Politica / Sardegna

“Quirra, ecco perché il Poligono non deve chiudere”: i documenti del sindaco di Perdasdefogu e dei lavoratori della Vitrocisiet


Dopo tanti anni, il tema delle servitù militari è tornato al centro del dibattito in Sardegna. La diffusione dei dati relativi alla salute degli animali e dei pastori della Zona di Quirra ha fatto scatenare le polemiche. Vi propongo due documenti che contestano la posizione di chi vorrebbe la chiusura immediata del Poligono: il primo del sindaco di Perdasdefogu Walter Mura, il secondo della Rsu della Vitrocisiet.

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Poligono di Quirra, ecco perché dico no alla sua chiusura

Alla luce della campagna mediatica che organi di stampa, partiti politici, il comitato Gettiamo le Basi, tese alla chiusura del Poligono Interforze del Salto di Quirra e consapevole che tale tam tam mediatico offende la sensibilità dei cittadini di Perdasdefogu, e causa danni irreparabili all’immagine del territorio dell’Ogliastra minandone alle fondamenta le possibilità di sviluppo turistico e di promozione  dei prodotti agroalimentari, mi sento in dovere di intervenire per fare un po’ di chiarezza su questo tema che causa molta apprensione nell’opinione pubblica.

Premetto che il Poligono Interforze del Salto di Quirra (PISQ) è una realtà d’eccellenza in campo europeo che impiega una forza lavoro costituita da 650 militari (molti dei quali Ogliastrini e del Sarrabus), 80 operai civili del Ministero della Difesa, 260 tra dipendenti della Vitrociset, Galileo Avionica, operai delle mense, pulizie e gestori dello spaccio. Inoltre bisogna considerare il notevole indotto nel settore del commercio, accoglienza , lavori pubblici ed altro.

Questa realtà è il motore di sviluppo del territorio da più di 55 anni e non si intravedono, al momento iniziative in grado di assicurare un così alto numero di buste paga, inoltre è da considerare che molte delle persone che vi lavorano hanno un alto titolo di studio ed un’alta specializzazione.

Fatta questa doverosa premessa si precisa che: i dati circolati  sulla stampa e ripresi dalle televisioni sono parziali e tratti da una relazione di due veterinari non completa e riferita ad allevamenti e pastori che gravitano in una ristretta parte del Poligono (un raggio di 2.7 km attorno al distaccamento di Capo San Lorenzo); che i veterinari hanno analizzato gli animali e sulla base di interviste ai familiari degli allevatori hanno conteggiato i casi di decessi fotografando lo stato di fatto.

Inoltre i veterinari non hanno titolo ad esprimersi sull’eventuale correlazione tra attività di tipo militare o civile che è svolta e le cause di decesso. I dati dello studio degli allevamenti ed allevatori di Perdasdefogu che gravitano nell’area del Poligono, hanno certificato che non si sono avuti casi di malformazioni nel bestiame né decessi ascrivibili a patologie tumorali. Infine nessuno cita le indagini epidemiologiche nei comuni confinanti col Poligono (Studio redatto dai Proff. Giorgio Broccia  e Pierluigi Cocco) non hanno riscontrato un Rischio Relativo in aumento il che smentisce tutte le notizie di aumento di malattie tumorali.

Siamo tutti consapevoli che le sfide del mercato globale sono vincenti se indirizzate verso attività dove si ha la prerogativa della conoscenza e del sistema di produzione industriale e che questo avvenga in questa realtà, ma coscienti che non possiamo barattare la salute con i posti di lavoro chiedo che, al primo posto, sia posta  la sicurezza fisica dei lavoratori del Poligono e della popolazione interessata dalle attività che vi si svolgono. Sono convinto che lavoro e salute siano un binomio imprescindibile di qualsiasi attività umana. Come Amministrazione di Perdasdefogu siamo favorevoli alle indagini per la caratterizzazione del territorio che si stanno svolgendo e che riguardano indagini chimico fisiche, inquinamento da radiazioni ionizzanti e non, analisi su animali e acquisiscono al patrimonio pubblico centraline di rilevamento ed altre importanti attrezzature.

Un lotto delle indagini ha previsto la preparazione del personale e un lotto è dedicato al sistema informatico di gestione ed informazione dei dati . Inoltre a garanzia della bontà ed imparzialità delle indagini sono coinvolti i Sindaci, i direttori delle ASL n.4 e 8, l’ARPAS e un comitato d’esperti (CTE) nominati dai Sindaci dei Comuni. Per fugare ogni dubbio è però necessario avviare  qualsiasi altra indagine anche sulla popolazione che serva a chiarire l’eventuale correlazione tra patologie riscontrate ed attività che le avessero prodotte sia di tipo militare sia civile e che questo venga fatto nel più breve tempo possibile.

In tutto questo processo è necessario che ci sia parità di trattamento e dignità politica tra lavoratori di una qualsiasi fabbrica e i lavoratori sia civili sia militari del Poligono; che quindi si devono applicare adeguati protocolli che salvaguardino la salute di questo particolare tipo di lavoratori, una sorta di  D.lgs.81/2008  (Testo Unico Sicurezza) tarata sulle attività di addestramento dei nostri soldati e sulle sperimentazioni di tipo civile svolte nel PISQ.

I Sindaci hanno il compito di occuparsi della salute pubblica dei concittadini ma hanno anche il compito di salvaguardare i posti di lavoro e questo credo debba essere il compito dei politici che nel momento  in cui chiedono la chiusura del Poligono non sono assolutamente in grado di proporre alternative di eguale valenza. La Maddalena insegna: tutte le promesse fatte dalla politica sono fallite miseramente e da parte dei politici si assiste solo ad un rimpallo di responsabilità.

Tutto ciò detto chiedo che, nel caso in cui dovesse essere provata la correlazione tra particolari attività che vi si svolgono (militari o civili) e le patologie tumorali insorte, tali attività non siano più svolte e che  si attui, la bonifica del territorio.

Le ragioni finora espresse ci portano a chiedere che il PISQ non chiuda ma che si avvii un processo che porti al POLIGONO SICURO.

La creazione di un distretto di protezione civile e militare a livello nazionale ed europeo che veda coinvolti i centri di conoscenza e di eccellenza del territorio  dove si sperimentino protocolli per la sicurezza fisica dei militari nel momento fondamentale dell’addestramento porterebbe alla soluzione del problema in termini di salute e creerebbe nuove opportunità di lavoro.

Ricordiamo, infine, che il Poligono non svolge attività da metà giugno a meta settembre e mi sembra opportuno che mezzi, uomini, e logistica siano utilizzati con compiti di protezione civile.

Walter Mura – Sindaco di Perdasdefogu

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Basta con le menzogne dei giornali

Non possiamo più rimanere fermi, insensibili e in silenzio di fronte a questa situazione drammatica che si è creata attorno al Poligono del Salto di Quirra. La campagna mediatica basata su menzogne, informazioni parziali e ricostruzioni fantasiose,  ha superato i deboli recinti militari investendo pesantemente tutto il territorio del Sarrabus-Ogliastra, la sua  povera economia, minando i suoi fragili, incerti ma orgogliosi tentativi di riscatto e crescita culturali ed economici.

Siamo i lavoratori della Vitrociset, società che da quaranta anni opera in Poligono in prima linea nelle sue attività molteplici e particolari.

Nessuno più di noi ha interesse di vivere e operare “in sicurezza” e nessuno più di noi mette al primo posto la salute e la sicurezza.

NON BARATTIAMO NIENTE CON LA SALUTE

Attraverso relazioni e attività sindacali stabili e forti abbiamo sviluppato e creato buoni standard di sicurezza, sempre migliorabili e da migliorare, ma sappiamo anche che i nostri mezzi, la nostra volontà non è sufficiente.

Per queste considerazioni sapere che ci sono organi istituzionali che fanno studi, monitoraggi, indagini sulla  nostra realtà ci aiuta a capire a conoscere chi siamo e dove viviamo. Crediamo che le ASL debbano dare risposte certe, scientifiche e incontrovertibili, non ci bastano e non prendiamo in considerazione relazioni di veterinari che si improvvisano oncologi, che senza utilizzare protocolli standard per le indagini statistiche si basano su “riferisce il pastore” oppure “ricorda il pastore che nel 19…” arrivando a considerazioni e conclusioni che sicuramente esulano dalle loro specifiche competenze.

Le pubblicazioni scientifiche dei professori Giorgio Broccia e Pierluigi Cocco, sui monitoraggi epidemiologici e sull’incidenza di malattie tumorali indicano che il nostro territorio ha percentuali d’incidenza nella norma e inferiore alla norma, purtroppo questo non accade in altre zone della Sardegna. Le aree industrializzate invece vantano il triste e terribile primato di alta incidenza di malattie tumorali. Ci chiediamo perché questi dati ufficiali  non vengono pubblicati e presi in giusta considerazione.

Perché si continua a fare terrorismo mediatico ?

Perche si continua a fare disinformazione ?

Perché ancora oggi ci sono individui, associazioni e comitati che si nutrono delle disgrazie altrui? A chi giova questo sciacallaggio?

Perché organi di stampa diffondono notizie prive di fondamento nonostante queste siano facilmente verificabili?

Perché creano e amplificano terrore e angoscia in chi non ha la possibilità di verificare  e conoscere la realtà?

Perché esponenti politici regionali, deputati e senatori, cavalcano e cercano visibilità , intervenendo con dichiarazioni, interrogazioni parlamentari senza conoscere realmente cosa significa Sistema Poligono, mentre altri vivono in un assordante silenzio?

Perché senza sapere neanche dove si trova Quirra, Perdasdefogu, Villaputzu, si ricordano di noi e del nostro territorio solo quando c’è da inviare materiale elettorale? Sono al corrente che noi non abbiamo nemmeno le ciminiere su cui salire per protestare?

Perché il Comando Militare non interviene a smentire, condannare, e riportare le corrette informazioni, quando sui quotidiani, sulle televisioni si trasmettono avvenimenti e notizie false, che alimentano e favoriscono chi con la menzogna ricostruisce scenari congeniali ai loro progetti?

Ormai siamo stanchi di sentire e vedere Quirra comparata a Chernobyl, di vedere agnelli deformi nati in Belgio spacciati per locali, di vedere purtroppo sofferenze, dolori e lacrime come strumento e mezzo di propaganda per oscuri e spregevoli interessi.

Senza parlare del ritrovamento di missili e bombe di ogni tipo con centinaia di chili di tritolo e uranio impoverito, bombe che si rivelano poi tubi e contenitori assolutamente senza esplosivo e inerti.

Il nostro territorio è diventato terra di battaglia per ideologie e interessi sconosciuti sacrificando, senza che nessuno se ne preoccupi, economie e attività agricole, pastorali, turistiche, imprenditoriali in molteplici settori.

Il latte, il vino, il pane, i frutti del nostro territorio, gli agnelli, i pesci, le acque e i terreni sono sani, come certificano le analisi fino ad oggi eseguite e conosciute; le zone dove esiste inquinamento frutto di attività estrattive ormai concluse e non certamente frutto delle attività del Poligono, sono conosciute, e ben definite, e sono in corso bonifiche e monitoraggi.

Chiediamo una volta per tutte e definitivamente alle ASL e agli Enti Preposti di dare risposte sicure e certe sullo stato  sanitario e ambientale del nostro territorio.

Chiediamo con forza ai nostri amministratori di difenderci, di difendere l’immagine del nostro territorio, le nostre realtà e di perseguire con ogni mezzo lecito e consentito dalla legge, chi inventa, diffama e cerca di distruggere con menzogne visionarie.

Chiediamo che gli enormi danni procurati alla nostra terra vengano realmente fatti pagare.

Chiediamo  un incontro urgente con tutti i soggetti interessati per discutere e risolvere le problematiche ormai drammatiche e non più rinviabili

RSU VITROCISET POLIGONO
15 febbraio

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20 Comments

  1. Aggiornamento sulla questione “Sindrome di Quirra”: dalle analisi effettuate dalla magistratura non è stata rilevata alcuna presenza di Uranio impoverito sulle carcasse impiegate nella base come bersaglio! …ne nel resto del territorio!

    • Anonimo says:

      Le Forze Armate italiane non hanno proiettili all’uranio impoverito ma solo al tungsteno così come francesi e Tedeschi. USA e UK non impiegano il poligono per impiego di proiettili decalibrati quindi mi sembra impossibile che ci sia dell’uranio impoverito.
      Citare la fonte

  2. francesco says:

    consiglio il professor Valerio Gennaro di visionare i filmati delle conferenze tenute dal dott. Cocco a Perdas per valutare la imparzialità attendibilità e professionalità del professore.

  3. Cocco ha ragione, questo non uno studio epidemiologico, ma solamente statistico. Quindi non è idoneo a studiare lo stato di salute della popolazione potenzialmente inquinata dalle attività pericolose del PISQ di Quirra. Infatti non sono inclusi tutti i casi deceduti per patologie non neoplastiche (circa il 70% del totale), ci sono forti sospetti che manchino molti casi di cancro (magari classificati con altre malattie), manca l’individuazione del gruppo di studio certamente esposto al potenziale inquinamento chimico ed elettromagnetico del PISQ), manca un opportuno gruppo di controllo, manca lo studio sulle numerose malattie non mortali, ma invalidanti. Infine lo studio non è aggiornato, ma è affetto dal naturale sospetto di forti conflitti di interesse (dato che Cocco lavora per il PISQ). Suggerisco quindi che l’Amministrazione Pubblica faccia rianalizzare lo studio ad “armi pari” da un epidemiologo ed un biostatistico di fiducia sia della popolazione sia dei soldati.

    Cordiali saluti
    Valerio Gennaro (epidemiologo, Genova)

  4. Concordo con Franco, personalmente (e ripeto personalmente) ho l’impressione che la “sindrome di quirra” sia solo un pretesto per i movimenti antimilitaristi. Le inchieste della procura faranno luce, aspetto fiducioso di conoscere la verità

    • francesco says:

      se si guardasse la realtà dei fatti, si noterebbe che il territorio è stato usato secondo logiche estranee agli interessi della popolazione, il comune di perdas nel 1961 (quando di fatto è iniziata l’attività della base) aveva (dati istat) 2260 abitanti oggi ne ha 2154, ed è in continuo calo dal 1971, tra l’altro visto la presenza di cosi tanti militari ci sarebbe da chiedersi dove siano gli abitanti originari. Complessivamente i comuni intorno al poligono nello stesso lasso di tempo hanno perso il 10% della popolazione. Quirra è l’unico paese della sardegna che a 2 passi da un mare bellissimo rischia lo spopolamento. il reddito medio della zona (Sarrabus-Ogliastra), sempre dati istat è la metà di quello nazionale. Ovviamente sono dinamiche comuni ad altre zone della Sardegna in cui è presente sottosviluppo ed emigrazione. Per quanto riguarda la salute, esiste uno studio realizzato dalla regione Sardegna assessore alla sanità Dirindin (rapporto aree a rischio), dove oltre ad evidenziare il costante aumento dei tumori, si sottolinea che nell’area, (si prendeva a riferimento una popolazione di circa 25000 abitanti), le percentuali di tumori erano simili a quelle delle aree industriali, (peccato manchino le industrie). nei lavori della commissione di inchiesta sull’uranio impoverito, (XIV legislatura, seduta del 27 Ottobre 2005) venne audita la dottoressa Gatti che riferi di aver riscontrato le stesse nanoparticelle di forma sferica, e quindi derivanti da attività industriali, nelle paratie di lancio (zona alfa) di Quirra, nei tessuti di persono ammalatesi a Villaputzu, in un agnello malformato proveniente da Escalaplanu, ipotizzando una possibile contaminazione della catena alimentare. Ovviamente non si disturbarono gli affari dei produttori di armi. Nelle analisi effettuate sul monte Cardiga dall’università di Siena, nel 2004, si riscontrarono livelli di metalli pesanti simili a quelli delle aree industriali, eppure la zona non è stata interdetta al pascolo, come invece prevedeva la legge. Forse era meglio continuare ad avvelenare la gente piuttosto che ammettere un rischio industriale? Il tanto paventato aereoporto sul Cardiga, che dovrebbe servire a sperimentare un drone da combattimento, (il Neuron) dovrebbe sorgere sopra il complesso carsico de Is Angurtidorgius 12 km di grotte percorribili, con specie uniche al suo interno, forse qulcuno si è messo il problema della distruzione di questa risorsa? il progetto di un centro di eccellenza della protezione civile è uscito per la prima volta nella prima conferenza sul poligono sperimentale di quirra, nell’aprile 2004, tenuta a pratica di mare, cui era presente anche il sindaco di perdas, si discuteva dell’ampliamento e riqualificazione del poligono. tale progetto prevedeva la sperimentazione dual-use di droni da ricognizione, in soldoni dal momento che tecnologia civile e militare sono inscindibili lo stesso drone che sorveglia il territorio per prevenire possibili incendi, in un altro contesto guida i bombardamenti e si potrebbe andare avanti per 60 anni.

  5. Ciao Vito, ciao a tutti i frequentatori del blog,
    volevo invitarvi alla serata del 18 marzo agli Aperitivi Culturali della mia Associazione Culturale Itzokor: si parlerà del Poligono di Quirra con Eugenio Campus (autore del romanzo Il pettine senza denti), Valentina Sanna (Presidente PD Sardegna) e Walter Mura (sindaco di Perdasdefogu). Sarà un’ottima occasione per poter discutere ancora del problema del Poligono e del territorio circostante.
    Vi ricordo che l’ingresso è assolutamente libero!
    In via Lamarmora 123 a Cagliari.
    (scusate se ho abusato dello spazio, ma credo sia interessante)

  6. La presidente regionale del Pd Valentina Sanna risponde ai sindaci del Sarrabus e ai lavoratori della Vitrocisiet nel corso della Conferenza Nazionale delle Donne del Pd:
    http://www.youdem.tv/VideoDetails.aspx?id_video=c6787e10-2b3e-4d67-a2b1-308ac07bb37c

    • Franco Anedda says:

      Ricorro al classico benaltrismo dato che ai nostri politicanti manca evidentemente il buonsenso.

      Tanti vorrebbero riavviare l’industria dell’alluminio a Portovesme nonostante il suo disastroso impatto ambientale e il fatto che sia una attività fortemente in perdita.

      I morti, accertati, del Sulcis non contano?

      Ha senso riavviare una azienda che distrugge ricchezza, devasta l’ambiente ed avvelena popolazione ed operai?

      Eppure si vuol fare!

      Cosa si aspetta ad avviare la bonifica di Furtei? Si creerebbero posti di lavoro. Si eliminerebbe una bomba ecologica pronta ad esplodere.

      Si cancellerebbe la prova di un disastro ed un crimine nel quale hanno pari responsabilità destra e sinistra.

      Eppure nessuno se ne occupa!

      L’elenco potrebbe continuare…

      Il PISQ produce reddito, dà lavoro a centinaia di sardi, si trova in una zona già fortemente inquinata dalle attività minerarie (Baccu Locci) e lo si vorrebbe chiudere in base ai sentito dire.

      Abbiamo una classe dirigente costituita da mentecatti, ci servono giornalisti che facciano inchieste, mettano con le spalle al muro questi mentecatti e spieghino alla gente come stanno le cose.

      Vito, io faccio affidamento su di te!

      Qualcuno ha ipotizzato che la chiusura del PISQ, mettendo in ginocchio l’economia locale, aprirebbe la strada alla centrale nucleare e/o al deposito nazionale delle scorie.

      Tra l’altro la centrale nucleare produrrebbe energia “a basso costo” necessaria per riavviare le fonderie dell’alluminio…

      Vogliamo continuare a fare il loro gioco, come abbiamo sempre fatto?

  7. francesco says:

    E giusto che il poligono non chiuda; ma vi rendete conto delle nuove opportunità per i territori di Quirra, ma pure per Teulada, che possono venire dalla proposta del sen. Gallo, circa l’uso dell’uranio impoverito nei poligoni per provarne il loro effetto? Pensate quanti vantaggi poter testare le armi alla luce del sole, senza fastidiosi segreti militari! e quante opportunità di lavoro per tante cavie umane! poi, radiazione più radiazione meno, si potrebbero realizzare tutte le centrali nucleari e anche i depositi di scorie che porterebbero tanti bei soldoni! Non c’é limite al peggio…

  8. G.F.T. says:

    E’ vero che non si devono anticipare risultati di indagini di là a venire. Ma è altrettanto vero che i dati riportati dal Professor Broccia e dal dottor Cocco riguardano solo alcune statistiche sanitarie inerenti le cause di morte in alcune comunità del Sarrabus-Ogliastra e oltretutto limitatamente a pochi anni sino al 2002.
    Si tratta dunque di dati palesemente incompleti.
    Ecco allora che gli appelli del sindaco e dell’RSU appaiono surreali, fuori tempo e improvvidi.

  9. docpretta says:

    finalmente un sindaco che ha a cuore il destino dei suoi concittadini e soprattutto la loro salute!

  10. Tanto più dovrebbero valere le norme della prudenza se si considera che in Sardegna non abbiamo un registro dei tumori, strumento fondamentale per la comprensione dell’epidemiologia.
    Insomma, non abbiamo dati.
    Ergo, nel dubbio il poligono si deve fermare. Elementare precauzione.
    Invece il sindaco e l’RSU dicono, non ci sono dati, quindi si deve continuare.
    Si fermeranno solo quando e se si arrivasse a un’evidenza scientifica.
    Cose da pazzi, veramente da pazzi.

    • sarrabus says:

      Ok fermiamo tutto ciò che è risaputo e provato che fa male alla salute, da dove vuoi iniziare? decidi pure tu ciao

  11. Leggete il lavoro del dottor Cocco che è una persona seria. Non parla neppure di Perdas. E sono dati appena abbozzati, da approfondire. Dati non omogenei e poco affidabili perché le rilevazioni sono di un epoca precededente alla diffusione e all’uso delle schede di dimissione ospedaliera. Insomma, il lavoro del dottor Cocco non presume certo di dare risposte al quesito che tutti ci poniamo. Sono inoltre dati del 2002 e il sindaco di Perdasdefogu dovrebbe sapere che siamo nel 2011.
    Nessuno vuole distruggere una comunità. Si vuole approfondire un problema importante e preoccupante.
    Chiediamo noi al sindaco e all’RSU che presumono troppo ed escono pericolosamente dalle loro competenze se si sentono di affermare che non esiste alcun problema sanitario in ordine all’attività del poligono. E se sì in base a quali argomenti.
    Taceranno perché non sanno nulla.

  12. Ora siamo tranquilli!!! Grazie per il contributo positivo , ora dormiamo su quattro guanciali!!!!

  13. Qualsiasi epidemiologo, compresi Broccia e Cocco, sanno che un’analisi approfondita su quei luoghi non esiste ancora.
    Allora si applica un principio elementare sia in medicina che nel vivere quotidiano. Il principio di precauzione.
    E il principio di precauzione suggerisce di sospendere l’attività a rischio.
    Quello delle basi, gentili sindaco e rappresentanza sindacale, non è sviluppo. Si chiama, anche nel linguaggio tecnico, servitù.

  14. Muttly says:

    Ma i malati e i morti che in proporzione al numero di abitanti sono troppo alti sono menzogne ?
    Curioso che l’RSU dica che nel resto della Sardegna ci sono più malati che nel poligono, bisognerebbe quindi far insediare società farmaceutiche che producano medicinali visti i benefici effetti del poligono !
    Certo che è un fallimento per le società che producono armamenti che il risultato sia un ambiente migliore e più sano…

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