e casta.
      E anche io andrò a votare, convinto dalle stringenti argomentazioni esposte dal Referendario Gregorini su Sardegna Quotidiano del 1° maggio, per non dire dell’entusiasmo che mi pervade e mi fa fremere pensando che unirò il mio voto a quello dell’illustre commediografo Prato.
      Per non parlare dell’esempio -fulgido!- che daremo per ogni dove e dello schiaffo morale -sanguinoso!- che infliggeremo al resto dell’Italia: mentre da Biella a Monza, da Vibo Valentia a Verbania è tutto un fiorire di necessarie articolazioni provinciali, ecco che noi Sardi indomiti, senza nulla attenderci in cambio e pronti a gettare il cuore al di là di ogni pur arduo ostacolo, falciamo non solo le nuove articolazioni territoriali, ma anche quelle storiche.
      Così si fa! Novelli Muzii Scevoli noi sardi mettiamo la mano sul braciere, certi che l’Italia tutta seguirà l’Esempio.
      Forza Paris, oppure Forse, parisi…

      • Stefano reloaded says:

        E’ vero! Non ci pensavo. E’ c0mmediografo. Quindi, più in generale, drammaturgo.
        E’ collega di Biolchini

      • Neo Anderthal says:

        e anche qui Di Legno potrebbe autorevolmente confermare.

  20. Francamente rimango molto basito da questa tua analisi . . . Le Unioni dei Comuni che cosa sono??? . . . guardati quanto prende il Capo di Gabinetto di Fulvio Tocco . . . lasciamo perdere 🙂

  21. ZunkBuster says:

    Io non vado a votare.

  22. Andrea says:

    9 si su 10. Al decimo quesito voterò NO. E’ ora che i politici trombati, i loro accoliti, i vari accozzati dai vari partiti italianisti e i vari vassalli si cerchino un occupazione invece di gravare sulle spalle del popolino che produce e che continuamente viene spolpato all’osso!

  23. L’esortazione di Bellu è giustissima: il referendum è uno strumento che va rilanciato e sostenuto.

    La mia è questa:

    Cinque Si secchi e sinceri per l’abolizione delle province. Il fatto che siano nella costituzione non mi sembra così determinante: anche il pareggio di bilancio adesso è sancito dalla costituzione; che facciamo ? lo veneriamo ?
    L’obiettivo è la riduzione della spesa e il risparmio dove possibile. Le province sono l’ente che incide meno nella vita quotidiana delle persone, i suoi compiti possono essere redistribuiti tra Comuni e Regione. Il ridimensionamento nel numero e nei compiti probabilmente è un compromesso che i partiti hanno strappato a Monti. Io vedo nelle province un bivacco per politici che non sono riusciti ad arrivare in regione o che le usano come trampolino per arrivarci. Vedo anche un luogo fertile dove i partiti coltivano clientele distribuendo finanziamenti. Non le vedo come palestra politica (e comunque non sarebbe una ragione sufficiente) per giovani che iniziano: i giovani nelle province sono pochi (cosa intendiamo per giovani? io intendo sotto i 30) e quando ci arrivano sembra solo un’operazione di marketing per i partiti che si fanno belli perché giovani (nello stesso modo in cui ultimamente usano l’idea delle quote rosa). Una cosa va salvata però: l’idea dell’assemblea di rappresentanza dei comuni. Abolendo le province si può rafforzare il ruolo dei comuni invece che quello della regione: si può fare in modo che l’interesse dei comuni sia determinante nelle scelte che la regione deve fare. Questo principio può esistere anche senza le province.

    Un Si per il quesito sulla costituente: può essere un momento di sana politica, bisogna cercare di non farlo diventare una bandiera indipendentista.

    Un Si al quesito sulle primarie: anche se concordo sull’obiezione che avanzi, un parere negativo potrebbe essere preso come segnale dai partiti per evitare le primarie e ricominciare a nominare candidati secondo logiche interne discutibili.

    Un Si al quesito otto, perché il mestiere della politica non deve essere associato ad una poltrona dorata. Gli stipendi devono essere ridotti fino a garantire un tenore di vita benestante. Benestante in riferimento alla media nazionale degli stipendi.

    Un Si al quesito nove, perché – hai detto bene – nei cda si annida spesso il marcio della politica. Se la gestione ricade su una persona, invece che su di un gruppo, questa deve essere per forza di cose competente, e se non lo è, la responsabilità è facilmente individuabile. Le nomine vanno fatte sulla base di curricula e le competenze in materia devono essere chiare.

    Un No per il quesito dieci. La rappresentanza in regione deve essere aumentata per sopperire alla mancanza di rappresentanza provinciale. L’importante è che questo aumento di rappresentanti con comporti un aumento della spesa pubblica. Quindi più rappresentanti pagati meno.

  24. Cari Companeros, questa volta dove c’è da abrogare, ABROGU TOTTU!!!!

  25. Monica says:

    Siamo un milione e cinquecentomila abitanti in tutta la Sardegna, circa un terzo della popolazione di Milano e, non contenti siamo passati da 4 a otto province che avrebbero dovuto essere senza oneri e invece ci costano eccome, come si e` potuto vedere in una meravigliosa puntata di Report un paii di anni fa. E le piu` recenti non sono riconosciute a livello nazionale ma solo regionale, per cui sono servite soltanto a creare posti “elettorali” o, come ben spiegato dall’ allora sindaco di Lunamatrona sempre a Report, per sovvenzionare sagre tipo quella del melone asciutto di Lunamatrona. Per una volta non sono d’ accordo con te e votero` tutti si.

  26. Alessandro Pani says:

    Concordo, questi referendum a me sembrano nati sull’onda di un crescente populismo alimentato da demagogie e una becera conoscenza del sistema democratico.

    • bilanciaguasta says:

      od Alessandro! Nano di Venezia!
      Ho dovuto togliere la polvere dal mio Dizionario per capire il tuo post!
      😀

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