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A Cagliari nuova celebrazione nostalgica del podestà Endrich. E allora io metto su Youtube il mio corto “Bella Ciao”! Eccolo!

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Venerdì 10 dicembre alle 18 nel Sottopiano del Municipio di Cagliari (ingresso Largo Carlo Felice) verrà presentata la ristampa del libro di memorie dell’ex podestà di Cagliari Enrico Endrich, dal titolo “Cinquant’anni dopo”. All’incontro parteciperanno il sindaco Emilio Floris, Aldo Accardo (storico, docente universitario), Rafaele Corona (ex presidente della II sezione civile della Corte di Cassazione), Francesco Onnis (avvocato) e Giorgio Pellegrini (docente universitario, assessore alla cultura del Comune di Cagliari). Modererà l’ex sindaco e attuale senatore, Mariano Delogu.

Non solo: gli organizzatori ci informano che “per l’occasione sarà proiettato anche un filmato con l’intervento dello scrittore e giornalista Marcello Veneziani“.

Siccome non escludo che qualcuno farà riferimento al mio corto “Bella Ciao”, ho deciso a distanza di dieci anni di metterlo su Youtube. L’ho girato nel dicembre del 1999 e l’ho presentato nel marzo del 2000 alla prima edizione del concorso Cagliari in Corto, dove ha vinto il premio del pubblico.

Così scriveva l’Unione Sarda di domenica 26 marzo 2000:

“Si è aperta all’insegna della polemica tra il sindaco di Cagliari Mariano Delogu e larga parte del numeroso pubblico convenuto al Cineclub Namaste di via Ospedale. Il sindaco ha inaugurato la serata presentando il programma e prendendo posizione sul contenuto della terza opera proiettata, “Bella Ciao”, firmata da Vito Biolchini. Il film racconta in sei minuti una passeggiata per le vie di Cagliari tra le scritte sui muri che inneggiano al nazismo e al fascismo. I tre attori protagonisti, lo stesso regista e con lui Elio Turno Arthemalle e Monica Zuncheddu, raggiungono il Terrapieno davanti al cartello della piazza intitolata, dall’attuale amministrazione, all’avvocato Enrico Endrich, che è stato per dieci anni podestà di Cagliari. (…) Delogu ha sottolineato che Endrich non si sarebbe vergognato dell’appellativo “fascista”  e ha stigmatizzato il vandalismo di chi imbratta la ‘cosa pubblica’ con scritte offensive. Ma il cartello di Terrapieno oggi non presenta alcuna scritta: il regista ha provveduto a cancellare la scritta appena girata la scena. Il pubblico ha accolto con fischi e proteste l’intervento del sindaco, (incomprensibile per chi non aveva ancora visto il film) che rischia di condizionare il voto del pubblico. Stasera saranno assegnati i premi.

Il mio corto fu estromesso dal concorso dopo essere stato esaminato, in privato, dal sindaco Delogu. Lo racconta sempre l’Unione Sarda, nella successiva cronaca firmata da Antonello Zanda, pubblicata il 28 marzo 2000:

“Ad agitare delle acque di questo concorso ci hanno pensato gli organizzatori, non si sa con quanta consapevolezza. Perché le regole del gioco sono apparse poco trasparenti fin dall’inizio.  (…) A ciò si aggiunge l’autogol del sindaco in apertura, che ha visto “Bella Ciao” in anteprima riservata (perché?) e ha espresso opinioni sul corto già estromesso dal concorso ufficiale prima che il pubblico potesse vederlo. Eppure il direttore artistico del concorso, Enrica Anedda, ha proclamato l’intenzione apolitica del concorso. Così lanciato Bella Ciao ha stravinto, giustamente, il premio del pubblico con 122 voti, davanti a Chinotto e aKyrie Eleison di Bepi Vigna, altro film che avrebbe meritato maggiore attenzione. E anche durante le premiazioni i due presentatori, Marco Gargiulo e Maria Loi, hanno avuto un bel da fare per riprendere in mano le redini della serata, dopo che un intervento di Giorgio Pellegrini ha riscaldato gli animi dei presenti catalogando il film di Biolchini come uno ‘spot’ fazioso. Il giurato ha insistito ostinato, nonostante le proteste, per sottolineare che il nazismo e il fascismo sono argomenti delicati, da trattare in sedi più adeguate (l’Università). Ma il film di Biolchini forse non voleva essere un saggio e nessuno glielo ha detto prima. “Bella ciao”, ha detto il regista, vuole essere più semplicemente una provocazione, un invito a recuperare la memoria storica e ad evitare lo stereotipo buonista che vuole mostrare solo la Sardegna come la terra dei fenicotteri e del sole”.

Anche Gianni Olla, critico della Nuova Sardegna, raccontò quelle serate, senza  alcun timore nei confronti del sindaco (e lui era funzionario del Comune di Cagliari proprio del settore Cultura).

Il corto si avvale anche della bella voce di Eloisa Deriu. Le riprese sono mie e di mio fratello, Elio Biolchini. Girammo tutto in due pomeriggi (e si vede).

Detto questo, il volume di Endrich io l’ho letto (possiedo la prima edizione)  e ve lo consiglio vivamente. E’ un libro veramente modesto,  senza alcun valore storico ma solo memorialistico. Note dominate dal rancore e dalla rabbia, come se cinquant’anni non fossero bastati ad Endrich per metabolizzare ciò che è avvenuto gli anni tumultuosi che lui, da protagonista, ha vissuto.

L’ex podestà non parla infatti degli aspetti cruciali del fascismo ma si concentra sugli elementi marginali, senza mai, non dico rinnegare, ma neanche criticare il regime. Per Endrich tutto ciò che è avvenuto è stato necessitato dal comunismo, inutile aspettarsi pensieri più profondi. Alcuni passi lasciano poi sconcertati per la pochezza dell’analisi (e su questo mi riprometto di tornare nei prossimi giorni).

Poi ci sono le “inesattezze”. La più grave (che non ho dubbio alcuno che il professor Accardo vorrà smontare senza pietà) riguarda la ricostruzione dell’aggressione a Emilio Lussu nella sua casa di piazza Martiri a Cagliari. Per Endrich, il giovane Porrà si accingeva a issare “una bandiera” in uno dei balconi del deputato. E’ una versione dei fatti semplicemente vergognosa, smentita anche dai giudici fascisti che poi assolsero Lussu dall’accusa di omicidio e gli riconobbero non solo la legittima difesa ma ricostruirono quella folle sera, affermando in realtà che Porrà aveva in mano “un randello” e che le intenzioni dei fascisti in piazza Martiri non erano certo quelle descritte da Endrich. Gli atti del processo a Lussu li ritrovate nel bel libro di Salvatore Pirastu “A morte Lussu!”, edito nel 1995 dall’Anppia di Cagliari. E sorprende che l’avvocato Endrich, il principe del foro, a decenni di distanza da quei fatti, ancora avallasse una versione di comodo di quei vergognosi fatti.

Io vi consiglio di andare venerdì, di ascoltare e di leggere il libro. L’antifascismo è una cosa seria, è un valore che ancora oggi ha un senso e che deve essere praticato in maniera nuova. Per questo qualche mese fa mi sono iscritto all’Anpi, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. Se volete vi faccio la tessera.

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43 Comments

  1. chicco gallus says:

    Scusate l’errore, eppure prima di scrivere ho controllato nello stradario ufficiale on line del Comune e sullo stradario tuttocittà (dove non risulta)

    Sul palazzo dell’assalto squadrista però non c’è alcuna targa, mi confermate?

    lapis

  2. chicco gallus says:

    Fra le cose scandalose, bisogna notare, oltre ai nomi e alle targhe che ci sono (la passeggiata intitolata al podestà fascista) anche quelle che non ci sono.

    Avete mai notato che a Cagliari NON C’E’ una via o una piazza intitolata a Lussu?

    E che nell’edifico che fu preso d’assalto dagli squadristi NON C’E’ una targa che ricordi l’avvenimento?

    Lì intorno ci son targhe che ricordano il pernottamento di D.H. Lawrence, il passaggio di Cervantes, la casa natale di Dessì.

    O è un caso di dimenticanza veramente curioso (gli altri comuni Sardi in generale qualcosa a Emilio Lussu l’hanno dedicata) oppure c’è un interessante caso di cancellazione postuma.

    lapis

    • No Chicco, ti sbagli. Piazza Lussu a Cagliari esiste: è tra via Sonnino, viale Bonaria, viale Diaz e via Roma. Il grande spartitraffico con palme di fronte all’ex Cariplo.

    • Stefano says:

      Ti faccio notare che a Lussu hanno in effetti dedicato uno SPARTITRAFFICO, così clandestinamente che nessuno si accorto del fatto. Si tratta di una piazza presunta tra Viale Bonarie e Viale Diaz, fronte palazzo generali -ex Cariplo, direzione via Roma.
      Quasi uno sberleffo alla memoria di uno delle più importanti e valide personalità politiche che la Sardegna abbia mai offerto, a mio modesto parere.

  3. essential rambles says:

    Bella ciao è un corto modesto, quasi insulso. Alle scritte “fasciste” sui muri di Cagliari sono sempre ben contrapposte quelle degli altri “nostalgici utopisti” della fazione apparentemente opposta.
    Imbrattare cartelli e muri a Cagliari è diventata una triste consuetudine e non sono tutti “Haring”…

    Il libro di Endrich è evidentemente un libro personale di memorie.
    l’autore non avrebbe voluto neppure che fosse stampato. Non è mai stato messo in vendita.
    Sono certo poi che l’autore non abbia raccontato balle; ancora di meno quelle riportate dal caro Vito.
    Dal libro si deduce chiaramente che le tesi su Lussu sono tutte di testimoni oculari.
    Le scuse poi le porse proprio Lussu dopo che fece fare degli anni di galera ad un innocente.
    Inoltre che Lussi abbia esagerato e fantasticato in tanti suoi libri lo ammise lui stesso in molte occasioni, anche in tribunale.

    Certo poi è difficile smentire Vito che ha in se il “seme della cultura e della verità assoluta”.

    • Stefano says:

      Il libro personale di memorie, sempre benvenuto per documentare fatti e punti di vista, è stato però pubblicato a maggior gloria della memoria monca e reticente, che non ha il coraggio di scrivere podestà e fascista dove andrebbe scritto.
      Una piccola verità -che non è affatto insulsa- dà così fastidio?

    • docpretta says:

      siamo in pieno revisionismo eh? pensa un pò Amendola si è picchiato da solo e Don Minzoni è inciampato nei bastoni.. che storia! questi oppositori politici.. sempre a farsi male!

      • Stefano says:

        Bravo Doc Pretta, bisogna iniziare a dirla, la verità.
        E Gobetti, e quell’impunito di Matteotti, che è morto solo per fare dispetto al Duce, e quasi ci riusciva.
        E quegli ingrati di abisssini, non contenti del fatto che gli eroici liberatori italiani “gradivano” le grazie delle faccette nere che fossero consenzienti o meno, non apprezzavano l’aroma di civiltà che promanava dall’iprite che sterminava i villaggi e non hanno mai capito il contributo di civiltà offerto dal Maresciallo Graziani quando impiccò oltre 300 tra seminaristi e sacerdoti del villaggio/convento di Debra Libanos, e quel beduino di Omar al-Mukhtar, impiccato settantenne perchè si opponeva alla sottomissione della Libia e alla deportazione in mezzo al deserto di intere popolazioni nella Cirenaica -che costò l’inezia di 15000 morti stimati tra popolazione civile-
        Diciamo la verità, i sicofanti e gli zelanti funzionari del Regime devono godere della stessa considerazione dei resistenti e fuoriusciti antifascisti.

  4. Gianfranco Murtas says:

    Caro Vito,
    riprendo lo spunto politico, secondo me centrale, del tuo cortometraggio dedicato alla intitolazione del terrapieno all’avv. Enrico Endrich che forse non è stato focalizzato, nel blog, quanto si sarebbe dovuto guardando alla statura degli amministratori cagliaritani d’oggi. Perché quando tu hai corretto la sottoscritta “avvocato” con quella di “fascista” hai indicato la ragione vera della tua protesta: che investiva la ragione vera della intitolazione da parte del Municipio, senza che questo avesse il coraggio della chiarezza (chiamasi onestà intellettuale, primo dovere di un pubblico amministratore).
    E dunque qui ritorno alla mia esperienza personale, perché mi han chiesto di dare maggior conto di quanto lo stesso Municipio combinarono nel 2003 a proposito di Vittorio Tredici. Anche allora non si ebbe l’onesto coraggio di dire la parola maledetta “fascismo-fascista”, insinuando però una paritaria dignità fra democrazia e dittatura, fra combattenti per la libertà e gerarchi di un regime illiberale.
    Ecco dunque quel che scrivevo al sindaco Floris, all’assessore Farris e al consigliere Comandini (questi ultimi come testimoni di maggioranza e minoranza), riferendomi alla brochure diffusa dal Comune:
    «… ho individuato soltanto alla 41.a riga della scheda biografica allegata al pieghevole, la parola-chiave che effettivamente spiega le attività pubbliche di Tredici, e cioè il fascismo. E si cita il fascismo per dire che dopo il 25 luglio 1943 egli non ebbe più alcun rapporto con i regime di dittatura … e anche quando esplicitamente ci si riferisce a una militanza politica di Tredici, lo si fa con riguardo al Partito Sardo d’Azione, senza dire che egli abbandonò il PSd’A di Lussu e Bellieni (eroi della grande guerra) per aderire al Partito Nazionale Fascista che fu quello – e soltanto quello – che consentì a lui di ottenere i vari mandati politici…
    «Debbo dire che trovo la cosa alquanto ipocritica. Mi sono pertanto permesso di integrare la scheda, evidenziando graficamente le aggiunte. Gliene mando copia.

    «La cosa mi ricorda l’intitolazione del terrapieno al compianto sen. Endrich. Egli fu indicato, nelle lastre stradali, come “avvocato” invece che come “podestà” (e federale negli anni della legislazione antiebraica). Mentre è indubbio che la dedicazione dell’importante via faccia riferimento a questa attività pubblica e non a quella professionale. Ma è davvero così difficile dire la verità?».
    E di seguito la scheda biografica (le mie integrazioni sono virgolettate):

    Vittorio Tredici nasce ad Iglesias il 31 luglio 1892, si spegne a Roma il 3 marzo 1967.
    Combattente della Brigata Sassari, decorato alla fine della Prima Guerra mondiale, è tra i fondatori del Partito Sardo d’Azione, “dal quale si separerà nella primavera del 1923 aderendo al PNF”. Fervidissimo il suo affetto per l’isola natia, che ispirerà sempre la sua azione concreta di amministratore e tecnico.
    Commissario e primo cittadino di Cagliari ne regge l’amministrazione comunale dal 1923 al 1928, “dacché il governo Mussolini decreta lo scioglimento di tutte le rappresentanze civiche liberamente elette nel Paese”. Durante il suo mandato incrementa al massimo lo sviluppo della città e le benemerenze della sua amministrazione si estendono a moltissimi campi.
    Vittorio Tredici diviene in seguito Segretario Federale di Cagliari “del Partito Nazionale Fascista ormai assurto a partito unico del regime dittatoriale”, dirigente di numerose organizzazioni sindacali e corporative, e in particolare Segretario dei Sindacati dell’Industria.
    Parlamentare (“membro della Camera monopartitica”) fino alla Seconda Guerra mondiale per la XXV e XXIX Legislatura, è Consigliere Nazionale per la XXX e viene infine nominato Vice-Presidente della Corporazione delle Industrie Estrattive. Ha così modo di profondere le sue doti organizzative e realizzatrici e la sua conoscenza dei problemi minerari, esperienza che lo vede impegnato in un assiduo e competente lavoro, sia nell’industria mineraria italiana in generale, sia, in particolare, nel mondo dei minatori e nelle miniere della Sardegna.
    A Carloforte esiste ancora oggi uno “scavo Tredici” di manganese, a cielo aperto, e nella miniera di Pratorena – Novara – c’è un “filone Tredici”, aurifero.
    Dal 1934, per oltre un decennio, occupa il ruolo di Presidente dell’Azienda Mineraria Metallurgica Italiana, potenziando quell’ente nell’isola e nel continente fino a farne un organismo di peculiare pubblica utilità. Un anno prima del termine del secondo conflitto mondiale, viene nominato Presidente della Società Italiana Potassa.
    Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il Consiglio di Stato, sezione speciale epurazione dichiara estinto il procedimento di epurazione a carico di Vittorio Tredici e lo reintegra con la qualifica di Ispettore Superiore nell’I.N.A., dove svolgeva la sua attività prima di ottenere mandato politico per le altre cariche. Quale Ispettore Superiore dell’I.N.A. cesserà infine la sua attività lavorativa.
    Dalla sentenza istruttoria di proscioglimento del 10 maggio 1946, risulta che Vittorio Tredici si dimostrò sempre equilibrato, anzi elemento moderatore, “all’interno delle organizzazioni del regime dittatoriale cui aderiva e del quale era esponente di rilievo”, e che svolse soltanto attività tecnica al di fuori di ogni valutazione di carattere politico.
    Non è inopportuno rilevare che il Tredici, dopo il 25 luglio del 1943, non ha più alcun rapporto col regime fascista e, nel periodo dell’occupazione di Roma, procura coraggiosamente ricovero nella propria casa ad ebrei e ricercati politici, offrendo loro anche assistenza e agevolandone la fuga nel corso di ricerche e perquisizioni eseguite dalle SS.

  5. Franco says:

    C’ero anch’io quel giorno al cinema di via ospedale e ricordo l’esplosione dell’applauso in sala quando si inquadro’ la targa corretta. Molti di noi capirono il senso dell’intervento di Delogu solo in quel momento e quando votammo per alzata di mano, ero seduto nelle prime file, mi girai pregando di non essere tra i pochi a tirare su il braccio.
    Fummo la quasi , contenti di premiare una belle idea e di dare un bello schiaffo morale a Delogu

  6. Aldo Borghesi says:

    Meno male che a Cagliari c’è ancora qualcuno che non ritiene l’antifascismo un residuo geologico del secolo XX, e si comporta pubblicamente di conseguenza senza curarsi troppo di essere à la page.
    Anche perchè tra le amministrazioni “moderate” di centrodestra che esaltano le figure dei vecchi fascisti (dei quali forse non si conoscono abbastanza le gesta fuori dalla Sardegna) e quelle di centrosinistra che hanno chiuso in Sardegna l’Istituto Storico della Resistenza, francamente non so proprio chi scegliere. Certo, almeno le prime sono avversarie dichiarate.

  7. Alessandro Mongili says:

    Dovremmo unirci tutti in questa battaglia, per dare alle vie di Cagliari nomi non offensivi. E’ intollerabile che vengano intitolate strade ai fascisti, sono un grande oltraggio alla democrazia e all’onestà delle persone che hanno preferito pagare i loro prezzi pur di non sostenere quel regime immorale prima ancora che ingiusto.
    Tutta la toponomastica cagliaritana però è insultante e pacchiana. Penso a Venezia, a altre città, in cui non si sognerebbero mai di chiamare le loro “Vie del Borgo” Corso Vittorio Emanuele o “Via della Costa” Via Manno, anzi le chiamerebbero Ruga de su Brugu e Ruga de sa Costa,e con orgoglio. Per non parlare di Largo Carlo felice, che era Pratza de su Mercau. Carlo Felice poi è stato un grande massacratore di sardi assieme al suo fratello, il Conte di Moriana (si calcola che ca. 3.000 giacobini sardi siano stati uccisi a seguito della repressione dei moti angioyani). E poi, basta con tutte queste Regine e Viceré, ma anche con le strade lottizzate a partiti o gruppuscoli (come via don Giussani, e che via, poi…).
    Il fascismo cagliaritano ha radici antiche, nei podatari, nella reazione, nella vicinanza alla Corte, e infine nell’adesione al fascismo e nel feticismo monarchico e bigotto di tanti concittadini. Non si può in nessun modo scendere a patti con questa gente, e però bisognerebbe trovare un accordo “ecologico”, che spogli le strade di tutti questi nomi, e le riaccosti alle loro denominazioni storiche, e che accetti di intitolare strade e piazze solo a personaggi ben accetti da tutti. Insomma, lo spazio pubblico non può essere troppo segnato da simboli di parte. Di nessuna parte, ovviamente.

    • Bell’idea.
      Si potrebbe iniziare scrivendo tutti e due i nomi, ad esempio: via Manno già “Ruga de sa costa”; per poi lasciare, dopo un paio d’anni, solo il nome storico.

    • Stefano says:

      Per una volta sono d’accordo con Alessandro Mongili su tutta la linea. Sembrerà ai più pigri uno sforzo inutile e una vendetta toponomastica. A me parrebbe igiene morale e storica.
      Segnalo, nell’occasione, che a Emilio Lussu è stato intitolato uno spartitraffico.
      S.F.

  8. rivedendo il video, mi son ricordato che quella volta in Scienze Politiche vi avevano fatto una piccola critica per aver associato gli SHARP (gli skin di sinistra) con i naziskin…

    rivedendo la scritta militanza antifascista, mi son commosso: bombolette e bombolette buttate nella guerra per i muri contro i fasci…gli anni in cui si affacciava forza nuova a cagliari…

    ri-complimenti

  9. mi pare che lo proiettammo anche in Scienze Politiche, quando ero in Unione Studentesca…

  10. rita a. says:

    bellissimo video! Bravi!

  11. silvia says:

    Non vi conoscevo e non vi ho votato, allora. Ma lo farei ora, di cuore, perché il film mi è vermanete piaciuto e (purtroppo) è più attuale che mai. Complimenti, anche se con qualche anno di ritardo.

  12. bel video non lo conoscevo. Fascista ,certo chissà perchè poi rimuovono l’essenza , non penso sia perchè si vergognano è qualcosa di più profondo …fascisti

  13. Mossad says:

    Dove si terrà la presentazione? Non si capisce mica bene e io vorrei andarci!

  14. Gianfranco Murtas says:

    Caro Vito,
    ho rivisto il tuo cortometraggio di undici anni fa e naturalmente consento toto corde sullo spirito delle tue osservazioni. E d’altra parte noi sappiamo che quando l’avv. Endrich governava Cagliari da podestà e poi da federale, il nostro avv. Cesare Pintus – mazziniano e lussiano destinato anche lui alla superiore magistratura civica – languiva nelle galere del regime dove, oltre che ad escludersi dall’ordine professionale, si ammalava di tbc per candidarsi ancora giovane alla tomba!
    Fu un galantuomo, l’avv. Endrich, di grande famiglia e belle idealità mortificate però dal disamore per le libertà politiche. Lo incontrai anch’io, pochi anni prima della morte e parlammo di Dante e di Cagliari remota.
    Le penose giunte di destra che hanno sgovernato la città in questi ultimi anni hanno compiuto un bilanciamento toponomastico della più bassa lega, senza saper distinguere valori amministrativi (in larga misura apprezzabili) e disvalori politici (sempre deprecabili). Così è stato anche per Ferruccio Sorcinelli e per Vittorio Tredici, personalità peraltro fra loro molto diverse (fascista della prim’ora l’avvocato-industriale-editore, fascista-cattolico-umanitario il secondo, infine salvatore di ebrei a Roma). Sicché qui collego facilmente la “vicenda” Endrich a quella Sorcinelli e Tredici.
    Ho partecipato negli anni, con gli strumenti della memoria civile, al dibattito (dibattito?) sulle disinvolture di sindaci e assessori. Con le censure che sono poi le nostre povere medaglie di riconoscimento democratico. Ti giro pochi stralci di una mia lettera (datata 17 settembre 2005) finita nel cestino, insieme con la protesta perché un Titino Melis, finito in galera 23enne in quegli anni del podestariato Endrich – era il 1928 – lui no, e con lui il “gemello” Ugo La Malfa, restavano ignoti alla commissione toponomastica:
    A proposito della recente intitolazione di una piazza cittadina all’avv. Ferruccio Sorcinelli, spiace dover proporre considerazioni che potrebbero apparire inopportunamente discare alla memoria di chi non può controbattere. Ma dato per scontato l’omaggio a lui, come a ogni anima sia passata in questa vita, a prescindere da come abbia operato, Sorcinelli va visto oggi – a ottant’anni dalla morte (9 marzo 1925) – in prospettiva storica. E questa lo rappresenta, secondo il titolo che Vittorio Scano ha dato all’articolo di Lorenzo Del Piano, sull’ultimo numero dell’Almanacco di Cagliari, «camerata sino al midollo». «Aderì al fascismo e divenne il capo della fazione più intransigente che respingeva ogni accordo con gli avversari», si legge nel sommario. E nel corpo dell’articolo, riferendosi all’aggressione a Lussu «ricoverato per commozione cerebrale», il 13 novembre 1922: «L’ala dura del Pnf manifestava clamorosamente la sua contrarietà all’intesa con formazioni integrate in quel vecchio mondo politico col quale il fascismo non voleva avere niente da spartire. A capeggiare gli integralisti era Sorcinelli, il quale disponeva di un’arma potentissima: L’Unione Sarda che dava risalto alle tesi oltranziste».
    Egli aveva acquistato, nel 1920, la testata coccortiana in una logica appunto strumentale al suo obiettivo di utilizzare la politica – parole di Del Piano – per «salvare l’azienda» mineraria di Bacu Abis e Candiazzus andata in crisi dopo la fine della guerra (e dunque delle sue lucrose forniture di lignite al governo). Fu allora che, nell’Iglesiente, egli iniziò a finanziare le squadre di picchiatori antisocialisti, come anche riferito dall’anticipatore studio del Nieddu “Origini del fascismo in Sardegna”, che neppure manca di dar conto delle teorizzazioni sorcinelliane, secondo cui il fascismo equivaleva al «patriottismo: trionfo della ricostruzione sulla distruzione» e non aveva perciò bisogno di provocare ma soltanto di… reagire (…).
    Ora hanno vie e piazze dedicate quelli che hanno partecipato da protagonisti alla dittatura del ventennio – da Endrich a Tredici (entrambi galantuomini ma entrambi gerarchi d’un regime illiberale –), sarà che non essere onorati dalla municipalità sia proprio quello il segno di maggior rispetto da parte della comunità civica?
    Su Vittorio Tredici invece l’amministrazione Floris (col suo assessorato alla Cultura) toccò il ridicolo. Diffondendo una brochure per celebrare la “giornata della memoria”, il 27 gennaio 2003, fu completamente taciuto esser stato il Tredici, per giusto due decenni, gerarca del regime. Mi presi il gusto di correggere, con brevissimi inserimenti, la scheda biografica comunale da cui altrimenti emergeva che egli, parlamentare per l’intero corso fascista, dopo esser stato (abile e onesto) commissario prefettizio e podestà di Cagliari, avesse rappresentato a Montecitorio il Partito Sardo d’Azione e non il PNF!
    Il 22 gennaio 2003 spedii il rifacimento in allegato ad una lettera al sindaco Floris, e per conoscenza all’assessore Farris e al consigliere d’opposizione Comandini, che avranno anch’essi – al pari del beato primo cittadino – cestinato. Ci si potrebbe fare un convegno: sulla buona o mala fede in politica o magari soltanto sul senso del ridicolo.
    Abbracci, gianfranco murtas

  15. Marisa says:

    Bravissimi………mi chiedevo se avete notato a chi è intestata il piazzale-parcheggio della Regione….tal Sorcinelli…….in odorissimo di fascismo.
    Non conoscevo tutta la storia del filmato e del premio……..è un qualcosa in più per cui vi vedo sempre meglio…..in questa scacchiera cittadina di mezze-calzette….
    Siete i migliori!!!!!!!!!!

  16. Valentins says:

    Anch’io vi conobbi quel giorno, alla prima edizione di Cagliari in Corto. Anch’io sentii i brividi al sentire la versione di Bella Ciao. Anch’io vi votai. E quando vi proclamarono i più votati sentii i brividi di nuovo. Bello quel giorno 🙂
    Grazie per avermi dato la possibilità di rivedere il corto. A proposito: bel lavoro!, considerato anche che l’avete girato in 2 giorni.

  17. Ma in ogni caso dura solo mezz’ora? alle 18.30 nello stesso spazio c’è un concerto di Chitarra classica nell’ambito della manifestazione Cagliari Classico…

    • Forse ho sbagliato io, forse è nell’aula consiliare, il comunicato non è chiaro. Ma mi sembra ovvio che un gerarca fascista vada ricordato in un contesto istituzionale adeguato.

  18. muttly says:

    @Stefano reloaded , no, non è differente, perchè i fantasmi sono evocati da un incontro organizzato al comune quando nel 2010 non ci sono risorse e tempo da dedicare a queste cose.
    Chiudere le pagine della storia significa arrivare ad una conclusione e scriverne delle altre.
    Ha senso che dei politici italiani oggi guardino indietro ad un periodo chiuso e archiviato, secondo me no, un politico deve parlare di progettualità per una comunità non parlare del passato di una comunità che non esiste più, altrimenti si passa il tempo in cui scrivere nuova storia parlando di quella vecchia.

  19. Alessandra says:

    Uno dei pochi casi in cui votare mi ha dato qualche soddisfazione. L’applauso che seguì la proclamazione del vostro premio da parte del pubblico presente, di fronte al sorriso sprezzante di Delogu, che se non ricordo male aveva lasciato la sala subito dopo, resta un bel ricordo.
    Peccato che nel frattempo siamo arrivati quasi a rivalutarlo come sindaco, visto lo scempio odierno.

    • Alessio Deiana says:

      Esatto.
      Io me lo ricordo ancora, l’applauso e il brivido lungo la schiena dopo la proclamazione del vincitore.
      Poi Bella Ciao cantata in quel modo stupendo…io l’ho continuata a canticchiare per dieci anni, così.
      Che bello poterla riascoltare.

  20. spigolo says:

    Da testimone di quelle giornate, quello che oggi mi colpisce maggiormente, nel rileggere quelle cronache è… poterle leggere. Probabilmente oggi un articolo come quello sull’Unione Sarda non sarebbe pubblicato. Dunque l’Unione del 2000, al netto di tutte le critiche che già allora si attirava, raccontava comunque più cose dell’Unione del 2010.

    • Elisabetta says:

      Ci ho pensato anche io. Desolante eh…

    • Eh già, è proprio vero: l’Unione Sardo nelle mani di Zunk non avrebbe mai pubblicato quell’articolo, o, se l’avesse fatto, sarebbe di tono opposto (in difesa del sindaco).

  21. Giovanni says:

    Condivido e sottolineo soprattutto questo pezzo: ““Bella ciao”, ha detto il regista, vuole essere più semplicemente una provocazione, un invito a recuperare la memoria storica e ad evitare lo stereotipo buonista che vuole mostrare solo la Sardegna come la terra dei fenicotteri e del sole”.
    Grazie Vito.

  22. Alessio Deiana says:

    Era ora, che bello.
    Conobbi te (ed Elio) proprio in occasione di quella storica serata in via ospedale, a Cagliari.
    Indimenticabile.

  23. banana says:

    a cagliari c’è sempre una patetica voglia di fascismo d’accatto

  24. Luca Olla says:

    sarebbe intressante far leggere ( rileggere?) le pagine dedicate all’episodio dell’assalto all’abitazione di Lussu scritte da Lussu stesso in “marcia su roma e dintorni” dove ad un certo punto dice che persino il padre dell’assalitore morto andò a chiedere scusa.
    Cosa c’è da stupirsi, è loa stessa gente che ha crecato le condizioni perchè 60 anni anni dopo l’assalto fascista si ripetesse, questa volta a Bonaria ai danni di Soru….

  25. muttly says:

    @Stefano, hai scritto in maniera estesa quello che intendevo dire, solo che quando ho scritto era tardi e avevo parecchio sonno per esprimere compiutamente e per esteso tutto il mio pensiero

  26. Stefano says:

    Sono sempre stupito dalla superficialità e vuotezza degli argomenti di chi, per debolezza o ignoranza, per viltà o semplice stupidaggine, ripete la solita solfa degli smemorati, che sono forse nipoti dei qualunquisti propriamente detti, quelli di Guglielmo Giannini, pronti ad assolversi per essere (stati?) fascisti e a correre in soccorso di chiunque tutelasse il loro illusorio quieto vivere.

    Il mondo si evolve -quando riesce ad evolvere- perché ricorda e fa tesoro della memoria, quindi delle colpe e dei meriti.
    Si evolve solo quando e perché, sulle ceneri di errori superati, e sulle fondamenta di resistenze che hanno avuto ragione di affermarsi contro la prepotenza, si può basare la libertà di parlare e agire, libertà che va difesa e coltivata sempre, perché sempre in pericolo di essere sottomessa e magari comprata e venduta, e così come è stata conquistata può essere persa.
    Libertà che a ognuno è data, e per tutti, anche scontando come prezzo da pagare la inutile libertà dei vaniloquenti, pronti a mettere in soffitta i tentativi generosi e forse falliti assieme ai crimini e alle pagine più odiose della nostra storia comune.

    Gli smemorati veri o fasulli -è solo il caso di ricordare come la “pacificazione nazionale” fosse uno degli slogan preferiti dai fascisti di Almirante- sono la zavorra del mondo.

    Sul sacrificio dei caduti per la libertà, che sono “fantasmi” -perché spettri e anime-, di chi si è speso nel corso delle inesauste lotte per la libertà di tutti, dalle rivoluzioni democratiche alla resistenza italiana, si basa il progresso del mondo e quel poco di onore che resta alla serva Italia, ogni giorno di più “non donna di province, ma bordello!”
    Bravo Vito.

  27. muttly says:

    Sono sempre stupito dalle energie spese inutilmente a discutere dei fantasmi rossi/neri del secolo scorso mentre il mondo si evolve.
    Quei fantasmi non hanno portato un briciolo di benessere o di onore all’ Italia, solo ruberie nere e rosse, spesso con cambiamenti di casacca dettati da puro e semplice opportunismo.
    Credo che si è ben oltre il limite temporale per chiudere quelle pagine e costruire il futuro dell’ Italia anzichè di parlare dei falliti del passato, tutto questo è solo una palla al piede in un mondo che è completamente cambiato.

  28. Stefano reloaded says:

    “il direttore artistico del concorso, Enrica Anedda, ha proclamato l’intenzione apolitica del concorso”
    Ma la figlia di Gian Franco Anedda ex missino?

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