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L’Egitto, l’Italia di Berlusconi e le primarie a Cagliari: dappertutto c’è voglia di libertà e di democrazia

L’Egitto è in fiamme. Dopo la vicinissima Tunisia (e prima tutto era partito dall’Algeria) un altro paese della sponda mediterranea vive giorni terribili e convulsi, in cui enormi masse giovanili cercano di liberarsi di regimi corrotti e autoritari, tenuti in piedi dalle democrazie occidentali solo per assicurare uno status quo internazionale che va avanti ormai da decenni.

Il cambiamento avviene sotto i nostri occhi, improvviso. Favorito dalle nuove tecnologie che si mostrano uno strumento di democrazia inarrestabile. Abbiamo invaso e devastato l’Iraq per portare una democrazia che ancora non c’è: paradossalmente, con Google, Facebook, Twitter e i blog avremmo garantito un cambiamento più radicale e meno cruento.

I giovani in Tunisia ed Egitto chiedono di poter partecipare con gli strumenti della democrazia al cambiamento di una società dove aumentano le disuguaglianze e dove è stridente il contrasto tra la libertà portata dalle nuove tecnologie e i diritti civili compressi da una classe dirigente immobile e corrotta.

Dappertutto si chiedono libere votazioni. Perché poi è questa l’essenza della democrazia: il voto, libero da violenze e condizionamenti di ogni genere. E insieme al voto, in ogni democrazia, serve una pubblica opinione quanto più libera, variegata e indipendente dai legittimi poteri.

La situazione compressa da decenni ora sta scoppiando con violenza. E io mi chiedo: fatte le debite proporzioni, l’Italia di Berlusconi non rischia forse di essere nella stessa situazione di immobilità e di disperazione dell’Egitto e della Tunisia? Non viviamo anche noi una quotidianità fatta di libertà compresse e disuguaglianze crescenti?

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La crisi del nostro paese è ormai sconvolgente.  Probabilmente nemmeno il fascismo aveva lasciato la società italiana in condizioni politiche così miserevoli. Ciò che sorprende non è infatti solo la corruzione della classe dirigente (profonda, devastante) ma l’assoluta apatia che percorre trasversalmente tutti gli strati della società. Siamo esausti, incapaci di reagire. Sono ormai quasi diciassette gli anni che sistematicamente il potere berlusconiano, complice un sistema di informazione vergognoso e corrotto, ci dice che il bianco è nero, che il giusto è sbagliato, che trasforma con parole bugiarde una realtà che è sotto gli occhi di tutti. Questa lotta elementare contro il sovvertimento del senso comune delle cose l’abbiamo lentamente persa, e ci siamo ritirati in buon ordine. Sotto questo aspetto, ha ragione Marco Pitzalis quando afferma, in un suo articolo su Area 89, che “l’astensione è un atto politico”.

Non si va più a votare non solo perché la politica non trova strumenti idonei a combattere la crisi, ma soprattutto perché la politica non è in grado o non vuole rappresentare la crisi in maniera sincera. Se il centrodestra berlusconiano ha fatto del “racconto stravolto” la sua sistematica arma politica, l’opposizione non è stata in grado di condividere strumenti di analisi del reale che fossero convincenti. Laddove c’era un’analisi sensata, le proposte politiche erano insufficienti (e penso a Di Pietro e alle sinistre); laddove c’era una qualità politica evidente, la lettura della realtà appariva benevola (e penso al Pd).

Per questo molti elettori del centrosinistra guardano oggi con ammirazione a Fini: perché ad una lettura impietosa della realtà segue una coerente azione politica di rottura. Perché dare una rappresentazione impietosa della realtà non vuol dire essere costretti a politiche massimalistiche. Anche il riformismo di sinistra necessità di una lettura seria della realtà: altrimenti rischia di essere solamente prassi dorotea. Ed è il vicolo cieco in cui il Pd si sta cacciando.

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Queste dinamiche di menzogna sistematica e di opposizioni reticenti alla verità le abbiamo vissute anche in periferia. Le ultime elezioni provinciali di Cagliari sono state sconvolgenti. In città è andato al voto appena il 20 per cento. Il centrodestra ha pagato il prezzo della sua inadeguatezza e delle sue contraddizioni. Il centrosinistra ha esultato, ma avrebbe fatto meglio a capire seriamente cosa fosse successo. Non lo ha fatto. E infatti ha cercato per lunghi mesi di boicottare le primarie per la scelta del candidato sindaco di Cagliari, come se rintanarsi in via Emilia fosse la cosa migliore.

Non ho idea di quanta gente andrà a votare oggi, ma avendo seguito la campagna elettorale dico che queste primarie sono state una benedizione per il centrosinistra e per il candidato che le vincerà, perché hanno consentito a tutti di iniziare a toccare con mano i veri problemi della città.

Stasera, ad urne chiuse, i dirigenti spacceranno per loro un risultato che invece è nato lontano dalle sedi dei partiti. lo voglio dire chiaramente: se non fosse stato per Filippo Petrucci le primarie a Cagliari non ci sarebbero state. A provocare questa mobilitazione democratica è stato un giovane di 30 anni (ancora i giovani!) che ha sfidato la paura e si è messo in gioco, contrastato in momenti diversi e in modi diversi dai maggiori partiti della coalizione di centrosinistra.

Se fosse stato per loro, ore e ore di dibattiti e di incontri non ci sarebbero stati e tutto si sarebbe risolto con una designazione imposta dall’alto. Ora invece il candidato avrà più forza, perché legittimato dal voto. Grazie Filippo per il tuo coraggio. In troppi si erano dimenticati che fare politica vuol dire anche assumersi qualche rischio, e tu lo hai fatto.

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Sì, ma come andrà a finire? In Tunisia, in Egitto e in Italia la soluzione della crisi sembra essere imprevedibile. Stanno saltando i percorsi per lungo tempo hanno consentito a regimi e democrazie traballanti di tirare a campare. Ma se per i paesi nordafricani sarà fondamentale l’intervento delle grandi potenze e delle istituzioni internazionali, l’Italia può solamente ritrovare in se stessa la forza di uscire da questa situazione sempre più grave. La crisi è profonda e sempre più imprevedibile. Non ci sono formule magiche. Bisogna fare tutto ciò che si può fare per accelerare la caduta di Berlusconi. Poi si vedrà.

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In questo contesto, a Cagliari si vota per le primarie. Non sono consultazioni di poco conto. Per la prima volta dal dopoguerra, il centrosinistra può vincere le elezioni. E poi, fatta la tara agli eccessi delle notti arcoriane, il potere berlusconiano è uguale dappertutto, con un mix di latente corruzione, stampa servile, accordi privati con i poteri forti, sovvertimento della realtà. Berlusconi, come un re medievale, si regge su una serie di poteri locali. Se non possiamo mandare a casa direttamente il presidente del Consiglio, possiamo lavorare perché chi sostiene le sue politiche a livello locale ceda il passo all’opposizione. Non so quanto i dirigenti politici del centrosinistra si rendano conto che chi vota alle primarie fa tutto quello che può, oggi, per contribuire al tramonto di questa sciagurata era berlusconiana.

Perché anche a Cagliari il centrosinistra sembra timoroso di denunciare la condizione pietosa in cui questo centrodestra ha ridotto la città. Dalle primarie arriverà forse anche una spinta perché i dirigenti dell’attuale opposizione abbandonino ogni remora si scaglino senza remore e senza tatticismi contro il potere berlusconiano che governa la città e la regione. Questo è il momento.

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6 Comments

  1. Enrico says:

    D’accordo, l’unica cosa è che l’astensionismo non paga, meglio andare a votare e votare scheda bianca o nulla.

  2. d’accordo su tutto a metà >>ma l’assoluta apatia che percorre trasversalmente tutti gli strati della società>> non tutta la società

  3. Bell’analisi.
    mi soffermo sul punto che riguarda la “provincia”, ossia le primarie a Cagliari. ho vissuto la scelta di Petrucci come una sana boccata d’aria fresca, a cui qui a Cagliari non eravamo ormai più abituati, malgrado il maestrale e l’aria iodata di mare. ho raccolto un po’ di firme per lui.
    alla fine ho votato Zedda e ho brindato per la sua vittoria. senza nulla togliere a Filippo, mi è sembrata una candidatura molto più di peso. oltre che l’unica che poteva contrastare Cabras.
    Vorrei ribadire quanto già detto da VIto: grazie a FIlippo e al suo gruppo di sostenitori e collaboratori si son fatte le primarie. E per fortuna avremo un candidato sindaco under 40 e di sinistra!

  4. gianfranco says:

    OOOOOOOOOOOOO yes Mr. Vito.

  5. Fattore Cabras says:

    Ora, alle 18, i votanti alle cosiddette Primarie del centrosinistra sono circa 3000. Supponiamo che alle venti siano 5000.
    Un fallimento di questa portata deve convincere il Pd, Soru, Cabras, Lai ecc. ecc. ad andarsene.
    Glielo chiederemo in tanti.
    Un credibile candidato di sinistra dobbiamo cercarcelo da noi stessi e non farcelo scegliere da un comitato d’affari che gli affari non sa farli ma ha la presunzione di saperli fare. Destinati a perdere sempre e sempre di più. Destinati a un giusto oblio.
    Mai toccato nella storia del partito della sinistra un punto così basso.

  6. Credo che il punto sia proprio in quelle che chiami “masse giovanili”. In Nord Africa hanno fatto massa critica, in Italia non ci siamo minimamente vicini. L’Italia è un paese di vecchi e per vecchi, che non fanno le rivoluzioni. Non sottovalutiamo poi la
    Miseria, quella vera e diffusa che ho visto in Egitto, paese dove girano soldi tanti e veri, ma solo per la minoranza della popolazione.

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