Politica

L’Europa dichiara guerra alla Grecia. Nel silenzio generale e in nome della finanza, milioni di persone ridotte in povertà. E la sinistra italiana tace

Da europei, dovremmo seriamente chiederci quale colpa tremenda stiamo facendo scontare ai greci, ai quali le nostre autorità politiche ed economiche (insieme al Fondo Monetario Internazionale) stanno chiedendo di adottare misure economiche terrificanti in cambio del salvataggio del paese dal default. Solo una guerra causa danni di questo genere, ma almeno una guerra si combatte. Qui ci sono solo dei cittadini che da due anni vengono progressivamente strangolati nell’indifferenza sostanziale dell’opinione pubblica europea, con misure via via sempre più impressionanti e che non sembrano risolvere mai il problema.

Il piano approvato ieri”, leggo da Il Sole 24 Ore, “prevede il taglio del 22 per cento del salario minimo, ridotto a 586 euro al mese (lordi, e la misura riguarda 300 mila lavoratori, ndr), la riduzione di 150 mila dipendenti pubblici in esubero entro il 2015 di cui 15 mila nel 2012, privatizzazioni per 50 miliardi di euro, 600 milioni di tagli alla difesa e 300 milioni di minori investimenti”. Le pensioni minime sono state tagliate e adesso raggiungono la somma di 360 euro lordi al mese. Un disastro.

Senza contare poi la soglia di esenzione fiscale, abbassata da 12 mila a 5 mila euro; l’aumento dal 13 al 23 per cento per bar, ristoranti e beni di lusso; l’aumento della benzina; una nuova Ici sulla casa che si è aggiunta al prelievo straordinario fino al 5 per cento per i redditi più elevati; i tagli alle pensioni pubbliche e il prelievo del 20 per cento sulla quota che supera i mille euro e del 40 per cento per i pensionati under 40; un taglio del 40 per cento (avete capito bene: 40 per cento) degli stipendi medi del pubblico impiego; l’eliminazione di 57 province e la riduzione dei Comuni da 1034 a 325.

E tutto questo, dopo due anni di misure che hanno progressivamente messo in ginocchio il paese e si sono rilevate inefficaci.

Ripeto: l’Europa ha dichiarato guerra alla Grecia e la Grecia sta morendo senza che nessuno si opponga. Il paese è condannato a non riprendersi mai più, perché con queste misure economiche non c’è resurrezione possibile.

Che colpa hanno dunque i greci? Non esiste nessun altra strategia politica ed economica se non quella di annientare la vita di milioni di persone? Una volta le forze della sinistra si caratterizzavano per la loro capacità di allargare gli orizzonti dell’analisi e comprendere in una lettura complessiva anche avvenimenti e situazioni lontane da noi. C’è qualcuno in Italia che da sinistra si sta opponendo al massacro greco? Non mi risulta.

E non è solo un fatto di solidarietà. Qui si tratta di salvare l’idea solidaristica dell’Europa, e di impedire che scelte sciagurate (perché sostanzialmente inutili) e in malafede (come l’imponente piano delle privatizzazioni: un paese spolpato dalle multinazionali) vengano messe a punto in Grecia per poi essere esportate in altri paesi “in crisi”. Come, ad esempio, l’Italia.

Ps.
Avete notato che anche in Grecia il governo è in mano ad un tecnocrate?

Tags: , , ,

71 Comments

  1. Arrubiu says:

    Se vi è venuta la curiosità, ecco cosa è la NMT- New monetary theory- spiegata da Rampini.

    http://rampini.blogautore.repubblica.it/2012/02/22/la-teoria-monetaria-moderna-ci-salvera-dalla-grande-contrazione/

  2. Arrubiu says:

    Un’altra politica economica è possibile.
    http://www.democraziammt.info

  3. ZunkBuster says:

    Penso che la Grecia paghi la perdita, davvero irreparabile, di un uomo politico spregiudicato e geniale come Andreas Papandreou. Gran pokerista della politica, restando coerentemente socialista ha sempre giocato di volta in volta al rialzo con la NATO, con gli americani, con l’Europa e perfino con l’ex nemico storico Turchia, ottenendo l’impensabile per un Paese strutturalmente povero (se non in settori quali i cantieri navali e il turismo) come la Grecia. I suoi successori non ne valgono un’unghia, compreso il figlio Georgios. Ne hanno ereditato solo i lati peggiori, come il populismo e una certa tolleranza per la corruzione.

  4. Enrico says:

    Altro link interessante, sempre sulla situazione Greca, con un punto di vista diverso rispetto ai link che ho postato precedentemente

    http://www.libertiamo.it/2012/02/14/tutto-quello-che-avreste-voluto-sapere-sul-default-greco-ma-non-avete-mai-osato-chiedere/

    • ZunkBuster says:

      “I Greci torneranno quello che sono sempre stati: un popolo di pastori”. Chissà perché mi ricorda un’altra nazione europea, per quanto volente o nolente aggregata allo Stato italiano. Solo che anche i pastori stanno morendo di fame.

  5. su dotori says:

    Quando il popolo indica il disastro sociale, lo stolto guarda la vetrina incendiata

    • Neo Anderthal says:

      Quando il disastro sociale si compie, il delirante avventurista si compiace della fumante sconfitta, alimento per i vittimismi a venire -trascurando il particolare di chi ci lascia la pelle per caso-.

  6. “La palese infondatezza delle teorie di Auriti…”, a questo mi riferisco.Il resto ha per me ben poca importanza.

  7. Sei sicuro di come sanno realmente le cose, Neo Anderthal, e ne hai le prove?

    • Neo Anderthal says:

      Non ho neppure le prove sulla reale natura dei cerchi nel grano e delle scie chimiche.
      Auriti, che non ha visto un suo articolo su temi economici pubblicato neppure su “Papersera”, sosteneva le confuse “teorie” di Ezra Pound sulla natura della finanza, da lui ricondotta a pura e semplice usura -n.b. nel fare questo Pound non si sottraeva ai ricorrenti luoghi comuni antiebraici sulle banche e sul potere ebraico internazionale etc.etc.-.
      Auriti non ha trovato grande sponda neppure a destra, se non nelle frange che si autodefiniscono “antisistema” (salvo poi porsi al servizio del padronato in ogni caso e in ogni dove), ed è infine stato candidato dalla Mussolini per le elezioni europee nella lista Alternativa Sociale, se non ricordo male nel 2004, del cartello elettorale facevano parte Forza Nuova e altre aggregazioni nazionalsocialiste.
      NO GRAZIE.

      • Aristarco Scannabue says:

        Ancora con questa storia del nazionalsocialismo? Cerca su Google queste parole chiave: giulietto chiesa signoraggio. Chiesa è fascista? Caspita, non me ne ero accorto. Taccio di Beppe Grillo, che ritengo politicamente non rappresentativo, ma ad esempio Niki Vendola attacca sistematicamente le banche e lo strapotere della finanza internazionale; nei profili su Facebook dei simpatizzanti di Vendola, di Sel e della sinistra (quella vera, non quella con l’erre moscia) è facile trovare fra i link preferiti siti che rimandano alla discussione su questi temi, molto sentiti dalla base. Potrei continuare a elencare, senza mai arrivare dalle parti di Casa Pound (a proposito: si leggano le lucide dichiarazioni della figlia del poeta – amato da Pasolini, un noto nazifascista – sulla legittimità di certi apparentamenti). E se non mi stupiscono più di tanto le convergenze tematiche con la cosiddetta destra sociale (da cui personalmente prendo in modo netto le distanze dicendo anch’io: no, grazie), di certo non mi sorprende che le intuizioni di Auriti (giurista per altro rispettabile che pubblicava per Giuffrè e insegnava all’università) non abbiano “trovato grande sponda” nella destra ultraliberista berlusconiana massonica e tra i conservatori di Fini. Riguardo alla “scientificità” e al riconoscimento di una teoria da parte della comunità scientifica internazionale, la storia ci ricorda quanta difficoltà nuove scoperte o formulazioni abbiano incontrato nel farsi accettare e quanta “politica”, quanti interessi, ci siano sempre stati dietro il dibattito scientifico, non sempre onesto specie quando non ha a che fare con le scienze esatte. E il diritto e l’economia, come la medicina, di certo non lo sono. Gli “ipse dixit” sono sempre stati pericolosi. Ma oggi per fortuna sappiamo che la terra non è piatta e il sole non ci ruota attorno.

      • Concordo pienamente con Aristarco Scannabue.
        Il commento di Neo Anderthal è un esempio della resistenza che incontra l’emersione di un nuovo paradigma, di una nuova visione sociale, economica e politica che sta accomunando sempre più persone al di la delle ideologie e degli schieramenti. Il cambiamento è inarrestabile e chi sta al potere lo comprende molto bene. Resta il tentativo di ritardarlo utilizzando le armi della derisione e del discredito, se non dell’insulto e dell’aggressione franca. Ogni verità si sostiene da sola e alla fine vince, spezzando le catene dello status quo. C’è da aspettarsi, fra non molto, che questa fase di transizione divenga storia. Chi si mette di traverso dovrà farsi da parte se vorrà evitare l’insopportabile attrito.

      • Neo Anderthal says:

        Auriti sta all’economia come il Dottor di Di Bella alle cure sul cancro: propone soluzioni che non esistono e non curano, e lasciano sul campo le vittime delle “soluzioni alternative”.
        La comunità scientifica internazionale, peraltro, anche nelle scienze economiche e sociali, è ben lungi da avere unanimità e dall’ammettere solo variazioni minime rispetto al mainstream accademico, e chi sostiene questo evidentemente non ha neanche una vaga idea di cosa sia e come funzioni il mondo della ricerca e del dibattito scientifico, cui non appartengono “ricercatori indipendenti” di varia natura che romanticamente, avversati dal protervo potere accademico, trovano nella loro stanzetta di alchimista la pietra filosofale capace di guarire i problemi del Mondo, o la nuova e definitiva spiegazione, invariabilmente “eterodossa” e chiaramente avversata dai “poteri forti”, a controversie scientifiche e/o storiche, come fanno sempre “ricercatori indipendenti” come il negazionista Irving.
        Infatti, come spesso accade, per accreditare qualunque fumisteria e fantasia si ricorre a esempi -come Galileo- che datano all’era della controriforma, come se dal Concilio di Trento in avanti non fosse stato marcato qualche passo in avanti.
        Quello che è certo è che nessun “nuovo paradigma” nasce attraverso la ricerca solitaria di qualche erudito -magari in altre materie, come nel caso del nazionalsocialista Auriti- che cerca e costruisce una applicazione e alle teorie di qualche “Ipse” che “dixit” qualcosa secoli o decenni fa, come avviene comunemente con fantasie come l’omeopatia -gioco di società senza la minima base scientifica- le teorie antroposofiche steineriane e come avviene nel caso di Auriti che cerca il modo di trovare utilità nelle farneticazioni sull’economia del fascista Ezra Pound, recuperando in questo modo -e potevamo privarcene?- il caro vecchio complotto Ebraico-massonico.
        Detto che faccio fatica a prendere sul serio anche la deriva intrapresa dall’altrimenti stimato Giulietto Chiesa, che da un lato si propone come ultimo interprete di un terzomondismo d’antan e della nostalgia dell’URSS in cui si è formato, e dall’altro sembra aderire a spiegazioni complottiste sull’universo mondo, credo proprio che resterà in mano a chi lo maneggia questo grimaldello per l’accesso a credibili rivendicazioni di equità sociale che una parte della estrema destra -vuoi illusa o anche semplicemente infiltrata- vorrebbe utilizzare per accreditarsi come a suo modo progressiva.
        Quanto ad aspettarsi un palingenetico cambio di paradigma, o se si vuole di “verità”, nella storia questi eventi hanno avuto bisogno di ben altro che le teorizzazioni di un Auriti, la cui serietà si dimostra accettando di candidarsi in liste come quella della Mussolini.
        In ultimo: il mito della base credevo fosse tramontato, ma invece rispunta adesso per la base di SEL.
        Per come conosco l’argomento mi pare che questa simpatia per le “teorie alternative del Tutto” non coinvolga più di tanto chi simpatizza per SEL ma sia certo più attraente per le frange borghesi e/o estremiste in cerca di qualcosa che le distingua dalla miserabile “massa credulona”. Una tendenza all’esoterismo, anche nella versione abborracciata e stramba dei complottisti è infatti tipica della sottocultura dell’estremismo piccoloborghese.
        Personalmente starò a guardare, e rimarrò dove sono -non certo di traverso- ben sicuro che non saranno le ciarle sul signoraggio a fare di me e dei movimenti reali un relitto della Storia.

      • Aristarco Scannabue says:

        Consiglio approfonditi studi epistemologici per minare qualche certezza di troppo.

      • Neo Anderthal says:

        Consiglio corsi di metodo scientifico, anche superficiali, per iniziare a distinguere le fumisterie dei cialtroni e degli illusi dalle produzioni intellettuali e scientifiche che rispondono a criteri minimi di serietà.

      • Caro Neo Anderthal, quale livore traspare dai tuoi ultimi interventi…Dov’è la valutazione serena e equilibrata che aiuta a cogliere la complessità della realtà? Questa domanda è solo una constatazione, non richiede una tua risposta. Comunque vedo che vuoi avere l’ultima parola, te la lascio volentieri, a salvaguardia delle tue convinzioni o del tuo apostolato.

      • Neo Anderthal says:

        Gentile Gabri,
        Dove e a chi mai ho richiesto la patente -pratica che evidentemente ti vede in qualche commissione d’esame- di valutatore serio ed equilibrato?
        La complessità del reale è nei fatti, certo non in quelle scorciatoie concettuali strampalate che sono le teorie su signoraggio, complotto demo-pluto-giudaico-massonico e via andare, care a emarginati politici di ogni risma e -vedo dai tuoi interventi- terreno di possibile e da te auspicata convergenza tra nazionalsocialisti e no-global di -autopresunta- appartenenza a sinistra.
        Mi dispiace solo che qualche ingenuo e/o appassionato di “misteri e retroscena” che si sente di sinistra abbocchi all’amo dei sempre nuovi “socializzatori”, mai stanchi di riproporre, condita di spezie sempre nuove, l’innominabile sbobba del “Programma di Verona” della Repubblica Sociale di Mussolini.
        Il capitolo è stato chiuso, definitivamente, con la giustizia che ha raggiunto il camerata Bombacci, traditore e boia.

  8. C’è un modo per fare azione politica oggi che può unire destra centro e sinistra (mi riferisco alla base, non ai vertici).Un modo che unisce il popolo che della politica partitica non si interessa. Un modo che coinvolge quelli che non arrivano a fine del mese.Giovani e disoccupati, anziani e casalinghe. Un modo che risponde agli interessi dei sardi, e risponde agli interessi degli italiani e crea solidarietà. L’impegno nella lotta al signoraggio e per la cancellazione del debito secondo gli insegnamenti di Giacinto Auriti

    • Neo Anderthal says:

      Un modo che tanto piacerebbe ai mai stanchi propugnatori di “terze posizioni” di cui Auriti, docente di diritto della navigazione era interprete attraverso una sua organizzazione di tendenza nazionalsocialista “Alternativa sociale per la proprietà di popolo”.
      Nonostante la palese infondatezza delle teorie di Auriti, che fanno seguito ai deliri economici -privi di qualunque base scientifica- del poeta fascista Ezra Pound, queste trovano seguito proprio tra i fascisti di Casa Pound, la nota organizzazione dell’ultra destra romana, e tra altri gruppi e gruppetti dediti alla ricerca di nuove vesti e travestimenti per lo stesso vecchio arnese: il fascismo nazionalsocialista.
      No grazie.

  9. Enrico says:

    e di seguito un’altro articolo che aiuta a far luce sulla reale situazione greca

    http://www.ilpost.it/2012/02/13/da-dove-vengono-i-guai-della-grecia/

  10. Enrico says:

    Ecco un articolo che può aiutare a far chiarezza sulla situazione greca.

    http://www.linkiesta.it/grecia-tagli-debito-pubblico

  11. Vincenzo A says:

    L’alternativa è l’Argentina. Dove l’inflazione galoppò per anni ed infine il paese fallì (e ricordo gl’italiani che avevano investito in titoli argentini manifestare e chiedere allo stato italiano di risarcirli!).
    Inflazione, ricordo, significa che i soldi restano gli stessi, ma i prezzi salgono. Quindi niente di diverso dal “piano di salvataggio” del FMI, solo che quest’ultimo e governato e le scelte si possono ancora fare: per esempio, agire più pesantemente sulle pensioni dei quarantenni.
    Anche a me dispiace che le persone debbano fare sacrifici per ripianare i debiti verso le banche (ma anche verso paese terzi: siamo disposti a pagare noi per risollevare loro?), ma il problema è invece la credibilità, perché se non si è in grado di onorare i propri debiti le conseguenze saranno peggiori.

    Detto questo, la sinistra non reagisce perché teme di farsi scavalcare dal populismo delle facili contestazioni irresponsabili. Basti vedere la situazione italiana: un solo esempio, il governo Monti è tacciato qui sopra di procedere “a colpi di fiducia”, mentre se si andasse a vedere davvero l’uso che della fiducia hanno fatto i governi politici – di destra e di sinistra – si scoprirebbe che non è affatto così.

    Chiudo unendomi a chi ha ringraziato il padrone di casa per un post non su beghe nostrane, o almeno non troppo.

    • “Basti vedere la situazione italiana: un solo esempio, il governo Monti è tacciato qui sopra di procedere “a colpi di fiducia”, mentre se si andasse a vedere davvero l’uso che della fiducia hanno fatto i governi politici – di destra e di sinistra – si scoprirebbe che non è affatto così.”

      Classico caso di lettura attraverso un filtro di insaccato: da dove ricava l’idea che abbia voluto dare peso diverso all’uso della fiducia da parte del governo tecnico rispetto ai precedenti governi (incluso lo sciagurato Prodi2)? La mia argomentazione era rafforzativa dell’uso improprio della fiducia fatto dai governi precedenti, conservata da quello attuale e per i medesimi motivi: costringere la propria maggioranza (adesso davvero ‘bulgara’) a non depontenziare i provvedimenti attraverso gli emendamenti!
      Bizzarra, l’idea che la sinistra abbia il timore di farsi “scavalcare dal populismo […]”, ma non fa che riportare allo scollamento da un’idea di condivisione internazionale delle problematiche sociali.
      Cordialmente,

  12. Pingback: L’Europa dichiara guerra alla Grecia. Nel silenzio generale e in nome della finanza, milioni di persone ridotte in povertà. E la sinistra italiana tace « Il Resto di A Ruota Libera

  13. Pingback: L’Europa dichiara guerra alla Grecia. Nel silenzio generale e in nome della finanza, milioni di persone ridotte in povertà. E la sinistra italiana tace | Crisi Economica | Scoop.it

  14. Sono arrivato oggi su questo blog e non intendo entrarvi a gamba tesa, pero’ una riflessione la voglio fare. Non vi sembra che spendiamo troppo tempo a parlare di questioni alte, lontane dalle nostre relazioni quotidiane e non aggrediamo il quotidiano che intorno ci attanaglia? Ho fatto politica contro il maggioritario nel 91 e contro l’ingresso nell’euro nel 98 fino al 2000 perche’ trovavo in entrambi un enorme rischio di delega, uno relativo alla moneta. l’altro alla partecipazione sul territorio. Beh, credo che oggi siamo nel pieno caos-risultato di un allontanamento/delega della politica. Che possiamo fare noi , mediterranei, dell’Europa per superare i calvinismi del nord e la vergogna per i nostri scellerati che portano capitali fuori dalle nostre nazioni ? Forse rigenerare i nostri partiti , comprare prodotti nazionali e pretendere una giustizia accessibile e certa. Il quesito del blog sulla sinistra e’ improponibile per assenza del termine, purtroppo Gramsci oggi avrebbe di nuovo ragione nel dire:ODIO GLI INDIFFERENTI. La soluzione sta forse nel ritornare alle semplici realta’ territoriali per comprare le nostre cose e mangiare i nostri prodotti, altro che globalizzazione.

    • “La soluzione sta forse nel ritornare alle semplici realta’ territoriali per comprare le nostre cose e mangiare i nostri prodotti, altro che globalizzazione.”

      Appunto, come volevasi dimostrare!!
      Biolchini è testimone che francomattia non non sono io!

      • Non so chi sia ne’ l’uno ne’ l’altro. Solo che il nostro pensiero va espresso indipendentemente dal consesso. Troppo comodo adeguarsi al contesto. La penso come Gabriele Ainis e spero che siano in molti a pensarla come noi. saluti

      • Gentile francomattia,
        se mi posso permettere (e considerato che l’età incalza e potrei essere rincretinito) credo proprio che non sia così: non la pensiamo allo stesso modo. Se non le fosse di troppo disturbo, la inviterei a rileggere ciò che ho scritto: temo di essere pervicacemente ostile ai localismi che considero un ottimo metodo per diventare sempre più deboli di fronte allo strapotere del cirtuito finanziario (questo sì, purtroppo, globale).
        Cordialmente,

    • Neo Anderthal says:

      Sarei anche d’accordo, solo che non mi piacciono le pardule.
      Avrei anche qualche difficoltà a comprare un tablet sardo, e una lavatrice, e anche una automobile.
      Fortza paris, comunque. E forza Paris, nel senso della Ville Lumière, che in fondo è pur sempre una Grande Quartucciu.

      • Stefano reloaded says:

        D’accordo sul senso generale.
        Sul discorso “pardule”, sei tu ad essere in difetto.

      • Neo Anderthal says:

        Stefano, tranne rare e lodevoli eccezioni le pardule sono oggetti da lancio più pericolose dei sampietrini e più micidiali delle Stelle Ninja.
        E dei mostaccioli -incubo della mia infanzia- ne vogliamo parlare?

      • Sovjet says:

        Shuriken, le stelle ninja si chiamano shiriken…meglio le pardule. Basta mangiarle al tempo giusto! 🙂

      • Neo Anderthal says:

        Shuriken o Shiriken? In ogni caso io questa roba cruda giapponese non la gradisco: mi sta sullo stomaco, anche il sushi mi sushita disgusto e per regola non mangio roba il cui nome non riesco a pronunciare….
        🙂

  15. Diverse considerazioni son corrrette e un eccesso d’austerità porta ad un avvitamento in recessione (come si rischia capiti da noi); però, ci si chiede, deve pagare un popolo per gli errori di una classe politica? beh, chi l’ha votata quella classe politica, chi ne ha assecondato il modus operandi?
    Lo stesso discorso da noi, che sembra che tutti i milioni di persone che hanno sostenuto Berlusconi siano di chissà quale nazionalità aliena.
    Poi la finanza, cosiddetta creativa, ha le sue colpe: ma tutti i comuni anche in Italia che si son strozzati coi derivati… leggere prima quel che si firma, no eh? E chi l’ha messa alle poltrone di comando certa gente?
    Che fa la sinistra italiana? Forse sta aspettando di tornare al potere per aumentare il numero dei sottosegretari come primo atto di governo come fece l’ultima volta?

  16. gentarrubia says:

    è chiaro che l’Unione Europea spinta dal Fondo Monetario ha dichiarato guerra alla Grecia. e i governi greci, si sono prestati a guidare il massacro.
    allo stesso tempo è vero che il popolo greco, conscio che è in guerra, non ha nessuna intenzione di lasciarsi massacrare senza rispondere. sulle forme della risposta popolare e sulle valutazioni giornalistiche e politiche di questa risposta mi centrerei.
    la Grecia è considerata uno stigma, da sinistra e da destra. Zapatero e Berlusconi ripetevano a proposito dei rispettivi paesi e delle rispettive crisi: “noi non siamo come la Grecia”.
    stigmatizzata è stata la risposta popolare alla “guerra”. la paura del “contagio” della ribellione greca anche qui da noi ha portato a stigmatizzare la risposta della piazza. considerazioni come quelle di Neo Anderthal hanno riempito i giornali della “sinistra istituzionale” e la bocca degli esponenti più o meno autorevoli di PD e SEL.
    chi si ribella, o è un mentecatto o è un Ultras o è un infiltrato. si potrebbe dire che la “sinistra” si è imborghesita. o più tristemente è talmente calcificata che non riesce a eleborare un minimo di analisi della realtà politica e economica attuale.
    e il cambio, non passa certo per Renzi…

    • Neo Anderthal says:

      Passa da gente come “Er pelliccia”?

    • Neo Anderthal says:

      I “ribelli” italiani sono in massima parte i borghesi , altroché. Il popolo e i proletari sono impegnati a sopravvivere, e se protestano lo fanno sul serio.
      La Grecia -che ha un’altra tradizione politica e vive un’altra situazione- è un caso diverso.
      In ogni caso le forme violente se vanno usate -del che, visti gli esiti passati dubito, a parte considerazioni di altro genere- andrebbero usate per VINCERE, o tutt’al più per difendersi, non certo per “dimostrare”.
      In Grecia, ad Atene, nella “rivolta” del maggio scorso sono morti anche tre impiegati qualunque di una banca, bruciati nell’incendio appiccato dalle molotov di alcuni “rivoluzionari”. Forse le cose sono cambiate in meglio? Gli effetti sono stati positivi? O fatti di questo genere hanno invece sottratto consenso e ragioni all’opposizione e regalato spazio alla reazione?

    • Il cambio non passa certo per Renzi, né per quanti si permettono di fare scelte mirate solo a drenare soldi verso i più potenti del globo. Globo che vive in assenza di democrazia – per non ripetere sempre le stesse cose, basti riflettere su come in quasi tutti gli stati governino le persone più ricche, padrone delle maggiori società nazionali, o comunque legate alle oligarchie che più o meno all’ombra dettano leggi. Inoltre oggi più che mai, chi comanda sa come adottare il vecchio “consiglio” del divide et impera. E infatti i problemi italiani, greci e mondiali passano proprio da qui. Siamo sempre più divisi e quindi soli e quindi vulnerabili. La capacità di analisi che ha perso la sinistra (o, come si intuisce, che ha voluto perdere vista l’incapacità e la bassezza dei suoi rappresentanti) dovrebbe partire forse anche da questo. E i popoli, almeno per lo spazio di un paio di generazioni, dovrebbero pensare ad andare oltre le dicotomie di destra, sinistra, fascisti, comunisti ecc. perché i casini che ci stanno combinando riguardano tutti noi (rimane chiaro che ognuno ha poi la sua sensibilità e le proprie opinioni): salari bassi, tasse insostenibili, qualità sempre più scadente dei servizi, affidamento dei nostri destini ai piranha delle banche, costo della vita ecc. Per questo oggi più che mai si rende necessaria una rivoluzione globale fatta dai popoli in senso lato, una rivoluzione fatta da tutte le classi (compresi titolari di piccole, medie e, in alcuni casi, grandi industrie) contro gli oligarchi e i monopoli. Una rivoluzione a cui dobbiamo far presto a dare una forma per non cadere negli errori del passato.

  17. Tema interessante e complesso: il silenzio della sinistra (non solo italiana) su un’operazione che sta portando i greci al disastro.
    Uno dei motivi principali è la fine dell’internazionalizzazione delle istanze progressiste a partire dall’’89. E’ da allora che si sono sviluppati i localismi che in Italia hanno portato allo sviluppo dei movimenti autonomisti, capaci di condizionare l’agenda politica (e di conseguenza le parti politiche) su temi di stretta osservanza locale. Attualmente siamo tutti convinti (sinistra in testa, basta vedere casa nostra) della necessità di badare prima di tutto al nostro contesto più prossimo, ma soprattutto siamo persuasi che il futuro si giochi a pochi metri da casa e lì si debba agire. Paradossalmente, in un momento in cui esistono potenzialità enormi per la trasmissione delle informazioni e delle istanze, la politica vive essenzialmente di questioni locali quando ci si riferisce alle istanze sociali, mentre si viene schiacciati dall’economia che agisce al contrario su scala globale. Da cui un Monti non eletto, Presidente del Consiglio dei Ministri, che agisce a colpi di fiducia in un paese imbesuito dalla televisione e in mancanza di opposizione, tutto convinto che si tratterà di qualche sacrificio in più, ma comunque meno di altri paesi e soprattutto non in connessione con loro.
    Faccio notare che guardare solo in casa propria non è egoismo (per dirne una, i leghisti sono attivissimi nelle associazioni di volontariato e nell’adozione a distanza) bensì una concezione del mondo che è limitata all’orizzonte visibile. Temo che la Grecia non interessi perché siamo tutti convinti che non siano fatti nostri e ciò che accade laggiù sia al di là del raggio di influenza nelle nostre faccende (percezione terribilmente errata).
    Avendo sessant’anni, guardo con molta curiosità i ventenni di oggi e ho la percezione che pur avendo la possibilità di investigare il mondo con un click, evitino di farlo nella convinzione che serva a poco perché la partita si gioca in casa propria. Da quello che rammento (ma potrebbe essere l’illusione di un ricordo di gioventù) esisteva la percezione di un mondo globalizzato in senso culturale (anche senza ricorrere alla metafora di Mao e della rivoluzione culturale, basta pensare a come si guardava agli intellettuali francesi e tedeschi) mentre oggi appare scomparsa anche una prospettiva culturale europea.
    Per questo mi ha stupito il post di Biolchini (ma lo ringrazio molto) e spero che si interessi più spesso di problematiche di ampio respiro, sebbene comprenda l’ovvio interesse per le vicende di casa nostra.
    Potrebbe anche darsi che il nostro piccolo quotidiano possa essere letto in una prospettiva più ampia (come dire: cari intellettuali&C, guardate qualche centimetro oltre la punta del naso, please).
    Cordialmente,

    PS – Ho letto tutti i commenti con interesse, ma sono centrati più che altro sui motivi della crisi greca, mentre, se non erro, il tema dovrebbe essere il motivo per cui, all’interno della sinistra, non si parla della condizione miserevole dei greci . Anche questo avrà un suo perché.

  18. pietro says:

    … chissà perchè sempre più posti disponibili nei concorsi pubblici per agenti di polizia e carabinieri … Saranno i reparti antisommossa gli interlocutori dei cittadini?

  19. Ezzelino says:

    Tutto giusto tranne una cosa: che diavolo ci fanno degli under 40 in pensione? E perché dovremmo essere dispiaciuti se gliela tagliano del 40%?

  20. Sovjet says:

    Le banche hanno sicuramente innescato una crisi profonda, ma già si andava di bolla speculativa in bolla speculativa. Siamo in crisi per le banche o siamo in una crisi di sistema? La domanda non è oziosa: nel primo caso basterebbe porre freno a questo “finanzcapitalismo”, come lo chiama Gallino, ipertrofico. Certo è difficile perché grandi banche, fondi pensione e altri investitori istituzionali hanno forza economica di stati di media grandezza, ma molta più spregiudicatezza e rapidità d’azione. Oltre, non dimentichiamolo, un pensiero economico egemonico che ne supporta e giustifica gran parte dei comportamenti. Ma se la crisi è di sistema, cioè se abbiamo un modelli capitalistico incontrollabile, bulimico nella ricerca del profitto in tempi brevissimi, incapace di perseguire – non tanto il bene collettivo – ma neppure la sua stessa sopravvivenza, come dimostra l’incapacità nel prendere atto del collasso climatico a cui si sta andando velocemente incontro senza che si riesca a concertare un minimo di azione comune efficace.
    Il problema più grave che abbiamo è la mancanza di lavoro. Come si contrasta la mancanza di lavoro? Proponendo come ricetta un maggior sfruttamento del lavoratore e un incremento della produttività. Qualcuno poi mi dovrebbe spiegare, meglio se con parole semplici, che io sono un po’ tardo, come si può fare più occupazione aumentando gli orari, allungando l’età per la pensione ( quindi riducendo i posti per nuovi ingressi) e riducendo il tempo di lavoro per unità di prodotto. Quindi ieri, per fare 10 auto ci volevano 10 operai, oggi ne bastano 5. Gli altri 5 cosa fanno? Se poi il mercato non assorbe 10 auto, mi dovrebbero spiegare l’utilità di poterne produrre 100. Tanto più in un mondo dove l’auto è sempre più un problema, anche per la stessa funzione per cui è nata, il trasporto, che una soluzione.
    La soluzione greca è emblematica: come potrà mai riprendersi? Le ricette proposte non hanno mai funzionato da nessuna parte. Se qualcuno ha esempi, li citi pure, pronti a verificarli. L’unico esempio in controtendenza l’abbiamo in Argentina, che si è ripresa facendo l’esatto contrario di quanto gli era stato prescritto.
    Il problema delle frange violente è che oggi possono essere anche balordi con voglia di menare le mani (non sempre e non dappertutto Neo, la reazione dei valligiani all’arresto dei ragazzi che si sono scontrati con la polizia in Val di Susa racconta una realtà un po’ più complicata), domani saranno disperati con niente da perdere. Se a me tagliassero lo stipendio del 40% diciamo che un po’ di prurito alle mani lo proverei. Poi sul ribellismo ecc. mi sa che basta rifarei ai classici, che non c’è nulla di nuovo sotto il sole…

    • Neo Anderthal says:

      Il problema, Sovjet, è anche che qualche volta proprio i “giovani comunisti” pare che i classici del comunismo che a loro piace venerare non li hanno mai letti, a quanto sembra, ad iniziare da “L’estremismo malattia infantile del comunismo” e dalle riflessioni di Gramsci sul diciannovismo.

  21. La Grecia ha una responsabilità, come l’Italia: ha regalato la propria sovranità monetaria. Non esiste, storicamente, uno Stato privo di sovranità monetaria, che è il mezzo con cui lo Stato sviluppa la propria sovranità politica. L’ideologia dell’isteria del pareggio di bilancio è stata costruita con cura nel tempo dalle elìte finanziarie, i risultati sono incorporati nel Fiscal Compact, il cui contenuto è visionabile qui: http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=327
    Tutto quello che accade oggi è stato ampiamente previsto dai primi anni ’90, dagli studi di Wynee Godley, dalla scuola della Modern Money Theory, che analizza e spiega il funzionamento e le potenzialità della moneta fiat sovrana (di cui l’Italia si è privata da quando utilizza l’Euro). A Rimini, dal 24 al 26 Febbraio, il giornalista Paolo Barnard, già fondatore di Report, autore del saggio “Il più grande crimine” ha organizzato il primo summit Modern Money Theory in Europa, in cui verrà affrontata la devastazione della democrazia che stiamo appena iniziando a vivere, e la strada per costruire un’economia salva-democrazia e salva-vite. I relatori del summit saranno gli esponenti di punta della MMT: Stephanie Kelton, William Black, Michael Hudson, Alain Parguez, Marshall Auerback. (http://www.democraziammt.info/documenti/9-documenti/4-il-team-dei-relatori.html)

  22. Anonimo says:

    perche’ la sinistra italiana esiste ancora ? ci sono solo delle macchiette.

  23. Efisio Loni says:

    Niente da dire, ma questo succede quando le élites di un Paese non sono all’altezza e guidano il popolo al disastro. A me ricorda tanto la Sardegna, più che l’Italia. Certo, avremmo bisogno di più Europa politica nel riconoscimento del diritto dei popoli. Ma veniamo da un anno di insulse celebrazioni del nazionalismo italiano più becero che, insieme a quello greco, è stato costruito nell’Ottocento per puntellare uno Stato che aveva bisogno di realizzare la sua “nazione” immaginaria e immaginata. Oggi questo nazionalismo, insieme a quello degli altri stati sovrani, è il preciso limite che ci separa dalla costruzione di un’idea di Europa dei popoli, non delle banche. Se la Sardegna non vuole finire come la Grecia deve avere il coraggio di chiedere più Europa politica: avremmo il coraggio di dirlo a Napolitano quando verrà il mese prossimo oppure ci inchineremo ancora una volta davanti al tricolore in attesa della mannaia o dell’elemosina di stato?

  24. Pietro says:

    Benvenuti nel mondo reale amici 🙂
    Vi siete accorti solo adesso che siamo governati dalle banche e dalla finanza internazionale? Meglio tardi che mai. Io me ne sono accorto 18 anni fa quando a soli 19 anni, senza una laurea e senza un diploma, di nascosto ai miei genitori cominciai a investire in borsa. Un milione del vecchio conio come direbbe Bonolis. Ricordo quasi con commozione che facevo vela per passare le mattinate ai terminali del Credito Italiano nel largo Carlo Felice. Vi posso dare un piccolo consiglio: continuate a fare l’amore e non fare la guerra, continuate a mettere fiori nei vostri cannoni. Si vive molto, ma molto meglio 🙂

  25. La globalizzazione economica fu l’inizio dell’agonia della solidarietà globale.

  26. ZunkBuster says:

    D’accordissimo dalla A alla Z. Forse, non dovremmo dimenticare che la Grecia è stata ridotta in brache di tela da un ceto politico corrotto e clientelare a livelli da far riqualificare quello nostrano, con assunzioni clientelari a raffica, progetti gigantistici per cui il Paese non aveva chiaramente le forze (vedansi olimpiadi del 2004), tolleranza su un’evasione fiscale pari se non superiore a quella italica. Tuttavia, deve pagare un popolo per gli errori di una classe politica, deve pagare la stessa IDENTITA’ di questo nostro martoriato continente? La Grecia, al di là delle sue odierne miserie, è la culla della civiltà europea ed occidentale, se cominciamo a perdere pezzi così importanti dell’identità europea (e non si tratterà solamente di uscita dall’Euro o dalla stessa UE, perché è facilmente intuibile che la Grecia schiantata dai banchieri finirà in mano alla finanza cinese e sudamericana – forse non tutti sanno che il Brasile è un gigante economico riconosciuto e l’Argentina cresce come la Cina), dell’idea d’Europa non rimane proprio nulla, a parte la sottile dittatura del potere economico e finanziario. Possibili sbocchi: una dittatura finanziaria, dove le banche e le Equitalia di turno sostituiscono le giunte dei colonnelli, oppure una rivolta generalizzata che ci si augura non scivoli nell’anarchia ma porti a una palingenesi. Tra le due, dato come è finita (bene) in Argentina e in Islanda, preferisco la seconda.

  27. giagaru says:

    Ma la sinistra italiana non sta ancora festeggiando Monti & company? A parte le proporzioni, per ora, per il resto qui in Italia è uguale alla Grecia.Mi meraviglia la tua sorpresa; la sinistra italiana è ancora in mano agli ex PCI. Ti risulta che in qualche tempo e in qualche luogo del mondo i portatori di quelle idee siano riusciti a realizzare un governo che non sia stato una dittatura?

    • Sovjet says:

      Beh, hanno anche portato la Russia dalla servitù della gleba ad essere la seconda potenza mondiale… In altre parti del mondo sono stati strumento di riscatto rispetto al colonialismo europeo. A Cuba hanno per lo meno sottratto l’isola all’essere il casino degli Usa. Sarà anche dittatura, ma non dittatura per conto terzi, come in altri casi, nel giardino di casa dei guardiani della libertà.
      Tutte le opinioni sono lecite, certo, ma non è obbligatorio per forza essere banali.

      • Vittorio says:

        Una seconda potenza mondiale che ha portato parecchia ricchezza e giustizia sociale al proprio popolo, vero?. E basta con questa apologia del comunismo. Non certo come ideologia, ma sicuramente come effetti sull’umanità è pari al nazismo.
        Per di più questa apologia proviene da persone che, giustamente, non perdono occasione di ricordare le malefatte del fascismo, che peraltro rispetto ad alcuni di questi decantati regimi è stata una dittatura molto più blanda.

      • Neo Anderthal says:

        Neanche per idea. Gli effetti sull’umanità sono anche quelli che elenca brevemente Sovjet, non tutti negativi, accompagnati dalla osservazione -effettiva e realistica- della disfatta e del disastro prodotti, e infatti a “decantarli” sono rimaste frange residuali e politicamente non significative. Il comunismo è -in quanto tendenza culturale e politica- sia quello che ha gestito il potere nei regimi del “socialismo reale” sia molto altro, che è troppo lungo spiegare.

        Per la storia del nostro paese i Comunisti Italiani hanno un nome onorato -sino dall’opposizione al fascismo nascente e al tributo di sangue lealmente versato insieme a tutte le forze antifasciste per la Liberazione d’Italia e prima nell’esilio- dalla pratica costante della partecipazione democratica conseguenza della adesione alla Costituzione Repubblicana, dalla imponente opera di educazione delle masse, dalla stessa azione politica e sociale del P.C.I. -che ha amministrato bene e democraticamente dovunque in Italia- e delle vicine organizzazioni sindacali, la sinistra ha prodotto e produce da decenni ripensamenti e analisi critiche sul percorso del socialismo storico e sulle società post-rivoluzionarie.
        Altro che bere due boccali di acqua di Fiuggi, e poi riprendere con la solita fascisteria.

        Il fascismo italiano ha massacrato centinaia di migliaia di civili in Etiopia, Libia e Somalia, solo per ricordare i casi più importanti, e ha tradito -sino dal 1938- i propri cittadini di religione ebraica, fino a eliminarli direttamente -alla Risiera di San Saba, Trieste- e consegnarli attivamente ai boia nazisti di cui è stato prima modello ideale e organizzativo e poi servo. Niente a che vedere con nessuna “dittatura blanda”.

      • Anonimo says:

        In questo scambio di opinioni ci stiamo riferendo ai governi comunisti e quindi il riferimento al partito comunista italiano è a mio avviso fuori luogo. Gli eccidi in Africa,pur senza giustificazione, più che al fascismo gli addebiterei al colonialismo, come testimoniano gli eccidi da parte di paesi considerati democratici. Mi scuso per il termine blando che non andrebbe usato per nessuna dittatura, ma come non ritengo che Fidel Castro sia paragonabile a Hitler allo stesso modo non paragonerei Mussolini ad Stalin. Da una parte abbiamo dittatori che la Storia ha già condannato o condannerà per le loro “malefatte” da un’altra parte abbiamo i simboli del Male per antonomasia. O vogliamo dire come Diliberto che a Cuba ci sono “compagni che sbagliano”.

      • vittorio says:

        scusate non mi sono accorto che il precedente commento era stato postato come anonimo

      • Neo Anderthal says:

        Scusa Vittorio, ma il riferimento è al primo commento di questa serie, quello di “giagaru” dove scrive: “la sinistra italiana è ancora in mano agli ex PCI. Ti risulta che in qualche tempo e in qualche luogo del mondo i portatori di quelle idee siano riusciti a realizzare un governo che non sia stato una dittatura?”

        Il riferimento era proprio ai comunisti italiani, ai quali si può (si poteva, quando c’era il PCI) imputare un colpevole ritardo nella presa d’atto della realtà oppressiva dell’URSS e dei paesi sottomessi, e molte altre “doppiezze”, ma non una condotta pratica non democratica.
        Il PCI è stato una colonna della democrazia italiana, sino dal CLN.
        Quanto a Diliberto, io non sarei così sicuro che pensi a Cuba nei termini che indichi, forse -purtroppo- per chi la vede come lui non è che i compagni cubani sbaglino neanche tanto, e comunque prima di ammettere qualcosa i Dilibertiani tipo fanno una premessa di 2-3 ora sull’embargo, l’imperialismo americano, i contras e tottu su mundu…

      • vittorio says:

        Gentile Neo Anderthal le però tralascia di precisare che Il partito comunista italiano non ha però mai governato realmente in Italia. A mio avviso è proprio questo il punto, gli esempi storici mostrano che quando un qualsivoglia partito comunista si trova ad avere pieni poteri di governo intraprende una deriva tutt’altro che democratica. E’ proprio sicuro che anche in Italia, pur con tanti stimabili rappresentanti che il PCI ha avuto, non sarebbe stata questa la deriva che avrebbe preso il paese? Magari anche per influenze esterne (appoggio sovietico, avversione da parte degli USA). Il partito comunista ha avuto certamente un grande merito nella crescita dell’Italia (basti pensare ad esempio alla disparità sociale e all’assenza di welfare di altri paesi, ugualmente democratici come gli USA, dove invece il comunismo è praticamente bandito), ma mi sono formato l’opinione che funzioni meglio come forza di opposizione,, come freno alle tendenze a volte troppo individualiste di altri modelli politici.

  28. antonio says:

    ho paura,

  29. Caro Vito,
    il 15 ottobre ero a Roma. Insieme a milioni di persone di tutto il mondo, abbiamo urlato la nostra rabbia e abbiamo cercato di fermare questa guerra.
    A Roma eravamo centinaia di migliaia, forse milioni.
    Dal punto di vista politico, l’epilogo è stato negativo quanto lo è stato Genova 2001. Innanzitutto, perchè in molti, compresi dirigenti della mia organizzazione, sono scesi nel tranello di dividere la piazza tra violenti e non violenti. Lo stesso errore venne fatto nel 2001.

    Ora, dato quello che sta succedendo in Grecia, chiedo: chi sono i veri violenti?

    A Roma il 15 ottobre non ho compiuto alcun atto violento. Col mio stesso gesto dimostro come la penso sul tema.

    Il 17 marzo a Milano occuperemo piazza Affari. Ed il primo maggio occuperemo tante piazze d’Italia.

    Ma non possiamo dimenticare che siamo in Sardegna. La sinistra sarda è molto più indietro della sinistra italiana, che già è messa male. Questo perchè ci siamo sempre rivolti solo ed esclusivamente alle questioni istituzionali, anche di piccolo cabotaggio, invece che alzare la testa.

    Alcuni alzano la testa, e hanno il coraggio di invitare economisti che si discostano dalla linea mainstream, e anche giornalisti che ti raccontano che in Libia abbiamo compiuto 8.000 incursioni aeree per bombardare, e oggi si tortura anche più di prima. Ma siamo troppo pochi e, forse, neanche tanto convinti.

    Il governo Monti aumenterà la fame e, quando qualcuno si ribellerà, magari gli si dirà che lo deve fare senza creare danni ad altri, perchè passa dalla parte del torno. Chi lo dice, però, mi deve spiegare da che parte sta la ragione.

    • Neo Anderthal says:

      Caro Enrico, non condivido neppure una parola.
      Io in piazza non mi faccio rappresentare da un “Er Pelliccia” qualunque, e nemmeno ammetto nessuna vicinanza o possibilità di unità d’azione con frange mentecatte e violente, in cerca di una veste eroica per coprire nullità e frustrazioni personali e piccoloborghesi, e meno ancora concepisco convergenze fattuali -ma teorizzate prima, e poi messe in pratica e rivendicate- con “antimondialisti” dell’ultradestra sedicente “anticapitalista”, presenti a Roma il 15 Ottobre, con manovalanza violenta reclutata tra i fautori della guerra per bande contro la Polizia, compagnie di ventura che abbiamo già visto all’opera -per esempio- all’indomani dell’uccisione del tifoso Sandri o a Cagliari nel tentativo squadrista di assalto alla casa di Soru.
      Il ribellismo non ha mai portato nulla di buono o anche di soltanto positivo per la gente comune, per il popolo reale che davvero ha figli da crescere, bollette da pagare, che aspira ad una vita dignitosa e anche serena e non se la gioca con inutili e stupide violenze di piazza.
      Porsi concretamente al servizio di queste reali esigenze, senza inseguire sogni funesti di eroismi personali o di banda, intrinsecamente militaristi e in Italia tradizionalmente dannunziani, è l’unico modo per essere ancora e sempre di Sinistra, e di ottenere risultati utili non per scrivere il proprio inutile nome nell’ipotetico albo degli eroi o per vivere “anche noi” un periodo di ribellione giovanile da narrare ai nipoti quando saranno passati gli anni e le tempeste ormonali -come peraltro fanno tantissimi “ultrasinistri” degli anni ’70 andati ad ingrossare le schiere di Berlusconi- e magari quando ci si è accomodati in comode posizioni di potere dall’altra parte delle barricate.
      Contestare il governo dei tecnici si può e si deve, a tal punto che è indispensabile perseguire la sola via che può interrompere il ciclo delle destre italiane: costruire una alternativa che abbia effettive possibilità di successo nel rompere lo schema e invertire la tendenza.

      • La piazza era organizzata da un comitato, dalla FIOM, dai movimenti per l’acqua, dai no tav, dai sindacati di base, dai centri sociali, da forze politiche di sinistra, dal comitato no debito, dal teatro valle occupato. E da tanti altri. Pensi che queste forze si facciano rappresentare da “er pelliccia” o da frange “mentecatte” o dalla destra “antisistema”, o da un “ribellismo sterile”? Il tuo ragionamento è esattamente quello che non si deve fare.
        Io in piazza c’ero, non so tu, e ho visto una generazione di proletari, non una generazione di piccolo borghesi, e poi ho visto centinaia di migliaia di persone di diverse generazioni che vogliono un mondo diverso, e sono disposte a mettersi in gioco per ottenerlo.
        Ciò non significa che chi ha organizzato la piazza non abbia fatto errori, ma questa è un’altra questione.
        L’alternativa si costruisce con una teoria rivoluzionaria, e su questo sono d’accordo. E, se guardi ciò che scrivo e faccio, attraverso il sito che gestisco, ti accorgi che mi impegno su questo fronte.
        Le forze rivoluzionarie, però, hanno anche il compito di avere legami di massa e di organizzare la lotta di classe. Per cui, gli appuntamenti come quelli del 15 ottobre, ma anche del 17 marzo o del primo maggio, sono tasselli necessari.

      • Neo Anderthal says:

        Certo che sì. Io non ero in piazza -ma credo di avere camminato abbastanza per cortei da riempire un paio di vite “militanti”- gli appuntamenti di piazza, anche su piattaforme di opposizione forte sono necessari. Rimane il fatto che il 15 ottobre la piazza è stata sequestrata da manipoli di avventuristi se non di imbecilli o peggio, di fascisti o da militaristi pseudo-oppositori che avevano preparato la loro azione “militare” e si erano intenzionalmente recati in piazza non per manifestare ma per distruggere.
        Ho abbastanza anni da sapere come è andata a finire la “volta scorsa”, negli anni ’70.
        Mentre l’opposizione forte e concreta anche delle forze politiche e sindacali -non sempre necessariamente passiva davanti agli attacchi dell’allora “Celere Questura”, vedi nell’Autunno caldo del ’69 o nel luglio ’60- ha fatto conquistare ai lavoratori posizioni, diritti e reddito, cose trascurabili come il Servizio Sanitario nazionale al posto delle mutue, lo statuto dei lavoratori, nuovi diritti alle donne e alle famiglia, il ribellismo scomposto e deleterio di frange o violente e estetizzanti e l’azione criminale delle bande armate hanno concesso spazio, motivi e consenso popolare alla reazione.
        Il frutto lo abbiamo visto, anche con Berlusconi. Niente mi sembra meno necessario che riprendere anche solo in parte quel genere di metodi.

      • Il tuo errore è esattamente quello di dividere l’opposizione forte e concreta delle forze politiche e sindacali, di cui io faccio parte, dalla manifestazione del 15 ottobre. Ecco l’errore madornale.
        In piazza il 15 ottobre c’erano quelle forze. Sulla gestione della piazza, concordo che non si sia deciso quello che si voleva fare, e si sia lasciato spazio ad altri.
        Da ultimo, gli atteggiamenti tipo “io non ero in piazza, ma ai miei tempi si che ottenevamo le cose” sono quelli che sopporto di meno. Anche perchè chi ha fatto politica negli anni ’70 e ’80 ci ha lasciato una sinistra vomitevole.
        E Berlusconi è arrivato come conseguenza della mancanza di un progetto della sinsitra negli anni ’70 e ’80, non certo per colpa della Pantera, o di Genova 2001.
        Con questo non voglio lanciare accuse personali. Si tratta di una riflessione storica.

      • Neo Anderthal says:

        “concordo che non si sia deciso quello che si voleva fare, e si sia lasciato spazio ad altri”
        Scusa, ma chi sono questi “altri”?
        Il tuo errore è quello di prestarti alla propaganda di chi, grazie a questi delinquenti, ha buon gioco nel fare la faccia pacifica mentre schiaccia i diritti del lavoro.
        Cosa c’entra poi la Pantera o Genova 2001 -quando tra l’altro Berlusconi era ufficialmente sulla piazza da oltre sette anni- con le mandrie di teppisti ben rappresentati da gente come “Er Pelliccia”, tennista fallito e studente semi-fallito e borghese piccolo piccolo?
        Vogliamo dire si o no che una opposizione forte non ha nessun bisogno di questi “alfieri” ed “eroi”?
        So benissimo chi e come ha organizzato la manifestazione del 15 ottobre, la cui piattaforma è la mia. Sono anche i miei i temi della opposizione forte, mentre i parassiti semifascisti che hanno dato vita alle violenze sono per me un cancro da estirpare, mi sono spiegato?
        Da ultimo, la sinistra vomitevole è per me quella che cammina all’indietro, alla ricerca delle occasioni e delle possibilità che non si sono verificate, e ammette questo genere di commistioni -e tanto per essere chiari, le gratuite violenze di piazza di Roma non sono la stessa cosa delle azioni di resistenza in Val di Susa, che non condivido ma non metto sullo stesso piano-.
        Rimane da dire che quello che tu sopporti di più o di meno -visto che i teppisti di piazza a quanto sembra li sopporti benissimo- non fa per me nessuna differenza, se non per il fatto che mi conferma nella convinzione che chi è votato a perdere, incurante dei reali interessi e valori del popolo, dei lavoratori, lo vuole fare ad ogni costo: “viva la rivoluzione e muoia pure il proletariato, che ce frega?”

      • Non ha senso continuare a parlare di “Er Pellicia”.Far passare la parte,per niente rappresentativa,per il tutto è un’operazione che non può monopolizzare la discussione sui movimenti di protesta sorti in seguito alla crisi che stiamo vivendo.Chi è sceso in piazza negli ultimi decenni mettendo in scena manifestazioni rituali,ordinate,con le belle bandiere,gli slogan a effetto,la faccia di Berlusconi in ogni dove,anche quando non serviva,cos’ha ottenuto concretamente?Chi ha usato metodi violenti è stato bloccato dalle forze in assetto bellico,risultati zero.Chiediamoci quanto contano e cosa possono fare le masse,al di come stanno in piazza,belli ed eleganti come alcuni illusi militanti della finta sinistra italiana o brutti e cattivi come gli appartenenti ai centri sociali.Non contano niente.Non conta più la politica.Ci troviamo con uno Stato commissariato,un Parlamento che ratifica e basta.L’informazione non osa criticare il governo Monti,del resto è l’Europa,quest’entità divina,a chiederci sacrifici,per cui nessuno è responsabile dello stato delle cose.La sinistra non può far niente perché non esiste.
        Piuttosto che del parere di “Er Pelliccia” mi piacerebbe sapere come la pensano i lavoratori e pensionati greci a 500 euro al mese,potremmo consigliar loro di star calmi e buoni in attesa di tempi migliori.

      • Neo Anderthal says:

        @ Vinc.
        Non ha senso non distinguere i piani, tra una protesta civile e forte che punta a costruire l’egemonia, fatta da cittadini semplici ma anche dalle forme organizzate della partecipazione politica e sociale, e il ribellismo narcisista e inutile, che punta a testimoniare una propria presenza irriducibile, di frange minoritarie che amano la violenza in se stessa.
        Esempio:
        http://www.repubblica.it/online/politica/manifestazione/arrivo/arrivo.html
        La manifestazione della CGIL, con 3 milioni di persone, del 23 marzo 2002 ha sconfitto -almeno per i dieci anni successivi trascorsi da allora- l’attacco padronale contro l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori.
        Ecco un risultato concreto.
        Anche la manifestazione autoconvocata cosiddetta “dei Girotondi” il 14 settembre 2002 marcò una conversione di tendenza nella pubblica opinione anche rispetto alle politiche del centrosinistra, invitato ad opporsi con maggior forza, e le manifestazioni del 13 febbraio 2012 “se non ora quando” hanno posto le basi per la caduta di Berlusconi.
        Sono fatti.
        “Er Pelliccia” non ha mai espresso nessun parere o almeno non uno abbastanza rilevante da essere riportato, è solo un ragazzotto violento che si è distinto negli scontri di Roma è stato fotografato in uno scatto che ha fatto il giro della stampa di mezzo mondo- ed è stato arrestato.
        Mentre scriviamo la “guerrilla urbana” infiamma Atene. Io non cerdo che questo fuoco scalderà i pensionati greci, ma forse sbaglio…

      • Spento il fuoco della rivolta,votate le riforme imposte dalla troika,il gelo avvolgerà la Grecia,dopo di che la glaciazione si sposterà verso altre nazioni.Purtroppo non esistono forze in grado di arginare le azioni dei governi e di proporre un’alternativa credibile al sistema attuale,oligarchico e composto da tecnici con in testa un chiaro disegno politico.Il post in discussione parla di questo,del ruolo della sinistra in questo contesto.Neo Anderthal,il primo esempio di unità di popolo,da te citato,ha avuto buon esito,e ci doveva servire da lezione,a chi come me crede(va) di militare attivamente a sinistra.A Roma nell’era 2002 c’ero anch’io,conservo ancora la maglietta dell’associazione Don Chisciotte,all’ora universitaria,che riporta lo slogan “un 18 è meglio di un 30”,ricordo il clima di quei giorni e le aspettative,la voglia di unire la sinistra in un unico movimento accomunato da una forte identità che poneva al centro dell’azione politica i temi del lavoro.Cofferati era una speranza,col senno di poi si è trasformato in illusione.Gli altri esempi da te portati riguardano movimenti che son nati per affrontare una singola questione e morti,per mancanza d’ossigeno,una volta sparito il mostro contro cui combattere.Berlusconi è caduto in primo luogo per autoconsunzione,in secondo luogo in seguito ad una forzatura della costituzione da parte di Napolitano e per la decisione presa,non nei circoli delle donne di “se non ora quando”,ma nei cosiddetti centri di potere mondiale che hanno ritenuto fosse arrivato per l’Italia il momento di mettere un tecnico al governo,guarda caso come in Grecia,guarda caso per imporre riforme analoghe a quelle elaborate in quest’ultimo stato.Tutto questo con l’esultanza di gruppi come “se non ora quando” o di altri di quella che chiamiamo sinistra.Il giorno delle dimissioni di Silvio festeggiavano in piazza il nuovo 25 Aprile e invocavano un futuro governo Monti,manco fosse il Cln.Questi ultimi fatti ci danno una parziale risposta sull’incapacità della sinistra di rispondere in modo serio a questi nuovi eventi,non ha capacità di elaborare politica interna figuriamoci quella internazionale.

  30. Sono d’accordo con te Vito, anche perche’ se hai seguito il dibattito che si acceso fra i vari studiosi contrari a queste manovre (gente del calibro di Paul Krugman) saprai di sicuro che la recessione e’ indotta da queste misure di austerita’. Mi meraviglio che la gente scenda solo in piazza in Grecia, dovrebbe proprio fare irruzione contro Parlamento, il Governo e questa trojka (BCE-FMI e UE) perche’ sono loro che hanno portato la gente comune alla prostrazione totale. Prima che qualcuno lo dica: si sa che la Grecia ha truccato i conti per poter accedere all’euro, ma sempre paga la gente comune, quella a cui era indifferente avere o meno la moneta unica.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.