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Follie sarde! Barrack stravolge il Piano Casa, costruisce in riva al mare in Costa Smeralda e la Cisl e la Uil lo difendono!

Ma i sindacati che cazzo di modello di sviluppo hanno in mente per la Sardegna? Perché spesso dicono una cosa e poi ne fanno un’altra? Perché difendono ottusamente tutti i settori, anche quelli che impoveriscono l’isola?

Io lo vorrei capire, perché vedere la Cisl e la Uil schierate in Gallura a favore di Tom Barrack e dei suoi cantieri di Romazzino (bloccati dal Tar) mi fa venire il sangue alla testa. A voi no? E allora leggete questo articolo pubblicato ieri dalla Nuova Sardegna.

Vi ricordate il Piano Casa, quello voluto dal centrodestra alla Regione per rilanciare l’economia? Bene. Come ricorderete, prevedeva degli incrementi di volumetrie anche per le strutture edilizie realizzate nella fascia dei trecento metri dal mare, fascia nella quale per legge è impossibile costruire ex novo.

Cosa ha fatto il padrone della Costa Smeralda? Interpretando a modo suo il Piano Casa di Cappellacci, ha sfruttato l’aumento di cubature non per ingrandire uno stabile già esistente, ma per realizzare sei nuove suites a Romazzino, in riva al mare! esattamente il contrario di quello che prevedeva lo spirito della legge! E siccome le ville tolgono il panorama ad una coppia di miliardari (russi, mi sembra) è partito subito il ricorso al Tar! E il Tar cosa ha fatto? Ha bloccato tutto, dicendo che in Costa Smeralda il Piano Casa è stato applicato in maniera maldestra. Ebbà?! Guardatevi questo servizio di Videolina, che spiega bene tutto.

A questo punto cosa succede? Che la Cisl e la Uil territoriali manifestano per chiedere la ripresa dei lavoro nei cantieri! E questo perché? “Perché in Gallura c’è la crisi”. Che ovviamente si supera facendo riaprire un cantiere praticamente illegale!

Ora, cari segretari regionali della Cisl e della Uil, Mario Medde e Ticca, mi dite una volta per tutte qual è il modello di sviluppo che voi immaginate per la Sardegna? Uno, uno solo, non i mille modelli possibili come finora ipocritamente avete fatto. Perché non si può contemporaneamente invocare uno sviluppo sostenibile e poi chiedere alla Regione di trovare una soluzione per aggirare la sentenza del Tar e difendere il padrone della Costa Smeralda che ha costruito in riva al mare, alla faccia nostra e delle nostre leggi.

Il modello gallurese è perdente, impoverisce il territorio: perché voi continuate a preferirlo anche quando questo si sviluppa in operazioni controverse al limite della legalità? Pensate veramente che sei nuove ville in riva al mare facciano la ricchezza della nostra isola?

E non ditemi che i sindacati territoriali esprimono le loro valutazioni in autonomia, perché allora siete alla schizofrenia, alla follia più totale!

Ripeto: perché i sindacati continuano a chiedere tutto e il contrario di tutto senza capire che bisogna fare delle scelte? Chiedono (e giustamente) alla politica di essere efficiente, ma poi continuano a pretendere la riapertura dell’aeroporto di Fenosu, una delle più grandi vergogne della Sardegna, aperto per volontà del centrodestra oristanese solo per fini elettorali.

E perché la Cisl continua a difendere in maniera vergognosa le attività che si svolgono nel poligono di Perdasdefogu, arrivando addirittura a chiedere la denuncia dei giornalisti per procurato allarme?

Posti di lavoro frutto di speculazioni edilizie in Costa Smeralda, aeroporti fantasma e poligoni militari: è questo il futuro che i sindacati immaginano per la Sardegna?

Davanti alla manifestazione di Arzachena, Cisl e Uil come possono pretendere di essere credibili e di dare lezioni alla politica?

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19 Comments

  1. camillo says:

    L’ordinanza è giusta. E i vicini miliardari hanno il diritto di incazzarsi. La verità che in Galllura tutti conoscono è che quelle ville verranno vendute sepratamente per fini di bieca speculazione prima di lasciare la Sardegna. Ai sardi il cemento, a Barrack i milioni di euro.

  2. Alex77 says:

    La Costa Smeralda è sempre al centro dell’attenzione sugli abusi edilizi… ma le altre parti della Sardegna in cui non creano neanche posti di lavoro? Perchè non parliamo della costa di Arbus o quella di Oristano? Li si che ci sono dei veri e propri obbrobri utili sono a generare reddito con affitti in nero.

  3. Enrico says:

    Così tante posizioni senza ricercare come la Colony sia arrivata alle autorizzazioni fa impressione leggerle. Ci sono voluti ben QUATTRO lunghissimi (ovunque in Europa si decide in tempi certi e senza rimangiarsi le decisioni! Non per niete amici imprenditori tedeschi hanno il terrore di investire in Italia, e ancor meno in Sardegna. Non conosciamo la certezza della legge, abc per poter intraprendere.) anni di attese e correzioni a vari livelli prima che ci fosse il nullaosta. Non è un caso che la guerra interna al Consorzio abbia prodotto questa ripicca forgiata, non da un russo, ma da un milionario tedesco con sede fiscale a Zurigo. Una ripicca che non guarda affatto ai (ahimè!!) tanti sfregi anche recenti di costruzioni vergognese, quelle si, in Costa Smeralda. Il restyling voluto e perseguito con estrema determinazione e in assoluto rispetto del territorio e dello sviluppo ad esso connesso sono una eccezione in positivo, altro che critiche assurde e infondate. Se vi è un luogo dove la tutela è il dogma di costruzione questo è il patrimonio acquistato a caro prezzo da Tom Barrack. Lavoro con l`indotto a oltre 1600 persone ogni anno. Materiali locali, manodopera locale. Persino gli arredi sono frutto di artigiani sardi. Gli scempi in Sardegna ci sono ovunque, basta percorrere l`Isola lungo la costa per capirlo e tristemente vederlo. L´unico modello realizzato di tutela e integrazione col patrimonio naturalistico è proprio quello. Sfido chiunque su questo terreno che è stato oggetto di miei studi peraltro pubblicati in 5 lingue. Fa amarezza vedere come i sardi miei conterranei si prestino alla leggerezza interpretativa. Il core business di Barrack non è certo Porto Cervo, guardatevi le statistiche annuali del suo gruppo. Lui ama la Sardegna e l`Italia (ha preso casa in Toscana dove risiede per lunghi periodi insieme alla nostra Isola) più di quanto non facciano gli auctotoni.

  4. Dionisio Pinna says:

    Un nuovo modello di sviluppo per la Sardegna richiede innanzitutto un “altro” modello culturale, che stenta a divenire coscienza comune non solo nelle singole persone ma anche nelle organizzazioni sociali che ancora ritengono di rappresentare interessi generali. Il momento politico non favorisce certo un’idea di società basata sulla vera ecosestenibilità e su valori che mettano al centro il bene comune (cioè di tutti). Occorre, comunque, continuare a lottare perchè la nostra regione ritrovi la dignità ( in parte perduta) e si riappropri di tutto quanto ha ceduto al minor offerente (ambiente e territori in particolare).

  5. Neo Anderthal says:

    Medardo, li ha sedati perché li ha seduti a quei tavoli, e mica soltanto per qualche sempre gradita “photo opportunity”.
    A tavola si mangia, talvolta benissimo, a discrezione del padrone di casa -per esempio, come giustamente rilevi, alla tavola della formazione professionale-
    Il fatto triste è che chi amministra dovrebbe essere una persona di servizio, e il padrone di casa dovrebbero essere i cittadini o almeno i loro interessi. Ma non pare proprio che funzioni così.
    Capita invece che chi dovrebbe rappresentare i lavoratori “alla fame” pensi alla propria innanzitutto, e si comporti da commensale -come certi insetti-.

  6. spessotto says:

    Cisl e Uil le abbiamo perse da tempo, c’è poco da aggiungere………Davanti ad iniziative come quelle a difesa di Barrack e di Perdasdefogu si resta basiti…..Devo davvero pensare che il loro modello di sviluppo per la Sardegna sia questo? Bombe e qualche villetta qua e là? Lavoro per una società che ha circa 400 dipendenti (molti precari) quasi tutti a digiuno di esperienze sindacali tanto che all’interno non esiste una rappresentanza dei lavoratori vera e propria. In quattro anni non ho mai visto un sindacalista interessarsi sinceramente alla nostra realtà, neanche quando sono stati interpellati….Meglio difendere lo scalo di Fenosu!!
    Nonostante tutto buon 1 maggio a tutti i lavoratori!

  7. arrennegadedda says:

    azz… che incipit! oi ses prus arrennegau de mei! Secondo me cisl e uil hanno smesso da un po’ di fare i sindacati… perciò non c’è di che meravigliarsi, purtroppo

  8. Riposto sto’ commento che ho trovato su You Tube, cercando interviste a Massimo Zedda, sperando che non venga incollato anche il video, com’è successo prima:

    “BERLUSCONI ha affidato gestione scorie NUCLEARI alla

    ‘NDRANGHETA (Ecoge). Le navi partono da GENOVA

    e vengono AFFONDATE nei NOSTRI mari, al SUD.

    Angela Napoli denuncia: la PRESTIGIACOMO e

    Piero Grasso stanno insabbiando tutto.

    I giornali della sinistra se ne fottono.

    Fonte: Gianni Lannes”

  9. gisella says:

    sarebbe interessante conoscere i nomi dei sindacalisti cisl e uil che hanno inscenato la protesta.

  10. ti dirò di più, Vito. Anche l’ampliamento bis dell’Hotel Pitrizza è illegittimo: http://gruppodinterventogiuridico.blog.tiscali.it/2011/04/13/l%e2%80%99ampliamento-bis-dell%e2%80%99hotel-pitrizza-e-illegittimo/ .
    Preoccupa l’ottusità di alcuni sindacati, così come leggi e relative interpretazioni di istituzioni SARDE e rette da SARDI. Preoccupa ancor più il silenzio delle forze politiche SARDE in proposito. E’ curioso, poi, come i migliori sherpa dei fenomeni speculativi in Sardegna siano SARDI d.o.c.
    Credo che su questo sia necessaria un’approfondita riflessione collettiva.

  11. franco says:

    Ma chi lo ha detto che Fenosu è stato aperto per volontà del centrodestra oristanese? A me pare che, alla fine della fiera, se ha chiuso è proprio colpa del centrodestra oristanese. E se lo si considera una “vergogna” bisogna anche motivare tale definizione. In 30 anni di “attività” non mi pare sia stato gestito solo dal centrodestra. Se ne vuole parlare nel suo blog molti oristanesi la ringrazieranno, ma prima io consiglierei di fare un’analisi approfondita, non di fidarsi solo di ciò che dice in modo ipocrita il centrosinistra oristanese. Saluti.

  12. La bella e civilissima ordinanza di sospensiva (purtroppo non ancora una “sentenza”) del Tar Sardegna ha suscitato le trogloditiche reazioni dei vetero-sindacalisti di Cisl e Uil, ormai sinonimo di reazione e conservazione di interessi che con quelli dei lavoratori non hanno nulla a che fare. E neppure con l’interesse generale.
    Così i vetero-sindacalisti hanno pensato di esercitare indebite pressioni sul Tar in vista della sentenza imminente.
    E lo hanno fatto cercando, come al biliardo, una sponda nel sindaco di Arzachena, il quale, accettando di divenire una palla di rimbalzo, è a sua volta espressione pura dei vetero-costruttori i quali non hanno certo a cuore il povero e bistrattato Bene Comune, ma esclusivamente il proprio. E non si vergognano di aizzare contro i tribunali un centinaio di poveri disoccupati che hanno illuso con la solita bugia raccontata ai pinocchietti sardi che il lavoro è nella moltiplicazione del mattone e del cemento.
    Nonostante sia evidente che l’edilizia è morta perché si è costruito molto oltre le necessità effettive, nonostante gli esempi di interi sistemi economici saltati per aria per la dissociazione tra la richiesta e l’economia reali e l’irrealtà di un’economia esclusivamente finanziaria e gonfiata, nonostante l’evidente imbroglio raccontato come una favola ai disgraziatissimi disoccupati che i sindacati non si sono premurati di formare per il mondo che cambia, nonostante tutto questo il sindacalismo bugiardo tenta di accollare le colpe ai giudici.
    Ma non riuscirà a scrollarsi di dosso le proprie colpe che consistono nel non aver voluto e neppure saputo interpretare la nuova mutata condizione economica. Essi stessi, i vetero-sindacalisti, accettando l’economia di mercato come unica strada possibile e atteggiandosi a microscopici e fallimentari “uomini d’affari”, si sono messi fuori dalla realtà delle cose.
    E’ una colpa raccapricciante e grave, tanto grave che proprio loro, i sindacalisti da farsa, resteranno, siccome alla fine una giustizia esiste, senza lavoro e senza rappresentanza perché si estingueranno anche i sindacalisti dei sindacalisti.
    Incapaci di prefigurare per chi lavora un avvenire che non sia la chimica morente oppure l’edilizia agonizzante, scompariranno finalmente anche dalle piccole cronache locali. Non sono tollerabili i finti difensori degli indifesi.
    Cordiali saluti e grazie per lo spazio.

  13. sindacati… piccole cellule mafiose all’interno delle quali maniche di venditori di pentole falliti operano per interesse personale in nome della difesa dei diritti dei lavoratori. Questi sono i sindacati a livello locale. A livello nazionale sono il trampolino di lancio per una carica politica.
    Se veramente i sindacati dovessero perseguire il loro compito, esisterebbe un unico sindacato dei lavoratori.

    • Soviet says:

      Questo mi sembra però ingeneroso: forse è il caso di usare l’aggettivo “mafioso” per altre organizzazioni. Che il sindacato come organizzazione sia in crisi di identità io credo sia cosa appurata (con le distinzioni da fare, caso per caso, organizzazione per organizzazione, categoria per categoria e anche dirigente sindacale per dirigente sindacale), che di sindacato non ce ne sia più bisogno è altro tema.
      La mancanza di unità dei sindacati non è un fenomeno solo italiano, ma generale: come dice bene Daniele Luttazzi, se il problema non ha colore, la soluzione di sfumature ne ha tante. La vicinanza politica a questo o quel partito modula anche la risposta del sindacato (non c’è più subordinazione perché i partiti non hanno più forza, ma una forte interazione direi di sì).
      Non credo neppure che si esistinguerà mai il sidacalismo perché tra lavoratori e datori di lavoro c’è e ci sarà sempre conflitto: non è negando la pioggia che si possono impedire le alluvioni…

      • in effetti ho esagerato nell’usare questo termine, ma è stato quello che, in un momento di “sfogo” più si adattava alla mia realtà personale, e cioè di un “grande sindacato” (il più grande d’Italia) che al livello nazionale si è venduto alla causa del volontariato e del precariato con l’intento di allargare il proprio bacino, visto che lo zoccolo duro degli iscritti ormai non si riconosceva più nella molle connivenza con l’amministrazione pubblica e si rivolgeva a sigle (ahimè) molto baldanzose, ma che alla fine hanno rivelato il loro bluff una volta conquistata la loro poltrona; a livello locale l’azzeramento delle istanze di carattere collettivo, il ribaltamento delle priorità delle vertenze, la cecità nel riconoscere queste vertenze, in nome degli interessi personali. Tutto questo attraverso un’applicazione minuziosa dei dettami del Machiavellico Principe e una collusione con i dirigenti locali che, molto astutamente, danno loro fiato mentre applicano il famoso “divide et impera”, sorridendo di fronte a cotanta dimostrazione di inettitudine, maleducazione e ignoranza.
        Non saranno cellule mafiose, ma le loro azioni possono essere inquadrate negli schemi che la mafia utilizza per arrivare alle stanze del potere, non più con la lupara, ma con lo scambio dei favori: io non creo problemi a te dirigente (anzi, ti aiuto a fare bella figura) e tu mi accontenti questi miei protetti con trasferimenti e ruoli di responsabilità in questo o in quel settore. Poi durante le assemblee si fa un po’ di teatrino per far vedere che il sindacato batte i pugni sul tavolo, dopo di che si torna a giocare allo scambio di favori.

  14. Soviet says:

    I sindacati, come i partiti, sono organizzazioni che non svolgono più alcuna funzione pedagogica e di presa di coscienza del bene collettivo. Non è semplicemente un problema di modello di sviluppo, ma di visione del futuro. Queste sono organizzazioni che, a mio avviso, sentono tutto il peso della sconfitta del movimento dei lavoratori e abbozzano con azioni di corto o cortissimo respiro.
    Credo si sia fatta largo la credenza che, persa la guerra coi padroni, non resti che limitare i danni. Da qui il lavoro purché sia; se il padrone chiede, si taglia la legna incuranti che sia il ramo su cui si sta seduti.
    Come per i partiti politici, i sindacati – se non in occasioni sempre più rare – non sintetizzano in modo avanzato le loro posizioni, ma vanno a traino degli umori e delle paure dei loro iscritti (o di quello che immaginano che i loro iscritti pensino). Quello che un tempo era “il padrone” oggi è una specie di benefattore ed il nemico è diventato la pubblica amministrazione dei “lacci e dei lacciuoli” (spesso quella più illuminata, per altro).
    Nell’azione sindacale, a volte, c’è un non so che di artefatto, come se si fosse davanti ad una rappresentazione teatrale, ad una recita dove azione e reazione è dovuta più al ruolo che ad un genuino sentimento. Siamo nel modno della rappresentazione piuttosto che nella vita reale: in quale vita reale firmeremmo un patto con una controparte palesemente incapace di mantenere accordi infinitamente meno impegnativi di quelli siglati? Ad essere benevoli possiamo dire che c’è carenza di analisi…

    • Neo Anderthal says:

      C’è carenza di coscienza -e abbondanza di acquiescenza-
      Alcuni, “dalla parte dei lavoratori” non vedono l’ora di mettersi al servizio dell’Aga Khan di turno, costi quel che costi. Ma la costa a loro costa poco (tutti ricordano i famosi aneddoti del pastore coi pascoli peggiori, perché in riva al mare, che reclamava di meno perché non capiva l’offerta). Non l’hanno mai amata.
      Non capiscono non solo il valore di bene naturale -che sarebbe non negoziabile- ma nemmeno il possibile valore in senso economico, che c’è fintanto che il bene naturale è preservato nelle sue caratteristiche.
      Sennò, per fare il bagno in un luna park, tanto vale andare agli “acquafan” senza prendere traghetti e roba varia.
      Il lato peggiore e inequivocabilmente negativo della questione è che, dal momento in cui ogni regola va stracciata se “c’è crisi”, questo è solo un inizio, o un precedente, e ad ogni ricorrente crisi si troverà il modo di mangiare un altro pezzetto di costa, poi un altro, poi un altro ancora fino a che non avremo una orrenda ghost town lineare e litoranea a fortificare le coste, senza più nessuna residua attrattiva.
      Di cemento ce n’è a bizzeffe, infatti, e incominciano ad esserci davvero le zone abbandonate come fossero vecchie miniere -per esempio a Torre delle Stelle ci sono decine di case in condizioni di abbandono-

  15. vittorio says:

    Non esiste crisi che possa giustificare il deturpamento dell’ambiente. Punto

  16. medardo di terralba says:

    Cisl e Uil sono sempre state in prima linea a contrastare le politiche di soru su territorio e ambiente, servitu militari e formazione professionale. Ora che la sardegna è tornata a sorridere sono più contenti. Schiappellazzi li ha sedati con la promessa dell’attivazione dei “tavoli” e a loro basta questo: fare finta di contare qualcosa perchè convocati a villa devoto a beneficio dei fotografi.

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